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PUŠKIN, Il padre della letteratura russa moderna (1799-1837)

[Integrato con lettura critica : Ju Lotman “Puškin”, in M. Colucci, R. Picchio (a cura di),
Storia della civiltà letteraria russa, Torino, UTET, 1997, v. I, pp. 404-433 ]

I russi affermano ancora oggi “Puškin è il nostro tutto”, perché in una vita
relativamente breve è riuscito a sintetizzare e rinnovare completamente l’esperienza
letteraria della Russia.

VITA:

Nasce a Mosca in una famiglia nobile, ma osservandolo si nota che non ha tratti
tipicamente russi, anzi ha occhi e capelli scuri e anche la carnagione è più scura,
perché da parte di madre discendeva da un etiope o un abissino, cioè da un nero.
→ [In effetti una delle opere in prosa dedicate alla sua
origine si chiama “Il negro di Pietro il grande”. Questa
opera doveva essere solo un capitolo di un’opera più grande
dedicata al regno di Pietro Il Grande > Il suo antenato
Hannibal era uno schiavo di Pietro il Grande, studiava e
Pietro lo fece avanzare nella società russa facendolo
nominare ingegnere generale.]

Puškin eredita i tratti fisionomici del suo antenato, ma soprattutto eredita il


sentimento di orgoglio di avere nelle sue origini una presenza esotica, estranea alla
cultura russa. Puškin è fiero del proprio sangue africano, ma anche della sua nobiltà
russa (da parte di padre).

A Mosca trascorre la sua infanzia, infanzia piuttosto solitaria, perché con i genitori
ha un rapporto difficile, e vive un’atmosfera di frivolezza e leggerezza tipicamente
settecentesche: i genitori amano la vita mondana, le feste, i balli, frequentazioni di
tono elevato. L’unico vantaggio di questo ambiente per Puškin è che sin da piccolo
frequenta personaggi della classe colta, come Karamzin.
Il padre è un uomo colto, ha una biblioteca ricca e si diletta anche a scrivere poesie in
lingua francese, quindi la letteratura è comunque una disciplina amata e praticata in
casa Puškin. Fin da ragazzino Puškin manifesta una grande passione per la lettura e
la biblioteca del padre gli mette a disposizione opere decisamente importanti: legge
precocemente opere come Voltaire, Virgilio, Ossian, Racine.

Gli anni di studio più importanti sono quelli del liceo (1811-1817), perché
 Per la sua formazione culturale
 Trova la sua “famiglia”: il liceo rappresenta la possibilità di incontrare
compagni e amici, che saranno amici per tutta la vita e che sono riuniti
nel gruppo “L’Unione dei poeti”. Ci sono liriche scritte in questo periodo
dove esalta il valore dell’amicizia
 al liceo Puškin scopre di essere poeta, scopre in sé la natura poetica. E
in effetti qui inizia a scrivere poesie. La prima è del 1814 e viene
pubblicata sulla rivista di Karamzin Vrestnik Evropy.
La sua personalità e la sua vicenda terrena, la sua vita ricorda molto quella di Mozart,
una sorta di enfant prodige, apparentemente un genio innato. Ciò potrebbe anche
apparire come ingiusto ed eccessivo, in realtà dietro alla sua figura non c'è solo un
dono della natura: certamente è presente il talento, il genio, ma c’è anche tanto lavoro
e impegno, sin da piccolo. Il rimando a Mozart non è casuale, perché una delle sue
opere drammatiche è dedicata proprio a Mozart e Salieri.
Prima ancora di terminare il liceo entra a far parte del gruppo Arzamas, anche se per
poco tempo prima dello scioglimento.
Nel giugno del 1817 termina il liceo ed a Pietroburgo inizia a :
• Frequentare i salotti,
• Gli ambienti mondani,
• Gli intellettuali suoi coetanei,
• I circoli culturali,
• Le belle donne (era un grande seduttore).

PS: Egli non si negava nessun piacere della vita, era un periodo spensierato, ma
comunque l’unica sua attività seria e continua è la letteratura, soprattutto si
dedica assiduamente alla poesia.
Nel 1820 viene pubblicato il primo poema Ruslan e Ljudmila,:

Si rifà alle tradizioni folkloristiche, alla cultura popolare russa. E' un’opera di tipo
eroico-cavalleresca, ma è importante perché segna una linea spartiacque rispetto al
passato, in quanto polemizza in maniera decisa e provocatoria contro il classicismo e
soprattutto contro gli epigoni del classicismo (= cioè i temi, i moduli stilistici,
l’ispirazione > ripetitivi).

