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DISFUNZIONI DELL’INTESTINO
Le principali disfunzioni intestinali, che affliggono con sempre maggior frequenza i pazienti, sono originate o
riconducibili, in prevalenza, alle seguenti due cause:
- in primo luogo alle mutate condizioni alimentari troppo raffinate, alla presenza sempre più diffusa di conservanti,
correttivi e aromatizzanti negli alimenti, di cui usufruisce attualmente la popolazione;
- in secondo luogo alle attuali condizioni di vita troppo spesso regolate, dall’accettazione di abitudini alimentari
dannose per la digestione, dall’ingestione di bevande scarsamente tollerabili per il nostro organismo, dalla ricerca di
nuove forme di edonismo e di falso benessere sociale, da ritmi troppo frenetici ed stili di vita troppo stressanti. Questi
due fattori, di natura alimentare e relazionale, estranei al nostro organismo, rappresentano la causa diretta
dell’insorgenza di alcuni disturbi, “facilmente evidenziabili e curabili”, tra le quali ricordiamo i seguenti:
- “gonfiore addominale”,
- “stipsi o costipazione”,
- “diarrea”.
Per ciascuno di questi tre disturbi sono facilmente disponibili, sia medicinali largamente diffusi, sia prodotti fitoterapici
dotati di attività spesso più complete meglio tollerate rispetto a quelle dei farmaci stessi. Tuttavia essi non devono mai
essere né trascurati né tantomeno sottovalutati, per cui se l’intensità dolorifica è molto intensa e/o la durata di questi
malesseri, solitamente di natura transitoria, perdura per lungo tempo, questi disturbi possono trasformarsi in patologie
vere e proprie, come per es. quelle sostenute da gravi forme infettive, accompagnate da stati febbrili, o come quelle
manifestatesi a seguito di formazioni neoplastiche
FINOCCHIO
Il “finocchio”, denominato anche “foeniculum vulgare”, appartiene alla famiglia delle “Umbrelliferae” e comprende sia
il “finocchio dolce”, che il “finocchio amaro”. Il finocchio è una pianta erbacea, originaria del bacino del Mediterraneo, è
largamente coltivata in molti paesi a clima temperato ed è comunemente utilizzata come alimento.
Droga, è costituita dall’”olio essenziale”, ottenuto per distillazione di tutte le parti verdi di piante di 2 anni, frutti
compresi; il residuo di distillazione è utilizzato come mangime per animali.
I “frutti del finocchio dolce” contengono dal 2 al 4% di olio essenziale, il quale è costituito per l’80-85% da “anetolo” e
per il restante 10-15% da composti aromatici a forte volatilità quali: “estrapolo, fencone, limonene, fellandrene ed
anisaldeide”.
I “frutti del finocchio amaro” presentano una maggior percentuale di olio essenziale, solitamente superiore al 4% e
contengono una quantità superiore di fencone, che rende l’aroma meno gradevole. Per la Eu Pharm. V Ed. le foglie
devono contenere almeno il 2% di olio essenziale, il quale deve essere costituito da anetolo per almeno l’80%.
Proprietà terapeutiche, questa droga è abitualmente utilizzata per il trattamento sintomatico delle turbe digestive,
quali sensazione di gonfiore a livello addominale, insufficienza digestiva, eruttazioni e flatulenza e come coadiuvante
nella terapia del colon irritabile. Studi clinici hanno evidenziato che il finocchio possiede un’efficacia paragonabile a
quella della “metoclopramide” e che può essere vantaggiosamente sfruttato anche per il trattamento delle coliti
infantili, senza evidenziare effetti collaterali degni di nota. Come tutti gli oli essenziali il finocchio è dotato di proprietà
antibatteriche ed antimicotiche e può essere impiegato come balsamico-espettorante. Il finocchio nella tradizione
popolare è utilizzato per aumentare la montata lattea, ma mancano studi appropriati che ne confermino l’effetto. I semi
infine possono essere sfruttati, oltre che per i loro effetti terapeutici, anche come correttivi del gusto nella formulazione
di tisane.
Effetti collaterali, molto raramente sono state osservate reazioni allergiche; il finocchio interagisce con la
farmacocinetica della ciprofloxacina; gli estratti di finocchio presentano attività estrogenica.
ANICE
L’anice, denominato come “pimpinella anisum”, appartenente alla famiglia delle “Umbrelliferae”, è una pianta erbacea
alta fino a 50 cm, coltivata in europa, nel bacino del Mediterraneo ed in America centrale. Questa pianta è largamente
utilizzata come aromatizzante nell’industria alimentare, in quella farmaceutica, cosmetica ed infine nell’industria
liquoristica, per la preparazione di salse, vivande, sciroppi, elisir, dentifrici, saponi, profumi o “liquori puri”,
caratterizzati da un’elevata concentrazione di anice, quali: uozo, pernod,, arrak etc.
Droga, costituita da un “olio essenziale”, ricavato dai frutti, è inserita nella Farmacopea Europea, la quale prevede un
titolo minimo non inferiore al 2%. L’olio essenziale è ricco di “anetolo”, (90% circa), linaiolo, anisaldeide ed altri
componenti aromatici fortemente volatili. L’assenza nella droga di anice del “fencone” la rende facilmente distinguibile
dall’olio essenziale ricavato dal finocchio.
