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INDICE.
Prefazione.
Cronologia.
Bibliografia (di Emmanuel Jacquart, traduzioni di Jole Morteo).
La fortuna critica di Jonesco in Italia, di Jole Morteo.
Nota al testo.
PREFAZIONE.
ALLA RICERCA DI IONESCO.
Traumi emotivi.
Esperienze felici.
Sentimenti traumatizzanti.
L'anno 1928 segna l'inizio di una nuova fase. Sul piano famigliare, vede il
riannodarsi dei legami fra Ionesco e la madre, venuta a Bucarest a ricongiungersi
coi figli, e il proseguimento dei rapporti tempestosi che oppongono padre e figlio.
Inoltre lo studente adotta il medesimo atteggiamento contestatore nei confronti del
professore d'estetica, bench� non sia oggetto di alcuna vessazione. Come molti
giovani nei riguardi della generazione che li precede, si impone opponendosi. Quel
che � peggio, in un'epoca che conosce il surrealismo, Ionesco, che veniva chiamato
�il pazzo di Dragomirescu� si compiaceva di esibirsi regolarmente in duelli
oratori, in �spettacoli-provocazione� dinanzi ai suoi compagni, tra i quali figura
Rodica Burileanu, sua futura moglie (66). Dragomirescu, autore di una "Scienza
della letteratura" (1926) e di una Teoria della poesia, secondo il drammaturgo era
un uomo rigido dalle idee immutabili. A torto o a ragione, Ionesco lo percepiva
come l'incarnazione universitaria dell'autorit� e dell'accademismo. Oggi tuttavia
ritiene che, su un punto, Dragomirescu fosse all'�avanguardia� poich� non stabiliva
alcun rapporto semplicistico fra l'opera e la vita (67), fra l'"Io sociale" e l'"Io
profondo" (68). Su questo piano la posizione di Dragomirescu era dunque vicina a
quella adottata da Proust in "Contro Sainte-Beuve", pubblicato postumo nel 1954.
Oggi, Ionesco dice di Dragomirescu: �Lui, difendeva il suo sistema, io gli lanciavo
in faccia Croce che a quel tempo stavo leggendo� (69). L'autore del "Breviario di
estetica" e dell'"Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale"
esercit� su di lui un'influenza profonda e duratura, visto che il drammaturgo
sottoscrive ancora pienamente l'idea �che il valore e l'originalit� si confondono,
ossia che tutta la storia dell'arte � la storia della sua espressione�. In
"D�couvertes" Ionesco soggiunge: �Croce mi aveva insegnato che contenuto e forma
sono un'unica e medesima cosa nell'espressione, una sintesi vivente, l'espressione
essendo dunque una struttura, come si dice adesso� (70). Infine Croce si sforza di
scoprire l'originalit� profonda e inaspettata dell'opera, poich� essa, e non le
interpretazioni divergenti dei critici, ne costituisce il valore. Allievo
eccellente, Ionesco radicalizzer� questa posizione in "Non" dove metter� in
evidenza lo straordinario, elemento essenziale a qualsiasi opera letteraria di
valore (71).
L'anno 1928 registra anche l'ingresso dello studente nel mondo letterario.
Collabora difatti a �Zodiac� ed alla rivista �Bilete de papagal�, diretta da Tudor
Arghezi. Tre anni dopo, pubblica un volumetto di versi mediocri intitolato "Elegie
per esseri minuscoli" (72) (1931), che rivela l'influsso di Francis Jammes e di
Maeterlinck. Queste poesie giovanili sono improntate a semplicit�, ingenuit� e ad
un tono elegiaco che non lascia presagire n� il polemista n� il drammaturgo a
venire. A titolo d'esempio citiamo "Animismo":
Il sentiero � sognante
la luna vigilante.
E le pietre sussurrano
per non essere calpestate (73)".
Un periodo tormentato.
Il periodo che inizia negli anni venti e si conclude nel 1940 corrisponde
all'ascesa del fascismo. L'epidemia ideologica, in Romania, � incarnata dalla
Guardia di Ferro. La cerchia intorno a Ionesco, il suo stesso padre, cedono al
fascino esercitato su di loro dalla nuova mitologia che ha invaso media, politica,
governo, polizia ed esercito. Lo slogan alla moda � �tutto per lo Stato, tutto per
la Nazione, tutto per la Razza� (96). Lo Stato, la razza bianca, la �purezza�,
l'ordine, la forza e la vitalit� vengono divinizzati. Cioran fa rivivere, in
"Storia e utopia", lo spirito dell'epoca. Parlando del suo passato romeno egli
scrive: �Ero giovane e non potevo ammettere altre verit� che le mie, n� concedere
all'avversario il diritto di avere le proprie, di farle valere o di imporle. Che i
partiti potessero affrontarsi senza annientarsi superava le mie capacit� di
comprensione. Vergogna della specie, simbolo di un'umanit� esangue, senza passioni
n� convinzioni, inadatta all'Assoluto, priva di avvenire, limitata sotto ogni
aspetto, incapace di elevarsi a quell'alta saggezza che mi insegnava che l'oggetto
d'una discussione era la polverizzazione del contradditore - cos� io consideravo il
regime parlamentare. E, in compenso, i sistemi che lo volevano eliminare per
sostituirvisi mi sembravano belli senza eccezione, all'unisono col movimento della
Vita, la mia divinit� d'allora [...]. Convinto che i mali della nostra societ�
provenivano dai vecchi, avevo concepito l'idea di liquidare tutti i cittadini
superiori alla quarantina, inizio della sclerosi e della mummificazione, svolta a
partire dalla quale, mi compiacevo di pensare, ogni individuo diventa un insulto
alla nazione e un peso per la collettivit� (97). Certo, la voglia di suscitare lo
sdegno � ricorrente in Cioran, se non cronica, ma gli eccessi dell'epoca sono
nondimeno reali.
Circa trent'anni dopo, nel 1958, questo periodo offre a Ionesco il materiale per
una commedia fondamentale: �Sono stupito, scrive nel diario, nel constatare fino a
qual punto tutto questo assomigli alla mia commedia "Il rinoceronte". E' proprio
questa la genesi della commedia. Solo poco tempo fa, riprendendo in mano certe
vecchie pagine del mio diario, ho scoperto che li chiamavo rinoceronti, cosa che
avevo completamente dimenticata [...]� (98).
Letture formatrici.
Su un piano del tutto diverso, quello delle letture di formazione, il periodo che
precede il 1940 non � privo di interesse (99). Ma in questo ambito � necessaria la
massima circospezione: � impossibile datare con certezza le letture di Ionesco e
quindi valutare con sicurezza le influenze subite. Pu� darsi che il drammaturgo le
sopravvaluti o le svaluti o le dimentichi, visto che i loro effetti sono stati pi�
o meno duraturi, pi� o meno profondi. Inoltre il ricordo di queste influenze �
tinto affettivamente dalla sua memoria, che come quella di ognuno di noi, funziona
necessariamente in modo selettivo.
Tenuto conto di tutto ci�, Ionesco pensa di essere stato colpito da Alain-Fourn�er,
G�rard de Nerval, Proust e Flaubert: �Mentre leggevo "Un cuore semplice", - egli
confida al suo interlocutore, - ebbi d'un tratto la rivelazione di quel che � la
bellezza letteraria, la qualit� letteraria, lo stile [...]. Avevo capito la
letteratura: non � la storia a contare, ma soprattutto come � scritta� (100). In
"D�couvertes" aggiunger�: �E' Flaubert ad avermi fatto comprendere che la
letteratura non consiste in ci� che si dice ma in una certa maniera di dirlo, in
una certa qualit� che rimane indefinibile, ancora oggi, forse sempre� (101). Di
Flaubert, ricorda anche "L'educazione sentimentale", che �mette in ridicolo i
luoghi comuni� (102). Apprezza inoltre le "Favole" di Perrault, "La bella
avventura" di Robert de Flers, "La dodicesima notte" di Shakespeare, "La teoria
della poesia" di Dragomirescu, i romanzi di Alessandro Dumas padre, "Enfantines" di
Val�ry Larbaud, qualche poesia di Mallarm�, di Rimbaud e di Lautr�amont (103). Tra
gli scrittori romeni - che fanno la figura di parenti poveri - ricorda Caragiale e
l'autore di "Ricordi d'infanzia", Creanga, di cui assapora l'umorismo. Questo breve
sguardo panoramico rivela dunque che Ionesco � attirato pi� da �i poeti e i
romanzieri che non dai drammaturghi� (104).
Alle letture ora citate, vanno aggiunte quelle dei mistici. L'autore menziona
Dionigi l'Areopagita, san Giovanni della Croce, san Gregorio e i bizantini, gli
esicasti (105), santa Caterina da Siena (106) e La Filocalia (107). Delle letture
mistiche, gi� lo sappiamo, conserva �la presenza della luce�, il suo splendore, la
trasformazione che opera sul mondo (108), il benessere che irradia, la luce che
illuminer� molte delle sue commedie. E' inoltre sensibile a Plotino che, come lui,
si vergogna del suo corpo e della sessualit� (109), sentimento concretato
nell'opera dall'immagine dello sprofondamento nel fango, nella materia. Rivolge lo
sguardo anche verso il buddhismo per il quale sente delle affinit� (110). Conosce
del resto la tesi di Eliade sulla psicologia yoga (111).
Scrittore eclettico, si interessa a due filosofi, il russo Shestov, le cui opere
rispecchiano l'esperienza dell'assurdit� e della tragicit� esistenziale, e
Schopenhauer, che dedica la terza parte del "Mondo come volont� e rappresentazione"
(112) all'arte, al piacere estetico, alla tragedia percepita come forma suprema
della poesia. Infine, nell'ambito storico, legge Spengler il cui "Tramonto
dell'Occidente" (113) si fonda su una concezione insieme ciclica e pessimistica
della Storia.
Considerato nel suo complesso, il periodo che va dagli anni venti al 1940
costituisce una tappa decisiva nella formazione di Ionesco. Almeno due autori
paiono aver funzione di reagenti: Flaubert e Croce, che indirizzano durevolmente il
suo pensiero verso la forma e lo stile, verso l'originalit� autentica. Croce
stimola il talento critico dello scrittore, e Flaubert, che mette in ridicolo gli
stereotipi e i luoghi comuni, ridesta in lui la coscienza ironica e comica che si
esprimer� liberamente in commedie quali "La cantatrice calva", "Jacques ovvero la
sottomissione" e "L'Improvviso dell'Alma".
Questo periodo, infine, testimonia una ricerca della dimensione metafisica, che
far� da sostrato a "La fame e la sete", ossia della spiritualit� che conferisce
speranza e profondit� all'esistenza. Ionesco cede allora ai richiami
dell'affettivit� ed al fascino di ci� che il senso comune non pu� spiegare
razionalmente. Le sue preferenze vanno al misticismo, alla satira, all'estetica e
alla critica. La formazione ch'egli acquisisce in questi campi sar� messa a frutto
pi� tardi. Le brillanti polemiche che lo metteranno a confronto con l'attualit�, e
la drammaturgia originale che gli dar� una rinomanza mondiale, stanno a
testimoniarlo.
Nella tormenta.
Gli anni di formazione - che sono anche anni di creazione e di riflessione critica
- corrispondono in parte al periodo tormentato che dilania l'Europa ed insedia
ideologia, violenza e paura nella vita quotidiana. La Romania appare vieppi�
affascinata dall'autorit�. La Guardia del Paese, organizzazione paramilitare,
ottiene il 15,5 per cento dei voti alle elezioni del dicembre 1937. Il 10 febbraio
1938, il re Carol Secondo istituisce la dittatura; il 17 viene proclamatolo stato
d'assedio e, il 20, una nuova costituzione assicura la supremazia del monarca,
abolisce la separazione dei poteri, restringe le libert� e i diritti dei cittadini.
Infine, il 31 marzo, un decreto scioglie tutti i partiti e le associazioni
politiche. Nel frattempo, le divisioni tedesche hanno invaso l'Austria. La
proclamazione dell'Anschluss avviene il 15 marzo.
Ionesco tenta di lasciare la Romania come Cioran che, nel 1937, si � trasferito a
Parigi. �Ritornare in Francia � il mio solo scopo, disperato� (114). Una borsa di
dottorato dell'Istituto francese di Bucarest gli consente di realizzare questo
desiderio.
Rimane per� in contatto con parecchie riviste romene alle quali continua a
collaborare. Costretto a rientrare a Bucarest quando la Romania entra in guerra,
riprende le sue funzioni di insegnante. Tuttavia, nel maggio 1942, Eug�ne e Rodica
riescono a rientrare in Francia e si rifugiano nella zona libera, a Marsiglia. La
loro esistenza � precaria: non fruiscono n� della nazionalit� francese, n� di mezzi
sufficienti ad assicurare la sopravvivenza quotidiana. Ionesco vivacchia traducendo
documenti per la legazione romena installata a Vichy.
La situazione non � certo propizia alla creazione letteraria. Del resto, perch� mai
scrivere? Il mondo va alla deriva e gli editori, a corto di carta e intralciati
dalla censura, preferiscono attenersi a valori affermati. Ciononostante Ionesco
tiene un diario (ne pubblicher� qualche estratto nel 1968 in "Passato presente") e
traduce, in collaborazione con Gabrielle Cabrini, "Il Padre Urcan" di Pavel Dan.
Con l'aiuto di Varie Voronca, traduce anche alcuni poeti romeni per �Les Cahiers du
Sud�. Voronca si addossa la maggior parte del lavoro, lavoro ch'egli non pu�
firmare perch� � ebreo (115). Ionesco stringe amicizia con uno dei pilastri della
rivista, Jean-Gabriel Gros, e con una piccola cerchia di letterati che simpatizzano
per la Resistenza, tra i quali figurano Jean Ballard e Jean Tortel.
Nuovi esordi.
Nel marzo 1945, si sistema a Parigi nel XVI arrondissement e si impegna nella
traduzione del poeta Urmuz. Per sopperire ai propri bisogni, lavora come
magazziniere da Ripolin. Dal 1948 al 1955, fa il correttore di bozze in una casa
editrice medica e giuridica.
Nel 1949, scrive "La cantatrice calva", traduzione rimaneggiata di un abbozzo
redatto durante la guerra: "Englezeste fari profesor" ("L'inglese senza
insegnante"). Questa commedia destinata a stabilire un record - pi� di diecimila
rappresentazioni dal 1957 al 1987 - passa pressoch� inavvertita alla prima messa in
scena (116). Solo alcuni letterati, e in particolare Jacques Lemarchand, ne
apprezzano lo spirito e la novit�. Vero � che le condizioni della rappresentazione
paiono fatte apposta per scoraggiare il pubblico: il sipario si alza alle 18, la
rappresentazione delle 21 essendo riservata a "L'eccezione e la regola" di Brecht e
al "Custode della cripta" di Kafka. L'originalit� della "Cantatrice calva" viene
dunque poco apprezzata, bench� si iscriva nella scia degli "Esercizi di stile" di
Queneau (1947), delle opere di Jarry e del "Dizionario dei luoghi comuni" di
Flaubert. Tartassato dall'aggressivit� dell'autore, il pubblico pensa ad uno
scherzo di cattivo gusto. Chi viene preso in giro? La cantatrice annunciata dal
titolo non compare, la presenza del pompiere resta inesplicabile e il finale - se
mai ve n'� uno - si basa su ripetizioni a catena, concatenazioni fonetiche ed
aforismi vociferati ad un ritmo parossistico.
Oggi, l'atteggiamento del pubblico � profondamente cambiato. Questa commedia,
rappresentata quotidianamente dal 1957 (117), ha conquistato il mondo intero. Chi
non conosce il signore e la signora Smith o lo sketch sbalorditivo del signore e
della signora Martin, coniugi curiosi che, per tutta la durata d'un'insolita scena
di riconoscimento, portano al colmo l'improbabile e l'incredibile? Chi ignora un
finale composto da un accumulo di flagranti evidenze e di falsi proverbi (�Non si
lucidano gli occhiali con il lucido da scarpe�) e di una retorica quotidiana
infarcita di stereotipi (�Quando si dice s�, si fa per dire�)? L'abile
manipolazione del linguaggio diventa gioco ludico, se non stramberia (�Meglio il
latte a cose fatte, che un pazzo in un palazzo�; �Prendete un circolo, coccolatelo,
diventer� vizioso!�) (118). Servendosi dimezzi diversi - la sorpresa, l'ironia, il
non-senso e la caricatura -, Ionesco protesta, ma sorridendo, contro un doppio
conformismo: quello della �borghesia� e quello del teatro cosiddetto
�tradizionale�. Del resto, fin dal 1953 sostiene: �Sono per l'antiteatro, nella
misura in cui l'antiteatro pu� essere un teatro antiborghese e antipopolare [...]�
(119). In tali condizioni, c'� da stupirsi se Andr� Breton e Benjamin P�ret hanno
visto nel tentativo di Ionesco un'opera d'aspirazione surrealista? (120)
Ionesco e l'�avanguardia�.
"La cantatrice calva", che reca come sottotitolo �anticommedia�, e la sua gemella,
"La lezione", segnano una svolta decisiva nella storia del nuovo teatro. Questo
nuovo teatro emerge, beneficiando del sostegno d'una generazione di registi quali
Roger Blin, Jacques Mauclair, Nicolas Bataille e Jean-Marie Serreau, con "Le serve"
(1947) di Genet, le commedie di Tardieu, "L'invasione", "La grande e la piccola
manovra" (1950) di Adamov e con "Aspettando Godot" (1952) di Beckett che, forte
delle sue trecento repliche, costituisce un avvenimento teatrale (121). La maggior
parte di questi drammaturghi, le cui opere vengono comodamente raggruppate nella
categoria �antiteatro� o �avanguardia�, passano per iconoclasti. Scrittori
marginali sia sul piano letterario che su quello sociale, impregnati di culture e
letterature diverse, essi recano un soffio nuovo. Respingono, con tanta maggiore
intransigenza in quanto privi d'esperienza, le tecniche usate dai fratelli
maggiori. Il loro rifiuto si colloca in una logica che riecheggia quella di
innovatori tanto diversi quanto Jarry, Apollinaire, Artaud, i surrealisti, ed un
iconoclasta che potrebbe essere il loro avo, l'autore di "Bouvard e P�cuchet" e del
"Dizionario dei luoghi comuni".
Al pari dei loro predecessori, i nuovi venuti insorgono contro le convenzioni
superate, il gi� fatto, il gi� visto. Certo, non vestono tutti il medesimo abito ma
si servono dallo stesso sarto. Quel che li unisce, � ci� a cui si oppongono:
avversano il didascalicismo e l'�impegno�, che ai loro occhi snaturano �l'arte�; si
svincolano da pensatori quali Sartre, Camus e Simone de Beauvoir. Per parte sua,
Ionesco proclama il suo orrore per i messia di ogni tipo perch� �un'opera d'arte
non ha nulla da spartire con le dottrine� (122). �Proprio il conformista, il
piccolo-borghese, l'ideologo di qualunque "societ�" sono perduti, disumanati. Se
qualcosa deve essere demistificato, sono proprio le ideologie che offrono soluzioni
precostituite (gli alibi provvisori dei partiti al potere) e che, inoltre, il
linguaggio cristallizza, fissa� (123).
I nuovi arrivati girano anche le spalle al realismo-naturalismo, accusato di
mostrarsi in sembianze chiaramente sprovviste d'arte. Senza accarezzare il sogno
�faubertiano� di approdare ad un'opera di pura forma - un �libro su nulla� -
esigono il primato della stilizzazione, della �presa di distanza�, della visione
artistica. Cos� Ionesco pu� dichiarare nel 1953: �Vorrei, qualche volta, da parte
mia, poter spogliare l'azione teatrale di tutto ci� che essa ha di particolare;
l'intreccio, i tratti accidentali dei personaggi, i loro nomi, la condizione
sociale, l'ambiente storico, le ragioni apparenti del conflitto drammatico, tutte
le giustificazioni, tutte le spiegazioni, tutta la logica del confitto. Il confitto
esisterebbe, altrimenti non ci sarebbe teatro, ma non se ne conoscerebbero le
ragioni� (124).
Come Andr� Gide e Andr� Breton (125), i nuovi drammaturghi evitano la psicologia.
L'antipsicologismo militante si giustifica in parte come reazione ad una tradizione
potente in un paese che, da Madame de Lafayette in poi, ha talmente privilegiato
l'analisi dei moti del cuore che Adamov si dichiarava �nauseato soprattutto dalle
commedie dette psicologiche che ingombravano e ancora ingombrano tutti i
palcoscenici� (126). In realt�, quel che si rifiuta non � tanto la �psicologia�
quanto la sua applicazione semplicistica. Come sottolinea Umberto Eco: �Nel rifiuto
dell'intreccio si attua il riconoscimento del fatto che il mondo � un nodo di
possibilit� e che l'opera d'arte deve riprodurne questa fisionomia� (127).
Infatti la psicoanalisi ha modificato notevolmente il modo di concepire il mondo ed
i nuovi drammaturghi ne sono del tutto consapevoli. Beckett, ad esempio, �
influenzato da Jung, soprattutto dal saggio intitolato "Psicologia e poesia",
pubblicato nel 1930 dalla rivista �Transition�. Dovendo per di pi� fronteggiare
sofferenze psicosomatiche che gli rendono insopportabile l'esistenza, egli comincia
un'analisi con il dottor Wilfred Bion nella celebre Tavistock Clinic di Londra;
analisi che durer� due anni: 1934, 1935. Dal canto suo, Adamov, che � tormentato da
sensi di colpa, masochismo e impotenza sessuale, traduce "L'Io e l'inconscio" di
Jung (1938). Quanto a Ionesco, fin dal 1933-34 si ispira alla psicanalisi in un
capitolo di "Non" intitolato "Id�es t�te-b�che" ["Idee capovolte"] (128).
Allo stesso modo, i nuovi drammaturghi volgono le spalle ad un teatro che trascura
i contributi del "Teatro e il suo doppio" (129) e riserva troppo spazio al dialogo.
Gli rimproverano di semplificare il reale, di ridurre la comunicazione al dialogo
mentre essa dovrebbe percorrere tutti i registri. Agli albori degli anni cinquanta,
Ionesco e i suoi colleghi fondano dunque un teatro che rivendica la propria
specificit�. Arte composita, dialogata, spazializzata, temporalizzata,
spettacolarizzata, che �sensorializza� la comunicazione sfruttando appieno la
gestualit�, la cinesi, la prossemica, i rumori e le luci. Lungi dall'essere l'unico
mezzo d'espressione drammatica, la parola ne � solo uno fra i tanti.
Il rifiuto della psicologia e del teatro dialogato illustra chiaramente la volont�
d'innovazione di ci� che allora si chiamava �avanguardia�. Questa vuole farla
finita con pratiche che ritiene antiquate e con la visione del mondo che vi �
sottesa. Cos� questo teatro critico, il quale pretende che il �contenuto� e la
�forma� coincidano e che riflettano la �metafisica� dell'autore, fa
dell'innovazione radicale una condizione sine qua non: l'opera �� importante nella
misura in cui inventa le proprie regole� (130). Questa affermazione di Ionesco
calza perfettamente a commedie quali "La cantatrice calva" e "Aspettando Godot".
Considerate sotto l'angolo visuale della storia del teatro, queste commedie
occupano un posto fondamentale. Da un lato, contribuiscono a modificare i gusti
d'un pubblico nutrito dalle commedie di Giraudoux, Anouilh, Claudel, Camus, Sartre
e Montberlant; dall'altro, colmano in parte il ritardo che sempre il teatro
registra nei confronti della pittura, della scultura e della musica
d'�avanguardia�. Infine, "La cantatrice calva", "Le sedie" e in seguito
"Rinoceronte" costituiscono per Ionesco una occasione di riflessioni feconde sulla
drammaturgia, le tradizioni e le possibilit� d'innovazione. Poco alla volta, la
teoria scaturisce dalla pratica, e viceversa. Cos�, dopo l'insuccesso della
Cantatrice calva (1950), Ionesco registra le sue osservazioni nel diario (aprile
1951). Pi� tardi, nel 1958 - ed ha gi� raggiunto la fama - ritorna sulla commedia e
la considera sotto l'aspetto della �tragedia del linguaggio�. Nel 1959, infine,
getta uno sguardo retrospettivo sulla �nascita della cantatrice� (131). Queste
analisi critiche che illuminano il pubblico, chiariscono le leggi proprie e le
caratteristiche profonde del suo teatro. Cammin facendo, grazie a Robert Kanters,
egli scopre l'esistenza nella sua opera di due linguaggi: �[...] parole che sono
frasi fatte, assai semplici, e qualcos'altro invece di molto straordinario, ai
confini del fantastico o addirittura nettamente fantastico� (132).
Una svolta.
Un'opera crocevia.
EMMANUEL JACQUART.
NOTE.
Nota 111. Eliade scrisse la sua tesi fra il 1930 e il 1932. Spese due anni a
tradurla e rimaneggiarla (vedi "M�moire I. 1907-1937. Les Promesses de l'�quinoxe",
Gallimard, Paris 1980, pp. 249 e 350). �Gli ultimi capitoli di "Yoga" furono
stampati durante l'inverno 1936 e il libro apparve in primavera, pubblicato dalle
Fondazioni regie e dal libraio orientalista Paul Geuthner� (p. 424). Sul buddhismo
e lo zen, vedi il Commento relativo a "Che inenarrabile casino!", t. II, pp. 912-26
e nota 1 di p. 577.
Nota 112. Colloquio con l'autore, 30 settembre 1985.
Nota 113. Pubblicato tra il 1916 e il 1920.
Nota 114. "Passato presente" cit., p. 278.
Nota 115. Informazione data da Ionesco.
Nota 116. Sulla genesi della commedia, vedi il "Commento", pp. 707 sgg.
Nota 117. Al Th��tre de la Huchette. Posto al 23 della rue de la Huchette (V
arrondissement), il teatro era stato fondato nel 1948 per iniziativa del direttore
artistico Georges Vitaly e del suo amico, l'attore Marcel Pinard, proprietario
della sala di cui curava il rifacimento. Vitaly vi tenne la prima rappresentazione
di "La festa nera" di Audiberti il 3 dicembre 1948. Nel 1952 Marcel Pinard prese il
posto di Vitaly e consent� a Balachova, Poli�ri, Candelier, Postec, Bataille e
Cuvelier di mettere in scena Genet, Lorca, Turgeniev, Ionesco e Tardieu. Nel 1975,
alla morte di Pinard, gli attori dello spettacolo di Ionesco, che affittavano il
locale dal 1957, salvaguardarono la Huchette fondando una S.r.l. "La cantatrice
calva" (rappresentata per la prima volta al Th��tre des Noctambules l'11 maggio
1950 da Nicolas Bataille) e "La lezione" (rappresentata per la prima volta nel 1951
al Th��tre de Poche da Marcel Cuvelier) furono riprese insieme per la prima volta
alla Huchette dal 7 ottobre 1952 al 26 aprile 1953. Nel settembre 1953, Jacques
Poli�ri vi rappresent� sette sketches di Ionesco: "Il grande caldo" (da Caragiale),
"La ragazza da marito", "Il maestro", "Li conosce?", "La nipote sposa", "Il
raffreddore onirico" e "Il Salone dell'automobile". Nell'ottobre 1955, Robert
Postec vi port� in scena "Il quadro" e "Jacques ovvero la sottomissione". Teatro
�tascabile�, la Huchette deve una parte della sua celebrit� al fatto che vi si
recitano "La cantatrice calva" e "La lezione" dal 16 febbraio 1957. La
dodicimillesima rappresentazione avvenne nel 1990.
Nota 118. Vedi scena XI, pp. 36-37.
Nota 119. Note sul teatro, in "Note e contronote" cit., p. 208.
Nota 120. Ibid., p. 115.
Nota 121. Si tratta delle date di pubblicazione delle opere. Diamo di seguito
quelle della loro prima rappresentazione: "Le serve", 19 aprile 1947, l'Ath�n�e,
Louis Jouvet; "L'invasione", 14 novembre 1950, Studio des Champs-Elys�es, Jean
Vilar; "La grande e la piccola manovra", 11 novembre 1950, Th��tre des Noctambules,
Jean-Marie Serreau; "Aspettando Godot", 3 gennaio 1953, Th��tre de Babylone, Roger
Blin; "La cantatrice calva", 11 maggio 1950, Th��tre des Noctambules, Nicolas
Bataille; "La lezione", 20 febbraio 1951, Th��tre de Poche, Marcel Cuvelier; "Le
sedie", 22 aprile 1952, Th��tre Lancry, Sylvain Dhomme; "Vittime del dovere", 27
febbraio 1953, Th��tre du Quartier Latin, Jacques Mauclair. Si noter�, inoltre, che
la commedia di Jean Vauthier, "Capitano Bada", and� in scena il 12 gennaio 1952 con
la regia di Andr� Reybaz e che sei sketches di Jean Tardieu ebbero la prima
rappresentazione l'11 giugno 1955 con la regia di Jacques Poli�ri; si trattava di
"La serratura", "La societ� Apollo", "Chi c'�?", "L'educazione inutile", "Lo
sportello", "La suonata e i tre signori".
Nota 122. "Note e contronote" cit., p. 88. I nuovi drammaturghi si distinguono dai
filosofi citati ma a loro modo ne riprendono uno dei temi, �l'assurdo�. La critica
si affrett� a parlare di teatro dell'assurdo, denominazione comoda, certamente
troppo comoda, visto che incoraggi� generalizzazioni frettolose.
Nota 123. Ibid., p. 90.
Nota 124. "Note sul teatro", in "Note e contronote" cit., p. 207.
Nota 125. Vedi Jacquart, "Le Th��tre de d�rision" cit., pp. 59-63.
Nota 126. A. Adamov, "Th��tre II", Gallimard, Paris 1955, p. 9.
CRONOLOGIA.
1880.
Nascita di Th�r�se Ipcar, madre del drammaturgo. Suo padre (1) lavorava nella
societ� delle ferrovie romene in qualit� d'ingegnere.
1881.
Nascita a Iasi, in Moldavia, di Eugen Ionescu (2), padre del drammaturgo. Eugen �
figlio di Sofia Popescu e di Nicola Ionescu che, dopo aver lasciato la provincia
per continuare gli studi a Bucarest, fu nominato professore di disegno industriale
a Iasi. In seguito, divenne vicedirettore d'una scuola d'arti e mestieri a
Bucarest.
1906-1907.
Matrimonio di Th�r�se Ipcar e di Eugen Ionesco a Bucarest (3), secondo la liturgia
ortodossa.
Eugen si laurea in legge all'Universit� di Bucarest. Pi� tardi, diventer� dottore
alla facolt� di legge di Parigi. Molto giovane, avr� il posto di sottoprefetto a
Urse, vicino a Slatina, per circa un anno, in una data anteriore al 1909.
Successivamente, eserciter� a Slatina le funzioni di sostituto del prefetto.
1909.
26 novembre (il 13 secondo il calendario ortodosso): nascita di Eugen Ionescu a
Slatina, citt� della Muntenia, posta sull'Osam, a centocinquanta chilometri ad
ovest di Bucarest (4). Esegeti e biografi collocano la sua nascita nel 1912.
L'errore � dovuto ad una �civetteria� dell'autore. Questi ci confid� di essersi
ringiovanito di tre anni dopo aver letto una dichiarazione del critico Jacques
Lemarchand che, agli albori degli anni cinquanta, salutava l'avvento d'una nuova
generazione di "giovani" autori, tra i quali figuravano Ionesco e Beckett!
1911.
La famiglia Ionescu si sistema a Parigi. Il padre, che prepara il dottorato in
legge, si assenta talvolta dal domicilio coniugale e soggiorna all'albergo, dice,
per �lavorare in santa pace�. I genitori di Th�r�se Ipcar d�nno un sostegno
finanziario alla giovane coppia.
11 febbraio (il 29 gennaio secondo il calendario ortodosso (5)); nascita di
Marilina, sorella d'Eug�ne. Il drammaturgo si ricorda di lei come d'una persona
poco dotata per gli studi.
1913 (6).
Nascita d'un terzo bambino, Mircea che, a diciotto mesi, morir� di meningite.
1916.
17 agosto: la Germania dichiara guerra alla Romania. Eugen Ionescu ritorna a
Bucarest, lasciando la famiglia a Parigi. Occupa il posto d'ispettore alla Pubblica
sicurezza. La Romania, su cui regna il re Ferdinando, entra in guerra a fianco
degli Alleati (l'Intesa, 28 agosto) e occupa la Transilvania austro-ungarica.
Qualche mese dopo, bulgari e tedeschi la costringono al ritiro e alla disfatta.
Bucarest � occupata il 6 dicembre. Il 7 maggio 1918 la Romania firma il trattato di
Bucarest.
Eugen Ionescu divorzia con il pretesto che la moglie avrebbe abbandonato il
domicilio coniugale. Di fatto, rimasta priva di notizie del marito, Th�r�se ignora
persino il divorzio di cui � l'oggetto. Sprovvista di mezzi, sottost� a lavori
penosi per sopperire ai bisogni della'famiglia. Eug�ne, che ha sette anni,
soggiorna per parecchi mesi in un istituto per bambini vicino a Parigi (forse a
Longjumeau). Questa separazione lo rende profondamente infelice, tanto pi� che non
tollera la vita comunitaria (7).
1917 (8).
Il padre sposa Elena Buruiana (9) a Bucarest, lasciandola all'oscuro, a quanto
pare, del fatto di avere due figli.
Dal 1917 al 1920, � ispettore generale sotto il regime del conservatore filotedesco
Alexandru Marghiloman.
1918.
Th�r�se ed i figli risiedono in un albergo, l'H�tel du Nivernais, in rue Blomet (XV
arrondissement). Eug�ne frequenta la scuola comunale che si trova nella stessa
strada. Per�, dopo l'esplosione di una bomba nel giardino Vaugirard, Th�r�se, per
precauzione, colloca i bambini in campagna, presso dei contadini. Eug�ne, anemico,
aveva del resto bisogno di cambiar aria.
Eug�ne e la sorella, dal 1917 al 1919, soggiornano nella Mayenne, alla Chapelle-
Anthenaise, vicino a Laval. Questo periodo segn� profondamente il futuro scrittore.
Le pagine di diario intitolate "Primavera 1939" e le prime righe di "Briciole di
diario", rievocano quest'oasi di pace e l'attaccamento del bambino al suo maestro
(Fran�ois Gu�n�), ai contadini (�pap� Baptiste e �mamma� Jeannette), alla loro
figlia Maria, ed alla fattoria battezzata Il Mulino. Questo luogo campestre,
intessuto come una filigrana nell'opera di Ionesco, rimane per lui un sinonimo del
paradiso perduto. In questi luoghi il regista Heinz von Cramer gir� la maggior
parte del film intitolato "La melma". Sono pure rievocati: il direttore della
scuola - il signor Loiseau -, Maurice, il curato, ed un inquilino americano,
professore di danza, il cui reggimento aveva sistemato le cucine nel villaggio
(10).
1920.
Eugen Ionescu � nominato avvocato a Bucarest. Questo padre versatile, che riesce ad
affermarsi sotto gli opposti regimi che si susseguono in Romania (11), compare in
"Vittime del dovere" e soprattutto in "Viaggi tra i morti", dove il drammaturgo lo
rievoca a lungo e senza troppi riguardi.
1922.
Eug�ne frequenta la scuola di rue Dupleix. L'appartamento che Th�r�se divide con i
genitori � piccolo, umido e buio. Si trova in rue de l'Avre (nel XV
arrondissement), vicino a quello della �zia Sabine�. Sabine Peytavi de Faug�res,
dentista e proprietaria di tre gabinetti dentistici, �riceve gente del bel mondo�
(12), e in particolare Edouard Herriot, al numero 8 di rue Clodion. Questa signora,
che fu direttrice di clinica all'ospedale Broussais, ebbe tre mariti: Gutin, poi il
medico Gaston Leroy e Gustave Peytavy de Faug�res, monaco spretato e scrittore, il
quale decise di farsi frate con l'assenso della famiglia. Dapprima parti per
Gerusalemme, poi, nel 1937, divenne padre san Salvador in Cile, dove mor�. Sabine
compare nelle sembianze poco attraenti di Adelaide, demente megalomane, in una
scena di "La fame e la sete" (primo episodio). Chiamata in giudizio alla
Liberazione come collaborazionista - aveva sostenuto Mussolini a cui inviava dei
telegrammi - fu prosciolta. Verso la fine della vita, indebolita da una congestione
cerebrale, afasica, sempre pi� stramba, dette fuoco al suo alloggio, ma i pompieri
domarono rapidamente l'incendio. Mori nel manicomio di Saint-Anna, il giorno stesso
del suo ricovero (13).
Maggio: partenza per Bucarest (14). Eug�ne deve imparare il romeno, che fino a quel
momento ignorava (15). Pu� allora frequentare Sf�ntul Sava (il liceo ortodosso San
Saba).
Contrasti con la matrigna. Eug�ne e la sorella la chiamano �signora Ionesco� e non
�zia� come vorrebbero le usanze. D�nno del voi al padre, secondo la consuetudine.
Episodio curioso ma sintomatico, Elena, che non tollera la presenza fisica del
marito, pretende che Marilina dorma fra loro due. In seguito, dopo essere stata
scacciata dalla matrigna, Marilina si ricongiunger� con la madre ritornata a
Bucarest, dove vive in un alloggio angusto. Una nipote di Elena prende il posto di
Marilina nel letto coniugale (16). Il marito di Elena si prende allora come amante
una domestica zingara, a cui regaler� un appartamento (17).
1926.
Stanco dei gravi conflitti che l'oppongono al padre (non si accordano n� sulla
professione cui Eug�ne aspira, n� sulla letteratura, n� sulla politica), Eug�ne
abbandona la casa paterna, dopo uno scontro tempestoso. Come egli stesso riconosce,
i suoi conflitti personali trovano un'eco in "Vittime del dovere" e in "Viaggi tra
i morti". Questo padre irascibile, colpevolizzante, impulsivo e sovente
irresponsabile, per cui il figlio nutre rancore se non odio, si dimostra violento
con i domestici e con gli inquilini, che gli accade di prendere a calci. L'abuso
resta impunito: l'ex ispettore generale alla Pubblica sicurezza poteva comportarsi
come gli pareva.
A diciassette anni, Eug�ne ritorna nel domicilio della madre. Dispone per� di una
camera ammobiliata in casa di una zia, Marilina Marescu, maestra, sorella del
padre. Vive grazie ad una borsa di studio ottenuta per l'intervento paterno presso
una fondazione diretta da Tzigara Samurcas.
Th�r�se Ipcar, funzionaria alla Banca nazionale di Romania, � la segretaria di
Charles Rist che l'ha assunta per la sua conoscenza del francese. Secondo Ionesco,
questo funzionario francese aveva avuto l'incarico di vegliare sui pagamenti del
prestito contratto dallo Stato romeno, che non sempre rispettava le scadenze.
Impiegata stimata alla banca, Th�r�se vi fece assumere la figlia come dattilografa,
allorch� costei interruppe gli studi secondari. (Marilina trascorrer� il resto
dell'esistenza in Romania. Dopo il ritorno del fratello in Francia nel 1938, avr�
con lui scarsi rapporti epistolari. Tuttavia Ionesco sa che si spos� due volte e
non ebbe figli).
Al liceo Eug�ne scopre la poesia di Tristan Tzara. Per chiarire la spiegazione con
un esempio, il professore di letteratura legge in classe "Su una ruga del sole" con
l'intenzione di mettere in ridicolo la poesia moderna. L'effetto prodotto non �
quello auspicato: Eug�ne corre a comprarsi l'opera di Tzara. Nella stessa epoca,
scopre i poeti surrealisti: Breton, Soupault, Aragon e Crevel. Primo della classe
in francese, Eug�ne sta in coda nelle materie scientifiche. Il padre, che riserva
sarcasmo e disprezzo alle poesie del figlio, sovente fa irruzione in camera sua per
�ispeziona[rgli] i [...] quaderni� (18). Pretende che il figlio diventi ingegnere e
gli fa dare lezioni private. Inoltre, affinch� Eug�ne abbia le migliori probabilit�
di successo, gli fa sostenere gli esami di licenza a Craiova.
1928.
Eug�ne ottiene la licenza liceale.
1929.
Ingresso alla facolt� di lettere di Bucarest e preparazione di una laurea in
francese.
Ionesco aveva rapporti tesi con il suo professore d'estetica, Michael Dragomirescu,
che contraddiceva in pubblico. Si era cos� fatta la fama di contestatore estremista
e originale, tanto che i compagni lo chiamavano �il pazzo di Dragomirescu�
(confidenza della signora Ionesco) e venivano ad assistere allo spettacolo.
Tuttavia, le vedute di Ionesco e del suo professore coincidevano su un punto
preciso: entrambi dissociavano del tutto la vita dall'opera: l'�Io profondo� e
l'�Io sociale� non si saldavano, lo scrittore e l'uomo di mondo restavano separati
da un abisso.
