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Canto XXXIV - Astolfo E San Giovanni sulla luna

70 amastrofe
Tutta la sfera varcano del fuoco, I SECONDO IL MODELLOARISTOTELICO
ed indi vanno al regno de la luna.
Veggon per la più parte esser quel loco
come un acciar che non ha macchia alcuna; similitudine
e lo trovano uguale, o minor poco
di ciò ch'in questo globo si raguna,
ultimo Più LONTANO da Dio
in questo ultimo globo de la terra,
mettendo il mar che la circonda e serra.
PERSONAGGIO DI Astolfo
[Astolfo e S. Giovanni] superano interamente la sfera del fuoco TRAD LETTER Morgante
e quindi si recano nel regno della Luna.
Vedono che quel luogo in gran parte è simile ARRIVANO DAL Paradisoterrestre
a un acciaio privo di qualunque macchia; PER RECUPERARE IL SENNODI Orlando
e lo trovano uguale, o un poco più piccolo PUNIZIONE DIVINA
rispetto a ciò che si raduna in questo globo,
in questo ultimo globo che è la Terra,
aggiungendo il mare che la circonda e chiude.

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Quivi ebbe Astolfo doppia meraviglia:
che quel paese appresso era sì grande,
il quale a un picciol tondo rassimiglia
a noi che lo miriam da queste bande;
e ch'aguzzar conviengli ambe le ciglia, metonimia dantesca
s'indi la terra e 'l mar ch'intorno spande,
discerner vuol; che non avendo luce,
l'imagin lor poco alta si conduce.

Qui Astolfo si meravigliò due volte:


per il fatto che quel paese [la Luna] da vicino era tanto grande,
mentre ricorda una piccola palla
a noi che lo osserviamo dalla Terra;
e per il fatto che deve aguzzare la vista
se vuole distinguere da lì la Terra e il mare che scorre
intorno ad essa; infatti, non emettendo luce,
la sua immagine non arriva molto in alto.

72 enumerazione Riecheggia il Samnium


Altri fiumi, altri laghi, altre campagne Di Alberti
sono là su, che non son qui tra noi;
altri piani, altre valli, altre montagne,
c'han le cittadi, hanno i castelli suoi,
con case de le quai mai le più magne
non vide il paladin prima né poi: il paladin Astolfo
e vi sono ample e solitarie selve,
ove le ninfe ognor cacciano belve.

Lassù vi sono fiumi, laghi e campagne


diverse da quelle che ci sono qui;
vi sono altre pianure, altre valli, altre montagne,
ognuna con le sue città e castelli,
con case delle quali il paladino
non ne vide prima né dopo altre più grandi: ESPLICITA LA
e vi sono selve ampie e solitarie, Frustrazione del desiderio
dove le ninfe cacciano sempre le belve.
NELLA VITA REALE CORTESE E NON
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Astolfo
Non stette il duca a ricercar il tutto;
che là non era asceso a quello effetto. PER Nostro difetto
SanGiovanni
Da l'apostolo santo fu condutto PERtempo
in un vallon fra due montagne istretto,
PER fortuna
ove mirabilmente era ridutto
ciò che si perde o per nostro diffetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde qui, là si raguna. INIZIA ORA UNA SERIE DI OTTAVE
CHE RIECHEGGIA L'EPOPEA Dante Virgilio
Il duca [Astolfo] non rimase a osservare tutto,
poiché non era salito lassù a quello scopo.
LUOGO
Magico DELL'OLTREMONDO
Fu condotto dal santo apostolo
in un vallone stretto tra due montagne,
PROSP ROVESCIATA NON intenzioni
dove prodigiosamente si raccoglieva
MA risultati MOSTRANDO ciòche
ciò che si perde [sulla Terra] o per nostra colpa, non rimane vanitas
o a causa del tempo o della fortuna:
ciò che si perde qui, si raduna lassù.
TONO NON giudicante E moralizzatore
MA ironico E pungente
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Non pur di regni o di ricchezze parlo,
in che la ruota instabile lavora; SOGGETTE al caso
ma di quel ch'in poter di tor, di darlo
perifrasi
non ha Fortuna, intender voglio ancora.
regni E ricchezze
Molta fama è là su, che, come tarlo,
similitudine
il tempo al lungo andar qua giù divora: o fama
là su infiniti prieghi e voti stanno,
che da noi peccatori a Dio si fanno. preghiere
Non parlo solo di regni o ricchezze,
beni sui quali la ruota instancabile della fortuna lavora,
ma voglio anche riferirmi a quello che
la fortuna non ha il potere di dare o togliere.
Lassù c'è molta fama, che il tempo
a lungo andare quaggiù divora come un tarlo:
lassù stanno infiniti voti e preghiere,
che noi peccatori facciamo a Dio.