Proprietà terapeutiche, sono molto simili a quelle già indicate per il finocchio, la droga di anice è abitualmente
utilizzata a scopo digestivo, grazie alle sue proprietà eupeptiche, carminative, antispastiche. Questa droga è efficace
anche quando è impiegata come balsamico-espettorante. Analogamente al finocchio, anche questa droga, per la
presenza di anetolo, è ritenuta utile nella tradizione popolare per stimolare la secrezione lattea.
Effetti collaterali, alle dosi abituali non manifesta effetti collaterali, ad eccezione di rari casi di fotodermatiti; a dosi
molto elevate può produrre convulsioni.
CARBONE VEGETALE
Caratteristiche, il carbone denominato anche “carbone attivo officinale” è una sostanza solida, di origine vegetale,
finemente polverizzata, la quale è dotata di elevato potere adsorbente. Il carbone vegetale è prodotto ottenuto per
“combustione priva di fiamma a temperature elevate, comprese tra i 400° e i 600°C”, da legname di betulla, pioppo,
salice, o più recentemente anche da gusci e noccioli di frutta. Il trattamento di combustione senza fiamma è seguito
immediatamente da una seconda “combustione da calefazione o da macerazione”, per mezzo della quale viene
iniettato del vapore a diretto contatto con il materiale combusto; questa operazione modifica la superficie delle
particelle di carbone vegetale, introducendo una diffusa micro-porosità e permeabilità, caratteristiche che conferiscono
elevate proprietà adsorbenti alla polvere stessa.
Proprietà terapeutiche, il carbone vegetale, in funzione dell’elevato potere adsorbente di cui è dotato, è utilizzato:
1°) “come antitossico”, nei casi di “avvelenamento da ingestione di sostanze tossiche”, in quanto esso si lega ai veleni
ingeriti, agendo in competizione con la mucosa gastrica. In questi casi, oltre che intervenire il più rapidamente
possibile, è però necessario associare anche un purgante o una lavanda gastrica, per eliminare al più presto il
complesso formatosi.
2°) “come antidiarroico, antimeteorico, antiacido o disinfettante dell’intestino”, da utilizzare però per periodi molto
limitati nel tempo, in quanto il suo uso riduce l’assorbimento delle sostanze nutritive e delle vitamine. La
somministrazione di altri farmaci, per non essere ostacolata, deve avvenire a distanza di circa 2 ore dall’utilizzo del
carbone vegetale.
3°) “come decolorante”, per favorire l’adsorbimento, la separazione e la filtrazione e la rimozione di pigmenti solubili,
fortemente colorati instabili o facilmente degradabili nel tempo, presenti in soluzioni acquose da utilizzare ad elevato
grado di purezza.
ANANAS
L’ananas, appartenente alla famiglia delle “bromeliaceae”, è una pianta erbacea originaria dell’america centrale, di
uso largamente diffuso, che viene attualmente coltivata a scopo alimentare in moltissimi paesi tropicali. I suoi frutti
presentano una grandezza molto varia, (possono raggiungere i 4 Kg di peso), sono rivestiti da una buccia spessa,
molto resistente ed impermeabile chiamata esocarpo. La polpa presente all’interno di colore giallastro, chiamata
“mesocarpo”, rappresenta la parte commestibile di questa pianta, ha un sapore dolce e profumato, è ricca di zuccheri,
sali minerali, vitamine A, B2, C.
Droga, è ricavata dal frutto e dalle radici, contiene un enzima proteolitico denominato ”bromelina”, sostanza dotata di
proprietà digestive, cicatrizzanti ed antinfiammatorie.
Proprietà terapeutiche, la bromelina possiede un’azione enzimatica proteolitica, grazie alla quale è in grado di
demolire parzialmente le proteine presenti in materiali biologici molto comuni, come caseine, collageni, gelatine,
globulina e fibre muscolari. La bromelina viene assorbita come tale per il 40% da parte della mucosa intestinale e
presenta proprietà antiedematose, antinfiammatorie ed inibitorie della coagulazione del sangue, (riduzione della
permeabilità capillare, riduzione dei tempi di assorbimento dell’ematoma, effetto sull’aggregazione piastrinica, ecc.).
Queste proprietà hanno determinato un ampio uso della bromelina in terapia, come agente antinfiammatorio negli
edemi dei tessuti molli, nell’artrite reumatoide, nei casi di tromboflebiti, ematomi, infiammazioni orali e rettali, negli stati
post-operatori o per facilitare i processi di riassorbimento delle ferite. La specialità medicinale contenente bromelina,
maggiormente utilizzata è chiamata “Ananase”
Effetti collaterali, l’utilizzo di ananas, specie per trattamenti prolungati è controindicato per pazienti, affetti da ulcera
gastroduodenale o nei soggetti sottoposti a terapie di anticoagulanti, (eparina o warfarin); a dosaggi elevati la
bromelina modifica inoltre la concentrazione di amoxicillina e delle tetracicline nei liquidi plasmatici, alterando
conseguentemente il meccanismo d’azione di queste due sostanze.
PAPAIA
La papaia, appartenente alla famiglia delle “Caricaeae” è una pianta tropicale o sub-tropicale, in grado di raggiungere
un’altezza fino a 10 m, che assomiglia come aspetto a quello di una palma. Questa pianta è attualmente coltivata su
larga scala in tutte le regioni tropicali ed assume nomi diversi a seconda del paese in cui essa viene coltivata. I
componenti più largamente commercializzati per uso alimentare, sono costituiti dai frutti, i quali sono particolarmente
apprezzati per le loro proprietà organolettiche e nutritive, (sono ricchi di vitamine A,B e C).