A quest'epoca, Eug�ne incontra Rodica Burileanu, studentessa di filosofia e legge,
figlia di Mihail Burileanu (19), direttore d'un giornale influente intitolato
�Ordinea� (�L'Ordine�), e nipote di vari personaggi importanti: Tilica Burileanu,
alto funzionario alla Banca nazionale, Stefano (20), generale e docente alla Scuola
politecnica di Timisoara, Dimitri Burileanu, professore di greco all'Universit� di
Bucarest, e Ottavio Burileanu, pediatra (21).
1930.
Primi articoli sulle riviste �Fapta� (�Il fatto�), �Viata Literara� (�La vita
letteraria�) e �Zodiac� (�Zodiaco�, sul numero 10 del 24 dicembre, Ionesco pubblica
un articolo su Ilarie Voronca).
1930 o 1931.
Sul piano familiare, un'aspra disputa divide ed oppone la famiglia materna ad Elena
Buruiana che pretende di usufruire della totalit� dei beni del marito mentre,
legalmente, non ne ha il diritto. Non ha paura della giustizia perch�, come dir� il
suo doppio in "Viaggi tra i morti", sa che quell'abile avvocato ch'� suo �marito �
al di sopra della legge, lui l'aggira, la legge� (22).
Gli altri membri del clan Buruiana, i fratelli di Elena, Costica e Mitica, nella
memoria del drammaturgo rimangono associati alla corruzione, all'immoralit�, al
dispregio della dignit� e della vita umana. Uno dei due, diventato alto
funzionario, si sarebbe arricchito depredando i contadini. L'altro, di professione
capitano, si sarebbe reso responsabile della condanna a morte di parecchie persone
(23).
1931.
Elegie per esseri minuscoli (opuscolo di versi, in romeno, che rivelano l'influenza
di Francis Jammes e di Maeterlinck, apparso presso le Edizioni Cercul Analelor
Rom�ne di Craiova).
Secondo l'autore, all'incirca nel 1931 lesse Faulkner ("Santuario", 1931) e Proust.
Tiene infatti una conferenza che ha per tema la psicologia e lo stile di Proust.
Sempre secondo l'autore, Shestov lo colpisce profondamente e gli rivela la
spiritualit� ortodossa. Scopre anche Schopenhauer, ed � sedotto dalla sua visione
dell'estetica come salvezza: l'arte libera l'intelletto dalla schiavit� cui la
�volont� lo sottopone.
Legge "Il tramonto" dell'Occidente di Spengler e passi delle opere di Plotino. Il
giovane Ionesco condivide il senso di colpa che Plotino prova nei confronti del
corpo. La sessualit� � l'equivalente del male. In seguito, il drammaturgo la
percepir� come uno sprofondamento nella materia, nel fango. Il senso di colpa
risale alla sua infanzia (24).
Durante gli studi universitari Ionesco legge anche Keyserling. Questi divideva
l'Europa in varie zone culturali, assegnando la Romania alla civilt� bizantina,
idea che Ionesco rifiutava. Inoltre, aggiunge: �Io non mi sentivo romeno. Mi
sentivo pi� vicino al buddhismo� (25). Aveva scoperto questa mistica sotto
l'influenza di Eliade? Erano in molti, allora, ad interessarsi di buddhismo.
Legge infine Caragiale, Creanga - autore di ricordi d'infanzia raccontati con
umorismo - Henri Faucillon e le pagine di Hegel dedicate all'estetica.
1929-1935.
Intensa attivit� di poeta e di critico su diverse riviste: �Azi� (�Oggi�),
settimanale progressista, in cui trovava voce la giovane generazione in campo
letterario, artistico e critico, diretto dallo scrittore Zaharia Stancu. - �Axa�
(�L'Asse�). - �Critica� (�La Critica�), settimanale antifascista diretto dal
pittore Labin. - �Floarea de foc� (�Il fiore di fuoco�). - �Ideea Rom�neasc�
(�L'Idea romena�). - �Rom�nia Literara� (�La Romania letteraria�), settimanale di
letteratura, arte e cultura, aperto a tutte le tendenze. Questa rivista autorevole
era diretta dallo scrittore Liviu Rebreanu. - �Vremea� (�Il Tempo�), settimanale
eclettico diretto da Vladimir Donescu. Articoli di politica, societ� e cultura. -
�Viata Literara� (�La Vita letteraria�), mensile diretto dal poeta G. Murnu. -
�Zodiac� (�Zodiaco�).
1932: seconda edizione di "Elegie per esseri minuscoli", questa volta a Bucarest.
1933: collabora a varie riviste, fra le quali �Facla� (�La Fiaccola�) e �Rampa�
(�La ribalta�).
1934: consegue la "Capacitate" in francese (26), mentre la sua futura moglie
ottiene la Capacitate in filosofia.
Pubblicazione di "Nu" (27) ["No"]. Il volume raccoglie articoli dedicati ai poeti
Tudor Arghezi e Ion Barbu, al romanziere Camil Petrescu - influenzato dall'opera di
Proust - e una confutazione sarcastica del critico Serban Cioculescu. Contiene
inoltre un lungo ragionamento sull'identit� dei contrari ed un epilogo intitolato
"La Mort mensonge. Finale m�lodramatique" ["La Morte menzogna. Finale
melodrammatico"]. Quest'opera sprizzante umorismo, ci mostra uno Ionesco
iconoclasta, pronto a duellare con le autorit�, amante del paradosso, delle formule
brillanti o divertenti, virtuoso �nell'arte della contraddizione�, amante del
sarcasmo e della buffoneria. Ionesco apprezza gi� �lo straordinario, elemento
essenziale di qualsiasi opera letteraria di valore� (28). Questi saggi degni d'uno
stratega avveduto, che se la prendeva con i valori consacrati e graffiava parecchi
personaggi in vista (tra i quali Mircea Eliade, orientalista, romanziere e capofila
della giovane generazione), fecero scandalo; essi lasciano presagire l'autore di
"Note e contronote" e della "Cantatrice calva". L'originalit� dimostrata da Ionesco
ebbe un riconoscimento nel premio delle Edizioni delle Fondazioni regie,
assegnatogli da una giuria presieduta dal teorico Tudor Vianu.
1936-1938.
Ionesco insegna a Cernavoda, porto danubiano e sede di guarnigione. Vi risiede
soltanto tre giorni la settimana. Pubblicazione di "Victor Hugo (Critica)", una
sessantina di pagine apparse su �Ideea Rom�neasca� (�L'Idea romena�), nn. 2-4 e 5-
10. Gli scritti costituivano la prima parte di una biografia, che non sar� mai
portata a termine, dei primi quarantaquattro anni (1802-46) della vita di Victor
Hugo. Il saggio era stato dapprima annunciato su �Facla�, il 30 novembre 1935, con
un titolo provvisorio: "Victor Hugo ovvero genio, amore, follia e morte ovvero la
Vita solenne di Victor Hugo". Poi il 7 febbraio 1936, �Facla� annunciava "La Vita
grottesca e tragica di Victor Hugo", precisando che i tre quarti del volume
sarebbero stati consacrati all'�agonia� del poeta. Finalmente, il numero del 9
luglio 1936 dichiarava: �Il nostro collaboratore, Eug�ne Ionesco, professore di
francese a Cernavoda, lavora a "Vita e Morte di Victor Hugo"� (29).
8 luglio 1936: Eug�ne sposa Rodica Burileanu a Bucarest. La cerimonia religiosa
avviene il 12. Ecco quel che ne dice Ionesco nel 1986: �Mio padre era venuto con
tutta la sua famiglia d'acquisto, cognati, cognate, i quali non avevano alcuna
ragione d'essere l�, soprattutto sua moglie. Mia suocera fece invitare Marilina, la
sorella di mio padre, con la quale egli era in rotta. Lei stessa, per
controbilanciare il peso della famiglia di mio padre, invit� dei cugini che vedevo
di rado e con i quali non avevo niente in comune: professori d'universit�, Elena,
direttrice del pi� grande ed elegante liceo di Bucarest, giovani diplomatici.
Eleonora, la seconda moglie di mio padre, si pavoneggiava impunemente, mia madre,
poveretta, piccolina, vestita modestamente, stava zitta nel suo angolo. Cose e
persone non erano al loro posto. Sicch� la madre di mia moglie, i cugini di
Marilina, la sorella di mio padre, attorniarono la mamma, che in tal modo si sent�
molto consolata. Ma nessun amico: due famiglie ostili l'una di fronte all'altra�
(30). Viaggio di nozze a Costanza - porto e stazione balneare sul Mar Nero - e in
Grecia.
Ottobre 1936: Th�r�se Ipcar muore di congestione cerebrale. Ionesco insegna al
seminario ortodosso di Curtea de Arges, fino a Natale, poi al seminario centrale di
Bucarest.
E' comandato al ministero dell'Educazione nazionale, dove dirige il servizio delle
relazioni con l'estero.
25 dicembre 1937: pubblicazione d'un articolo intitolato "Un certo Van Gogh".
L'interesse per l'arte figurativa si rinnover� pi� tardi. Ionesco comincer� a
dipingere alla fine degli anni sessanta (vedi "D�couvertes", 1969).
Dal 1937 al 1938 tiene la rubrica della critica sulla rivista �Facla� (�La
Fiaccola�), settimanale democratico e antimonarchico. Collabora a �Universul
Literar� (�L'Universo letterario�), a �Rampa� (�La ribalta�), quotidiano di teatro,
letteratura ed arte, e a �P�rerile Libere� (�Opinioni libere�).
9 gennaio 1938: pubblicazione di un articolo su �Vremea�, "Il vocabolario della
critica", che esamina il linguaggio dell'esegesi. Annata decisiva, nella quale
maturer� il ritorno in Francia di Ionesco. Egli ottiene una borsa dall'Istituto
francese di Bucarest per preparare una tesi di dottorato su �il peccato e la morte
nella poesia francese dopo Baudelaire�, sotto la direzione di Maurice Levaillant.
Ionesco aveva orientato la sua scelta su Verlaine, Rimbaud, Lautr�amont, Samain,
Mallarm� e Val�ry. Questa tesi non sar� mai portata a termine, e neppure seriamente
cominciata.
24 settembre 1938: pubblicazione, sul numero 32 della rivista �Universul Literar�,
di "Diario". In dicembre, il n. 12 di �Viata Rom�neasca� pubblica "Lisa, frammento
di romanzo" e "Lettere da Parigi".
1939.
Da Parigi dove risiede, Ionesco invia articoli all'autorevole rivista mensile di
letteratura e scienze �Viata Rom�neasca� (�La Vita romena�), diretta dal filosofo
Mihai Ralea: nel n. 2, in febbraio, scrive su Cocteau; nel n. 4, in aprile, su
Emmanuel Mounier e Jean Giraudoux; e nel n. 6, in giugno, su "Ondine".
Incontra Henri Thomas e frequenta il gruppo della rivista �Esprit�. In primavera,
ritorno a La Chapelle-Anth�naise (31).
1940-1944.
Pubblicazione di "Lettere da Parigi, diario", in �Viata Rom�neasca� (n. 2,
febbraio) e di "Pagine di diario strappate" in �Universul Literar� (n. 19, 4
maggio).
La signora Ionesco rientra in Romania nel giugno 1940 e suo marito in agosto.
Bench� sia mobilitato, insegna al liceo San Saba. Secondo l'autore, deve
quest'assegnazione ad un generale che non voleva il sacrificio dell'intellighenzia
come nel 1914.
Maggio 1942 o 1943 (32): ritorno in Francia. La coppia Ionesco si sistema a
Marsiglia e risiede all'H�tel de la Poste. Gravi difficolt� finanziarie. Di quando
in quando Ionesco effettua delle traduzioni per la legazione romena installata a
Vichy. Insieme con Gabrielle Cabrini, compie la traduzione e la prefazione del
romanzo "Urcan Batr�nul" ["Padre Urcan"] di Pavel Dan (1907-37) che verr�
pubblicato a Marsiglia, nel 1945, dall'editore Jean Vigneau.
Ionesco stringe amicizia con Jean Ballard, con il critico Jean-Gabriel Gros e con
Jean Tortel.
1944: la signora Ionesco, in cura a Vichy, cade dalla bicicletta: la figlia Marie-
France nascer� prematuramente il 26 agosto alla clinica La Pergola. Ionesco riceve
la notizia della nascita tramite la Croce Rossa.
1945-1947.
Ritorno a Parigi, nel marzo 1945, al n. 38 della rue ClaudeTerrasse (XVI
arrondissement) dove la famiglia Ionesco risieder� fino al 1960.
16 settembre 1945: visita di Mircea Eliade che la ricorda brevemente nelle sue
memorie: �Ritrovai Rodica ed Eug�ne Ionesco, in capo a cinque anni; cenai nel loro
appartamento della rue Claude-Terrasse, dove Rodica mi mostr� con fierezza Marie-
France che aveva appena compiuto un anno� (33).
Il padre di Ionesco � un sostenitore del Partito comunista romeno. Dal 1945 al 1949
Ionesco traduce Urmuz, poeta romeno ch'egli considera un precursore del
surrealismo.
Pubblicazione, nel marzo 1946, sul n. 3 di �Viata Rom�neasca� di "Frammenti d'un
diario intimo".
1945-47: una parente concede un aiuto finanziario alla famiglia Ionesco.
1948.
Ottobre o novembre: morte, a Bucarest, di Eugen Ionescu. Per un certo tempo, Eug�ne
� magazziniere presso Ripolin, fabbricante di vernici. In seguito, diventer�
correttore di bozze, e lo rimarr� fino al 1955, da Durieu. Questa importante casa
editrice giuridica e medica pubblica il �Juris Classeur�, �La Semaine juridique� ed
enciclopedie medico-chirurgiche. Retrospettivamente, Ionesco ritiene che questo
impiego gli sia stato doppiamente utile: da un lato, lo rese molto attento ai
dettagli dei testi; dall'altro, lo rese ricettivo alla parlata quotidiana infarcita
di stereotipi e di tic.
Ionesco scrive un abbozzo di "La cantatrice calva" tradotta dalla versione romena:
"Englezeste fara profesor" ["L'inglese senza professore"]. Marie Saint-C�me, figlia
di Eug�ne Lovinesco, gli fa conoscere Nicolas Bataille.
1950.
11 maggio: prima rappresentazione di "La Cantatrice chauve", al Th��tre des
Noctambules, regia di Nicolas Bataille. Ionesco aveva messo di suo cinquecentomila
franchi per far rappresentare la commedia che, sulle prime, non ebbe affatto
successo. Fu per� apprezzata da Andr� Breton e Philippe Soupault, che la
consideravano d'ispirazione surrealista.
Ionesco stringe amicizia con Breton, Bu�uel, Adamov e Maurice de Gandillac.
Frequenta Mircea Eliade che, dal 1945, insegna alla �cole des Hautes �tudes, dopo
essere stato professore di filosofia all'Universit� di Bucarest dal 1933 al 1940, e
aver esercitato le funzioni di addetto culturale a Londra e a Lisbona.
Ionesco ottiene la cittadinanza francese. Scrive "La Le�on", "Jacques ou la
soumission" e "Les Salutations".
4 agosto: prima rappresentazione di "I demoni" di Dostoevskij - nell'adattamento di
Akakia Viala e Nicolas Bataille - al Th��tre de l'Oeuvre. Ionesco vi interpreta la
parte di St�pan Trofimovitch, sotto la direzione di Bataille.
1951.
20 febbraio: prima rappresentazione di "La Le�on", al Th��tre de Poche, regia di
Marcel Cuvelier.
Aprile-giugno: scrive "Les Chaises", "Le Ma�tre", "Le Salon de l'automobile"
(sketch radiofonico) e "L'avenir est dans les oeufs". Ionesco aderisce, per il
gusto della bizzarria, dell'avventura e del nichilismo, al Collegio di patafisica
di cui rimarr� membro fino al 1973 o 1974. E' un �Satrapo trascendente� come Boris
Vian, Raymond Queneau, Jacques Pr�vert, Marcel Duchamp e Michel Leiris. Il Collegio
di patafisica fu fondato nel 1948 da Emmanuel Paillet e Maurice Saillet, direttore
letterario al Mercure de France e specialista dell'opera di Jarry. Saillet �
deceduto il 13 agosto 1990.
1952.
22 aprile: prima rappresentazione delle "Chaises" al Th��tre Lancry. Regia di
Sylvain Dhomme.
Settembre: stesura di "Victimes du devoir".
7 ottobre 1952-26 aprile 1953: ripresa di "La Cantatrice chauve" e di "La Lepon" al
Th��tre de la Huchette.
Il n. 7 dei �Cahiers du Coll�ge de Pataphysique� pubblica un estratto di "La
Cantatrice chauve".
1953.
Febbraio: "Victimes du devoir" al Th��tre du Quartier Latin. Regia di Jacques
Mauclair, scene di Ren� Allio, musica di Pauline Campiche.
11 agosto: Jacques Poli�ri (34) mette in scena "Sept petits sketches" al Th��tre de
la Huchette, e precisamente: "Les Grandes Chaleurs" da Caragiale, "Le Salon de
l'automobile", "La Ni�ce-�pouse", "Le Ma�tre", "La Jeune Fille � marier", "Les
connaissezvous?", "Le Rhume onirique". I critici sono discordi. Claude Bonnefoy
(35) e Philippe S�nart (36) non menzionano "Le Ma�tre", al quale sostituiscono
"L'avenir est dans les oeufs". I testi di "Les Grandes Chaleurs" (37), "Le Rhume
onirique" e "Les connaissez-vous?" erano andati smarriti, ma recentemente sono
stati ritrovati dal curatore e vengono pubblicati per la prima volta in occasione
della presente edizione italiana. I sette sketches rivelarono uno Ionesco ancora
poco conosciuto e contribuirono a consolidare la sua fama d'autore bizzarro,
sbalorditivo ed esplosivo: Audiberti paragon� lo spettacolo ad un bang supersonico!
Pubblicazione del primo volume del "Th��tre", per le �ditions Arcanes, con una
prefazione di Jacques Lemarchand.
Agosto: Ionesco risponde ai critici che hanno stroncato "La Cantatrice chauve" e
"La Le�on". L'articolo, apparso su �Arts�, ha per titolo: "L'Invraisemblable,
l'insolite, mon univers" ["L'inverosimile, l'insolito, il mio universo"] e
definisce una nuova estetica. A Cerisy-la-Salle, stesura di "Am�d�e ou Comment s'en
d�barasser".
14-16 settembre: stesura a Parigi di "Le Nouveau Locataire". Rottura con Adamov, di
cui si trovano tracce in "Voyages chez les morts".
Sulla rivista �Itinerari�, anno primo nn. 5-6, ottobre-dicembre (pp. 29-40),
compare l'articolo di Gian Renzo Morteo "Il teatro di Ionesco astratto per
inverisimiglianza". E' questo il primo saggio breve pubblicato in Italia sul
drammaturgo francese; vi sono esaminati tutti i testi pubblicati a Parigi nello
stesso 1953 dalle �ditions Arcanes, da "La cantatrice calva" fino a "La ragazza da
marito" (38).
1954.
Si tratta d'un anno decisivo: Gallimard pubblica il "Th��tre I" e �La Nouvelle
Revue fran�aise� il suo primo racconto, "Orifiamme" (39).
14 aprile: prima rappresentazione di "Am�d�e ou Comment s'en d�barasser" al Th��tre
de Babylone, con la regia di Jean-Marte Serreau.
Viaggio ad Heidelberg (40 e stesura di "Le Tableau".
Riceve a Honfleur, citt� natale di Alphonse Allais (41), �il premio secolare
d'orticoltura allaisiana�! Nella vicenda c'entrava il Collegio di patafisica.
Anno difficile per l'autore, che si sente �diviso fra erotismo e rimorsi� (42).
�Il Dramma�, n. 201 del 15 marzo, pubblica un secondo articolo su Ionesco di Gian
Renzo Morteo, che approfondisce i temi del primo saggio.
�La Stampa� dell'11 maggio reca un articolo di Sandro Volta, che riferisce sulla
prima pagina di "Amedeo o Come sbarazzarsene", esprimendo perplessit� ed istituendo
un paragone con "Aspettando Godot" di Beckett.
Sulla rivista torinese �Questioni�, nn. 3-4 di giugno-agosto, appare un altro
articolo di Gian Renzo Morteo, "Il teatro �nuovo� francese", accompagnato dalla
traduzione di "Le sedie", cui segue la presentazione di testi di Tardieu, Adamov e
Sch�had� (43).
Ancora �Il Dramma�, n. 213 del 15 settembre pubblicala traduzione di "La lezione"
insieme ad un commento di Gian Renzo Morteo.
1955.
10 ottobre: prima rappresentazione di "Jacques ou la Soumission" (commedia scritta
nel 1950) e di "Le Tableau" al Th��tre de la Huchette. Regia di Robert Postec.
Stesura de "L'Impromptu de l'Alma".
Prima rappresentazione in Finlandia di "Le Nouveau Locataire" con la regia di
Vivici Bandler.
Viaggio a Londra.
Raul Radice su �L'Europeo� del primo maggio si stupisce che, con la �penuria� di
testi in Italia, nessun capocomico, nessun attore abbia preso in esame le commedie
di Ionesco, di cui sottolinea l'originalit�.
1956.
15 febbraio: risposta ad un questionario predisposto da �Bref�, intitolata:
"Insomma, sono per il classicismo". Ionesco vi d� una definizione del suo teatro:
�Posso dire che il mio teatro � un teatro della derisione. Non voglio deridere un
particolare tipo di societ�. Ma l'uomo� (44). Quest'idea verr� ripetuta vent'anni
pi� tardi alla New York University: �The word that suits me is Theater of Derision�
(45).
20 febbraio: prima rappresentazione di "L'Impromptu de l'Alma" allo Studio des
Champs-Elys�es con la regia di Maurice Jacquemont. Ionesco risponde ai suoi
critici: Jean-Jacques Gautier del �Figaro�, Roland Barthes e Bernard Dort che
scrivono su �Th��tre Populaire� e sono favorevoli all'estetica di Brecht. Seguendo
la tradizione di Moli�re e servendosi della parodia, del grottesco e del ridicolo,
prende in giro il gergo dei suoi personaggi, Bartholomeus I, II e III, dottrinari
travestiti da dottori. Viaggio a Madrid.
23 aprile: compare, sulla prima pagina del �Figaro�, un articolo di Anouilh che
fece scalpore, dal titolo "Du chapitre des �Chaises�" ["A proposito delle
�Sedie�"], in occasione della ripresa della commedia da parte di Jacques Mauclair
allo Studio des Champs-Elys�es.
Ancora Gian Renzo Morteo, su �Il Dramma� di aprile, registra il crescente successo
parigino di Ionesco, mentre su �La Gazzetta del Popolo� di Torino del 20 luglio
Bonaventura Caloro lamenta la disattenzione della critica italiana di fronte ad un
fenomeno ormai di vaste proporzioni.
27 luglio: la Compagnia Franco Parenti-Jacques Lecoq debutta, presso il Piccolo
Teatro della citt� di Milano, con "La cantatrice calva" e "Le sedie". Oltre a
Parenti, gli attori sono Giovanna Galletti, Franca Tamantini, Quinto Parmeggiani,
Camillo Milli, Didi Perego (46). E' la prima comparsa di Ionesco sulle scene
italiane.
1957.
Ripresa di "La Cantatrice chauve" e di "La Le�on" al Th��tre de la Huchette. Tale �
il successo che le due commedie, diventate dei classici, vi sono rappresentate
ancora oggi.
Maggio: rappresentazione in casa di un argentino, il signor Anchorena, di una
commedia il cui testo � oggi perduto: "L'Impromptu pour la duchesse de Windsor"
(musica di Pierre Boulez); non pubblicata.
23 giugno: "L'avenir est dans les oeufs", al teatro della Cit� Universitaire, regia
di Jean-Luc Magneron.
10 settembre: prima rappresentazione in Francia di "Le Nouveau Locataire", al
Th��tre d'Aujourd'hui (teatro dell'Alliance fran�aise) con la regia di Robert
Postec. Scene di Sin�.
A Londra dove soggiorna, Ionesco scrive "Tueur sans gages". Pubblicazione su �Les
Lettres nouvelles�, in settembre, d'un racconto intitolato "Rhinoc�ros".
24 maggio: al Teatro Gobetti di Torino, la Compagnia Italiana di prosa presenta "La
lezione" nello spettacolo �Storie da ridere�, comprendente atti unici di Feydeau,
Courteline, Flaiano. La regia � di Enrico Romero (49). E' la prima rappresentazione
di un testo di Ionesco a Torino.
27 luglio: "Il nuovo inquilino" � portato in scena al Teatro dei Satiri di Roma
(dovrebbe essere la prima nazionale); nello stesso teatro, il 12 luglio, era stata
rappresentata "La lezione".
1958.
Anno importante per Ionesco. La sua fama, sia in Francia che in Inghilterra, si
consolida. John Calder pubblica a Londra, in una traduzione di Donald Watson, il
primo volume del "Teatro". Gallimard ne pubblica il secondo.
La �Controversia londinese� contrappone il temibile polemista, gi� autore di "Non",
al celebre critico drammatico inglese Kenneth Tynan. Il 22 giugno, in un articolo
dell'�Observer� intitolato "Ionesco: uomo del destino", Tynan, che pure s'era
adoperato per far conoscere il drammaturgo in Inghilterra, crede di scoprire un
�culto di Ionesco� e se ne preoccupa. Il suo teatro, sostiene basandosi sulle
"Sedie" e "La lezione", � �un divertimento marginale. Non � situato sulla strada
maestra� (50) imboccata da Cechov, Arthur Miller e Brecht. Punto sul vivo, Ionesco
replica, in un articolo intitolato "La funzione del drammaturgo", che �un'opera
d'arte non ha nulla da spartire con le dottrine� (51), non offre messaggi
didascalici bens� una testimonianza personale d'ordine affettivo. Il 6 luglio,
Tynan risponde che l'arte non trae origine dal solipsismo. Tynan rifiuta di aderire
ad una �concezione fantastica dell'arte come mondo chiuso, autonomo, responsabile
solo di fronte alle proprie leggi� che sottrae l'autore �ad ogni giudizio di
valore� (52). Infine Philip Toynbee ed Orson Welles si schierano nella controversia
sottolineando i rapporti fra il teatro e la vita sociale (53).
Ionesco scrive "Rhinoc�ros".
Viaggio in Italia dove � invitato dagli Istituti francesi di Roma e di Firenze.
1959.
27 febbraio: prima rappresentazione di "Tueur sans gages" al Th��tre R�camier con
la regia di Jos� Quaglio.
Scrive una prefazione per l'adattamento teatrale che Akakia Viala e Nicolas
Bataille hanno tratto dai "Demoni" (�dition �mile-Paul).
Giugno: Ionesco tiene il discorso inaugurale ai "Colloqui di Helsinki sul teatro
d'avanguardia", organizzati dall'Istituto internazionale del teatro.
6 novembre: prima rappresentazione di "Rhinoc�ros" al Schauspielhaus di D�sseldorf,
con la regia di Karl-Heinz Stroux. In Inghilterra, la commedia viene trasmessa
dalla B.b.c. nella traduzione di Derek Prouse.
Dicembre: pubblicazione su �Les Lettres fran�aises� de "Les Salutati�ns", scenetta
composta nel 1950.
Trasloca al n. 114 di rue de Rivoli. Viaggio in Portogallo e a D�sseldorf.
17 gennaio: il Teatro La Cometa di Roma allestisce "Amedeo o Come sbarazzarsene",
con la regia di Luciano Mondolfo e la partecipazione di Elena da Venezia e Gianrico
Tedeschi. La seconda parte dello spettacolo � costituita dalla "Lezione". Antonio
Battistella � il professore (55).
Giugno: al secondo Festival dei Due Mondi di Spoleto viene rappresentata "Sc�ne �
quatre", in prima mondiale.
5 novembre: il Teatro Club porta in scena al Teatro del Loggione di Napoli "La
cantatrice calva", regia di Enrico Vincenti. Nella stagione 1959-60 il Teatro delle
Dieci rappresenta a Torino "Il nuovo inquilino".
1960.
22 gennaio: prima rappresentazione di "Rhinoc�ros" all'Od�on-Th��tre de France.
Regia di Jean-Louis Barrault, scene di Jacques No�l. Ionesco viene dunque
rappresentato in un grande teatro parigino diretto da un regista famoso, attorniato
da attori blasonati (Marie-H�l�ne Dast�, Jean Martin, Jean Par�d�s, Simone Val�re).
Marzo: conferenza intitolata �Propos sur mon th��tre et sur les propos des autres�
[�Sul mio teatro e su ci� che ne pensano gli altri�], tenuta alla Sorbona.
28 aprile: "Rhinoc�ros" a Londra, al Royal Court. Regia: Orson Welles; interpreti:
Laurence Olivier e Joan Plowright. Sempre in aprile: "Apprendre � marcher",
balletto tratto da un soggetto di Ionesco, coreografia di Deryk Mendel, musica di
Malec. Esecuzione dei Ballets modernes di Parigi al Th��tre de l'Etoile.
Viaggi in Brasile e a New York.
Dal 1960 al 1964 la famiglia Ionesco risiede al n. 14 di rue de Rivoli (IV
arrondissement).
1961.
Marzo: ripresa delle "Chaises" allo Studio des Champs-�lys�es da parte di Jacques
Mauclair e Tsilla Chelton in uno spettacolo che comprende pure "Jacques ou la
Soumission".
Luglio: Radio-France trasmette "Le Ma�tre", in versione d'opera, con musica di
Germaine Tailleferre. Scritta nel 1951, la commedia era stata rappresentata al
Th��tre de la Huchette da Jacques Poli�ri nel settembre 1953.
"Argument pour un ballet" (abbozzo di "Le roi se meurt"), in �Paris Th��tre�, XIV,
n. 174.
Dicembre: "La Col�re", sketch ideato per "Les Sept P�ch�s capitaux". Questo film,
la cui lavorazione cominci� il 27 novembre, � frutto della collaborazione di sette
registi: Claude Chabrol, Edouard Molinaro, Jean-Luc Godard, Jacques Demy, Roger
Vadim, Philippe de Broca e Sylvain Dhomme (per "La Col�re") (59).
Viaggio a Helsinki.
6 ottobre: la nuova Compagnia dei Quattro, formata da Franco Enriquez con Glauco
Mauri, Valeria Moriconi e Mario Scaccia - che intende aprirsi a un repertorio nuovo
- riprende "Il rinoceronte" debuttando a Milano (60); dal 28 ottobre presenta anche
"La lezione" in repliche pomeridiane, rivolgendosi soprattutto a un pubblico
giovanile.
16 dicembre: il Teatro Stabile di Napoli, diretto da Giacomo Colli, inaugurala
stagione 1961-62 al Teatro Mercadante con tre atti unici di Ionesco: "Il nuovo
inquilino" e "La lezione" (regia di F. Enriquez), "Jacques ovvero la sottomissione"
(regia di Giacomo Colli).
Einaudi pubblica il "Teatro I" che comprende: "La cantatrice calva", "La lezione",
"Le sedie", "Vittime del dovere", "La fanciulla da marito", "Amedeo o Come
sbarazzarsene", "Jacques ovvero la sottomissione", "L'avvenire � nelle uova ovvero
Ci vuole di tutto per fare un mondo", "L'Improvviso dell'Alma ovvero Il camaleonte
del pastore", "Il nuovo inquilino", "Assassino senza movente", "Il rinoceronte"
(traduzioni di Gian Renzo Morteo, Anna Maria Levi, Valentino Musso, Gilberto
Tofano, Daniele Ponchiroli, Giorgio Buridan).
1962.
Scritta in marzo, "D�l�re � deux" viene rappresentata in aprile allo Studio des
Champs-�lys�es con la regia di Antoine Bourseiller. La commedia faceva parte di uno
spettacolo intitolato "Chemises de nuit". Gli altri due testi erano di Fran�ois
Billetdoux e di Jean Vauthier. Fra gli attori assunti per lo spettacolo figuravano
Andr� Weber, Tsilla Chelton e Chantal Darget.
Pubblicazione di "La Photo du colonel", raccolta di sei racconti ("Oriflamme", "La
Photo du colonel", "Le Pi�ton de l'air", "Une victime du d�voir", "Rhinoc�ros", "La
Vase") e di pagine di diario dedicate alla primavera del 1939.
Scrive "Le roi se meurt" e "Le Pi�ton de l'air".
Maggio: conferenza intitolata �L'autore e i suoi problemi�, tenuta al Coll�ge
philosophique e successivamente pubblicata su �La Revue de m�taphysique� e in "Note
e contronote".
15 dicembre: prima rappresentazione di "Le roi se meurt" con la regia di Jacques
Mauclair al teatro dell'Alliance fran�aise. La commedia diventer� ben presto un
classico, recitato di frequente anche all'estero.
L'anno 1962 � pure importante perch� vede la pubblicazione di "Notes et contre-
notes", raccolta d'articoli e di conferenze che contribuiscono a far conoscere al
grande pubblico le opinioni di Ionesco sulla letteratura, sul teatro e sulle
proprie opere.
Si reca a D�sseldorf, al festival di Edimburgo, a Tel-Aviv e tiene una conferenza
all'Universit� di Gerusalemme.
15 dicembre: prima rappresentazione allo Schauspielhaus di D�sseldorf di "Le Pi�ton
de l'air" con la regia di Karl-Heinz Stroux.
1963.
8 febbraio: tre anni dopo "Rhinoc�ros", Jean-Louis Barrault rappresenta "Le Pi�ton
de l'air" all'Od�on-Th��tre de France. Scene di Jacques No�l. Fra gli attori vi
sono Madeleine Renaud, Jean Par�d�s e Marie-H�l�ne Dast�.
Febbraio: �L'Auteur et ses probl�mes� [�L'autore e i suoi problemi�], conferenza
tenuta all'Istituto francese di Londra. Pubblicata nella �Revue de m�taphysique et
de morale�, vol. 68, 1963, pp. 407-26.
Pubblicazione presso Gallimard del "Th��tre III".
Versione filmata del "Nuovo inquilino" (Dipartimento d'arte drammatica
dell'Universit� di Bristol).
Viaggio in Giappone.
10 marzo: il Teatro Club di Roma, nella cornice degli scambi culturali italo-
francesi, ospita l'edizione francese di "Le roi se meurt", regia di Jacques
Mauclair.
Maggio: la Compagnia dei Quattro di Franco Enriquez ripropone al Teatro
Mediterraneo di Napoli "Jacques ovvero la sottomissione".
Giugno: prima nazionale di "Il maestro", con la regia di Carlo Mazzone Clementi, al
Festival dei Due Mondi di Spoleto.
29 novembre: il Teatro Stabile di Torino presenta una nuova opera di Ionesco con la
prima nazionale di "Il re muore"; regia di Jos� Quaglio, scene e costumi di
Emanuele Luzzati; protagonista � ancora Giulio Bosetti (63). E' presente l'autore,
venuto a Torino anche per una conferenza ai �Venerd� Letterari� dell'Aci. Lo
spettacolo sar� poi portato a Bologna, a Genova, a Milano (Teatro Odeon) ed a Roma
(Teatro Quirino).
Presso l'editore Einaudi compaiono "Il pedone dell'aria", "Delirio a due" e "Il re
muore", traduzione e prefazione di Gian Renzo Morteo, ed una ristampa della
"Lezione".
1964.
Pubblicazione da Gallimard della "Cantatrice chauve", interpretazione tipografica
di Massin e fotografica di Henry Cohen.
Marzo: "La Photo du colonel" (versione d'opera), musica e libretto di Humprey
Searle, B.b.c. In giugno, rappresentazione dell'opera a Francoforte.
�Le dogmatisme tue le th��tre� [�Il dogmatismo uccide il teatro�], conferenza
tenuta al Congresso di Tokyo sul teatro. Estratti pubblicati col medesimo titolo
sulla �Tribune de Gen�ve�, il 5 giugno.
Stesura di "La Soif et la Faim". La commedia viene rappresentata per la prima volta
allo Schauspielhaus di D�sseldorf il 30 dicembre con la regia di Karl-Heinz Stroux.
Ionesco assiste alla rappresentazione.
"Rhinoc�ros" al teatro della Commedia, a Bucarest. E' la prima rappresentazione in
Romania d'una commedia di Ionesco. Sono anche pubblicati, per la prima volta, due
volumi del teatro di Ionesco presso le Edizioni Pentru Literatura Universala di
Bucarest.
Viaggio a Copenaghen. Stesura di La Lacune.
1965.
�La Nouvelle Revue fran�aise� pubblica "La Soif et la Faim". Crociera a bordo del
transatlantico France, nel corso della quale Nicolas Bataille porta in scena
"D�lire � deux". Partenza da Marsiglia, arrivo a Le Havre.
Febbraio: "Le Jeune Homme � marier", balletto trasmesso dalla televisione danese,
con Josette Amiel e Flemming Flindt dell'Op�ra di Parigi. Coreografia di F. Flindt.
Traduzione di Urmuz pubblicata su �Les Lettres fran�aises� in gennaio-febbraio.
Tre prime rappresentazioni a Bucarest: "La Cantatrice chauve", "Les Chaises" e "Le
roi se meurt".
Alla televisione francese viene trasmesso "Rhinoc�ros". Regia di Jean-Louis
Barrault; realizzazione: Roger Igl�sis; interpreti: J.-L. Barrault, W. Sabatier, S.
Val�re, J. Par�d�s.
Viaggio a San Gallo nella Svizzera.
Maggio: ripresa de "Les Chaises" al Th��tre Gramont, con la regia di Jacques
Mauclair.
8 novembre: al Teatro dei Servi di Roma, la Compagnia del Teatro d'oggi, diretta da
Mario Bucciarelli, porta in scena "Le sedie" e "Il nuovo inquilino". La regia � di
Lucio Chiavarelli; recitano Giovanna Galletti, Maria Teresa Albani e Antonio Crast.
Einaudi pubblica "Note e contronote. Scritti sul teatro", traduzione di Gian Renzo
Morteo e Giovanni Moretti, nota di Gian Renzo Morteo.
1966,
22 febbraio: lettura, al Th��tre de France, da parte di Jean-Louis Barrault, Maria
Casar�s e Ionesco, di "Le�ons de fran�ais pour Am�ricains."
28 febbraio: tredici mesi dopo la prima di "La Soif et la Faim" a D�sseldorf con la
regia di K. H. Stroux, Jean-Marie Serreau porta in scena il testo alla Com�die
Fran�aise. Scene di Jacques No�l, regia di Jean-Marie Serreau; interpreti
principali: Robert Hirsch e Michel Etchverry. Il terzo episodio intitolato "Le Pied
du mur" non venne rappresentato.
28 febbraio: "La Lacune", rappresentata per la prima volta dal Centre dramatique du
Sud-est nel 1965, � ripresa da J.-L. Barrault all'Od�on-Th��tre de France. Scene di
Jacques No�l, interpreti: Pierre Bertin, Jean Dessailly e Madeleine Renaud. La
commedia fa parte d'un programma intitolato: "Spectacle Beckett-Ionesco-Pinget".
28 febbraio: dopo Antoine Bourseiller e Nicolas Bataille, Jean-Louis Barrault
allestisce "D�lire � deux" all'Od�on.
Maggio: "Le Pied du mur" proposto da Antoine Bourseiller al Th��tre de Poche. Il
programma comprendeva anche "La Jeune Fille � mari�r" e due commedie di Arrabal.
9 luglio: "Le�ons de fran�ais pour Am�ricains" al Th��tre de Poche con la regia di
Antoine Bourseiller. Si trattava di sette sketches tratti da venti dialoghi
composti da Ionesco per un manuale di francese dal titolo "Mise en train", ossia:
"La Classe", "Le Malheur des sophismes", "Le�on phon�tique", "Le Futur", "Chez le
docteur", "Le Grand Si�cle ou les Grands Air" e "Jeux d'enfants". Questi sketches
ed altri sono pubblicati da Gallimard nel "Th��tre V" con il titolo: "Exercices de
conversation et de diction fran�aises pour �tudiants am�ricains".
28 novembre: "M�l�es et d�m�l�s", Th��tre La Bruy�re, regia di Georges Vitaly,
scene di Pace; partecipazione di Michel Galabru. Si tratta di dieci sketches:
"Chocs" (inedito); quattro dialoghi tratti da "Mise en train", opera pubblicata da
Michel Benamou, e cio�: "Visite � l'h�pital", "Le Futur", "L'Agence de voyages",
"Au Restaurant"; cinque sketches pubblicati da Gallimard: "Pour pr�parer un oeuf
dur", "Le Salon de l'automobile", "Le Jeune Fille � marier", "Sc�ne � quatre", "Le
Tableau".
Pubblicazione da Gallimard del "Th��tre IV" e di una nuova edizione di "Notes et
contre-notes". Claude Bonnefoy pubblica i suoi "Entretiens avec Eug�ne Ionesco",
presso le edizioni Belfond.