In questo poema egli fa dell'aperta ironia* su tali tematiche e ciò provocherà delle
lamentele da parte dei conservatori.
Dobbiamo infatti immaginare l’ambiente pietroburghese diviso in due fazioni:
• una costituita dai cosiddetti arcaisti, cioè coloro che continuano ad affermare i
principi di cultura e letteratura del classicismo, cioè i conservatori;
• un’altra costituita dagli innovatori, che cercano un rinnovamento, metodi
espressivi nuovi nella produzione letteraria, tra cui troviamo Puškin.

Possiamo dire che Puškin rompe in maniera decisa con le regole del classicismo,
per molti aspetti. Nella scrittura letteraria rompe con queste regole, perché nega il
valore di una distinzione rigida dei generi → nell’epoca del classicismo vigeva
invece tra i letterati una distinzione rigorosa tra ode, elegia e epistola, che erano tre
generi diversi a cui dovevano corrispondere tre diversi stili e che quindi dovevano
rivolgersi a tre diversi tipi di pubblico (distinzione di Lomonosov, valida per tutto il
700). Puškin già in questi primi anni di produzione letteraria ha la necessità di
mescolare, fondendo i generi e formando i registri, gli stili: in una sola opera
hanno il diritto di esistere diversi generi e momenti. L’opera in cui sperimenta di più è
Evgenij Onegin, che consideriamo l’apoteosi.

*Ironia = tema fondamentale nell’opera e nella vita di Puškin, in quanto egli segue
anche la tendenza un po' misticheggiante di Žukovskij, mentore e padre spirituale.
Žukovskij riconoscerà subito la bravura di Puškin, ma, sul piano della letteratura,
Puškin si sente in dovere di esprimere questa critica nei confronti di una
interpretazione della poesia ormai superata. Sarà lo stesso Žukovskij ad affermare che
l'allievo ha superato il maestro.

LA VENA ROMANTICA:
Tra il 1820 e il 1823 a Pietroburgo sviluppa, nella sua produzione poetica, una
tendenza romantica. Definirlo romantico è riduttivo, lui è ANCHE un poeta
romantico, ma è una tendenza passeggera, anche se alcuni elementi rimarranno
trasformandosi in costanti, in connotazioni profonde, come:
 Libertà della creazione, propria del poeta (tema profondamente sentito)
 Esaltazione del ribelle, di colui che ha il coraggio di opporsi alle convenzioni
sociali ( il ribelle romantico)
 Contrapposizione tra passione e tensione: egli percepisce la sua partecipazione
alla vita in modo intenso e drammatico.

LA POESIA DI PUŠKIN:
La poesia puškiniana, soprattutto nelle prime opere, è influenzata da vari poeti sia
russi, come Žukovskij e Bàtjuškov (contemporaneo di Puškin), sia francesi, come
Parny, Chernier, Voltaire. Dobbiamo però sottolineare che non sono mai delle
imitazioni, cosa che già distingue Puškin dai suoi contemporanei e dai suoi
predecessori. Da parte sua si coglie una grande e profonda conoscenza, ma mai le
poesie di Puškin cadono nell’imitazione, è sempre un’ispirazione profondamente
rielaborata. Troviamo nella sua poesia queste caratteristiche:
- Rielaborazione di temi, modelli stilistici, spirito e forma di altri poeti
guarda con attenzione sia all’aspetto formale, al tono, ai temi trattati, ma
li rielabora in maniera nuova e originale. Quindi abbiamo l’abbandono
dell’imitazione delle poesie altrui
- Superamento della poesia elegiaca, anzi Puškin ironizzava sullo stile
elegiaco nella poesia contemporanea: lo trovava anacronistico e inadatto
ai tempi, avvertiva la necessità di creare qualcosa di nuovo (anche nella
prosa)
- Nettezza, chiarezza, concisione, in questa serie di elementi troviamo
ancora lo stile del Classicismo. La parola poetica deve essere chiara,
precisa, quindi gli studiosi di letteratura osservano che questa precisione
non deriva da modelli particolari, ma è una connotazione propria del suo
genio.
Nella sua opera poetica (e prosastica) Puškin esprime uno straordinario senso della
misura e dell’equilibrio la poesia di Puškin è apollinea.
Questo senso della misura è fondato sulla presenza di uno spirito critico, che è anche
autocritico, quindi sottopone continuamente la sua stessa parola poetica all’esame,
all’analisi, alla rimessa in discussione, prima di trovare la parola perfetta, che esprime
appunto in maniera netta e precisa l’immagine che vuol trasmettere.
In breve si può dire che il verso puškiniano ha una forma classica e moderna = da qui
quella scorrevolezza, facilità con cui i versi di Puškin si imprimono nella memoria,
perché c’è una perfetta corrispondenza tra armonia sonora, significato e immagine
che il verso trasmette.

