Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Ci
accorgiamo compiaciuti del fatto che il dettaglio fisico
naturalmente e sempre posto in rapporto con linteriorit.
Ecco dunque che la fronte solcata, percorsa dalle rughe
della meditazione, gli occhi sono incavati , stanchi, a causa
dellaffanno dato dalle passioni, eppure vigili e intenti , fissi e
instancabilmente rivolti verso loggetto desiderato Questi
occhi appartengono a colui il quale ha nellintimo un cruccio
perenne, una voglia insaziabile, perpetua e insoddisfatta. Anche i
capelli del crin fulvo sono di un rosso acceso, e con il loro
vivo cromatismo appartengono ad un uomo che vive un inestinto
incendio dellanima.
Il ritratto dato da Ugo Foscolo presuppone il fatto
che le qualit corporali concorrono tutte ad illustrare la
personalit del poeta. Le guance emunte smunte - si
coniugano con un ardito, coraggioso aspetto, i labbri tumidi
stanno ad indicare una natura arguta, bench distante,
aristocratica e poco incline al riso. Tutto partecipa
dellelaborazione di unimmagine debordante di s. E pare
di vederlo, questo uomo imprecisato - sebbene colto nelle sue
manifestazioni - a capo basso, oppure a viso scoperto, fiero e
virile, sicuro di s, ben fatto in ogni parte del corpo, ben vestito e
tuttavia semplice. Nel testo le parole si succedono in modo
rapido e sintetico, incalzate dalla ricca punteggiatura; ogni
aggettivo qualificativo e ogni singolo termine lascia dietro s una
traccia, unidea del s rappresentato. E cos, unendo i
molteplici elementi del testo si giunge ad immaginare e
quasi scorgere un individuo nato dall ossimoro, che sia
sobrio che prodigo, sia ispido che schietto,
avverso al mondo intero e tuttavia decisamente
umano Un uomo composto didea e forza, di ragione
ed istinto, di ideale e pura bellezza.
ETTO AUTORITRATTO DI FOSCOLO ANALISI TESTUALE: IL
SONETTO AUTORITRATTO DI UGO FOSCOLO Il sonetto Autoritratto
di Foscolo, tratto dalla raccolta "Poesie" del 1802-1803, si
presenta come una vera e propria descrizione che l'autore compie
di se stesso, sia a livello fisico, sia a livello psicologico-morale.
A zacinto
Analisi e commento:
Questo sonetto fu composto fra lagosto del 1802 e laprile del
1803 ed dedicato allisola dove il poeta nacque, Zante, nel Mar
Ionio. Foscolo vi visse solo nella prima infanzia (1778-85) e non vi
ritorn mai pi.
Al motivo autobiografico del ricordo dellinfanzia, egli intreccia
quello dellesaltazione della poesia. La Grecia per Foscolo non
solo la terra materna perduta ma anche la terra dorigine della
poesia e dei miti, e perci luogo sacro, unico, incantato. Essa
appartiene infatti ad una terra verso la quale egli si protendeva
con nostalgia struggente, come altri romantici europei, che nella
Grecia classica vedevano lincarnazione suprema dun ideale di
bellezza, di piena e totale armonia umana. Venere, infatti,
raffigura lideale della bellezza, di una cosmica armonia. Nel mito
di Ulisse Foscolo vede riflessa la propria vocazione e il proprio
destino: Omero la poesia, che esalta leroismo e i valori umani
pi alti; in Ulisse, infine, bello di fama e di sventura, il poeta
vede limmagine di se stesso, esule e perseguitato dal destino. Il
comune destino di esule si differenzia nellepilogo, infatti Ulisse, al
Alla musa
La materia ventosa dellOrtis ancora presente in quel senso di profonda delusione vitale
che sembra inaridire, nel cuore del poeta, la sorgente attesa del suo canto. Ma non
due quartine con abili cesure ed enjambements, conferiscono al verso una nuova
modulazione che sembra segnare le pause del respiro e della coscienza.
Alla Musa, in cui lo scrittore, che sempre e soltanto dalla poesia ha tratto
conforto alle sue pene, avverte che la Musa lo abbandona, poich sente che
le poche rime faticosamente costruite non valgono a lenirgli il male che
prova il suo cuore, deluso per l'amore contrastato e per la patria tradita.