Pubblicazione di "D�lire � deux. Essai de calligraphie sonore" di Massin, da
Gallimard, tiratura di millecinquecento esemplari.
3 dicembre: ripresa trionfale di "Le roi se meurt" da parte di Jacques Mauclair al
Th��tre de l'Ath�n�e. Nuove scene di Jacques No�l.
1967.
Pubblicazione di "Journal en miettes", presso il Mercure de France. In questo
volume, Ionesco esplora il proprio lo alla luce del buddhismo zen (traduzione
italiana in "Passato presente", Rizzoli, Milano 1970, pp. 61 e 72), del chassidismo
di Martin Buber (pp. 68-69 e 82-83), del pensiero di Freud (pp. 61 e 72) e con
maggior frequenza di quello di Jung (p. 69), a proposito del quale dichiara:
�Preferisco Jung a Freud. Jung non ci proibisce la religione. Egli afferma che essa
� un bisogno psicologico e, dato che � un bisogno, risponde a una verit�. Quale
verit�?� (pp. 71-72).
primo ottobre: �La Nouvelle Revue fran�aise� pubblica il nuovo episodio di "La Soif
et la Faim", ossia "Le Pied du mur".
1968.
Pubblicazione di "Pr�sent pass�. Pass� pr�sent" presso il Mercure de France.
Rappresentazione di "Tueur sans gages" e di "Victimes du devoir" a Bucarest.
Viaggi in Messico, in Svizzera (Zurigo), in Israele e negli Stati Uniti.
21 dicembre: la televisione francese trasmette "Le roi se meurt". Regia: Odette
Collet. Interpreti: J. Mauclair, T. Chelton, M. Cuvelier, Cl. Winter, Th. Quentin.
1969.
Pubblicazione di "D�couvertes" a Ginevra, edizioni Skira. Illustrazioni
dell'autore. Gli originali furono esposti alla galleria Iolas di Ginevra.
8 maggio: riceve la medaglia di Monaco.
Prima edizione di "Conte n. 1", testo di Ionesco illustrato da �tienne Delessert,
pubblicato da Harlin Quist e Fran�ois Ruy-Vidal (ripubblicato da Gallimard, 1983).
Viaggio a Stockbridge, negli Stati Uniti, durante l'estate, per assistere alle
prove di "Hunger and Thirst" ("La fame e la sete").
Settembre: "Pi�ces in�dites en un acte", teatro Kal�idoscope. Regia di Jean
Rougerie.
Michel Benamou pubblica "Mise en train", manuale di francese i cui dialoghi
umoristici furono ideati da Ionesco. Per questa collaborazione, avviata nel maggio
1964, Ionesco scrisse una trentina di dialoghi, venti dei quali furono alla fine
stampati.
Dicembre: riceve il Grand Prix national du th��tre.
1970.
22 gennaio: elezione all'Acad�mie fran�aise al seggio di Jean Paulhan. Il discorso
di ammissione di Eug�ne Ionesco e la risposta di Jean Delay furono tenuti il 25
febbraio 1971.
Pubblicazione di "Conte n. 2", "Conte n. 3" e "Conte n. 4" (Harlin Quist e Fran�ois
Ruy-Vidal), illustrate rispettivamente da �tienne Delessert, Philippe Corentin e
Nicole Claveloux.
11 settembre: "Jeu de massacre", Th��tre Montparnasse. Regia di forge Lavelli. La
prima mondiale aveva avuto luogo allo Schauspielhaus di D�sseldorf il 24 gennaio
con la regia di Karl-Heinz Stroux, alla presenza dell'autore.
Pubblicazione di "Ionesco � coeur ouvert", colloqui accordati dal drammaturgo a
Gilbert Tarrab, Cercle du livre de France, Montr�al.
Esposizione di pitture di Ionesco alla galleria Iolas di Ginevra. Viaggio in
America Latina (Brasile, Argentina, Uruguay, Colombia e Cile).
Ionesco riceve a Vienna il Gran Premio austriaco della letteratura europea.
1972.
27 gennaio: prima rappresentazione di "Macbett", Th��tre de la Rive-Gauche; regia
di Jacques Mauclair.
Inaugurazione del festival di Salisburgo. Ionesco pronuncia il discorso inaugurale.
Testo riportato in "Il mondo � invivibile", Spirali, Milano 1989, pp. 63-72.
1973.
30 aprile: riceve il premio di Gerusalemme.
14 novembre: prima rappresentazione di "Ce formidable bordel!", al Th��tre Moderne
con la regia di Jacques Mauclair; scene e costumi di Jacques No�l, musica di
Francisco Semprun e Michel Christodoulid�s.
Giugno: riceve la medaglia della citt� di Vichy.
Luglio: pubblicazione di "Le Solitaire", presso il Mercure de France.
1974.
Pubblicazione del "Th��tre IV" (Gallimard).
Viaggi a Roma e a Dubrovnik.
31 maggio: il Gruppo Teat�s di Palermo propone al Teatro Biondo "Le sedie", con la
regia di Michele Perriera. Il nuovo allestimento suscita interesse: accanto ai due
protagonisti, il regista ha affiancato tredici attori rinchiusi in parallelepipedi
di vetro, variamente disposti nella sala.
Anche nel corso della stagione 1973-74 numerose sono le riprese e le nuove
rappresentazioni da parte di piccole compagnie: "Il re muore" a Roma, "La lezione"
a Genova, "Macbett" in prima nazionale il 13 luglio a Legnano, Teatro del
Refettorio (72).
1975.
22 gennaio: la Texas Tech, universit� situata a Lubbock, nel Texas, gli conferisce
una medaglia.
Marzo: Ionesco diventa dottore "honoris causa" all'Universit� di Tel-Aviv.
Pubblicazione di "'La Cantatrice chauve', La Le�on de Ionesco". Testi presentati da
R. J. Hachette.
Dicembre: prima rappresentazione di "L'Homme aux valises" al Th��tre de l'Atelier,
con la regia di Jacques Mauclair che sostiene anche la parte principale.
Pubblicazione di "L'Homme aux valises", seguito da "Ce formidable bordel!"
4 febbraio: al Teatro San Babila di Milano, la Compagnia omonima diretta da
Fantasio Piccoli porta in scena "Che formidabile bordello!" (traduzione di Carlo
Terron) prima rappresentazione in Italia. La regia � dello stesso F. Piccoli, le
scene di Giancarlo Bignardi; fra gli attori Graziella Granata, Eva Magni, Ugo
Bologna (73).
Aprile: al Teatro Biondo di Palermo, nel corso di una rassegna internazionale dei
teatri sperimentali studenteschi, L'I.t.d. di Zagabria presenta "I saluti", che
sarebbe una prima nazionale.
Tra l'aprile e il maggio nuova tourn�e italiana della Compagnia di Jacques Mauclair
con "Le roi se meurt", gi� presentato nel 1963.
1976.
Agosto: in occasione della celebrazione del cinquantenario del festival di
Salisburgo, Ionesco riceve la medaglia Max Reinhardt.
10 novembre: tavola rotonda all'Universit� di New York con Ionesco, Tom Bishop,
Emmanuel Jacquart, Fran�oise Kourilsky e Rosette Lamont.
Viaggi in Giappone, a Hong Kong e in Thailandia.
1977.
Febbraio: spettacolo che comprende "Jacques ou la Soumission" e "L'avenir est dans
les oeufs" al Th��tre de la Ville, con la regia di Lucian Pintill�.
Pubblicazione di "Antidotes", raccolta di articoli politici, letterari e culturali,
di colloqui, annotazioni e polemiche apparsi su �Le Figaro�, �Le Monde� e su
qualche periodico.
Viaggio a Torino.
1978.
Giugno: Jacques Mauclair riprende "Les Chaises" al Th��tre du Marais.
3-13 agosto: convegno su Ionesco a Cerisy-la-Salle, che il drammaturgo onorer� con
la sua presenza per qualche giorno. Il convegno � organizzato da Marie-France
Ionesco e Paul Vernois. Gli interventi furono pubblicati con il titolo "Ionesco:
Situation et perspectives" (74).
Viaggio a Los Angeles.
1979.
Pubblicazione di "Un homme en question" [trad. it. "Il mondo � invivibile",
Spirali, Milano 1989], raccolta d'inediti ma anche di articoli comparsi soprattutto
su �La Nouvelle Revue fran�aise�, �Le Figaro�, �L'Express� e �Le Monde�.
Rappresentazione di "Le roi se meurt" all'Od�on-Th��tre de France con la regia di
Jorge Lavelli.
Maggio: viaggio in California, a Santa Cruz dove Ionesco � �Visiting Professor�.
Novembre: prima rappresentazione di "Contes pour enfants" al Th��tre Daniel Sorano
con la regia di Claude Confort�s.
1980.
Conferenze a Berkeley, San Francisco e Santa Barbara. Partecipazione al convegno
Ionesco organizzato a Los Angeles dall'Universit� della California del Sud (24-26
aprile). Gli interventi furono pubblicati a cura dell'organizzatore, Moshe Lazar,
con il titolo: "The Dream and The Play: Ionesco's Theatrical Quest", Undena
Publications, Malibu Cal. 1982 (77).
22 settembre: prima rappresentazione di "Viaggi tra i morti", al Guggenheim Theater
di New York. Regia di P. Berman. Jean-Jacques Dulon allestisce "Parlons fran�ais"
al Th��tre du Lucernaire. Lo spettacolo, tratto da "Exercices de conversation et de
diction fran�aises pour �tudiants am�ricains", ottiene un vivo successo (1000
rappresentazioni in pi� di tre anni).
Si reca in Messico ed a Chicago.
9 ottobre: alla seconda Rassegna di Teatro Veneto, una compagnia minore presenta
"Macbett" al Teatro Goldoni di Venezia.
Anche nella stagione 1980-81 numerose sono le riprese di "La lezione", "La
cantatrice calva", "La ragazza da marito", "Il maestro", "Il Salone
dell'automobile" in piccoli teatri.
1981.
Le edizioni Erker, Franz Larese e J�rg Janett pubblicano "Le Blanc et le Noir",
illustrato da quindici litografie di Ionesco. Pubblicazione di "Voyages chez les
morts" ("Th��tre VII", Gallimard).
7 febbraio - 16 maggio: esposizione di pitture alla galleria Erker di San Gallo, in
Svizzera, poi, dal 30 aprile al 26 maggio a Colonia.
2-17 aprile: celebrazione del venticinquesimo anniversario di "La cantatrice calva"
a Tokyo.
Aprile: �professore ospite� all'Universit� di Albany nello Stato di New York.
19 aprile: la Compagnia del Teatro Alla Ringhiera di Roma presenta "La lezione",
abbinata a "I suggeritori" di Dino Buzzati, regia di Angelo Guidi.
Primo maggio: a Genova il Teatro della Tosse, diretto da Tonino Conte, porta in
scena "La cantatrice calva" e "L'Improvviso dell'Alma"; regia di Lorenzo Salveti,
traduzione e riduzione di Mario Moretti, scene e costumi di Lele Luzzati.
8 ottobre: il Gruppo della Rocca va in scena al Teatro Adua di Torino con "Il
rinoceronte", a vent'anni di distanza dal primo allestimento della Compagnia dei
Quattro. Regia di Egisto Marcucci, scene e costumi di Umberto Bertacca.
L'editore Einaudi ristampa "La lezione". "Le sedie", introduzione e traduzione di
Gian Renzo Morteo.
1983.
2 gennaio: Antenne 2 trasmette "Parlons fran�ais" con Claude Pi�plu e la
partecipazione di Ionesco.
"Spectacle Ionesco" con la regia di Roger Planchon, a Nizza, in gennaio, quindi a
Lilla, Strasburgo, Le Havre, Annecy, Villeurbanne ed infine a Parigi, all'Od�on-
Th��tre de France. Si tratta di un montaggio ideato a partire da "L'Homme aux
valises" e da "Voyages chez les morts". Questo spettacolo autobiografico, ma
filtrato dall'onirismo, ebbe come interprete principale Jean Carmet e fu definito
da Planchon �autobiografia teatrale in due parti� (79).
21-23 aprile: settima riunione dell'Accademia americano-romena delle arti e delle
scienze, a Davis, in California. Ionesco ne � l'invitato d'onore. Richard Coe
presiede una tavola rotonda alla quale partecipano Martin Esslin ed Emmanuel
Jacquart.
La Compagnia dell'universit� recita, in inglese, sette sketches: "Il grande caldo",
da Caragiale, "Il Salone dell'automobile", "La nipote sposa", "Il maestro", "La
ragazza da marito", "Scena a quattro", "I saluti".
Gallimard pubblica "Conte n. 2".
Esposizione a Locarno (9 marzo - 5 aprile), Monaco (11 marzo - 20 aprile), Mannheim
(29 ottobre - 20 novembre).
20-21 ottobre: rappresentazione di "Freshwater" alla New York University. Agli
interpreti del 1983 si aggiungono: Erika Kralik, Joyce Mansour, Alain Robbe-
Grillet, Nathalie Sarraute, S. Wilson.
7 novembre: rappresentazione di "Freshwater" al Th��tre du Rond-Point. Gli
interpreti sono gli stessi dell'edizione londinese. Viaggi in Italia (in marzo),
negli Stati Uniti (in aprile; a Davis, all'Universit� della California), in
Messico.
1984.
Febbraio: coma diabetico che dura due giorni.
Esposizione a Berlino (18 marzo - 17 aprile), a San Gallo (28 aprile - 2 giugno),
Bologna (5-25 maggio), Friburgo (primo giugno - 7 luglio), Zurigo (da settembre a
novembre), Parigi (Grand-Palais, 20-28 ottobre).
Viaggi in Austria (Vienna, Linz, Graz), in Germania (conferenza a Costanza e a
Friburgo), in Italia (proiezione in maggio del film "La melma" a Bologna) e negli
Stati Uniti (conferenza alla Brown University nello Stato del Rhode Island, in
maggio). Rappresentazione di "Freshwater" al festival di Spoleto.
1985.
Gennaio: Gallimard pubblica a sua volta "Le Blanc et le Noir". La riproduzione
delle litografie di Ionesco � accompagnata dai commenti dell'autore.
16 aprile: consegna di due medaglie, quella della Mayenne e quella di La Fl�che,
sottoprefettura della Sarthe.
Maggio: "Il re muore" recitato in forma d'opera a Monaco con musica di Suter
Meister. Lo stesso mese, riceve il premio Internazionale d'arte contemporanea di
Montecarlo.
Membro della giuria alla Biennale cinematografica di Venezia.
Esposizioni a Klagenfurt (2 z febbraio - 15 marzo), Innsbruck (2 r marzo - 25
aprile), Salisburgo (maggio-giugno), Monaco (1831 agosto), Glarus (7 settembre-30
novembre), Bielefeld (12 settembre - 15 ottobre), Colonia (26 ottobre 1985 - 15
gennaio 1986).
Riceve il premio T. S. Eliot-Ingersoll a Chicago alla presenza di Saul Bellow e di
Mircea Eliade. Vi pronuncia il seguente discorso:
�Signor Presidente,
Signore e Signori,
sono sommamente fiero ed onorato d'aver ottenuto l'ambito premio T. S. Eliot, che
fu conferito a personalit� quali Jorge Luis Borges e il romanziere Anthony Powel,
che illustrarono i massimi valori della tradizione umanistica.
Mi domando se davvero merito il premio, se merito di trovarmi associato alle forti
personalit� dei miei predecessori. Mi presento quindi davanti a voi con una certa
umilt�. Senza forse sentirmi alla loro altezza, il fatto che i membri della giuria
della fondazione Ingersoll abbiano voluto accordarmi il premio T. S. Eliot mi
conforta sulla qualit� o il valore di ci� che io stesso ho fatto. Vorrei ricordare
i momenti fondamentali della vita o, meglio, dell'opera di T. S. Eliot, per
commemorarlo piuttosto che per farlo conoscere giacch�, signori e signore, voi lo
conoscete e lo conoscete certo molto meglio di me.
T. S. Eliot, dopo aver studiato alla Sorbona e a Oxford, decise di dedicarsi
unicamente alla letteratura, alla grande letteratura. Fin dalla prima opera "The
Love Song of J. Alfred Prufock" (1917), ha rotto con la tradizione letteraria del
Diciannovesimo secolo. Fu amico di Ezra Pound e, attraverso di lui, conobbe la
nuova poesia italiana, mentre, com'� noto, fu formato criticamente da T. E. Hume.
"La terra desolata", che segn� il punto culminante della sua produzione poetica, fu
definita dal suo traduttore francese Pierre Leyris un affresco a cinque dimensioni,
dove la presenza dell'autore � simile a quella di "Courbet nello �Studio del
pittore�". In altre opere, lo si vede attento ai rapporti fra le apparenze e la
realt� spirituale, i cui temi sono la penitenza e la redenzione. Egli si proclam�
monarchico e classico.
Il tema della redenzione nel tempo permane nelle opere successive, ispirate alla
Bibbia.
Rimpiango che la mia ignoranza dell'inglese m'abbia impedito di conoscere meglio
questo grande poeta mistico. Tuttavia, personalmente ed in spirito, lo sento molto
vicino. Un fratello maggiore, un grande fratello maggiore di scrittura teatrale.
E' il teatro, in Eliot, ci� che mi tocca di pi� e, fra le altre opere, il grande
capolavoro "Assassinio nella cattedrale" resta inciso nella mia memoria con la
maggiore intensit�. Con quest'opera, Eliot cre� un'avanguardia che, come tutte le
autentiche opere d'avanguardia, di fatto ritrova e si ricongiunge con la tradizione
pi� antica. La mia ammirazione incondizionata non va tanto alla reintroduzione del
coro arcaico, che pu� sembrare un po' artificiosa in una tragedia moderna, bens�
alla spiritualit� profonda dell'�Assassinio�, il sacrificio in onore di una causa
che vede Dio contro il re, potenza politica. Il sacrificio, come il poeta
l'intendeva, salva le anime. Il suo eroe Thomas Becket si offre volontariamente
alla morte, deliberatamente. Sceglie di rimanere se stesso qui e per l'eternit�, di
vivere l'eternit� quaggi�, fin da ora. All'opposto del teatro moderno che si perde
nei temi minori della futilit� politica, ideologica, amorosa, o del denaro, ossia
nei divertimenti frivoli o grossolani, Eliot ha a cuore soltanto l'essenziale, cio�
il destino dell'uomo, destino metafisico e religioso, ch� altro non pu� essere.
Oggi, in Francia, Eliot � poco rappresentato. Ma tutti ricordiamo le ammirevoli
mani congiunte in preghiera di Vilar in "Assassinio nella cattedrale", durante le
prime recite al Vieux-Colombier poco dopo l'ultima guerra.
Di fatto, con altri mezzi, forse con minor forza, io tentai a mia volta d'esprimere
la stessa cosa: il bisogno essenziale, acuto, primario, di religione e di
metafisica, senza le quali l'uomo � solo un miserevole burattino. Io non smettevo
d'esprimere, contraddittoriamente, negativamente, mediante la loro assenza, questi
valori spirituali. Se ho mostrato uomini miserevoli, risibili, non fu affatto per
il gusto della commedia. Ma poich�, in questi tempi di decadenza mondana dello
spirito, non possiamo proclamare la verit�, possiamo sempre perlomeno mostrare ci�
che l'uomo diventa o pu� diventare se � privato di ogni trascendenza; se il destino
metafisico � assente dal cuore umano, ovvero quando la realt� materiale si
sostituisce al reale, all'eterno. Il sacro � il reale, come dice molto bene il mio
amico Mircea Eliade. Il reale � eluso dal realismo, perch� il realismo non � reale,
� soltanto una convenzione, uno stile scolastico, una verit� volgare. Il reale, al
contrario, non � una scuola, un'ideologia che passa, � l'immarcescibile.
Tale fu il mio percorso, ho cercato di mettere in evidenza il nulla dell'assenza di
fede, l'assenza di vita spirituale. Se dunque talvolta fui comico, lo feci per
ragioni pedagogiche: il comico � semplicemente la seconda faccia del tragico,
l'assenza � semplicemente una delle forme dell'appello o della presenza di Colui
che aspetta dietro la porta che qualcuno gliela apra. Ma forse la spinger� Lui
stesso questa porta ed apparir� in tutto il Suo splendore, la Sua bellezza, la Sua
potenza, la Sua gloria.
Mi sarebbe piaciuto spiegarmi meglio; pi� ampiamente. Lo far� un'altra volta,
forse, lo spero.
Non mi resta che ringraziare M. John A. Howard, presidente del Comitato del premio
Ingersoll e insieme a lui anche i membri della giuria, e ringraziare voi, signore e
signori, per la vostra attenzione�.
Si reca a Berna dove partecipa attivamente ad una riunione in favore dei diritti
dell'uomo.
Visita la Fiera del libro a Francoforte.
Luglio: dipinge in Svizzera, a San Gallo. In agosto, soggiorna con la moglie al
Rondon, localit� di villeggiatura riservata agli scrittori.
La rivista tedesca �Signatur� pubblica a Monaco un testo composto in luglio, dal
titolo "Souvenirs et derni�res rencontres", illustrato da tempere dell'autore. Qui
egli rievoca persone amiche come Queneau, Paulhan, Lemarchand, Morand, Camus, ed
altre con le quali ebbe talvolta rapporti difficili Uean-Marie e Genevi�ve Serreau,
Gilles Sandier). Completa la resurrezione dei ricordi schizzando a matita il
ritratto del padre, della matrigna e d'un personaggio a forti tinte, degno di
calcare le scene: la zia Sabine Peytavi de Faug�res.
Dicembre: Ionesco assiste a Londra, al Riverside Studios, ad una rappresentazione
di "Viaggi tra i morti" ("Journeys among the Dead"), nella traduzione di Barbara
Wright. La commedia, con la regia di Stuart Wood, era interpretata dalla
Springboard Theatre Company.
1986.
Gallimard pubblica "Non", annotato e tradotto da Marie-France Ionesco. Prefazione
di Eugen Simion e postfazione di Ileana Gregori.
1987.
Riceve al chiostro dei Celestini una medaglia per il trentesimo anniversario delle
rappresentazioni della "Cantatrice calva", medaglia che reca una buffa citazione
del drammaturgo: �Solo le parole contano, il resto � chiacchiera�.
Febbraio: Ionesco dipinge a San Gallo, in Svizzera. Il 23, celebrazione alla
Huchette del trentesimo anniversario dello Spectacle Ionesco, alla presenza del
drammaturgo, di sua moglie e degli attori che, nel corso degli anni, si sono
succeduti nel recitare "La Cantatrice chauve" e "La Le�on".
Marzo: riceve la medaglia della citt� di Parigi.
17-19 giugno: il Centre Georges-Pompidou organizza un omaggio a Mircea Eliade.
Amico di lunga data del romanziere e storico delle religioni, Ionesco tenne il
seguente discorso:
�Sento ancora, in modo doloroso, l'assenza del caro Mircea Eliade. Mi mancher�
sempre. Come mancher� alla vita intellettuale del nostro pianeta, alla sua vita
spirituale.
Ho conosciuto Mircea, un po' pi� di cinquant'anni fa a Bucarest, al suo ritorno
dall'India. Godeva gi�, ancora molto giovane, di una fama eccezionale. Era ci� che
allora si diceva il �capo della nuova generazione�. Mi intimidiva. Pi� tardi, �
diventato uno dei pi� importanti maestri di pensiero dei giovani intellettuali
d'Occidente, soprattutto americani, ma anche francesi.
Ha rimesso in valore il mito, il pensiero mitico che spiriti ristretti, tanti
spiriti ristretti a-metafisici consideravano come menzogna, inganno, leggenda,
favola o mistificazione. Fra di loro, basti citare persone come Roland Barthes. Per
Eliade, il mito continuava ad essere una storia, una leggenda, ma una leggenda
esemplare, una struttura di pensiero, idea in senso platonico, archetipo,
articolazione, mistero. Egli contrapponeva la verit� mitica all'ideologia, alle
tante ideologie che hanno infestato gli animi; oppure scopriva, sotto le congerie
ideologiche, il mito nascosto, il mito sepolto, camuffato: per esempio, nell'al di
l� della "fine della storia" marxista, quell'al di l� della storia non � altro che
una visione degradata dell'Eden prima della caduta, che i marxisti ricercavano
quaggi�, a tastoni, nell'errore, nella notte dello spirito. Eliade discerneva nel
pensiero progressista il mito ascensionale, l'elevazione nel pensiero utopico degli
storici, eccetera.
Il fatto � che Mircea Eliade con i suoi scritti ermeneutici sapeva leggere nei
testi, interpretare con esattezza e portare alla luce le profondit� nelle quali si
smarriva la mentalit� moderna. Sotto il corruttibile, Eliade ritrovava ci� che �
evidente, incorruttibile, reale, sacro.
Si parla molto, in questo momento, di ritorno al sacro: Eliade forse � il profeta,
l'autore, il precursore di questo rinnovamento. Il Ventunesimo secolo, diceva
Malraux, sar� religioso o non sar�: lo sar�, anche grazie ad Eliade, al suo
insegnamento.
Mircea Eliade ci fa comprendere che le diverse rivelazioni delle religioni
implicano l'Unica, l'essenziale Rivelazione. Voglio dire che, se leggiamo le sue
opere, la "Storia delle religioni" fra le altre, ci rendiamo conto che le religioni
sono le tradizioni plurime d'una verit� unica. Masson-Oursel, che potremmo
considerare un precursore di Mircea Eliade, nel suo libro, oggi un po' trascurato,
sulle religioni comparate, scopriva nelle religioni delle similitudini, delle
somiglianze che sembravano proprio indicare una ricerca, un'esplorazione comune a
tutte.
Se leggiamo "L'Arcangelo di porpora" di Henry Corbin e gli altri scritti sui
mistici persiani, sui sufiti, ci accorgiamo che le esperienze mistiche, le estasi e
le illuminazioni dei musulmani esoterici non differiscono molto dalle estasi e
dalle illuminazioni degli esicasti o di taluni carmelitani. Io non sono in grado di
precisare, ad esempio, in che modo, con Dum�zil da una parte, e personalit� quali
Jung dall'altra, Eliade ci riconduca verso la scienza tradizionale, verso la via
sacra della conoscenza indicibile, extrastorica.
Fra le religioni studiate da Eliade, quelle dell'Estremo Oriente sembrano le
predilette; soprattutto il brahamanesimo; Mircea ha studiato ed ha fatto conoscere
al mondo occidentale le diverse tecniche dell'estasi, della meditazione, della
contemplazione: ad esempio il buddhismo tibetano, lo sciamanesimo. Il suo libro
sullo yoga � un classico. Altri ne parleranno meglio di me, senza trascurare il suo
importante lavoro letterario, il quale ci mostra come il soprannaturale possa
essere intrecciato con la vita quotidiana.
Non posso finire senza rendere un omaggio alla moglie di Mircea, a Christinel, la
fedele devota compagna che l'ha aiutato, sostenuto, amato per tanti anni. Saluto la
memoria di Mircea, indimenticabile amico. Nella mia tristezza, sono riconoscente a
coloro che mi hanno consentito di dire che l'abbiamo amato, ammirato, rispettato e
di ripetere che Mircea continuer� a mancare, spiritualmente ed affettivamente, a
tutti noi. Ma la sua opera cos� ricca, la sua immensa opera, rimane� (83).
19 ottobre: conferimento di due medaglie d'oro: quella di Saint-�tienne e quella di
Saint-Chamond.
6 novembre: conferenza alla Bayerische Akademie.
26 novembre 1987 - 12 gennaio 1988: esposizione a Basilea, alla galleria Hilt.
9 dicembre 1987 - 2 gennaio 1988: esposizione a Bruxelles, al �Botanique� (centro
culturale della comunit� francese) di quaranta tempere e litografie, e proiezione
del film di Thierry Zeno: "Eug�ne Ionesco, voix et silences" (prima mondiale).
10 dicembre: incontro con Daniel Stevens, giornalista alla R.t.b.f. (Radio
televisione del Belgio francofono) e con Thierry Zeno. Riportiamo qui, estraendole
dal colloquio, alcune osservazioni dell'autore: �La pittura, come Zeno mi ha fatto
dire nel film, � una terapia ed una maniera di rassegnarsi [...]. Per me � una
sorta di saggezza, quell'atteggiamento contemplativo di cui ho appena parlato, il
ricettacolo del mondo, lo sguardo stupito sul mondo [...]�.
Volgendo quindi uno sguardo retrospettivo sulla "Cantatrice calva", afferma: �Hanno
detto che si trattava d'una critica del teatro borghese, d'una parodia della
societ� borghese. Ma no, era tutt'altra cosa, era il mio "stupore" davanti al
comportamento delle persone e davanti allo spettacolo del mondo�. Infine, a
proposito dell'esistenza, dichiara: �Non sono saggio, morir� disperato, come diceva
Gide� (84). La sera, l'attore Francis Besson fece una lettura pubblica di estratti
di due opere: "Il bianco e il nero" e "La mano dipinge".
Nell'anno 1987, Ulricht Wickert, direttore dell'ufficio parigino della televisione
tedesca Ard, realizza un film su Ionesco, intitolato "Das Alte und das Absurde".
Pubblicazione di un'edizione di lusso, illustrata da litografie e preceduta da un
colloquio con Eug�ne Ionesco, di "Journeys among the Dead". Con una tiratura di
mille esemplari, questa versione tradotta da Barbara Wright � pubblicata da The
Limited Editions Club.
Gallimard pubblica "La Qu�te intermittente", diario intimo e insieme autobiografia
spirituale che il drammaturgo dedica alla moglie e alla figlia.
1988.
23 marzo - 9 aprile: esposizione di litografie dell'autore al Centre Georges
Pompidou e proiezione del film di Thierry Zeno presentato in precedenza a
Bruxelles.
15 aprile - 22 giugno: ripresa di "Les Chaises" al Th��tre national de la Colline.
Regia di Jean-Luc Boutt�, �soci�taire� alla Com�die Fran�aise, con Pierre Dux nel
ruolo del vecchio, Denise Gence in quello della vecchia, e Jorge Lavelli in quello
dell'oratore muto. La commedia ebbe un grande successo.
Maggio: Ionesco va a Stoccolma. Il 2, tiene una conferenza all'Alliance fran�aise
intitolata �L'autore e i suoi problemi� (testo gi� pubblicato in "Note e
contronote"). Il 3, all'Institut fran�ais, riprende un testo tratto da "Antidoti":
�Perch� scrivo�. Il 3 e 114, vengono rappresentate "La cantatrice calva" e "La
lezione". Il 7, viene presentata a Stoccolma l'esposizione che si era tenuta ad
aprile al Centre Georges Pompidou.
11 giugno: l'autore partecipa per qualche giorno al First New York Festival of the
Arts, che si svolge per un mese in luoghi diversi: Lincoln Center, The Metropolitan
Opera House, The New York State Theater e Columbia University.
15 giugno: pronuncia una conferenza dal titolo: �Chi ha ancora bisogno del teatro?�
Il giorno dopo, Mervyn Rothstein la recensisce sul �New York Times�: il drammaturgo
ha rievocato il �teatro dell'assurdo� nel quale include Beckett, Adamov e
Shakespeare di cui cita un passo celebre: la vita, come dice Macbeth, � �una favola
raccontata da un idiota piena di rumore e furore e che non significa nulla�.
Ionesco accenna anche al problema della realt� e del realismo, allo sconcerto
dell'uomo senza Dio, all'ultimo lavoro ("La Qu�te intermittente"), al libretto
d'un'opera sul sacrificio del prete polacco Maximilien Kolbe ad Auschwitz, alla
disarticolazione del linguaggio che non gli d� pi� alcuna gioia e non lo fa pi�
ridere.
22 giugno: Ionesco assiste all'ultima rappresentazione di "Les Chaises" al Th��tre
de la Colline.
Settembre: rappresentazione di "D�lire � deux" al Th��tre du Guichet-Momparnasse,
con regia di Idriss e come interpreti Jean-Jacques Charri�re e Jacqueline Mille.
1989.
22 febbraio: ricoverato in ospedale, Ionesco delega la figlia Marie-France a
leggere a Bruxelles, dinanzi alla commissione politica europea, una severa
requisitoria contro il regime romeno. Ionesco denuncia il �genocidio culturale�,
l'�accelerato processo di sottosviluppo, cui si accompagna un'autentica
disperazione morale�, una vita quotidiana �da incubo�, �il rapido degrado
dell'ambiente, delle cure mediche e delle condizioni elementari d'igiene�. Egli
conclude con queste parole: �Possiamo non reagire a un genocidio culturale di cui
siamo i contemporanei ed i testimoni? Non solidarizzare con le voci che, in
Romania, hanno il coraggio di levarsi, farebbe di noi dei complici colpevoli di
mancata assistenza ad un popolo in pericolo�. Lo stesso giorno, nel notiziario
serale, la televisione trasmette alcuni passi della dichiarazione che, il giorno
dopo, � parzialmente diffusa dai quotidiani.
27 febbraio: la giuria del Pen Club presieduta da Ionesco assegna il premio della
Libert� a Vaclav Havel, scrittore dissidente, fondatore della Carta 77, che, il 29
dicembre 1989, sar� posto alla presidenza della Repubblica cecoslovacca
dall'Assemblea federale. Il 22 febbraio, a Praga, Havel era stato condannato a nove
mesi di prigione per aver partecipato ad una manifestazione vietata, organizzata in
memoria di Jan Palach in occasione del ventesimo anniversario del suicidio politico
dello studente. Palach s'era immolato bruciandosi vivo il 16 gennaio 1969.
Inizio marzo: su iniziativa del comitato internazionale per la difesa di Salman
Rushdie, e dei suoi editori, settecentodieci scrittori, tra i quali figurano
Ionesco e Beckett, firmano una dichiarazione per �sostenere il diritto di tutti� ad
esprimersi.
In marzo, l'accademico Jean Hamburger pubblica da Flammarion "Zouchy et quelques
autres histoires". Il testo � illustrato da tempere di Ionesco e inframezzato da
riflessioni, datate 21 marzo, sulla sua pittura e le ragioni per le quali dipinge
(pp. 31-33).
7 maggio: nel corso della Terza Notte dei Moli�res (86), organizzata allo Ch�telet
da Antenne 2 e dall'Associazione professionale e artistica del teatro, Jacques
Mauclair pronuncia il seguente discorso:
�Signor Ionesco,
Maestro,
Caro Eug�ne,
Alla fine di questo discorso, l'attrice Denise Gence (che aveva interpretato "Les
Chaises" con Pierre Dux) consegn� un Moli�re al drammaturgo fra le ovazioni del
pubblico (88).
Ringraziando, Ionesco tenne il seguente discorso:
�Grazie, ringrazio lei, cara Denise Gence, ringrazio il mio vecchio complice,
Jacques Mauclair, ringrazio i registi e gli attori che hanno dato corpo e anima a
ci� che ho scritto.
Ma perch� ho scritto? Sono ancora qui a domandarmelo. Scrivo da tanto, tanto tempo.
A tredici anni, ho scritto la mia prima commedia, a dodici delle poesie, a undici
volevo scrivere i miei Ricordi: due pagine d'un quaderno da scolaro... eppure, ci
sarebbero state tante cose da dire!
Anzitutto c'� stato lo stupore iniziale: la presa d'atto dell'esistenza, uno
stupore immerso nella gioia e nella luce, uno stupore puro, senza giudizi sul
mondo. Un secondo stupore s'� innestato sul primo. Un giudizio stupefatto, la
constatazione che il male esiste, o, pi� semplicemente, che le cose vanno male.
Quel male che ci impedisce la consapevolezza del miracolo, come se non facesse
parte del miracolo. Il male, la nostra quotidianit�, il grande enigma. Non voglio
ora dibattere questo problema insolubile, gi� discusso da centinaia, migliaia di
filosofi, teologi, sociologi. Voglio dire soltanto che, come scrittore, il male
universale � una mia questione personale, intima.
Ho un amico, filosofo della disperazione (89), niente affatto insensibile, che vive
nel pessimismo come nel proprio elemento. Parla molto, parla bene, � allegro.
"L'uomo moderno, egli dice, spizzica nell'incurabile". Cos� fa lui. Facciamo cos�
anche noi. Visto che non c'� niente da fare, visto che tutti siamo votati alla
morte, stiamo allegri. Ma non lasciamoci turlupinare.
Ma forse una via d'uscita c'�. Ed � ancora la contemplazione, la meraviglia davanti
al fatto dell'esistenza�.
Primo febbraio: la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma debutta ad Ascoli Piceno con
"Le sedie"; la regia � di Antonio Calenda, gli interpreti sono Mario Scaccia, Pina
Cei, Aldo Tarantino. Il giudizio della critica � molto positivo. Lo spettacolo �
portato a Roma dal 29 marzo al 13 aprile.
11 maggio: Giulio Bosetti riprende "La lezione" al Teatro Valle di Roma.
Anche nella stagione 1989-90 compagnie minori ripresentano "Le sedie", "La
lezione", "La cantatrice calva" e "Delirio a due". Una variante al consueto
repertorio ioneschiano dei gruppi amatoriali va segnalata a Reggio Emilia, dove la
Compagnia Piccola Ribalta mette in scena "Il gioco dell'epidemia".
L'editore Guanda pubblica "La ricerca intermittente" (traduzione di Gian Renzo
Morteo) mentre compaiono presso Mondadori il romanzo "Il solitario" (traduzione di
Gabriella Bosco) (90) e presso Spirali la raccolta di interviste e articoli "Il
mondo � invivibile" (traduzione di Isabella Ficco).
1990.
4 gennaio: in occasione del recente decesso di Samuel Beckett, �Le Nouvel
Observateur� pubblica un articolo di Guy Dumur e le reazioni di Eug�ne Ionesco:
�Ricordo di aver visto Samuel Beckett alla Coupole in compagnia del pittore Bram
Van Velde. Stavano seduti per delle ore, immobili, quasi senza scambiar parola. Al
momento di separarsi, Beckett diceva: "Siamo stati bene insieme". E questo era
tutto. Se penso a lui, mi tornano in mente i versi di Alfred de Vigny: "Solo il
silenzio � grande, tutto il resto � debolezza".
Per Beckett, la parola era vaniloquio, era inutile. Si � parlato per lui di "teatro
dell'assurdo". L'espressione era stata inventata da un critico inglese, Martin
Esslin. E' stata applicata anche alle mie commedie e a quelle di Adamov,
drammaturgo oggi ingiustamente dimenticato. Si parlava di assurdo perch� era
l'epoca in cui sovente si dissertava anche dell'assurdo di Sartre, di Bataille, di
Camus, di Merleau-Ponty. Era un termine molto in voga negli anni cinquanta.
In Beckett sono importanti soprattutto i temi della morte, del malessere
esistenziale: egli ha scritto in tempi in cui il teatro politico e il teatro
d'intrattenimento dominavano le scene. Non ne ha tenuto alcun conto. Ha distrutto
il vecchio teatro e ne ha creato un altro completamente nuovo. Ha portato in scena
la vita nei suoi fondamenti essenziali, il rapporto dell'uomo con se stesso, con la
trascendenza, con la divinit�. I suoi commentatori forse non sarebbero d'accordo ed
egli stesso non ha mai spiegato il suo teatro, ma io l'ho sempre pensato:
"Aspettando Godot" esprime l'attesa senza speranza di Dio. Non si pu� comprendere
Beckett, non si pu� comprendere il suo teatro se lo si priva di questa dimensione
metafisica.
Il personaggio Beckett? Certo che mi impressionava. Quando l'ho incontrato per la
prima volta, saranno trenta o quarant'anni fa, mi � parso bello. Aveva un volto
intenso, un po' inquietante. Ma soprattutto era profondamente umano e di gentilezza
estrema. Mi ha fatto conoscere tanti amici, per esempio Harold Pinter. Nei miei
confronti, � stato sempre molto indulgente. Roger Blin mi ha raccontato che, dopo
aver visto "Il re muore", aveva detto: "E' il grido di un'anima".
I nostri rapporti si erano un po' allentati negli ultimi tre o quattro anni. Sapevo
ch'era malato e mi dispiaceva, ma ero abituato all'idea della sua morte come mi
sono abituato all'idea della mia�.
1991.
4 aprile: a Torino, al Teatro Alfa, la Compagnia omonima, diretta da Dino Desiata,
porta in scena Macbett; interpreti principali Michele di Mauro, Donato Sbodio e
Anna Radici; costumi di Paolo Bertinato (91).
24 aprile: debutta a Casale Monferrato la Compagnia Bonfigli-Bosetti con "La
lezione" e "La voce umana" di Jean Cocteau. Regia dello stesso Bosetti. Lo
spettacolo � quindi portato in tourn�e (92).
Luglio: ancora la Compagnia del Teatro Alfa presenta a Torino "Delirio a due".
1992.
