Sei sulla pagina 1di 3

Il teatro latino

Nella letteratura e nella società romana arcaica il teatro occupa un posto privilegiato.
Esso fiorisce a partire dal 240 a.C. e per circa un secolo e mezzo coinvolge tutte le
componenti della società.
Le rappresentazioni teatrali trovano istituzionalmente spazio durante le feste religiose,
come i ludi plebeii per Giove Ottimo Massimo, i ludi Megalenses per
la Magna Mater, o i ludi Apollinares per Apollo.
Le rappresentazioni sono organizzate e finanziate dagli edili, che trattano con l’autore
(scriba, poi poeta) e con il dominus gregs (capocomico
di una compagnia di attori) e scelgono le opere da rappresentare: pertanto il teatro latino
non critica mai gli eventi di vita politica.

L’edificio teatrale
Inizialmente i teatri sono strutture provvisorie in legno: solo nel 55 a.C. viene costruito da
Pompeo il primo teatro in pietra.
Queste strutture comprendono lo spazio per gli spettatori e un lungo e stretto palcoscenico,
sul quale vengono posti due altari (uno per Dioniso e uno per la divinità cui sono dedicati
ludi).
Il palcoscenico è chiuso da un rudimentale sfondo scenografico su cui sono dipinte tre
facciate di edifici da cui entrano ed escono gli attori. Inoltre è collegato a due ingressi laterali
che conducono uno verso il foro e l'altro fuori città.

I personaggi e le maschere
I personaggi, soprattutto nella commedia, sono tipi fissi piuttosto stereotipati (il vecchio, il
giovane, la cortigiana). Solo con Terenzio si inizierà ad approfondirne la psicologia.
I personaggi sono resi riconoscibili dall’impiego di maschere (usate sicuramente almeno a
partire dalla metà del II secolo a.C.): si tratta di maschere in parte mobili, che consentono
una limitata mimica facciale.
Inoltre le maschere permettono a uno stesso attore di ricoprire più ruoli.

Gli attori
La professione di attore era svolta soltanto da uomini di condizione non libera; prendere
parte ad allestimenti teatrali costituiva un marchio di infamia. Le donne recitavano solo in
forme di spettacolo dette mimi.
Gli attori e gli autori a partire dal 207 a.C. furono riuniti in una corporazione professionale
nota come collegium scribarum histrionumque (“associazione di autori e attori”), che aveva
sede sull’Aventino.

I generi e i costumi
Sulla base dei contenuti e dell’ambientazione, si distinguono quattro generi all’interno della
produzione teatrale romana di derivazione greca:
 palliata: commedia di ambientazione greca;
 togata: commedia di ambientazione romana;
 cothurnata: tragedia di ambientazione greca;
 praetexta: tragedia di ambientazione romana.
Ciascun genere trae il nome dal costume usato dagli attori in quel tipo di rappresentazione: il
pallio è l’abito normalmente usato dai greci; la toga è l’abito nazionale romano; i cothurni
erano delle specie di stivaletti usati dagli attori tragici greci; la toga praetexta era la veste
usata a Roma dalle somme autorità.
Soprattutto nell’età più arcaica, erano poi in uso anche altre forme teatrali prettamente
latine come la fabula Atellana e i Fescennini.

I generi: la commedia
La commedia palliata si ispirava a originali greci della cosiddetta Commedia Nuova, una
commedia a intreccio di ambientazione borghese.
Rispetto agli originali greci la palliata presentava vari tratti caratteristici:
 scompariva la divisione in atti;
 prendeva campo l’elemento cantato;
 compariva la contaminazione, ovvero la possibilità
di integrare la trama del modello greco con scene
ricavate da altre commedie.
La commedia togata è un tipo di rappresentazione teatrale comica di argomento e
ambientazione romana, caratterizzata da un atteggiamento molto più posato, volto a
salvaguardare la dignità dei personaggi romani rappresentati.

I generi: la tragedia
Le tragedie di argomento mitologico ricavate da originali greci erano note come (fabulae)
cothurnatae, dal cothurnus, un alto calzare indossato dagli attori.
Per quanto vi fosse ampia varietà nella scelta dei modelli, sembra che siano state privilegiate
le tragedie di Euripide, e dal punto di vista degli argomenti quelle incentrate intorno a figure
tiranniche o a episodi della saga troiana, cui i Romani si sentivano particolarmente legati.
Le tragedie che mettevano in scena episodi della storia romana, invece, erano chiamate
(fabulae) praetextae, dalla toga praetexta, l’indumento orlato di porpora indossato dai
magistrati.

I generi: la fabula Atellana


Nel III secolo a.C. si cominciò a diffondere anche la fabula Atellana, un tipo di
rappresentazione meno strutturato, popolare e farsesco, caratterizzato dal linguaggio
osceno e scurrile e dall’ambientazione popolare.
La fabula Atellana era incentrata intorno a personaggi fissi (detti personae Oscae). Si
trattava di figure deformi e ridicole, impersonate con l’ausilio di maschere dai tratti
particolarmente esasperati.
Tra i più popolari ricordiamo:
 Maccus e Bucco, i due stolti ingordi;
 Pappus, il vecchio sciocco;
 Dossennus, il furbo imbroglione.

I generi: i Fescennini
Secondo le poche testimonianze antiche a nostra disposizione, i fescennini (propriamente,
Fescennini Versus, “versi fescennini”) erano un tipo di spettacolo contadinesco di carattere
licenzioso. Erano caratterizzati da versi rozzi e improvvisati, recitati durante cerimonie della
fecondità da contadini mascherati, che si scambiavano a turno oscenità e invettive.
Secondo il grammatico Festo, il nome potrebbe derivare da:
 Fescennium, città dell’Etruria meridionale, dove questi versi avrebbero avuto origine;
 fascinum (malocchio): sarebbero stati canti apotropaici per scacciare il malocchio dai
campi e dalle persone.
Tale forma di spettacolo spontaneo rimase radicata nel ceto contadino sino a tarda epoca, e
si conservò in varie forme nei secoli successivi.

Potrebbero piacerti anche