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Il Cinque Maggio

di Alessandro Manzoni

Letteratura italiana Einaudi

Edizione di riferimento: Tutte le poesie 1812-1872, a cura di Gilberto Lonardi, Marsilio Editori, Venezia 1987 Introduzione di Gilberto Lonardi Commento e note di Paola Azzolini

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Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro,
1. Ei fu: inizio ex-abrupto, scandito in due monosillabi isolati dalla cesura e dalla pausa sintattica: il rullo di tamburi o lo squillo di tromba che rompe il silenzio e annuncia la morte delleroe. Le numerose ascendenze segnalate dai critici mettono in rilievo la presenza di un topos delloratoria funebre. In particolare Voltaire, Sur la mort de lempereur Charles VI, Il regnait, il nest plus, che pare a Nigro (1978) una svalutazione antieroica implicita, perch si cita lo scettico e agnostico Voltaire; T is done di Byron, Ode to Napoleone Bonaparte (Scherillo, 1907), e lode consolatoria di Klopstock per la morte della regina Luisa di Danimarca nella traduzione di Aurelio De Giorgi Bertola (Oberdorfer, 1915). Siccome: come, legato a cos di 5, segnala con evidenza le due campate sintattiche del paragone, conforme un uso stilistico presente anche nel secondo Coro dellAdelchi, 61-66; immobile: come il successivo immemore ha una forte risonanza verbale negata dal prefisso; cfr. secondo Coro dellAdelchi, 19, per un uso analogo, in cui resta dominante lidea di unazione ostacolata, impedita. Lelaborazione suggerisce il percorso attraverso il quale si fissa il momento dellimmobilit come termine rappreso, sintetico di unultima, violenta scossa: come al terribil Segnal della partita Tutta si scosse in fremito La salma inorridita, Come agghiacciata immobile Dopo il gran punto sta (Ghisalberti, 107). 3. la spoglia: sostituisce salma della prima stesura; cfr. Risurrezione, 89-91, Non madre che sia schiva De la spoglia pi festiva I suoi bamboli vestir e Pentecoste, 17-18, E allor che dalle tenebre La diva spoglia uscita. Ma resta rivelatore, bench fondamentalmente diverso, luso della Risurrezione: spoglia come abito, veste e qui involucro abbandonato dallanima; di questo valore connotativo sintomo anche la aggettivazione (immobile). 4. spiro: vedi sopra, dato il mortal sospiro; Bertoldi (1957) sente le due espressioni come sovrabbondanti. Ma tutto linsieme richiama le antitesi mobilit-immobilit, vita-morte. Su questa linea sembra essere il parallelismo tra spoglia immemore Orba e per-

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cos percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando allultima ora delluom fatale; n sa quando una simile orma di pi mortale

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cossa, attonita La terra con la disposizione a chiasmo, aperta e conclusa dalla ripresa del verbo Stette, sta. 5. percossa, attonita: colpita e stordita dalla notizia che esplosa come un colpo di tuono; cfr. nella prima stesura Tale al profondo (tonante) annunzio Stette repente il mondo (Ghisalberti, 107). 6. terra: per sineddoche, gli uomini che la abitano, ma si badi allelemento metaforico persistente, per cui si fronteggiano il colosso napoleonico caduto e il mondo anchesso personificato e gigantesco. Gi qui la deformazione si fissa in un clima visionario, come poi per orma; nunzio: latinismo, annuncio; sta: latinismo semantico si arresta; vedi sopra stette, in cui prevale il valore puntuativo, il momento dellarrestarsi e il suo prolungarsi indefinito temporalmente. Da accostare al Natale, 6, batte sul fondo e sta. 7. Muta: allo squillo iniziale dellEi fu, corrisponde simmetricamente, allinizio di verso e di strofa, il segnale del silenzio. 8. fatale: laggettivo di origine epica e classica (Virgilio, di Enea, dice fatalem (Aen. XI, 232) e Livio, di Scipione, fatalis dux (Historiae XXII, 53) ha vagabondato attraverso le varianti in cerca di una collocazione giusta per unidea incombente: il fatal sospiro, che lo nom fatale (Ghisalberti 107). Sembra comunque opportuno accettare il significato pi ovvio: voluto dal fato, proprio perch orma di Dio. 10. orma: vedi la giovanile Traduzione da Virgilio, 51-52, e In morte di C. Imbonati, 20. E frequente nei classici seguita dal genitivo: vestigia pedis in Aen. V, 566 e nelle Metam. II, 852. Qui visualizza limpianto metonimico delle due strofe iniziali, sollecitando la sovrapposizione di cruenta polvere e orma, sicch limmagine quella dellimpronta gigantesca e sanguinosa. Anche in Bossuet, marque ha significato analogo (cfr. Oraison funbre de Louis de Bourbon prince de Cond, ricordata da Bonora, 1976).