Droga, per incisione dei frutti ancora immaturi, si ottiene un lattice dal quale è ricavata la “papaina” sostanza dotata
di una forte attività proteolitica. La papaina, chiamata anche “pepsina vegetale” è costituita da una miscela di enzimi i
quali hanno mostrato in vitro la proprietà di scindere, in ambiente neutro o leggermente alcalino, (pH 7- 7,5), molte
proteine complesse, scarsamente assimilabili, (albuminoidi), riducendole a frazioni chiamate “peptoni”, di forma più
semplice e quindi più facilmente assimilabili.
Proprietà terapeutica principale, la papaia per le proprietà proteolitiche della papaina è largamente utilizzata, come
succedaneo dei fermenti gastrici, nei casi di insufficienza gastrica e duodenale.
Proprietà terapeutiche supplementari, la papaia è classificata come “fitocomplesso”, cioè come specie vegetale
dotata di molteplici proprietà, spesso tra loro diverse, che risultano evidenziabili a seconda del metodo di estrazione
adottato. Nei frutti di papaia sono presenti sostanze antiossidanti come sali minerali tra cui il selenio il potassio ed il
magnesio, flavonoidi, carotenoidi e provitamina A. In relazione a recenti studi relativi a trattamenti di fermentazione e
di purificazione dei frutti è stato possibile selezionare un nuovo tipo di estratto che è conosciuto commercialmente
come “Papaia fermentata”. Questo nuovo prodotto, classificato come “integratore alimentare”, grazie alla presenza del
“licopene” e della “β-criptoxantina”, è dotato di attività protettive per le cellule, liberandole dalla presenza dei “radicali
liberi”, sostanze la cui formazione è ritenuta la causa principale “dell’invecchiamento cellulare”, il quale se trascurato,
può anche causare gravi malattie degenerative. La presenza nella papaia fermentata di flavonoidi regola inoltre la
permeabilità delle pareti dei vasi sanguigni, migliorando in generale le condizioni di funzionamento dei capillari ed in
particolare la microcircolazione a livello cerebrale. Gli estratti di papaia sono inoltre molto ricchi di sali minerali in
forma organica, facilmente assimilabili e quindi completamente disponibili per facilitare le reazioni chimiche che
avvengono all’interno delle cellule.
Tra gli altri utilizzi abbastanza diffusi di questa droga, (anche se non sempre condivisibili), ricordo quello che riguarda
prevalentemente il settore alimentare in cui la papaina viene aggiunta alla carne da arrostire per renderla più tenera.
BOLDO
Il Boldo, denominato anche “Pneumus boldus Molina”, appartiene alla famiglia delle “Monimiaceae”, è un albero
spontaneo, arbustiforme, sempreverde, che raggiunge i 5-6 metri, originario del Cile, dove è attualmente coltivato su
larga scala.
Droga, è ottenuta prevalentemente dalle foglie, raccolte di preferenza in autunno, le foglie una volta essiccate prima
di essere triturate presentano un odore gradevole di tipo canforaceo, e un sapore aromatico piuttosto amaro e acre; le
foglie contengono prevalentemente una ventina di alcaloidi isochinolinici, dei quali “la boldina”, è quella che
rappresenta il principio attivo prevalente, assieme ad una ridotta percentuale di olio volatile ricco di “ascaridolo”.
Proprietà terapeutiche, il boldo è impiegato per il trattamento dei disordini digestivi ed epatici, come stomachico,
coleretico e lassativo. Le sperimentazioni effettuate hanno sempre confermato l’attività coleretica, con netto aumento
della secrezione biliare, anche se con effetto di breve durata. La boldina è considerata responsabile delle principali
attività farmacologiche del boldo, essa protegge, “in vitro”, i sistemi biologici dall’azione degradante dei radicali liberi e
rilassa la muscolatura liscia.
Controindicazioni, l’olio essenziale o i distillati ottenuti dalle foglie, non possono essere utilizzati direttamente a
causa della presenza di “ascaridolo”, sostanza molto tossica, la quale è utilizzata come potente vermifugo; l’ascaridolo
inoltre è un composto contenente al proprio interno un gruppo funzionale denominato “perossido terpenico”, che lo
rende chimicamente molto instabile all’aria e se sottoposto a rapido riscaldamento tende ad esplodere facilmente.
CARCIOFO
Il carciofo o “Cynara scolymus” , appartenente alla famiglia delle “Compositae”, è una pianta erbacea biennale,
largamente diffusa e coltivata in Italia come ortaggio.
Droga, è ottenuta principalmente dalle foglie fresche essiccate e più raramente dalle radici. I principi attivi presenti
sono formati da “composti caffeilchinici”, (che costituiscono il titolo della droga), da “lattoni sesquiterpenici” di sapore
amaro, (cinarina), da “flavonoidi” e da “acidi organici semplici”. Le caratteristiche e le proprietà questa droga sono
presenti e descritte nella F.U. XI Ed.
Proprietà terapeutiche, l’attività terapeutica del carciofo è conosciuta fin dai tempi dei Romani, soprattutto
relativamente “all’attività coleretica, epatoprotettiva, ipolipemizzante e diuretica”. Gli estratti totali idroalcolici di foglie di
carciofo mostrano un effetto coleretico, con aumento sia del volume sia del residuo secco della bile secreta. Gli stessi
estratti possiedono anche un’attività epatostimolante, con proliferazione delle cellule e mobilizzazione delle riserve del
fegato. Gli estratti di carciofo, come amari, manifestano proprietà eupeptiche e stomachiche, accompagnate da
aumento della secrezione cloropeptica, delle capacità digestive del succo duodenale e della funzionalità del tratto
gastro-enterico. Il carciofo manifesta anche un’attività diuretica, che determina un incremento sia del volume delle
urine che della parte solida in esse contenuta. Il carciofo presenta infine anche “attività ipolipemizzante” ¹, rivolta in
particolare all’accumulo e al ricambio dei lipidi, per comprendere meglio l’importanza di quest’ultima attività, viene di
seguito illustrato sinteticamente il significato dell’effetto ipolipemizzante.
