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Dante Alighieri,

“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io”


-Analisi del testo

La poesia “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io” appartiene alla


prima fase della produzione lirica dantesca, durante la quale Dante
ripercorre spesso i temi dell’amor cortese. Il sonetto è rivolto a
Guido Cavalcanti, poeta contemporaneo e stretto amico di Dante.

Della lirica provenzale l’autore ricalca il modello letterario del


plazer, un elenco di piaceri e desideri più o meno realistici;
vagheggia di esser posto con Guido, Lapo (Lapo Gianni, un altro
stilnovista) e le loro rispettive amate in una nave per discutere
d’Amore, alla deriva da una realtà di guerre, sangue e corruzione
morale (la realtà sociale di Firenze).

Il contesto suggerito da Dante è fatato: il sogno di evasione si


attuerebbe per «incantamento», tramite il «buono incantatore», che
altri non è che Merlino ripreso dal ciclo bretone di Re Artù. Anche il
vascello è di natura magica: non soggetto ai venti, solcherebbe il
mare diretto solamente dalla volontà (volontà unica e condivisa,
dato il loro legame) dei tre amici.

Tramite questi richiami a dei sortilegi e grazie alla creazione di un


locus amenus non più concreto ma rarefatto (un mare incantato e
un vascello indifferente ad ogni perturbazione – o, in senso più
interpretabile, al «tempo rio») Dante ricerca un’atmosfera
fantastica, onirica. L’intento è evidente anche a livello stilistico: la
ricchezza di allitterazioni («Insieme crescesse il disio») , unita alle
anafore («E monna… E monna», «E… e… e… e…», «con… con…»),
alla scorrevolezza metrica del testo (La similitudine delle rime B e D
rendono fluido il passaggio da quartine e terzine) e al rallentamento
sospensivo delle virgole («Guido, i’ vorrei…») evoca una melodia
trascinante e avvolgente, che suggestiona alla stregua di un sogno.
Anche l’avverbio “sempre”, ricorrendo due volte, sembra voler
definire una realtà atemporale, fiabesca.

Oltre all’evasione, altro tema portante de lla poesia è l’amicizia. Il


Dolce stil Novo, i cui esponenti si consideravano una cerchia
esclusiva di intellettuali fortemente accumunati dal proprio ideale e
dalla propria cultura, aveva infatti al suo cardine la condivisione dei
valori. La metafora della nave separata dal mondo dove si discute
d’Amore è espressione sia della volontà di distinzione dei poeti dal
resto della società sia del loro legame, inteso come confronto,
concordia e collaborazione nel lavoro poetico –collaborazione
reputata indispensabile.

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