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ARCHILOCO DI PARO

→ vita
Nasce a Paro, una delle Cicladi, probabilmente nella prima metà del VII secolo a.C.
(datazione desunta da un frammento poetico nel quale riferisce di un'importante eclissi di
sole cui ha assistito e che è stata datata, in base ad altri riferimenti storici, al 648 a.C.). Il
padre è un aristocratico e la madre una schiava, informazione ricavata da un frammento nel
quale (si dichiara “figlio della schiava Enipò” = si tratta di una personificazione di enipé, che
significa “ingiuria”).
- La > parte degli studiosi ritiene che sia stato un soldato mercenario fino al secolo
scorso → partecipa a campagne militari a Taso e in Tracia (miniere d'oro).
- Studiosi recenti → lo descrivono come una figura di aristocratico di raffinata cultura.
1mo indizio: nome parlante “Archiloco” = “comandante del reparto”.
2do indizio: uomo colto dato il livello eccelso della sua produzione poetica.
Possiamo ipotizzare che abbia partecipato alla vita politica e militare della sua eteria, la
stessa in presenza della quale, durante i simposi, declama i suoi componimenti. Secondo il
racconto tradizionale, Archiloco muore combattendo durante una spedizione nell'isola di
Nasso, non oltre la metà del VII secolo.

→ corpus poetico e temi


Della produzione di Archiloco, restano soltanto 300 frammenti, per la maggior parte molto
brevi (alcuni di un solo verso o una sola parola), nessuno, corrispondente ad un’intera
composizione (nemmeno il più lungo, di una trentina di versi), giunti per tradizione indiretta o
grazie ai ritrovamenti papiracei.
Il suo corpus è caratterizzato da una vastità di temi e da una varietà notevole per quanto
riguarda i generi e le forme metriche:
- la maggior parte dei frammenti sono riconducibili al genere giambico (= di cui è
ritenuto l'iniziatore), molti appartengono all'elegia, altri anche alla melica corale
(possediamo un interessante frammento di un ditirambo). Nella sua produzione trova
spazio anche l'ainos (= il racconto allusivo che ha per protagonisti animali che
parlano e sentono come gli uomini).
- Dai suoi testi emerge una personalità forte e coerente, che affronta ogni aspetto della
vita con grande immediatezza, dimostrando una concezione della realtà molto
pragmatica.

→ poesia giambica
La poesia giambica era un tipo di poesia simposiale della Grecia arcaica nata intorno al VII
secolo a.C., caratterizzata da turpiloquio, invettiva, osceno e ridicolo, ove la tradizione ha
rubricato Archiloco come suo inventore. Per Archiloco il livello di stile è funzionale alla
tematica. Egli ha grande importanza anche nella storia della musica, della ritmica e della
metrica. Usa l’esametro stichico, ma introduce il trimetro giambico, il tetrametro trocaico
catalettico, gli asinartèti e gli epodi. La poesia giambica si recitava in parakataloghèː la voce
narrante era accompagnata da uno strumento a corda o a fiato, senza arrivare al canto
spiegato vero e proprio. Archiloco esprime i valori della propria eteria ma anche idee molto
personali espresse in forma diretta e originale. Archiloco utilizza tutte e tre le forme metriche
della poesia giambica, cioè il tetrametro trocaico (per passi dalla narrazione più distesa), il
trimetro giambico e l’epodo (per i passi più polemici e derisori e per quelli di argomento
erotico); sceglie il genere dell’elegia, e quindi la forma del distico elegiaco, per episodi più
sinceramente autobiografici e privi di oscenità.

→ psogos
Lo psogos (= una delle principali caratteristiche del genere giambico e della scrittura
archilochea è l'attacco diretto che può essere rivolto sia verso un ben determinato individuo
sia verso una categoria sociale o un tipo umano); sono dunque il vigore con cui sono
espressi pensieri e sentimenti, l’attenzione alla realtà, il valore attribuito al presente, la
consapevolezza della precarietà della condizione umana, che non permette di ipotecare il
futuro ma invita a godere a pieno di ogni istante.

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