Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Agli inizi degli anni Trenta, quando Gerardo Diego, in procinto di pubblicare la sua
nota Antología, chiese agli autori rappresentati nel volume di fornire un’autopoetica, la
risposta di Cernuda rimbombò come un grido dissonante nel coro unanime di voci che
decantavano l’essenza misteriosa e ineffabile della poesia:
No valía la pena de ir poco a poco olvidando la realidad para que ahora fuese a recordarla, y
ante qué gentes. La detesto como detesto todo lo que a ella pertenece: mis amigos, mi
familia, mi país.
No sé nada, no quiero nada, no espero nada. Y si aún pudiera esperar algo, sólo sería morir
allí donde no hubiese penetrado aún esta grotesca civilización que envanece a los hombres1.
Un mozo solo, sin ninguno de los apoyos que, gracias a la fortuna y a las relaciones,
dispensa la sociedad a tantos, no podía menos de sentir hostilidad hacia esa sociedad en
medio de la cual vivía como extraño. Otro motivo de desacuerdo, aún más hondo, existía en
mí; pero ahí prefiero no entrar ahora3.
1
Gerardo Diego, Poesía española. Antología 1915-1931 (Madrid 1932), Madrid, Visor, 2002, p. 423.
2
Luis Cernuda, Obras completas, Prosa I, ed. de Derek Harris y Luis Maristany, Madrid, Siruela, 1994, t.
II, pp. 625-661.
3
Ivi, p. 632.
4
Tutte le citazioni dei testi poetici sono tratte da Luis Cernuda, Poesía completa, ed. Derek Harris e Luis
Maristany, Madrid, Siruela, 19993. Utilizzerò le seguenti sigle e abbreviazioni: RD = La Realidad y el
Deseo (seguito dall’anno di edizione); PA = Perfil del aire (1924-1927); PP = Primeras Poesías
(rielaborazione di PA); EEO = Égloga, Elegía, Oda (1927-1928); Río = Un río, un amor (1929);
Placeres = Los placeres prohibidos (1931); Olvido = Donde habite el olvido (1932-1933); Nubes = Las
nubes (1937-1940); Alba = Como quien espera el alba (1941-1944); Vivir = Vivir sin estar viviendo
(1944-1949); Horas = Con las horas contadas (1950-1956); Quimera = Desolación de la Quimera
(1956-1962); PC = Poesía completa.
può essere illuminante lo studio di alcune varianti d’autore, da cui si rileva, fra l’altro, la
tendenza a sopprimere i tradizionali segni grafici dell’aposiopesi, ossia i puntini
sospensivi, ai quali ricorreva il poeta nella fase iniziale per evidenziare le pause
riflessive, le manifestazioni del tempo nella coscienza dell’io lirico, o l’interrompersi
della scrittura di fronte alle suggestioni del mondo del desiderio. È significativa, per
esempio, l’evoluzione di PP V, dove Cernuda esprime le fugaci emozioni di armonia
cosmica, in un raro momento di «acorde total» (vs. 13)5 suscitato dalla contemplazione
del cielo6. Nella prima redazione, datata 1926 e pubblicata in PA, appare la seguente
strofa, in cui i puntini sospensivi sembrano segnare graficamente il trasporto spirituale
del soggetto poematico e la sua fusione con l’universo circostante, in una pausa di
silenzio quasi mistico (vss. 13-16)7:
Y el acorde total
Da al universo calma:
Árboles a la orilla
Soñolienta del agua…
Il segno grafico di sospensione –che viene ridotto alla chiusura della strofa, dove
echeggia metonimicamente l’aggettivo «soñolienta» e accompagna la naturale pausa
imposta dalla ripartizione metrica– sparirà del tutto nell’ultima redazione (RD 1964).
