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Primo Levi

Nasce a Torino il 31 luglio 1919 dai genitori Cesare Levi e da sua moglie Ester Luzzati, entrambi di origine
ebraica, come i suoi nonni (descrizioni delle abitudini, del modo di parlare e dello stile di vita descritte nel
primo capitolo del sistema periodico pubblicato nel 1975). Nel 1921 nasce sua sorella Anna Maria (soggetto
molto importante per tutta la vita dello scrittore) e 4 anni dopo inizia a frequentare le scuole elementari per
5 anni e a seguito di questi dovrá anche ricevere lezioni private per un anno a causa della sua saluta
instabile (cagionevole) Nel 1934, quindi a 15 anni, si iscrive al Ginnasio D’Azeglio a Torino, luogo che ospita
molti insegnanti contrari al fascismo. Nel corso degli studi non eccellerá per le valutazioni, avrá per qualche
mese come professore di italiano Cesare Pavese (poeta e scrittore italiano) ma conoscerá persone che lo
accompagneranno per il resto della vita. Durante questo periodo passerá inoltre molte vacanze in localitá
montane come Bardonecchia e Cogne, che lo faranno affezionare appunto alla montagna. Durante il
periodo della sua adolescenza ed infanzia, si affeziona (grazie anche alla passione del padre, che era
laureato in ingegneria civile) se cosí si puó dire alla chimica e alla biologia, materie che lo accompagneranno
anche all’universitá, alla facoltá di Scienze dell’universitá di Torino. Prima di accedere ai corsi universitari
verrá rimandato alla licenza liceale a ottobre in italiano.

Propongo anche un frammento tratto da Dialogo di Tullio Regge e Primo Levi del 1984, a testimonianza sia
della passione per le scienze di Primo Levi che della non passione per le altre materie.

“Ricordo ancora la prima lezione di chimica del professor Ponzio, in cui avevo notizie chiare, precise,
controllabili, senza parole inutili, espresse in un linguaggio che mi piaceva straordinariamente, anche dal
punto di vista letterario: un linguaggio definito, essenziale.”

Nel 1938, dopo l’emanazione delle leggi razziali da parte del governo fascista, Levi puó continuare
comunque a frequentare l’universitá, in quanto giá iscritto e perché per gli ebrei viene inserito solamente,
per modo di dire, il divieto di frequentare le scuole pubbliche. Durante questo periodo si unisce anche a
circoli antifascisti. Dopo tre anni nel 1941 si laurea con pieni voti e la lode, il diploma peró ha una menzione
“di razza ebraica”

Sempre dal dialogo un altro frammento riguardante la sua opinione…

«Ho avuto la laurea con lode e sono convinto che questa lode mi sia stata data per un 40 per cento per
merito mio e per il resto perché i professori, quasi tutti vagamente antifascisti, avevano trovato quel modo
per esprimere il loro dissenso. Dal mio osservatorio era molto facile capire se un professore era un barone,
come si dice adesso, o uno scienziato. Salvo un caso, erano tutti onest'uomini…

Levi poi continua parlando del suo rapporto con i compagni, che non lo avevano minimamente additato
come ebreo o evitato in quanto tale.

A seguito della laurea Levi cerca un lavoro, in quanto il padre morente non riuscirá piú a sostenere la
famiglia e lo trova in una cava d’amianto a Lanzo (in provincia di Torino) e in un laboratorio chimico, dove
ha come compito isolare il Nichel che si trova nei materiali da discarica.

Nel 1942 trova lavoro a Milano presso la fabbrica di medicinali Walder, dove ha come incarico studiare
nuovi farmaci per contrastare il diabete. Nel novembre dello stesso anno Levi entra a far parte del Partito
d’azione clandestino.

Successivamente nel 1943 si unisce al ad un gruppo partigiano in Val’ d’Aosta, assieme al quale verrá
arrestato il 13 dicembre e trasferito nel campo di Carpí-Fóssoli
Nel 44 dal campo che é passato sotto al controllo tedesco, parte il convoglio che porterá Primo Levi ad
Auschwitz.

La sua esperienza, di cui non vorrei trattare adesso, viene descritta in Se questo è un uomo, mentre quella
del suo ritorno nel 45 in madrepatria viene raccontata ne La tregua.

