Sei sulla pagina 1di 6

LEZIONE 7

Al ritorno dal servizio militare Saba sposa Lina e si trasferisce a Montebello, una collina alla periferia di
Trieste. Nel 1910 nasce la figlia Linuccia e del 1910 è il primo volume pubblicato di Poesie. In questo
contesto Saba compone le liriche di Casa e Campagna, tra il 1909 e il 1910. Poesie che confluirono insieme
ad altre rime nel primo volume pubblicato da parte di Saba intitolato poesie. Quindi nel 7/8 aveva scritto
versi militari, nel 9-10 scrive Poesie di Casa e campagna e queste poesie di casa e campagna con altre liriche
precedenti confluiscono nel volume Poesie, che è la prima pubblicazione di Saba stesso, alla fine del 1910,
in realtà poi il volume è datato 1911. Sul frontespizio di questo volume che è il primo da lui pubblicato
compare per la prima volta lo pseudonimo Umberto Saba. In realtà la spiegazione di questo pseudonimo
non c’è in modo sicuro, nel senso che la critica ha presentato varie ipotesi sull’assunzione di questo
particolare pseudonimo, ognuna delle quali può avere una sua ragione ma sostanzialmente non c’è la
certezza di quale sia quella giusta. Potrebbe essere un richiamo al bisnonno perché Saba in alcuni dialetti
ebraici significa bisnonno, oppure potrebbe essere una semplificazione del cognome della nutrice che si
chiamava Shobar, oppure sarebbe uno pseudonimo usato in precedenza da un altro poeta che poi lo
avrebbe ceduto a Saba stesso, Giorgio Fano sarebbe stato quello che prima avrebbe usato questo
pseudonimo. Altra ipotesi è che Saba fosse il nomignolino che la stessa balia attribuiva allo stesso Umberto.
È interessante che molte di queste ipotesi, soprattutto quelle che richiamano l’ambito infantile, si
riferiscano al contesto dell’infanzia stesso che come vedremo rappresenta per Saba un punto di riferimento
nella sua esperienza letteraria e poetica in particolare perché ci sarà sempre un tentativo di recupero del
passato infantile. Nel 1911 entra in crisi il matrimonio con Lina anche se dopo poco essersi separati, i due
ritornano assieme definitivamente, però quel periodo di crisi rappresenta un momento sottolineato e
presente soprattutto nelle poesie di quegli anni, nella raccolta Coi miei occhi che uscì nel 1912 per le
edizioni della rivista La Voce. Il poeta era in contatto con la Voce anche se era una collaborazione
superficiale, nel senso che non aderiva in maniera consistente al percorso vociano, semplicemente
collaborava con la rivista e c’era un rapporto di collaborazione editoriale. Questa raccolta confluì nel
Canzoniere col titolo “Trieste e una donna”. Poi il Canzoniere rappresenterà un punto di raccolta di tutte le
sue raccolte di poesie costituendo il grande libro della vita di Saba stesso attraverso i diversi momenti delle
sue raccolte poetiche. Quindi le stesse raccolte poetiche diventeranno dei capitoli di questo libro della vita
di Saba. Tra il 1913 e il 1915 il poeta visse a Bologna finchè allo scoppio della guerra fu richiamato sotto le
armi anche se assegnato a compiti di retroguardia. Finita la guerra tornò a Trieste e acquistò una piccola
libreria antiquaria grazie all’eredità della Zia Regina. Questo negozio per lui rappresenterà un momento di
stabilità, di tranquillità economica. Nel 1921 esce la prima edizione del canzoniere. Nel 1921 Saba decide di
cominciare a costruire questo grande libro della sua vita e rappresentando proprio la composizione
attraverso le diverse raccolte di poesia del suo percorso biografico, è inevitabile che nel 1921 questo
Canzoniere sia ancora in una fase iniziale. Infatti la pubblicazione di altre raccolte di poesia contribuità alla
crescita del canzoniere stesso che con l’idea di essere un testo ad accompagnamento della propria
esperienza biografica e letteraria non potrà che crescere progressivamente. Ci saranno 3 grandi edizioni del
Canzoniere. Nel 21 esce questa prima edizione, questo primo momento del grande libro unico di Saba.