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la sua cruenta polvere a calpestar verr. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque,

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13. Lui: riprende Ei fu ed oggetto di vide, quindi la forte inversione sintattica (Terracini, 1966); solio: trono, latinismo, invece di soglio. Il fulgore del trono si colloca nel passato (vide), mentre perentoria la segnalazione temporale del presente nelle due prime strofe. 14. genio: cfr. Adda, 65-68. Il termine fortemente segnato dal suo uso neoclassico (nellautografo braidense era appunto Genio) e quindi non tanto significa ingegno, talento, quanto ispirazione, quasi divina o personificata, cio lessere alato con emblemi di varie virt della iconologia del primo ottocento. In particolare, questuso del Parini, cfr. almeno Per linclita Nice, 85. 15. vece assidua: non interrotto avvicendarsi. Alcuni commentatori vi sentono un elemento ossimorico che luso poetico frequente attutisce; cfr. Foscolo, Sepolcri, 96, veci eterne. 16. cadde, risorse, giacque: la triplice sequenza verbale presente anche nella Pentecoste, 6, e segnala la forte concentrazione dazioni tipica dello stile lirico, ma non andr sottovalutata limportanza della cadenza giambica del settenario che suggerisce la divisione in tre piedi. Si allude alla sconfitta di Lipsia (1813) e allesilio allElba (cadde); ai Cento giorni (marzo-giugno 1815, risorse); alla definitiva disfatta di Waterloo (8 giugno 1815) e allesilio a S. Elena (giacque). Alcuni commentatori ricordano Tasso, Lib. XX, 108, Poi chil Soldan che spesso in lunga guerra Quasi novello Anteo, cadde e risorse Pi fiero ognora, al fin calc la terra Per giacer sempre.... La posizione forte di giacque richiama anche la giovanile Traduzione da Virgilio, 53, Tra il sozzo fimo e il sacro sangue ei giacque.

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di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio; e scioglie allurna un cantico che forse non morr. 20

17. sonito: latinismo frequentativo di sono; qui suono confuso, strepito, rimbombo. Gi, per esempio, in Monti, Mascheroniana II, 155, Col sonito che fan cadendo i fiumi, ma anche possibile reminiscenza biblica, cfr. nota al v. 95. 18. Mista la sua non ha: il motivo del silenzio come segno di onest e prudenza, era gi in Aprile 1814, 4. 19. servo encomio: le lodi a Napoleone furono spesso abiette. Ricorda il Cant (1882) che il Manzoni stomacavasi delle smancerie francesi, per cui un prefetto dichiarava che Dio ebbe bisogno di riposare dopo aver creato Napoleone. 20. urna: il termine conserva la sua connotazione neoclassica. Per esempio, tomba spesso urna nei Sepolcri. di codardo oltraggio: in antitesi, nel parallelismo della sequenza aggettivo-sostantivo, a servo encomio. 23. un cantico: componimento, per lo pi sacro e solenne, non di meri suoni, ma con parole: per lo pi di lode, di trionfo, di gioia, damore (Tommaseo-Bellini). 24. forse non morr: il primo annuncio del tema religioso che ben tosto andr affermandosi..., in opposizione alla caducit delle glorie umane, il Manzoni proclama immortale il suo canto, soprattutto perch ci trasporta sul piano delle cose eterne (Terracini, 1966). Ma tema tuttavia neoclassico; cfr. Parini, La laurea, 26-28, i versi Atti a volar di viva gloria aspersi Del tempo oltra le mete (Bertoldi, 1957). Qui il forse attenua con umilt cristiana (o insicurezza manzoniana?) la fiducia nella gloria.

