Sei sulla pagina 1di 3

REFERAT

Paul Celan, “KEINE SANDKUNST MEHR..”


Per comprendere la poesia di Celan, contenuta nella raccolta “Atemwende” (Svolta del respiro) uscita nel
1967, e per interpretarla correttamente, il lettore deve avere una certa conoscenza della vita del poeta. Per
questo motivo mi concentrerò di più su un approccio psicologico (accostato anche da quello Positivista,
attraverso il quale si ritiene che solo la conoscenza della biografia dell’autore consenta l’interpretazione.).
L’approccio psicologico si afferma a partire da Sigmund Freud (1856-1939), con i suoi tentativi di
sistematizzare e di rendere analizzabili i processi psichici. Lo stesso Freud analizzò diverse opere letterarie,
mostrando come il suo metodo fosse applicabile anche alla letteratura. Tra i diversi campi d’indagine si
indaga la psiche dell‘autore, il testo viene visto come prodotto anche dell‘inconscio di chi scrive, problemi,
traumi, esperienze, passate o presenti, verrebbero sublimati o rivissuti nell‘atto creativo.
Celan fu, da un lato colui che ha innalzato il livello della lirica moderna, dall’altro questa sua affermazione
letteraria è così complessa che ancora oggi nessuno è riuscito a decifrarla o sistematizzarla appieno. Quello
che risulta chiaro è che gli eventi della sua vita personale, nonché quelli storici assolutamente orribili che
hanno influenzato la sua vita, costituiscono la base della sua poesia. Celan ha creato un mondo particolare
nella sua poesia che riflette il tumulto di un uomo del dopoguerra, le contraddizioni interiori di una persona
traumatizzata che decide infine di porre fine alla sua angoscia suicidandosi.

Paul Antschel (Celan è il nome d’arte, anagramma, che sceglie a partire dal 1947), nasce in una città nella
regione della Bucovina austroungarica di lingua tedesca, da una famiglia ebrea. Nel 1942, in seguito
all’occupazione tedesca della Bucovina, Celan vive direttamente le deportazioni e, mentre lui riuscirà a
salvarsi all’interno di un campo di lavoro, la sua famiglia verrà sterminata. Alla fine della guerra ritorna nella
sua città Czernowitz per continuare gli studi e successivamente diverrà anche docente di lingua e
letteratura tedesca, ma solo dopo poco tempo decide di viaggiare verso Bucarest dove, però, subirà anche
la persecuzione del regime comunista e si vedrà costretto a fuggire. Troverà ospitalità in Francia
pubblicando poi la raccolta “Mohn und Gedächtnis” (Papavero e memoria) e sposando nel 1952 la pittrice
Gisele de Lestrange dalla quale avrà due figli, ma il primo morirà prestissimo. In questi anni si avvicina al
Gruppo 47, avendo dei contatti con la poetessa Nelly Sachs, ma successivamente non essendo Celan un
intrattenitore, nelle letture pubbliche che il Gruppo organizzava la sua poesia non brillava e quindi non fu
più ben voluto. Nel 1953 subisce delle gravi accuse di plagio e nonostante riesca a scagionarsi, questa
vicenda aggraverà profondamente le sue condizioni psichiche già provate dagli avvenimenti del periodo
nazista. Negli stessi anni si dedica, anche al fine di mantenersi economicamente, alla traduzione e diverrà
lettore di lingua tedesca. Nel 1962 c’è il primo ricovero presso una clinica psichiatrica che lo porterà, tempo
dopo, a separarsi dalla famiglia e, infine, nella notte del 19 aprile del 1970 si toglie la via gettandosi nella
Senna; tra l’altro, tempo dopo si scoprì, proprio nel punto decantato da Apollinaire nella sua ballata “Il
Ponte Mirabeau”, ponte che fu per l’appunto da Celan tragicamente prescelto ricordando la poesia da lui
tradotta in tedesco. Gesto, forse, anticipatamente letto in dei versi che nacquero nella metà di dicembre
del 1965, “Und mit dem Buch aus Tarussa”, una poesia scritta nel segno della suicida Marina Cvetaeva:

Dei conci
di quel ponte da cui egli
andò a schiantarsi
contro la vita, reso alato
dalle ferite, – del
ponte Mirabeau.

Von der Brücken-


quader, von der
er ins Leben hinüber-
prallte, flügge
von Wunden, - vom
Pont Mirabeau.

O ancora, John Felstiner, critico letteraio, per esempio ha scoperto che Celan, nel dicembre del 1965,
durante un soggiorno in clinica, nella sua traduzione dei Racconti di Kafka ha scarabocchiato, “scrivendo
distrattamente”, questo appello disperato: «Komme Tod, komm heut!» («Vieni morte, vieni oggi!»); e che il
libro conteneva un ritaglio di Le Monde dell’8 gennaio 1966, resoconto della morte di una giovane paziente
di un manicomio.