Anche in questo sonetto appaiono evidenti gli elementi neoclassici e
preromantici che caratterizzano le opere foscoliane. Il neoclassicismo un
movimento letterario ispirato alla classicit, in particolar modo nella
compostezza formale, nell'armonia, nell'equilibrio e nella sobriet dell'arte
classica attraverso la sublimazione delle passioni. Nel brano si pu ritrovare
questa nostalgica evocazione del mondo classico nell'amara considerazione
che l'autore fa della sua situazione attuale, nell'invocazione alla musa, nel
ricordare la stagion prima della sua vita, quando la Musa ancora lo
ispirava. A sottolineare questo aspetto vi inoltre un forte enjambement ( vv
4-5). Inoltre, per Foscolo, la poesia il vertice dell'attivit umana, in grado di
vincere la sofferenza: in questo caso, per, lui risulta triste e nostalgico,
poich non reputa soddisfacenti i risultati del suo lavoro. Il preromanticismo,
invece, si pone come interprete della crisi del razionalismo e dell'ottimismo
illuministico. Nel sonetto si possono facilmente ritrovare le caratteristiche
generali di questa corrente, a partire dallo stato d'animo dell'autore, che
appare triste, malinconico e frustrato in tutto il componimento; la
presentazione di paesaggi desolati, come il fiume Lete (verso 6);
l'esaltazione della poesia, presente in tutto il testo come motivo principale
per il suo dolore; il senso di timore verso il futuro, che per noi ignoto e
talvolta pauroso ( verso 11). Il sonetto risulta, quindi, come un lamento, una
preghiera disperata rivolta alla Musa che lo lascia alle pensose membrane,
e del futuro al timor cieco (ai pensosi ricordi e ad un cieco timore del
futuro).
Il sonetto Alla Musa fu composto da Foscolo tra il 1802 e il 1803. Il poeta,
nel sonetto, lamenta alla Musa il fatto che nellet giovanile era stata
generosa con lui, dandogli ispirazione. In et adulta, invece, lo ha
abbandonato. Il sonetto si divide in due parti. La prima, come anticipato,
dove il poeta si lamenta per la scarsa ispirazione che gli d la Musa. La
seconda parte, dove il poeta confessa che quel poco dispirazione non basta
a sfogare il dolore che prova. Si tratta di una meditazione di ispirazione
classica. Questo uno dei sonetti maggiori dellopera di Ugo Foscolo.
E' il primo dei sonetti maggiori scritti fra il 1802 e il 1803. La materia
tempestosa e fremente dellOrtis ancora presente in quel senso di profonda
delusione vitale che sembra inaridire, nel cuore del poeta, la sorgente attesa
del suo canto. Ma non sesprime pi nel tono di una passionalit irruente,
bens in forma intima e pacata; dall'immediato sfogo autobiografico il Foscolo
si solleva a una pi vasta considerazione del destino umano, che trascorre,
attraverso una travagliato cammino, verso la riva muta della morte
ll Poeta, che sempre e soltanto dalla Poesia ha tratto conforto alle pene e
forza di vivere e speranza di gloria, ora avverte che la Musa lo abbandona,
perch sente che le poche rime faticosamente costruite non valgono a
fargli sfogare tutto il pianto del cuore, deluso per lamore contrastato e per la
patria vilipesa.Questo il primo dei sonetti maggiori dove si sente ancora lo
spirito di delusione gi espressa nell'Ortis che sembra rendere arida la vena
del canto. Ma, a differenza dell'Ortis, il Foscolo in questo sonetto non si
esprime con irruenza ma in forma pacata e, dopo il primo sfogo
autobiografico, il poeta riesce a sollevarsi ad una visione pi ampia del
destino umano. Il lungo periodo iniziale, che comprende due quartine con
abili cesure ed enjambements, conferiscono al verso una nuova modulazione
che sembra segnare le pause del respiro e della coscienza.
aveva voluto indirizzare, quasi per fare ammenda del mio sdegno un po'
troppo politico, al suo interlocutore di una volta: da ci la forma esterna del
carme che si presenta come un'epistola poetica a Ippolito Pindemonte.
Questa occasione esterna e remota del carme, che fu stimolato anche dalla
suggestione culturale della contemporanea poesia sepolcrale, ma che
trovava le sue radici pi profonde nella mai intermessa mediazione
foscoliana, dall'Ortis ai sonetti, sul significato della tomba e sulla funzione
consolatoria. Per questo, nel riprendere il discorso interrotto con il
Pindemonte, il Foscolo affronta l'argomento ad
una prospettiva completamente diversa, che non ha pi niente a che vedere
con le discussioni giuridiche e con la difesa della tradizione cristiana: quello
che interessa il poeta appunto il significato e la funzione che la tomba
viene ad assumere per i vivi. I momenti inutili a' morti -scriver a Guillongiovano a' vivi perch destano affetti virtuosi lasciati in eredit dalle persone
dabbene. Questa prospettiva per andava oltre la stessa posizione dei
sonetti, nei quali la morte e la tomba costituivano un agognato porto di
quiete per una vita che appariva senza senso, e superava i limiti circoscritti
della contemporanea poesia sepolcrale.