Analoghi cambiamenti si rilevano in altri testi: in PP IX8, la sfumatura emotiva
dell’esclamazione («¡que la desdicha sonría / hasta que el viento la lleve!», PA, vss. 6-
8), viene sostituita dapprima dai puntini («hasta que el viento la lleve...», RD 1936 e
1940) e, infine, dal punto fermo («la lleve.», RD 1964). I versi iniziali di PP XII9 sono
sottoposti a un vero e proprio processo di riscrittura, che depura il componimento; nella
prima versione, infatti, l’esordio esclamativo anticipa il tema che ispira la riflessione
poetica (l’istante fugace), connotandolo emozionalmente:
5
Ed. cit., p. 110.
6
Cfr. Manuel Ulacia, Luis Cernuda: escritura, cuerpo, deseo, Madrid, Laia, 1984, pp. 117-118; Derek
Harris, La poesía de Luis Cernuda, Granada, Editorial Universidad de Granada, 1992, p. 47; Ibon
Zubiaur, La construcción de la experiencia en la poesía de Luis Cernuda, Kassel, Reichenberger, 2002,
pp. 33-34.
7
PC, p. 769.
8
Ibidem, pp. 113 e 770.
9
Ibidem, pp. 114-115 e 771-772.
La seguente redazione implica un nuovo approccio dell’emittente lirico, che sembra
trattenere l’attimo effimero tramite l’istanza allocutiva e il ricorso ai puntini sospensivi,
poi soppressi nell’ultima stesura:
No es Reverdy poeta hacia el cual haya conservado mucha estimación, pero entonces me
ayudaron algunas cualidades suyas, en favor de las cuales estaba yo predispuesto: desnudez,
pureza (sea lo que sea lo que esta palabra, tan abusada, suscite hoy en la mente del lector),
reticencia10.
La reticenza era congeniale a questa fase del poeta sivigliano, che lungo la sua
traiettoria manterrà intatta la fede nella parola e sentirà l’urgenza di dar voce alle
proprie emozioni, ma che dovrà saggiare modalità più efficaci per colmare il silenzio e
neutralizzarlo, saldando l’incrinatura dei presupposti comunicativi che caratterizza la
maggior parte dell’opera in versi di Cernuda: l’assenza di un destinatario capace di
attualizzare il messaggio, ovvero di un «lettore modello» secondo la terminologia di
Eco11, in grado di decifrare i contenuti e di condividerli empaticamente. È una falla che
genera un discorso conflittuale, come emerge chiaramente da un componimento di Alba,
intitolato «Soledades»12:
L’attesa delle parole capaci di svelare il «secreto placer» e di colmare il bianco foglio
vuoto, tematizzata in PP VIII, sposta l’accento su una dimensione del silenzio che, in
prima istanza, non investe il rapporto emittente-destinatario, ma riguarda le possibilità
espressive del poeta nei confronti delle esperienze vissute o sentite nella sfera
emozionale. Come racconta Cernuda nelle sue pagine autobiografiche, durante il
22
Testo manoscritto pubblicato da Jacobo Cortines, Con motivo de la “Oda a George O’Brien” (Luis
Cernuda y Fernando Villalón), in James Valender (ed.), Entre la realidad y el deseo. Luis Cernuda
1902-1963, Madrid, Residencia de Estudiantes, 2002, pp. 383-402 [399]. Si veda anche Francisco
Javier Díez de Revenga, Clasicismo y modernidad en Luis Cernuda: en torno al poema «Oda», in Itzíar
López Guil - Gina Maria Schneider (ed.), «Como una nube en la luz». Homenaje a Luis Cernuda
(1902-1963), Editorial Academia del Hispanismo, Vigo, 2013, pp. 27-47 [37-41].
23
PC, pp. 136-137.