I POEMI MERIDIONALI E L'ESILIO:

Nonostante non si sia mai fatto coinvolgere in società segrete, Puškin non scrive solo
poesie, ma si diverte anche a comporre epigrammi rivoluzionari.
Nella primavere del 1820 uno di questi, malauguratamente, viene intercettato dalla
polizia e lo zar Alessandro I interviene facendo allontanare Puškin lontano dalla
capitale, in un luogo dimenticato dagli uomini, a Ekaterinoslav (a Kišinëv). Tale è il
dispiacere di Puškin, che, giunto nella nuova sede del ministero degli Esteri, si
ammala. Tuttavia la buona sorte vuole che il generale Raevskij (che tra l’altro aveva
partecipato alla campagna napoleonica) lo prende sotto la sua protezione e lo porta
con sé in Caucaso e in Crimea.
Trascorrere alcuni mesi in questi luoghi è per Puškin un momento di rinascita: è
un’esperienza forte e stimolante dal punto di vista creativo: il paesaggio gli entra
nell’anima. Vive infatti una situazione sociale più brillante di quella che avrebbe
potuto vivere a Ekaterinoslav ed è in questo momento che inizia a leggere le opere
di Byron.
A Odessa frequenta gli ambienti intellettuali, i salotti, i teatri e quindi scrive molto;
qui nasce il primo capitolo di Evgenij Onegin.
Voroncov, sostituto di Raevskij , che odiava lo scrittore datogli in custodia, trova il
modo di sbarazzarsi di Puškin, intercettando e consegnando alla polizia una lettera
personale di Puškin dove c’è una dichiarazione di ateismo (come filosofia di vita),
colpa sufficiente per essere punito. La punizione è dovuta al fatto che l'ateismo è
contro la legge imperiale:

dal regno di Nicola I, la triade AUTOCRAZIA, ORTODOSSIA, SPIRITO DEL


POPOLO (narodnost') diventa una triade di principi istituzionalizzati. Questi
principi sono i pilastri, di conseguenza qualsiasi cosa che mettesse in dubbio uno dei
tre era motivo di una punizione severa.
Nel 1824 quindi viene sollevato da ogni in carico burocratico ottenuto e mandato in
esilio in una proprietà del padre nei pressi di Pskov. Qui trascorre alcuni anni e per la
prima volta nella sua vita entra in contatto con le masse contadine.
Tuttavia è un esilio che non gli impedisce i contatti con altri intellettuali o di
dedicarsi alla letteratura: scrive molte liriche e continua a lavorare all’Evgenij
Onegin.
È quindi in realtà un periodo felice, infatti nel 1825 (fino al 1830) inizia la frase più
matura e compiuta della sua attività, sia in termini quantitativi, sia in termini
qualitativi: raggiunge la vetta del suo genio, fa propri molti temi e li amplia.
 Egli riflette sulla condizione del poeta, quindi sulla sua stessa condizione. Il
poeta è inserito nella realtà, che penetra negli eventi storici, profondamente e
dolorosamente consapevole di ciò che accade. Il poeta ha una raffinata
sensibilità che gli permette di indagare gli impulsi più nascosti nell’animo
umano, quindi riesce a rappresentare l’essere umano nei comportamenti più
peculiari, con una penetrazione psicologica efficace, profonda, realistica e
convincente
In questa dimensione ritrova nuovamente la presenza e l’affetto della sua njanja,
Arina Radiònovna: l’unico affetto d'infanzia. Lei lo amava profondamente, vista la
difficile relazione con i genitori, e soprattutto gli trasmise una straordinaria
conoscenza del patrimonio folklorico russo, da cui deriva una raccolta di frasi in
versi.
In questi anni abbiamo detto che si occupa di storia e compone:
Boris Godunov >> scritta nel ’25, ma sarà pubblicata nel ’31. Quest’opera voleva
essere, nelle sue intenzioni, un’opera rivoluzionaria dal punto di vista formale,
infatti riforma le norme compositive del teatro: rompe le regole del classicismo, cioè
le tre norme aristoteliche (tempo, luogo, azione).