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DallAlpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppi da Scilla al Tanai, dalluno allaltro mar.

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25-26. DallAlpi ... al Reno: in rapida successione sono evocate le campagne militari di Napoleone: dallItalia, allEgitto, alla Spagna (Manzanarre il fiume che attraversa Madrid), alla Germania. E poi (29-30) dalla Sicilia al Don (Tanai), cio alla Russia, quindi dallAtlantico al Mediterraneo. I segmenti binari, fortemente rilevati e centrati sul valore evocativo dei nomi geografici, suggeriscono la rapidit e limmensit dello spazio in cui si mosse leroe; cfr. anche Pentecoste, 85-86. 27. Di quel securo: linversione sottolinea laggettivo sostantivato securo: cfr. Adelchi V, 57, 8, A terre ignote quei securi venieno. Nel Fermo e Lucia, 595, il Manzoni chiosa: il vocabolo sicuro che in origine vale fuor di pericolo, fu translato a significare anche ardito; e Tommaseo-Bellini: Dalla sicurezza il coraggio, onde sicuro fu ardito, animoso, intrepido. 27-28. il fulmine Tenea dietro al baleno: lo scoppiare del tuono seguiva subito il balenare del lampo, cio lazione seguiva subito alla scelta delleroe. In abbozzo: Lo scoppio del suo fulmine Seguiva il suo baleno. E la metafora di Napoleone come fulmine di guerra, qui rinnovata dalla potente energia di scoppi; cfr. una variante della prima stesura dellAdelchi I, (Ghisalberti, 1075), ... vide Spoleti Fulminante arrivar qual su la preda Giovinetto sparviero; tenea: limperfetto si situa a met della strofa con valore iterativo (pi che descrittivo), sottolineando, per opposizione, la serie di azioni puntuative espresse dai perfetti. 30. Dalluno allaltro mar: cfr. Pentecoste, 8, Dalluno allaltro mar, dove Manzoni segnala lascendenza biblica, (Psal. LXXI, 8). Lespressione era gi nella stesura della Pentecoste del 1819; il suo ritorno qui, in un contesto diverso, non casuale: la potenza guerriera di Napoleone lequivalente caduco, transeunte della potenza conquistatrice della fede (anchessa segnata dallimmagine di guerra immediatamente precedente, che le tue tende spieghi).

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Fu vera gloria? Ai posteri lardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito pi vasta orma stampar.

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31. Fu vera gloria?: del principe di Cond aveva scritto Bossuet: Ainsi la fausse gloire ne le tentait pas: tout tendait au vrai et au grand. De l vient quil mettait sa gloire dans le service du Roi et dans le bonheur de lEtat. Ma Nigro (1978) ricorda anche lAnalisi della sensibilit del Lomonaco, XXIII. 32. Lardua sentenza: lespressione segnala un abbassamento di tono, conforme lindole problematica e meditativa del motivo. Nellabbozzo (Ghisalberti, 109), Fu romor vano? o gloria? Let ventura il dica, in questa prima fase, con un ricordo dantesco (Purg. XI, 100-101), Non il mondan romore altro chun fiato Di vento. nui: forma arcaica di noi qui usata per lautorizzazione di Dante, Inf. IX, 19-21, Di rado Incontra mi rispuose che di nui Faccia il cammin alcun per qual io vado, esempio citato dal Tommaseo-Bellini (altra invece la lezione delledizione Petrocchi della Commedia). Ma, come ricorda Nigro (1978), anche Monti, Mascheroniana I, 73-75, rima sui con nui, forma che poi fu usata anche dai poeti del Parnaso democratico (cfr. la rima frequente nui: altrui, che livella la rima siciliana voi: altrui). 36. pi vasta orma: il Manzoni scriveva al Pagani (Lettere I, 253) Veggio che pi vasta orma espressione viziosa, poich manca il termine comparativo, ed il senso non perfettamente chiaro: s vasta sarebbe pi grammaticale, ma sarebbe ancor pi lungi dal senso che ho voluto, e non ho saputo esprimere. Ma vedi 9-16, una simile Orma di pi mortale; il termine orma richiama limmagine iniziale, proponendo uneco, sottile ma insistente, tra lorma cruenta che Napoleone ha lasciato sulla terra e lorma divina che era nel suo spirito. Infatti i valori semantici del lessico manzoniano in forma pi o meno complessa sono ordinariamente determinanti in funzione di un termine correlativo (Terracini, 1966). 37. La procellosa e trepida: la dittologia tende a una connotazione antitetica, se non ossimorica, che intensifica e sfuma di inconci-