Canzoniere che non ebbe un vero e proprio successo ma attirò l’attenzione da parte di alcuni critici
soprattutto di Giacomo di Benedetti, grande critico che condivideva con Saba la nascita ebraica e l’interesse
per le pratiche e le teorie psicanalitiche. Questo avrà un peso significativo sia nella dimensione biografica di
S. stesso sia nell’attività poetica che si proietterà sul Canzoniere stesso. la rivista di De Benedetti Il primo
Tempo dedicò un numero monografico a Saba mettendo in evidenza la sua operazione letteraria quindi
dando un primo riscontro positivo nei confronti del Canzoniere di Saba stesso e sulla scia di questo
interesse da parte di De Benedetti, un’ ulteriore conferma fu quella che gli diede la rivista Solaria che nel
1928 dedicò un numero unico a Saba.

La rivista di Debenedetti il primo tempo dedicò un numero monografico all’autore mettendo in evidenza
la sua operazione letteraria dando un primo risconto positivo nei confronti del Canzoniere. Sulla scia di
quest’interesse di Debenedetti un’ulteriore conferma viene dalla rivista Solaria che proprio nel 1928
dedicò un numero unico a Saba. 1928 è una data importante anche perché proprio quando cominciano ad
arrivare le prime conferme positive da parte della critica, ecco che arrivano anche i problemi dal punto di
vista di salute, si aggravano in questi fine anni venti i problemi di nevrosi e di crisi depressive tanto da
convincere S. a rivolgersi a uno psicanalista e cioè a Edoardo Valis. Psicanalista freudiano e traduttore
stesso di Freud e cognato di Italo Svevo. Dal punto di vista terapeutico S. nel suo rapporto di medico con
Edoardo Vais non ebbe particolari successo, anche in questo caso la terapia psicanalitica per l’autore
Umberto Saba non ha un grande benificio ma rappresenta comunque un incontro importante per la sua
attività letteraria, perché grazie all’incontro con le teorie della psicanalisi riuscì a confermare che molti degli
aspetti della teoria freudiana erano degli aspetti molto interessanti per lui e poi si riveleranno fondamentali
anche per la sua poetica stessa. A lui interessava la psicanalisi come uno strumento fondamentale non
tanto di tipo medico, quanto di comprensione dell’animo umano, quindi doprattutto per la componente
che nel pensiero freudiano riferiva comportamenti e situazioni mentali dell’età adulta, all’età infantile.
Quindi soprattutto per la grande importanza che nella dimensione freudiana aveva la dimensione infantile,
in proiezione dell’età adulta, anche per Saba la comprensione di sé adulto passa attraverso il recupero del
sé infantile. Nella seconda metà degli anni 30 in Italia si inasprisce il totalitarismo fascista, con le leggi
razziali del 38, le cose si fanno difficili per Saba stesso che ha origine ebraica. Saba è costretto a lasciare
Trieste e a peregrinare in clandestinità tra Parigi, Roma, Firenze e Milano. Il periodo più drammatico è
quello dal 43 al 45 quando però alcuni intellettuali fiorentini antifascisti riuscirono a nascondere Saba a
Firenze spostandolo da un domicilio a l’altro, fra questi anche lo stesso Montale. La situazione difficile di
Saba in questo periodo particolare è documentata nella raccolta poetica 1944 (questo è il titolo).