Boris riguarda una narrazione, la cui estensione


temporale supera le 24 ore, ci sono molti personaggi e
continui spostamenti in diversi luoghi.

È un dramma adatto alla lettura, ma non alla rappresentazione così com’è.


Boris Godunov è il personaggio più importante nell’epoca dei torbidi: in seguito alla
morte di Ivan IV il terribile, di Fëdor I e con la comparsa del falso Dimitrij, Boris
Godunov era stato accusato di aver ucciso l’altro successore al trono, il vero Dmitrij.
Questi episodi sono rielaborati da Puškin sulla base della lettura di Storia dello Stato
Russo di Karamzin. Puškin viene attratto dalla figura di Boris Godunov e decide di
dedicargli un dramma. La critica non considera tale opera un capolavoro, ma
rappresenta un’autentica innovazione della scrittura teatrale.
FINE DELL'ESILIO , O QUASI:

Nel 1825 muore Alessandro I e con la sua morte Puškin ottiene una libertà
condizionata, perché Nicola I è affascinato da Puškin, ma anche preoccupato e
quindi decide di controllare personalmente quello che Puškin scrive e fa, e si
infastidisce molto, quando scopre che Puškin ha osato leggere parti di Boris Godunov
senza la sua approvazione e il suo permesso. Nicola I attribuisce a se stesso il
diritto di essere il censore di Puškin, che non ha il diritto di far circolare niente di
quello che scrive, prima di averlo fatto leggere e correggere allo zar.
Il rapporto tra Puškin e Nicola I è un rapporto vittima-carnefice, due ruoli che si
scambiano di posto continuamente. Questo rapporto è tipico della Russia e lo
ritroveremo anche successivamente tra Stalin e Vulgatov per esempio. Oltre al Boris
Godunov, per quanto riguarda la produzione teatrale, Puškin si dedica alla stesura
delle “Piccole Tragedie” (lui le definisce così), tratte o ispirate a altre letterature:
- Il convitato di pietra, ambientazione spagnoleggiante, con protagonista
di riferimento il Don Giovanni. Qui c’è una sorta di proiezione dello
stesso Puškin
- Mozart e Salieri, possibile identificazione anche qui tra Mozart e Puškin.
Qui è interessante il contrasto tra i due: Puškin si interroga su quanto sia
ingiusta la natura > Mozart a cui è donato il genio, senza alcuna fatica o
impegno, crea l’arte, mentre Salieri è il musicista serio e impegnato e
rigoroso che ha sacrificato tutta la sua vita per il lavoro, ma che non è
stato ricompensato quanto Mozart. In questa micro-tragedia Puškin
riflette in realtà su se stesso e sulla’impressione che la società ha di lui

- Il cavaliere avaro e La festa durante la peste , entrambe con


ambientazione medievale.

PROSA DI PUŠKIN
Anche la prosa di Puškin ha gli stessi caratteri della poesia
- Limpidezza, purezza, naturalezza, levità tratti che abbiamo già visto
nella poesia
- Perfetta corrispondenza tra contenuto e forma il genio di Puškin sa
,

sempre trovare la forma con cui rivestire e tradurre il contenuto


Compone uno scritto teorico molto importante intorno al 1822, Saggio Sulla Prosa
(O proze). Abbiamo visto che quel periodo è stato caratterizzato da una grande e
abbondante produzione di poesia, infatti, tralasciando i primi esperimenti liceali,
produce poesia soprattutto dal 1819 al 1830, ma ha iniziato molto presto a riflettere
sulla prosa, questo vuol dire che c’è una corrispondenza tra prosa e poesia. Nel
saggio Puškin indica come deve diventare la prosa, quali sono i requisiti della prosa
russa: fino a quel momento la prosa russa era influenzata dal classicismo, ridondante,
verbosa, con un eccesso di stile, poco immediata e poco chiara nei contenuti > Puškin
vuole liberare la prosa da tutto ciò che è superfluo e quindi indica per la prosa questi
tratti, che seguirà nella sua produzione prosastica:
– Točnost', precisione
– Kratkost’, brevità, sintesi
– Mysl', pensiero, deve esprimere un pensiero o un contenuto ben definito, che
sia trasmesso con precisione e brevità