24
Historial, cit., p. 632.
soggiorno in Francia la lettura degli autori surrealisti dà impulso al rinnovamento,
mostrandogli «camino y forma para expresar en poesía cierta parte de aquello que no
había dicho hasta entonces»25. A differenza degli altri poeti del Ventisette, assai reticenti
a riconoscere l’influsso del movimento teorizzato da Breton26, Cernuda si dimostra
consapevole che non si trattò semplicemente di «una moda literaria, sino además algo
muy distinto: una corriente espiritual en la juventud de una época, ante la cual yo no
pude, ni quise, permanecer indiferente»27. Lo attrae l’ondata di protesta «contra la
sociedad y contra las bases en que ésta se hallaba sustentada: contra su religión, contra
su moral, contra su política y [...] también contra la literatura»28, sebbene il dissenso di
Cernuda abbia radici profondamente individuali e non raggiunga effettivamente una
dimensione collettiva. Le sue osservazioni a proposito del surrealismo in Aleixandre
risultano pienamente autoreferenziali, quando osserva che non fu «tanto una liberación
como una máscara, máscara bajo la cual entredecir lo que de otro modo no hubiera
tenido valor para aludir en su obra»29: una “maschera”, per l’appunto, ossia quel
processo di occultamento attivo nei suoi stessi versi, dove, fra le fronde della metafora
filata30 e gli intrecci poli-isotopici del testo, si condensano i riferimenti a un eros che
sfocia in immagini oniriche di frustrazione e caduta. Nell’angosciosa rappresentazione
di un mondo minacciato da oscure forze antagoniste, che recidono gli attributi vitali, si
esprime dissimulatamente il sentimento della diversità omosessuale, che rende ancor più
ardua l’affermazione del deseo in un mondo già di per sé ostile agli impulsi del piacere,
soffocati dal richiamo ai valori del patriottismo, il sacrificio e il dovere:
25
Ibidem, p. 634.
26
Cfr. Maria Rosso, I poeti del Ventisette, Venezia, Marsilio, 2008, pp. 27-35.
27
Historial, cit., p. 634.
28
Luis Cernuda, Estudios sobre poesía española contemporánea, in Prosa, I, cit., p. 189.
29
Ibidem, p. 193.
30
Cfr. Michel Riffaterre, La métaphore filée dans la poésie surréaliste, «Langue française», 3, 1969, pp.
46-60.
31
Todo esto por amor, in Río, PC, p. 160.
32
Río, PC, pp. 153-154.
33
Gerardo Velázquez Cueto, Para una lectura de “Un río, un amor” de Luis Cernuda, «Ínsula», 455,
1984, pp. 3, 7.
34
Biruté Ciplijauskaité, Transgresión, ruptura y lenguaje del deseo en los poetas de la Generación del
27, in AA.VV., Dai modernismi alle avanguardie, Atti del Convegno dell’Associazione degli Ispanisti
Italiani, a cura di C. Prestigiacomo e M. C. Ruta, Palermo, Flaccovio, 1991, pp. 29-40.
espressioniste35, danno luogo a «procedimientos que o defraudan las expectativas del
lector o le sorprenden al descartar, con suma extravagancia, las leyes de la lógica»36 e,
tramite allotopie37 semantiche e sintattiche, stendono un velo enigmatico fra l’emittente
lirico e il destinatario. Per esempio, in Duerme, muchacho38, i sentimenti di rabbia e
ribellione riflettono verbalmente il caos di un mondo crudele e inospitale, frantumando
gradualmente la logica del discorso, attraverso contrasti, ossimori, immagini inusuali,
per concludersi con un verbo in terza persona, senza un antecedente che permetta di
identificare il soggetto, per quanto il lettore familiarizzato con gli antecedenti cernudiani
potrà riconoscere la strategia di reticenza all’autodesignazione già adottata in PP:
Il climax discendente, per cui «la rabia» evidenziata nell’esordio si smorza nel
dilagare del dubbio e finisce per spegnersi nella stanchezza, dà espressione a un senso di
impotenza. L’albero, «no sólo […] símbolo del deseo erguido, sino [de] la permanencia,
la fidelidad al propio deseo»39, subisce il movimento involutivo e il suo abbattimento si
esprime nel paragone che viola la pertinenza semantica, sostituendo il termine «cielo»,
reso prevedibile dalla sintagmatica del discorso, con il suo antipodo, «suelo». Lo stesso
scambio lessematico appare in Dejadme solo (vss. 3-5)40:
Il cielo, negato sul piano discorsivo e cancellato nei confini di un mondo privo di
orizzonti, rispecchia la pietrificazione del desiderio e il dissolvimento dell’impulso
35
Cfr. Derek Harris, Metal Butterflies and Poisonous Lights: The Language of Surrealism in Lorca,
Alberti, Cernuda and Aleixandre, Anstruther, La Sirena, 1998, pp. 161-193.