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La procellosa e trepida gioia dun gran disegno, lansia dun cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio chera follia sperar; tutto ei prov: la gloria

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liabili opposizioni il termine gioia: la tempesta di speranze e di paure che nasconde lambizione del potere. Nota il rilievo dato a trepido in enjambement. Cos anche nel secondo Coro dellAdelchi, trepido occidente, metaforizza il momento del timore e della speranza. 39. indocile: con forte elemento verbale, come sopra immemoreimmobile, sottolineato dalla posizione predicativa. Cfr. Parini, Per linclita Nice, 95-96 Te di vagare indocile Per lungo di speranze arduo sentier, ove la stessa posizione rilevata dallenjambement. Questuso pariniano di indocile non registrato dal Grande Dizionario della Lingua Italiana di Battaglia, ove si ricorda che laggettivo insolito nello stile poetico, almeno fino alla met del 700. 40. Serve pensando al regno: lantitesi anticipa lopposizione successiva tra polvere e altar. 41. E il giunge: lo raggiunge; cfr. Dante, Purg. XVII, 127, Ciascun confusamente un bene apprende Nel qual si queti lanimo, e desira: Perch di giugner lui ciascun contende. 42. Chera follia sperar: la speranza della gloria terrena follia in due sensi, perch supera arbitrariamente i limiti di una previsione razionale e perch , biblicamente, stultitia (Nigro, 1978). Pi avanti il termine speranza si associa a ci che, cristianamente, giusto attendere: i floridi Sentier della speranza. 43. Tutto ei prov: la proposizione reggente si colloca esattamente a met del periodo sintattico e della coppia strofica e fa da bilancia alla doppia rievocazione: la prima parte in crescendo, sottolineata dallinfittirsi dei verbi (serve, giunge, tiene, sperar); la seconda in rigida scansione binaria, che perfeziona le antitesi, non riconciliate, della vicenda napoleonica. Ei richiama lantonomastico pronome iniziale (Ei fu) e il successivo Ei si nom.

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maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio: due volte nella polvere, due volte sullaltar. Ei si nom: due secoli, lun contro laltro armato,

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47-48. Due volte ... sullaltar: il percorso terreno di Napoleone rievocato con la stessa sintetica rapidit con cui era stato ricordato prima il fulmine di guerra, ma, significativamente, manca un verbo che, come scoppi, condensi e risolva la molteplicit delle azioni. Per lopposizione polve-trono cfr. Adelchi I, 193, Perire sul trono o nella polve in pria Che tanta onta soffrir; e Pentecoste, 23 Da questa polve al trono. Lopposizione polve-trono la metafora di un avvicendarsi di umiliazione e riscatto, che avvicina Napoleone a Cristo. Ma laccostamento rivela anche lelemento blasfemo di quellaltare laico su cui Napoleone si posto e dove gli uomini lhanno adorato. 49. Ei si nom: la divinizzazione sacrilega implicita nellautonominarsi di Napoleone. In abbozzo: Egli appar. Bonora (1976) cita un passo di Bossuet nelle Oraisons funbres, Quel autre a fait un Cyrus, si ce nest Dieu, qui lavait nomm deux cent ans avant sa naissance dans les oracles dIsaie? Tu nest pas encore, lui disaitil, mais je te vois, et je tai nomm par ton nom, da leggere per come conferma per contrario del tratto di luciferino orgoglio che Manzoni addita in Napoleone. due secoli: i due secoli sono il XVIII e il XIX, secondo unimmagine non ignota allo stile storico e politico dellepoca. Cfr. Monti, Il bordo della Selva Nera VI, 161-163, dove la Francia si rivolge a Napoleone Questa di mali, o figlio, onda fremente Franger non puossi che dun trono al piede Al voler duna sola arbitra mente; sempre Monti, Il Beneficio, 73-75, Muta il guarda lEuropa, e a lui mercede Grida in segreto: ed ei ne libra il fato N montai occhio il suo librar mai vede; la suggestione montiana evidente, anche se profondamente rielaborata (arbitra mente arbitro; muta Ei f silenzio; ei ne libra il fato Come aspettando il fato). 51. Sommessi: in abbozzo: tremanti, trepidi. La forma definitiva scopre lantitesi con il precedente Lun contro laltro arma-