E' come lo scultore dell’antica Grecia, che nella sua idea di scultura, sapeva di dover
liberare l’entità prigioniera della pietra o del marmo, eliminando tutta la materia che
la imprigionava → il lavoro del prosatore è liberare il pensiero da ciò che lo
avvolge rendendo difficile l’espressione, deve quindi attuare un lavoro di
cesellatura. Puškin comprende per primo di dover attribuire questo carattere: se la
prosa non contiene o trasmette dei pensieri, anche le espressioni più brillanti o
eleganti, appaiono vuote, e quindi lui non approva, non apprezza lo stile
eccessivamente ricercato dei suoi compagni. Questo saggio è una riflessione non solo
sull’opera degli altri, ma mette in pratica le sue idee nella sua prosa.
Per Puškin forse la prosa è ancora più di importante della poesia, nel senso che
attribuisce alla prosa un’importanza sociale: ritiene la prosa indispensabile per la
crescita spirituale, per la crescita e lo sviluppo nazionale, perché la prosa ha
un’applicazione molto più vasta, perché non si riferisce solo alla prosa letteraria, ma
a tutta la scrittura prosastica, quindi anche quella scientifica, pubblicistica (dei
giornali) e anche naturalmente a quella letteraria. Afferma proprio l’esigenza di
rinnovare il principio di prosa in tutti gli ambiti della cultura.
Puškin si occupa particolarmente della prosa dal 1830 al 1836 e osserva che nella
produzione letteraria a lui contemporanea si afferma il genere della povest' (racconto
lungo/romanzo breve). Egli nota che la povest’ suscita molto interesse nel pubblico e
quindi anche negli scrittori.
Un elemento che caratterizza i suoi racconti è il fatto che per la prima volta compare
un personaggio, un tipo, un carattere, che avrà successo negli anni successivi: è il
malen’kij čelovek, il piccolo uomo, uomo sfortunato, che non può realizzarsi nella
società, che soccombe dinnanzi alle convenzioni sociali, appartiene agli ambienti
umili > è quindi un tipo che non ha successo nella società. In maniera opposta, prima
i suoi contemporanei scrivevano di un contesto nobiliari e quindi i protagonisti erano
sempre di nobili, anche perché gli scrittori erano nobili. Anche Puškin era nobile, ma
ha una sensibilità nei confronti dell’umanità che lo porta a trasformare in personaggi
della letteratura anche gli umili.

Con Puškin abbiamo superamento del povest' sentimentale, superamento de “La


povera Lisa” e quindi della tendenza alla idealizzazione dei personaggi, che fino ad
allora erano figure angeliche, irreali, angeliche oppure malvagie, spietate, quindi non
riflettono la realtà. Puškin fa parlare persone reali, persone ispirate dalla quotidianità
quindi altrettanto reali o realistici sono sia i sentimenti, sia i processi psicologici, le
reazione. In questo le opere sono straordinarie moderne. Realismo non è solo
tematico, riferito ai personaggi, ma anche stilistico: l’elemento stilistico e linguistico
di Puškin, il linguaggio è semplice e preciso, che mira a riprodurre il discorso orale,
anche se nella traduzione è difficile cogliere questo aspetto. Nell’originale si vede
invece la differenza tra il modo di parlare di ogni personaggio, che deriva in primis
dalla provenienza sociale e poi dalla formazione:
 Stile popolare, semplice, quasi sgrammaticato, colorato, vivace, ricco di modi
di dire e proverbi
 Stile elevato, elegante, a volte anche burocratico
Quello che si percepisce è la naturalezza, in tutto quello che Puškin descrive non ci
sono enfasi o “effetti speciali” – tutto è estremamente naturale. Non c’è l’elemento
magico o quello irrazionale, non c'è mai il melodrammatico, anche quando parla di
sentimenti.

IL MATRIMONIO INFELICE E LA MORTE:

In questi anni accadde qualcosa di importante nella sua vita personale, perché nel
1829 Puškin incontra un personaggio fatale: Natalja Gončarova, bella ma frivola,
superficiale e vuota. Puškin si innamora perdutamente, le chiede di sposarlo, ma lei
rifiuta. Successivamente si sposeranno nel 1831. Il matrimonio fa sì che Puškin venga
avvicinato ulteriormente alla corte, mentre fino a quel momento, pur essendo nobile e
conosciuto dallo zar, non frequentava la corte. Lo zar in persona Nicola I invita
Natalja ai balli di corte e quindi per permettere ciò a Natalja, lo zar attribuisce a
Puškin il titolo di gentiluomo/paggio di camera (è un ruolo di rappresentanza che
permetteva ai genitori di controllare i giovani ai balli) , ma dato a Puškin era
offensivo, fuori luogo e diventa una sorta di umiliazione, anche perché è consapevole
della motivazione di questo titolo: in queste situazioni infatti Natalja è oggetto di
attenzioni di un barone di origine francese, Georges D’Anthes, ricambiato da Natalja.
Questa relazione è sotto gli occhi di tutti, Puškin fa finta di non capire e di non
accorgersene, riceve dei bigliettini anonimi, ma il barone per evitare lo scandalo
sposa la sorella di Natalja, mettendo a tacere le malelingue e facendo stare più
tranquillo Puškin. Egli si accorge che la differenza spirituale tra lui e la moglie è
troppa, è incolmabile, quindi si chiude in una condizione di malinconia e tristezza,
anche perché Natalja è oggetto di continue attenzioni e corteggiamenti anche dopo il
matrimonio: Puškin, dopo l’ennesimo biglietto che gli inviavano, è costretto a sfidare
a duello il barone.

[NB : Il duello era un tema particolare in tutta la civiltà europea: il duello era fuori legge, ma era
una specie di legge non scritta, cioè chi doveva difendere il proprio onore, non poteva che ricorrere
al duello. Bisognava organizzarlo in maniera clandestina, all’alba, in luoghi nascosti o lontani dalla
capitale, dovevano essere scelti con cura i padrini, che fossero discreti, ma evitare il duello per viltà,
per paura, peggiora la situazione e il segno di dignità offesa di chi era stato insultato]

In questo caso, se Puškin non avesse agito per ricostituire la sua posizione, avrebbe
subito conseguenze ancora peggiori. I due si sfidano il 27 gennaio del 1837 > in
realtà nessuno dei due vuole uccidere l’altro, ma è un atto che si deve compiere, è una
convenzione sociale non scritta. Malauguratamente un proiettile colpisce Puškin
vicino al cuore, in breve viene ferito e dopo un’agonia di tre giorni, muore. Nel
timore di una pubblica dimostrazione d’affetto e simpatia, le autorità e lo zar vollero
seppellire di notte, di nascosto in un monastero.
La sua morte è stata un trauma collettivo: anche se non godeva più di una forte
considerazione dalle nuove generazioni di scrittori e poeti, godeva di grande affetto
come personalità e personaggio. Per diversi anni ci furono molte manifestazioni
anche letterarie di affetto e di sdegno per denunciare l’accaduto, vedendo Puškin
come vittima anche del potere autocratico che aveva imposto determinate condizioni.
Tra coloro che fecero le manifestazioni ci furono poeti e amici, per esempio Gogol’.

IL PERIODO DI PRODUZIONE FINALE:

L’autunno del 1830 segna per Puškin l’ultimo momento dello straordinario impeto
creativo. Vive in un’altra proprietà della madre, a Boldino. “Autunno di Boldino” è
diventata una frase fatta, un’espressione per indicare un periodo di straordinaria
creatività, ricchezza creativa, quindi un periodo positivo.
Ma da questo momento in poi, la sua stella tramonterà, la generazione più giovane
inizierà a contestarlo; inizierà una sorta di declino, non intellettivo/intellettuale, ma
nella propria realizzazione, sia nella considerazione. Nel 1830 (autunno) termina il
romanzo in versi Evgenij Onegin, le tragedie, scrive altre poesie.
E' soprattutto nella sua produzione letteraria che inizia invece la svolta: si dedica alla
prosa e anche in questo caso è profondamente innovatore. Un esempio sono i
Racconti di Belkin :
→ è una raccolta di racconti, Belkin è un narratore fittizio, dietro cui si nasconde
ovviamente Puškin. Anche qui in ogni narrazione contenuta nella raccolta, Puškin
presenta qualcosa di nuovo: che sia la situazione centrale, che sia il tono del racconto,
lo stile, il punto di vista.

Infine, ricordiamo che nel 1836 Puškin fondò un periodico Il contemporaneo, dopo
molte richieste alle autorità che indugiano molto nel concedere l’autorizzazione. È
una rivista che appartiene al genere dei Tolstyj žurnal, cioè un genere proprio della
rivista che si sviluppa in Russia e si mantiene fino ad oggi: sono riviste spesse che in
realtà hanno l’aspetto di volumi, che oltre a raccogliere articoli di carattere politico o
informativo, sono delle vere tribune letterarie, in cui vengono pubblicate poesie,
romanzi, etc. Qui Puškin pubblicò le sue ultime opere.

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