Nonostante questa situazione particolarmente complessa, tutti i problemi non impedirono a S. di preparare
la seconda edizione del Canzoniere, la seconda uscì nel 1945, quasi a documentare la ritrovata libertà anche
personale per Saba stesso. nel 1946 si trasferisce a Milano e scrive anche alcuni brevi testi in prosa, quindi li
raccoglie in un Volume dal titolo Scorciatoie e Raccontini (sono alcuni brevi testi tra autobiografia e
impegno politico, si tratta della produzione più vicina alla dimensione civile). Interessante è che la forma
che viene scelta per questo particolare intento è l’aforisma, quindi anche se si tratta di una dimensione più
vicina alla narrativa, comunque c’è la scelta di uno strumento narrativo molto più simile per impatto e
struttura a un’impostazione poetica. In questo periodo è maggiore l’interesse da parte di S. anche per la
produzione in prosa e a sottolineare questo aspetto è una particolare pubblicazione del 1948, pubblicazione
importante sia come esperienza dal punto di vista letterario-narrativo di Saba ma importante anche dal
punto di vista critico perché fornisce alcuni elementi utili per comprendere l’esperienza letteraria
complessiva di S. stesso è un saggio dedicato alla propria poesia però sotto pseudonimo. Lui sotto il nome
di un critico immaginario Giuseppe Carimandrei, scrive un saggio sulla propria poesia che si intitola Storia
e Cronistoria Del Canzoniere nel 1948. Si finge un critico esterno e rilegge le fasi della propria opera in
versi spiegando anche in molti punti, allusioni e origine dei testi. Quindi è uno sguardo dietro le quinte,
d’autore, anche se sotto pseudonimo, un po’ come se avessimo una prospettiva privilegiata di
interpretazione della poesia di S. stesso. è una sorta di saggio di poetica in forma di racconto
autobiografico. Nel 1951 S. è di nuovo a Trieste anche se il suo stato di salute peggiora e quindi comincia
un periodo di ricoveri in clinica, in case di cura. In questo periodo dedica ulteriore attenzione alla propria
vena narrativa ed è di questi anni il romanzo incompiuto Ernesto che è scritto nel 1953 anche se poi verrà
pubblicato postumo nel 1975. Ed è di questi anni anche la raccolta di prose Ricordi e Racconti. A Trieste
Saba trascorre gli ultimi anni della sua vita e sempre di più si riacutizzano gli effetti della sua malattia
nervosa in questi anni. In questo momento arrivano le attestazioni dal punto di vista di critica, i
riconoscimenti ufficiali nei confronti di S. stesso. negli anni 50 arrivano i riconoscimenti ufficiali, quindi
quelli che sanciscono la sua grandezza poetica. Nel 1951 riceve il premio dell’Accademia Nazionale dei
Lincei e nel 1953 riceve la Laurea honoris causa all’università di Roma. Negli ultimi momenti fu ricoverato in
clinica a Gorizia. Nel 1956 lo raggiunge la notizia del decesso della moglie e nell’estate del 57 morì anche
lui, forse per una dose troppo forte di sonnifero. Il Canzoniere rappresenta un tentativo di recuperare, di
dare il senso della propria vita dal punto di vista poetica. L’idea è quella di rappresentare un vero e proprio
volume unitario per riorganizzare in un ciclo unico tutto l’arco della sua produzione poetica in parallelo con
la sua vita stessa. La prima volta che S. usa il termine Canzoniere è in una lettera del 1913 proprio per
riferirsi al complesso della propria poesia, quindi comincia già a nascere in lui l’esigenza di progettare un
libro in cui presentare la sua poesia in modo esteso, in senso complessivo riorganizzando in un ciclo unico
tutte le sue esperienze puntuali delle raccolte singole. Il canzoniere è formato dalla successione delle
raccolte dei diversi libri di Poesie pubblicate da S. nel corso degli anni. Questo ci permette di fare una
semplice osservazione: in un’operazione del genere che punta al libro unico per segnare l’evoluzione della
sua poesia in concomitanza col suo percorso biografico, convivono sia i singoli volumi di poesie (quindi le
singole raccolte che ritornano mantenendo una propria dimensione autonoma), sia costituiscono i singoli
libri parte integrante, attiva, in un’archittettura complessiva dell’opera letteraria del poeta e il Canzoniere
segue il filo cronologico delle stagioni della vita del poeta. Questo aspetto della progressione cronologica,
quindi di un libro che segua la vita dall0adolescenza fino alla vecchiaia ci aiuta anche per trovare il referente
primo di questa operazione letteraria che è un unicum nella poesia del 900 e che deve trovare
un’ascendente non tanto nel canzoniere petrarchesco, quanto un altro canzoniere: il Canzoniere di Harik
Hainrè (??). Harik Hanirè è un poeta ebreo tedesco dell’800 che nel 1827 aveva pubblicato questo
Canzoniere che S. aveva letto nel 1912 e che presentava proprio questa soluzione di tipo strutturale, cioè
una serie di liriche autobiografiche organizzate secondo le età dell’uomo, quindi dalla giovinezza alla
vecchiaia. La prima edizione del Canzoniera viene pubblicata nel 1921, anche se già nel 1919 S. aveva
