Sei sulla pagina 1di 4

Giovanni Boccaccio

DECAMERON
PROEMIO
Con il Proemio Boccaccio sembra quasi voler dare una giustificazione alla sua opera, infatti egli dichiara in questa parte del libro il pubblico cui destinato il libro ed il suo scopo. Il libro dedicato agli afflitti dalle pene d'amore e specialmente alle donne che per il solo fatto di esser tali non hanno la possibilit di svagarsi (cacciare, giocare d'azzardo, mercanteggiare, ecc.) per cercare di dimenticare o almeno di alleviare queste pene e quindi, leggendo le novelle, potranno trovarvi svago ma anche dei suggerimenti utili su come comportarsi in determinate occasioni. Di conseguenza l'autore indirizza il libro ad un pubblico raffinato (l'amore, secondo l'ideale cortese, un sentimento nobile e quindi pu essere sentito solo da donne gentili), ma non composto da letterati, infatti utile ricordare che non tutte le donne, anche se nobili e ricche, sapevano leggere. Boccaccio usa, inoltre, il termine di "peccato della Fortuna" per spiegare la condizione femminile e usa questo termine probabilmente per evidenziare un tema che poi si riveler ricorrente nel romanzo e cio la Fortuna, intesa come destino, che regola la vita dell'uomo, ma soprattutto la capacit di quest'ultimo di cambiare il corso degli eventi imponendosi sulla volont della prima. Questa capacit, chiamata "industria", si riveler soprattutto negli uomini della classe emergente (mercanti e nuovi borghesi) della quale fa parte il Boccaccio. Questi "nuovi ricchi" non erano, per, stati del tutto accettati dai ceti nobili, quindi Boccaccio, con questo libro, vuole nobilitare questa classe alla quale sente di appartenere. Proprio per aver riconosciuto la capacit dell'uomo di interagire col proprio destino possiamo definire questo autore come un preumanista, infatti nel trecento era ancora fortemente radicata l'idea che l'uomo fosse una "pedina" nelle mani del destino che si divertiva a muoverlo secondo un disegno preciso e, soprattutto, prestabilito. Il secondo tema dichiarato in questo proemio la trattazione dell'amore in tutte le sue forme a partire da quelle pi serie (amore cortese) per il quale si ispira ai romanzi della grande tradizione, a quelle pi frivole (amori pi "terreni") per i quali si ispira ai fabliaux francesi adottando un linguaggio piuttosto esplicito che fu considerato scandaloso per molto tempo. In qualsiasi forma egli parli d'amore, lo presenta sempre come una fonte di dolore per l'uomo, anche se Boccaccio introduce una "novit" nella letteratura trecentesca: parla dell'amore visto con gli occhi di una donna. Dal proemio possiamo, inoltre, cominciare ad intuire la struttura dell'opera in cui il narratore si identifica con l'autore stesso, ma la narrazione delle varie novelle viene poi delegata ai dieci giovani che, alcune volte, passano la parola ai personaggi delle novelle che raccontano altri aneddoti. I modelli narrativi usati in tutto il romanzo sono esplicitamente dichiarati dal Boccaccio in questo Proemio e sono: novella, favola, parabola e testo breve.

T4 _ Ser Ciappelletto
La prima novella, senzaltro tra le pi famose e divertenti dellopera, parla della storia di tal Ser Ciappelletto, uomo malvagio e dedito ad ogni vizio, quali lalcool, il cibo, il gioco, la sodomia, e persino il furto e lomicidio. Essendo un tipo cos particolare viene mandato da messer Musciatto, un usuraio che aveva prestato soldi ai Borgognoni (popolo di una regione della Francia), a recuperare questi crediti. Viene ospitato da due fratelli fiorentini, devoti a Musciatto, che vivono in Borgogna. Quando ospite nella loro casa si ammala molto gravemente. Viene chiamato un prete per la confessione e mentre sta morendo, finge di essere stato un uomo puro, suscitando cos nel popolo una grande ammirazione tanto da essere considerato un santo. Alla sua tomba si recarono per chiedere addirittura delle grazie. Questa novella, cos semplice nella sua struttura e nella paradossale storia di Ciappelletto viene stesa da Boccaccio con un linguaggio estremamente ironico pieno di humor e di furbizia. Il personaggio malvagio, anche un uomo molto intelligente e furbo, capace di dialogare con il prete che lo confessa senza mai tradirsi, utilizzando una capacit retorica molto elevata. Le vicende, come quella di Ser Ciappelletto, sono comunque descritte con distaccato humor dallautor e. Boccaccio cio non esprime il suo punto di vista riguardo al personaggio, n condanna n si compiace, anche quando il racconto arriva alla sua conclusione. Possiamo vedere anche una specie di morale nelle novelle, in questa che Dio si serve anche degli uomini pi malvagi per fare delle grazie e dimostrare il suo amore. Siamo, insomma tutti, buoni o cattivi, strumenti di Dio. Sceglie inoltre dei nomi particolari e divertenti per i personaggi, oltre al protagonista, Ciappelletto, messer Musciatto e il cavalier Senzaterra, dando colore a queste maschere.

