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Le grazie è un poemetto didascalico a cui Foscolo lavora in vari momenti della sua vita, infatti più volte lo
riprende in mano, fino successivamente alla sua morte, motivo per cui l’opera rimane incompiuta. Cominciò
a scriverlo nel 1803 inserendo piccole parti di questo poema nel commento alla traduzione latina di catullo
di “chioma di berenice” di Callimaco. La stesura vera e propria però avviene nel 1812 mentre era in
soggiorno alla villa di bellosguardo e inoltre alcune parti della sua opera comparvero anche in una
“dissertazione di un antico inno alle grazie” che pubblicò nel 1822. Ma comunque alla fine Foscolo non
realizzò mai un’opera unitaria, ma rimase frammentata (come la molte altre sue opere), sia a causa
dell’esilio, sia a causa di conflitti interiori ovvero la preponderanza dell’io si minimizza. Il suo obiettivo nella
scrittura delle “grazie” era quello di comporre degli inni appunto alle grazie, dal momento che le riteneva
diciamo in grado di avviare l’umanità verso un processo di civilizzazione. In particolare rivolge il gli inni, che
inizialmente dovevano essere solamente uno, a tre grazie, Venere (dea della bellezza), Vesta (dea dei
valori civili e sociali) e Pallade (dea delle arti e della poesia). Ah e poi prima mi sono dimenticata di dire che
quest’opera è stata dedicata a Canova, che negli anni della stesura da parte di Foscolo stava realizzando
la scultura delle tre grazie.
CONTENUTO
Il primo inno, dedicato alla dea venere, descrive il momento in cui venere, vedendo che gli uomini non
riuscivano a migliorare la propria condizione, nasce dalle acque del mar ionio assieme ad altre grazie. In
questo modo, quando gli abitanti di un’isola vicino le videro diventano uomini civilizzati e non più selvaggi.
Successivamente le dee si recano in tutta la Grecia per diciamo migliorare tutti gli uomini.
Il secondo inno, dedicato a Vesta, descrive invece la celebrazione di un rito in onore delle grazie che si
svolge a Bellosguardo e viene celebrato da tre donne che rappresentano la poesia, la musica e la danza.
Qui avviene un passaggio dalla Grecia, dell’inno precedente all’Italia e questo sta a significare che anche
l’Italia ha diciamo ottenuto quella civilizzazione che aveva la Grecia.
Il terzo inno, è dedicato alla dea Pallade, e narra della dea che cerca rifugio nell’isola di Atlantide dal
momento che le passioni degli uomini avevano preso il sopravvento e gli uomini non potevano accedere a
quest’isola. Pallade fa poi tessere un velo alle grazie un velo che sia in grado di le protegga dalle passioni
degli uomini cosicché possano ritornare tre essi e riportare la civilizzazione. Qui invece il passaggio all’isola
di Atlantide rappresenta il potere delle arti sulle passioni dell’uomo.
L’ALLEGORIA
La poesia di Foscolo è una poesia allegorica, sostiene infatti che la poesia incentrata totalmente sulla verità
risulterebbe una poesia fredda e poco fantasiosa, mentre con l’uso dell’allegria è possibile suscitare più
emozioni, che ritiene essere quello ci cui gli uomini avrebbero più bisogno in un'epoca come quella del suo
tempo che sosteneva aver bisogno di un ordine più umano e civile, e infatti come avevo detto anche prima
le arti e la poesia secondo Foscolo sono il grado di portare la civilizzazione.
L’IMPEGNO CIVILE
Nonostante tutto ciò però Foscolo non è che abbandona la poesia civile, infatti inserisce dei richiami alla
società del suo tempo in cui si stavano svolgendo le guerre imperialistiche di Napoleone e gli uomini
avevano animi aggressivi. Inoltre anche l’idealizzazione della bellezza che potrebbe essere vista come un
distacco dalla realtà, invece per Foscolo è una critica alla sua attualità.
ROMANTICISMO E NEOCLASSICISMO
Le tendenze neoclassiche e romantiche di Foscolo non sono in contrapposizione, ma anzi sono collegate
dal “reo tempo” (tempo colpevole, che distrugge ogni cosa e che tormenta l’uomo), infatti le tendenze
romaniche sono presenti dal momento che Foscolo si ritrova deluso dall’epoca storica in cui sta vivendo e
questo comporta anche dei conflitti interni, mentre le tendenze neoclassiche sono derivate dal fatto che egli
voglia contrapporre a questo mondo uno migliore è caratterizzato dalla bellezza.
IL PROEMIO
Nella scrittura del proemio diciamo che Foscolo prende come modello i grandi poemi classici come quelli di
Omero e Virgilio, infatti invoca le grazie affinché gli diano ispirazione nella scrittura dei versi. Inoltre nel
proemio dedica l’opera al Canova. Quello che c’è di diverso però dai poemi a cui si ispira è che in questo
caso le grazie invocate coincidono con l’argomento del testo.