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ANALISI:
—> CARATTERISTICHE:
Questo sonetto è il ritratto letterario di Foscolo, il quale si descrive fisicamente nelle prime due quartine
mentre nelle ultime due terzine si descrive caratterialmente.
Nel verso 12 dice “di vizi ricco e di virtù” e questo significa che non esalta semplicemente le proprie virtù
ma mette in luce anche i suoi difetti.
La prima strofa è dedicata all’aspetto fisico e al modo di vestire. Si descrive in maniera ordinata, partendo
dalla fronte e gli occhi, per poi scendere alle labbra fino al collo e al petto.
L’autore dichiara di avere la fronte solcata e degli occhi incavati e attenti, i capelli rossi, le guance pallide,
un aspetto coraggioso delle labbra di un colore acceso, i denti puliti e bianchi, il capo spesso abbassato, un
bel collo e un petto largo, il corpo proporzionato, un modo di vestire semplice ma allo stesso tempo elegante,
una certa velocità nel camminare, pensare e agire.
Il poeta passa poi a descrivere il proprio carattere: si definisce sobrio, umano, leale, prodigio, pronto,
inquieto, tenace; Nel verso 12 scrive “di vizi ricco e di virtù” e questo significa che non esalta semplicemente
le proprie virtù ma mette in luce anche i suoi difetti.
INTERPRETAZIONE
Ugo Foscolo è stato uno dei più famosi letterati che vissero tra 700 e 800. Nacque a Zante il 6 febbraio del
1778.
Il poeta nacque in un epoca di passaggio in cui si poteva osservare un conflitto tra neoclassicismo e
preromanticismo. Con il termine neoclassicismo si intende il periodo in cui ci fu il recupero della civiltà
antica greca e romana e quindi l’amore per il bello e per la perfezione. Nel sonetto “a Zacinto” emerge il
tema del neoclassicismo in quanto ripensa all’isola dove è nato e come argomento principale si incontra
l’attaccamento alla madre patria. Nello stesso periodo si incontrano, nella cultura italiana, tendenze che
appaiono opposte a quelle neoclassiche: il preromanticismo che è caratterizzato da un nuovo interesse x la
religione e la diffusione della poesia sepolcrale come modo x meditare sulla morte. La morte è un tema
rincorrete nelle opere di Foscolo, infatti, viene ripresa nel sonetto alla sera e in morte del fratello giovanni. Il
poeta ha pubblicato anche un opera, chiamata “i sepolcri”, dedicata ad Ippolito Pindemonte, in cui discute
sull’importanza delle tombe: inizialmente x Foscolo la tomba non ha valore, in quanto la considera
inessenziale perché credeva che dopo la morte avvenga la completa dissoluzione dell'essere. Tuttavia, dopo
aver pubblicato l’opera l’autore si ricrede e sostiene che la tomba serva per avere un ricordo e un legame coi
defunti.
Il sonetto “autoritratto” ricorda i tratti autobiografici di Foscolo come l’opera “le ultime lettere di jacopo
ortis”, un romanzo epistolare pubblicato nel 1802 e composto da 67 lettere che il protagonista, jacopo ortis,
spedì all’amico Lorenzo Alderani. Foscolo raccolse queste lettere per ricordare e far conoscere il valore di
jacopo. Sia Foscolo che Ortis soffrono per il tema della politica e per l’amore; tra l’autore e il protagonista vi
sono inoltre in comune alcuni viaggi che essi compiono; infine nella copertina del romanzo vi è il ritratto di
jacopo Ortis simile a quello di Foscolo e col passare degli anni risulta invecchiato di edizione in edizione
proprio come l’autore.
Dopo aver trascorso gran parte della sua vita dedicando alla scrittura, il poeta morì nel 1827 a lontra, lontano
dalla sua patria e dai suoi affetti.