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sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe silenzio, ed arbitro sassise in mezzo a lor. E sparve, e i d nellozio chiuse in s breve sponda, segno dimmensa invidia 55

ti; qui infatti laggettivo conserva il suo valore verbale, cio sottomessi. 53. arbitro: giudice insindacabile, onnipotente: ancora una volta Napoleone assume un ruolo demiurgico e quindi blasfemo. Cfr. Racine, Athalie IV, 1348, arbitre des combats detto di Dio che solo decide le battaglie (Nigro, 1978). In abbozzo: Dambo si f signor; Stette regn signor (Ghisalberti, 111). Ei f silenzio: cfr. Machab. I, 1-3: Et siluit terra in cospectu eius, a proposito di Alessandro Magno. 54. Sassise: il gesto solenne del despota; con questa immagine la teatralit della scena si precisa e pare preludere allo svolgersi di unazione. 55. E sparve: la congiunzione gradua limprovviso abbassarsi del tono e ritmo strofico e d inizio, dopo la concitata e solenne sintesi della vicenda storica, alla storia dellanima. Terracini (1966) finemente accosta questo perfetto al Subito sparir di tanto raggio. 56. in s breve sponda: in opposizione a Dalluno allaltro mar. Il teatro della morte la piccola isola di S. Elena (con unestensione di 122 kmq., distante 1559 km. dalla costa atlantica); lo spettatore solo Dio, non pi lintera umanit. 57-58. Segno ... di piet profonda: della simmetrica disposizione binaria (con la lieve variatio del chiasmo di piet profonda/inestinguibil odio) si prolunga negli uomini la violenza contraddittoria dei sentimenti che agitarono leroe. Nota la ferma segnatura verbale degli aggettivi in-domato in-estinguibile, e la opposizione tra breve sponda e immensa invidia, che il punto di passaggio tra il chiudersi della vicenda pubblica di Napoleone e il suo proseguimento nel ricordo e nel mito.

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e di piet profonda, dinestinguibil odio e dindomato amor. Come sul capo al naufrago londa savvolve e pesa, londa su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere

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61-67. Come ... Tal: nella similitudine manzoniana che si incardina su puntelli di esclusiva funzionalit sintattica, una delimitazione asettica dietro la quale si condensa un linguaggio fortemente allusivo e sintetico, la critica ha, in generale, distinto due momenti, quello in cui londa si solleva e il misero, trasportato insieme ad essa, scorge prode remote invan e un secondo in cui la massa dacqua ricade sopra di lui come cumulo. Da scartare appare la metaforizzazione del primo di questi momenti, per cui il misero non sarebbe ancora tale, ma navigherebbe per essere poi abbattuto dallonda durante il naufragio vero e proprio (cos Russo, 1959 e Accame Bobbio, 1956). A questo proposito, chiarificante appare il rapporto con uno spunto identico nellabbozzo della Pentecoste (1817) e qui si rimanda alle conclusioni che dal raffronto trae Lonardi (1962, 82): ... la vista di Napoleone naufrago, come quella dellaltro naufrago dellinno, non scorre invano; scorge, invano, le sponde lontane; irraggiungibili, se luomo solo. Lo strazio, allora, ancora pi desolato, come di chi ha intravisto un porto di consolazione e di salvezza, ma non riesce a raggiungerlo. 63. Londa su cui: stata talvolta riprovata dai critici, presi di fronte a questode da una vera e propria febbre giudiziaria, lanadiplosi di questo vocabolo: ma questonda riprende, visualizzandolo sintatticamente, il movimento della massa dacqua che si solleva e ricade. 64. Alta pur dianzi e tesa: cfr., anche per la posizione in iperbato dellaggettivo, Aen. VI, 357, dove lombra di Palinuro, naufrago, narra: Prospexi Italiam summa sublimis ab unda. Il tipo di doppia comparazione in sostanza identico a quello del Coro di Ermengarda (Terracini, 1966). 66. Prode remote invan: in fortissimo rilievo alla fine del verso, un ritorno della Pentecoste (1817, Firpo, 14), Invan da lunge il