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Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l'inutil tempo che si perde a giuoco,
e l'ozio lungo d'uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
1
VITADICORTE

i vani desideri sono tanti,


che la più parte ingombran di quel loco:
lacrime E sospiri DI AMANTI
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.
tempo perso NEL Gioco
OZIO DI UOMINI IGNORANTI
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
il tempo che si butta via inutilmente nel gioco d'azzardo,
progetti non concretizzati
il lungo ozio di uomini ignoranti,
disegni (progetti) vani che non si concretizzano mai,
desideri vani
i vani desideri sono così tanti,
che ingombrano buona parte di quel luogo:
insomma, ciò che hai perso sulla Terra,
salendo lassù potrai ritrovarlo.

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Astolfo MUCCHI
Passando il paladin per quelle biche,
or di questo or di quel chiede alla guida.
Vide un monte di tumide vesiche, ALLEGORIA
San Gio Riel Dante
che dentro parea aver tumulti e grida;
e seppe ch'eran le corone antiche
e degli Assiri e de la terra lida,
e de' Persi e de' Greci, che già furo
polisindeto
incliti, ed or n'è quasi il nome oscuro.
antichi regni dimenticati
Il paladino, passando per quei mucchi di cose,
chiede di questo o quello alla sua guida.
Vide un monte di vesciche gonfie,
che sembravano contenere tumulti e grida;
e seppe che erano gli antichi regni
degli Assiri e della terra di Lidia,
e dei Persiani e dei Greci, che un tempo furono
potenti e il cui nome ora è quasi sconosciuto.

chiede ed ode s come Dante e


77 Virgilio
Ami d'oro e d'argento appresso vede
in una massa, ch'erano quei doni IRONIZZA SULLA VITA DI CORTE
che si fan con speranza di mercede
ai re, agli avari principi, ai patroni. doni a RE PRINCIPI E PROTETTORI
Vede in ghirlande ascosi lacci; e chiede,
ed ode che son tutte adulazioni. adulazioni
Di cicale scoppiate imagine hanno
versi ch'in laude dei signor si fanno. versi in lode dei signori
Vede poi ami d'oro e d'argento
ammassati, che erano quei doni
che si fanno ai re, ai principi avari e ai protettori potenti
RAPPORTO CON
Ippolitod'Este
con la speranza di una ricompensa.
Vede dei lacci nascosti dentro delle ghirlande; chiede [alla guida]
e apprende che sono tutte adulazioni.
I versi che si scrivono in lode
dei signori hanno l'immagine di cicale scoppiate.

78 CONTINUA L'IRONIA SULLA VITA DI CORTE


Di nodi d'oro e di gemmati ceppi
amori mal riusciti
vede c'han forma i mal seguiti amori.
METAFORA
V'eran d'aquile artigli; e che fur, seppi,
1
STRUMENTI DI PRIGIONIA

l'autorità ch'ai suoi danno i signori.


metano l'autorità che i signori danno
I mantici ch'intorno han pieni i greppi, ai funzionari
sono i fumi dei principi e i favori
che danno un tempo ai ganimedi suoi, Ippolitod'Este
che se ne van col fior degli anni poi. vani favori dati dai signori
ai giovani amanti
Vede che gli amori infelici hanno forma
di ceppi d'oro e di gemme. Ganimede CAMERIEREPREFERITO
Vi erano artigli d'aquile e seppi che erano
DI Giove
l'autorità che i signori danno ai loro uomini.
I mantici che riempivano tutt'intorno i declivi
sono i fumi e i favori che i principi
danno ai loro giovani amanti,
e che svaniscono poi col fiore degli anni.

