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Nel periodo in cui in arte e in letteratura conviveva-

Ugo Foscolo no il Neoclassicimo e il Romanticismo, lo scrittore


italiano Ugo Foscolo realizzò un’originale sintesi del-
le due tendenze:

fu infatti vicino agli ideali classici fu un uomo del romanticismo nel-


e le sue esperienze di vita e per la
nella scelta della forma poetica
profondità delle passioni con cui le
affrontò e soprattutto per la stretta
relazione fra l’arte e la sua vita.
Foscolo nacque nel 1778 in una piccola isola gre-
ca nel mar Jonio, Zante, che lui chiamava nelle sue
poesie Zacinto, e alla quale rimase sempre profon-
damente legato, considerandola il simbolo di una
felicità originaria perduta e non più raggiungibile.
Le sue origini greche (era infatti figlio di un medi-
co veneziano e di una donna greca) gli consenti-
rono di avere una conoscenza diretta della lingua,
dell’arte e della cultura della Grecia classica, che
erano alla base dell’arte del Neoclassicismo.
Foscolo si trasferì a Venezia dove studiò e visse a contatto con importanti
scrittori e uomini di cultura del Settecento. Quando scoppiò la Rivoluzione
francese si entusiasmò agli ideali di libertà e in seguito alla figura di Napo-
leone che era visto da tutti come un liberatore e portatore di libertà; Fosco-
lo fu infatti tra coloro che rimasero particolarmente delusi dal Trattato di
Campoformio, con il quale Napoleone cedeva Venezia all’Austria.
Proprio quest’ultimo episodio divenne l’elemento iniziale del suo romanzo epi-
stolare (cioè in forma di lettere) Le ultime lettere di Jacopo Ortis, che per molti
aspetti si può considerare un romanzo autobiografico: il protagonista del libro,
il giovane Jacopo Ortis, vive infatti con intensa passione romantica la storia del
suo tempo, unita alla delusione per l’amore di una donna.
Tema centrale del romanzo sono le illusioni:
l’uomo romantico vede nella sua esistenza uno scontro tra

i suoi ideali politici e sentimentali e la realtà che lo circonda

il protagonista vede svanire tutte le sue illusioni politiche e sentimen-


tali e alla delusione reagisce con il suicidio.
Per Foscolo l’illusione romantica per eccellenza è l’arte.

La bellezza della forma artistica non è mai nelle opere di Foscolo fredda ed
esteriore, ma è un ideale: l’arte è una consolazione, segno di civiltà e ideale
di classica ed eterna bellezza, anche se, alla fine, anch’essa è un’illusione.

Nel 1802, lo stesso anno in cui viene pubblicato il romanzo Le ultime lettere di
Jacopo Ortis, Foscolo pubblica anche Otto Sonetti, ai quali aggiungerà l’anno
seguente altri quattro sonetti più importanti:

Alla sera, Alla Musa, A Zacinito, In morte del fratello Giovanni.

In questi sonetti gli ideali romantici che Foscolo aveva espresso nel suo roman-
zo trovano posto all’interno di una poesia che in forme classiche ha contenuti
romantici: anche i riferimenti alla classicità greca e alla mitologia vengono ri-
vissuti in un’estetica romantica.
Nel 1806 Foscolo scrisse un’altra importantissima opera, il carme
Dei Sepolcri
scritto in occasione del decreto di Saint Cloud emanato da Napoleone nel
1804, che imponeva la sepoltura dei morti fuori dalle mura delle città senza
monumenti funebri né iscrizioni.
Foscolo, nella sua poesia, con una perfetta e armonica forma letteraria, di-
chiara di essere contrario a questa legge di Napoleone perché i sepolcri, le
tombe, per lui hanno molti e importanti significati:
• sono un simbolo di affetto tra le persone vive e quelle morte;
• sono di esempio quando vi sono sepolte persone importanti in quanto stimo-
lano a grandi opere e grandi imprese;
• ricordano le grandi figure dell’arte e dell’antichità.
Il sepolcro è quindi anch’esso parte di quell’ideale di bellezza e civiltà che
arricchisce il mondo e la storia umana, capace di superare la distruzione
operata dal tempo.
Negli ultimi anni della sua vita lo scrittore si dedicò a un’altra opera
Le Grazie
dedicato allo scultore Canova, il massimo esponente dell’arte neoclassica in Italia.
Il carme è diviso in tre inni:
• il primo è dedicato a Venere, dea della bellezza;
• il secondo a Vesta, dea dell’intelligenza e dell’ingegno;
• il terzo a Pallade, dea delle arti (rimasto incompiuto).
L’argomento è mitologico: le Grazie sono infatti secondo il mito greco tre figlie di
Zeus e in quest’opera simboleggiano l’arte che, nelle sue varie forme, ha portato
agli uomini la civiltà.
“Le Grazie” è un importante esempio di “romanticismo neoclassico”: l’arte è vista
come un ideale di classica bellezza ma non fine a se stessa in quanto quasi religio-
samente porta serenità al dolore degli uomini e quindi diviene un ideale che in
qualche modo si scontra, vincendolo, con il reale a un livello interiore più elevato.
Ugo Foscolo morì a Londra nel 1827 dopo aver trascorso una vita intensa di pas-
sioni, vissuta in varie città d’Europa.
Ugo Foscolo: A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde Parafrasi:
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde Non toccherò mai più le spiagge sacre
del greco mar da cui vergine nacque dove si distese il mio corpo quando ero un
bambino, mia Zacinto, che ti rifletti nelle
Venere, e fea quelle isole feconde acque del mare della Grecia dalle quali nac-
col suo primo sorriso, onde non tacque que la dea Venere, che, con il suo sorriso,
le tue limpide nubi e le tue fronde rese quelle isole ricche; per questo motivo
l’inclito verso di colui che l’acque Omero cantò con i suoi versi le tue nubi
limpide e i tuoi alberi, quando raccontò i
cantò fatali, ed il diverso esiglio viaggi per mare di Ulisse che, famoso per
per cui bello di fama e di sventura le sue sventure, alla fine potè baciare nuo-
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. vamente la sua rocciosa isola Itaca.
Tu, Zacinto, mia terra dove sono nato,
Tu non altro che il canto avrai del figlio, non avrai altro se non la mia poesia: a me il
o materna mia terra; a noi prescrisse destino ha assegnato una sepoltura in terra
il fato illacrimata sepoltura. straniera.
“A Zacinto” è uno dei quattro sonetti maggiori di Foscolo, nel quale il poeta fa un elo-
gio dell’isola in cui è nato e fa un paragone fra il destino di Ulisse, che dopo un lungo
esilio e tante sventure riuscì a ritornare nella sua patria (Itaca), e il suo, quello cioè di
restare per sempre in terra straniera.

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