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prode remote invan; tal su quellalma il cumulo delle memorie scese! oh quante volte ai posteri narrar s stesso imprese,

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naufrago Il suo periglio ha scorto: Invan chei piomba assorto Nel conosciuto mar. 67-68. il cumulo Delle memorie scese: cfr. Parini che suggerisce, forse, alcuni aspetti del paragone: La tempesta, 37-40, e qual del multiforme Monte dellacque enorme Sopra di lui riverso Cede al gran peso; e alfin piomba sommerso, soprattutto per il forte iperbato di qual, in certo modo evocato dal manzoniano Tal su quellalma, anchesso fortemente dislocato. 69. Oh quante volte: ripreso poi al v. 73. Lanafora scandisce linutilit del ricordo, sia quello invano affidato alle carte, sia londa irresistibile e involontaria che assale al tramonto leroe solitario. 71-77. sulleterne pagine: si potrebbe intendere pagine interminabili, perch angosciose, bench il Tommaseo-Bellini registri questo significato solo in senso scherzoso e familiare. Insufficiente linterpretazione pi facile: eterne, perch narrano imprese destinate alleternit. in contrasto infatti con la fondamentale domanda Fu vera gloria?. Non sana la contraddizione il considerarle eterne perch vere come il carme del poeta Che forse non morr (Nigro, 1978). Eterne pagine sar da leggere semmai in antitesi con i campi eterni, ove si svela la vera eternit, che non appartiene alla sfera dellumano. insomma uno dei casi in cui Manzoni non usa la doppia aggettivazione, ma condensa in un unico vocabolo lo scontro di due significati riferiti a due sfere diverse, quella soggettiva delleroe e quella oggettiva della storia: eterne parevano agli altri le imprese di Napoleone e non concluse e quindi non narrabili per leroe che le ripensa nella nuova prospettiva della sconfitta e nel presagio della fine. Balena, nella persistenza enigmatica del vocabolo, la condizione anchessa enigmatica e non risolta cui Napoleone perviene attraverso la sofferenza sul senso della sua vita e della sua gloria. uno dei punti pi intensi di quello che potremmo chiamare il non finito dellode.

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e sulleterne pagine cadde la stanca man! oh quante volte, al tacito morir dun giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei d che furono lassalse il sovvenir!

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72. Cadde la stanca man: cfr. Aen. VI, 32, di Dedalo che tenta di scolpire la morte di Icaro sulle porte del tempio di Apollo in Cuma, Bis patriae cecidere manus. 73-74. al tacito Morir dun giorno inerte: il silenzio e linazione accompagnano il tramonto del guerriero; cfr. Carmagnola I, 311316. Ma qui subito inerte richiama, con la antitesi consueta, il furore dei ricordi (79-85). 75 rai fulminei: anche lo sguardo fulminante nascosto sotto le palpebre; Napoleone appare come un ricordo di ci che era stato; rai richiama tanto raggio, pi sopra. noto laneddoto riferito dallo Stoppani (1923, 100): Una sera che il teatro alla Scala era onorato dellintervento del primo Console, Alessandro giovinetto di quindici anni, stava sul palco della contessa Cicognara... Il Manzoni non pot staccare i suoi dagli occhi delleroe. Che occhi diceva egli, parlandone una volta ad un amico ne suoi ultimi anni che occhi aveva quelluomo! Allora sono quegli occhi disse lamico celiando che le hanno dettato quel verso Chinati i rai fulminei. Proprio cos rispose Alessandro. 77. Stette: il bisillabo allinizio verso seguito da forte cesura; cos stette detto della spoglia, e poi sta, in fine verso, hanno tutti un netto rilievo metrico: il motivo dellimmobilit e della morte ripreso sempre in antitesi al tumulto delle imprese cruente e al vano tumulto dei ricordi. 78. il sovvenir: scriveva Manzoni al Cant: una brutta parola, che non va n in prosa n in verso. Ne fremerebbe il berretto del padre Cesari, che mi consigliava dimparare a scrivere italiano. Dispiaceva anche a me; ma dopo i tre giorni per cos dire, di convulsione, in cui ho composto quella corbelleria, mi sentivo cos spossato da non bramare che di uscirne; e non sovvenendomi di