Effetti collaterali, a seguito delle sperimentazioni finora condotte su soggetti sani non affetti da neoplasie in corso,
non sono emerse manifestazioni di tossicità specifica dall’uso continuato delle foglie di carciofo, eccettuati sporadici
episodi di flatulenza, i quali peraltro erano strettamente correlati però con l’alimentazione adottata. Le uniche vere
cautele nell’uso continuato per lunghi periodi riguardano, pazienti affetti da iperbilirubinemia, le ostruzioni/occlusioni
del dotto biliare, in pazienti affetti da calcoli biliari e da ultimo le donne in stato di gravidanza e l’allattamento, (a causa
del sapore amaro).
TARASSACO
Il Tarassaco, o “Taraxacum officinale”, conosciuto anche con i nomi di “soffione o dente di leone”, è una pianta
erbacea, della famiglia delle “Asteraceae”, particolarmente diffusa nei luoghi erbosi ed aerati di tutto il territorio
italiano.
Droga, la tintura o l’estratto fluido della radice e del rizoma, sono dotate di una discreta attività coleretica e colagoga e
contengono inoltre una fibra solubile chiamata “inulina”, la quale favorisce la crescita e l’attività della flora batterica
intestinale; le foglie essiccate, sono comunemente utilizzate come decotto e presentano un’attività diuretica
Proprietà terapeutiche, il tarassaco, pianta medicinale di tipo “fitocomplesso”, è comunemente utilizzato, da solo o in
associazione con altre sostanze, nella preparazione di prodotti fitoterapici, in grado di svolgere le seguenti attività:
- colagogo e coleretico,
- decongestionante e disintossicante epatico,
- stimolante l’attività pancreatica,
- coadiuvante per la riduzione delle affezioni intestinali,
- diuretico o per ridurre la ritenzione idrica.
PSILLIO
Lo Psillio, o “Plantago Psyllium” è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle “Plantaginaceae”,
originaria del bacino del mediterraneo e attualmente coltivata nelle zone meridionali dell’asia centrale, comprese tra la
persia e l’india. Questa pianta presenta dei frutti, i quali, una volta arrivati a maturazione, rilasciano dei semi di colore
che varia dal giallo al brunastro a seconda della provenienza e/o della coltivazione.
Droga, è ricavata dai semi, che, in funzione della colorazione originaria e/o del successivo trattamento di essicazione,
assume diverse denominazioni commerciali, tra le quali le più conosciute sono quelle di “piantaggine semplice”,
“piantaggine indiana,” o “piantaggine bionda”. I semi sono dotati di un “rivestimento polimerico”, costituito da composti
polisaccaridici tipo “xilosio, arabinosio e acido galatturonico”, i rivestimenti una volta venuti a contatto con l’acqua, “si
trasformano in mucillagini”, cioè da sostanze costituite da una “massa gelatinosa e vischiosa”, in grado di assorbire
liquidi fino a 25 volte rispetto al loro peso di partenza.
Proprietà terapeutiche, questa droga, grazie alle sue particolari caratteristiche, è dotata di proprietà “emollienti e
lubrificanti”, per cui la sua somministrazione, abbinata ad abbondanti volumi di acqua, trova attualmente largo impiego
come “lassativo meccanico”, a livello intestinale contro la stipsi, provocando un aumento del volume delle feci,
stimolando la peristalsi, causando contemporaneamente un effetto lubrificante, in grado di facilitare il transito della
massa fecale presente.
Impieghi, i frutti maturi ed essiccati di “Plantago psyllium”, di “Plantago indica” o di “Plantago ovata”, sono descritti
nelle principali farmacopee; tra le loro caratteristiche chimico-fisiche, risulta in particolare che essi devono presentare
un indice di rigonfiamento non inferiore a 10. Le principali preparazioni commerciali a base di Psillio sono formate da
polveri, bustine o soluzioni.
MANNA
La Manna, o “Fraxinus ornus”, è una pianta molto antica, di medie dimensioni, a rapido sviluppo, appartenente alla
famiglia delle “Oleaceae”, che è molto diffusa nella regione mediterranea in particolare in Calabria e Sicilia.
Droga, è denominata comunemente come “mannite”, è costituita da una miscela di glucidi in cui il “Mannitolo”,
rappresenta lo zucchero maggiormente presente. La manna è ottenuta da incisioni praticate sulla corteccia del tronco
di piante adulte, a seconda della specie di provenienza, (fraxinus ornus o fraxinus excelsior), permette di ottenere
prodotti più o meno abbondanti e/o pregiati.
Proprietà terapeutiche, la mannite è usata come “lassativo e rinfrescante intestinale” e per il suo caratteristico
sapore, particolarmente dolce e delicato è apprezzata soprattutto dai bambini o dai neonati. .
