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PARAFRASI ASTOLFO SULLA LUNA

70. Superano tutta la sfera del fuoco e quindi si recano nel regno della Luna. Vedono che quel luogo in gran parte
è simile a un acciaio privo di qualunque macchia (similitudine); e lo trovano uguale, o poco più piccolo
rispetto a ciò che è contenuto in questo globo, in questo lontano globo che è la Terra, includendo il mare che la
circonda e racchiude.
71. Qui Astolfo si meravigliò due volte: per il fatto che quel paese [la Luna] da vicino era così grande, mentre
assomiglia ad una piccola palla a noi che lo osserviamo dalla terra (da queste parti); e deve aguzzare entrambi gli
occhi se da lì vuole distinguere la terra e il mare che si estende intorno; poichè, non avendo [la terra] luce ,la sua
immagine arriva poco lontana.
72. Lassù vi sono fiumi, laghi e campagne diverse (altri…altri…altre - anafora) da quelli che ci sono qui; vi sono
altre pianure, altre valli, altre montagne (altri…altri…altre - anafora),ognuna con le città e i villaggi loro,
con case delle quali il paladino non ne vide prima né dopo altre più grandi e vi sono selve ampie e solitarie,
dove le ninfe cacciano sempre le belve.
73. Il duca [Astolfo] non rimase a esplorare tutto, poiché non era salito lassù per quello scopo. Fu condotto da
San Giovanni in un vallone stretto tra due montagne, dove prodigiosamente si raccoglieva ciò che si perde [sulla
Terra] o per nostra colpa, o a causa del tempo o della fortuna: ciò che si perde qui, si raccoglie lassù.
74. Non parlo soltanto di regni o ricchezze, beni sui quali la ruota volubile della fortuna lavora,
ma anche riferirmi a quello che la fortuna non ha il potere di togliere o di dare. Lassù c'è molta fama, che il tempo
a lungo andare quaggiù consuma come un tarlo (come tarlo – similitudine): lassù stanno infiniti desideri (voti) e
preghiere, che noi peccatori facciamo a Dio.
75. Le lacrime e i sospiri degli amanti, il tempo che si butta via inutilmente nel gioco d'azzardo, il lungo ozio di
uomini ignoranti, progetti vani che non hanno mai realizzazione,i vani desideri sono tanti, che ingombrano buona
parte di quel luogo: insomma, ciò che hai perso quaggiù, salendo lassù potrai ritrovarlo.
81. Vide una gran quantità di trappole con vischio, che erano, o donne, le vostre bellezze. Sarà lungo se io elenco
(racconto) nei miei versi tutte le cose che gli furono mostrate qui; infatti dopo mille e mille (mille e mille -
iperbole) non finirei, perchè vi sono tutti i casi che ci riguardano: solo la pazzia lì non è poca né molta, poiché essa
sta qua giù e non se ne allontana mai.
82. Qui [Astolfo] si rivolse a riconsiderare alcune sue giornate e azioni , che aveva perduto;e se non ci fosse stata
con lui una guida a spiegarglieli non ne avrebbe distinto il loro aspetto diverso.Poi arrivò a quella cosa che noi
pensiamo di avere,al punto che mai si fecero preghiere a Dio per averlo; dico il senno: e qui ce n'era una
montagna, che da solo era assai più abbondante delle altre cose descritte.
83.Era come un liquido leggero e delicato, pronto ad evaporare se non si tiene ben chiuso, e si vedeva raccolto in
varie ampolle adatte a quell'uso, quale più, quale meno capiente.La più grande di tutte è quella nella quale era
racchiuso il senno del folle signor d'Anglante; e fu tra le altre riconosciuta poiché di fuori aveva scritto: “Senno
d'Orlando”.
84. così anche tutte le altre avevano scritto il nome di coloro ai quali apparteneva il senno. Il duca franco – cioè
Astolfo – vide gran parte del suo, ma lo fecero meravigliare assai di più molti a cui lui credeva non dovesse averne
mancante neppure una goccia e qui invece diedero la chiara dimostrazione che ne avevano poco; dal momento
che in quel luogo ce n'era una gran quantità.
85. Alcuni (Altri… altri… altri…ecc. - anafora) perdono il senno in amore, altri nel ricercare gli onori, altri cercando
ricchezze attraversando il mare; altri sperando di ottenere benefici dai signori, altri dietro alle sciocchezze della
magia; altri in gemme, altri nelle opere dei pittori, ed altri in cose che apprezzano al di sopra di ogni altra. Lì era
raccolto il senno di filosofi (sofisti) e (e…e… - polisindeto) astrologi, e anche molto dei poeti.
86. Astolfo prese il suo, cosa che gli fu concessa dall'autore dell'oscura Apocalisse (si riferisce a San Giovanni).
L’ampolla nella quale c’era [il suo senno] si limitò a metterla sotto il naso, e sembrava che il senno se ne tornasse
alla sua dimora naturale: e pare che Turpino attesti che da lì in avanti Astolfo visse lungo tempo come un uomo
saggio; ma un errore che poi commise, fu quello che lo fece impazzire un'altra volta.
Astolfo prese l'ampolla più capiente e più piena, dove era il senno che era solito rendere saggio il conte Orlando; e
non era così leggera, come giudicò quando era ammonticchiata (a monte) insieme alle altre.

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