79
Ruine di cittadi e di castella POLITICA E SOCIETÀ MODERNA
stavan con gran tesor quivi sozzopra.
Domanda, e sa che son trattati, e quella trattatipolitici violati e
congiura che sì mal par che si cuopra.
Vide serpi con faccia di donzella, inganni
Congiure SCOPERTEFACIIMENTE
di monetieri e di ladroni l'opra: Moneti lle
METAFORA
i truffatori E ladri
poi vide bocce rotte di più sorti, TERM Dant
ch'era il servir de le misere corti.
Serviti DELLECORTI
Qui stavano sottosopra rovine
di città e castelli, insieme a grandi tesori.
Domanda e apprende che sono i trattati politici, e quella
congiura che sembra che si nasconda così male.
Vide serpi col volto di fanciulla,
ovvero l'opera di falsari di monete e di ladroni:
poi vide ampolle di diverso tipo che erano rotte,
che rappresentavano la servitù delle misere corti.

80 IRONIA SULLACHIESA
METAFORA
Di versate minestre una gran massa
sana
vede, e domanda al suo dottor ch'importe.
elemosina mortem post
«L'elemosina è (dice) che si lassa
alcun, che fatta sia dopo la morte.» Dona2 di Costan POTTEMPOR
Di vari fiori ad un gran monte passa,
ch'ebbe già buono odore, or putia forte. INT NARRAT
Questo era il dono (se però dir lece) se è lecito chiamarlocosì
che Costantino al buon Silvestro fece.
DONAZIONE DI COSTANTINO SMENTITA
Vede una gran massa di minestre versate
DA LORENZO VALLA NEL PRIMO QUATTR
e domanda alla sua guida cosa voglia dire.
S. Giovanni dice: «È l'elemosina che qualcuno lascia
perché sia fatta dopo la sua morte.»
Passa accanto a una gran montagna di fiori variopinti
che una volta avevano un buon profumo,
mentre adesso puzzavano fortemente.
Questo era il dono (se posso dirlo)
che Costantino fece al buon papa Silvestro.

81
METAFORA
Vide gran copia di panie con visco,
ch'erano, o donne, le bellezze vostre.
apostrofe
Lungo sarà, se tutte in verso ordisco
le cose che gli fur quivi dimostre;
bellezza delle donne
che dopo mille e mille io non finisco,
iperbole
e vi son tutte l'occurrenze nostre:
sol la pazzia non v'è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai.
F solo la pazzia non la si PERDE
MA ANZI LA SI HA SEMPRE PIÙ
Vide una gran quantità di trappole con vischio,
DATOILSENNOSULLALUNA
che erano, o donne, le vostre bellezze.
Sarà lungo se io racconto nei miei versi
tutte le cose che gli furono mostrate qui;
infatti dopo mille e mille non finirei,
e vi sono tutte le cose che ci riguardano:
solo la pazzia lì non è poca né molta,
poiché essa sta sulla Terra e non se ne allontana mai.

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Quivi ad alcuni giorni e fatti sui,
ch'egli già avea perduti, si converse;
sancio
che se non era interprete con lui, SENNO
non discernea le forme lor diverse.
Poi giunse a quel che par sì averlo a nui, arcaismo
che mai per esso a Dio voti non ferse; L'UNICA COSA CHESIAMO
io dico il senno: e n'era quivi un monte, CONVINTI DI AVERE
solo assai più che l'altre cose conte.

Qui Astolfo si concentrò su alcuni suoi fatti e giorni,


che aveva perduto;
e se non c'era con lui una guida [che glieli indicasse]
non ne avrebbe distinto la forma diversa.
Poi arrivò a quella cosa che noi pensiamo di avere,
al punto che nessuno ne ha mai pregato Dio;
dico il senno: e qui ce n'era una montagna,
da solo in misura assai maggiore di tutte le altre cose descritte.

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Era come un liquor suttile e molle,
similitudine
atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell'uso.
Quella è maggior di tutte, in che del folle
Orlando
signor d'Anglante era il gran senno infuso;
e fu da l'altre conosciuta, quando latinismo POICHÉ
avea scritto di fuor: Senno d'Orlando.