T5 _ LANDOLFO RUFOLO
La vicenda narrata nella seconda giornata da Lauretta,sotto il reggimento di Filomena,ha come tema la fortuna.Il protagonista Landolfo Rufolo,ricco commerciante di Ravello,sulla costa Amalfitana,che nonostante il suo grande capitale desidera arricchirsi ancora di pi e per questo spendendo tutti i suoi soldi compra una grande nave e la riempie di merci da vendere a Cipro. Non per lunico mercante sullisola ed costretto ad abbassare il prezzo delle sue merci fino a doverle quasi regalare per liberarsene. Non volendo tornare a casa da povero vendette la sua grande nave e con i soldi guadagnati ne compr una piccola, larm e inizi a fare della pirateria. Grazie a questa attivit, in un anno diventa il doppio pi ricco di quanto salp per Cipro e non volendo rischiare oltre di perdere i suoi beni fece rotta per tornare a Ravello.Nel viaggio di ritorno fu costretto dal tempo che peggiorava a fermarsi presso una piccola isola dove incontro due navi Genovesi.Questi conoscendo le ricchezze di Landolfo lo derubarono e fatta affondare la sua nave lo fecero prigioniero.Come se non bastasse le due navi genovesi vennero divise dalla bufera e quella su cui si trovava il protagonista affond.La ndolfo nella disperazione riusc ad attaccarsi ad unasse che lo tenne a galla tutta la notte.Spuntato il sole vide vicino a lui una grande cassa che mossa dal mare cozz contro lasse e lo fece finire sottacqua.Riusc a tornare a galla,vide la tavola di legno allontanarsi e non potendo fare altro si aggrapp alla cassa che lo aveva fatto cadere.Vi rimase attaccato un giorno e una notte quando arriv presso lisola di Gurfo dove una donna stava lavando le stoviglie.Vedendo il naufrago si appresto a soccorrerlo,lo scald,lo curo, e lo nutri.Quando Landolfo fu di nuovo in forze pens che fosse lora di andarsene e di regalare per ringraziamento lunica cosa che aveva:la cassa.Non essendo per lei in quel momento in casa il mercante volle aprirla per vedere il suo contenuto e grande fu la meraviglia quando vide che vi erano moltissime pietre preziose.Finalmente baciato dalla fortuna scambi la cassa con un sacco dove mise il tesoro, e quindi di marina in marina arriv fino a Trani dove trov i suoi concittadi ni che lo rivestirono e lo condussero a casa. A questo punto Landolfo vendette le pietre diventando il doppio pi ricco di quando part e

Giovanni Boccaccio
invi dei soldi alla donna dell isola di Gurfo e ai concittadini che lo riaccompagnarono. Capita la lezione abbandon il commercio per potersi finalmente godere il tanto sofferto denaro senza pi desiderarne altro.