36
Derek Harris, La escritura surrealista de «Un río, un amor» de Luis Cernuda, «Ínsula», 515, 1989, pp.
15-17 [17].
37
Attingo il termine «allotopia», da Gruppo µ, Retorica della poesia, Milano, Mursia, 1985, pp. 31-75.
38
Río, PC, p. 162.
39
Begoña Ibáñez Avendaño, El símbolo en «La realidad y el deseo» de Luis Cernuda, Kassel,
Reichenberger, 1994, p. 27.
40
Río, PC, pp. 163-164.
erotico si proietta nella valenza negativa della neve, «símbolo de algo insidiosamente
repelente», come scrive Cernuda in Ocnos, «cuerpo escamoso y viscoso, como de
reptil», che si associa a «ese vacío súbito de la muerte, esa imagen sarcástica de la
nada»41. Di fronte alle immagini di caduta, repulsione e frustrazione, il desiderio è
rappresentato da un utopico movimento verso l’alto, che implica nuovamente il
rovesciamento di un cliché discorsivo associato alla topica caduta delle foglie autunnali:
41
La nieve, PC, pp. 602-603.
42
Todo esto por amor, cit., vss. 10-17.
43
Maria Rosso Gallo, La voce, l’eco, il silenzio. «Égloga, Elegía, Oda» e «Un río, un amor» di Luis
Cernuda, Celid, Torino 1994, p. 97.
44
Gina María Schneider, La metáfora y su valor poetológico en Luis Cernuda, in «Como una nube en la
luz», cit., pp. 65-81 [72].
45
Cfr. Stefano Agosti, Modelli psicoanalitici e teoria del testo, Milano, Feltrinelli, 1987, pp. 12-13.
46
Come annotano Harris e Maristany (PC, cit., pp. 70-781), le poesie di questa sezione furono redatte fra
aprile e giugno del 1931, ma furono pubblicate solo nel 1936, nella prima edizione di RD, in cui
l’autore esclude alcuni componimenti.
47
Francisco Chica, Luis Cernuda: erotismo y disidencia en “Los placeres prohibidos”, in AA.VV., 100
años de Luis Cernuda, Madrid, Residencia de Estudiantes, 2004, pp. 139-161 [147].
48
Diré cómo nacisteis, PC, pp. 173-174.
Ante todos, incluso el más rebelde,
Apto solamente en la vida sin muros.
L’immagine ideale dell’io, che tenta di costituirsi nella scrittura nella sua dimensione
di uomo e di poeta, si fonda sulla libertà della parola e dell’amore, vincolati da un
rapporto di mutua dipendenza: il “dire” ha come oggetto “ciò che si ama”, che proprio
in quanto “detto” potrebbe assicurare la sua esistenza e la sua “verità”. Non è che una
prefigurazione, limitata dal “se” ipotetico, e per diventare fattuale dovrebbe passare
attraverso la distruzione dei “muros”-“cuerpo”, ossia l’abbattimento vivificatore dei
confini individuali per fondersi integralmente con l’altro, in una sorta di mistica erotico-
profana50, in cui l’amore fatto verbo e generato dal verbo è il messaggio che il poeta-
vate vorrebbe proclamare «ante los hombres». Questa concezione amorosa influisce
significativamente nella lirica di Cernuda, perché nella «difícil unión entre amor
contemplativo y activo», nota Octavio Paz, «la violencia del deseo, sin dejar nunca de
ser deseo, tiende a transformarse en la contemplación de la persona amada»51. Ossia,
come puntualizza García Gavilán, mentre il deseo è il filo costante nella «peregrinatio
amoris» di RD, il «sentimiento amoroso» subisce una progressiva evoluzione e implica
la ricreazione di motivi classici, come quello dell’«amado en el amante transformado»,
di ascendenza neoplatonica, ereditato dai poeti dei Secoli d’Oro e, in particolare, da San
Juan de la Cruz52. Prima che questa traiettoria si perfezioni, la scrittura del desiderio si
libera gradualmente delle iniziali reticenze, anche se permangono «ces indices lexicaux
plus o moins rusés», registrati da Le Vagueresse, come l’identità maschile del mare («el
mar es un amante»53, o «el mar esbelto»54), «surtout qu’en poésie on aurait pu choisir
49
Si el hombre pudiera decir, vss. 1-13, in Placeres, PC, pp. 179-180.