Esso era come un liquido poco denso e fluido,


rapido a esalare se non si tiene ben chiuso;
e si vedeva raccolto in varie ampolle adatte a quell'uso,
quale più, quale meno capiente.
La più grande di tutte è quella in cui era racchiuso
il senno del folle signor d'Anglante;
e Astolfo la riconobbe poiché
di fuori aveva scritto: Senno d'Orlando.

84
E così tutte l'altre avean scritto anco
il nome di color di chi fu il senno. PALADINO DI Magno
Del suo gran parte vide il ducaAsano T'ERA
franco;
INGLESE
VALOROSO
ma molto più maravigliar lo fenno

t
molti ch'egli credea che dramma manco
non dovessero averne, e quivi dénno
chiara notizia che ne tenean poco;
che molta quantità n'era in quel loco.
Immeni
UNICA COSA CHE SIAMO CONVINTI

E così tutte le altre ampolle avevano scritto


il nome di quelli che una volta avevano il senno.
Il duca franco [Astolfo] vide gran parte del suo;
ma lo fecero meravigliare assai di più
molti a cui lui credeva non dovesse mancare
neppure di una goccia di senno,
e qui invece diedero notizia che ne avevano poco;
infatti in quel luogo ce n'era una gran quantità.

85 anafora STOLTEZZA UMANA


Altri in amar lo perde, altri in onori,
altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze;
altri ne le speranze de' signori, IRONIZZA SULLAFIDUCIA MALRIPOSTA
altri dietro alle magiche sciocchezze; NELLE CORTI
altri in gemme, altri in opre di pittori,
ed altri in altro che più d'altro aprezze.
Di sofisti e d'astrologhi raccolto,
tonia ariostesca
e di poeti ancor ve n'era molto.
BREVE COSTR per
polisimaeef
Alcuni perdono il senno in amore, altri nel ricercare gli onori,
altri cercando le ricchezze per mare;
altri nelle speranze dei signori,
altri dietro alle sciocchezze della magia;
Ialtri in gemme, altri nelle opere dei pittori,
ed altri in altre cose che apprezzano più di altro.
Lì era raccolto il senno di sofisti e astrologi,
e anche molto dei poeti.
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Astolfo tolse il suo; che gliel concesse
lo scrittor de l'oscura Apocalisse.
perifrasi SanGiovanni
L'ampolla in ch'era al naso sol si messe,
e par che quello al luogo suo ne gisse:
e che Turpin da indi in qua confesse
Turpino COLLABOR Di Carlo Magno A
ch'Astolfo lungo tempo saggio visse; CUIVENGONO ATTRIBUITE LE
SEMPRED'AMORE
ma ch'uno error che fece poi, fu quello PRIME CRONACHE CAVALLERESCHE
ch'un'altra volta gli levò il cervello.
SCHERZOSAMENTE
Astolfo prese il suo, cosa che gli fu concessa ÉTÉ FONTE AUTOREVOLE
dall'autore dell'oscura "Apocalisse" [S. Giovanni].
DA Pulci Boiardo E Ariosto
Si limitò a mettere sotto il naso l'ampolla in cui era racchiuso,
e sembra che il senno se ne tornò al suo luogo naturale:
e pare che Turpino confessò che da lì in avanti
Astolfo visse lungo tempo come un uomo saggio;
ma un errore che poi commise, fu quello
che lo fece impazzire un'altra volta.

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La più capace e piena ampolla, ov'era
il senno che solea far savio il conte,
Orlando
Astolfo tolle; e non è sì leggiera,
come stimò, con l'altre essendo a monte.
Astolfo
Prima che ‘l paladin da quella sfera
Piena di luce alle più basse smonte,
sanGiovanni
menato fu da l’apostolo santo
in un palagio ov’era un fiume a canto;

Astolfo prese l'ampolla più capiente e più piena, dove era


il senno che era solito far saggio
il conte Orlando; e non era così leggera,
come aveva pensato quando era ammonticchiata insieme alle altre.
Prima che il paladino Astolfo dal cielo della luna
discenda alle sfere sottostanti, del fuoco e dell’aria,
fu condotto dal santo apostolo
in un palazzo a fianco del quale scorreva un fiume;

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