Poiché le sue poesie sono solitamente molto difficili da interpretare e capire, a causa dell'influenza del
simbolismo e del surrealismo, la sua poetica è stata spesso criticata. (l’approccio strutturalista) in realtà il
linguaggio non va solo a rispecchiare l’autore ma l’intera epoca in cui vive, piena di eventi disastrosi e in
profonda crisi. Ciò che notiamo dalla poesia è una rivoluzione del linguaggio poetico con simboli,
associazioni di pensiero e metafore. I simbolisti, difatti, promuovono l’ideale di una poesia evocativa e
simbolica fondata sull’intuizione e sulla sensazione che, uniti, formano una rete di significati che collega il
mondo esterno alla realtà interiore. Celan accosta due termini Sand e Schnee, punti principali del testo:
Sand ci regala un immagine di terra desolata e potrebbe riferirsi, metaforicamente, alla patria
distrutta/perduta; Schnee invece usato in riferimento alla vita che continua nonostante gli impedimenti 
sotto la neve cresce la vegetazione.
Questa posizione ambivalente viene usata da Celan fino alla fine degli anni Cinquanta, successivamente la
metafora della sabbia perde la sua funzione, mentre la neve ricorrerà più regolarmente (passaggio tra
l’altro documentato in un’altra lirica “Schliere”).
(analisi del discorso) i versi finali:

Tiefinschnee,
lifimnee,
l-i-e.

sembrerebbero corrispondere all’ammutolirsi del poeta che non riesce a dir nulla, non c’è più un’arte né
poesia. Questa interpretazione sembra collegarsi alla concezione di un altro poeta del 900, Adorno il quale
sosteneva «Nach Ausschiwitz ein Gedicht zu schreiben, ist barbarisch», non si può più far poesia, arte dopo
le barbarie vissute. Ma Celan scrive, continua a farlo. Anzi, sarà lo stesso Celan, tra l’altro, a dichiarare che
«la Poesia nasce dalla costatazione di un evento, dall’irruzione della storia. [..] Qualcosa accade, e solo
questo rende necessaria la parola. La parola poetica cessa di essere memoria di un evento e si fa evento».
Questa poesia potrebbe essere la risposta ad Adorno. Il poeta scrive e tematizza l’”ammutolimento”
probabilmente perché, e qui riprendiamo sempre l’approccio psicologico, cerca di usare il suo talento/dono
poetico per guarire se stesso, per impedire che le ferite che lo avevano fatto soffrire per così tanto tempo si
aprissero ancora una volta.
Dalle informazioni raccolte sull’autore emerge che: le sue poesie hanno delle motivazioni autobiografiche e
possono essere viste come una sorta di diario. Di notevole importanza a tal riguardo è Todesfuge, la lirica
più celebre che tratta della persecuzione nazista degli ebrei; anche qui appunto non manca il riferimento
autobiografico poiché Sulamith (protagonista) potrebbe simboleggiare, secondo alcune interpretazioni, la
madre del poeta alla quale egli era particolarmente legato, morta proprio in un campo di concentramento.
Anche in questa lirica, Keine Sandkunst mehr, troviamo un riferimento autobiografico: “Dein Gesang – Was
weiβ er?” – dove Celan si rivolge proprio a se stesso; questo avviene poiché il poeta potrebbe sentirsi in
colpa in qualità di sopravvissuto all’olocausto, o ancora, perché, da quanto riportato e raccontato da un
altro poeta della Bucovina che stette con lui in un campo di lavoro, Moses Rosenkranz, Celan nascose una
lettera nella quale veniva arruolato nelle fila tedesche e proprio questo avvenimento, alla fine, causò la
morte della sua famiglia a causa della deportazione. Secondo una ordinanza dell’epoca infatti, si
perseguitavano anche coloro che rifiutavano l’arruolamento e se ne deportavano le famiglie.
L’autore era pieno di solitudine ed abbandono poiché, il mondo che sembrava conoscere cambiò da un
giorno all’altro. La tradizione così come i valori morali sono stati cancellati e soppiantati invece dall’avidità
di potere. Il popolo cercava di elaborare questo cambiamento in modi diversi e l’arte, la letteratura, la
poesia, venivano particolarmente apprezzate. Tuttavia, si pone il problema del linguaggio dal momento che,
da un lato non si trova quello ‘adeguato’ per esprimersi e capire la realtà (ci troviamo nella Jahrhundert
Wende= passaggio tra 800 e 900), dall’altro divenne invece chiaro che la lingua veniva abusata per scopi
propagandistici e dunque si ebbe timore di far sentire ancora la propria voce e di raccontare ciò che
accadde. Paul Celan, che visse tutto in prima persona, contrastando per l’appunto la visione di Adorno, non
volle rimanere in silenzio e scrisse in un nuovo linguaggio poetico che creerà non poche perplessità sulla
struttura: tante cesure, ritmo assente, c’è una stasi quasi completa; la questione lessicale è relativa ad una
caratteristica del tedesco ovvero quella della realizzazione dei termini composti Sandkunst-Sandbuch che
creano straniamento ma servono per colpire l’immaginazione del lettore. Proprio per questi motivi sarà
anche di difficile interpretazione. Celan, in questo modo, elabora forse le sue perdite e le sue paure di
fronte al pubblico scrivendo una poesia fatta si di parole, ma soprattutto di concretezza fisica e storica.

SITOGRAFIA

 https://www.academia.edu/7311243/Post_Holocaust_Poetry_and_the_In_efficacy_of_Language?
auto=download
 https://www.andreatemporelli.com/2016/06/15/paul-celan/
 https://antinomie.it/index.php/2020/04/19/illuminazioni-profane-controparola-di-paul-celan-
1920-1970-2020/
 https://www.ksta.de/kultur/kronzeuge-des-holocaust-warum-die-lyrik-von-paul-celan-heute-noch-
so-wichtig-ist-36577732
 Paul Celan : la poesia come frontiera filosofica a cura di Massimo Baldi, Fabrizio Desideri. Firenze
University Press, 2008
 https://rebstein.files.wordpress.com/2019/08/memoranda-i-paul-celan.pdf
 https://www.wikoberlin.de/fileadmin/Jahrbuchberichte/
1985/1985_86_Bevilacqua_Giuseppe_Jahrbuchbericht.pdf

Potrebbero piacerti anche