2-31 luglio: nell'ambito del Festival Ionesco organizzato dal dipartimento di
Hauts-de-Seine, la compagnia del Th��tre de Neuilly mette in scena "Rhinoc�ros" (2-
11 luglio) e "Tueur sans gages" (16-31 luglio). La regia � di Jean-Pierre Fontaine.
20 ottobre: al Th��tre de la Colline Jorge Lavelli mette in scena "Macbett". Scene
e costumi di Max Bignens, musiche di Zygmunt Kranze, maschere e fantocci di
Rodolpho Natale. Nei ruoli principali figurano Michel Aumont ("Macbett"), Jean-
Claude Jay (Duncan), Isabel Karajan (Lady Duncan e la prima strega) e G�rard
Lartigan (Banco e il vescovo). Le repliche durano sino al 31 dicembre. Nei mesi
successivi la compagnia va in tourn�e a Nizza, Lione, Orl�ans e in Argentina (27
agosto - 12 settembre).
30 novembre: Sylvie Hamelin allestisce "D�lire � deux" al Th��tre Le Guichet
Montparnasse. Interpreti: Sylvie Hamelin, Emmanuel Fouquet, Maurice Pust e
Micha�lle Caudal. Lo spettacolo viene replicato sino al 2 gennaio 1993.
*
Desideriamo ringraziare il signore e la signora Ionesco per le informazioni che
solo loro potevano darci.
NOTE.
Nota 1. Il francese Jean Ipcar, nonno di Eug�ne Ionesco, spos� Anne. (Il
drammaturgo ignora il patronimico della nonna, ma sostiene che il nome Ipcar ha
un'origine pirenaica). Essi ebbero dodici figli, fra i quali, oltre a Jean: il
maggiore, �mile, che fu vicedirettore e poi direttore d'una centrale elettrica a
Tunisi, esercitando altres� le funzioni di console generale onorario di Romania in
Tunisia; Ulysse, elettricista, sistemato in Normandia; Th�odore, Armand, tecnico
elettricista e inventore d'un apparecchio per saldatura, che poco prima di morire
fu rinchiuso in manicomio (compare in "Derni�res rencontres") e Jean, chimico;
Alexandre, morto di tubercolosi a venticinque anni, � menzionato in "Briciole di
diario" quando il drammaturgo rievoca i ricordi d'infanzia (vedi in "Passato
presente", Rizzoli, Milano 1970, p. 19). La madre di Eug�ne, Th�r�se, aveva quattro
sorelle, Anne, Ang�le, C�cile e Sabine. Quest'ultima � richiamata sotto i tratti di
Adelaide in "La fame e la sete", e in "Viaggi tra i morti". Personaggio pittoresco,
sposata tre volte, aveva un gabinetto dentistico a Parigi. Il suo ultimo marito,
Gustave Peytavi de Faug�res, si fece frate. Quanto a lei, dopo che una congestione
cerebrale ne ebbe diminuite le facolt� mentali, chiedeva periodicamente
l'elemosina, bench� disponesse di redditi sufficienti a sopperire ai propri
bisogni.
Nota 2. In taluni patronimici, la filiazione � segnata da un suffisso. Ionescu,
come Johnson e Jansen, significa �figlio di Giovanni�. Altre lingue segnalano la
filiazione con un prefisso: Mc o Mac (McMillan, MacDonald), O' (O'Connor), Ben (Ben
Bella).
Nota 3. Non si � potuta stabilire la data precisa.
Nota 4. Il professor Gheorghe Mihai verific� la data agli Archivi di Stato di
Slatina. Vedi la rivista �Romania Literar�, n. 28, 1969.
Nota 5. Lo scatto fra il calendario giuliano e il calendario gregoriano �
attualmente (dal 1900 al 2100) di tredici giorni.
Nota 6. Il drammaturgo, che ci ha suggerito questa data, non � in grado di
garantirla. Pu� darsi che si tratti del 1912.
Nota 7. Vedi "Briciole di diario" in "Passato presente" cit., p. 15.
Nota 8. La data � incerta: il 1917 sembra pi� probabile del 1916.
Nota 9. Soprannominata Lola dal marito, aveva due fratelli, Costica e Mitica, l'uno
funzionario, l'altro capitano, e due sorelle, Caterina e Maria, detta Mitsa. La
maggior parte dei membri del clan Buruiana che il drammaturgo odiava, appaiono
sotto il velo dell'onirismo in "Viaggi tra i morti".
Nota 10. Vedi "Briciole di diario", in "Passato presente" cit., p. 12. L'entrata in
guerra degli Stati Uniti avvenne il 14 aprile 1917 e l'intervento delle truppe in
Francia nel luglio 1918.
Nota 11. Dopo la prima guerra mondiale, la Romania conobbe un regime di democrazia
parlamentare. Questo regime fu scosso dalla crisi del 1929 e dall'ascesa del nuovo
partito fascista, la Guardia di Ferro. Nel 1938, il re Carol Secondo istitu� una
dittatura. Dopo l'occupazione tedesca, la Romania fu trascinata in guerra contro
l'Urss dal dittatore Antonescu che, all'arrivo al potere del re Michele Primo, nel
1940, si proclam� "conducator" (l'equivalente di F�hrer). Dopo aver governato con
l'appoggio della Guardia di Ferro, la elimin� aiutato dall'esercito tedesco. Nel
1944, allorch� i sovietici entrarono in Romania, Antonescu fu giudicato da un
tribunale popolare e condannato a morte. Nel 1947, il re abdic� e, nel 1948, fu
proclamata la Repubblica popolare di Romania.
Nota 12. "Briciole di diario", in "Passato presente" cit., p. 10.
Nota 13. Vedi "Souvenirs et derni�res rencontres", in �Signatur�, M�nchen 1986. Il
testo, illustrato con tempere dell'autore, non reca il numero delle pagine. A
proposito di Sabine, Ionesco sostiene che �spesso si faceva chiamare "Madame de
Faug�res" perch� si pensasse a qualche sua nobilt�. Ma Faug�res � solo un villaggio
nel Mezzogiorno della Francia, di dove Peytavi era originario e che non apparteneva
ai suoi avi�. Esistono effettivamente in Francia due comuni col nome di Faug�res,
uno nell'H�rault, l'altro nell'Ard�che.
Nota 14. Nei suoi colloqui con Claude Bonnefoy, Ionesco dichiara di essere
rientrato a Bucarest quando aveva tredici anni (p. 13). Se il ritorno � avvenuto
prima che il bambino avesse quattordici anni, andrebbe collocato fra il novembre
1922 e il novembre 1923.
Nota 15. Interrogato in proposito il 16 novembre 1989, il drammaturgo non si
ricordava di aver imparato il romeno prima del 1923. Dobbiamo concluderne che,
durante il suo lungo soggiorno a Parigi, il padre gli parlasse in francese? Ionesco
non sa pronunciarsi con certezza.
Nota 16. Vedi "Viaggi tra i morti", t. II, p. 671.
Nota 17. Ritroviamo una traccia di questa persona in "Viaggi tra i morti", t. II,
pp. 671 e 676-77 e in "Il mondo � invivibile", Spirali, Milano 1989, p. 117.
Nota 18. "Viaggi tra i morti", t. II, p. 681.
Nota 19. Mihail Burileanu, piccolo boiaro, spos� Anna Pol e ne ebbe due figli:
Nicola, detto Nicki, e Rodica.
Nota 20. Il drammaturgo non � sicuro che il nome sia quello giusto.
Nota 21. In questa veste, Ottavio Burileanu, fratello di Mihail, si prese cura di
colui che sarebbe diventato il re Michele.
Nota 22. Viaggi tra i morti, t. II, p. 692.
Nota 23. "Viaggi tra i morti", t. II, pp. 666-67, 672 e 678.
Nota 24. Vedi la "Prefazione", pp. XXIII-XXIV.
Nota 25. Confidenza dell'autore, 30 settembre 1985.
Nota 26. [Diploma di laurea che d� anche l'abilitazione all'insegnamento nelle
scuole superiori. N.d.T.].
Nota 27. "No", Vremea, Bucarest 1934.
Nota 28. "Non", Gallimard, Paris 1986, p. 179.
Nota 29. Riprendiamo qui le indicazioni fornite da Gelu Ionesco nella postfazione a
"Vita grottesca e tragica di Victor Hugo", Spirali, Milano 1985, pp. 92-110.
Nota 30. "Souvenirs et derni�res rencontres" cit. Senza indicazione di pagina.
Nota 31. Vedi "Primavera 1939". "Le vestigia del ricordo". "Pagine di giornale", in
"La foto del colonnello", Spirali, Milano 1987, pp. 107-46.
Nota 32. Nella "Ricerca intermittente", Ionesco afferma che la versione romena
della "Cantatrice calva" fu redatta nel 1943 a Bucarest. Il ritorno in Francia
dello scrittore non potrebbe quindi collocarsi nel 1942. Messo di fronte a questa
realt�, l'autore insiste nel sostenere che la data esatta � il 1942.
Nota 33. Mircea Eliade, "Les Moissons du solstice (M�moire II 1937-1960)",
Gallimard, Paris 1988, p. 100.
Nota 34. Jacques Poli�ri, che mise in scena anche "I tempi del verbo" e "Una voce
senza nessuno" di Tardieu alla Huchette nel marzo 1956, fu un innovatore nel campo
dell'architettura teatrale. Nel 1968, ide� un teatro mobile con palcoscenico
anulare per la Casa della Cultura di Grenoble e, nel 1969, un teatro mobile
trasformabile, la sala Louis Jouvet al Conservatorio nazionale d'arte drammatica.
Partecip� a numerose esposizioni e pubblic� "Cinquante ann�es de recherches dans le
spectacle", Ed. Aujourd'hui, Marseille 1958; "Sc�nographie nouvelle", ivi, 1963;
"Sc�nographie. S�miographie. Textes et r�alisations", Deno�l-Gonthier, Paris 1971
Nota 35. "Entretiens avec Eug�ne Ionesco", Belfond, Paris 1966, p. 211.
Nota 36. "Ionesco", Classiques du Vingti�me si�cle, Paris 1964, p. 125.
Nota 37. Questo sketch fu messo in scena insieme a parecchi altri, all'Universit�
della California sita a Davis, dal 22 al 24 aprile 1983. Il regista era Everard
d'Harnoncourt.
Nota 38. In occasione della presente edizione italiana, la cronologia stabilita da
Emmanuel Jacquart per l'edizione francese � stata opportunamente integrata, al fine
di documentare la penetrazione del teatro di Ionesco nella cultura e nella societ�
italiana (le integrazioni sono separate con una stella dalla restante cronologia
francese). Si � voluto cos� dar conto innanzitutto dei contributi di coloro che
hanno segnalato per primi il nuovo drammaturgo all'attenzione della critica e si �
poi cercato di citare il pi� capillarmente possibile gli spettacoli portati sulla
scena dalle diverse formazioni, con accenni alle reazioni dei recensori e del
pubblico. Tuttavia, un elenco esauriente delle rappresentazioni di Ionesco in
Italia non � facile da compilare: L'Istituto del dramma italiano (Idi) si �
preoccupato di documentare quanto avviene sui palcoscenici italiani soltanto a
partire dalla stagione 1961-62, limitandosi a registrare data, luogo e compagnia
delle �prime�. Inoltre, negli ultimi anni si � assistito ad un proliferare di nuove
compagnie che non sempre inviano la documentazione dei loro spettacoli all'Idi;
senza contare i gruppi amatoriali, filodrammatici, universitari, eccetera, che
ovviamente non compaiono sulle registrazioni ufficiali, ma che hanno ampiamente
recitato Ionesco. Fin d'ora va segnalato che Ionesco � stato rappresentato poco
dalle grandi compagnie (fanno eccezione il Teatro Stabile di Torino e la Compagnia
dei Quattro) e molto di pi� da imprese medio-piccole, che, come si � visto, sono
meno documentate. Fra le opere di Ionesco, "Il pedone dell'arca", "La lacuna" e
"Viaggi tra i morti" non risultano essere mai state rappresentate in Italia. "Della
Fame e la sete", sono stati portati in scena due soli episodi, "La fuga" e
"L'appuntamento", non pi� replicati.
Nota 39. [Il racconto "Orifiamma" compare in italiano nel volume "La foto del
colonnello", Spirali, Milano 1987. N.d.T.].
Nota 40. Le notizie riguardanti i viaggi sono state gentilmente comunicate, per la
maggior parte, dai signori Ionesco. Se le precisazioni sono insufficienti (giorno e
mese), i viaggi vengono menzionati alla fine della rubrica annuale alla quale si
riferiscono. Salvo rare eccezioni, i soggiorni all'estero hanno consentito a
Ionesco o di assistere alla rappresentazione d'una sua commedia o di tenere una
conferenza oppure di assumere le funzioni di professore ospite.
Nota 41. [Scrittore umoristico francese (1855-1905). N.d.T.].
Nota 42. Colloquio del 30 settembre 1985.
Nota 43. Da notare che l'Italia �, su piano mondiale, il primo paese in cui
compaiono traduzioni di commedie di Ionesco.
Nota 44. "Note e contronote", Einaudi, Torino 1965, p. 127.
Nota 45. Vedi la recensione del �New York Times� dell'11 novembre 1976. Nel 1987,
sentendosi ingiustamente trascurato dalla critica e ritenendo che essa non
cogliesse pi� il suo contributo innovatore, Ionesco fece di nuovo appello
all'avanguardia, atteggiamento che da anni aveva abbandonato (vedi "La ricerca
intermittente", Guanda, Parma 1989, pp. 42-43). Avendo letto il testo manoscritto,
attirammo l'attenzione dell'autore sull'incompatibilit� di tali enunciati con le
sue precedenti dichiarazioni. Il testo non fu modificato, ma dopo qualche tempo
Ionesco sostenne con noi di preferire tuttora la definizione �teatro di derisione�!
Nota 46. La critica esprime un giudizio favorevole e, mentre sottolinea che vi �
stato qualche dissenso fra gli spettatori, afferma, come fa ad esempio Carlo Terron
su �La Notte� del 28-29 luglio 1956, che purtroppo la platea � ancora costituita
per buona parte da �benpensanti�, �... che ancora oggi vanno raccontandosi in
privato che Pirandello ha rovinato il teatro�. Rilevato il carattere innovativo
dello spettacolo, critici come lo stesso Terron, E. F. Palmieri, R. De Monticelli,
V. Vecchi, indicano in Achille Campanile, in Ettore Petrolini, nel primo
Palazzeschi, analoghe forme di comicit� e di scrittura gi� sperimentate, in qualche
misura, in Italia.
Nota 47. Il primo traduttore della "Cantatrice chauve" ha reso in italiano
�cantante� e non �cantatrice�, come ha poi scelto di fare Gian Renzo Morteo,
versione da allora prevalsa. Sulle ragioni di questa scelta di Morteo vedi Maura
Sesia, "La fortuna di Ionesco in Italia: articoli, note, prefazione, traduzioni di
Gian Renzo Morteo", Tesi di laurea in storia del teatro, Universit� degli studi di
Torino, Facolt� di lettere e filosofia, anno accademico 1991-92, p. 37.
Nota 48. I primi due articoli decisamente critici nei confronti di Ionesco si
devono ad Adriano Magli, �Radiocorriere� del 16 settembre 1956, e a Luciano
Codignola, �Tempo presente�, settembre-ottobre 1956. Il primo sostiene che il
teatro di Ionesco non � satirico, �perch� esiste satira quando si ironizza una
consuetudine che andrebbe emendata: mentre Ionesco non vuole fare al suo pubblico
nessuna utile proposta [...] � un autore che si diverte unicamente con i vacui
frammenti del vivere�. Anche per L. Codignola q messaggio � sostanzialmente
insufficiente e �tanto pi� improbabile l'interpretazione di chi vorrebbe vedere in
Ionesco delle preoccupazioni sociali, non parliamo poi di una nuova concezione del
teatro�.
Nota 49. Due attori della Compagnia, Elena Magoja e Adolfo Fenoglio, confluiranno
poi nel Teatro delle Dieci, tuttora operante a Torino.
Nota 50. "Ionesco: uomo del destino?", in "Note e contronote" cit., pp, 85-87.
Nota 51. Ibid., p. 88.
Nota 52. "Ionesco e il fantasma", in "Note e contronote" cit., pp. 91-94.
Nota 53. "Note e contronote" cit., pp. 94-95 e 96-98.
Nota 54. Il Teatro delle Dieci, diretto da Massimo Scaglione, si � costituito nel
1957 ed ha recitato ininterrottamente fino al 1972, presentando in prevalenza opere
di rottura, talora novit� assolute per l'Italia. Il gruppo si � ricostituito nel
1977.
Nota 55. Fra i critici � diffusa l'opinione che il pubblico sia ormai disposto ad
accettare il �teatro dell'assurdo� e Leonardo Bragaglia ricorda fra le ascendenze
storiche, oltre al futurismo e a Jarry, Ribemont Dessaignes (�Lo Specchio� del 22
febbraio 1959).
Nota 56. Regia, scenografia e attori ricevono il plauso della critica, non cos� il
testo (vedi Sandro De Feo, "In cerca di teatro", Longanesi, Milano 1972, vol. II,
pp. 610-13).
Nota 57. Parlando dei vecchi allestimenti italiani di questa commedia, utilizzeremo
il titolo con cui si presentavano ("Il rinoceronte", piuttosto che "Rinoceronte").
Ma sull'utilizzazione dell'articolo definito. vedi il Commento relativo a questa
commedia e le affermazioni di Ionesco: p. 890, nota 1.
Nota 58. Il protagonista, Marcello Moretti, sar� sostituito nelle successive
tourn�es e cos� Ionesco lo ricorda in "Note e contronote" (Einaudi, Torino 1965, p.
200): �Moretti, l'attore italiano morto poco tempo fa e che era uno dei pii grandi
attori del mondo, ne aveva fatto un dramma struggente e doloroso�.
Nota 59. Per maggiori informazioni, vedi il Commento di "Delirio a due", t. II, p.
809, nota 1.
Nota 60. Parte della critica si esprime negativamente non sullo spettacolo ma sul
testo, che viene giudicato un'involuzione rispetto al �vero� Ionesco che si trova,
secondo S. De Feo, �nelle inesorabili farse filologiche dei massacri glottologici
[...]. Sul terreno dell'arte, la sola positivit� che esiste � quella
dell'ispirazione e della fantasia originale, e la negativit� � il risaputo, il
trito, il ridetto e insomma tutto ci� che � di seconda mano. E il Signor B�renger �
di seconda mano� (vedi "In cerca di teatro" cit., p. 617). Ionesco per�, venuto
appositamente a Milano, � pienamente soddisfatto dell'allestimento di F. Enriquez,
al quale vorrebbe affidare per la prima mondiale la nuova commedia che sta
scrivendo, "Il pedone dell'aria" (B. Mosca in �Gente�, gennaio 1961, pp. 69-66). Il
progetto non andr� in porto e "Il pedone dell'aria" non sar� mai rappresentato in
Italia. "Il rinoceronte" ottiene, tuttavia, un notevole successo di pubblico che
accoglie favorevolmente la Compagnia nel corso di una lunga tourn�e.
Nota 61. Poich� l'edizione francese dello spettacolo era gi� stata portata in
tourn�e in Italia, taluni critici vi scorgono quasi un riallestimento.
Nota 62. Allontanatosi dalla Compagnia dei Quattro.
Nota 64. Parte della critica sottolinea come Giulio Bosetti sia ancora �troppo
giovane e non soltanto di anni...� per sostenere un ruolo cos� complesso
all'interno di un'opera che sarebbe un capolavoro, se non ci fosse un finale troppo
prolungato (Lucio Ridenti su �Il Dramma�, n. 327, dicembre 1963). Gli apprezzamenti
per �la svolta� drammaturgica di Ionesco sono numerosi: Giulio Trevisani su
�l'Unit� del 30 dicembre 1963 scrive che ora anche chi �ha mostrato scarsa
tenerezza (noi per esempio non ne abbiamo mai avuta recessiva) pu� ben cominciare a
riconciliarsi con l'estroso scrittore�.
Nota 65. "La cantatrice calva" sar� riproposta l'8 luglio 1971 e il 17 marzo 1978;
"Delirio a due", il 3 giugno 1976, il 16 ottobre 1981 e il 15 febbraio 1983.
Nota 66. Mario Raimondo su �II Dramma� del febbraio 1970 scrive: �Cristiano e
Isabella, due attori intelligenti... affatto routiniers che per una volta si sono
fatti ingabbiare proprio in questa nuova moda del fare in modo che non si capisca
ci� che si racconta dal palcoscenico... Hanno, cos�, recitato nel modo pi�
artefatto possibile... con un continuo ammicco simbolista, quella commedia della
quale Ionesco ha detto: �E un'opera semplice, infantile e quasi primitiva nella sua
semplicit�. Non vi si trover� traccia di simbolismo"...� (vedi "Note e contronote"
cit., p. 188).
Nota 67. Arnaldo Ninchi, come Isabella del Bianco, aveva recitato nella Compagnia
dei Quattro nel 1962, anno in cui il gruppo aveva allestito lo stesso testo.
Nota 68. Una scelta di bozzetti a tempera di E. Colombotto Rosso per "Il gioco
dell'epidemia" � stata esposta a Torino in occasione della Mostra �La citt�
inquietante-Pittura fantastica e surreale a Torino� promossa dall'amministrazione
civica alla palazzina della Promotrice di belle arti (ottobre-dicembre 1992. Vedi
il catalogo edito da Fabbri, Milano 1992, ed in particolare il saggio di Pietro
Crivellaro, "La recita dell'assurdo", pp. 71-86.
Nota 69. Gi� su �Il Dramma� dell'ottobre 1970 in occasione della prima parigina,
Ugo Ronfani aveva scritto che il testo era �... meno lirico e ispirato di "Le roi
se meurt", pi� secco e didascalico...�
Nota 70. Perplessit� sulla scelta dei due episodi esprime Odoardo Bertani su
�L'Avvenire� del 14 aprile 1972, pur apprezzando la regia e gli attori.
Nota 71. Commedie di Ionesco sono state recitate a Imola, Acireale, Udine, Merate,
Lucca, Vigevano, Cesena, Livorno, Mantova, Verona, Aosta, Torre del Greco, Ancona,
Novi Ligure, Vicenza, Moncalieri, Cosenza, Bolzano, Asti, Parma, Arezzo, Ragusa,
Cremona, Trento, Pinerolo... (vedi gli elenchi della Scad, Soci�t� des Auteurs et
Compositeurs Dramatiques di Parigi, sui permessi accordati per rappresentazioni di
Ionesco in Italia).
Nota 72. Secondo il �Corriere della Sera� del 18 maggio 1972, Ionesco avrebbe
ceduto a Raf Vallone i diritti di rappresentazione in Italia di "Macbett", ma
questo spettacolo non � stato mai realizzato.
Nota 73. Sfavorevole la reazione della critica: �L'ultima commedia di Ionesco [...]
ci riporta nella prigione in cui l'autore ha voluto chiudersi ormai da molti anni
[...] � la prigione del solipsismo, di un individualismo che non � nemmeno
anarchico e libertario, che allora sarebbe sostenuto da un'ideologia; e qui
l'ideologia � la bestia nera, neanche se ne deve parlare [...]� (R. De Monticelli,
�Corriere della Sera� del 6 febbraio 1975).
Nota 74. Pierre Belfond, Paris 1980. Autori degli interventi: Cl. Abastado, R.
Bensky, M. Eliade, M. Esslin, Gelu Ionesco, H. Gouhier, G. Gu�rin, E. Jacquart, P.
Lanhomas, M. Liome, Y. Moraud, J. Onimus, M. Pruner, P. Vernois, C. Weil,
Prefazione di Eug�ne Ionesco.
Nota 75. Guido Davico Bonino scrive su �La Stampa� dell'8 gennaio 1978 che �[...]
il difetto di fondo della scrittura di Ionesco � [...] quello di essere debordante.
Come ispiratore e regista della edizione italiana [...] Tino Buazzelli avrebbe
dovuto sforbiciare il testo pio generosamente [...]� Il 18 gennaio, sullo stesso
giornale, Buazzelli risponde che �[...] l'impegno dell'Autore e nostro, in tempi di
superficialit� confusa, o di violenza politica, non � fare solo uno spettacolo, ma
aiutare l'uomo a ritrovare la speranza di una dignit�, le sue possibilit�
spirituali, mitologiche�.
Nota 76. II traduttore Gian Renzo Morteo aveva consigliato in tal senso la
Compagnia: �[...] i tentativi fatti di proporre l'assurdo (alcune opere
opportunamente scelte di tale teatro) ad un pubblico di giovanissimi hanno sempre
ottenuto consensi al di l� di ogni aspettativa� (da un dattiloscritto senza data
inviato al Teatro dell'Angolo). Due volumetti di "Storie per bambini" di Ionesco
erano gi� stati pubblicati dalla Emme Edizioni.
Nota 77. Autori degli interventi: E. Coe, R. Corrigan, M. Esslin, D. Grossvogel, E.
Jacquart, J. Kott, R. Lamont, M. Lazar, G. Wellwarth.
Nota 78. Roberto de Monticelli recensisce il nuovo allestimento sul �Corriere della
Sera� del 14 gennaio 1981. Il suo giudizio, assai critico, si rivela fin dal
titolo, �Affogata nella confusione la patetica fine di B�renger�. Cos� egli scrive:
�"Il re muore"... l'ultima commedia vera di Ionesco, prima della sua evidente
involuzione. Ma se questo lento e forse un po' monotono cerimoniale fatto di
parole... lo si riduce, come si � fatto qui, a una specie di farsa barocca su
sfondo vagamente fantascientifico... addio grazia, intelligenza, patetismo,
umorismo, surrealismo... addio metafisica sia pure spicciola... tutto questo vuol
dire che si � messo in scena il testo senza un vera fiducia nella sua essenza
autentica che � quella verbale�. Non molto diversa � l'opinione degli altri
recensori.
Nota 79. �Le Monde�, 3 marzo 1983, p. 13.
Nota 80. R. Di Giammarco sulla �Repubblica� del 3 gennaio 1984 e Aggeo Savioli
sull'�Unit� dello stesso giorno si esprimono favorevolmente sullo spettacolo ed
apprezzano l'adattamento in napoletano delle "Sedie". Savioli suggerisce un
parallelo fra il vecchio di Mario Santella e Carlo Saporito, personaggio di "Le
voci di dentro" di Eduardo de Filippo.
Nota 81. Su �Il Castello di Elsinore�, n. 9, 1990, Umberto Artioli rievoca quegli
allestimenti.
Nota 82. Notevole l'interesse della critica, sia per la notoriet� del protagonista
che per �l'accento posto sul transfert sessuale del personaggio, che c'� gi� nel
testo, ma qui viene particolarmente valorizzato� (R. de Monticelli, �Corriere della
Sera� del 28 giugno 1986).
Nota 83. Questo testo compare in Eliade, "Les Moissons du solstice" ("M�moire II
1937-1960)" cit., pp. 254-56.
Nota 84. I due colloqui dell'autore con Daniel Stevens e Thierry Zeno furono
trascritti e pubblicati da Fabienne Arvers (�Th��tre/Public�, n. 81, maggio-giugno
1988, pp. 33-40). Notiamo che, per parte sua, Gabriel Marcel aveva affermato, fin
dal 1942: �L'esistenza non � separabile dallo "stupore"� ("Du refus �
l'invocation", Gallimard, Paris 1942, p. 88).
Nota 85. Da notare che il personaggio del professore sollecita attori di fama a
misurarvisi; lo stesso accade con il personaggio di B�renger di "Il re muore".
Nota 86. [Premio annuale francese per il teatro, equivalente al premio italiano
Taormina. N.d.T.].
Nota 87. [Il pi� popolare dizionario enciclopedico francese. N.d.T.].
Nota 88. Durante la medesima cerimonia, anche Mauclair ottenne un Moli�re, perla
regia di "L'avaro".
Nota 89. Si tratta di �mil Cioran, autore di "Sur les cimes du d�sespoir" (L'Herne,
1933), "Pr�cis de d�composition" (1949), "Syllogismes de l'amertume" (1952), "La
Tentation d'exister" (1956), "Histoire et utopie" (1960), "La Chute dans le temps"
(1965), "Le Mauvais D�miurge" (1969) e "De l'inconv�nient d'�tre n�" (1973),
apparsi da Gallimard. [Di Emil Cioran sono stati tradotti in italiano: "La
tentazione di esistere", Bompiani, Milano 1988; "Il funesto demiurgo", Adelphi,
Milano 1986; "Esercizi di ammirazione", ivi 1988; "Lacrime e santi", ivi 1990;
"L'inconveniente di essere nati", ivi 1991; "Squartamento", ivi 1991. N d. T.].
Nota 90. Il solitario era gi� comparso nel 1974 presso Rusconi, nella traduzione di
Gloria Zannino Angiolello.
Nota 91. Desiata... ha realizzato uno spettacolo svelto e vagamente rivistaiolo,
preoccupato pi� di divertire che di sprofondare nell'umorosit� saturnina di
Ionesco�. �Molti calorosissimi applausi� (Osvaldo Guerrieri, �La Stampa� del 7
aprile 1991). �Lo stupore � ormai una rara magia a teatro... riescono a regalarlo
Dino Desiata... e la sua banda di attori... Spettacolo accattivante e
meritevole...� (Gian Luca Favetto, �la Repubblica� del 7-8 aprile 1991).
Nota 92. Spettacolo recitato �con eccellente sobriet� (Masolino d'Amico, �La
Stampa� del 14 maggio 1991).
Nota 93. Discordanti le reazioni della critica, che loda l'allestimento
manifestando perplessit� sul testo. Senza appello due giudizi: �"Vittime del
dovere" appartiene alla fase iniziale, e di gran lunga migliore, della produzione
teatrale di Eug�ne Ionesco, in stretta contiguit� temporale con testi leggendari
come "La cantatrice calva", "La lezione", e "Le sedie" e, d'altra parte, con le
prime folgoranti apparizioni sulle scene parigine di quello che � stato a lungo
considerato il suo grande collega-rivale, Samuel Beckett. I decenni da allora
trascorsi hanno fatto giustizia di questo equivoco, trasformando Beckett "en lui
m�me", ossia uno dei massimi scrittori del secolo, e ridimensionando Ionesco al
ruolo di protagonista storico del teatro del secondo Novecento� (Giovanni Raboni,
�Corriere della Sera� del 23 febbraio 1992). �Ionesco � il "vecchio" pi� terribile
che "grande" del teatro francese. Considerato il massimo, o quasi, negli anni
'50... artisticamente � invecchiato male. Un ritorno di fede lo ha spinto ad
assumere posizioni di esasperato, reazionario "misticismo" [...] i suoi testi pi�
noti [...] mostrano le rughe di una sempre meno utile "verbosit�", senza, a
sostenerli, la disperazione e la dimensione assoluta di Beckett [...]� (Gianfranco
Capitta, �Il Manifesto� del 23 febbraio 1992).
JOLE MORTEO.
NOTE.
NOTA AL TESTO.
Le traduzioni.
Le traduzioni utilizzate sono quelle comprese nelle due raccolte einaudiane "Teatro
I" (1961) e "Teatro II" (1967), insieme ai testi pubblicati separatamente ("Il
gioco dell'epidemia", 1971; "Macbett", 1973; "Viaggi tra i morti", 1983). La
revisione dei testi e la traduzione dell'apparato critico delle varie commedie �
stata curata da Jole Morteci e da Gabriella Bosco.
Quest'edizione contiene tre commedie inedite per l'Italia: "Esercizi di
conversazione e dizione in francese per studenti americani", "Che inenarrabile
casino!" e "L'uomo con le valigie", tradotti da Sandro Bajini, e i testi delle
commedie riportate in appendice e tradotte da Jole Morteo, che vengono pubblicati
in prima mondiale.
L'apparato critico.
Segni convenzionali.
L'inserzione di una barra verticale "|" indica un a capo; "[ ]" segnala le parole o
gruppi di parole cancellati sul manoscritto; "[...]" indica un'ellissi praticata in
una citazione.
"datt." fa riferimento all'esistenza d'un dattiloscritto. Se necessario questo
segno � completato da un indice che segnala la posizione del dattiloscritto citato,
rispetto ad altri dattiloscritti della stessa opera.
"ms." si riferisce ad un manoscritto.
Nei rimandi in nota, tutti i riferimenti in cui non compare l'indicazione tomo II,
sono relativi alle pagine del presente volume.
NOTE.
RINGRAZIAMENTI.
LA CANTATRICE CALVA.
Anti-commedia. (1)
PERSONAGGI.
SIGNOR SMITH.
SIGNORA SMITH.
SIGNOR MARTIN.
SIGNORA MARTIN.
MARY, la cameriera.
IL CAPITANO DEI POMPIERI.
SCENA PRIMA.
Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese. Il signor Smith,
inglese, nella sua poltrona e nelle sue pantofole inglesi, fuma la sua pipa inglese
e legge un giornale inglese accanto a un fuoco inglese. Porta occhiali inglesi; ha
baffetti grigi, inglesi. Vicino a lui, in un'altra poltrona inglese, la signora
Smith, inglese, rammenda un paio di calze inglesi. Lungo silenzio inglese. La
pendola inglese batte diciassette colpi inglesi (2).
SIGNORA SMITH: Gi� le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo,
insalata inglese. I ragazzi hanno bevuto acqua inglese. Abbiamo mangiato bene,
questa sera. La ragione � che abitiamo nei dintorni di Londra e che il nostro nome
� Smith.
SIGNORA SMITH: Le patate sono molto buone col lardo, l'olio dell'insalata non era
rancido. L'olio del droghiere dell'angolo � di qualit� assai migliore dell'olio del
droghiere di fronte, ed � persino migliore dell'olio del droghiere ai piedi della
salita. Non voglio dire per� che l'olio di costoro sia cattivo.
SIGNORA SMITH: Ad ogni modo l'olio del droghiere dell'angolo resta il migliore...
SIGNORA SMITH: Questa volta Mary ha cotto le patate proprio a dovere. L'ultima
volta non le aveva fatte cuocere bene. A me piacciono solo quando sono ber cotte.
SIGNORA SMITH: Il pesce era fresco. Mi sono persino leccata i baffi. Ne ho preso
due volte. Anzi, tre. Mi far� andar di corpo. Anche tu ne hai preso tre volte. Per�
la terza volta ne hai preso meno delle due volte precedenti, mentre io ne ho preso
molto di pi�. Ho mangiato meglio di te, questa sera. Come si spiega? Di solito, tu
mangi pi� di me. Non � certo l'appetito che ti manca.
SIGNORA SMITH: Tutto sommato per� la minestra era forse un po' troppo salata. Aveva
pi� sale in zucca di te. Ah, ah, ah! Aveva pure troppi porri e troppo poca cipolla.
Mi spiace di non aver suggerito a Mary di aggiungere un po' di anice stellato. La
prossima volta sapr� come regolarmi.
SIGNORA SMITH: Il nostro bambino avrebbe voluto bere della birra, un giorno o
l'altro non lo terr� pi� nessuno. Ti assomiglia. Hai visto, a tavola, come fissava
la bottiglia? Ma io gli ho riempito il bicchiere con l'acqua della caraffa. Aveva
sete e l'ha bevuta. Elena invece assomiglia a me: brava donna di casa, economa,
suona il piano. Non chiede mai di bere birra inglese. E' come la pi� piccola, che
beve solo latte e mangia solo pappa. Da ci� si pu� capire che ha appena due anni.
Si chiama Peggy.
Il pasticcio di cotogne e fragole era formidabile. Alla frutta avremmo forse potuto
concederci un bicchierino di Borgogna australiano, ma non ho voluto mettere in
tavola il vino per non dare ai ragazzi un cattivo esempio di golosit�. Bisogna
insegnar loro ad essere parchi e misurati nella vita.
Altro silenzio. La pendola suona sette volte. Silenzio. La pendola suona tre volte.
Silenzio. La pendola non suona affatto.
SIGNOR SMITH (sempre col giornale): Guarda un po', c'� scritto che Bobby Watson �
morto.
SIGNORA SMITH: Dio mio, poveretto, quando � morto?
SIGNOR SMITH: Perch� ti stupisci? Lo sai benissimo. E' morto due anni fa. Siamo
andati ai suoi funerali, ricordi? un anno e mezzo fa.
SIGNORA SMITH: Certo che me ne ricordo. Me ne sono ricordata subito, ma non capisco
perch� tu ti sia stupito vedendolo sul giornale.
SIGNOR SMITH: Sul giornale non c'�. Son gi� tre anni che si � parlato del suo
decesso. Me ne sono ricordato per associazione di idee.
SIGNORA SMITH: Peccato! Era cos� ben conservato.
SIGNOR SMITH: Era il pi� bel cadavere di Gran Bretagna! Non dimostrava la sua et�.
Povero Bobby, erano quattro anni che era morto ed era ancor caldo. Un vero cadavere
vivente. E com'era allegro!
SIGNORA SMITH: Povera Bobby.
SIGNOR SMITH: Vuoi dire povero Bobby.
SIGNORA SMITH: No, penso a sua moglie. Lei si chiamava come lui, Bobby, Bobby
Watson. Siccome avevano lo stesso nome, non si riusciva a distinguerli l'uno
dall'altra quando li si vedeva assieme. E' stato solo dopo la morte di lui, che si
� potuto sapere con precisione chi fosse l'uno e chi fosse l'altra. Tuttavia, ancor
oggi, c'� gente che la scambia per il morto e le fa le condoglianze. Tu la conosci?
SIGNOR SMITH: Non l'ho vista che una volta, per caso, al funerale di Bobby.
SIGNORA SMITH: Io non l'ho mai vista. E' bella?
SIGNOR SMITH: Ha tratti regolari, eppure non si pu� dire che sia bella. Troppo alta
e troppo massiccia. I suoi tratti non sono regolari, eppure la si potrebbe dire
bella. E un po' troppo piccola e magra. E' insegnante di canto.
SIGNORA SMITH: Di Bobby Watson, il figlio del vecchio Bobby Watson, l'altro zio di
Bobby Watson, il morto.
SIGNOR SMITH: No, non � quello, � un altro. E' Bobby Watson, il figlio della
vecchia Bobby Watson, la zia di Bobby Watson, il morto.
SIGNORA SMITH: Vuoi dire Bobby Watson, il commesso viaggiatore?
SIGNOR SMITH: Tutti i Bobby Watson sono commessi viaggiatori.
SIGNORA SMITH: Che mestieraccio! Eppure si guadagna bene.
SIGNOR SMITH: S�, quando non c'� concorrenza.
SIGNORA SMITH: E quando non c'� concorrenza?
SIGNOR SMITH: Il marted�, il gioved� e il marted�.
SIGNORA SMITH: Ah! tre giorni la settimana? E che fa Bobby Watson durante quel
tempo?
SIGNOR SMITH: Si riposa, dorme.
SIGNORA SMITH: Ma perch� non lavora durante quei tre giorni, se non c'�
concorrenza?
SIGNOR SMITH: Non posso saper tutto. Fai delle domande stupide!
SIGNORA SMITH (offesa): Lo dici per umiliarmi?
SIGNOR SMITH (sorridendo): Sai bene che non � vero.
SIGNORA SMITH: Gli uomini son tutti uguali! Rimanete l�, tutta la giornata,
sigaretta in bocca, oppure vi incipriate e vi dipingete le labbra, cinquanta volte
al giorno, quando non bevete a pi� non posso!
SIGNOR SMITH: Ma che cosa diresti se vedessi gli uomini fare come le donne, fumare
tutta la giornata, incipriarsi, impiastricciarsi di rosso le labbra, bere whisky?
SIGNORA SMITH: Quanto a me, me ne infischio! Ma se parli cos� per farmi rabbia,
allora... non mi va questo genere di scherzi, lo sai!
Getta molto lontano le calze e mostra i denti. Si alza (Nella "mise en sc�ne" di
Nicolas Bataille, la signora Smith non mostrava i denti e non gettava molto lontano
le calze).
SIGNOR SMITH (si alza a sua volta e va verso la moglie, teneramente): Oh! Mia
pollastrella arrosto, perch� vomiti fuoco! lo sai che parlo per ridere! (La prende
per la vita e la bacia) Che buffa coppia di vecchi innamorati siamo noi due! Vieni,
spegniamo la luce e andiamo a nanna!
SCENA SECONDA.
GLI STESSI e MARY.
La signora e il signor Smith escono da destra, Mary apre la porta a sinistra, donde
entrano il signore e la signora Martin.
SCENA TERZA.
MARY, I CONIUGI MARTIN.
MARY: Perch� siete venuti cos� tardi? Non � educazione. Bisogna arrivare all'ora
fissata, capito? Ad ogni modo sedetevi ugualmente, e adesso aspettate.
Esce.
SCENA QUARTA.
GLI STESSI, meno Mary.