T6 _ Andreuccio da Perugia
Narrata da Fiammetta, Andreuccio da Perugia arriva a Napoli per comprare dei cavalli, mentre gira il mercato senza comprare nulla, incontra una vecchia che lo conosce molto bene, appena i due si lasciano, una prostituta che aveva adocchiato i denari di Andreuccio, chiede alla vecchia informazioni su chi fosse quelluomo. Dopo aver avuto le informazioni, la donna riesce a convincere Andreuccio di essere la sua sorella, e Andreuccio, stanco della dura giornata decide di passare la notte dalla sua presunta sorella. Prima di coricarsi e dopo essersi denudato, Andreuccio ha bisogno di dover riporre il superfluo peso del ventre, ma appena poggia il piede su un asse di legno, questo cede poich segato precedentemente dalla prostituta, e cade nella fogna a cielo aperto. Il nostro eroe dopo vani tentativi di rientrare in casa dove aveva lasciato i vestiti e i soldi, incomincia a vagare fino a quando incontra due ladri che decidono di usarlo per i loro loschi piani. Prima per lo calano in un pozzo per farlo lavare, ma proprio in quel momento arrivano due famigliari che vogliono abbeverarsi, cos i due ladri nella fretta di fuggire lasciano Andreuccio in fondo al pozzo, quando i famigliari tirano su la fune, vedono Andreuccio attaccato e credendolo un fantasma scappano a gambe levate. Dopo un breve girovagare, Andreuccio incontra nuovamente i due ladri che lo costringono ad infilarsi in una tomba per rubare i gioielli del defunto; in quel momento arriva un altro gruppo di persone, guidati da un prete intenzionato a rubare i gioielli; i due ladri spaventati abbandonano nuovamente Andreuccio il quale si ritrova chiuso in una tomba, mentre sta per essere scoperto da altre persone. Dopo aver pensato ad una soluzione, Andreuccio decide di fingersi un fantasma per spaventare il prete, che si faceva tanto coraggioso davanti ai suoi compagni, e di impossessarsi del prezioso bottino.

T7 _ Tancredi e Ghismunda
Ghismunda si era sposata ununica volta con il Duca di Capova il quale mor presto e la costrinse a tornare al castello del padre: il principe Tancredi. Tancredi non si preoccup mai veramente di trovarle un marito e neanche lei esprimeva questo desiderio. Tuttavia sinvagh di un giovane valletto chiamato Guiscardo e finirono per innamorarsi lun laltro. Ghismunda era di origine nobile mentre Guiscardo di origine poco pi che modesta, perci i due dovevano esprimere segretamente il loro amore. Tuttavia Tancredi ogni Luned era solito a recarsi nella stanza della figlia per fare discussioni tra padre e figlia: anche qu el giorno era previsto un incontro con Guiscardo. Il padre si amareggi molto nello scoprire la cotta segreta di sua figlia e per questo decise di imprigionare il segreto amante. Non credendo alle parole della figlia ordina di uccidere il ragazzo. Nel frattempo la fanciulla con il pensiero che Tancredi uccidesse veramente il suo amato prepara una pozione avvelenata. Cos avvenne e la ragazza non esit a suicidarsi. In punto di morte riusc ad ottenere dal padre una sepoltura vicina a quella di Guiscardo situata in punto in cui tutti potessero essere testimoni del loro amore.

T8 _ Lisabetta da Messina
La novella parla di tre fratelli e mercanti di Messina, i quali divennero ricchi dopo la morte del padre; avevano una sorella, Elisabetta, molto bella anche se non ancora sposata. Per loro lavorava un giovane di nome Lorenzo che gestiva i loro affari e cui interessava Elisabetta. Accadde che anche a lei cominciasse a interessare Lorenzo e cos dopo un po di tempo cominciarono a frequentarsi di nascosto. I frat elli si accorsero di questa relazione, ma decisero, nonostante fossero contrari, di lasciar correre e fingere di esserne alloscuro. Qualche tempo dopo andarono con Lorenzo fuori citt, aspettarono il momento giusto e lo uccisero nascondendo il cadavere. Tornati a Messina, fecero credere che lavevano mandato fuori per affari. Elisabetta naturalmente ne chiedeva spesso notizie ma senza ricevere risposte esaurienti per questo la notte piangeva e pregava per il suo ritorno. Fu cos che Lorenzo le apparve in sogno e le spieg il motivo della sua assenza mostrandole il luogo dove i suoi fratelli lavevano seppellito. Elisabetta decise di andare a verificare e dopo aver avuto dai fratelli il permesso di uscire si rec nel luogo che aveva sognato e trov il corpo di Lorenzo, ma non potendolo portare con s gli tagli la testa e la diede alla serva che laccompagnava. Elisabetta pianse molto su quella testa fino a che decise di metterla in un vaso, ricoprirla di terra e piantarci sopra del basilico. Dava a quel vaso innumerevoli attenzioni e i fratelli, preoccupati, glielo nascosero. Cominci a piangere e a chiedere continuamente del vaso fino a che si ammal e i fratelli decisero di vedere cosa ci fosse di cos importante allinterno. Lo aprirono e vi trovarono la testa di Lorenzo perci temendo che ci si venisse a sapere si trasferirono a Napoli, dove la loro sorella mor.