allestito questa prima edizione, anche se rimaneva solo a livello di manoscritto. Pubblicazione avvenuta con
una certa difficoltà perché comunque non trovava editori disponibili e di fatto sostenne personalmente le
spese di stampa. Dopo la prima edizione l’edizione del 1921 non poteva rimanere l’edizione complessiva
perché copriva solo una parte del proprio percorso. Saba continua a scrivere e pubblicare volumi di poesie,
volumi che confluirono nella seconda edizione del Canzoniere pubblicata nel 1941, questa volte si avvalse
della pubblicazione presso Enaudi. La seconda edizione del Canzoniere è del 1945. L’edizione del 45 fu un
po’ ritoccata nel 1948 in modo da acquisire una sua stabilità maggiore. La terza edizione, quella definitiva,
fu quella che comparve solo con la ristampa postuma del 1961. Questa è la realizzazione definitiva, cioè
quella che risulta più vicina alle effettive volontà dell’autore ed è una composizione divisa in tre volumi, tre
volumi disposti secondo un criterio temporale. Il canzoniere assume questa forma di grande libro diviso in 3
volumi e all’interno di ogni volume le diverse raccolte poetiche costituiscono dei capitoli del volume stesso,
in linea di massima quindi: Canzoniere 3 volumi: primo volume comprende le raccolte tra 1900-1920;
secondo volume comprende le raccolte tra 1921-1932; 3 volume comprende soprattutto le raccolte tra il
1933 e il 1954. Il titolo del volume riporta gli estremi delle composizioni a livello cronologico, non solo ma
anche i singoli capitoli che hanno la loro estensione cronologica. L’indicazione cronologica è parte
integrante della struttura del canzoniere stesso, questo a sottolineare anche la grande attenzione che viene
posta all’operazione stessa come operazione progressiva collocata in un periodo, in fasi precise e
perfettamente riconducibili alla dimensione biografica del poeta stesso. il Canzoniere rappresenta un
unicum nella storia della poesia italiana del 900 infatti nessun altro poeta pensò di considerare l’insieme
della propria produzione poetica come qualcosa di unitario. Questa idea della organicità del volume che
nasce fin dalla prima raccolta in cui l’elemento organico della raccolta come dipendente da un tema o da
un’occasione specifica era evidente nella singola raccolta, questa si proietta anche sull’intera produzione
che riunisca diversi capitoli della sua esperienza. Ma questa non è il solo motivo di originalità del canzoniere
di Saba. Saba si propone nella sua attività poetica come una appresentante di una linea poetica parallela e
alternativa a quello che stava succedendo tra 800 e 900. Abbiamo individuato alcune linee portanti, una di
queste che è sempre stata presente era quella della poesia simbolista. Tuttavia Saba sembra impermeabile
alle spinte, alle influenze che caratterizzano i diversi movimenti poetici di inizio 900 e a cavallo tra 800 e
900. È indipendente dal dibattito culturale che prevale nel mondo a lui contemporaneo. In sostanza anche i
grandi poeti simbolisti non hanno un diretto influsso su Saba stesso: non c’è un rifiuto, ma non c’è proprio
influenza neanche per opporsi a certe soluzioni della poesia simbolista. Saba si riferisce soprattutto a
elementi della tradizione poetica precedente, quindi si muove in quei territori dell’800 che avevamo visto
superare nelle esperienze che tra 800 e 900 abbiamo individuato nei nostri incontri precedenti.
Sostanzialmente è quella che viene intesa come linea sabiana, cioè quella linea poetica caratterizzata da
strumenti, soluzioni precedenti a quelle di inizio 900, ma interpretate con una sensibilità tutta
novecentesca, cioè tutti gli aspetti della dimensione interiore che troviamo nella poesia sabiana sono
aspetti ascrivibili pienamente al 900 ma costruiti in un contesto strutturale e tecnico che non risente delle
influenze dell’inizio del 900, quindi una linea sabiana anti-novecentista proprio perché immune agli
stilemi tipici del nuovo secolo, ma pienamente novecentesca per temi, sfumature e inclinazioni della
dimensione interiore. Lo schema freudiano inteso come strumento per recuperare la dimensione infantile,
quindi la novità ma anche la linea originale della poesia di saba che attraverso strumenti poetici
appartenenti alla tradizione esprime la propria esperienza poetica stessa. Ed ecco che quindi arriviamo a
fare qualche considerazione sui modelli di Saba e una fonte stilistica che possiamo citare sono i libretti
d’opera italiani del periodo di Giuseppe Verdi. Questi sono dei riferimenti che danno a S. numerosi spunti
soprattutto dal punto di vista ritmico, lessicale. Infatti l’aspetto musicale, della gestione artificiosa di alcuni
suoi passaggi è dovuta all’influenza di una struttura che è più vicina a quella del melodramma. Quindi un
elemento di influenza di fonte che rappresenta qualcosa di particolare. Questo aspetto è importante perché