La signora e al signor Martin si seggono l'uno in faccia all'altra, senza parlare,
si sorridono timidamente. Il dialogo che segue dev'essere recitato con voce
strascicata, monotona, un poco cantante e assolutamente priva di sfumature (Nella
"mise en sc�ne" di Nicolas Bataille, questo dialogo era declamato e recitato in un
tono e in uno stile decisamente drammatici).
SIGNOR MARTIN: Mi scusi, signora, non vorrei sbagliare, ma mi pare di averla gi�
incontrata da qualche parte.
SIGNORA MARTIN: Anche a me, signore, pare di averla incontrata da qualche parte.
SIGNOR MARTIN: Non l'avr�, signora, per caso intravvista a Manchester?
SIGNORA MARTIN: Potrebbe darsi. Io sono nativa di Manchester! Tuttavia non ricordo
bene, signore; non potrei dire se � l� che l'ho vista, o no!
SIGNOR MARTIN: Dio mio, � veramente curioso! Anch'io sono nativo di Manchester,
signora!
SIGNORA MARTIN: Veramente curioso!
SIGNOR MARTIN: Veramente curioso!... Sta di fatto per� che io, signora, ho lasciato
Manchester circa cinque settimane fa.
SIGNORA MARTIN: Veramente curioso! Bizzarra coincidenza! Anch'io, signore, ho
lasciato Manchester circa cinque settimane fa.
SIGNOR MARTIN: Io ho preso il treno delle otto e mezzo del mattino, quello che
arriva a Londra un quarto alle cinque, signora.
SIGNORA MARTIN : Veramente curioso! Veramente bizzarro! Incredibile coincidenza! Io
ho preso lo stesso treno, signore!
SIGNOR MARTIN: Dio mio, veramente curioso! Non potrebbe darsi allora, signora, che
io l'abbia vista in treno?
SIGNORA MARTIN: E' possibile, verosimile e plausibile, e, dopo tutto, perch� no?...
Io per� non me ne ricordo, signore!
SIGNOR MARTIN : Io viaggiavo in seconda classe, signora. In Inghilterra non esiste
seconda classe, ma io viaggiavo ugualmente in seconda classe.
SIGNORA MARTIN : Veramente bizzarro! Veramente curioso! Incredibile circostanza!
Anch'io viaggiavo in seconda classe!
SIGNORA MARTIN: Bizzarra coincidenza! Anch'io ho una figlioletta, essa pure ha due
anni, un occhio bianco e uno rosso, � molto graziosa e si chiama Alice, caro
signore!
SIGNOR MARTIN (sempre con voce strascicata e monotona) Curiosa e bizzarra
coincidenza! Forse � la stessa, cara signora!
SIGNORA MARTIN: Curiosissimo! E' davvero possibile, caro signore.
SIGNOR MARTIN (dopo aver lungamente riflettuto, si alza lentamente e senza fretta
si dirige verso la signora Martin, la quale, stupita dall'aria solenne del signor
Martin, si � alzata pure lei, molto tranquillamente; il signor Martin con la solita
voce fiacca, monotona): Allora, cara signora, io credo che non vi siano pi� dubbi,
noi ci siamo gi� visti e lei � la mia legittima sposa... Elisabetta, ti ho
ritrovata!
SCENA QUINTA.
GLI STESSI e MARY.
MARY: Elisabetta e Donald, adesso, sono troppo felici per potermi udire. Posso
dunque rivelarvi un segreto. Elisabetta non � Elisabetta e Donald non � Donald.
Eccone la prova: la bambina di cui parla Donald non � la figlia di Elisabetta, non
si tratta della stessa persona. La figlia di Donald ha un occhio bianco e uno
rosso, precisamente come la figlia di Elisabetta. Tuttavia, mentre la figlia di
Donald ha l'occhio bianco a destra e l'occhio rosso a sinistra, la figlia di
Elisabetta ha l'occhio rosso a destra e l'occhio bianco a sinistra! Di conseguenza,
tutto il ragionamento di Donald crolla urtando contro quest'ultimo ostacolo che
annulla tutta la sua teoria. Nonostante le coincidenze straordinarie che potrebbero
sembrare argomenti decisivi, Donald ed Elisabetta, non essendo i genitori della
medesima creatura, non sono Donald e Elisabetta. Ha un bel credere, lui, di essere
Donald; ha un bel credere, lei, di essere Elisabetta. Ha un bel credere, lui, che
lei sia Elisabetta. Ha un bel credere, lei, che lui sia Donald: essi si ingannano
amaramente. Ma chi � allora il vero Donald? Qual � la vera Elisabetta? Chi mai ha
interesse a far durare questa confusione? Io non ne so nulla. Non sforziamoci di
saperlo. Lasciamo le cose come stanno. (Fa qualche passo verso la porta, poi torna
indietro e si rivolge al pubblico) Il mio vero nome � Sherlock Holmes (4).
Esce.
SCENA SESTA.
GLI STESSI, meno Mary.
La pendola suona quanto vuole. Dopo qualche tempo, il signore e la signora Martin
si separano e riprendono i posti che occupavano al principio.
SIGNOR MARTIN: Dimentichiamo, darling, tutto ci� che non � accaduto tra di noi, e,
adesso che ci siamo ritrovati, cerchiamo di non perderci pi� e viviamo come prima.
SIGNORA MARTIN: S�, darling.
SCENA SETTIMA.
GLI STESSI e GLI SMITH.
La signora e il signor Smith entrano da destra, con i medesimi abiti che
indossavano precedentemente.
SIGNORA SMITH: Buonasera, cari amici! Scusateci di avervi fatto aspettare tanto.
Abbiamo per� ritenuto nostro dovere rendervi gli onori cui avete diritto sicch�,
non appena abbiamo saputo che non eravate alieni dal procurarci il piacere di
venirci a trovare senza annunziare la vostra visita, ci siamo affrettati ad andare
a rivestire i nostri abiti di gala.
SIGNOR SMITH (furioso): Non abbiamo mangiato nulla in tutta la giornata. Son
quattro ore che vi aspettiamo. Perch� siete venuti cos� tardi?
Silenzio.
Silenzio.
SIGNORA MARTIN: Hum, hum, hum.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
SIGNORA MARTIN: Oh, alla sua et� non dovrebbe pi�, signore.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
SIGNORA MARTIN: Si dice anche il contrario.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
SIGNORA SMITH (ai Martin): Voi che viaggiate molto, dovreste pur trovare qualcosa
d'interessante da raccontarci.
SIGNOR MARTIN (alla moglie): Racconta, cara, che cos'hai visto oggi.
SIGNORA MARTIN: Non ne vale la pena, non mi crederereste.
SIGNOR SMITH: Non oseremmo mai mettere in dubbio le sue parole!
SIGNORA SMITH: Ci offenderebbe se lo sospettasse.
SIGNOR MARTIN (alla moglie): Li offenderesti, cara, se li sospettassi capaci...
SIGNORA MARTIN (civettuola): Ebbene, oggi ho assistito ad una cosa inverosimile.
Una cosa incredibile.
SIGNOR MARTIN: Racconta presto, cara.
SIGNOR SMITH: Benone. Adesso ci divertiremo.
SIGNORA SMITH: Era ora.
SIGNORA MARTIN: Ebbene, oggi, andando al mercato per comprare della verdura, che
diventa sempre pi� cara...
SIGNORA SMITH: Dove andremo a finire?
SIGNOR SMITH: Non bisogna interrompere, cara, screanzata.
SIGNORA MARTIN: Ho visto, per strada, vicino a un caff�, un signore decorosamente
vestito, sulla cinquantina, o forse nemmeno, che...
SIGNOR SMITH: Che, cosa?
SIGNORA SMITH: Che, cosa?
SIGNOR SMITH (alla moglie): Non bisogna interrompere, cara, sei disgustosa.
SIGNORA SMITH: Caro, sei stato tu a interrompere per primo, bestia.
SIGNOR MARTIN: Ssst. (Alla moglie) Che cosa faceva quel signore?
SIGNORA MARTIN: Ebbene, direte che me lo sono sognato: aveva posato un ginocchio in
terra ed era tutto chinato.
SIGNOR MARTIN, SIGNOR SMITH, SIGNORA SMITH: Oh!
SIGNORA MARTIN: S�, chinato.
SIGNOR SMITH: Impossibile.
SIGNORA MARTIN: S� s�, chinato. Mi sono avvicinata per vedere che cosa facesse...
SIGNOR SMITH: Ebbene?
SIGNORA MARTIN: Stava legandosi i legacci delle scarpe che si erano slacciati.
GLI ALTRI TRE: Fantastico!
SIGNOR SMITH: Non me lo dicesse lei, non ci crederei.
SIGNOR MARTIN: Perch� no? Si vedono cose ancor pi� straordinarie, quando si va in
giro. Ad esempio oggi stesso ho visto sul metr�, seduto sul mio sedile, un signore
che leggeva beatamente il giornale.
SIGNORA SMITH: Che tipo strambo!
SIGNOR SMITH: Forse era lo stesso! (Suonano alla porta d'ingresso). Guarda un po',
hanno suonato.
SIGNORA SMITH: Ci dev'essere qualcuno. Vado a vedere. (Va a vedere. Apre la porta e
ritorna) Nessuno.
Si risiede.
Campanello.
SIGNOR SMITH: Guarda un po', hanno suonato.
SIGNORA SMITH: Ci dev'essere qualcuno. Vado a vedere. (Va a vedere. Apre la porta e
ritorna) Nessuno.
Campanello.
SCENA OTTAVA.
GLI STESSI e IL CAPITANO DEI POMPIERI.
SIGNOR MARTIN: Allora provi a passare, a mio nome, dal vicario di Wakefield (5)!
POMPIERE: Non sono autorizzato a spegnere i fuochi degli ecclesiastici. Il vescovo
se l'avrebbe a male. Quella � gente che se li spegne da sola, oppure se li fa
spegnere dalle vestali.
SIGNOR SMITH: Veda un po' in casa del signor Durand.
POMPIERE: Neppure l� posso. Non � inglese. E' solo naturalizzato. Gli stranieri
naturalizzati hanno il diritto di possedere case, ma non quello di farsele spegnere
quando bruciano.
SIGNORA SMITH: Eppure lo scorso anno, gli � scoppiato un incendio in casa ed �
stato spento lo stesso.
POMPIERE: Se l'� sbrigata tutta da solo. Clandestinamente. Oh, non sar� certo io a
denunciarlo.
SIGNOR SMITH: Neppure io.
SIGNORA SMITH: Dal momento che non ha molta fretta, signor capitano, rimanga ancora
un po' con noi. Ci far� piacere.
POMPIERE: Volete che vi racconti degli aneddoti?
SIGNORA SMITH: Oh, s� s�. Lei � un tesoro.
Lo bacia.
Applaudono.
SIGNOR SMITH: La cosa pi� appassionante � che le storie di pompieri sono tutte
vere, tutte vissute.
POMPIERE Io parlo solo di cose che ho provate io stesso. Niente libri. Solo vita,
vita vera.
SIGNOR MARTIN : Giustissimo, d'altronde la verit� non si trova nei libri ma nella
vita.
SIGNORA SMITH: Cominci!
SIGNOR MARTIN: Cominci!
SIGNORA MARTIN: Zitti, che comincia.
POMPIERE (tossicchia parecchie volte): Domando scusa, ma non guardatemi cos�. Mi
mettete in soggezione. Sapete bene che sono timido.
SIGNORA SMITH: E' un tesoro!
Lo bacia.
POMPIERE: Cercher� di cominciare. Ma promettetemi di non ascoltare.
SIGNORA MARTIN: Ma, se non ascoltiamo, non sentiremo ci� che lei dice.
POMPIERE: Non ci avevo pensato!
SIGNORA SMITH: Che cosa vi avevo detto? E' un gran bambinone.
SIGNOR MARTIN, SIGNOR SMITH: Oh, piccolo caro!
SCENA NONA.
GLI STESSI e MARY.
IL FUOCO.
SCENA DECIMA.
GLI STESSI, meno Mary.
Il pompiere se ne va. Tutti lo accompagnano fino alla porta poi ritornano ai loro
posti.
SCENA UNDICESIMA.
GLI STESSI, meno il pompiere.
SIGNORA MARTIN: Io posso comprare un coltello tascabile per mio fratello, ma voi
non potete comprare l'Irlanda per vostro nonno.
SIGNOR SMITH: Si cammina con i piedi, ma ci si riscalda con l'elettricit� o col
carbone.
SIGNOR MARTIN: Chi vende un ovino oggi, domani avr� un bovino.
SIGNORA SMITH: Nella vita, bisogna guardare le cose dalla finestra.
SIGNORA MARTIN: Ci si pu� sedere sulla sedia, quando la sedia non ne ha.
SIGNOR SMITH: Bisogna pensare sempre a tutto.
SIGNOR MARTIN: Il soffitto � sopra, il pavimento � sotto.
SIGNORA SMITH: Quando si dice s�, si fa per dire.
SIGNORA MARTIN: Ad ognuno il suo destino.
SIGNOR SMITH: Prendete un circolo, coccolatelo, diventer� vizioso!
SIGNORA SMITH: Il maestro alletta i fanciulli, ma la gatta allatta i piccoli quando
sono piccoli.
SIGNORA MARTIN: Mentre la vacca ci d� le sue code.
SIGNOR SMITH: Quando sono in campagna, amo la solitudine e la calma.
SIGNOR MARTIN: Lei � ancora troppo giovane per cose simili.
SIGNORA SMITH: Beniamino Franklin aveva ragione: lei � meno tranquillo di lui.
SIGNORA MARTIN: Quali sono i sette giorni della settimana?
SIGNOR SMITH : Monday, Tuesday, Wednesday, Thursday, Friday, Saturday, Sunday.
SIGNOR MARTIN: Edward is a clerk; his sister Nancy is a typist, and his brother
William a shop-assistant (9).
SIGNORA SMITH: Che strana famiglia!
SIGNOR MARTIN: Preferisco un uccello in un campo, che una viola su una carriola.
Tutti insieme, al colmo del furore, urlano gli uni nelle orecchie degli altri. La
luce si spegne. Nell'oscurit� si ode ad un ritmo sempre pi� rapido:
TUTTI ASSIEME: Non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma
� di l�, non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma � di
l�, non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma � di l�, non � di qua, ma � di l�
(Nella rappresentazione, certe battute di quest'ultima scena sono state soppresse o
spostate. D'altra parte la ripresa finale - per cos� dire - veniva fatta sempre con
gli Smith, poich� l'autore non ebbe l'idea luminosa di sostituire i Martin agli
Smith, se non dopo le prime repliche)!
SIPARIO.
NOTE.
Nota 3. Alla serie dei vocaboli inglesi si mescolano nomi d'origine diversa: Elena
(menzionata dalla signora Smith, p. 6), Rothschild (p. 31) e Popochef Rosenfeld,
nome burlesco che combina una desinenza russa con un patronimico ebraico. Da
notarsi che questo droghiere bulgaro arriva da Costantinopoli, citt� ove Ionesco,
che allora viveva alla meno peggio in Francia, sognava di stabilirsi (confidenza
dell'autore, 27 novembre 1987). D'altronde, l'ultima pagina del dattiloscritto reca
l'iscrizione �Istambul�, nome odierno di Costantinopoli.
Nota 4. Sherlock Holmes, personaggio di Conan Doyle, � l'eroe della celebre serie
di romanzi polizieschi "Le avventure di Sherlock Holmes" (1891-1925). Si presenta
come il tipo dell'investigatore dilettante, che si serve di osservazioni minuziose,
della deduzione e dell'induzione. Per compagno ha il dottor Watson. La logica
implicita che collega le scene prima e quinta si ispira, in forma di parodia, alle
opere di Conan Doyle. Nella scena prima, infatti, vengono menzionati una "morte",
quella di Parker, e il "medico", cui non � riuscita l'operazione sul malato. Subito
dopo il signor Smith, leggendo il giornale, � informato del decesso di Bobby
"Watson". Nella scena quinta, Mary parla, contro ogni aspettativa, di �segreto�, di
�prova�, di �straordinarie coincidenze�, e sostiene che �tutto il ragionamento di
Donald crolla urtando contro quest'ultimo ostacolo che annulla tutta la sua
teoria�. E alla fine rivela: �Il mio vero nome � Sherlock Holmes�. E' del tutto
evidente che l'associazione Dottore pi� Watson richiama subito alla mente il
compagno di Sherlock Holmes, personaggio i cui metodi e il cui nome sono ripresi e
parodiati nella scena quinta. Interrogato in proposito, Ionesco riconosce la
fondatezza di ci� che proponiamo, precisando per� che il processo era inconscio (27
novembre 1987). La moltiplicazione all'infinito dei significati che designano un
medesimo significante (Watson) rende per� inoperante qualsiasi metodo, induttivo o
deduttivo. Non dimentichiamo che le questioni di logica, sempre connesse al comico,
preoccupano Ionesco. Il litigio degli Smith nella scena settima (pp. 21-22) e i
suoi strascichi (scena ottava, pp. 23-25) girano intorno ad un problema specioso:
quando si sente suonare alla porta, c'� qualcuno o non c'� nessuno?
Nota 5. Ionesco allude evidentemente al protagonista del romanzo di Oliver
Goldsmith, "The Vicar of Wakefield" (1766). Il termine "vicar" designa un
ecclesiastico preposto all'amministrazione d'una parrocchia. In "The Vicar of
Wakefield", l'ecclesiastico che si ritrova la figlia sedotta e abbandonata, ritorna
nel suo villaggio. Qui lo attende una sorpresa: la sua casa � distrutta dal fuoco.
La famiglia, sfuggita all'incendio, si sistema in una dimora miserevole.
Nota 6. Nicolas Bataille riteneva che, dal punto di vista scenico, le storie
fossero troppe: �Chiedemmo a Ionesco di scriverne una pi� buffa, visto che quella
della volpe lo era meno delle altre. Lui cercava ma non trovava niente. Nel
frattempo, durante le prove, l'attore annunciava la sua storia ma non la diceva, e
noi aspettavamo. Un giorno, per divertirci, ha aperto la bocca ed ha cominciato a
mimarla. Allora ci siamo detti, di comune accordo, che avremmo conservato
l'effetto. Sarebbe stato un "incidente" di pi�, questa volta non mediante le parole
ma mediante la loro assenza. Per di pi�, c'era un effetto comico perch� gli veniva
risposto: "SIGNOR SMITH: E' un fatto spaventoso. | SIGNORA SMITH: Per� non sar�
accaduto davvero, no? | SIGNORA MARTIN: S�. Disgraziatamente". Per una storia che
non si era ascoltata� (cfr. Benmussa, "Ionesco" cit., pp. 84-85).
Nota 7. Il titolo originale della commedia, "L'Inglese senza fatica", non andava
bene, poich� secondo Nicolas Bataille e il drammaturgo sottolineava troppo il
carattere da metodo Assimil della commedia. Si fecero vari tentativi infruttuosi.
Dapprima ci si ferm� su "Piovono cani e gatti", traduzione letterale di "It rains
cats and dogs", equivalente idiomatico di �Piove a catinelle�. Alla fine, durante
una prova, un attore ebbe un lapsus e sostitu� �cantatrice calva� a �maestra
bionda�. Il titolo era stato trovato (cfr. il Commento, p. 708).
Nota 8. Questa battuta e la precedente furono aggiunte per giustificare il titolo.
Nota 9. �Edward � impiegato, sua sorella Nancy dattilografa, e suo fratello William
commesso�.
Nota 10. Il proverbio inglese significa: �Una carit� ben riposta comincia da se
stessi�,
Nota 11. Secondo Nicolas Bataille, con questa battuta l'esasperazione era ormai al
culmine ed i personaggi si gettavano gli uni sugli altri (cfr. Benmussa, "Ionesco"
cit., p. 86).
Nota 12. Per suggerimento di Ionesco, la ripresa della commedia doveva avvenire
nell'oscurit�. Anche il testo che definiva la scena era detto al buio. Di qui
l'impressione di una ripetizione all'infinito.
COMMENTO.
Come definire "La cantatrice calva"? Una scommessa. Fiore all'occhiello d'un autore
che pratica l'umorismo a freddo, si compone di scenette spassose culminanti in un
finale clamoroso, che non sarebbe dispiaciuto ai surrealisti. Dallo spirito
giovanile (1) e beffardo che anima questo �spettacolo-provocazione� ebbe origine
un'avventura di cui ormai conosciamo le principali peripezie.
Genesi e storia della commedia.
Le nostre informazioni sulla genesi della "Cantatrice calva" derivano da
dichiarazioni dell'autore e da un'allocuzione tenuta nel 1958 e riportata in parte
in "Note e contronote" (2). Come egli stesso ci dice, nel 1948 Ionesco cominci� a
studiare l'inglese - lingua che ignora ancora adesso - seguendo il metodo Assimil
che allora godeva di un certo successo. Il manuale di Ch�rel, L'inglese senza
fatica, ricorreva a dei tipici inglesi che dialogavano servendosi di elementi
diversi: brevi frasi, espressioni idiomatiche e banalit� inserite in una rete di
strutture grammaticali. �Fin dalla terza lezione, racconta Ionesco, venivano messi
l'uno di fronte all'altro due personaggi, non so ancora se reali o inventati: il
signore e la signora Smith, una coppia di inglesi. Con mia grande sorpresa, la
signora Smith informava il marito che essi avevano molti figli, che abitavano nei
dintorni di Londra, che il loro nome era Smith, che il signor Smith era impiegato,
che avevano una domestica, Mary, pure inglese, che avevano, da vent'anni, certi
amici di nome Martin, che la loro casa era un castello perch� "la casa per un
inglese � il suo vero castello"� (3).
Dopo aver trascritto e riletto le frasi per impararle, lo colpisce l'accumulo dei
luoghi comuni e �la possibile coesistenza di verit� antitetiche. A questo punto�
afferma �ebbi un'illuminazione. Non si trattava pi� per me di perfezionare la
conoscenza della lingua inglese [...]. La mia ambizione era diventata pi� grande:
comunicare ai miei contemporanei le verit� essenziali di cui, il manuale di
conversazione franco-inglese, m'aveva reso cosciente. D'altronde i dialoghi degli
Smith, dei Martin, e degli Smith con i Martin, erano di per s� teatro, in quanto il
teatro � dialogo. Dovevo dunque scrivere un'opera teatrale� (4). Il metodo Assimil
gli forni quindi il materiale e cio�: i personaggi (ad eccezione del capitano dei
pompieri), l'uso sistematico delle frasi fatte ed il genere drammatico. Seguendo
sia le leggi del teatro che le proprie inclinazioni naturali, Ionesco accresce a
dismisura gli effetti, accentua la banalit� sino all'assurdo, inventa un orologio a
pendolo mai visto, trova un ritmo ed immagina un finale. Mancava il titolo.
L'autore aveva pensato a "L'inglese senza fatica", poi a "L'ora inglese". Alla fine
decise la bizzarria del caso: Henri-Jacques Huet ebbe un lapsus provando il
monologo del �Raffreddore� (5) e trasform� una �maestra bionda� in una �cantatrice
calva� (6). Questo tocco di bacchetta magica, che aggiungeva mistificazione alla
provocazione, non poteva che sedurre l'autore.
Il lavoro successivo di ideazione e maturazione ci appare simile ad un processo
inconscio: �Si verific�, non so come, un fenomeno bizzarro: il testo si trasform�,
sotto i miei occhi, insensibilmente, contro la mia volont� [...]. Le battute del
manuale, che pure avevo correttamente, accuratamente copiate le une di seguito alle
altre, si confusero [...]. L'affermazione, categorica quanto irrefutabile: i sette
giorni della settimana sono luned�, marted�, mercoled�, gioved�, venerd�, sabato,
domenica, si deterior� a tal punto che il signor Smith, il mio eroe, ci far� sapere
che la settimana si compone di tre giorni: marted�, gioved� e marted�. I buoni
borghesi signori Martin, marito e moglie, furono colpiti da amnesia: pur vedendosi
e parlandosi ogni giorno, non si riconobbero pi� (7). A detta dell'autore, �le
verit� elementari e sensate che si scambiavano, accavallandosi fra di loro, erano
impazzite, [...] la parola, assurda, si era svuotata di contenuto [...]� (8). S'era
prodotto �una specie di cedimento della realt�. Le parole erano diventate gusci
sonori, privi di senso; anche i personaggi, beninteso, avevano perso la loro
psicologia e il mondo m'appariva in una luce insolita, forse nella sua vera luce,
fuori dalle interpretazioni e da una causalit� arbitraria� (9). Nello stadio
iniziale dell'ideazione, quindi, Ionesco non nutriva alcuna preoccupazione di
ordine ideologico, a differenza di quanto si � spesso sostenuto in seguito. Al
massimo era consapevole di scrivere un'�anti-commedia�, ossia una parodia di
commedia. Terminata l'opera, pens� �d'aver scritto una specie di "tragedia del
linguaggio"!� (10). Pur senza essere inventata, tale asserzione � anche una
battuta. Dovremmo stupircene? L'autore non � forse un cultore del paradosso e
dell'esagerazione?
Ionesco disponeva ora di tutto ci� di cui aveva bisogno. Tutto, salvo l'essenziale:
un teatro! Ma allora accadde che un'amica d'origine romena, Monique Saint-C�me,
mostrasse la commedia a un giovane regista di cui era l'assistente. L'entusiasmo
scatt� fulmineo. �Nicolas Bataille ed i suoi attori, Paulette Frantz, Claude
Mansard, Simone Mozet, Henri-Jacques Huet decisero di metterla immediatamente in
prova� (11). Per�, siccome i titoli proposti - "L'ora inglese", "Big Ben Folies",
"Un'ora d'inglese" - avrebbero potuto far supporre che si trattasse d'una satira
degli inglesi (12), fu scelto il titolo che sappiamo.
Nel corso delle prove, �si constat� che la commedia possedeva un certo dinamismo;
in assenza di azione, aveva delle azioni; un ritmo, uno sviluppo pur senza trama;
una progressione astratta� (13). Questi enunciati mostrano che l'apprendista
drammaturgo, mancando d'esperienza, non affront� con consapevolezza il problema
della progressione drammatica. Invece � vero, come indica "Non" ["No"] (14), che
Eug�ne Ionesco possedeva innato il senso del ritmo.
Sottoposta al collaudo del palcoscenico e delle prove, la commedia sub� alcune
modifiche. "Il serpente e la volpe", aneddoto bislacco raccontato dal signor Smith,
fu mimato. Pure il finale fu modificato �di comune accordo� (15). La soluzione
prevista inizialmente, che si sarebbe accordata ad una recitazione pi� burlesca,
pi� violenta, un po' nello stile dei fratelli Marx, ci � raccontata nel modo
seguente: �Durante la disputa degli Smith e dei Martin, la cameriera doveva
rientrare ed annunciare che il pranzo era pronto: ogni movimento doveva cessare, e
le due coppie allontanarsi dal palcoscenico. Sulla scena vuota due o tre compari
dovevano fischiare, schiamazzare, protestare, invadere la platea. Ci� avrebbe
provocato l'arrivo del direttore del teatro, seguito dal commissario e dai
poliziotti: questi ultimi avrebbero dovuto fucilare gli spettatori rivoltosi, per
dare il buon esempio; poi, mentre il commissario ed il direttore si sarebbero
reciprocamente felicitati per la buona lezione impartita, i poliziotti sul
proscenio, minacciosi, fucile alla mano, avrebbero ordinato al pubblico di
sgomberare la sala� (16). Ma un finale simile, deliberatamente esplosivo,
deliberatamente provocatorio, avrebbe richiesto �un certo coraggio e sette o otto
attori in pi�, per tre minuti in pi� di spettacolo. Uno spreco. Avevo anche scritto
un secondo finale, pi� facilmente realizzabile... Durante la disputa dei Martin
Smith, sarebbe arrivata la cameriera e avrebbe annunciato ad alta voce: - "Ecco
l'autore"�.
Gli attori dovevano allora allontanarsi rispettosamente allineandosi a sinistra e a
destra del palcoscenico, applaudendo l'autore il quale, di buon passo, avanzava
verso il pubblico e poi, mostrando il pugno agli spettatori, gridava: �Banda di
cialtroni, avr� la vostra pelle�. E il sipario doveva calare precipitosamente (17).
Questo finale che, nonostante la bizzarria, non riusciva a dissimulare un certo
narcisismo, fu giudicato troppo polemico e incompatibile con la recitazione
stilizzata e compassata degli attori. �Poich� dunque non fui capace di trovare un
altro finale, decidemmo di non finire la commedia e di ricominciarla. Per
sottolineare il carattere d'intercambiabilit� dei personaggi, ebbi semplicemente
l'idea di sostituire, nella ripresa, gli Smith con i Martin.
In Italia, il regista ha trovato un'altra soluzione: il sipario cala sul litigio
dei personaggi che si accapigliano in una specie di danza frenetica, una specie di
baruffa-balletto. Va altrettanto bene� (18).
Terminata nel 1949, la commedia fu rappresentata per la prima volta l'u maggio 1950
al Th��tre des Noctambules diretto da Pierre Leiris. Lo spettacolo, che si iniziava
alle 18 e 30, incontr� scarso successo e fu replicato soltanto venticinque volte.
Cionondimeno, Andr� Breton, Jean Tardieu, Raymond Queneau, Benjamin P�ret, G�rard
Philipe e Jacques Lemarchand ne riconobbero subito il valore. Quest'ultimo
d'altronde, nel 1952, in occasione della ripresa della commedia, scrisse senza
mezzi termini su �Le Figaro�: �Rintanato fra le strette mura del Th��tre de la
Huchette, c'� di che far saltare in aria tutti i teatri di Parigi... E' lo
spettacolo pi� insolentemente intelligente cui possa assistere chiunque ami il
teatro pi� dei direttori di teatro, la sapienza pi� dei professori, la tragedia pi�
di quanta non ne venga propinata al Grand-Guignol, e la farsa pi� di quanta non se
ne sia mai trovata al Pont Neuf. Quando saremo diventati vecchi, sar� per noi un
gran vanto l'aver assistito alle rappresentazioni della "Cantatrice calva" e della
"Lezione"� (19).
Dopo essere stata portata in scena, la commedia fu pubblicata nel 1952 dai �Cahiers
du coll�ge de pataphysique� [�Quaderni del Collegio di patafisica�] (20), nel 1953
dalle Edizioni Arcanes e nel 1954 da Gallimard, nel "Th��tre I". Fu tradotta in
inglese e in italiano nel 1958.
Il 16 febbraio 1957 "La cantatrice calva" e "La lezione" furono riprese al Th��tre
de la Huchette. Da allora, esse vi sono state rappresentate senza interruzione. Il
9 agosto 1980 cadeva la novemillesima rappresentazione e, con l'anno 1987, si
superarono le undicimila repliche. "La cantatrice calva", l'opera di Ionesco pi�
rappresentata nel mondo - le cifre stanno a dimostrarlo - fu ed � ancora recitata
in numerosi paesi: Danimarca, Svezia, Norvegia, Olanda, Germania, Svizzera,
Inghilterra, Spagna, Algeria, Tunisia, Marocco, Stati Uniti, Brasile, Polonia,
Cecoslovacchia, Israele, Turchia, Grecia, eccetera. Nel 1971, la Compagnie Sagan,
gruppo giapponese diretto da Nicolas Bataille, rappresent� la commedia a Tokyo. Di
passaggio a Parigi nel maggio 1972, recit� lo spettacolo, in giapponese, al Th��tre
de la Huchette (21).
Il successo prolungato della "Cantatrice calva" obblig� gli autori a farsi
sostituire periodicamente. Si istitu� quindi un sistema di rotazione. Cos� avvenne
che Nicolas Bataille, che per primo aveva sostenuto la parte del signor Martin, fu
sostituito da Paul Vervisch, Jacques Nolot, Guy Jacquet e Gilbert Beugniot, tutti
vestiti con i costumi di Jacques No�l, che aveva anche ideato le scene (22).
Val�ry sosteneva senza giri di parole che un'opera d'arte non appartiene al suo
autore: �[...] non si insister� mai abbastanza: "non esiste il senso vero di un
testo". L'autore non ha autorit�. Qualunque cosa abbia "voluto dire", ha scritto
quel che ha scritto. Una volta pubblicato, un testo � simile ad un apparecchio di
cui ognuno si serve a suo modo e secondo i suoi mezzi: e non � nemmeno certo che il
costruttore sappia usarlo meglio di un altro. D'altronde, bench� egli sappia ci�
che intendeva fare, questa conoscenza vela sempre in lui la percezione di che cosa
ha fatto� (23). Tale opinione apparir� del tutto fondata quando si osservi che i
critici interpretarono la commedia in maniera assai diversa, a seconda della
cultura e dei pregiudizi di ciascuno. Mai avaro di parole, Ionesco pens� bene, a
pi� riprese, di mettere le cose a posto. Ad esempio, nel 1966, confid� a Claude
Bonnefoy che i suoi personaggi, �svuotati d'ogni sostanza e d'ogni verit�
psicologica [...] dicono qualsivoglia cosa, e questo qualsivoglia cosa non ha
nessun significato. Questa � la commedia [...]. Si � voluto darne delle
interpretazioni psicologiche, sociologiche, realistiche, si � voluto vedere nei
personaggi una caricatura dei piccolo-borghesi. Pu� darsi. E' anche un po' questo.
Un poco� (24).
Questa dichiarazione, che viene dopo molte altre, � chiarita nella conclusione di
un articolo pubblicato nel 1955 su �Arts�: �Se io dicessi che era soltanto un gioco
del tutto gratuito, non infirmerei n� confermerei le precedenti definizioni o
spiegazioni, poich� anche il gioco gratuito, forse soprattutto il gioco gratuito, �
carico di ogni sorta di significati che derivano dal gioco stesso. Veramente,
scrivendo questa commedia e tutte quelle che l'hanno seguita, non avevo "una
intenzione" precostituita, ma una pluralit� di intenzioni semicoscienti,
semincoscienti� (25). Questa affermazione prudente, e piena d'ambiguit�, lascia
tuttavia trapelare la reazione iniziale e spontanea: "La cantatrice calva" era �un
gioco del tutto gratuito�. Se le cose stanno cos�, come spiegare che la commedia
abbia suscitato tante vivaci reazioni e che lo stesso drammaturgo sia sceso in
campo? L'uomo ha un tale bisogno di senso che nessuna opera vi si pu� sottrarre.
Tanto pi� che dopo il momento della creazione viene il tempo della teorizzazione,
che esamina la commedia secondo ottiche diverse, investendola di molteplici
interpretazioni, talora incompatibili fra loro.
Le principali fra di esse, esposte da Ionesco, compaiono in parecchi scritti: un
brano di diario (1951), due articoli, l'uno intitolato Spesso mi hanno pregato...
(1955?)(26), l'altro "Nascita della cantatrice" (1959); i colloqui pubblicati da
Bonnefoy (1966). Gli assi portanti di queste riflessioni dapprima si orientano
verso un rifiuto: la commedia non � una parodia del teatro "boulevardier", una
critica dei luoghi comuni e del comportamento meccanico delle persone, della
piccola borghesia oppure un tentativo di distruzione del teatro (27). La
spiegazione di Ionesco � chiara: �Ho scritto una commedia comica ma lo stato
d'animo iniziale non era affatto comico. Parecchie cose si sono innestate su questo
punto di partenza: senso di estraneit� del mondo, persone che parlavano una lingua
diventata ignota, nozioni che si svuotavano di contenuto, gesti sprovvisti di
significato, ed anche una parodia del teatro, una critica dei luoghi comuni della
conversazione. Alla fine, succede sempre cos�. Una commedia non � questo o quello.
E' molte cose insieme, � questo "e" quello� (28).
Eppure, quattro anni prima, in un brano di diario datato io aprile 1951, Ionesco
teorizzava: �"La cantatrice calva" come "La lezione": tentativi, fra altri, di
mettere in funzione a vuoto il meccanismo teatrale. Esperimento di teatro astratto
o non figurativo [...]. Bisogna riuscire a liberare la tensione drammatica senza
l'aiuto di nessun intrigo, di nessun oggetto particolare. Si perverr� al contempo a
rivelare qualche cosa di mostruoso: il che peraltro appare necessario in quanto il
teatro � essenzialmente rivelazione di cose mostruose, o di condizioni mostruose
[...]� (29)
A questo fascino della teratologia, segue una conclusione ormai ben nota: �Teatro
astratto. Dramma puro. Antitematico, antiideologico, antirealistico-socialista,
antifilosofico, antipsicologia da boulevard, antiborghese, riscoperta d'un nuovo
teatro libero� (30). La riflessione porta dunque Ionesco verso l'astrazione, verso
una purezza impossibile. Ma non lasciamoci ingannare, si tratta di teorizzazione "a
posteriori", poich� l'autore non sfugge al bisogno di conferire alla sua opera
quello statuto nichilista e avanguardista cui attribuisce molta importanza (31).
Per lo pi� egli ammette che i suoi personaggi rappresentano �una sorta di piccola
borghesia universale, dal momento che piccolo borghese � l'uomo delle idee
preconcette, degli slogan, il conformista di ogni latitudine: questo conformismo,
senza dubbio, si tradisce attraverso il linguaggio automatico [...]. Gli Smith e i
Martin non sanno pi� parlare perch� non sanno pi� pensare [...]� (32). Alla fin
fine, quest'interpretazione � prevalsa tanto all'Est quanto all'Ovest. La critica
ha influenzato l'autore o l'autore ha influenzato la critica? Certo, i due fenomeni
sono allo stesso tempo possibili e complementari, anzi indissolubili.
Un agente esterno deforma la conversazione dei sei fantocci che agiscono nella
commedia. Gli imperativi pedagogici del metodo Assimil non possono infatti
rispettare la naturalezza e la logica tipici di un dialogo reale. Fin dalle prime
pagine, la commedia lascia trasparire i temi studiati nel manuale (il cibo, la
casa, la salute, i legami di parentela, l'ora), le regole grammaticali (negazione e
affermazione, comparativo e superlativo), le espressioni idiomatiche (50), lo
studio dei costumi inglesi e dei loro stereotipi, riconoscibili persino nei
patronimici Smith e Martin. Ma � evidente quanto grande sia lo scarto che separa
"La cantatrice calva" da "L'inglese senza fatica". Mutilando la logica pedagogica,
accentuando a dismisura gli effetti, Ionesco arriva al non-senso: si beve �acqua
inglese�, ci si nutre di �yoghurt bulgaro folkloristico�, �quel che ci vuole per lo
stomaco, le reni, l'appendicite e l'apoteosi� (51). Si tocca persino l'umorismo
nero quando, calpestando allegramente i tab�, Bobby Watson � definito �il pi� bel
cadavere di Gran Bretagna!� E' ben vero che �non dimostrava la sua et�. Povero
Bobby, erano quattro anni che era morto ed era ancor caldo. Un vero cadavere
vivente. E com'era allegro!� (52). Ionesco dunque, servendosi dell'assurdo, ha
fatto a pezzi la didattica delle lingue. Ma, ironia della sorte, qualche anno dopo
scriver� i dialoghi d'un manuale di francese destinato agli anglofoni (53).
Stando cos� le cose, come avrebbe potuto portare a termine un'opera in cui la
stramberia sprizza ad ogni virgola, ad ogni esclamazione? Poich� la progressione
psicologica non esiste pi�, rimaneva soltanto quella non-psicologica; sicch�
l'unica soluzione efficace era di spingere al massimo "l'impatto sensoriale". Come
nei disegni animati, la tensione raggiunge il parossismo grazie all'accelerazione
del ritmo ed all'aumento del volume sonoro sino alla vociferazione. A tutto ci�
Ionesco avrebbe voluto sovrapporre la disarticolazione dei personaggi diventati
burattini, le cui teste e gambe sarebbero state proiettate sul palcoscenico(54).
L'esplosione finale polverizza il linguaggio. Messo di fronte al proliferare delle
frasi fatte e dei riflessi automatici - procedimento che in seguito sar� sfruttato
molte volte - Ionesco riscopre, come Roquentin (55) davanti ad una radice di
castagno, la mostruosit� del "vuoto"; il vuoto del linguaggio e il vuoto
dell'essere dopo che la razionalit� si � dissolta. Questo � quel che ci rivela la
sua ricerca irridente; ma contemporaneamente essa distrugge anche l'immagine
inquietante del vuoto che, a detta dello stesso autore, lo soffocher� �d'un vero
malessere, d'un senso di vertigine, di nausea� (56). La realt� si era trasformata
in qualcosa di mostruoso(57.
Il fatto che Ionesco menzioni le �condizioni "mostruose" [...] che portiamo in noi�
e le nausee che lo costringevano a distendersi �sul canap� con il terrore di
vederlo sprofondare nel nulla� (58), fa chiaramente pensare all'opera che rivel�
Sartre. Come Ionesco, Roquentin ha un'�illuminazione� (59). Percepisce l'esistenza
nella sua nudit�, e non ne restano allora che masse mostruose e molli (60). La
vista di un sasso, d'una radice di castagno, della panca su cui sta seduto, della
vita "proliferante", gli provoca la nausea. L'esistenza, �la materia stessa delle
cose� (61), diventano assurdi allo stesso modo delle frasi fatte e degli
automatismi degli Smith e dei Martin. Lo smarrirsi del senso che, in Sartre, �
provocato dal pullulare dell'Es, si accorda con una nozione-chiave dell'universo di
Ionesco: il bisogno di scoprire il mondo con occhi nuovi, in una condizione di
stupore profondo, prossimo all'allucinazione, da cui scatter� l'illuminazione (62).