50
Nelle sue pagine critiche, Cernuda afferma di aver letto San Juan de la Cruz «con una mente por
completo profana», affascinato dalla «hermosa sensualidad que respira», e aggiunge: «¿En qué poeta
hallamos expresiones tan puras, tan reveladora sobre el amor? […] Lo maravilloso, pues, no es sólo la
perfección de su obra, sino que toda esa obra, verso, comentario, aforismo o carta, fue escrita por fuerza
de amor, para enseñar a otros el camino del amor» (Tres poetas clásicos, in Prosa I, cit., pp. 488-501
[497, 501]).
51
Octavio Paz, La palabra edificante, in Derek Harris (ed.), Luis Cernuda, Madrid, Taurus, 1977, pp.
138-160 [154].
52
Inmaculada García Gavilán, La transformación de los amantes: reminiscencias de un motivo clásico en
la lírica amorosa de Luis Cernuda, in AA.VV., Nostalgia de una patria imposible. Estudios sobre la
obra de Luis Cernuda, Madrid, Akal, 2005, pp. 303-313.
53
Olvido VI, vs. 3, PC, p. 205.
54
Los fantasmas del deseo, vs. 13, in Olvido, PC, p. 217.
facilement “la mar”»55. In Olvido la vana attesa di «un dios […] / para crear mi vida a su
imagen»56 genera fustrazione e pulsioni di morte: il poeta si identifica nella figura di «un
ángel que arrojan / de aquel edén nativo»57, mentre la solitudine fortifica «el invisible
muro» che lo imprigiona e il «deseo inmenso / afán de una verdad» è «como un mar
entre hierros»58, perché
55
Emmanuel Le Vagueresse, Luis Cernuda ou l’écriture d’un autre désir à travers l’étude de «La
realidad y el deseo», in Serge Salaün (ed.), Les avant-gardes poétiques espagnoles. Pratiques
textuelles, Paris, Presses de la Sorbonne Nouvelle, Paris, 1995, pp. 129-165 [157].
56
Olvido III, vss. 1-2, PC, p. 202.
57
Olvido X, vss. 3-4, PC, p. 208.
58
Olvido XV, PC, pp. 213-214.
59
Los fantasmas del deseo, cit., vss. 24-26.
60
A un muchacho andaluz, vss. 13-14, PC, pp. 221-222.
61
El joven marino, vss.9-10, PC, pp. 236-242.
62
La gloria del poeta, PC, pp. 230-233.
63
In Nubes, PC, pp. 289-293.
64
In Alba, PC, pp. 350-354.
65
In Vivir, PC, pp. 419-423.
66
Ibidem, PC, pp. 432-437.
67
Manuel Ulacia, El tema de Narciso: Luis de Baviera escucha “Lohengrin”, in J. Cortines (ed.), Actas
del Primer Congreso Internacional sobre Luis Cernuda, Universidad de Sevilla, 1990, pp. 39-49 [41].
68
El nombre, vss. 38-39, in Vivir, PC, p. 392.
Calla. Que no despierte,
Cuando cae en el tiempo,
Ya sus eternidades
Perdidas hoy69.