Tra il 46 e il 47 tornato in Italia, lavora in una fabbrica di vernici Duco-Montecatini nei dintorni di Torino, è
proprio in questo periodo che scrive Se questo è un uomo.

Nel 47 si fidanza con la sua futura moglie Lucia Morpurgo che sposerá a settembre dello stesso anno e in
seguito viene pubblicato il suo primo libro, parliamo sempre di se questo è un uomo, dalla casa De silva,
all’interno della collana Biblioteca Leone Ginzburg.

Un anno pieno di eventi si conclude con il suo autolicenziamento dalla fabbrica di vernici Duco e con il suo
nuovo lavoro alla Siva, piccola fabbrica di vernici sempre nei dintorni di Torino, dove dopo pochi anni
diventerá direttore generale.

Negli anni a seguire molti eventi importanti avvengono nella vita di Levi. Nel 48 nasce la figlia Lisa Loranza,
tra il 52 e il 57 lavora per Einaudi, revisionando, traducendo e commentando testi scientifichi, nel 55
proprio con Einaudi firmerá un contratto per la pubblicazione di Se questo è un uomo, che peró avverrá
solo nel 58. Nel 57 nasce il figlio Renzo ed inizia la stesura de La tregua e di alcuni racconti che finiranno
nella raccolta Storie naturali, i quali verranno commentati da un certo Italo Calvino, che li apprezzerá molto.

In contemporanea Se questo è un uomo esce dall’Italia per essere pubblicato anche negli Stati Uniti, in
Inghilterra e in Germania.

Nel 62 la radio canadese trasporrá una riduzione il capolavoro di Levi, che lo apprezzerá molto,
commentandolo con parole molto gentili:

«Gli autori del copione, lontani nel tempo e nello spazio, ed estranei alla mia esperienza, avevano tratto dal
libro tutto quello che io vi avevo rinchiuso, ed anche qualcosa di piú: una "meditazione" parlata, di alto
livello tecnico e drammatico ed insieme puntigliosamente fedele alla realtà quale era stata».

Levi proporrá con successo di fare la stessa cosa anche alla rai nello stesso anno.

Nel 63 viene pubblicata da Einaudi La tregua, con il quale vince il premio Campiello di Venezia e incomincia
a pensare di scrivere un romanzo proprio sulla condizione del chimico, che non è statico come sembra, ma
è un lavoro avventuroso, di scoperta, nel quale si svolgono molte ricerche.

Nel 65 torna ad Auschwitz per una commemorazione e la commenta cosí:

«Il ritorno fu meno drammatico di quanto possa sembrare. Troppo frastuono, poco raccoglimento, tutto
rimesso bene in ordine, facciate pulite, tanti discorsi ufficiali» 

Negli anni a seguire pubblicherá raccolte di racconti tra cui Storie naturali nel 66, nel 71 Vizio di forma, nel
75 Il sistema periodico, nel 78 La chiave a stella, con il quale vincerá il premio Strega, nell’81 la ricerca delle
radici e nell’82 Se non ora, quando? Con il quale vince il Premio Viareggio e il Campiello.

Sempre in quell’anno avviene la sua seconda visita ad Auschwitz che commenta in questo modo:

«Eravamo in pochi, l'emozione questa volta è stata profonda. Ho visto per la prima volta il monumento di
Birkenau, che era uno dei trentanove campi di Auschwitz, quello delle camere a gas. È stata conservata la
ferrovia. Un binario arrugginito entra nel campo e termina sull'orlo di una sorta di vuoto. Davanti c'è un
treno simbolico, fatto di blocchi di granito. Ogni blocco ha il nome di una nazione. Il monumento è questo: il
binario e i blocchi.
Ritrovavo sensazioni. Per esempio, l'odore del luogo. Un odore innocuo. Credo sia quello del carbone»
Negli anni seguenti si dedica a diverse traduzioni, anche di autori conosciuti come Kafka (o Claude Lévi
Strauss).

Le sue pubblicazioni continuano nell’85 con l’altrui mestiere, nell’86 con I Sommersi e i salvati e con
Racconti e saggi (un volume di racconti raccolti da La stampa.

Nell’87 l’11 aprile muore sulle scalinate interne di casa, alcuni pensano che sia morto suicida, altri indicano
la sua morte come accidentale, dovuta alle vertigini di cui Levi soffriva.

Lettura della prefazione e della poesia di se questo è un uomo e indicare di riflettere.

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