T9 _ Nastagio degli Onesti


Nastagio degli onesti, un giovane di Ravenna, eredit dalla morte di suo padre e di un suo zio una grande cifra di denari. Nastagio sinnamor della figlia del messer Paolo traversato, ma era troppo nobile per lui, nonostante Nastagio cercava di farla innamorare con le sue gentilezze la fanciulla lo allontanava, e pi la speranza diminuiva pi lamore di Nastagio cresceva. Le ricchezze di Nastagio cominciarono a diminuire, cos decise si seguire il consiglio della sua famiglia, che pi volte gli aveva consigliato di allontanarsi da Ravenna, part e si trasfer in un paese a tre miglia da Ravenna chiamato chiasso, qui inco minci a fare la pi bella vita che si potesse immaginare. Arrivata la primavera gli torn in mente il suo amore per la nobile fanciulla e decise di chiudersi nei suoi pensieri facendo una passeggiata in un boschetto l vicino, quando ormai era avvolto nei suoi pensieri sent delle grida e si accorse che cera una bellissima ragazza senza veli, che tutta graffiata scappava chiedendo piet da due grandi mastini e dietro di lei spunt un cavaliere nero con una spada in mano. Anche se un po spaventato Nastagio afferr un bastone cercando di difendere la ragazza, ma il cavaliere esclam: Fermo Nastagio, non timpicciare lascia fare a me e a questi cani ci che questa ragazza merita. Dopo questa frase i cani azzannarono i fianchi della ragazza e il cavaliere scese da cavallo ma nastagio si avvicin e disse: non la conosco, ma che razza di cavalieri sei che armato vuoi uccidere questa ragazza che hai fatto inseguire da due cani come se fosse un animale selvatico, io la difender. Il cavaliere inizi a parlare: anchio sono di Ravenna, e il mio nome guido degli inastasi, e mi ero innamorato di una ragazza che non voleva il mio amore, e decisi di

Giovanni Boccaccio
suicidarmi, e divenni un dannato". Non pass molto tempo che anche lei mor, ma non si pent di aver rifiutato lamore e quindi fu dannata nellinferno. Da quando scesa nellinferno, fugge davanti a me ed io la inseguo finch non la trafiggo con questa spada con cui mi sono ucciso, questo si ripete ogni venerd a questora, quindi Nastagio non metterti contro la giustizia divina. Udendo quelle parole Nastagio si scans e il cavaliere trafisse la ragazza, strappandogli il cuore, ma la ragazza si alz e riprese a scappare verso il mare. Sebbene un po frastornato Nastagio chiese alla servit di segnare il posto e di invitare il venerd dopo messer Paolo traversato, sua moglie, sua figlia e tutte le donne a lui parenti. La cosa era molto semplice da fare e per quelloccasione Nastagio fece preparare una lunga tavolata nel posto suggerito alla servit, quando anche l ultima portata fu finita, sincominciarono a udire le urla della ragazza in seguita dai cani e dal cavaliere, gli uomini presenti cercarono di difendere la ragazza, ma il cavaliere gli raccont la storia che aveva raccontato a Nostagio, gli uomini udendo le parole del cavaliere si fecero da parte e il cavaliere pot eseguire la stessa azione fatta il venerd precedente, quando tutto fin la ragazza amata da Nastagio si rese conto che il suo comportamento era sbagliato e per paura di fare quella brutta fine trasform il suo odio in amore e sposo Nastagio.