Ma è in uno dei Poemas para un cuerpo che il silenzio acquisisce una particolare
valenza. Infatti, in questa serie (sedici componimenti inclusi in Horas, più un Epílogo in
Quimera), si realizza il felice connubio, vitale e poetico, prefigurato in Si el hombre
pudiera decir. L’incontro amoroso, sia pur temporaneamente, abbatte il “muro”,
reintegrando la pienezza della parola e instaurando una situazione comunicativa
eccezionale in RD, dove l’emittente lirico, ostentando la sua identità («Y yo, este Luis
Cernuda / incógnito»70), si indirizza a un “tu” concreto, dopo «tantos años vividos / en
soledad y hastío, en hastío y pobreza»71. La scrittura non ha solo la funzione di
rinsaldare l’unione con il destinatario («Estas líneas escribo, / Únicamente por estar
contigo»72), ma anche quella di definire l’entità dell’amato «creado por mi amor»73,
perché, come afferma il poeta, «conozco que tú no existes / fuera de mi pensamiento»74.
Tuttavia, paradossalmente, proprio nel momento in cui la voce può finalmente “dire ciò
che ama”, la parola liberata sfugge dai confini intimi della coppia e, risuonando nella
sua dimensione pubblica, rivela il potenziale effetto corruttore, di fronte al quale il
poeta-amante, in Después de hablar75, si impone il silenzio, in consonanza con i
tradizionali codici cortesi e neoplatonici rivisitati in questa breve serie poetica:
69
Escultura inacabada, vss. 25-28, in Vivir, PC, p. 425.
70
Para ti, para nadie, vss. 11-12, PC, p. 471.
71
El amante espera, vss. 15-16, PC, p. 474.
72
Ibidem, vss. 21-22, PC, p. 472.
73
De dónde vienes, vs. 7, PC, p. 477.
74
Viviendo sueños, vss. 23-24, PC, p. 477.
75
PC, p. 474-475. Il componimento è datato in Messico, 22 luglio 1953.
È ormai lontano l’io lirico di PP che, chiuso fra i muri di una stanza e i dettami della
poesia pura, cercava di neutralizzare il silenzio con la scrittura, ancora incapace di
menzionare l’“amore che non osa dire il suo nome”76. Le letture e un lungo peregrinare
hanno ampliato i suoi confini, aiutandolo a dar voce a una parte essenziale di sé:
dapprima è solo un’eco, velata da metafore di copertura, poi un grido di rabbia e
ribellione, infine il discorso di chi si è riconciliato con sé stesso, ma ancora diffida del
pubblico censore o indifferente. Nella breve parentesi dei Poemas para un cuerpo, la
parola assume un potere demiurgico, ma per esprimersi si affida a una filosofia amorosa
nutrita di topoi che valorizzano il silenzio; il dialogo del poeta con l’amato e con se
stesso si intreccia con le voci del passato, perché l’amore è un’“essenza” universale, che
non viene alterata dalle sfumature di genere del desiderio erotico, anche se può essere
corrotta dal rumore e dalla fugacità del tempo. Ma poi, nell’ultima fase della traiettoria
di Cernuda, riemerge l’io solitario, dedito alla sua missione di poeta, che posa uno
sguardo diverso sulla realtà, riflette sulle leggi della vita, dialoga con i maestri che gli
parlano attraverso i libri e la musica e, Antes de irse77, lascia al mondo questo messaggio
di commiato:
A otros la ambición
De fortuna y poder;
Yo sólo quise ser
Con mi luz y mi amor.
ABSTRACT
76
Cfr. Le Vagueresse, cit., p. 132.
77
In Quimera, PC, p. 495.
In the trajectory of La Realidad y el Deseo, Cernuda’s lyrical voice reflects the solitary
subject’s alienation inherited from Romanticism, exploring various poetic ways to neutralize
silence and to communicate emotions and “forbidden desires”. The lack of trust in the reader
triggers a contradictory discourse which privileges solipsism or distancing strategies to cover
up the direct manifestations of the self and a transgressive eroticism. The essay focuses on
some redactional variants attenuating emotional expressions and on the poet’s tactics to
liberate his words and to express censured feelings.