S. sulla base di questi riferimenti riesce a ottenere degli effetti particolari propri della dimensione lirica,
melodrammatica soprattutto nei dialoghi scenici fra diversi voci. Sopratttutto nell’ultimo libro ci sarà un
capitolo orientato alla sperimentazione musicale della gestione poetica. Un altro modello forse un po’ più
comprensibile e meno particolare sono i Canti di Leopardi, anche qui abbiamo un riferimento che torna
indietro rispetto alle tendenze del tempo. Però il recupero, l’attenzione che viene data ai Canti di Leopardi
non è solo in relazione ad aspetti tecnici/ metrici anche per certe forme arcaiche, l’interesse nei confronti
dei canti di Leopardi è anche per questioni di tipo tematico. Quindi molti degli aspetti che ritroviamo
ricorrenti in Leopardi sono rinvenibili anche nella poesia di Saba come per esempio il binomio Amore e
Morte e ancora più significativo il tema dell’Invecchiamento, del tempo che passa. La poesia che apre il
canzoniere che si intitola Ammonizione (vedi testo) è un omaggio a Leopardi che da lui riprende il monito
del Sabato del Villaggio che non è rivolto a un garzoncello ma a un baldo giovane che sarà destinato a
spegnersi nella tristezza della vecchiaia. L’importanza di questo testo è soprattutto per sottolineare il tema
presenta come per altro la posizione stessa: tema leopardiano derivato da un riferente diretto in apertura
di Canzoniere. Il tema è evidente e il richiamo anche. Tema che racchiude in un’immagine unica tutto il
percorso della vita del giovane prefigurando già la vecchiaia. Questo aspetto è molto presente nel
Canzoniere di Saba. Molto presente è l’elemento del giovane vecchio che rappresenta un topos
fondamentale ripreso attraverso i secoli con numerose sfumature e variazioni. Molto importante è proprio
il rapporto che S. instaura tra la dimensione adulta e il recupero della dimensione dell’infanzia. Anche nella
poetica di Pascoli abbiamo un riferimento diretto a una dimensione infantile, cioè la necessità di ascoltare
la voce del fanciullino, quindi la necessità di assumere per il poeta una disposizione infantile, cioè
trasformarsi o rispostarsi nella disposizione del fanciullino. In quel caso la poesia rappresenta per P. il dare
un nuovo ascolto a una voce che costituisce il punto fondamentale della disposizione del poeta, cioè il
fanciullo visto come una disposizione del poeta adulto. In S. non c’è questo spostamento ma c’è proprio la
volontà di recuperare il passato infantile perché nelle sue esperienze si trovano gli elementi che sono in
grado di spiegare la situazione del presente. Attraverso gli elementi dell’infanzia il poeta analizza se stesso,
il recupero del passato infantile è fondamentale per Saba perché rappresenta quello strumento, anche
terapeutico, per poter spiegare la condizione dell’io adulto. L’infanzia è un serbatoio fondamentale per la
scrittura del poeta. Quando Saba dice che è necessario conservare la prorpia infanzia per il poeta, con
questo intende suggerire la necessità del recupero del passato, di quel tempo originario che va aldilà della
dimensione razionale. Capiamo quanto sia attrattivo per Saba il pensiero freudiano che colloca la
spiegazione delle cose adulte nell’infanzia. È interessante perché in Freud Saba vede proprio questo:
l’interesse per la teoria psicanalitica da parte di Saba è soprattutto quella particolare considerazione del
sistema di rapporti familiari infantili che per F. rappresentava proprio l’eleemento determinante del
comportamento della coscienza nell’adulto. Quindi alla luce del suo interesse nei confronti del recupero del
proprio passato infantile per spiegare il presente capiamo quanto il pensiero freudiano possa essere di
interesse per S. stesso. anche nell’idea stessa del canzoniere che sottolinea il percorso evolutivo della
bniografia e dell’esperienza complessiva di S. l’intento è quella di ricostruire una sorta di storia di un io che
trova le sue radici nell’io bambino. È interessante il fatto che il tentativo di ricostruzione dell’io che si
manifesta soprattutto in una parte specifica (quella dedicata al recupero dell’io infantile) non sia iniziale,
ma sia successivo alla parte adulta. Quindi l’io poetico forte della propria crescita, dopo la parte dedicata
alla dimensione adulta, parte al recupero della propria dimensione infantile. Solo nel volume secondo l’io
lirico può affrontare i motivi traumatici legati al tempo della propria infanzia. Non è una ricostruzione
autobiografica che punta alla raccolta di dati con fine autobiografico. Non è un recupero di dati, è
un’esperienza quasi terapeutica di recupero di situazioni che si cerca di risolvere. In questo senso
rappresenta quel tentativo di guarigione che è parallelo al tentativo condotto di guarire dalla propria
situazione complicata a livello nevrotico. Il fatto significativo è che mentre nel Canzoniere l’io lirico riesce a
recuperare i traumi del passato e a ricomporli, dal punto di vista biografico l’autore non riuscirà in questo.