FRANGULA
La Frangula, o “Rhamnus frangula”, della famiglia delle “Rhamnaceae”, è una pianta arbustiforme, di piccolo/medie
dimensioni, la quale cresce spontaneamente nelle zone boscose collinari e pedemontane dell’europa meridionale,
Italia compresa. Questa pianta, possiede proprietà terapeutiche ampiamente riconosciute e documentate, grazie alle
quali è presente, come “estratto secco”, nelle monografie ufficiali delle principali farmacopee.
Droga, si ottiene dalla “corteccia del fusto e dei rami”, che viene ridotta in piccoli frammenti dopo esser stata
essiccata a lungo, (fino ad un anno), in ambienti soleggiati e adeguatamente ventilati, al fine di eliminare la presenza
di componenti volatili dotati di azione irritante ed emetica. Il principio attivo, maggiormente presente, nella corteccia
essiccata, comunemente denominato come “frangulina”, è costituito da un “glicoside antrachinonico”, sostanza
glicosidica dotata di gruppi funzionali a elevato contenuto di ossigeno, i quali essendo molto reattivi dal punto di vista
chimico, facilitano reazioni di combinazione o di complessazione con le sostanze organiche presenti nell’intestino.
Proprietà terapeutiche, la “frangulina” è una delle droghe a struttura “antrachinonica” maggiormente utilizzate e
meglio tollerate come purganti, per facilitare la formazione, il rammollimento e l’espulsione delle feci, soprattutto in
presenza di ragadi, emorroidi o dopo interventi chirurgici.
CASCARA
La Cascara, o “Cascara sagrada”, della famiglia delle “Rhamnaceae”, è una pianta spontanea arbustiforme, originaria
del continente americano, che è stata in seguito trapiantata anche in europa. Questa pianta, (come nel caso della
precedente), è descritta, come “estratto secco”, nelle monografie ufficiali delle principali farmacopee, per quanto
riguarda le proprietà terapeutiche da tempo riconosciute e documentate
Droga, è ricavata dalla “corteccia dei rami”, adottando stesse procedure già descritte per la Frangula, il principio attivo
che è maggiormente presente, è un “glicoside antrachinonico”, denominato “Cascaroside”, il quale presenta una
formula di struttura molto simile a quella della frangulina, per cui mostra le stesse capacità reattive a livello di
combinazioni o di complessazioni.
Proprietà terapeutiche, la “cascara” viene impiegata, in preparazioni farmaceutiche, “come blando purgante”, sia da
sola, sia in associazione con altri prodotti, questa droga agisce aumentando il numero, (ma non l’intensità), delle
contrazioni intestinali, facilitando così il rammollimento ed il transito della massa fecale presente
SENNA
La Senna, o “Cassia” della famiglia delle “Leguminosae” è un arbusto di modeste dimensioni originario dell’Africa
orientale e dell’arabia, le due specie più conosciute dal punto di vista commerciale sono la “Cassia senna o Senna
alessandrina” e la “Cassia angustifolia o senna indiana”, coltivata in alcune regioni dell’india meridionale. Il frutto è un
legume oblungo, impropriamente denominato baccello, di forma stretta, lungo pochi centimetri, che racchiude al
proprio interno pochi semi, (da 5 a 7 unità).
Droga, è ricavata dai frutti e dalle foglioline essiccate, contiene elevate quantità di “glicosidi antrachinonici”,
denominati “Sennosidi”, i quali presentano struttura molto simile a quelle presenti in altre specie quali: cascara,
rabarbaro, frangula, aloe etc.
Proprietà terapeutiche, la senna per le proprietà altamente reattive dei gruppi funzionali di tipo antrachinonico,
presenti nella struttura molecolare, mostra una “tendenza elevata a localizzarsi selettivamente” sulle pareti
dell’intestino crasso, con conseguente attivazione del peristalsi, favorendo di fatto l’avanzamento della massa fecale
presente nel colon e la successiva evacuazione.
Impieghi, la senna costituisce in assoluto il più importante lassativo di origine vegetale, utilizzato come preparazione
farmaceutica; in tutto il mondo si stima un consumo di questa droga pari a oltre 5.000 tonnellate/anno. Le preparazioni
maggiormente utilizzate sono quelle di compresse, marmellate, granulari, sciroppi infusi, tisane e decotti, in cui la
senna è utilizzata da sola o in associazione con altre droghe ad azione lassativa, (es, frangola, aloe, manna, etc.),
antinfiammatoria/antisettica, (es. malva camomilla, liquirizia, salvia), o capillaro/proterttive, (es. amamelide, mirtillo
etc.).
RABARBARO
Il “Rabarbaro”, denominato comunemente come “Rabarbaro cinese”, appartiene alla famiglia delle “Poligonaceae”, è
una pianta erbacea, spontanea, perenne, di grosse dimensioni, comprendente numerose specie diffuse sia in europa
sia in Asia. Le due specie più conosciute dal punto di vista commerciale sono il “Rheum palmatum ed il Rheum
officinale”, coltivate prevalentemente nella Cina e nel Tibet.