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e ripens le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de manipoli, e londa dei cavalli, e il concitato imperio, e il celere ubbidir. Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo,

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meglio, lasciai il sovvenir (Lettere, II, 1605). In realt il termine ribadisce, con una ripresa indiretta e sotterranea, legata alla radice etimologica e verbale (sub-venire), il significato di assolse: lassedio incontrollabile e improvviso dei ricordi, ma scandito nei due momenti dellimprovviso apparire dei fantasmi e della violenza con cui lanima ne viene colpita; cfr. il secondo Coro dellAdelchi, 8182, lanima Impaurita assale, dove di nuovo torna il verbo che connota la memoria involontaria. 79-84. E ripens ... il celere ubbidir: il ritmo descrittivo binario, come nella sequenza delle conquiste napoleoniche. Lallineamento registra una sola variazione (ma sempre allinterno del ritmo binario) nellenjambement di mobili Tende, mentre poi la scansione riprende uniforme, raggruppando i segmenti di nuovo, a due a due (il lampo dei ... londa dei; imperia ... ubbidir): nellonda dei ricordi si insinua una calcolata simmetria, che si svolge dalla sintesi verbale del ripens; il lampo dei manipoli: il rapido movimento dei plotoni, ma significativo il ritorno della costellazione semantica del lampo, tuono, fulmine presente anche nei rai fulminei, che sembra connotare con gli elementi che si porta al seguito (lo scoppio, la rapidit e infine il silenzio) tutta la vicenda terrena delleroe. 86. lo spirto anelo: anelante, affannato, che respira a fatica e quindi in relazione con il pi spirabil aere subito dopo; cfr. Par. XXII, 4 come madre che soccorre Sbito al figlio palido ed anelo. 87. E disper: come E sparve, lespressione isolata dalla forte cesura (anche sintattica) e anche in questa risentita scansione metrica allude al punto estremo della caduta di Napoleone.

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e disper; ma valida venne una man dal cielo, e in pi spirabil aere pietosa il trasport; e lavvi, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desidri avanza, dov silenzio e tenebre la gloria che pass. Bella Immortal! benefica

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88. una man dal cielo: cfr. SantAgostino, Conf. III, XI, 19, e anche Psal. LXXXV, 13. Questa mano non pura metafora (Russo, 1959 e altri), ma, oltre il ricordo biblico, uno dei segnali dellaffiorare del tessuto iconologico neoclassico e sepolcrale dellode. 91-92. E lavvi pei floridi Sentier della speranza: della persistenza di un certo materiale di immagini pu essere testimonianza questa strofa della Pentecoste del 1819 (Firpo, 64): Dalle infeconde lagrime Una speranza nata Che sugli erbosi tumuli Siede pensosa e guata E alzando il dito al vigile Pensiero un calle accenna Che limmortale sua penna Tutto varcar non pu; il momento intermedio tra lo spunto iniziale e lesito definitivo evidente nellabbozzo del Cinque Maggio (Ghisalberti, 113): A lui mostrando i fulgidi Fior de la speme eterna Mostrando a lui le fulgide Vie della eterna speme. Questa speranza in diretta opposizione alla disperazione di 87, ed la virt cristiana dono della Grazia; cfr. anche Pentecoste, 9. 93. Ai campi eterni: non pi i campi di battaglia; cfr. anche Pentecoste, 9, ove torna il translato campo di quei che sperano. 94. Che i desideri avanza: cfr. Par. XIX, 14-15, quella gloria Che non si lascia vincere a disio. 97-98. Bella Immortal! benefica Fede: fino alla copia Viesseux e nellabbozzo Bella, immortal benefica. questo un altro degli