Quindi anche in questo caso ci troviamo di fronte a un’esperienza psicoanalitica proiettata in un contesto
letterario la psicanalisi dell’io poetico è una psicanalisi fittizia perché quella reale di S. nella vita propria
non aveva dato alcun risultato. Considerazione dal punto di vista formale e lingusitico: l’interesse da parte
di S. punta molto all’aspetto infantile, alla dimensione personale quindi anche all’individuazione dei luoghi
interiori delle proprie esperienze. Questa proiezione verso una dimensione che è personale viene
accompagnata da un impiego del linguaggio che è comune, colloquiale, a tratti anche confidenziale. Quindi
nelle scelte lingusitiche di Saba convivono questi 2 aspetti: l’aspetto della ricerca formale (attenzione al
linguaggio e costruzione formale con ricerca di vocaboli appartenenti alla tradizione aulica con una
costruzione artificiosa dei periodi) ma allo stesso modo l’inclusione nelle scelte lessicali di elementi di una
lingua domestica. Combinazione tra elementi della quotidinaità e linguaggio ricercato è una combinazione
costante e molto frequente nelle scelte lingusitiche di S. stesso. è una combinazione che abbiamo visto
anche nell’esperienza dei crepuscolari. Il crepuscolare però tendeva a fare il verso alla tradizione alta dando
gran forma alle cose quotidiane. In questo caso c’è una nobilitazione anche dello stesso del linguaggio
comune, intento di connettere elementi del quotidiano con una ricerca formale che appartiene a una
dimensione oggettivamente propria di Saba. Questo aspetto però da al canzoniere una forma unitaria nel
senso che questo elemento della ricerca del lessico quotidiano è un aspetto costante nella ricerca
lingusitica di Saba stesso ed è un elemento strutturale che anche nei salti di stile, questo elemento è un
elemento costante che rappresenta un filo comune a tutta la dimensione del Canzoniere. Ricerca anche a
livello formale: il termine aulico, la costruzione della frase complicata. Accanto alla ricerca formale,
all’attenzione della ricerca linguistica che è costante. A questo elemento costante corrisponde una serie di
variazioni di ritmo, di struttura e di soluzioni di tipo metrico. Dal punto di vista metrico l’attenzione di Saba
è rivolta ai modelli poetici della lirica ottocentesca, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti metrico-
ritmici. L’adozione delle strutture metriche delle forme poetiche da parte di S. sarà un’adozione classica.
L’attenzione a livello formale è in linea con le strutture metriche codificate. Abbiamo sonetti, canzoni, strofe
di madrigali. Anche un’attenzione precisa nei confronti della tradizione per quanto riguarda le soluzioni
metriche. Questa scelta di forme consolidate dalla tradizione ce la spiega S. nel saggio Storia e Cronistoria
del Canzoniere nelle forme metriche tradizionali lui cerca quella stabilità di base per poter partire poi alla
ricerca del proprio io lirico.

Il primo volume del Canzoniere si apre con 16 poesie dell’adolescenza e giovanili. Sono le poesie del 1900-
1907 che sono scelte da Saba tra i propri inediti. Queste non sono un volume nato per conto suo, sono una
prima sezione di poesie scelte da S. tra i propri inediti. Addirittura nell’edizione del 21 queste erano 44. In
queste poesie l’intento è soprattutto quello di seguire il gusto della favoletta con alcuni piccoli quadri e
alcuni brevi insegnamenti di tipo generale. Il primo vero capitolo dell’opera è rappresentato proprio dai
versi militari che sono 27 sonetti composti nel 1908 che segnano un po’ l’esperienza del servizio militare e
che rappresentano un volume unitario, idea dell’organicità.

Potrebbero piacerti anche