Droga, il rabarbaro rappresenta un classico esempio di pianta officinale di tipo “fitocomplesso”, giacché contiene
“principi attivi diversi tra loro come composizione e attività”, la cui selezione è da porre in stretta correlazione al
metodo estrattivo applicato. La droga è ricavata dal “rizoma essiccato”, ottenuto dall’abbattimento di piante mature,
aventi almeno 4 anni di età, il rizoma del rabarbaro, se usato tal quale a basse dosi come componente per la
preparazione di soluzioni idro-alcooliche, stimola la secrezione gastrica e quella biliare, per cui il rabarbaro viene ad
essere ampiamente utilizzato dall’industria liquoristica con finalità di aperitivo, digestivo e depurativo per il fegato. I
principi attivi più importanti, presenti nel rizoma essiccato ed utilizzati per uso farmaceutico, sono costituiti dalle
seguenti due classi di composti:
- “Reina” , che è un “glicoside antrachinonico”, simile come composizione a quello già illustrato per la senna, dotato di
proprietà lassative più o meno intense a seconda del dosaggio impiegato,
- “Tannini” che sono “composti polifenolici”, di tipo “condensato” o “idrolizzabili” i quali sono dotati di deboli proprietà
astringenti, antinfiammatorie e antisettiche nei confronti di alcune infezioni intestinali.
Uso, il “rizoma del rabarbaro”, è uno dei prodotti che erano conservati, fino a pochi decenni or sono, nelle vecchie
farmacie, in recipienti di ceramica lucidata internamente, chiusi al riparo dall’umidità e dal calore. Le più recenti
monografie delle farmacopee a proposito della titolazione del rizoma di rabarbaro, indicano per l’estratto fluido e
secco un contenuto di “reina” non inferiore al 5%.
Le documentazioni riguardanti l’utilizzo come fitoterapico di questa pianta risalgono addirittura al 2700 a.C. in alcuni
testi di medicina cinese, lo storico romano Plinio il vecchio, nell’opera intitolata “Naturalis historia” descrive le proprietà
medicamentose del rabarbaro, successivamente, nel basso medio evo la Scuola Medica Salernitana, la prima e più
importante scuola ufficiale di medicina, nel descriverne le proprietà medicamentose, riportava la seguente frase
riassuntiva: “Rheu partes laxas firmat, hepar reparendo”, (il rabarbaro curando il fegato blocca le viscere rilasciate).
ALOE
L’Aloe, appartenente alla famiglia delle “Liliaceae”, è una specie che comprende oltre 300 specie, di cui la maggior
parte provenienti dall’Africa australe. L’Aloe assomiglia come aspetto a quella dell’agave e/o alle piante grasse
spontanee solitamente presenti in luoghi pietrosi e aridi. Le sue foglie sono spinose, di forma diritta rigida allungata,
carnose e di grosse dimensioni L’Aloe è una pianta dotata di attività “fitocomplesso”, correlate alle diverse
metodologie utilizzate per estrarre selettivamente le droghe di cui è costituita.
Droga, è suddivisa a seconda del metodo estrattivo applicato in due diversi gruppi denominati rispettivamente: “Succo
di Aloe” e “Gel di Aloe” i quali possiedono caratteristiche e impieghi tra loro diversi.
1°) Succo di Aloe. Il succo condensato di aloe è costituito da una massa resinosa o vetrosa, di odore penetrante, di
sapore molto amaro e di colore molto scuro, che varia dal rosso-brunastro al nero- verdastro. Il succo è ottenuto
tagliando le foglie alla base e disponendole in verticale al di sopra di un contenitore di raccolta, dove sono lasciate a
colare per alcune ore, per favorire la fuoruscita di liquido solo dalle porzioni più esterne. Il succo, al termine della
raccolta, viene successivamente concentrato, per moderato riscaldamento, fino ad ottenere una massa di colore
molto scuro, che una volta raffreddata assume una consistenza resinosa o vetrosa. Il succo è ricco di “glicosidi
antrachinonici” denominati “barbaloina”, sostanze dotate di effetto lassativo molto forte, aventi formula di struttura
molto simile a quella delle precedenti specie sopra descritte. Nel succo sono presenti anche polisaccaridi, resine e
glicoproteine, dotate di proprietà emollienti. I riferimenti commerciali delle varie droghe a base di aloe prendono il
nome della specie di provenienza, dalla quale è stato ottenuto il succo, per cui le denominazioni più diffuse sono
quelle di: “Aloe del Capo”, “del Natal”, “di Zanzibar”, “dell’Uganda”, etc.
Impieghi, la droga di aloe è particolarmente apprezzata come lassativo ed emolliente, che induce un basso grado di
assuefazione, le preparazioni maggiormente utilizzate nel settore farmaceutico sono quelle costituite da estratto
acquoso e da estratto secco. L’uso liquoristico dell’aloe riguarda soprattutto il “sapore amaricante”, che questa droga
è in grado di presentare in liquori, (a bassa o ad alta gradazione), nelle bibite acquose e in alcune confetture. Per le
sue proprietà digestive, l’aloe è uno dei componenti a base di erbe, provenienti dai 5 continenti, presenti nel “fernet”,
liquore che rappresenta la bevanda alcoolica commercialmente e qualitativamente più apprezzata per favorire la
digestione.
2°) Gel di Aloe, è una mucillagine ottenuta a partire dal tessuto parenchimale interno della foglia, che dopo esser
stato isolato, dalle sue porzioni esterne, in modo da ridurre al minimo la presenza dei glicosidi antrachinonici, viene
sottoposto a spremitura e successiva estrazione. Ulteriori processi estrattivi di purificazione selettiva, consentono di
eliminare completamente la presenza di antrachinoni, ottenendo così “un gel di aloe purificata” nel quale risulta essere
assente l’effetto purgante. Il gel di aloe purificata è composto da glicoproteine, mucopolisaccaridi, acidi e steroli
vegetali, vitamine.
