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La bellezza della forma artistica non è mai nelle opere di Foscolo fredda ed
esteriore, ma è un ideale: l’arte è una consolazione, segno di civiltà e ideale
di classica ed eterna bellezza, anche se, alla fine, anch’essa è un’illusione.
Nel 1802, lo stesso anno in cui viene pubblicato il romanzo Le ultime lettere di
Jacopo Ortis, Foscolo pubblica anche Otto Sonetti, ai quali aggiungerà l’anno
seguente altri quattro sonetti più importanti:
In questi sonetti gli ideali romantici che Foscolo aveva espresso nel suo roman-
zo trovano posto all’interno di una poesia che in forme classiche ha contenuti
romantici: anche i riferimenti alla classicità greca e alla mitologia vengono ri-
vissuti in un’estetica romantica.
Nel 1806 Foscolo scrisse un’altra importantissima opera, il carme
Dei Sepolcri
scritto in occasione del decreto di Saint Cloud emanato da Napoleone nel
1804, che imponeva la sepoltura dei morti fuori dalle mura delle città senza
monumenti funebri né iscrizioni.
Foscolo, nella sua poesia, con una perfetta e armonica forma letteraria, di-
chiara di essere contrario a questa legge di Napoleone perché i sepolcri, le
tombe, per lui hanno molti e importanti significati:
• sono un simbolo di affetto tra le persone vive e quelle morte;
• sono di esempio quando vi sono sepolte persone importanti in quanto stimo-
lano a grandi opere e grandi imprese;
• ricordano le grandi figure dell’arte e dell’antichità.
Il sepolcro è quindi anch’esso parte di quell’ideale di bellezza e civiltà che
arricchisce il mondo e la storia umana, capace di superare la distruzione
operata dal tempo.
Negli ultimi anni della sua vita lo scrittore si dedicò a un’altra opera
Le Grazie
dedicato allo scultore Canova, il massimo esponente dell’arte neoclassica in Italia.
Il carme è diviso in tre inni:
• il primo è dedicato a Venere, dea della bellezza;
• il secondo a Vesta, dea dell’intelligenza e dell’ingegno;
• il terzo a Pallade, dea delle arti (rimasto incompiuto).
L’argomento è mitologico: le Grazie sono infatti secondo il mito greco tre figlie di
Zeus e in quest’opera simboleggiano l’arte che, nelle sue varie forme, ha portato
agli uomini la civiltà.
“Le Grazie” è un importante esempio di “romanticismo neoclassico”: l’arte è vista
come un ideale di classica bellezza ma non fine a se stessa in quanto quasi religio-
samente porta serenità al dolore degli uomini e quindi diviene un ideale che in
qualche modo si scontra, vincendolo, con il reale a un livello interiore più elevato.
Ugo Foscolo morì a Londra nel 1827 dopo aver trascorso una vita intensa di pas-
sioni, vissuta in varie città d’Europa.
Ugo Foscolo: A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde Parafrasi:
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde Non toccherò mai più le spiagge sacre
del greco mar da cui vergine nacque dove si distese il mio corpo quando ero un
bambino, mia Zacinto, che ti rifletti nelle
Venere, e fea quelle isole feconde acque del mare della Grecia dalle quali nac-
col suo primo sorriso, onde non tacque que la dea Venere, che, con il suo sorriso,
le tue limpide nubi e le tue fronde rese quelle isole ricche; per questo motivo
l’inclito verso di colui che l’acque Omero cantò con i suoi versi le tue nubi
limpide e i tuoi alberi, quando raccontò i
cantò fatali, ed il diverso esiglio viaggi per mare di Ulisse che, famoso per
per cui bello di fama e di sventura le sue sventure, alla fine potè baciare nuo-
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. vamente la sua rocciosa isola Itaca.
Tu, Zacinto, mia terra dove sono nato,
Tu non altro che il canto avrai del figlio, non avrai altro se non la mia poesia: a me il
o materna mia terra; a noi prescrisse destino ha assegnato una sepoltura in terra
il fato illacrimata sepoltura. straniera.
“A Zacinto” è uno dei quattro sonetti maggiori di Foscolo, nel quale il poeta fa un elo-
gio dell’isola in cui è nato e fa un paragone fra il destino di Ulisse, che dopo un lungo
esilio e tante sventure riuscì a ritornare nella sua patria (Itaca), e il suo, quello cioè di
restare per sempre in terra straniera.