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Teatro romano arcaico

A partire dal 240 a.C., anno della prima rappresentazione


teatrale in lingua latina, la cultura romana sviluppò un gran
numero di opere sceniche e rappresentazioni teatrali.
La sua diffusione fu enorme, maggiore di quella della
letteratura scritta.
Le rappresentazioni impegnavano anche le autorità statali
che organizzavano i festival, la nobiltà che proteggeva gli
artisti e il popolo che era il principale fruitore.
Il teatro è una forma di intrattenimento collettivo in cui si
celebra un avvenimento importante, non ha nessun
contenuto religioso.
Non nasce a Roma, ma è un prodotto d’importazione
etrusca, anche se in realtà gli Etruschi non hanno mai creato
un vero e proprio teatro, ma solamente esibizioni legate a
danza e canto.
Infatti il termine Histrione, che significa attore, cioè colui
che recita con funzione di mimo, è di origine etrusca.
I teatri erano ancora mobili e in legno fino al 255 a.C.,
quando divennero luoghi di ritrovo fissi.
Le rappresentazioni teatrali a Roma avvenivano durante:
- Le pesti per avere la grazia delle divinità;
- Feste(ludi) : si tenevano durante il periodo della primavera
o durante le festività religiose per ottenere la benevolenza
dalla divinità. Erano momenti di divertimento.
I generi letterali erano la tragedia e la commedia:
Commedia: Coinvolgeva tutta la società romana(pubblico
eterogeneo) ; le storie rappresentate a un certo un punto
avevano un colpo di scena(spannung), ma poi finivano
bene.
- Di origine greca, la palliata da pallium(tipica veste greca)
-Di origine romana, la togata da toga(tipica veste romana)
Tragedia : Coinvolgeva solo le famiglie
aristocratiche(pubblico più omogeneo) ;le storie
rappresentate celebravano le figure che si erano distinte ,
quindi gli aristocratici. Queste storie iniziavano bene, ma
avevano un finale tragico ( es. eroe muore)
- Di origine greca, la cothurnata da cothurnus (il calzare
degli attori tragici greci)
- Di origine romana, la praetexta , termine che indicava la
veste indossata dagli alti magistrati romani.
La Commedia si divide in:
- Antica : da V a IV secolo a.C. rappresentata da Aristofane
(11 commedie rimaste)
- Di Mezzo: tra Aristofane e Menandro
-Nuova: da Menandro fino a metà ‘300.
Quella di Aristofane metteva in scena temi di attualità
politica; i personaggi erano caricature di cittadini in vista
scherniti con satira feroce ed aggressiva. Per suscitare il
riso venivano impiegate trovate teatrali estemporanee,
Quella di Menandro bandiva gli elementi comico grotteschi
e il linguaggio osceno. I personaggi erano la borghesia
ateniese che, apparentemente tranquilla, veniva
improvvisamente turbata dalla dea Tyche.
Nella commedia antica il coro faceva da ingresso dopo il
prologo e interloquiva anche con i personaggi in azione,
mentre nella commedia nuova il coro riempiva lo spazio
d’intermezzo tra un atto e l’altro.
Commedia Nuova:
- Divisa in atti
- Composta da parti recitate o recitative (trimetri giambici o
tetrametri trocaici).
Trimetri giambici: hanno lo stile piano e colloquiale della
conversazione quotidiana, c’è un realismo borghese. Si
oppongono alla creatività ritmica della Commedia Antica e
alla musicalità della tragedia.
La tragedia
Fiorisce nel V secolo con l’attività di Eschilo(7 tragedie),
Sofocle(7 tragedie) ed Euripide(il più ammirato dai romani,
17 tragedie).
I soggetti sono gli stessi del repertorio di saghe mitiche e
religiose.
Il racconto può anche essere affrontato da autori
diversi(come il ciclo troiano, saga dei discendenti di Atreo).
La ricorrenza dei temi non produce ripetitività: la tragedia
punta ad essere una variante del racconto tradizionale
Struttura della tragedia: è una struttura precisa.
Inizia con un messaggio profondo, c’è un prologo (in cui si
informa il pubblico della vicenda rappresentata) seguito da
un canto del coro che faceva ingresso nell’orchestra
attraverso un accesso laterale detto pàrodo.
L’intreccio drammatico si sviluppa negli episodi, in cui i
personaggi si confrontavano in dialoghi e in monologhi.
Gli attori potevano eseguire anche parti cantate, talvolta in
alternanza con il coro.
Fra gli episodi c’erano stasimi(= parti liriche cantate dal
coro nell’orchestra con esecuzione di danze).
L’esodo segnava la soluzione dell’azione drammatica ( in
genere con un finale tragico) e attori e coro uscivano di
scena.
Cori : Creavano suggestione interpretando le parti più
profonde e la loro funzione tipica nell’intreccio era di
commentare l’azione.
Essi prevedevano una fusione tra testo e coreografia
interpretata da gruppi di attori che nella struttura
drammaturgica avevano funzione limitata a passiva.
Lo stile era separato da quello delle parti “individuali” dove
prevaleva l’uso del colloquiale trimetro giambico.
I tragediografi romani non disponevano di strutture
adeguate a riproporre nel teatro romano le inserzioni corali
del teatro attico, quindi ci furono grandi cambiamenti nella
riscrittura degli intrecci attici che compensassero questo
vuoto.

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