Impieghi, il gel di aloe è comunemente utilizzato in campo dermatologico, come dermoprotettivo nei casi di scottature
e/o eritemi solari, per favorire il processo di rimarginazione delle ferite, per la cura dell’acne, per ridurre le lesioni
provocate da punture di insetti; infine il gel di aloe è spesso utilizzato come antinfiammatorio ed emolliente per ridurre
la formazione di eritemi, edemi, desquamazioni o stati dolorosi locali, conseguenti a trattamenti di radioterapia. .
ACACIA
L’Acacia, o “Acacia senegal” , appartenente alla famiglia delle “Leguminosae”, è una pianta arbustiforme, spinosa,
particolarmente diffusa nelle regioni calde del continente africano a ridosso delle zone desertiche. La peculiarità delle
piante di acacia è quella di secernere spontaneamente, come reazione difensiva riguardo a traumi esterni, (es.
lacerazioni o incisioni della corteccia), una sostanza resinosa comunemente denominata “gomma arabica o gomma di
acacia”.
Droga, è costituita dalla “gomma”, essiccata, purificata e finemente polverizzata, la sua principale caratteristica è
quella di inglobare elevate quantità di acqua, con relativa formazione di mucillagini a elevato grado di viscosità.
Riguardo a queste caratteristiche la gomma di acacia è ampiamente utilizzata non solo come principio attivo, in grado
di combattere le diarree, ma anche come eccipiente impiegato nella preparazione di medicinali, (stabilizzante per
sciroppi, per rivestimenti di compresse, viscosante per dentifrici o geli, etc.).
ALTEA
L’Altea, o “Althaea officinalis”, appartenente alla famiglia delle “Malvaceae”, è una pianta erbacea selvatica di
piccole/medie dimensioni, che trova il suo habitat naturale in prossimità dei luoghi paludosi. Le caratteristiche di
questa pianta sono già state descritte nel capitolo droghe per la cura del cavo orale.
Droga, è ottenuta dalle foglie, dalle infiorescenze e soprattutto dalle radici, le quali dopo esser state decorticate
essiccate e tagliate sono in grado di fornire un elevato contenuto di “mucillagini”.
Proprietà terapeutiche, l’impiego dell’altea è di tipo “fitocomplesso”, la caratteristica principale della sua droga è di
“formare mucillagini”, per cui essa viene comunemente utilizzata, per ingestione, nella cura delle diarree. In aggiunta
altri componenti presenti nell’altea sono dotati di proprietà antinfiammatorie, per cui essa è comunemente usata per
uso locale nella cura delle mucose del cavo orale e per uso topico come protettiva, emolliente e lenitiva per le pelli più
deboli o delicate.
AGRIMONIA
L’Agrimonia o “Agrimonia eupatoria” è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle “Rosaceae”
diffusa nelle regioni europee continentali e settentrionali.
Droga, è ottenuta dall’essiccamento delle parti aeree, all’atto della fioritura, dal punto di vista chimico è costituita
prevalentemente da “tannini” e in minor misura da un “olio essenziale” dotato di sapore pungente.
Proprietà terapeutiche, questa droga è presente nella lista ufficiale della “commissione europea”, contenente le
sostanze autorizzate per il trattamento delle diarree, grazie al suo elevato contenuto di tannini.
Per uso locale questa sostanza, dotata di forti proprietà astringenti, è ampiamente utilizzata anche per la cura di
dermatiti, abrasioni e ferite.
QUERCIA
La Quercia, o “Quercus robur”, appartenente alla famiglia delle “Fagaceae” è una pianta arborea di grosse
dimensioni, diffuso in tutta europa e nel vicino oriente.
Droga, è ottenuta dalla corteccia essiccata dei giovani rami, presenta un contenuto elevato di “tannini”; anche questa
droga, come la precedente, è presente nella lista ufficiale della “commissione europea” relativa alle sostanze da
utilizzare per il trattamento delle diarree.
TERAPIE
I prodotti medicinali, attualmente adottati per la cura delle affezioni dell’apparato respiratorio, sono dotati di “attività
farmacologiche multifunzionali”, tra le quali le principali sono quelle riconducibili ai seguenti presupposti:
- essere provvisti di azione analgesica, antipiretica e antinevralgica, per attenuare lo stato di irritazione la componente
dolorifica locali e per contrastare lo stato di malessere generale, a titolo esemplificativo ricordo alcuni farmaci tra
quelli di uso più comune, Vicks Medinait Sciroppo, Actifed Composto Sciroppo, Tachinotte Sciroppo, Zerinol Flu,etc.
- possedere “attività mucolitica”, in grado di favorire l’eliminazione del muco presente, fattore ritenuto basilare per
accelerare i processi di guarigione, a questa classe di farmaci appartengono le seguenti sostanze, Acetilcisteina,
Ambroxolo, Bromexina, Carbocisteina, Sobrerolo, etc.,
- svolgere un’azione “calmante per lo stimolo” della tosse, allo scopo di favorire il recupero della funzione respiratoria
in particolare durante le ore di riposo notturno, tra i quali ricordo a titolo esemplificativo i prodotti a base di Butamirato,
Cloperastina, Levodropropizina, Destrometorfano, etc.
I prodotti fitoterapici solitamente utilizzati per ridurre le “infiammazioni dell’apparato respiratorio” sono classificati
come: “espettoranti diretti o balsamici” e come “espettoranti indiretti, o antitussivi”; per rendere più efficace la loro
attività terapeutica, questi prodotti devono essere sempre utilizzati “in combinazione e/o in associazione” con altri
prodotti in modo da poter ottenere un “effetto sinergico”.