T10 _ Federigo degli Alberighi


La novelletta e narrata da Fiammetta sotto il suo stesso reggimento. Federico degli Alberighi, un ricchissimo nobile di Firenze sinnamor di monna Giovanna, una delle donne pi belle della Toscana. Per sedurla organizz feste in suo onore e le fece doni fino a sperperare tutti i suoi averi e senza suscitare in lei nessuna attrazione. Si ridusse cos a possedere solo un piccolo podere e un falcone, uno dei migliori del mondo che gli permettevano di sopravvivere. Avvenne per che il marito di monna Giovanna mor e questa and a trascorrere l'estate con il figlio in una tenuta vicino a quella di Federico. Questo e il ragazzo fecero presto la conoscenza, grazie al grande interesse del giovane per il falcone. Il figlio di Giovanna si ammal e quando gli chiese cosa lui desiderasse, quello rispose che se avesse avuto l'uccello di Federico sarebbe sicuramente guarito. Il giorno dopo la madre si rec da Federico con unaltra donna, non senza vergogna di andare a chiedere a lui che a causa sua si era ridotto in miseria una cosa cos preziosa. L'accoglienza fu calda, le donne dissero che si sarebbero fermate per la colazione, ma l'uomo non trovando niente da cucinare tir il collo al falcone e lo serv a tavola. Il pasto trascorre piacevolmente, fino a quando monna Giovanna, raccolto il coraggio, chiede il falcone per il figlio moribondo. Federico scoppia a piangere davanti a lei e le spiega che glielo avrebbe donato volentieri se non lo avesse usato come vivanda per la colazione uccidendolo proprio perch non aveva nientaltro di adatto a una donna come lei. Giovanna torna a casa commossa per il gesto dell'uomo ma sconsolata e nel giro di pochi giorni il suo unico figlio muore, forse per la malattia, forse per il mancato desiderio dell'uccello. Essendo per ancora giovane viene spinta dai fratelli a rimaritarsi per dare un erede ai beni acquisiti dal defunto marito. La donna non vorrebbe altre bozze, ma essendo obbligata sceglie come sposo Fe derico per la sua generosit, facendolo finalmente ricco, felice e pi accorto nelle questioni finanziarie.

T11 _ Cisti fornaio


Con questa novella scritta nella sesta giornata siamo di fronte alla celebrazione dellintelligenza come prontezza di spirito. Il protagonista Cisti, un fornaio borghese dallanimo nobile, capace di dimostrare, grazie allingegno, che la gentilezza non pi privilegio dellaristocrazia. La novellatrice invita a riflettere sui colpi della fortuna, che sembra inferire sugli uomini in diversi modi, essa assegna delle volte, unattivit di bassa condizione a un uomo dotato di nobile animo. Cisti riesce a mostrare il suo animo nobile, pur praticando un vile mestiere, grazie alla sua astuzia e intelligenza; molto di pi rispetto allaristocratico messer Geri. Riesce ad attirare lattenzione su di se di messer Geri senza compiere nessun passo , ma facendolo compiere allaristocratico. Soltanto alla fine della novella, con il dono del vino, di Cisti a messer Geri egli viene stimato come uomo di grande valore. Secondo Boccaccio la condizione sociale elevata, non la nobilt di sangue, ma la cultura e la ricchezza, elemento naturale di gentilezza, e il fatto che essa possa manifestarsi in un fornaio soltanto un esempio di imprevedibilit della fortuna.