Cos�, la prima commedia di Ionesco, che aveva esordito come uno scherzo spassoso,
conduce ad un senso di malessere. La ciclotimia che contraddistingue la personalit�
dell'autore si manifesta gi� qui; e allora si comprende perch� Ionesco abbia potuto
dichiarare: �Persino nella "Cantatrice calva", la comicit� non � poi cos� comica.
E' comica per gli altri. Alla fin fine, � l'espressione d'una angoscia� (63).
Ma prima di giungere a questa conclusione, e su un piano del tutto diverso - quello
dello slancio creativo - l'autore ha ceduto alla seduzione del comico. Il �quarto
d'ora veramente cartesiano� (64) ch'egli ci propone, trae origine da uno stato
d'animo gi� presente in "Non" e in "Vita grottesca e tragica di Victor Hugo"(65):
la ricerca dello straordinario, dello strampalato, del contraddittorio. Ionesco si
congeda dall'universo del buon senso per abbracciare quello del non-senso, o del
controsenso, degli scritti maccheronici, dei "limericks" di Edward Lear, del mondo
fantastico di Lewis Carroll (66), del �cadavere squisito� dei surrealisti, parente
prossimo di Bobby Watson.
Si � sostenuto che il linguaggio, in Ionesco, viene promosso al rango di oggetto
teatrale. In realt�, il materiale linguistico assurge a tale importanza solo perch�
consente la "manipolazione della logica". E gioco ci prende allora in contropiede,
ci fa incespicare, smentisce le nostre supposizioni. La comicit� � dunque il
risultato di questo tipo d'incongruenze. Ne � una riprova il comportamento
fantastico della pendola promossa al rango di personaggio: come se uscisse dal
mondo dei fratelli Marx, la pendola suona ventinove volte, oppure �quanto
vuole�(67). Mossa da �uno spirito di contraddizione�, suona sette volte, poi tre,
poi cinque o �sottolinea le battute, con maggiore o minor forza a seconda del caso�
(68). D'altronde, fin dalla sua entrata in scena essa rivela la sua natura insolita
battendo �diciassette colpi inglesi� (69), infliggendo cos� una smentita categorica
alla nostra realt� quotidiana che recalcitra davanti all'impossibilit� logica
veicolata dal linguaggio, perch� il suono del carillon non pu� essere �inglese�!
Questi giochi di destrezza con l'impossibile sono presenti in molti aspetti della
commedia. L'aneddoto intitolato "Il raffreddore" (70) si compone d'una frase
immensa, lunga venticinque righe, formata da relative che si incastrano l'una
nell'altra come delle matrioske, grazie ad una ventina di connettori (cui, con la
quale, che) secondo il modello seguente: �Mio cognato, dal lato paterno, aveva un
cugino germano, lo zio materno del quale aveva un suocero di cui il nonno
paterno...� (71).
Altri quattro aneddoti bislacchi si susseguono: "Il cane e il bue, favola
sperimentale"; quello del vitello che mangia briciole di vetro come i fratelli Marx
mangiavano piatti; quello del gallo che voleva fare il cane. L'ultimo, intitolato
"Il serpente e la volpe", delude le nostre aspettative perch� in La Fontaine la
volpe ha la meglio mentre in Ionesco � perdente. Questo aneddoto, come i
precedenti, � del tutto insensato e dunque frustra il nostro bisogno di
significato.
La sfida alla logica, che � sottesa a tutta la commedia, � messa in evidenza a
proposito di Bobby Watson. Un personaggio accenna al suo decesso tre anni prima, ma
Watson � morto solo da un anno e mezzo! E inoltre sua moglie, i bambini che non
hanno avuti, la zia e diversi altri parenti, si chiamano tutti Bobby Watson. E
quindi tutti i significati si confondono in un unico significante.
La proliferazione di un medesimo significato compare anche, certo con minor
efficacia, nella poesia intitolata Il fuoco ove, naturalmente, tutti gli elementi
prendono fuoco, ed in particolare quelli che sono ignifughi - pietra, castello,
uomo, donna, animali, acqua, cielo! Come c'era da aspettarsi, a questo fenomeno
contagioso non sfuggono n� il fuoco n� la cenere.
Nello stesso spirito, alla scena undicesima troviamo una lunga serie di �verit�
fondamentali�, di false sentenze che sfruttano un'identit� fondata sulla rima: �Chi
vende un ovino oggi, domani avr� un bovino�, oppure �Meglio il latte a cose fatte,
che un pazzo in un palazzo� (72). In quest'atmosfera strampalata, sparisce il
nostro universo familiare. Siamo nel regno dell'assurdit� generalizzata, quello
della piccola Alice che ha un occhio rosso e uno bianco, o della signora Smith che
predilige le serie eteromorfe: �Lo yoghurt � quel che ci vuole per lo stomaco, le
reni, l'appendicite e l'apoteosi� (73). E l'epilogo, infine, si basa sulla
ripetizione, sull'accumulo, l'assonanza, la serialit� e l'ecolalia.
In conclusione, se "La cantatrice calva" � un colpo di scena e un colpo da maestro,
paradossalmente � gi� anche una continuazione. Vi ritroviamo infatti l'autore di
"Non", il suo spirito di contraddizione, il gusto della derisione, il piacere di
creare �lo straordinario�, di ingrandire a dismisura il non-senso come gi� avveniva
nell'intermezzo numero tre, dal titolo "Il trifoglio a quattro foglie".
Questa commedia, scritta a tastoni, trov� - con l'aiuto del caso - il tocco finale
a cui contribuirono Akakia Viala e Nicolas Bataille. Ci� che, inizialmente, �era
soltanto un gioco del tutto gratuito� (74), un prurito intellettuale che prendeva
di mira le frasi fatte d'un manuale d'inglese, ben presto, nel contesto ideologico
dell'epoca, fu associato ad una parodia critica della borghesia. L'incontro di
questi due elementi contribu� in larga misura al successo internazionale della
commedia.
L'esperienza preziosa acquisita dall'autore dette l'avvio ad una riflessione
critica sull'arte drammatica. Da un lato, Ionesco elabor� una teoria sul teatro
�astratto�, che rifiuta ogni tradizione, o poco ci manca (75); dall'altro, adott�
per la composizione delle sue commedie la formula del contrappunto: �Con un testo
burlesco, una recitazione drammatica. Con un testo drammatico, una recitazione
burlesca� (76).
Questo tipo di procedimento, che si affermer� nel teatro di derisione, soprattutto
con Adamov e con Beckett, va iscritto senza dubbio all'attivo dell'epoca.
Inoltre la stesura della "Cantatrice calva" favori il precisarsi di talune
caratteristiche che riveleranno la loro utilit� nell'elaborazione delle successive
commedie. Cos�, la caricatura e la derisione della borghesia si svilupperanno in
"Jacques ovvero la sottomissione" e nella commedia che le far� seguito: "L'avvenire
� nelle uova". I litigi della coppia Smith rinasceranno, ingranditi, in "L'ira"
(77) ma anche in "Vittime del dovere", ove si contrappongono Maddalena e il
poliziotto. Allo stesso modo, la gioia che Ionesco prova nel cavillare su questioni
di logica fittizia si espande liberamente nella "Lezione" e in "Rinoceronte". Il
fascino della teratologia cui soggiace l'"homo ludens" trovava gi� la sua pi�
compiuta espressione negli aneddoti bislacchi della "Cantatrice calva".
L'originalit� di Ionesco si manifesta dunque con chiarezza. Ma, come qualsiasi
altra, � un'originalit� necessariamente relativa, ossia tributaria d'un contesto,
quello delle avanguardie che, dal Diciannovesimo secolo, si sono espresse in
poesia, in pittura, nella scultura e a teatro: Baudelaire, Apollinaire,
Majakovskij, Cocteau, Jean Arp, il dadaismo e il surrealismo ne sono altrettante
vivide illustrazioni. Lo spirito che vi predomina assegna un posto privilegiato
alla sperimentazione, alla provocazione, al gusto di prendere il pubblico in
contropiede, all'estetica dell'arte come gioco, gioco che sfrutta il caso, il
disordine, la giustapposi ione dei generi. Insomma, l'originalit� di Ionesco si
iscrive nella tradizione dell'antitradizione, nella tradizione del nuovo, in
evoluzione continua.
�LA CANTATRICE CALVA�.
ALTRI FINALI POSSIBILI INEDITI.
Come gi� Ionesco ha segnalato, il primo finale previsto richiedeva troppe comparse,
e perci� una somma di denaro cui la compagnia non poteva aspirare. Talune battute,
inoltre, che ricorrevano alla bizzarria, sarebbero parse puerili, di cattivo gusto,
derivate dalla scatologia. Ad esempio: SIGNOR MARTIN (alla signora Smith): Potrei
sapere cos'� questo piatto, mia cara amica? | SIGNORA SMITH: Purea di escrementi di
pollo al sugo di zucca. (Pi� avanti, il signor Smith parla di �pip� di giumenta
alcolizzata�).
Infine, l'impossibilit� di prevedere le reazioni del pubblico, visto che con tutta
evidenza si voleva maltrattarlo, verbalmente e fisicamente, avrebbe fatto correre
un grave rischio all'avvenire dello spettacolo.
Quanto al secondo finale, pi� breve del precedente, pone in primo piano il
drammaturgo, solletica il suo narcisismo e ne sottolinea l'atteggiamento aggressivo
e contestatore. Rifacendosi probabilmente all'esempio dei dadaisti e dei
surrealisti; l'autore d'avanguardia era tenuto, a quel che sembra, ad insultare il
suo pubblico!
Brusco arresto del movimento. Pausa. Breve silenzio. Come se non fosse successo
niente, gli Smith, rappacificati; sorridono ai Martin, ml signor Martin sorride
alla signora Martin, la signora Smith al signor Martin, ecc.; inchini, riverenze
smaccatamente educate. La signora Smith offre il braccio al signor Martin; li segue
il signor Smith che offre il braccio alla signora Martin. Orchestra in sordina
(79).
SIGNORA SMITH (al signor Martin): Mary ha preparato un piatto squisito. Una
specialit� del suo paese.
SIGNOR MARTIN (alla signora Smith): Potrei sapere che cos'� questo piatto, mia cara
amica?
SIGNORA SMITH: Purea di escrementi di pollo al sugo di zucca.
SIGNOR MARTIN: Mi piace anche allo zuccone.
SIGNORA SMITH: L'ha gi� assaggiata?
Escono.
SIGNOR SMITH (alla signora Martin): Berremo qualcosa di eccezionale a cena, amica
cara.
SIGNORA MARTIN: Potrei sapere di che si tratta, se non sono indiscreta?
SIGNOR MARTIN: Pip� di giumenta alcolizzata.
SIGNORA MARTIN: Oh! Che delizia! Non osavo sperare... In bottiglia, vero?
Escono. Esce anche Mary.
La scena rimane vuota. L'orchestra smette di suonare un po' alla volta. La scena
rimane vuota ancora a lungo. I minuti passano. Il pubblico, ad un certo punto, pu�
lasciare la sala, ed allora si chiuderanno le porte, oppure esprimere il proprio
malcontento, incoraggiato da compari mescolati al pubblico. In tal caso vi saranno
fischi, schiamazzi, proteste, ingiurie, verdura e uova marce lanciate sul
palcoscenico, eccetera. Una dozzina o pi� di comparse vanno all'assalto della
scena, urlando, armate di clave (comparse, ahim�, giacch� � impossibile sperare che
spettatori autentici si lancino su palcoscenico e scene!) Nel momento in cui gli
scalmanati si dirigono verso il fondo della scena, delle mitragliatrici crepitano
ai quattro angoli della ribalta (mitragliatrici finte, pallottole finte poich�,
ancora una volta, non si pu� sperare di averne di vere). Gli assalitori cadono
morti. Il direttore del teatro, l'autore, un commissario di polizia, sbucano dalle
quinte, appaiono, calmi, sulla scena. Il direttore del teatro fa la conta dei
cadaveri distesi. Guarda i compagni con aria soddisfatta.
DIRETTORE DEL TEATRO (dopo aver contato i morti): Niente male... Speriamo di averne
di pi� domani. Complimenti, signor commissario.
AUTORE (al direttore del teatro): Grazie per avermi difeso. (Indica la sala; poi,
rivolto al pubblico) Sono un autore di Stato!
DIRETTORE DEL TEATRO (agli spettatori spaventati): Canaglie! Questo non � il vostro
posto! Cosa vi salta in mente di immischiarvi in cose che non vi riguardano?
Ficcatevelo ben in testa! (Indica i cadaveri sulla scena) Che vi serva di lezione.
Ecco quel che vi aspetta! Noi difenderemo, contro il pubblico, vietandogli
l'ingresso, l'istituzione pi� nobile del nostro patrimonio culturale: il teatro,
sublime tempio delle attrici! (Ai poliziotti) Scacciateli. (Al pubblico) Non
riprovateci un'altra volta. Non mettete pi� piede qui dentro.
Mary entra, alla fine dell'ultima battuta dell'ultima scena: �Non � di qua, ma � di
l�, eccetera.
L'autore entra dal fondo del palcoscenico; gli attori, in fila, da una parte e
dall'altra, fanno ala e si inchinano al suo passaggio.
A parte il finale con la ripresa dell'inizio (quello che di solito viene recitato)
e le due scene che ho presentate qui, altri trentasei epiloghi sono possibili... e
gi� ideati.
In realt�, i personaggi dovrebbero letteralmente esplodere o dissolversi come il
loro linguaggio; dovremmo vedere le teste staccarsi dal corpo, le braccia e le
gambe volare in frantumi, eccetera.
Ma questo si pu� fare solo al cinema (e anche l�, sarebbero solo trucchi!) Ad ogni
modo, ho intenzione di trarne un film davvero esplosivo.
EUG�NE IONESCO.
NOTE.
Nota 1. Possiamo trovare sorprendente questa freschezza ludica in un uomo che nel
1949, quando termina la commedia, ha quarant'anni.
Nota 2. "La tragedia del linguaggio", in "Note e contronote", Einaudi, Torino 1965,
pp. 169-74.
Nota 3. "Note e contronote" cit., p. 170. Il proverbio cui si allude suona: "An
Englishman's home is his castle".
Nota 4. Ibid., pp. 170-171.
Nota 5. Vedi pp. 30-31 del presente volume.
Nota 6. "Note e contronote" cit., p. 177.
Nota 7. Ibid., pp. 171-726.
Nota 8. Ibid., p. 172.
Nota 9. "Note e contronote" cit., p. 172. Dobbiamo prendere questa dichiarazione
alla lettera? Trascinato dal suo stesso slancio, Ionesco ama esagerare. Giudichiamo
confrontando questa citazione con un'altra, che tratta lo stesso argomento con un
talento drammatico che ne amplifica gli effetti: �Impresa disgraziata: sommerso
dalla proliferazione di cadaveri di parole, abbrutito dall'andamento automatico
della conversazione, rischiai di soccombere al disgusto, ad una tristezza senza
nome, all'esaurimento nervoso, ad una vera e propria asfissia� (testo citato da S.
Benmussa, "Ionesco", Seghers, Paris 1966, p. 73).
Nota 10. "Note e contronote" cit., p. 173.
Nota 11. Ibid., p. 177.
Nota 12. Ibid.
Nota 13. Ibid.
Nota 14. "Non", Gallimard, Paris 1986. L'edizione originale, in romeno ("Nu"), �
del 1934.
Nota 15. "Note e contronote" cit., p. 177. La favola intitolata "Il serpente e la
volpe" cos� come le battute soppresse nella rappresentazione, compaiono per� nel
testo a stampa (vedi p. 29).
Nota 16. "Note e contronote" cit., p. 178.
Nota 17. Ibid.
Nota 18. Ibid.
Nota 19. Il testo � riportato sulla seconda pagina del programma della Huchette,
ideato per il venticinquesimo anniversario della "Cantatrice calva". Il Th��tre de
la Huchette nacque nel 1948 sotto la direzione di Georges Vitaly. Nel 1952 lo
sostitu� Marcel Pinard. Alla sua comparsa, gli attori dello spettacolo Ionesco
costituirono una S.r.l., per impedire la chiusura del teatro.
Nota 20. N. 7, pp. 11-19 e n. 8-9, pp. 59-58.
Nota 21. Eccettuato il pompiere che indossava un'uniforme regolamentare, gli attori
e le attrici vestivano il kimono, abito che per i giapponesi � associato all'idea
di tradizione e conservatorismo. Dal 1967 al 1982, Nicolas Bataille cur� una
ventina di spettacoli a Tokyo tra i quali "acques ovvero la sottomissione". Nel
febbraio 1959, aveva sostenuto la parte di �douard in "Assassino senza movente",
commedia recitata al Th��tre R�camier con la regia di Jos� Quaglio.
Nota 22. Jacques No�l, cui si debbono le scene della maggior parte delle commedie
di Ionesco, ottenne il Grand Prix National du th��tre nel 1979.
Nota 23. P. Val�ry, Oeuvres", Gallimard, Paris, tomo I, 1958, p. 1506.
Nota 24. Cl. Bonnefoy, "Entretiens avec Eug�ne Ionesco", Belfond, Paris 1966, p.
94.
Nota 25. "Note e contronote" cit., p. 157.
NOTA AL TESTO.
Il testo della presente edizione, pubblicata inizialmente nel "Th��tre I"
(Gallimard, Paris 1954) [edizione italiana "La cantatrice calva e altre commedie",
Einaudi, Torino 1958, poi ripresa nel "Teatro I", 1961] riproduce, salvo qualche
dettaglio, quello portato in scena da Nicolas Bataille. Conosciamo in parte la
genesi della commedia grazie a quattro documenti:
SCENA PRIMA.
Si sente bussare.
SIGNOR SMITH: Hanno bussato di nuovo. Forse c'� qualcuno, va' a vedere, cara.
SIGNORA SMITH (furiosa): Oh, no, questa poi! (Grida, pesta i piedi, tende i pugni)
Non seccarmi, non seccarmi, non seccarmi! (Si lascia cadere nella poltrona) Va' ad
aprire tu, se ne hai voglia! Io non ci vado pi�! Vacci! Non ci sar� nessuno!
SCENA SECONDA.
[Inizio].
GLI STESSI, IL CAPITANO DEI POMPIERI costui, d'et� fra i quaranta e cinquant'anni,
� in uniforme e indossa un casco sfolgorante.
SIGNOR MARTIN: Allora provi a passare, a mio nome, dal vicario di Wakefield!
POMPIERE: Non sono autorizzato a spegnere i fuochi degli ecclesiastici. Il vescovo
se l'avrebbe a male. Quella � gente che se li spegne da sola, oppure se li fa
spegnere dalle vestali.
SIGNOR SMITH: Vada un po' in casa del signor Durand.
POMPIERE Neppure l� posso. Non � inglese. E' solo naturalizzato. Gli stranieri
naturalizzati hanno il diritto di possedere case, ma non quello di farsele spegnere
quando bruciano.
SIGNORA SMITH: Eppure lo scorso anno, gli � scoppiato un incendio in casa ed �
stato spento lo stesso.
POMPIERE: Se l'� sbrigata tutta da solo. Clandestinamente. Oh, non sar� certo io a
denunciarlo.
SIGNOR SMITH: Neppure io.
NOTE.
RINOCERONTE (1).
Commedia in tre atti.
PERSONAGGI
in ordine d'entrata in scena.
LA CASALINGA.
LA DROGHIERA.
JEAN.
BPRENGER.
LA CAMERIERA.
IL DROGHIERE.
IL VECCHIO SIGNORE.
IL FILOSOFO.
IL PADRONE DEL GAFFE.
DAISY.
IL SIGNOR PAPILLON.
DUDARD.
BOTARD.
LA SIGNORA BOEUF.
UN POMPIERE.
IL SIGNOR JEAN.
LA MOGLIE DEL SIGNOR JEAN.
ATTO PRIMO.
Prima che il sipario si alzi, si sente scampanare. Il rumore delle campane cesser�
qualche secondo dopo l'apertura completa del sipario. Mentre il sipario si alza,
una donna (che ha sotto braccio la borsa della spesa, vuota, e sotto l'altro
braccio un gatto) attraversa in silenzio la scena da destra a sinistra. Mentre
passa, la droghiera apre la porta del negozio e guarda la donna.
B�RENGER: Allora non mi sento tanto in colpa visto che... anche lei...
JEAN: Per me � diverso, non mi va di aspettare, non ho tempo da perdere, io. Dato
che lei non � mai puntuale, arrivo apposta in ritardo, all'ora in cui prevedo che
avr� il piacere di trovarla.
B�RENGER: Giusto, giusto. Per�...
JEAN: Non vorr� dirmi che � arrivato puntuale!
B�RENGER: Ah, certo, non posso dirlo.
JEAN: Appunto.
B�RENGER: Che cosa beve?
JEAN: Come? Lei ha gi� sete a quest'ora? Di mattina?
B�RENGER: Mah... fa cos� bello, cos� caldo...
JEAN: La scienza popolare dice che pi� si beve e pi� si berrebbe...
B�RENGER: Ma se potessimo fare arrivare anche qui, nei nostro cielo, delle nuvole
scientifiche, farebbe meno caldo e avremmo meno sete.
JEAN (osserva B�renger): S�, ma a lei non servirebbe lo stesso. Non � d'acqua che
lei ha sete, caro B�renger.
B�RENGER: E con questo che intende dire, caro Jean?
JEAN: Oh! Lei mi ha capito benissimo. Parlo della sua gola secca: ci vuol altro per
innaffiarla!
B�RENGER: La sua frase mi pare...
JEAN (interrompendolo): Lei � su una cattiva strada, amico mio.
B�RENGER: Su una cattiva strada? E perch�?
JEAN: Non sono cieco. Lei crolla dalla stanchezza, ha ancora passato una notte
bianca, sbadiglia, � morto di sonno...
Si annoda la cravatta.
JEAN (mentre B�renger sistema alla cieca la cravatta): E' , tutto spettinato!
(B�renger si passa le dita tra i capelli). Su: prenda il mio pettine.
Estrae dalla tasca interna della giacca uno specchietto che passa a B�renger.
JEAN Storie! Tutti dobbiamo adattarci. Perch�, lei forse si crede un essere
superiore?
B�RENGER: No, non pretendo affatto...
JEAN (interrompendolo): Valgo quanto lei - anzi, modestia a parte - valgo molto pi�
di lei. L'uomo superiore � colui che sa compiere il proprio dovere.
B�RENGER: Che dovere?
JEAN: Il suo dovere... il suo dovere d'impiegato, per esempio.
B�RENGER Ah, capisco, il suo dovere d'impiegato...
JEAN E dove si sono svolte le sue orge della notte scorsa? Ammesso che se lo
ricordi...
BERENGER: Abbiamo... s�,: abbiamo festeggiato il compleanno di Augusto, del nostro
amico Augusto...
JEAN: Il nostro amico Augusto? Non sono stato invitato, io, a festeggiare il
compleanno del nostro amico Augusto!
JEAN (a B�renger, quasi gridando, per sovrastare i rumori cui pare non essersi
accorto): Verissimo, non ero invitato... non ho avuto questo onore... Ma posso
comunque assicurarle che anche se mi avessero invitato, non ci sarei andato,
perch�... (I rumori sono fortissimi). ... Ma che diavolo succede? (Vicinissimo
galoppo di un grosso e pesante animale. Si distingue l'ansimare affannoso della
bestia). ... ma, ma... che cos'�?
CAMERIERA: Ma che cos'�?
Tutte le battute, ad iniziare dal primo �Oh! Un rinoceronte!� di Jean sono quasi
simultanee. Si distingue un �Oh!� di intonazione femminile. Entra una donno. Corre
sino al centro del palcoscenico. E' la casalinga con la sua sporta sotto il
braccio. Giunta al centro della scena, con mimica di terrore, lascia cadere la
sporta. Le provviste si sparpagliano sulla scena, una bottiglia va in pezzi.
Tuttavia ella non abbandona il gatto che tiene con l'altro braccio.
Starnutisce.
CASALINGA (al centro della scena, rivolta verso sinistra. Le provviste sono sparse
per terra, intorno a lei): Ah, questa poi!
Starnutisce.
VECCHIO SIGNORE e DROGHIERI (sul fondo, riaprendo la porta del negozio che il
vecchio signore aveva chiuso dietro di s�): Ah, questa poi!
JEAN: Ah, questa poi! (A B�renger) Ma ha visto?!
I rumori del rinoceronte (zoccola; barriti; eccetera) sono passati. Tutti seguono
ancora con lo sguardo l'animale. Solo B�renger � rimasto seduto, apatico.
FILOSOFO (accarezza il gatto che tiene tra le braccia): Micio, micio, micio!
CAMERIERA (a B�renger e a Jean): Che cosa prendono pignori?
B�RENGER (alla cameriera): Due "pastis".
CAMERIERA: Subito, signori.
FILOSOFO (al vecchio signore e alla casalinga intenti a rimettere le provviste nel
paniere): Rimettetele a posto con metodo.
JEAN (a B�renger): Allora, che ne dice?
B�RENGER (a Jean, non sa cosa rispondere): Be', niente... ha fatto un polverone...
DROGHIERE (esce dal negozio con una bottiglia di vino. Rivolto alla casalinga): Ho
anche dei porri.
FILOSOFO (continua ad accarezzare il gatto): Micio, micio, micio!
DROGHIERE (alla casalinga): Costa cento franchi al litro.
CASALINGA (d� i soldi al droghiere. Poi si rivolge al vecchio signore che �
riuscito a sistemare tutto nella sporta): Lei � molto gentile. Ah, la cortesia dei
francesi! Non � come i giovani del giorno d'oggi!
DROGHIERE (intasca i soldi della casalinga): Dovrebbe servirsi sempre da noi. Cos�
non avr� neanche bisogno di traversare la strada. Eviterebbe di fare brutti
incontri!
Rientra in negozio.
JEAN (si � seduto. Pensa sempre al rinoceronte): Certo che son cose da non
credersi!
VECCHIO SIGNORE (si toglie il cappello e bacia la mano alla casalinga): Lietissimo
di conoscerla!
CASALINGA (al filosofo): La ringrazio per avermi tenuto il gatto.
VECCHIO SIGNORE (al filosofo, dopo aver gettato un ultimo sguardo a sinistra, ove �
uscita la casalinga) Deliziosa, vero?
FILOSOFO (al vecchio signore): Ora le spiegher� cos'� il sillogismo.
VECCHIO SIGNORE: Ah, s�, il sillogismo!
JEAN (a B�renger): Non posso crederci! E' inammissibile!
B�renger sbadiglia.
Beve un grande sorso di "pastis" e posa il bicchiere a met� vuoto sul tavolo.
B�RENGER (continua a tenere il bicchiere in mano, ma non osa pi� bere): Mica voglio
lasciarlo al padrone!
JEAN: Le dir� io che cosa deve fare: si vesta correttamente, si faccia la barba
tutti i giorni, si metta una camicia pulita...
B�RENGER (a Jean): La lavandaia � cos� cara...
JEAN (a B�renger): E lei risparmi sugli aperitivi. Questo per quanto riguarda
l'aspetto esterno: cappello, cravatta come la mia, un vestito elegante, le scarpe
lucide...
JEAN (a B�renger): Per esempio: invece di bere e rovinarsi il fegato, non sarebbe
meglio sentirsi sani e forti anche in ufficio? Senza contare che potrebbe
utilizzare il tempo libero in modo pi� intelligente.
B�RENGER (a Jean): Cio�?
JEAN (a B�renger): Visiti i musei, legga le riviste letterarie, vada alle
conferenze. Tutto questo la distrarr� dall'angoscia, dalla depressione, e le far�
bene allo spirito. In quattro settimane lei sar� un uomo colto.
B�RENGER (a Jean): Lei ha proprio ragione.
VECCHIO SIGNORE (al filosofo): Potrebbe esserci un gatto con cinque zampe...
JEAN (a B�renger): Ecco, lo ammette anche lei.
VECCHIO SIGNORE (al filosofo): ... e un secondo gatto con una zampa sola. Ma in
questo caso, sarebbero ancora gatti?
FILOSOFO (al vecchio signore): E perch� no?
JEAN (seccato, a B�renger): Caro mio, una volta ogni tanto non � la stessa cosa.
Per lei... per lei � diverso!
B�RENGER (a Jean): E perch� per me � diverso?
JEAN (ad alta voce, sovrastando i rumori che provengono dal negozio): Non sono un
alcolizzato, io!
FILOSOFO (al vecchio signore): Eppure, anche senza zampe, il gatto deve acchiappare
lo stesso i topi. E' nella sua natura.
B�RENGER (gridando): Non dico che lei sia un alcolizzato. Ma perch�, nelle stesse
condizioni, dovrei esserlo pi� di lei?
VECCHIO SIGNORE (come sopra, al filosofo): Che cos'� nella natura del gatto?
JEAN (a B�renger, gridando): Eh, no, � una questione di equilibrio! Contrariamente
a lei, sono un uomo equilibrato, io!
FILOSOFO (al vecchio signore. Gli grida all'orecchio facendo megafono con la mano):
Che cosa dice?
Jean si alza di colpo, rovescia la sedia e fissa lo sguardo alla quinta di sinistra
donde provengono i rumori del rinoceronte che corre in senso inverso.
Passi precipitosi di gente in fuga. Degli �Ah!� e degli �Oh!� come nella scena
precedente.
B�renger cerca di nascondersi per non essere visto da Daisy. Il vecchio signore, il
filosofo e il droghiere si dirigono verso il centro della scena ripetendo
meccanicamente.
TUTTI: Oh!
A loro volta Jean e B�renger si avvicinano alla casalinga che continua a gemere con
il cadavere del gatto tra le braccia.
CAMERIERA (si dirige verso il caff� per raccogliere i cocci rialzare le sedie
rovesciate, sempre fissando il gruppo) Povero micio!
PADRONE (fa cenno alla cameriera di eseguire l'ordine): Su, sbrigati!
VECCHIO SIGNORE (al droghiere): Lei che ne dice?
B�RENGER (alla casalinga): Coraggio, signora, non pianga pi�... che pena!
DAISY (a B�renger): Oh, signor B�renger: c'era anche lei? Ha visto?
BLRENGER (a Daisy): Buongiorno, signorina Daisy... ecco, io non ho fatto in tempo a
farmi la barba... la prego di scusarmi se...
PADRONE (segue con lo sguardo la cameriera che riordina, poi guarda verso la
casalinga): Povero micio!
CAMERIERA (di spalle, raccogliendo i cocci): Povero micio!
Frattanto gli altri aiutano la casalinga a prender posto al tavolino. Essa continua
a lamentarsi e a piangere.
Gli altri personaggi si scostano dalla casalinga per avvicinarsi a Jean e B�renger
che discutono ad alta voce.
VECCHIO SIGNORE (al droghiere): ... per� ci sono anche degli asiatici bianchi,
neri, turchini e altri come noi.
JEAN (a B�renger): Ubriacone!
DROGHIERA (dalla finestra, al marito): Oh, tu hai sempre delle idee diverse dagli
altri.
B�RENGER (tra s�, mentre gli altri continuano a discutere sul rinoceronte): Daisy
ha ragione: non avrei dovuto contraddirlo.
PADRONE (alla droghiera): Suo marito ha ragione: il rinoceronte d'Asia ha due
corna, mentre quello d'Africa dovrebbe averne due. E viceversa.
B�RENGER (tra s�): Non tollera divenir contraddetto. La minima obiezione lo fa
andare in bestia.
VECCHIO SIGNORE (al padrone): Lei � in errore, amico.
PADRONE (al vecchio signore): Scusi se insisto, ma...
BERENGER (come sopra): La collera � il suo unico difetto.
DROGHIERA (dalla finestra, al vecchio signore, al padrone e al marito): Magari sono
tutti e due uguali.
B�RENGER (come sopra): In fondo ha un cuore d'oro e mi ha aiutato un sacco di
volte.
Singhiozza.
PADRONE (alla droghiera): Se uno ne ha due, l'altro non pu� averne che uno solo.
VECCHIO SIGNORE: Forse, l'uno ne ha uno e l'altro ne ha due.
B�RENGER (come sopra): Mi spiace di non esser stato pi� arrendevole. Ma perch�
intestardirsi cos�? Non volevo mica farlo uscire dai gangheri. (Agli altri)
Sostiene sempre delle cose inverosimili! Vuole sempre sbalordire tutti quanti con
la sua cultura. E non ammette mai di sbagliarsi.
VECCHIO SIGNORE (a B�renger): Ha delle prove?
B�RENGER: Prove? Che prove?
VECCHIO SIGNORE: Be', di quello che sosteneva poco fa e che ha suscitato la
spiacevole lite con il suo amico.
DROGHIERE (a B�renger): Gi�, che prove ha?
VECCHIO SIGNORE (come sopra): Come fa a sapere che uno dei rinoceronti ha due corna
e l'altro un corno solo? E poi, quale dei due?
DROGHIERA: Uhm... ne sa quanto noi.
B�RENGER Un momento, distinguiamo. Prima di tutto non si sa se erano due. Anzi, io
continuo a dire che c'era un solo rinoceronte.
PADRONE Ma supponiamo che ce ne fossero due. Qual � quello unicorne, il rinoceronte
asiatico?
VECCHIO SIGNORE: No, no! E' quello africano che � bicorne. Almeno, credo.
PADRONE: Qual � bicorne?
DROGHIERE: Non � quello africano.
DROGHIERA: Eh, non � facile mettersi d'accordo.
VECCHIO SIGNORE: A questo punto bisogna chiarire il problema.
FILOSOFO (esce dall'incognito): Mi scusino, signori. Se mi � concesso di
intervenire, vorrei precisare che il problema � un altro. Ma, prima di tutto,
permettetemi di presentarmi...
CASALINGA (in lacrime): E' un filosofo!
PADRONE: Oh, un filosofo!
VECCHIO SIGNORE (presenta il filosofo a B�renger): Il mio amico filosofo.
B�RENGER: Onoratissimo.
FILOSOFO (prosegue): Faccio il filosofo di professione: ecco qui la mia carta
d'identit�.
Esibisce il documento.
B�RENGER Onoratissimo.
DROGHIERE: Signore, siamo tutti molto onorati.
PADRONE: Ci vuol dire allora, signor filosofo, se il rinoceronte africano �
unicorne...
VECCHIO SIGNORE: ... o bicorne...
DROGHIERA: E se il rinoceronte asiatico � bicorne.
DROGHIERE: O invece unicorne.
FILOSOFO: Ecco, appunto: il problema � un altro. E' ci� che mi premeva di rilevare.
ROGHIERE: Ma era proprio quello che ci interessava.
FILOSOFO: Se mi lasciate parlare, signori...
VECCHIO SIGNORE: S�, lasciatelo parlare!
DROGHIERA (dalla finestra, al marito): E lascialo parlare!
PADRONE: L'ascoltiamo, signore.
FILOSOFO (a B�renger): Mi rivolgo a lei in particolare. E, naturalmente, anche agli
altri.
DROGHIERE: Anche a noi...
FILOSOFO: Vedete, la discussione all'inizio era imperniata su un fatto importante,
che poi, vostro malgrado, avete trascurato. Vi chiedevate all'inizio se il
rinoceronte passato poco fa era lo stesso di prima, oppure un altro. Ebbene, � a
questo che dobbiamo rispondere.
B�RENGER: In che modo?
FILOSOFO: Ecco: per cominciare, potreste aver visto due volte di seguito lo stesso
rinoceronte con un solo corno...
DROGHIERE (ripete per meglio afferrare): ... due volte di seguito lo stesso
rinoceronte.
PADRONE (come il droghiere): ... con un solo corno.
FILOSOFO (continuando): ... o potreste invece aver iato due volte di seguito lo
stesso rinoceronte con due corna.
VECCHIO SIGNORE (ripete): ... lo stesso rinoceronte con due corna, due volte di
seguito.
FILOSOFO: Esatto. Ancora: potreste aver visto un primo rinoceronte con un solo
corno, poi un secondo che aveva anche lui un solo corno.
DROGHIERA (dalla finestra): Ah! ah!
FILOSOFO: O infine, un primo rinoceronte con due corna, poi un altro rinoceronte
con due corna.
PADRONE Esatto.
FILOSOFO: Ora: se aveste visto...
DROGHIERE: Se avessimo visto...
VECCHIO SIGNORE: S�, se avessimo visto...
FILOSOFO: Se aveste visto la prima volta un rinoceronte con due corna...
PADRONE: ... con due corna...
FILOSOFO: ... e la seconda volta un rinoceronte con un corno...
DROGHIERE: ... con un corno...
FILOSOFO: ... questo non sarebbe ancora un fatto probante.
VECCHIO SIGNORE: Non sarebbe ancora un fatto probante.
PADRONE: E perch�?
DROGHIERA: Aaah! Non ci capisco pi� niente!
DROGHIERE: Lo sappiamo, lo sappiamo.
FILOSOFO: In realt�, signori... in realt� pu� darsi benissimo che, dopo il primo
passaggio, il rinoceronte bicorne abbia perduto un corno, e quindi che quello di
dopo sia quello di prima.
B�RENGER: Capisco, ma...
VECCHIO SIGNORE (interrompe B�renger): Non interrompa, prego.
FILOSOFO: Oppure � possibile che due rinoceronti bicorni abbiano perduto entrambi
uno dei loro corni.
VECCHIO SIGNORE: E' possibile.
PADRONE: Ma certo che � possibile!
DROGHIERE: E perch� no?
B�RENGER: Si, per�...
VECCHIO SIGNORE (a B�renger) Non interrompa, prego.
FILOSOFO: Se riuscite a dimostrare di aver visto la prima volta un rinoceronte a un
corno, asiatico o africano, poco importa...
VECCHIO SIGNORE (ripete): Asiatico o africano...
FILOSOFO: ... e la seconda volta un rinoceronte a due corna...
VECCHIO SIGNORE: ... a due corna...
DROGHIERE: Mah... forse sar� logico... (Nello stesso momento esce dal caff� la
casalinga in lutto stretto. Tiene in mano la cassettina. E' seguita da Daisy e
dalla cameriera, in fila, come per un funerale. Il corteo si dirige verso l'uscita,
a destra). ... Forse sar� logico, per�, come possiamo permettere che i nostri gatti
vengano schiacciati sotto i rostri occhi da rinoceronti con un corno, o due corni,
asiatici o africani!
PADRONE Ha ragione! E' vero! Non possiamo permettere che i nostri gatti siano
schiacciati da rinoceronti o da qualsiasi altro animale!
DROGHIERE: No! Non possiamo permetterlo!
DROGHIERA (si affaccia alla porta del negozio. Al marito): Su, entra! I clienti
stanno per arrivare!
DROGHIERE (va verso il negozio): No, non possiamo permetterlo!
B�RENGER (tra s�) Non avrei dovuto litigare con Jean! (Al padrone) Mi porti un
cognac. Doppio!
PADRONE: S�, subito.
B�RENGER (come sopra): Non avrei dovuto, non avrei dovuto perdere la pazienza!
(Riappare il padrone con il doppio cognac). Ah... mi sento troppo agitato adesso
per andare al museo. Vuol dire che mi istruir� un'altra volta...
SIPARIO.
ATTO SECONDO.
SCENA PRIMA.
Ufficio di un ente statale o di una ditta privata: un'importante casa di edizioni
legali, per esempio. Al centro, sul fondo, una grande porta a due battenti,
sovrastata da un cartello: CAPUFFICIO. A sinistra, sul fondo, presso la porta del
capufficio, il tavolino di Daisy con la macchina da scrivere. Appoggiato al muro di
sinistra, tra la porta che d� sulla scala e il tavolino di Daisy, un secondo tavolo
sul quale di solito vi sono i cosiddetti �fogli di presenza� che gli impiegati
devono firmare arrivando in ufficio. Poi, a sinistra, sempre in primo piano, la
porta che d� sulla scala. Si vedono gli ultimi scalini, la parte terminale della
ringhiera ed il pianerottolo. In primo piano, un tavolo con due sedie. Sul tavolo,
bozze di stampa, calamaio e portapenne: � il tavolo di lavoro di Botard e B�renger.