ESPETTORANTI DIRETTI
Gli “espettoranti diretti”, sono costituiti da prodotti fitoterapici contenenti “oli essenziali”, sostanze che agiscono
direttamente sull’apparato bronchiale “stimolando la produzione di muco dalla composizione più fluida”, aumentando
contemporaneamente la “vibratilità ciliare”, fattori che facilitano l’eliminazione del muco presente. Gli oli essenziali
diminuiscono inoltre la “tensione superficiale” del muco secreto e possiedono una debole “attività antisettica”, che a
sua volta è molto utile per ridurre le patologie infettive delle prime vie aeree. Gli oli essenziali manifestano la loro
azione solo se sono “somministrati per via locale” come “aerosoli” o come “sulfumigi”. Questa via di somministrazione
permette, infatti, ai vapori inalati di giungere direttamente al sito d’azione, inoltre anche la temperatura dei vapori
riveste un ruolo molto importante nel contrastare da una parte la proliferazione dei germi fissati sulle mucose e
dall’altra, facilita la riduzione della vasocostrizione e il conseguente il ripristino delle condizioni di funzionamento delle
mucose stesse.
Tra i prodotti fitoterapici, utilizzati come espettoranti diretti, i più conosciuti sono : l’Anice, l’Anice stellato, il Balsamo
del Tolù, il Balsamo del Perù, l’Eucalipto, il Finocchio, la Lavanda, la Menta, il Pino ed il Niaouli.
ESPETTORANTI INDIRETTI
Gli “espettoranti indiretti”, definiti anche come “antitussivi o bechici”, sono preparati fitoterapici somministrati per via
orale, prevalentemente sotto forma di sciroppi, tra questi ricordo a titolo esemplificativo i prodotti maggiormente diffusi
in farmacia: Arkovox, Drosetux, Expectoral, Grintuss, Omeotox e Sciroppo balsamico delle 7 piante. Gli espettoranti
indiretti, in relazione alla presenza di principi attivi e alle loro attività, sono riconducibili alle seguenti classi di prodotti:
1°) Fitoterapici contenenti” mucillagini”, sono costituiti da sostanze, che, una volta somministrate per via orale,
formano un sottile strato protettivo a difesa delle vie aeree irritate; questa classe di sostanze, viene di solito utilizzata
per via orale assieme ad altri prodotti e, pur essendo la più debole dal punto di vista terapeutico, è tuttavia quella
maggiormente utilizzata, per l’assenza di effetti collaterali e per l’elevato livello di tollerabilità. I principali prodotti,
appartenenti a questa classe, comprendono, “la Malva, l’Aloe, l’Altea e la Piantaggine”, le cui caratteristiche sono già
state descritte in precedenza.
2°) Fitoterapici a base di “codeina”, sostanza particolarmente efficace per ridurre la “sensibilità del centro della
tosse”, la quale è dotata di una marcata “azione anestetica a livello periferico”, che risulta essere particolarmente
efficace per le mucose irritate dell’apparato respiratorio; tuttavia la “Codeina”, pur essendo molto attiva, è
scarsamente utilizzata a causa degli effetti di assuefazione a carico del sistema nervoso centrale.
3°) Preparati a base di “saponine”, sostanze dotate di proprietà tensioattive e antisettiche, le quali a livello
intestinale provocano, “per meccanismo riflesso” un aumento delle secrezioni acquose delle ghiandole bronchiali con
conseguente fluidificazione del muco presente; l’uso di queste sostanze è però molto limitato a causa degli effetti
collaterali da esse provocati. Tra i preparati a base di saponine i più importanti sono: “l’Edera, il Marrubio, la Poligala e
la Saponaria”.
4°) Preparati a base di “oli essenziali”, sostanze dotate di attività espettorante e antisettica le quali riducono
localmente la formazione dello stimolo inviato dalle fibre nervose periferiche al centro della tosse; questo tipo di
prodotti trova impiego ancora molto limitato per la debole attività e per gli effetti collaterali a carico della mucosa
gastrica. I principali prodotti a base di oli essenziali sono: “l’Elicriso, la Grindelia, la Drosera ed il Timo”.
PREPARATI A BASE DI SAPONINE - EDERA
“L’Edera”, o “Hedera helix”, appartenente alla famiglia delle “Araliaceae”, è una pianta lianiforme, rampicante, non
parassita, caratterizzata da foglie palmato-lobate, molto diffusa nei giardini e nei boschi di tutto il territorio nazionale.
Droga, è ottenuta dalle foglie e contiene una saponina denominata “ederina”, per cui il suo uso principale è quello di
antitosse, in associazione con altri principi attivi. Questa specie vegetale è dotata inoltre di caratteristiche di tipo
fitocomplesso, in quanto le sue foglie contengono anche, “flavonoidi, acido caffeico e clorogenico”, sostanze dotate di
attività detergente, chelante e drenante ad uso locale.
Proprietà terapeutiche, i preparati a base di edera, se somministrati per via orale, manifestano attività
antinfiammatorie per le mucose delle prime vie aeree, risultano essere particolarmente utili in presenza di tossi
convulsive, di bronchiti e per la cura delle sindromi catarrali croniche su base infiammatoria. In farmacia è presente
una specialità medicinale, a base di edera in associazione con la codeina, denominata “Hederix Plan”, che è ancora
ampiamente utilizzata contro la tosse convulsiva. In cosmesi gli estratti di edera trovano impiego all’interno di
formulazioni detergenti e astringenti, per la cute e soprattutto per i capelli e nei prodotti anticellulite.