T12 _ Guido Cavalcanti


Nel protagonista di questa novella si fondono ingegno e cortesia, Boccaccio riprende un episodio della vita di Cavalcanti. Tuttavia il personaggio ha due caratteristiche: la totale compenetrazione di ingegno e di cortesia di agilit mentale che diventa agilit fisica, ed una superiorit di tipo intellettuale. Nelle epoche passate nella citt di Cavalcanti (Firenze) cerano delle lodevoli usanze, che per a causa dellavarizia si sono perse tutte nel tempo. Tra queste ce nera una che consisteva nel far radunare delle persone di ogni contrada in vari luoghi di Firenze e insieme formare delle brigate di vario numero per poi girovagare per la citt trovando ogni giorno dei banchetti allestiti appositamente per loro. Tra le varie Brigate cera quella di Betto Brunelletti il quale con i suoi compagni serano ingegnati per portare Guido Cavalcanti, nobile filosofo, tra le loro fila, ma questultimo non se ne era curato affatto. Betto non riuscendo nel suo intento credeva che ci era accaduto poich Guido filosofeggiando si estraeva dalla vita degli uomini. Per venne il giorno in cui Guido partendo da Orto San Michele era arrivato fino alla chiesa di San Giorgio, dove allepoca cerano grandi sarcofaghi di marmo e messer Betto con la sua Brigata vedendolo su per la piazza di Santa Renata lo raggiunsero con lintento di dargli fastidio. Guido vedendosi in un attimo circondato disse loro: Signori, voi mi potete dire a cosa vostra ci che vi piace, e ponendo la mano sopra un sarcofago fece un balzo e si gett dallaltra parte liberandosi definitivamente da Betto e dalla sua brigata . questi ultimi restarono guardarsi luno dallaltro e cominciarono a dire che egli era uno stordito e che quello che aveva appena detto non aveva alcun senso. MA Betto immediatamente li contraddisse dicendo che i veri stolti erano loro e cos spieg loro che quelle tombe essendo delle casse da morto, perci il luogo dove dimorano i morti, siano le nostre case poich a paragone di Guido e degli scienziati siamo idioti e illetterati quindi peggio degli uomini morti. Allora tutti capirono quello che Guido aveva voluto dire e se ne vergognarono; ma da allora reputarono messer Betto come un uomo acuto e intelligente.

T13 _ Frate Cipolla


3

Giovanni Boccaccio
Frate Cipolla promette a dei contadini di mostrar loro una penna di pappagallo, affermando che si tratta di una piuma dellangelo Gabriele. Egli lascia la sua preziosa reliquia in custodia al suo servo Guccio, il quale, per, si stava dando da fare per sedurre la serva Nuta. Due giovani dispettosi amici del frate, approfittando della negligenza di Guccio, entrano nella camera di Cipolla, e mettono carbone al posto della penna. Il frate, nellaprire la scatola davanti ai contadini, trovando il carbone, colto alla sprovvista, subito singegna e spiega agli astanti di essersi sbagliato scambiando la scatola con la penna con unaltra in cui era contenuto il carbone resto della pira su cui fu arso San Lorenzo. I Frate Cipolla si presentano due strati sociali e intellettuali ben distinti. In uno si situano gli ignoranti e i poveri di spirito: Nuta, Guccio e i contadini di Certaldo. Boccaccio, spietato verso di loro, in questa, come in quasi tutte le novelle del Decameron, stabilisce una divisione fra la vita esclusivamente istintiva, quasi animalesca, propria degli strati sociali inferiori, e la vita di contemplazione della natura e della creazione divina, propria delle classi pi elevate e istruite. Questa frattura tra i due strati sociali frutto della convenzione dellamor cortese che ha pervaso tutto il Medioevo, secondo cui la poesia idillica poteva rappresentare soltanto dialoghi damore fra nobili, mentre ai contadini erano destinate forme burlesche e dileggianti, dato che lamore fisico e istintivo apparteneva proprio agli strati sociali pi bassi. La differente competenza retorica e oratoria crea un abisso enorme fra Guccio e Cipolla , e mentre rende il primo un essere odiato e fallito, come dimostrano i suoi nomignoli dispregiativi e i suoi fiaschi come seduttore, fa del secondo un amico di tutti. Il frate esce quindi vittorioso dal tranello preparatogli dai due giovani che avevano nascosto la sua reliquia, la penna di pappagallo. Egli poi inventa una storia piena di affermazioni stranissime, assurdi giochi di parole e ambiguit, insomma un vero capolavoro di oratoria, seguito dalla benedizione della folla con i carboni. Il fatto molto importante che egli, con prontezza, senza manifestare emozioni che potrebbero compromettere la sua persona agli occhi dei fedeli , deduce che il responsabile dello scambio non era il suo servo ma qualche mattacchione. Pensa che sia stato un errore lasciare un oggetto tanto prezioso e pericoloso ad uno scervellato come Guccio. E soprattutto, si rende conto che pu volgere la situazione a suo favore, e si affretta ad attribuire direttamente a Dio lequivoco dello scambio della scatola che contiene la piuma dellangelo Gabriele con quella che contiene i carboni con cui San Lorenzo era stato bruciato vivo. Cos i fedeli possono rendere omaggio a quel santo, la cui festa sarebbe stata commemorata due giorni dopo. Frate Cipolla esalta, allora, la potenza divina, con la frase citata; le parole del frate sono indirizzate ai suoi due amici burloni, i quali sapevano bene che egli non sarebbe caduto nel tranello tesogli, date le sue capacit di oratoria e improvvisazione. Se non ne fossero stati coscienti, non lo avrebbero messo in una situazione simile, pertanto volevano solamente godersi la scena escogitata dal frate. Questi non solo si diverte alle spalle dei suoi ingenui fedeli, ma inscena una commedia diretta ai suoi due amici, commedia con la quale diverte questa piccola platea, capace di capirlo perch dotata come lui di unintelligenza viva ed elevata, contrariamente allaltro pubblico, creduli contadini.