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fede ai trionfi avvezza! scrivi ancor questo, allegrati; ch pi superba altezza

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aspetti neoclassici dellode; trionfo vocabolo ricco di implicazioni, anche in questo senso, per Manzoni. 99. Scrivi ... allegrati: la fede annota i suoi trionfi come altre immagini dellolimpo delle virt e vizi del primo 800. Per la persistenza di questa immagine cfr. la gi citata strofa della Pentecoste del 1819 (91-92). Le due figure della Speranza e della Fede sono analoghe nella iconologia neoclassica (Marchi, 1982). 100. pi Superba altezza: per le implicazioni negative nel lessico manzoniano dellaggettivo superbo/a, cfr. le note agli Inni, passim. Diviene evidente il tema della superbia che offende Dio, implicito nella sequenza antonomastica delle strofe iniziali (Ei fu ... Ei si nom). 101. Al disonor del Golgota: scrive il Manzoni al Pagani (Lettere I, 253) Il disonor del Golgota imitato dallimproperium Christi e dallaltro stultitiam crucis di S. Paolo: i grandi predicatori francesi gettano pi duna volta nei loro discorsi lopprobre de la croix, senzaltro temperamento, perch sintenda che disonore, obbrobrio, improperio agli occhi del mondo. Parecchi anni dopo, scrivendo a S.B. Montgrand (Lettere II, 93) chiarisce ancora: Par le disonor del Golgota, jai rellement voulu dire: la sainte ignominie de la Croix; mais je nai pas su le dire. Vous voyez, Monsieur, que ma phrase tait, ou voulait tre, une imitation de celles si connues de Saint Paul; Christum crucifixum, gentibus stultitiam, Improperium Christi. Mais dans ces deux passages, laptre ne laisse pas deviner, il marque au contraire trs clairement que cest le language du monde, quil parle dans ce moment, et non le sien dans le premier par gentibus: dans lautre, par thesauro Aegyptiorum, quil met en opposition avec improperium Christi. Ainsi disparat tout ce que les deux mots pouvaient avoir dtrange et dtonnant, appliqus un tel sujet. On a pu aprs cela dire tout crment, et pourtant sans quivoque sans inconvenance: la folie, ou lopprobre de la Croix; parce que ce sont les termes mmes dont Saint Paul sest servi, et qui, expliqus par lui, nont plus besoin dexplication, et portent, pour ainsi dire, avec eux leur sublime ironie. J. Baptiste de Montgrand (1776-1847) tradusse in francese i Promessi Sposi (1832) e poi gli Inni Sacri e il Cinque Maggio (1837). La spiegazione sottolinea un concetto fondamentale nella genesi dellode: la superba altezza di Napoleone si china-

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Alessandro Manzoni - Il Cinque Maggio

al disonor del Golgota giammai non si chin. Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui pos.

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ta davanti alla croce, insieme disonore e sublime altare (cos nella Pentecoste, 15); nel paradosso del sublime cristiano, che consiste nel rovesciamento dei termini della gloria umana, anche Napoleone, come Cristo, viene esaltato, quando si umilia. 103. Dalle stanche ceneri: stanche per la fatica del vivere, ed una ricerca e attivit senza scopo che diviene evidente nel legame con ceneri, ricordo del monito quaresimale. In abbozzo: Pace alla tomba (Ghisalberti, 113). 104. Sperdi ogni ria parola: come la gloria, anche il tumulto dei sentimenti e delle passioni suscitate dalleroe (immensa invidia, piet profonda) si sperde: nel verbo si intensifica, attraverso il prefisso, il senso di perdita inevocabile. 105-106. che atterra e suscita Che affanna e che consola: cfr. Tob. XIII, 2 Quoniam tu flagellas et salvas, deducis ad inferos et reducis e anche Deut. XXXII, 39, Job. V, 18. 107. Sulla deserta coltrice: Frdric Masson, ricordato dal Momigliano (1936) racconta che quando Napoleone mor, il sacerdote gli pos sul petto un crocifisso dargento. Pi letteraria (e pi facile) lipotesi che Dio, che si posa accanto alleroe morto, derivi dalla suggestione dantesca di Par. XI, dove la Povert sale sulla croce accanto a Cristo.

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