Questi occupa la sedia sinistra, mentre Botard occupa la sedia destra. A destra,
vicino alla parete, un altro tavolo, pi� grande, rettangolare, anch'esso ingombro
di fogli, bozze di stampa, eccetera, e due sedie (pi� belle e �imponenti�) l'una di
fronte all'altra. E' il tavolo di lavoro di Dudard e del signor Boeuf. Dudard
occupa la sedia contro la parete, in modo da avere gli impiegati di fronte. Svolge
la mansione di vicecapufficio. Tra la porta di fondo e la parete di destra, c'� una
finestra. Nel caso che il teatro disponesse di una fossa d'orchestra, sarebbe
meglio piazzare il semplice riquadro di una finestra in primissimo piano, di fronte
al pubblico. In fondo, nell'angolo di destra, un attaccapanni sul quale sono appesi
camici grigi e vecchie giacche. L'attaccapanni potrebbe eventualmente essere
piazzato verso il proscenio, vicino alla parete di destra.
Contro le pareti, scaffali di libri e pratiche polverose. Sul fondo, a sinistra,
sopra gli scaffala, alcuni cartelli:,GIURISPRUDENZA, CODICI. Sulla parete destra,
lievemente obliqua, altri cartelli: GAZZETTA UFFICIALE, LEGGI FISCALI. Sopra la
porta del capufficio, un orologio che segna le nove e tre minuti.
All'alzarsi del sipario, Dudard � in piedi presso la sua sedia, profilo destro
verso il pubblico; dall'altra parte del tavolo, profilo sinistro verso il pubblico,
sta Botard. In mezzo a loro, anch'egli vicino al tavolo, sta il capufficio, faccia
al pubblico. Subito dietro di lui verso sinistra, vediamo Daisy che tiene in mano
alcuni fogli dattiloscritti. Sul tavolo intorno al quale stanno i tre personaggi vi
sono delle bozze di stampa e un grande quotidiano ripiegato.
All'alzarsi del sipario - per alcuni astanti - i personaggi rimangono immobili
nella posizione in cui verr� recitata la prima battuta, formando un �quadro
vivente�. La stessa immobilit� l'avremo gi� osservata all'inizio del primo atto.
Il capufficio: sulla cinquantina, vestito con cura, completo blu scuro, nastrino
rosso della Legion d'onore all'occhiello, colletto duro, cravatta nera, grossi
baffi neri. E' il signor Papillon.
Dudard: trentacinquenne. Completo grigio, mezze maniche di lustrino nero per
proteggere la giacca. Pu� portare gli occhiali. Statura alta, genere impiegato
(quadro) che fa carriera. Se il capufficio diventasse vicedirettore, sarebbe
senz'altro lui che passerebbe al suo posto. E' antipatico a Botard.
Botard: maestro in pensione. Viso orgoglioso, baffetti bianchi. Ha una sessantina
d'anni ma li porta bene. E' al tipo che sa tutto e ha capito tutto. Porta un basco
in testa, indossa un lungo camice da lavoro, occhiali, naso pronunciato, matita
all'orecchio e mezze maniche di lustrino.
Daisy: giovane e bionda.
In seguito: la signora Boeuf: dai quaranta ai cinquant'anni, grassa e sfiatata.
All'alzarsi del sipario, i personaggi, come si � detto, stanno immobili intorno al
tavolo di destra. Il capufficio ha un indice teso verso il giornale. Dudard fa
mimica con il braccio a Botard come se gli dicesse: �Ecco, vede anche lei!� Botard,
mani in tasca, sorriso incredulo, ha l'aria di dire: �A me non me la fanno�. Daisy,
con i fogli dattiloscritti in mano, sembra approvare con lo sguardo Dudard. Dopo
qualche istante, Botard comincia a parlare.
Durante le ultime battute si vede B�renger che sale con aria circospetta gli ultimi
gradini della scala, socchiude con prudenza la porta dell'ufficio che, aprendosi,
scopre un cartello: EDIZIONI LEGALI.
PAPILLON (a Daisy): Be': sono le nove passate, signorina. Pu� ritirare il foglio di
presenza. E tanto peggio per i ritardatari!
Daisy va verso il tavolo per prendere il foglio di presenza e nello stesso istante
entra B�renger.
Glielo porge.
Scatta in piedi.
B�renger sposta al centro della scena la sua sedia. La signora Boeuf si accascia.
Nello stesso istante si sente un frastuono. Si vedono gli scalini crollare, come
sotto un peso enorme. Si sentono, provenienti dal basso, dei barriti lancinanti. La
polvere provocata dal crollo si dissolve, e si vede il pianerottolo sospeso sul
vuoto.
B�renger; aiutato da Dudard e da Daisy, sorregge la signora Boeuf sino alla sedia e
l'aiuta a sedersi.
Accenna a seguirla.
DAISY (esce dal fondo. Si sente la sua voce al telefono): Pronto, pronto: i
pompieri?
SIGNORA BOEUF (si alza di scatto): Non posso lasciarlo cos�... non posso lasciarlo
cos�!
PAPILLON: Se voleva divorziare, adesso ha un motivo validissimo.
DUDARD: Gi�, daranno senz'altro la colpa a lui!
SIGNORA BOEUF: No! Poveretto! Non � il momento! Non posso lasciare mio marito in
queste condizioni.
BOTARD: Lei � una brava moglie.
DUDARD (alla signora Boeuf): Ma che cosa far�?
B�RENGER: Attenzione!
SIGNORA BOEUF: Non posso lasciarlo, non posso lasciarlo!
DUDARD: Fermatela!
SIGNORA BOEUF: Me lo riporto a casa!
PAPILLON: Ma che vuol fare?
SIGNORA BOEUF (si dispone a saltare dal pianerottolo): Vengo, caro, vengo!
B�RENGER: Vuole buttarsi gi�!
BOTARD: E' suo dovere.
DUDARD: Non ci riuscir�!
Tutti - tranne Daisy che continua a telefonare - sono ora presso la signora Boeuf
sul pianerottolo. La signora Boeuf spicca il salto.
B�RENGER (che ha tentato di trattenerla, rimane con la sottana della signora Boeuf
in mano): Non ho potuto fermarla!
Prende Daisy tra le braccia. Daisy scavalca la finestra e sparisce in basso con il
pompiere.
POMPIERE: Avanti, sbrigatevi! Non abbiamo tempo da perdere. Ci sono tanti altri che
ci hanno chiamati.
BOTARD: Eh? Che vi dicevo?
PAPILLON (al pompiere): Attenzione alle mie cartelle! (A Dudard, Botard e B�renger)
Signori, arrivederci!
DUDARD: Arrivederci, signor Papillon.
B�RENGER: Arrivederci, signor Papillon!
Il signor Papillon scompare. Si sente ancora la sua voce che ripete: �Attenzione
alle mie cartelle!� e a Dudard: �Dudard! Chiuda a chiave l'ufficio!�
DUDARD (ad alta voce): Stia tranquillo, signor Papillon! (A Botard) Dopo di lei,
signor Botard.
BOTARD: Signori, io scendo. E prender� immediatamente contatto con le autorit�
responsabili. Far� luce su questo falso mistero!
Si dirige verso la finestra per scavalcarla.
DUDARD (A Botard): Credevo che per lei fosse gi� tutto chiaro.
BOTARD (scavalca): La sua ironia non mi tocca. Voglio darle le prove, i
documenti... s�, la dimostrazione del suo tradimento!
DUDARD: E' assurdo!
BOTARD: Questo insulto...
DUDARD (interrompendolo): E' lei che m'insulta!
BOTARD (sparisce): Il mio non � un insulto: � la verit�!
VOCE DEL POMPIERE: Andiamo, andiamo...
DUDARD (a B�renger): Che cosa fa oggi pomeriggio? Potremmo andare insieme a bere
qualcosa.
B�RENGER: Mi spiace. Voglio approfittare di questo pomeriggio libero per andare a
trovare il mio amico Jean. S�, devo proprio far pace con lui. Ci siamo lasciati
male. Forse per colpa mia.
SCENA SECONDA.
In casa di Jean. La struttura della scena � quasi identica alla scena precedente.
Cio�, il palcoscenico � diviso in due settori. A destra si vede la camera di Jean
che occupa i tre quarti (o i quattro quinti) dello spazio, secondo le dimensioni
del palcoscenico. Contro la parete di fondo � piazzato il letto sul quale Jean �
sdraiato. Al centro della scena, una sedia o una poltrona su cui prender� posto
B�renger. Al centro, verso destra, una porta che d� nel bagno di Jean. Quando Jean
andr� in bagno per lavarsi, si sentir� il rumore dell'acqua del lavabo e della
doccia. A sinistra della camera, un tramezzo divide in due il palcoscenico. Al
centro la porta che d� sulla scala. Volendo fare uno scenario meno realistico e pi�
stilizzato, si pu� piazzare direttamente detta porta senza il tramezzo. A sinistra
della scena si vede la scala: gli ultimi gradini che portano all'appartamento di
Jean, la ringhiera e il pianerottolo. Sul fondo, all'altezza di questo
pianerottolo, la porta d'entrata dell'appartamento dei vicini. Pi� in basso, sul
fondo, si scorge la parte superiore di una porta a vetri sormontata da un cartello:
CUSTODE.
All'alzarsi del sipario, Jean � a letto, sotto le coperte, spalle al pubblico.
Sussulta per un accesso di tosse. Dopo qualche astante compare B�renger che sale
gli ultimi scalini e bussa alla porta. Jean non risponde. B�renger bussa ancora.
B�RENGER: Jean! (Bussa ancora) Jean!
Tosse.
B�RENGER: E' per questo che � rimasto a letto? (Su un altro tono) Sa che le dico,
Jean: avevamo ragione tutti e due!
JEAN: Che ragione?
B�RENGER: S�, a proposito, del... della stessa cosa. Mi scusi se gliene parlo
ancora per un momento. Volevo soltanto dirle, caro Jean, che, secondo i diversi
punti di vista, avevamo ragione tutti e due. Ora ne ho le prove. In citt� ci sono
rinoceronti con due corna e rinoceronti con un solo corno.
JEAN: E che cosa le dicevo io? Bah, tanto peggio.
B�RENGER: Tanto peggio.
JEAN: Oppure tanto meglio, dipende.
B�RENGER: Da dove vengano gli uni e da dove vengano gli altri, oppure, da dove
vengano gli altri e da dove vengano gli uni, in fondo non ha importanza. L'unica
cosa che conta, a mio avviso, � l'esistenza del rinoceronte in s�, perch�...
JEAN (si gira e si razza a sedere sul letto disfatto, verso B�renger) Ah, non mi
sento bene, non mi sento affatto bene!
B�RENGER: Mi spiace. Ma che cos'ha?
JEAN: Mah, non lo so... un malessere, come dei malesseri...
B�RENGER: Debolezza?
JEAN: No, al contrario, mi sento come se avessi del fuoco dentro.
B�RENGER Volevo dire, una debolezza momentanea... succede a tutti....
JEAN: A me mai.
B�RENGER: Forse, un eccesso di salute. Troppa energia: alle volte fa male anche
questo. D� degli squilibri al sistema nervoso.
JEAN: Sono perfettamente equilibrato. (La sua voce diventa sempre pi� rauca) Sono
sano di corpo e di mente. E la mia costituzione...
B�RENGER: Certo, certo. Avr� preso freddo senza accorgersene. Ha la febbre?
JEAN: Non lo so. Si, probabilmente devo avere un po' di febbre: ho mal di testa.
B�RENGER: Gi�, un po' di emicrania. Se vuole, me ne vado subito.
JEAN: No, resti: non mi d� nessun fastidio.
B�RENGER: La trovo anche un po' rauco.
JEAN: Rauco?
B�RENGER: S�, un po' rauco: per questo non riconoscevo la sua voce.
JEAN: E perch� dovrei essere rauco? La mia voce non � cambiata, � lei, invece, che
ha una voce strana.
B�RENGER: Strana? La mia voce?
JEAN: E perch� no?
B�RENGER: Sar�... ma non me n'ero accorto.
JEAN: Si accorge mai di niente, lei? (Appoggia la mano sulla fronte) Ecco, � la
fronte, qui, che mi fa male... Devo aver picchiato da qualche parte, non c'� altra
spiegazione.
JEAN (si libera con forza): Che le prende di guardarmi come se fossi uno strano
animale?
B�RENGER: La pelle...
JEAN: Che diavolo le importa della mia pelle? Mi occupo della sua, io?
B�RENGER: Si direbbe... si direbbe che stia cambiando colore a vista d'occhio....
diventa verde... (Vuole riprendere la mano a Jean) ... e anche spessa.
JEAN (tira indietro la mano): E non mi palpi cos�! Che le salta in mente? Lei mi ha
seccato.
B�RENGER (tra s�): Forse � pi� grave di quanto immaginavo. (A Jean) Bisogna
chiamare il dottore.
Va verso il telefono.
JEAN: Lasci stare il telefono. (Si precipita verso B�renger e lo respinge. Questi
barcolla). E s'immischi degli affari suoi!
B�RENGER: D'accordo, d'accordo. Lo facevo solo per il suo bene.
JEAN (tossisce e respira raucamente): So benissimo qual � il mio bene.
B�RENGER: Ma lei respira con difficolt�!
JEAN: Respiro come posso! Se non le va il mio modo di respirare, a me non va il
suo. Lei respira troppo piano, non si sente neppure, si direbbe che stia per
crepare da un momento all'altro.
B�RENGER: Certo, non sono forte come lei.
JEAN: Appunto. Io non la mando mica dal dottore per farsi dare un ricostituente.
Ognuno fa quel che gli pare.
B�RENGER: Va bene, non se la prenda. Sa che io le sono amico.
JEAN: L'amicizia non esiste. Non credo alla sua amicizia.
B�RENGER: Lei mi offende.
JEAN: E lei non si offenda.
B�RENGER: Ma caro Jean...
JEAN: E non sono il caro Jean di nessuno!
B�RENGER: E' una vera crisi di misantropia!
JEAN: Va bene, sono misantropo, misantropo, misantropo... mi va di essere
misantropo!
B�RENGER: Lei � ancora offeso con me per la discussione di ieri... s�, lo ammetto,
� stata colpa mia... � appunto per questo che sono venuto, per farle le mie scuse
e...
JEAN: Di che discussione sta parlando?
B�RENGER: Ma s�, gliel'ho gi� detto. Il rinoceronte, no?
JEAN (senza ascoltare B�renger) Per esser sincero, non � che io odi gli uomini, mi
sono indifferenti, ecco, oppure mi fanno schifo... ma guai se mi vengono tra i
piedi: li schiaccio!
B�RENGER: Lei sa che io non cercher� mai di intralciarla.
JEAN: So dove voglio arrivare, io. E vado dritto al mio scopo.
B�RENGER: S�, s�, lei ha perfettamente ragione. Per� credo che stia attraversando
una crisi morale. (Dalla precedente battuta, Jean cammina per la stanza come una
bestia in gabbia, da una parete all'altra. B�renger lo osserva e, di quando in
quando, si sposta per evitarlo. La voce di Jean diventa sempre pi� rauca). Si
calmi... si calmi...
JEAN: Mi sentivo a disagio con il vestito, e adesso anche il pigiama mi d�
fastidio.
JEAN: Cos� quel bravo Boeuf � diventato un rinoceronte. Ah, ah, ah! ... Vi ha preso
tutti in giro... si � mascherato. (Sporge la testa dalla porta socchiusa del bagno.
E' verdissimo. Il bernoccolo sul naso � cresciuto) ... si � mascherato.
BERENGER (cammina per la stanza, senza guardare Jean): Le garantisco che sembrava
proprio una cosa seria.
JEAN: Be', comunque, sono affari suoi.
B�RENGER (si volta verso Jean che sparisce ancora in bagno): No, non pu� averlo
fatto apposta. II cambiamento avvenuto contro la sua volont�.
JEAN (dal bagno): Perch�, che ne sa lei?
B�RENGER: Tutto lo lascia credere.
JEAN: E se l'avesse fatto apposta, eh? Se l'avesse fatto apposta?
B�RENGER: Mi stupirebbe. Comunque la signora Boeuf non lo sapeva di certo.
JEAN (con voce molto rauca): Ah! ah! ah! Quella cicciona della signora Boeuf! Ma
s�, � una stupida!
B�RENGER: Che sia stupida o no...
Jean entra rapidamente, si toglie la giacca del pigiama e la getta sul letto.
B�renger si volta con discrezione: Jean ha ora il petto e la schiena completamente
verdi.
JEAN (entrando ed uscendo dal bagno): Boeuf non raccontava mai i fatti suoi alla
moglie...
B�RENGER: Lei si sbaglia: � una coppia molto unita, invece.
JEAN: Unita? Ne � proprio sicuro? Hum, hum, brr...
B�renger va verso il bagno, ma Jean lo previene e gli sbatte la porta sul naso.
Quasi un barrito.
Barrito.
B�RENGER: Ma la conosco troppo bene per credere che lei pensi veramente quello che
dice. Perch� lei sa benissimo che l'uomo...
JEAN (lo interrompe): ... l'uomo! Non dica pi� questa parola!
B�RENGER: Voglio dire, l'essere umano, l'umanesimo...
JEAN: L'umanesimo � finito! E lei � un ridicolo romantico!
Rientra in bagno.
B�RENGER: Ma che fa? Non la riconosco pi�! Lei che era sempre cos� pudico...
JEAN: La palude! La palude!
B�RENGER: Ma mi guardi! Riesce ancora a vedermi? Mi capisce?
JEAN: Vedo benissimo! Capisco benissimo!
B�RENGER: Attento!
JEAN (ansando forte): Mi scusi!
Si precipita in bagno.
B�RENGER (fa per uscire dalla porta di sinistra, poi fa mezzo giro su se stesso e
segue Jean in bagno): Non posso lasciarlo in questo stato, � un amico! (Dal bagno)
Telefono al dottore: � indispensabile, mi creda � assolutamente indispensabile!
JEAN (dal bagno): No!
B�RENGER (come sopra): S�, invece! Si calmi, Jean! Su, non faccia cos�! Oh... il
corno sulla fronte si allunga a vista d'occhio!... � un rinoceronte!!
JEAN (come sopra): Ti schiaccer�! Ti schiaccer�!
La porta si apre.
SIPARIO
ATTO TERZO.
La pianta della scena � quasi identica a quella della scena precedente. Camera di
B�renger. La stanza ricorda molto da vicino quella di Jean. Soltanto alcuni
particolari diversi - uno o due mobili in pi� - ci indicheranno che si tratta di
un'altra camera. A sinistra la scala e il pianerottolo. Infondo al pianerottolo,
una porta. Non c'� portineria. Sul fondo, un divano. Una poltrona, un tavolino con
sopra il telefono, magari un altro tavolo e una sedia. La finestra sulla parete del
fondo � aperta. Riquadro stilizzato di una finestra in proscenio. B�renger,
vestito, � allungato sul divano, spalle al pubblico. Ha la testa fasciata, pare
dormire. Sta facendo un brutto sogno perch� lo si sente gemere durante il sonno.
B�RENGER: No! (Pausa). Le corna, attenti alle corna! (Pausa. Rumore di molti
rinoceronti che passano in strada, sotto la finestra in fondo). No! (Cade a terra e
si dibatte nell'incubo. Di colpo si sveglia. Porta la mano alla fronte, allucinato:
poi si alza e va verso lo specchio. Il frastuono esterno si allontana. B�renger
solleva un poco la benda sulla fronte. Con un sospiro di sollievo constata che non
ha nessun bernoccolo in fronte. E' incerto: va verso il divano, si sdraia, si
rialza immediatamente. Poi va verso il tavolo, prende la bottiglia di cognac e un
bicchiere e fa per versarsi da bere. Dopo un breve conflitto interiore rinuncia e
posa bottiglia e bicchiere) Un po' di volont�, eh? Volont�! (Sta per andare
nuovamente verso il divano, quando da fuori si sentono ancora i rumori della folle
corsa dei rinoceronti che passano sotto la finestra del fondo. Porta una mano al
cuore, con spavento) Oh! (Va verso la finestra del fondo, guarda un attimo, poi,
con rabbia, la chiude. I rumori si dissolvono. B�renger va verso il tavolino, esita
un istante, poi, con una mimica che significa �Tanto peggio!�, si versa un
bicchiere pieno di cognac e lo beve in un sorso. Posa bottiglia e bicchiere.
Tossisce. Si deve notare che la sua tosse lo preoccupa. Tossisce ancora e si
ascolta tossire. Si guarda ancora allo specchio, tossendo, poi apre la finestra.
Ansare dei pachidermi in aumento. B�renger tossisce) No! � tutto diverso! (Si
calma, chiude la finestra, si tocca la fronte sopra le bende, va verso il divano,
siede, sembra addormentarsi. Frattanto si scorge Dudard salire gli ultimi gradini
della scala, arrivare sul pianerottolo e bussare alla porta di B�renger, che
sussulta) Che c'�?
DUDARD: Sono venuto a trovarla, B�renger, sono venuto a trovarla.
B�RENGER: Ma chi �?
DUDARD: Sono io, sono io.
B�RENGER: Chi, io?
DUDARD: Io, Dudard.
B�RENGER: Ah, � lei. Avanti.
DUDARD: Non disturbo? (Cerca di aprire) E' chiusa a chiave.
B�RENGER: Un momento. Uff, che barba!
Va ad aprire.
DUDARD: E li lasci stare! (B�renger chiude la finestra). Che cosa fanno poi per
darle tanto fastidio? E' una vera ossessione la sua! No, cos� non va: lei si rovina
i nervi. D'accordo, ha avuto uno choc. Ma adesso, basta. Adesso cerchi di
rimettersi in sesto.
B�RENGER: Mi domando se sono immunizzato.
DUDARD: Mah... in ogni modo non � mortale. Ci sono certe malattie salutari. Io sono
convinto che, se uno vuole, pu� guarire. Vedr�, passer� anche a loro.
B�RENGER: S�, ma lascer� certo dei postumi! Un tale squilibrio organico non pu� non
lasciare il segno.
DUDARD: E' un fatto passeggero, non c'� da allarmarsi.
B�RENGER: E' proprio sicuro?
DUDARD: Mah,.. credo, suppongo...
B�RENGER: Ma se proprio non ci si vuole ammalare - capisce? - se assolutamente non
ci si vuole ammalare di questa malattia che in sostanza � una malattia nervosa...
allora non ci si ammala, non ci si ammala!.. Prende un goccio di cognac?
Nuovi rumori di rinoceronti che passano, ma questa volta sotto il riquadro della
finestra di proscenio.
B�RENGER (sussulta): Eccoli di nuovo! Eccoli di nuovo! No, no, � inutile: non
riesco ad abituarmi! Forse avr� torto, ma � pi� forte di me: mi preoccupano
talmente che non posso pi� dormire. Soffro d'insonnia. Cos� dormicchio di giorno,
tanto sono stanco.
DUDARD: E lei prenda dei sonniferi.
B�RENGER: Non � una soluzione. Se dormo � ancora peggio. Li sogno di notte, ho
degli incubi.
DUDARD: Ecco cosa vuol dire prender le cose al tragico. Dica la verit�, lei ci
piglia gusto a tormentarsi cos�.
B�RENGER: Le giuro che non sono un masochista.
DUDARD: E allora sia superiore, li ignori. Dal momento che � cos�, non pu� essere
altrimenti.
B�RENGER: Ma questo � fatalismo!
DUDARD: No, � saggezza. Se un simile fenomeno succede, esiste certamente un buon
motivo perch� succeda. E questo motivo che dobbiamo sforzarci di capire.
B�RENGER (si alza): Ebbene, io non accetto questa situazione.
DUDARD: E che vuol farci? Che cosa pensa di fare?
B�RENGER Per ora, non so. Ci penser�. Mander� delle lettere ai giornali, scriver�
degli appelli, solleciter� un'udienza dal sindaco, o dal vicesindaco, se il sindaco
ha troppo da fare.
DUDARD: Lasci che le autorit� facciano la loro parte. Dopotutto mi domando se,
moralmente, lei ha il diritto di immischiarsi nella faccenda. E, d'altra parte, io
continuo a credere che non sia niente di grave. Mi pare assurdo agitarsi tanto
perch� qualche persona ha voluto cambiar pelle. Non stavano pi� bene nella loro.
Sono liberi, facciano quel che gli pare.
B�RENGER: Eh, no! Bisogna tagliare il male alla radice!
DUDARD: Il male, il male! Parola vuota! Lo sappiamo noi che cos'� il bene e che
cos'� il male? Certo, abbiamo delle preferenze. Lei ha paura soprattutto per s�,
questa � la verit�. Ma non diventer� mai un rinoceronte... le manca la vocazione!
B�RENGER: Ecco, ecco! Se tutti i dirigenti e i concittadini la pensano come lei,
chi si decider� ad agire?
DUDARD: In ogni caso, non vorr� chiedere aiuto anche all'estero. E' un fatto
interno, riguarda soltanto il nostro paese.
B�RENGER: Io credo alla solidariet� internazionale...
DUDARD: Lei � un donchisciotte? Ah, non lo dico in senso cattivo, non voglio
offenderla? E' per il suo bene, mi creda, solo per il suo bene: lei deve ritrovare
la calma!
B�RENGER: Mi scusi, lei ha tutte le ragioni. Sono troppo agitato, cercher� di
controllarmi. E le chiedo scusa se la trattengo e la obbligo a stare a sentire le
mie geremiadi. Perch� lei avr� certamente del lavoro da fare. A proposito: ha poi
ricevuto la mia richiesta di permesso per malattia?
DUDARD: Stia tranquillo: � tutto a posto. Del resto l'ufficio non ha ancora ripreso
la sua attivit�.
B�RENGER: Come? Non hanno ancora aggiustato la scala? Che trascuratezza! E' proprio
per questo che tutto va male!
DUIDARD: Stanno aggiustandola. Ma va per le lunghe. E' difficile trovare degli
operai. Li assumiamo, lavorano un giorno o due, poi se ne vanno. Spariti! E
dobbiamo sostituirli.
B�RENGER: E poi si lamentano della disoccupazione! Speriamo almeno di avere una
scala di cemento.
DUDARD: No, sempre di legno, ma nuova, per�.
B�RENGER: Ah, la burocrazia, la burocrazia! Buttano via i soldi, poi, quando si
tratta di fare una spesa utile, sostengono di non avere i fondi necessari. Il
signor Papillon sar� seccato. Ci teneva molto alla scala in cemento. Come ha
reagito?
DUDARD: Non abbiamo pi� capufficio. Il signor Papillon ha dato le dimissioni.
B�RENGER: Non � possibile?
DUDARD: Glielo assicuro.
B�RENGER: Molto strano... Forse � proprio per la faccenda della scala?
DUDARD: Non credo. In ogni modo, non � questo il motivo ufficiale.
B�RENGER: E allora, perch�? Che gli � successo?
DUDARID: Mah... dice che vuole andare a stare in campagna...
B�RENGER: Va in pensione? Ma non � vecchio, avrebbe potuto ancora diventare
direttore.
DUDARD: Ci ha rinunciato. Dice che aveva bisogno di riposo.
B�RENGER: La direzione generale sar� molto dispiaciuta di non averlo pi�, dovranno
sostituirlo. Tanto di guadagnato per lei, con le sue lauree ha delle buone
possibilit�, no?
DUDARD: Ecco, per dirle tutto, � buffo, ma... � diventato un rinoceronte.
DUDARD (seduto): Lo conoscer� con piacere il suo filosofo. Se vorr� illuminarmi sui
punti pi� misteriosi, misteriosi e oscuri... Non domando di meglio, mi creda.
B�RENGER (corre verso la finestra di proscenio): Certo: lo porter� qui e lui le
parler�. Vedr�, � una persona veramente eccezionale. (Ai rinoceronti, alla
finestra) Schifosi!
DUDARD: Li lasci correre! E sia pi� educato. Non � il modo di parlare a delle
creature...
B�RENGER (sempre affacciato alla finestra): Eccone degli altri! (Dalla fossa
d'orchestra, sotto la finestra, affiora una paglietta trapassata da un corno di
rinoceronte che, da sinistra, sfila velocissima verso destra ove scompare). Una
paglietta infilata nel corno di un rinoceronte! Ah, ma quello � il cappello del
filosofo! Il cappello del filosofo!! Merda! Merda! Il filosofo � diventato
rinoceronte!
DUDARD: Non � una ragione per essere volgare!
B�RENGER: Ah, Dio mio, di chi ci si pu� pi� fidare! Di chi? Il filosofo un
rinoceronte!
DUDARD (va alla finestra): Dov'�?
B�RENGER (lo indica col braccio): Laggi�, vede: quello l�!
DUDARD: Gi�: � l'unico rinoceronte con il cappello. Questo le fa effetto. E'
proprio il suo filosofo!.
B�RENGER (allibito): Il filosofo un rinoceronte!
DUDARD: Per� ha conservato un'impronta della sua primitiva personalit�!
B�RENGER (tende il pugno verso il rinoceronte con il cappello che ora � scomparso):
Io non vi seguir�! Non vi seguir�!
DUDARD: Se, come lei afferma, era un autentico filosofo, non si sar� lasciato
raggirare. Prima di fare la sua scelta avr� soppesato bene il pro e il contro.
B�RENGER (sempre alla finestra, grida, pugno teso verso l'ex filosofo ed i
rinoceronti che si sono allontanati) Non vi seguir�, maledetti!
DUDARD (siede in poltrona): Certo che queste cose d�nno da pensare!
B�RENGER (chiude la finestra di proscenio e si dirige verso quella del fondo sotto
la quale passano altri rinoceronti che, presumibilmente, girano intorno alla casa.
Apre la finestra e grida): No! Non vi seguir�, maledetti!
DUDARD (tra s�): Girano intorno alla casa. Giocano... sono proprio dei bambinoni!
(Dalla precedente battuta, si vede Daisy che sale gli ultimi gradini della scala, a
sinistra. Bussa alla porta di B�renger. Ha un cestino sottobraccio). B�renger:
bussano, c'� qualcuno!
Continua a guardare i rinoceronti che si allontanano, senza dire pi� niente. Dudard
va ad aprire la porta.
DAISY: E dov'�?
DUDARD (indicandolo): L�.
DAISY: Poveretto, non ha nessuno. E' anche un po' malato, adesso, e bisogna dargli
una mano, no?
DUDARD: Lei � veramente una brava collega, signorina.
DAISY: Ma certo che sono una brava collega.
DUIDARD: E ha molto buon cuore.
DAISY: Sono una brava collega e basta.
B�RENGER (si volta e lascia la finestra aperta): Oh, cara signorina Daisy! E molto
gentile da parte sua esser venuta a trovarmi. Un pensiero veramente gentile.
DUDARD: E come no?
B�RENGER: Ma sa che � successo, signorina? Il filosofo � diventato un rinoceronte!
DAISY: S�, lo so, l'ho visto per strada mentre venivo. Galoppava in fretta per uno
della sua et�! Ma, mi dica: va meglio, signor B�renger?
B�RENGER (a Daisy): Mah, la testa, sempre la testa. Mal di testa. E' terribile. Che
ne pensa lei?
DAISY: Io penso che lei dovrebbe riposarsi... restare ancora in casa per qualche
giorno, tranquillo, calmo...
DUDARD (a B�renger e a Daisy): Spero di non darvi fastidio!
B�RENGER (a Daisy): Parlavo del filosofo...
DAISY (a Dudard): E perch� mai dovrebbe darci fastidio? (A B�renger) Ah, il
filosofo. Mah... che vuole che le dica... non so proprio che cosa pensare.
DUDARD (a Daisy): Forse sono di troppo...
DAISY (a B�renger): Cosa vuole che pensi? (A B�renger e a Dudard) E poi ho un'altra
notizia da darvi: Botard � diventato un rinoceronte.
DUDARD: No!
BERENGER: Non � possibile! lui era contrario... lei lo confonde con qualcun
altro... aveva persino protestato... Dudard me l'ha assicurato poco fa, vero
Dudard? DUDARD: Certo.
DAISY: S�, lo so che era contrario. Ma � diventato lo stesso un rinoceronte,
ventiquattr'ore dopo la trasformazione del signor Papillon.
DUDARD: Avr� cambiato idea! Tutti hanno diritto di cambiare idea.
B�RENGER: Ma allora... allora ci si pu� aspettare di tutto!
DUDARD (a B�renger): Poco fa lei lo giudicava una brava persona.
B�RENGER (a Daisy): Non riesco a crederci. Le hanno mentito.
DAISY: No: � successo davanti a me.
B�RENGER: Ma allora � lui che ha mentito, che ha fatto finta...
DAISY: No, no, era sincero... faceva sul serio.
B�RENGER: E le ha dato qualche spiegazione?
DAISY: Ha detto testualmente: �Bisogna seguire il proprio tempo!� Sono state le sue
ultime parole umane!
DUDARD (a Daisy): Ero quasi sicuro di trovarla qui, signorina Daisy.
B�RENGER: ...seguire il proprio tempo! Ah, che mentalit�!
Il polverone si disperde.
Si vede uscire dal pianerottolo a sinistra un uomo che scende le scale correndo;
poi un secondo, che ha un grande corno sopra il naso, quindi una donna con la testa
da rinoceronte,
DUDARD: Ormai sono la maggioranza.
B�RENGER: Quanti unicorni e quanti bicorni ci saranno?
DUDARD: Gi�: scommetto che gli studiosi di statistica stanno statisticando in
merito. Che magnifica occasione per delle controversie scientifiche!
BERENGER: La percentuale degli uni e degli altri potr� essere soltanto
approssimativa... Non hanno tempo, non avranno pi� tempo di contarli!
DAISY: A me pare che la cosa pi� ragionevole sia di lasciare gli statistici alle
loro statistiche. Coraggio, caro B�renger, venga a tavola. Le far� bene: servir� a
calmarle i nervi. (A Dudard) E far� bene anche a lei.
DUDARD (si arresta a met� scena): Ecco... non ho molta fame, e poi non mi piace la
roba in scatola. Avrei voglia di mangiare sull'erba, in campagna.
B�RENGER: Per carit�, non lo faccia! Non sa che rischio corre?
DUDARD: Davvero, non voglio disturbare.
B�RENGER: Ma se le abbiamo detto che...
DUDARD (interrompendo): Senza complimenti.
DAISY (a Dudard): Be', se proprio vuole andarsene, non possiamo obbligarla a...
DUDARD: Non voglio offendervi, ma...
B�RENGER (a Daisy): No! Non lo lasci andare, non lo lasci!
DAISY: Per me, se rimane mi fa piacere, ma ognuno � libero di...
B�RENGER (a Dudard): L'uomo � superiore al rinoceronte!
DUDARD: Non lo nego. Ma neanche lo affermo. Non lo so, solo l'esperienza ce lo
dir�!
B�RENGER (come sopra): Anche lei, anche lei!! ... Lei � un debole, Dudard! Mi
ascolti!... � un entusiasmo passeggero... se ne pentir�!
DAISY: S�, certo, � un entusiasmo passeggero, il pericolo non � grave!
DUDARD: Ma io ho degli scrupoli! Il dovere m'ingiunge di seguire i miei superiori e
i miei amici nella buona e nella cattiva sorte.
B�RENGER: Ma non li ha mica sposati!
DUDARD: Ho rinunciato a sposarmi: preferisco la grande famiglia degli uomini a una
piccola famiglia privata.
DAISY (stancamente): La rimpiangeremo molto, Dudard, ma non possiamo farci niente.
DUDARD: Sento che � mio dovere non abbandonarli... seguo la voce del dovere!
B�RENGER: No! Il suo dovere invece � di... ma come non capisce qual � il suo vero
dovere!... E' suo dovere resistere lucidamente, fermamente.
DUDARD (comincia a girare in tondo sul palcoscenico): Conserver� la mia lucidit�.
Tutta la mia lucidit�. Se c'� da criticare, � meglio farlo dall'interno che
dall'esterno. Non li abbandoner�, non posso abbandonarli!
DAISY: Ha buon cuore!
B�RENGER: Ha troppo buon cuore. (A Dudard che si precipita verso la porta) Lei ha
troppo buon cuore, lei � umano! (A Daisy) Lo fermi! Si sbaglia! Lui � umano! DAISY:
Che posso farci!
Chiude la porta.
DAISY: Ah, no, caro. Basta per stamattina. (Prende il bicchiere e lo ripone con la
bottiglia sul tavolo) Non vorrei che ti facesse male. (Ritorna vicino a B�renger) E
il mal di testa, come va?
B�RENGER: Molto meglio, amore.
DAISY: Allora possiamo togliere questa benda. Non ti sta molto bene, sai?
B�RENGER: No! Non toccarla!
DAISY: Ma s�, adesso la togliamo.
B�RENGER: No! Ho paura che ci sia qualcosa sotto...
DAISY (toglie la benda vincendo l'opposizione di B�renger): Sempre le tue paure, le
tue angosce. Vedi? Non c'� proprio niente. La tua fronte � perfettamente liscia.
B�RENGER (si tasta la fronte): S�, � vero! Ah, tu mi liberi da tutti i complessi!
(Daisy lo abbraccia e gli d� un bacio in fronte). Come sarei finito senza di te!
DAISY: Non ti lascer� mai pi� solo.
B�RENGER: Con te non avr� mai pi� degli incubi.
DAISY: S�, vedrai che riuscir� a farli sparire.
B�RENGER: Leggeremo dei libri insieme. Mi far� una cultura.
DAISY: E nelle ore di minor traffico, faremo delle lunghe passeggiate.
B�RENGER: S�, sulle rive della Senni, al parco del Luxembourg.
DAISY: Al giardino zoologico.
B�RENGER: Sar� forte e coraggioso. Anch'io ti protegger� contro tutti i malvagi.
DAISY: Non ci sar� nessun bisogno di proteggermi, caro. Non ce l'abbiamo con
nessuno e nessuno ce l'ha con noi.
B�RENGER: Spesso si fa del male senza volerlo. Oppure non facciamo niente per
evitarlo. Vedi, per esempio a te non piaceva quel povero signor Papillon. Per�,
quel giorno che Boeuf si � trasformato in rinoceronte, non avresti dovuto dirgli
che aveva le mani rugose.
DAISY: E perch�? Era vero: erano proprio rugose.
B�RENGER Ci credo, ci credo. Per� avresti potuto dirglielo meno brutalmente, con un
po' pi� di tatto. E' rimasto scosso.
DAISY: Credi?
B�RENGER: Si capisce. Ha fatto finta di niente perch� � un uomo che ha dell'amor
proprio, ma nel suo intimo ne ha sofferto. Anzi, probabilmente � stato proprio
questo a precipitare gli eventi. Chiss�! Forse avresti potuto salvare un'anima!
DAISY: Ma come potevo prevedere quel che gli sarebbe successo... E' stato
maleducato!
B�RENGER: Da parte mia, non posso perdonarmi di esser stato cos� poco tollerante
con Jean. Non sono mai riuscito a dimostrargli tutta la mia amicizia. E non sono
stato abbastanza comprensivo con lui.
DAISY: Non stare a tormentarti. Hai fatto del tuo meglio. Non si pu� pretendere
l'impossibile. I rimorsi non servono. Non pensar pi� a quelli l�, cerca di
dimenticarli: metti via i brutti ricordi.
B�RENGER: Sono ancora troppo vivi questi ricordi, vicini... Sono reali.
DAISY: Non ti credevo cos� realista, ti credevo molto pi� poetico. Non hai un po'
di fantasia? Vedi: ci sono tonte realt� diverse. Scegli quella che ti piace di pi�.
Cerca di evadere nella fantasia.
BFRENGER: Facile a dirsi!...
DAISY: Non ti basto, io?
B�RENGER: Oh, s�, ampiamente, ampiamente!
DAISY: Tu ti rovini la vita con i tuoi casi di coscienza. Tatti, forse, hanno la
loro parte di colpa. Eppure a me pare che noi due siamo meno colpevoli di molti
altri. B�RENGER: Credi proprio?
DAISY: S�, siamo relativamente migliori di tanta gente. Siamo buoni, tutti e due.
B�RENGER: E' vero: tu sei buona. E anch'io sono buono! E' vero.
DAISY: Vedi che allora abbiamo il diritto di vivere, anzi, abbiamo il dovere, di
fronte a noi stessi, di essere felici indipendentemente da tutto. Il complesso di
colpa � un sintomo pericoloso. Significa che non siamo innocenti.
B�RENGER: Certo, questo pu� portare a... (Indica col braccio le due finestre sotto
le quali passano i rinoceronti, poi la parete di fondo sulla quale appare una testa
di rinoceronte) Molti di loro hanno cominciato cos�!
DAISY: S�, sforziamoci di non sentirci pi� colpevoli!
B�RENGER: Hai ragione, tesoro, angelo mio! Siamo insieme, no? E nessuno potr�
separarci. Non c'� che il nostro amore, non c'� che questo di vero! Nessuno ha il
diritto di impedirci di essere felici! (Suona il telefono). Chi pu� essere?
DAISY (con timore): No! Non rispondere!
B�RENGER: Perch�?
DAISY: Non so... forse � meglio.
B�RENGER: Magari pu� essere il signor Papillon, o Botard, o Jean o Dudard che ci
avvisano di aver cambiato idea... L'hai detto anche tu che il loro era soltanto un
entusiasmo passeggero!