T14 _ Calandrino e lelitriopia


Dopo la novella di Panfilo la regina Lauretta disse a Elissa di continuare con la propria novella (la terza della giornata). Questa narra di Calandrino, un uomo semplice, pittore per professione. Calandrino ha come grandi amici Bruno e Buffalmacco, che si divertono a prenderlo in giro. Anche Maso del Saggio , che invece un ragazzo bello ed intelligente, vuole deriderlo e, raggiunto Calandrino in chiesa comincia a narrare, prima di Berlinzone che si trovava nella contrada di Bengodi, terra dove il cibo abbonda, poi dellElitropia, una pietra che si trova a Mugnone, e che avrebbe la particolare virt di rendere invisibile la persona che la possiede. Udite queste cose, Calandrino va a cercare Bruno e Buffalmacco e gli racconta tutto quello che ha sentito. Bruno e Buffalmacco credono che questa possa essere una buona occasione per sbeffeggiarlo. Si accordano per partire domenica e andare a Mugnone. Una volta l, passano tutta la giornata a cercare invano la pietra. Verso ora di cena Bruno e Buffalmacco fanno finta di non vedere pi Calandrino, per fargli credere che abbia trovato la pietra, cosi con la scusa il danno calci e gli lanciano sassi. Poi tornano a Firenze. Calandrino ancora invisibile li segue. Tornato a casa, sua moglie, Tessa, lo vede e lo rimprovera per il suo ritardo. Calandrino, credendo che la donna abbia rotto lincantesimo dellelitropia, la malmena. Bruno e Buffalmacco entrano in casa di Calandrino e, facendo finta di non sapera che cosa sia successo, chiedono dovera finito e perch picchiasse Tessa. Raccontato tutto Bruno e Buffalmacco fanno riappacificare Calandrino e Tessa, raccontando che le donne fanno decadere il potere della pietra. Calandrino, come al solito, crede a tutto quello che gli viene raccontato.

T15 _ Griselda
Gualtieri decide di lasciare Griselda sua moglie da tredici anni, poich aveva deciso di prendere un'altra moglie. Ma per lasciare la moglie, Gualtieri, aveva bisogna del permesso di suo padre, che non gli concesse. Griselda con lo stesso volto tranquillo e la serenit che l'aveva contraddistinta nell'affrontare altre offese, si preparava ad affrontare anche questa ultima e grande offesa. Gualtieri non avendo avuto il permesso dal padre, scrive delle lettere false a nome di suo padre che gli permettano il divorzio e finge che tali lettere siano arrivate da Roma, egli cos agli occhi dei sudditi e della stessa moglie ha la dispenza per risposarsi. Intanto Gianucolo, padre di Griselda apprende che il marito della figlia si risposato. Griselda dice a Gualtieri che ella era sempre stata conscia della sua umile condizione, che in nessun modo era paragonabile alla nobilt di lui, Gualtieri per tutta risposta disse a Griselda di andarsene allo stesso in modo in cui era venuta la prima volta, e la donna rispose che se doveva andarsene come era venuta, allora doveva andarsene nuda, e intima a Gualtieri d i ricordasi che dal suo corpo sono nati i suoi figli e che andandosene nuda tutta la gente avrebbe visto quel corpo. La donna cos chiese almeno una camicia e questo Gualtieri glielo concesse. Pi tardi Gualtieri si accorge dell'errore che aveva commesso e si rifidanza con Griselda, i due si risposarono e vissero felici e contenti.

Potrebbero piacerti anche