DAISY: Non credo. Non possono aver cambiato idea cos� presto. Non hanno avuto il
tempo di riflettere. Vedrai che andranno fino in fondo.
B�RENGER: E allora... forse sono le autorit� che hanno deciso di agire... che
lanciano un appello perch� collaboriamo alle misure di sicurezza!
DAISY: Mi stupirebbe.
Trema.
Daisy corre verso la finestra del fondo. Guarda fuori, poi si sposta verso quella
di proscenio. B�renger fa le stesse cose in senso opposto, poi si ritrovano
entrambi in mezzo alla scena, di fronte.
DAISY: Ma questo non � pi� uno scherzo, fanno sul serio, adesso!
B�RENGER: S�, ci sono solo loro! Solo loro! Le autorit� sono passate dalla loro
parte!
Corrono come sopra alle due finestre. Poi s'incontrano nuovamente al centro della
scena.
Rumori da tutte le parti. Le teste di rinoceronte ora pullulano sul muro di fondo.
Nella casa, da destra e da sinistra, si sentono passi affrettati e ansimare di
pachidermi. Tutti questi orribili rumori sono ora come musicalizzati, ritmati.
Soprattutto dal piano superiore, provengono rumori e trapestio forti. Dello stucco
cade dal soffitto. La casa sussulta.
B�RENGER (atterrito): Non aver paura, amore. Siamo insieme... non stai bene qui con
me? Non ti basto, io? Terr� lontani da te tutti gli incubi.
DAISY: Forse la colpa � nostra.
B�RENGER: No, tesoro, non pensarci pi�. Non devi avere rimorsi. Il complesso di
colpa � pericoloso. Viviamo la nostra vita, siamo felici! Abbiamo il diritto di
essere felici! Non sono cattivi, vedi? e poi non gli facciamo niente... Ci
lasceranno in pace. Calmati, riposati. Siediti l� in poltrona. (La guida verso la
poltrona) Siediti. (Daisy siede in poltrona). Vuoi un bicchierino di cognac per
tirarti su?
DAISY: No, ho mal di testa.
B�RENGER (prende la benda che aveva all'inizio della scena e l'avvolge intorno alla
testa di Daisy): Ti amo, tesoro. Non aver paura: la smetteranno! E' una cosa
passeggera.
DAISY: No, non la smetteranno! Continueranno sempre!
B�RENGER: Ti amo, ti amo alla follia!
DAISY (toglie la fascia): Succeda quel che vuole. Cosa possiamo farci?
B�RENGER: Mah... sono tutti impazziti, anche il mondo � malato: sono tutti malati.
DAISY: Gi�, ma non saremo noi a guarirli.
B�RENGER: Come faremo a vivere con loro?
DAISY (ragionando): Bisogna essere ragionevoli. Dobbiamo trovare un modus vivendi,
cercare di farci capire da loro...
B�RENGER: Non possono capirci.
DAISY: Ma � necessario! Non c'� altra via d'uscita!
B�RENGER: Tu riesci a capirli?
DAISY: Non ancora. Ma dobbiamo sforzarci di capire la loro psicologia, di imparare
la loro lingua.
B�RENGER: Ma non � una lingua! Ascolta... ti pare che sia una lingua?
DAISY: Che ne sai? Non sei mica un poliglotta!
B�RENGER: Ne riparleremo pi� tardi. Adesso dobbiamo far colazione.
DAISY: Non ho fame. Basta! Non resisto pi�!
B�REKGER: Ma tu sei pi� forte di me... non vorrai lasciarti impressionare. Io ti
ammiro proprio per la tua forza d'animo!
DAISY: Me l'hai gi� detto.
B�RENGER: Sei sicura del mio amore?
DAISY: Ma s�!
B�RENGER: Ti amo.
DAISY: Continui a ripeterti, tesoro.
B�RENGER: Ascoltami, Daisy: qualcosa possiamo fare! Avremo dei bambini, i nostri
bambini a loro volta avranno dei bambini... ci vorr� del tempo, d'accordo, ma noi
due potremo rigenerare l'umanit�.
DAISY: Come? Rigenerare l'umanit�?
B�RENGER: L'hanno gi� fatto una volta.
DAISY: S�, al tempo di Adamo ed Eva... Avevano del coraggio, per�!
B�RENGER: Anche noi dobbiamo farci coraggio. Non ce ne vuole poi tanto. Son cose
che vanno avanti da s�, col tempo e con la pazienza.
DAISY: Ma a che serve?
B�RENGER: Un po' di coraggio: ci vuole solo un po' di coraggio!
DAISY: Non voglio aver bambini. E' una seccatura.
B�RENGER: Ma allora, come potrai salvare l'umanit�?
DAISY: E perch� dovrei salvarla?
B�RENGER: Che domanda! Fallo per me, Daisy. Salviamo il mondo!
DAISY: E chi ti dice che non siamo noi che abbiamo bisogno di essere salvati? Forse
gli anormali siamo proprio noi!
B�RENGER: Tu stai delirando, Daisy. Hai la febbre.
DAISY Perch�? Ne vedi degli altri, tu, della nostra specie?
B�RENGER: Daisy: ti proibisco di dire certe cose!
DAISY (si guarda intorno e vede rinoceronti ovunque: sulle pareti, alla porta
d'entrata, anche sulle scale): Guarda! Sono loro l'umanit�! Sono cos� allegri... si
sentono cos� bene nella loro pelle! Non hanno affatto l'aria di essere pazzi. Sono
normalissimi. E hanno tutte le ragioni.
B�RENGER (stringendo le mani, guarda Daisy con sgomento): Siamo noi che abbiamo
ragione, Daisy! Siamo noi!
DAISY: Oh, che pretesa!
B�RENGER: Sai benissimo che ho ragione io.
DAISY: Non esiste una ragione assoluta. La ragione � sempre della maggioranza, noi
non contiamo niente!
B�RENGER: No Daisy, ho ragione io. E lo dimostra il fatto che quando ti parlo tu mi
capisci.
DAISY: Questo non dimostra niente.
B�RENGER: La prova � che ti amo come un uomo ama una donna.
DAISY: E questo che c'entra?
B�RENGER: Ma io non ti capisco pi�, Daisy! Amore, non sai pi� quello che dici!
L'amore, Daisy, l'amore, il nostro amore...
DAISY: Mi vergogno un poco di questo cosiddetto amore... questo sentimento morboso,
questa debolezza dell'uomo. E anche della donna. Come puoi paragonarlo con
l'ardore, la straordinaria energia che emana da questi esseri che ci circondano?
B�RENGER: Energia? Ah, vuoi dell'energia, tu? Tieni, eccoti dell'energia!
Le d� uno schiaffo.
B�RENGER (sempre guardandosi allo specchio): Infondo un uomo non � poi tanto
brutto! E dire che come uomo non sono una bellezza. Credimi, Daisy! (Si volta e non
la vede) Daisy! Daisy! Dove sei, Daisy? Non farai anche tu questa pazzia! (Si
lancia verso la porta, gridando) Daisy! (Giunto al pianerottolo, si sporge dalla
ringhiera) Daisy! Torna indietro, Daisy! Non hai neanche mangiato... Daisy, non
lasciarmi! Me lo avevi promesso! Daisy! Daisy!... (Rinuncia a chiamarla. Con un
gesto di disperazione, rientra nella stanza) Naturalmente. E' logico. Non ci si
capiva pi�... una coppia disunita... non era pi� possibile tirare avanti, cos�...
Ma non avrebbe dovuto lasciarmi senza una spiegazione... (Si guarda intorno) Se n'�
andata cos�, senza una parola... Non � il modo di fare! E adesso sono proprio solo.
(Va a chiudere la porta a chiave, con cura, ma con rabbia) Ma non mi arrendo!
(Chiude con cura le finestre) Avete capito? Non mi arrendo! (Si rivolge a tutte le
teste di rinoceronte) Non vi seguir� mai, non vi capisco! Rester� quello che
sono... Sono un essere umano. Un essere umano! (Va a sedersi in poltrona) Ah, che
situazione impossibile! E' colpa mia se lei se ne � andata. Ero tutto, per lei...
che le succeder�, adesso?! Ah... ancora una persona sulla coscienza! Devo
immaginarmi il peggio, perch� il peggio � possibile... Povera bambina abbandonata
in questo mondo di mostri! Nessuno pu� aiutarmi a ritrovarla, nessuno, perch� non
c'� pi� nessuno! (Nuovi barriti; corse sfrenate, nuvole di polvere). Non voglio
sentirli... Meglio mettere del cotone nelle orecchie. (Si mette del cotone nelle
orecchie e si parla da solo allo specchio) Non c'� altra via che tentare di
convincerli... gi�, ma convincerli di che? E queste metamorfosi, saranno
reversibili? Eh? Saranno reversibili?... Sarebbe una fatica d'Ercole, al di sopra
delle mie possibilit�. E, prima di tutto, per convincerli, bisognerebbe parlare con
loro... Ma per parlare, dovrei imparare la loro lingua... O forse loro impareranno
la mia?... Ma che lingua parlo, io? Qual � in realt� la mia lingua? E' italiano,
questo? S�, dev'essere italiano. Ma che cos'� poi l'italiano? Possiamo anche
chiamarlo italiano, se vogliamo, tanto nessuno pu� contraddirmi: sono il solo a
parlarlo. Ma che sto dicendo? Che dico? Riesco ancora a capirmi, poi? (Va verso il
centro della stanza) E se, come diceva Daisy, fossero proprio loro ad aver ragione?
(Si volta verso lo specchio) Eppure un uomo non � brutto, un uomo non � brutto! (Si
osserva, passandosi la mano sulla faccia) Che strano essere, per�! Chiss� mai a che
cosa assomiglio... (Si precipita verso uno scaffale e ne estrae delle fotografie
che sfoglia febbrilmente) Fotografie! Ma chi sono tutti questi tipi?! Il signor
Papillon, oppure Daisy? E questo qua? Sar� Board? Dudard? Jean? Che sia io?... (Si
precipita di nuovo verso lo scaffale e ne estrae due o tre ritratti) S�, adesso mi
riconosco: sono io! io! io! (Va ad appendere i ritratti sulla parete di fondo tra
le teste di rinoceronte) Sono io! Sono proprio io! (Mentre li appende, vediamo che
i ritratti raffigurano un vecchio, una donna grassa e un altro uomo. La bruttezza
delle persone ritratte contrasta ora con le teste dei rinoceronti che sono
diventate molto belle. B�renger fa un passo indietro per osservare meglio i quadri)
No, non sono bello, non sono per niente bello! (Stacca i quadri, li getta per terra
con ira, va verso lo specchio) Sono loro che sono belli! Avevo torto! Ah, vorrei
essere come loro! Non ho niente in testa, neanche un corno! Com'� brutta mia fronte
cos� piatta, liscia... ci vorrebbero un corno o due, cos� anche i miei tratti
risalterebbero meglio... Chiss�, forse spunteranno, e allora non mi sentir� pi�
cos� umiliato, potr� andare a raggiungerli... Ma no... le corna non spuntano... (Si
guarda le palme delle mani) Le mie mani sono sudate... Chiss� se diventeranno
grosse, rugose... (Si toglie la giacca, sbottona la camicia, osserva il petto allo
specchio) Ho la pelle tutta flaccida. Ah, questo corpo cos� bianco e peloso! Come
vorrei avere una pelle ruvida, e quel magnifico colore verde scuro... come vorrei
avere un nudo decente, senza peli, come il loro! (Ascolta i barriti) Il loro canto
� attraente, forse un po' rauco, ma certo attraente! Se potessi anch'io cantare
cos�! (Cerca di imitarli) Aah! aah! Brr! Brr! No, non � cos�! Proviamo pi� forte!
Aah! aah! Brr! No, non � cos�! Troppo debole, manca di forza, di vigore! Non riesco
a barrire! Urlo soltanto! Aah! aah! Brr!... ma gli urli non sono barriti! Cono mi
sento in colpa! Avrei dovuto seguirli quand'ero acori in tempo! Troppo tardi,
adesso! E' finita, sono un mostro! Sono un mostro! Non diventer� mai pi� un
rinoceronte, mai, mai, mai! ... Non posso pi� cambiare. Vorrei tanto, ma non posso,
non posso! E non posso pi� sopportarmi, mi faccio schifo, ho vergogna di me stesso!
(Si volta, spalle allo specchio) Come sono brutto! Guai a colui che vuole
conservare la sua originalit�! (Ha un brusco sussulto) E allora, tanto peggio! Mi
difender� contro tutti! La mia carabina, la mia carabina! (Si volta verso la parete
del fondo dove si vedono le teste di rinoceronte. Urlando) Contro tutti quanti mi
difender�, contro tutti quanti! Sono l'ultimo uomo, e lo rester� fino alla fine! Io
non mi arrendo! Non mi arrendo!
SIPARIO.
NOTE.
Nota 1. Conformemente alle dichiarazioni dello stesso Ionesco (cfr. p. 890, nota 1)
� stato eliminato l'articolo definito che compariva nella prima edizione di questa
traduzione ("Teatro I", Einaudi, Torino 1961). [N.d.T.]
Nota 2. Dopo aver abbandonato gli studi alla scuola del Louvre, Jean-Louis Barrault
frequenta i corsi di Charles Dullin al Th��tre de l'Atelier (1934 Sostiene piccole
parti, comincia a esercitarsi nel mimo con Etienne Decroux e si lega con Antonin
Artaud e i surrealisti. Collabora con il gruppo del Rideau de Paris (Marcel Herrand
e Jean Marchat) con il quale interpreta, nel 1934, "Il colpo di Trafalgar" di Roger
Vitrac, recita nel cinema ed in tal modo incontra Madeleine Renaud che sposa nel
1940. Nominato �soci�taire� alla Com�die Fran�aise nel 1942, porta in scena - e
recita - "Lo scarpino di raso" di Claudel con Marie Bell e Madeleine Renaud. Lo
spettacolo ebbe un grandissimo successo. Nel 1946, abbandona la Com�die Fran�aise e
fonda la Compagnia Madeleine Renaud-Jean-Louis Barrault. La compagnia si sistema al
Th��tre Marigny dove rappresenta "Amleto" di Shakespeare tradotto da Andr� Gide.
Nel 1947 mette in scena per la prima volta "Il processo" di Kafka - tradotto da
Andr� Gide - e, nel 1948, "Lo stato d'assedio" di Camus e "Crisi meridiana" di Paul
Claudel. Nel 1954 inaugura il Petit-Marigny con "La serata dei proverbi" di Georges
Sch�had�. Nel 1956, vi allestisce "Il personaggio combattente" di Jean Vauthier.
Nel 1957, lascia il Th��tre Marigny per presentare al Th��tre Sarah-Bernhardt
"Storia di Vasco" di Georges Sch�had�. Parte con la sua compagnia per il Canada e
gli Stati Uniti dove recita nella grande sala dell'assemblea dell'Onu. Nel 1959,
trasloca all'Od�on-Th��tre de France, porta in scena "Testa d'oro" di Claudel con
la collaborazione di Pierre Boulez, e "La piccola Moli�re" di Jean Anouilh e Roland
Laudenbach. Nel 1960, rappresenta per la prima volta "Rinoceronte" e nel 1963 "Il
pedone dell'aria". Sempre nel 1963, ospita Roger Blin, che cura la regia di "Giorni
felici" di Samuel Beckett, commedia nella quale la parte principale � sostenuta da
Madeleine Renaud. Nel 1966, presenta "Delirio a due" e "La lacuna" di Ionesco. Nel
1968, abbandona l'Od�on e si insedia all'Elys�e-Montmartre dove rappresenta
"Rabelais" con la collaborazione di Matias per i costumi e di Michel Polnareff per
la musica. Nel 1974 - e fino al 1980 - si stabilisce al Th��tre d'Orsay poi al
Th��tre du Rond-Point (1981-88). Oltre alle sue attivit� d'attore e di regista,
vanno ricordate quelle di editore dei �Cahiers Renaud-Barrault�. Fra le sue
pubblicazioni, citiamo: "R�flexions sur le th��tre" (Ed. Jacques Vautrain, Paris
1949); "A propos de Shakespeare et du th��tre" (La Parade, Paris 1949); "Une troupe
et ses auteurs" (Ed. Jacques Vautrain, Paris 1950); "Nouvelles r�flexions sur le
th��tre" (Flammarion, Paris 1959); "Souvenirs pour demain" (Ed. du Seuil, Paris
1972). Per maggiori informazioni si pu� consultare Andr� Frank, "Jean Louis
Barrault", Seghers, Paris 1971. Per Genevi�ve Serreau e il dottor Fraenkel vedi il
Commento, p. 888, nota 1.
RINOCERONTE.
COMMENTO.
Cronistoria della commedia.
Opera �postmoderna� (42), Rinoceronte esce dai canoni fissati dalla tradizione e
scavalca le barriere che separano i generi. Il tragico e il comico vi si
compenetrano secondo modalit� variabili:
�I tedeschi, precisa Ionesco, ne avevano fatto una tragedia; Jean-Louis Barrault
invece ne ha fatto una farsa terribile e una favola fantastica. Le due
interpretazioni sono valide; esse costituiscono le due realizzazioni tipiche del
dramma� (43).
Ma dopo aver letto alcune critiche americane aggiunge:
�[...] tutte erano d'accordo nel giudicare la commedia divertente. Invece non �
divertente; per quanto sia una farsa, essa � soprattutto una tragedia� (44).
Ionesco denuncia tanto il desiderio di far ridere a ogni costo quanto un doppio
controsenso:
�Mi � sembrato di capire che avevano trasformato un personaggio duro, feroce,
angosciante, in un personaggio comico, in un debole rinoceronte: Jean, l'amico di
B�renger. Mi � sembrato anche che la regia avesse trasformato un personaggio
indeciso, eroe suo malgrado, allergico all'epidemia rinocerontica, in altre parole
B�renger, in una sorta di intellettuale lucido, duro, in una specie di non-
sottomesso o di rivoluzionario ben cosciente di ci� che faceva (forse cosciente, ma
incurante di spiegarci le ragioni del suo atteggiamento)� (45).
Ionesco rifiuta insomma tutte le letture riduttive. Ammette peraltro svariate
interpretazioni: "Rinoceronte" � sia un �dramma struggente e doloroso�, sia una
�tragedia nuda, senza concessioni, appena velata da una mortale ironia�, sia ancora
�un dramma grave� (46). Definizioni che riflettono le tonalit� con cui l'opera fu
rappresentata in Italia, in Germania e in Polonia.
In Francia, Barrault �ritmava la sfilata dei rinoceronti con canti da marcia e da
parata della Wehrmacht� (47), sottolineando cos� il referente storico. Certo, il
significato di Rinoceronte non si limita al nazismo; comprende tutti i
totalitarismi contemporanei, tanto �di destra�, che �di sinistra�, europei o
sudamericani, come suggerisce Ionesco:
�"Rinoceronte" � senza dubbio [... ] un'opera contro gli isterismi collettivi e le
epidemie che si celano sotto il manto della ragione e delle idee, cio� contro un
genere di malattie alle quali le ideologie non forniscono che gli alibi [...]�
(48).
I rinoceronti sono la rappresentazione caricaturale degli �intellettuali ideologi�.
Adottando lo spirito del gregge, mettono la loro ragione smarrita al servizio delle
loro pulsioni.
Comico e tragico.
Nel 1960, nel corso di un'intervista, Ionesco afferm�: �Il comico nelle mie
commedie non � che una tappa della costruzione drammatica, e anche un mezzo per
costruire la commedia. Diventa sempre di pi� uno strumento, per fare da
contrappunto al dramma. - E aggiunse: - Il comico � un'altra faccia del tragico�
(56).
Di questa dichiarazione che fa luce sulla sua concezione del teatro, tre punti sono
da ritenere: il comico, elemento strategico privilegiato, d� l'impulso alla
creazione; facendo da contrappunto al dramma, intrattiene necessariamente con esso
un rapporto di opposizione; infine, curiosamente, Ionesco fa ricorso a due termini
- �dramma� e �tragico� - che, in ambito teatrale, non hanno lo stesso significato.
Le sue opere sono tragedie nel senso tradizionale con cui si � soliti definire il
genere in Francia (57)? Evidentemente no. Ionesco attribuisce al termine �tragico�
un senso pi� ampio e pi� vago, vicino all'accezione quotidiana.
Le opere cui si riferisce implicitamente appartengono a un genere di cui � stato
uno dei fondatori: la farsa tragica che fa coesistere due tonalit� a lungo
considerate antitetiche. "Rinoceronte" appartiene cos� all'universo della derisione
e dell'assurdo, ma anche alla sfera tragica perch� mette in discussione il mondo
occidentale degli anni trenta e quaranta. L'ascesa del fascismo, il meccanismo del
contagio e le sue conseguenze catastrofiche ispirano, in chi ha un po' di memoria o
di immaginazione, l'angoscia, se non decisamente il terrore: la �rinocerontite�
distrugge l'amicizia, l'amore, la morale �umanistica� e le istituzioni
democratiche, in una parola, l'apporto della civilizzazione. Lo spettatore, che si
identifica con B�renger, vede il mondo disgregarsi. Pu� dunque intuire, se non
provare, l'emozione tragica.
E' per� il registro comico, quello con cui inizia "Rinoceronte" (58).
Incondizionatamente appassionato dell'insolito, Ionesco gioca a pi� riprese con
situazioni incongrue. Come un illusionista, Jean estrae di tasca una cravatta, un
pettine e uno specchio. Un rinoceronte venuto non si sa da dove compare nel corso
di una scena il cui ritmo accelera come nei film di Charlie Chaplin o dei fratelli
Marx. Con grande sorpresa dei passanti che manifestano il loro sbalordimento con un
concerto di esclamazioni, il rinoceronte compare, sparisce e poi riappare,
schiacciando al suo passaggio un gatto la cui proprietaria disperata prender� il
lutto!
Questa comicit� che nasce dall'insolito impregna anche la lezione di logica
impartita dal filosofo, che riprende in maniera curiosa un sillogismo secolare:
�IL FILOSOFO (al vecchio signore): [...] Il gatto ha quattro zampe. Isidoro e
Fricot hanno ciascuno quattro zampe. Dunque Isidoro e Fricot sono due gatti.
IL VECCHIO SIGNORE (al filosofo): Anche il mio cane ha quattro zampe.
FILOSOFO (al vecchio signore): Allora � un gatto [...].
VECCHIO SIGNORE (al filosofo dopo aver riflettuto a lungo): Dunque, secondo la
logica, il mio cane sarebbe un gatto.
FILOSOFO (al vecchio signore): Secondo la logica, s�. Ma � vero anche il contrario�
(59).
E Ionesco ne approfitta per proporre una variante:
�IL FILOSOFO (al vecchio signore): [...] I gatti sono mortali. Ma anche Socrate �
mortale. Dunque, Socrate � un gatto.
IL VECCHIO SIGNORE: ... e ha proprio quattro zampe. Verissimo. Ho un gatto che si
chiama Socrate.
FILOSOFO: Vede... [...].
VECCHIO SIGNORE (al filosofo): Socrate dunque era un gatto.
FILOSOFO. La logica ce l'ha appena dimostrato� (60). L'insolito ha un impatto
particolarmente forte perch� questo dialogo strampalato s'intreccia con una
discussione molto seria tra Jean e B�renger; una conversazione fa cos� eco
all'altra, la mortifica, mettendo contemporaneamente in ridicolo la falsa cultura e
la falsa ragione. La comicit� non ha quindi solo la funzione di distrarre il
pubblico. L'eccessiva bizzarria del filosofo che, con diletto, cavilla
sull'unicornuit� e la bicornuit� dei rinoceronti prefigura, sul registro
dell'assurdo, la �rinocerontite� ideologica di cui Jean, Botard, Dudard e altri
ideologi ottusi cadranno vittime.
Creatore di marionette, Ionesco tratta ci� che � vivo come se fosse meccanico (61).
Questo principio bergsoniano che sottende anche l'accumulazione o la ripetizione
dei luoghi comuni, utilizza le risorse dell'incongruit�. Cosi, le reazioni
pappagallesche di Botard - maestro in pensione, ottuso e presuntuoso che �sa tutto
e ha capito tutto� (62) - sfociano in conclusioni sbalorditive. Ci sono testimoni
che hanno visto un rinoceronte in citt�, ma Botard, stupido e orgoglioso, negher�
l'evidenza: �Un fenomeno di psicosi collettiva, caro Dudard: psi-co-si col-let-ti-
va! Proprio come la religione, che � l'oppio dei popoli!� (63). Trasformato in
automa, reagisce agli impulsi che riceve pronunciando formule imparate a memoria.
La volont� di derisione e di caricatura � assecondata da un clima farsesco.
Verdastri, con il corno sulla fronte, i personaggi colpiti da �rinocerontite�
caricano a testa bassa, e la signora Boeuf lascia la scena come un'amazzone, in
groppa al marito. Quanto a Daisy, si rivolge affettuosamente a un perissodattilo
come se si trattasse di un comune gattino: �micio, micio, micio�. Con la massima
seriet�, Dudard le dice allora: �Non vorr� accarezzarlo? Non � certo domestico�
(64). Infine, per coronare il tutto, l'atto primo si chiude su una nota bizzarra:
guidati dalla casalinga �in filato stretto� (65) (dietro consiglio della cameriera,
si fa un dovere di... mettere in una �cassetta� (66) la salma del gatto!) i
personaggi escono in fila indiana.
L'alternanza tra il registro farsesco e quello tragico ha tuttavia lo scopo di
suscitare un senso di disagio. La trasformazione di Jean ci permette di cogliere il
meccanismo. E' infatti lo stesso individuo che arrivava �apposta in ritardo� (67),
che dispensava con eloquenza lezioni di morale ma ben si guardava dal rispettarle;
e che, alla fine dell'atto secondo, pronuncer� minacce di morte. Il comico non �
insomma fine a se stesso.
Quando per� il riferimento � al destino dell'umanit�, quando evoca in noi il
ricordo dei milioni di morti, di deportati e di torturati, vittime del fascismo.
Ionesco sopprime la farsa. Ci troviamo allora immersi in un mondo colpito da
follia. L'inferno � alla nostra portata. Retrospettivamente, il potere
affabulatorio del filosofo - non � forse in grado di far credere qualsiasi cosa a
chiunque? - appare spaventoso. Da questo punto in poi, non � pi� questione di
anestetizzare l'angoscia. La decisione finale di B�renger - resistere ai
rinoceronti - � condivisa dallo spettatore. Il destino che � andato in senso
contrario alla vita ci ha portati alle soglie del tragico. Una cupa ondata ha
sommerso le spiagge del riso.
I personaggi.
L'universo di Rinoceronte - diciassette personaggi, tra cui solo sei donne, visto
che i ruoli preponderanti sono riservati agli uomini - si organizza intorno al
protagonista. B�renger � attorniato da un amico (Jean), dalla fidanzata (Daisy,
superficiale ed estremamente influenzabile), dai colleghi di lavoro e da alcuni
vicini. La maggior parte di queste persone sono dei tipi rappresentati dalla loro
funzione: capufficio, vicecapufficio, impiegati, casalinga, droghiera, cameriera,
padrone del caff�.
Il fatto che Ionesco si impegni in una commedia a connotazione politica non implica
tuttavia il realismo. Non vi � nessuna allusione ai deportati, agli ebrei, ai
milioni di morti che addolorarono gli anni trenta e quaranta. La sua arte cerca
l'universalit�, pur senza bandire dei riferimenti specifici: l'ideologia
totalitaria e le formule che la denunciano ricordano sia il fascismo sia lo
stalinismo.
Come si � gi� osservato, il personaggio centrale somiglia stranamente al suo
creatore di cui condivide il malessere, il gusto per l'alcool euforizzante,
l'individualismo e la nostalgia per l'amicizia e per l'amore. Uomo di buona volont�
quando � in vena, deciso a �tagliare il male alla radice� (68), �, come Ionesco,
ossessionato da �paure�, �incubi�, rimpianti e rimorsi.
Di fronte a lui: Jean, che gli fa da spalla. Pignolo, intollerante, impaziente,
subissa B�renger di rimproveri, fino al punto di dichiarargli: �Mi vergogno di
essere suo amico� o �valgo molto pi� di lei� (69). Rappresentante della casta
superiore, si considera al di sopra dei comuni mortali (70). Edonista e in cattiva
fede, segue una condotta incompatibile con quella che predica.
Jean appare presto come l'incarnazione del pensiero totalitario che schiaccia ogni
forma di opposizione. Per quanto inizialmente scandalizzato dalla comparsa di un
rinoceronte, si trasforma poi fisicamente, intellettualmente e moralmente in
rinoceronte: la sua voce si fa rauca, il suo respiro rumoroso, la pelle gli diventa
verde, un corno gli spunta sulla fronte. Ormai, la sua psicologia s'ispirer� al
pensiero nietzschiano deformato e strumentalizzato dal nazismo. L'esclamazione �La
morale! Gliela raccomando, la morale!� (71) riecheggia, ovviamente, il titolo di
un'opera di Nietzsche: Al di l� del bene e del male. Simile all'autore del
Crepuscolo degli idoli, saggio che ha per sottotitolo Come si filosofa col
martello, Jean vuole demolire �secoli di umana civilt�, abbandonare �la morale
[perch�] � contronatura�. Bruto fanatico, predica il ritorno alla natura, �ai
primordi� (72). Se Jean appare immediatamente come un uomo di estrema destra che
crede nell'ordine, nella forza, nell'�uomo superiore� e nell'ereditariet�, Botard �
concepito come la caricatura del comunista tradizionale. Disprezza �le religioni�,
perch� la religione �� l'oppio dei popoli� (73) - vede ovunque mistificazione e
�propaganda� e vive nell'ossessione dei �traditori� (74) che vanno smascherati.
Crede nel valore didattico dei fatti storici, disprezza gli universitari per via
della loro mentalit� astratta incapace di pragmatismo, e pretende di possedere �la
chiave degli avvenimenti, un mezzo d'interpretazione infallibile� (75).
Maniaco di politica come i personaggi di Caragiale (76), Botard ha valore, sul
piano teatrale, per il suo carattere eccessivo e ridicolo che gli conferisce forza
e sapore. Sul piano del messaggio affidatogli dall'autore, appare come il tipo del
comunista ottuso che pu� facilmente diventare stalinista.
Meno caricaturale di Jean e di Botard, Dudard tende per� ad essere unidimensionale.
Intellettuale, apparentemente neutrale, volentieri scettico, consiglia l'umorismo
per �prendere le cose pi� alla leggera, con maggior distacco�, con �saggezza�. �Lo
sappiamo noi che cos'� il bene e che cos'� il male?� (77). Bisogna quindi �sempre
cercare di capire�. Ma oltrepassa una soglia pericolosa in periodo d'isterismo
collettivo quando sostiene che �comprendete vuol dire giustificare� (78).
Accontentandosi delle belle parole, vive nello stato psicologico che Sartre ha
battezzato come �malafede�. Infatti quando i rinoceronti diventano la maggioranza,
egli abbandona i suoi principi: �Il dovere m'ingiunge di seguire i miei superiori e
i miei amici nella buona e nella cattiva sorte� (79). Dudard � certo una finzione -
sorta di prototipo dell'Intellettuale - ma � anche, in minor misura, un personaggio
composito (80). Come Eugen Ionescu, di cui il figlio schizz� il ritratto politico
in "Presente passato. Passato presente" (81), � per �dovere� nei confronti dei
�superiori� che egli si accoda all'ideologia dominante. In realt�, cede alla
fascinazione esercitata dall'autorit�, all'appello carismatico dei numero, al
desiderio di andare nella direzione della storia.
Quanto ai personaggi di terzo piano - la casalinga, il droghiere e la droghiera, il
padrone del caff�, la cameriera e il vecchio Signore -, hanno una doppia funzione:
commentare l'azione e creare un'atmosfera che conferisca vita, colore e credibilit�
alla commedia. Il signor Papillon e la signora Boeuf ne sono un esempio, marionette
che l'attore manovra a seconda delle necessit�.
La scrittura scenica.
E' la materializzazione, nello spazio e nel tempo, tramite mezzi audiovisivi, del
mondo interiore dell'artista che egli proietta esteriormente secondo le
potenzialit� e la resistenza offertagli dai materiali di cui dispone.
L'elemento registico che salta maggiormente agli occhi � la scenografia, che evolve
secondo una successione quadripartita (82). L'atto primo evoca la piazza di un
borgo di provincia, con la chiesa, la drogheria e il caff�. Il secondo ci porta
nell'ufficio di una casa editrice. (83) Qui, secondo un procedimento shakespeariano
adottato da Brecht, il drammaturgo designa i referenti servendosi di cartelli:
�DROGHERIA�, �CAPUFFICIO�, �GIURISPRUDENZA�, �GAZZETTA UFFICIALE� (84). Questa
tecnica semplice ma efficace applicata sin dall'atto primo � ripresa nella seconda
scena dell'atto secondo: una porta a vetri, visibile dall'appartamento di Jean, �
sormontata dall'iscrizione �CUSTODE�. Quanto all'ultimo atto, esso modifica assai
poco la scena: a parte qualche dettaglio, la carnera di B�renger �"ricorda molto da
vicino quella di Jean"� (85).
Questa scenografia tradizionale � munita di accessori altrettanto tradizionali -
pendola, letti, quadri, telefono - ad eccezione dei tavoli e delle sedie che,
tramite la loro differenziazione, simbolizzano la gerarchia del potere tra gli
impiegati. L'impressione di realismo visivo che, nel 1960, sembrava prevalere fu
modificata nella ripresa del 1977. Il regista e lo scenografo erano gli stessi, ma
la stilizzazione venne accentuata.
Per l'autore, una delle difficolt� tecniche maggiori consisteva nel rappresentare
la trasformazione fisica di Jean. Ionesco trov� tana soluzione dotando la camera di
Jean di un bagno, dove l'attore si allungava il corno e accentuava il colore verde
del trucco.
Ma l'elemento principale, in tura commedia basata sulla metamorfosi e la
proliferazione, � il gioco delle variazioni. Da una parte, esso scandisce la
scrittura scenica; dall'altra, modifica i significati. Cos�, a seconda delle
esigenze del testo, il comportamento e l'aspetto dei personaggi si trasformane, le
voci diventano rauche e i rumori vanno crescendo o decrescendo, i barriti si fanno
musicali e le teste dei rinoceronti, sempre pi� numerose, vengono stilizzate,
�sempre pi� belle malgrado l'apparenza mostruosa� (86). Un tale insieme
coreografico mostra a che punto Ionesco dia importanza al ritmo. D'altronde,
l'accelerazione ritmica e il fenomeno di proliferazione devono necessariamente
rafforzare l'impressione di accerchiamento provata da B�renger (87). Lungi
dall'essere puramente intellettuale, la creazione assume una dimensione sensoriale.
Ionesco afferma in effetti senza esitare: �E dunque non soltanto permesso, ma
consigliabile far recitare gli accessori, far vivere gli oggetti, animare gli
scenari, concretizzare i simboli� (88). Nel 1960, il drammaturgo, che possiede gi�
una solida esperienza teatrale, si mostra perfettamente padrone delle risorse
offerte dalla scenografia.
Aiutato da Jean-Louis Barrault, egli ricorre sistematicamenre alla "tecnica
dell'eco", utile a far emergere sia l'analogia sia il contrasto. Nell'atto primo,
ad esempio, il filosofo e Jean fanno entrambi una passeggiata - che risulta
simmetrica in relazione ai rispettivi tavoli -, poi �il filosofo cammina come un
maestro� e Jean �come un dimostratore-indossatore�. Pi� tardi, entrambi �si chinano
sui rispettivi "pazienti"�, poi �camminano rigidi e dotti�, �s'incrociano
distrattamente e pronunciano le loro battute sbagliando partner�. �Il filosofo si
lascia cadere sulla sedia� (89) e si dondola, atteggiamento che verr� ripreso da
Jean (90). A un certo punto �Jean picchia con forza sul tavolo� e, alla battuta
successiva, il filosofo fa lo stesso gesto. (91) Questo parallelismo dei giochi
scenici rinforza evidentemente la corrispondenza tra il comportamento
�rinocerontico� di Jean e quello del filosofo. Allo stesso modo, nell'atto terzo,
B�renger riprende alcuni atteggiamenti adottati da Jean nell'atto secondo, quando
era in piena metamorfosi.
Riassumendo, la tecnica dell'eco ha tre funzioni principali: suggerire con una
reazione a catena i sintomi del male, scandire la recitazione dall'inizio della
commedia far nascere la comicit�.
E' stato rimproverato a Ionesco di proporre una filosofia poco lungimirante. Certo,
preso alla lettera, l'ultimo soprassalto di B�renger appare ridicolo confrontato
alla terribile efficacia dei totalitarismi. Ma questo teatro non propone n� sistemi
n� soluzioni. In modo semplificato, ma "drammatico", cosa indispensabile per una
conclusione, impone, un'immagine o un'idea, nell'occorrenza l'imperiosa necessit�
di resistere a tutte le barbarie. Il grande pubblico ha dimostrato di capirlo bene,
"Rinoceronte" � apprezzato in tutto il mondo.
In una commedia basata su un mito, che gioca sul suo valore letterario e sul
pericolo ideologico che esso comporta, sarebbe per� stato interessante accordate
maggiore attenzione agli espedienti cui ricorrono i regimi totalitari. Non hanno
forse bisogno, per reggersi e affermarsi, del �nemico�, interiore o esteriore, che
minaccia, corrompe e complotta - e che va dunque schiacciato...? Per convincersene,
basta evocare, nel corso dei secoli, i capri espiatori che sono stati chiamati di
volta in volta �eretici�, �capitalisti�, �borghesi reazionari� o, all'opposto
�agitatori comunisti�. Passare sotto silenzio questo fatto essenziale nella nascita
e proliferazione delle �rinocerontiti�, sarebbe a nostro avviso una lacuna.
Comunque sia, l'istinto gregario non concerne solo la politica e la morale, ma
anche la sociologia e l'antropologia. Il ritorno alla natura alla legge della
giungla (fenomeno inverso a quello preso in considerazione da Freud ne "Il disagio
della civilt�", 1930) per il tramite subdolo dell'ideologia e delle sue metastasi
linguistiche, � il segno di un'epidemia che, periodicamente, colpisce l'umanit�. Il
gusto perverso per le torture e i massacri fa scendere molto pi� in basso della
condizione animale, che difatti ignora totalmente il sadismo. Viene da chiedersi se
il drammaturgo ha chiuso gli occhi su questo problema per pudore, o forse perch�
non era teatralmente rappresentabile.
4. I personaggi-fantocci:
Numerosi, sono meccanici come lo erano quelli di "Ubu re". Questa caratteristica �
sensibile ne "La cantatrice calva", ma pi� marcata ne "I saluti", "Il maestro" e
"Scena quattro", in cui � ausiliaria del riso, mentre ne "Il gioco dell'epidemia"
si manifesta in un'atmosfera a un tempo grottesca e tragica.
A proposito di una �burattinata� - "Il quadro" - che tratta esplicitamente e in
maniera parodistica il tema della metamorfosi (103), va segnalato il punto di vista
dell'autore che afferma elle �potrebbe essere un racconto di fate o di vecchie
fattucchiere� (104). Altrove, e in un'ottica pi� generale, egli sottolinea il
bisogno che prova l'essere umano di plasmare la sua esistenza a immagine dei suoi
desideri; �Noi siamo come Cenerentola che vive nell'attesa di una trasfigurazione
del inondo, che vive nell'attesa di qualche ora di festa fastosa, gloriosa, il
resto del tempo siamo qui vestiti di stracci, nelle tane sporche della realt�
(105). In quanto creatore e prestigiatore, il drammaturgo ricorre alla metamorfosi
come il poeta ricorre alla metafora. Ma mentre quest'ultima � una figura retorica
che richiede da parte del lettore un'interpretazione, la metamorfosi � un
procedimento del racconto. In essa, il comparante ricopre interamente il comparato,
e si attua un cambiamento di categoria ontologica. E' ovvio dunque che la messa in
scena della metamorfosi presuppone, da parte dello scrittore, un modo di pensiero e
una strategia- pi� o meno conscia- che miri all'efficacia della comunicazione
artistica la quale, secondo Roman Jakobson, interessa uno dei due assi
dell'attivit� psichica (l'altro serve per la metonimia) (106).
In Ionesco, come nei miti, nei sogni e nei racconti di fate, l'individuo diventa un
altro: fantoccio, rinoceronte, volatile, figura abitata dalla megalomania o dal
sadismo. Incarnazione del male, del gregarismo, della stupidit�, del conformismo o
del determinismo biologico, perde la sua individualit� andando ad accrescere la
folla dei tanti Bobby Watson della "Cantatrice calva", dei Jacques e delle Roberte
di "Jacques o della sottomissione". Strumento e vittima della sua mutazione,
prigioniero pi� o meno volontario di automatismi, egli si trasforma in mostro
(107).
NOTE.