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DI M. LODOVICO
DOLCE,
NEL QVALE SI RAGIONA
delle qualità , diiierfità , e pro-
prietà dei colori.
€0 1^ V H I y 1 L E G I 0,

CAS,

IW VENETlA APPRESSO
Battista,
Ciò. /ffARCHit
5" t S 6 Aj^CT i^RATE t LI,

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AAX^VvT» > t> "i-v»»
MAGNIFICO
AL ECCELLENTISSIMO
ET
SIG. AGOSTINO
bronZone.

AVENDOjEc-.
cellentifs. Sig.
mio 5 alquanti
anni adietro de
dicate al fiore
de gli Oratori
diquefta citta le Òratipni di Mar-
co Tullio come al gratiofò Triui-
:

fàno,algraue Sonica, & all'eloqucn


te Pellegrini : e dipoi vn libretto del-
la memoria al dotto Terto , e final-
mente il Sommarlo delle Scienze al
vehementifsimoegétilifsimo Cra{
lo : iquali tuttijla merce loro^hanno
riconofciuto il mio buono animo
con dimoftrarnento di cortefia no-
bile e {opra il merito mio hor^ uol
:

gendoil penfiero a V. S. laqualc nel

le difcipline delle buone letccreje nel


la faculti dellorare rende dubbia la
prima palma 5 parendomi inlìno a
quiefferpaffatojcomeéin prouer-
bio, con glioc^hi chiufi , per emen-.
dar quefto errore^non hauendo, co
me honorarla di opera conueneiio-
k alla Tua gran dottrina &c al Tuo al
,

to ingcgno^hOjpenfato di honorare
il preìente libro del fuo nomejilqual

tratta della proprietà e (ignification


de' colori. Mafolo ha conformità
con la profcfeion di V.S. (nella qua
Jp profcfsionc è fimile a gli antichi)
in
,

in quefto che , fi come qui fi ragio-


na de' colori materiali ; cofi ella vfa
così bene quei della eloquenza , che
può contender di gloria con Cicero
ne. Et era ben conueneuole , che
nella guifa , ch'édottifsima nelle kg
gijS^ acutifsima ne'confùlti; foflè
anco eloquentifsima ne gli arringhi.
Oltre a ciò Voftra Signoria épru-
dentifsjma in tutte le Tue attioni
fplendidifsima , & liberali fsima .

Feruentifsima nella RcIigione,e nel


fine efemplare d'ogni virtù . Lequa-
li eccellenze tanto più rifplendono
nella per{ona di Voftra Signoria :

quanto le uirtù accompagnate con


la nobiltà , come rara gemma
fono ,

legata in purgati/simo Oro Voftra .

Signoria adunque non prenderà a


fJcgnOjchenon potendo honorar
lei , come io debbo , honori del ilio
A 5
nome ic mie carte : e ri (guardi àì
mio animo più , che all'effetto .

In Venetia . A 14 di Aprile*
M D LXV.

Lodouicó Dolce.
A I LETTORI,

ARRA* forfè ad alcu-


ni candidìfsimi Let-
,

tori, chefia)baflaevil
materia il trattar de
Colori lidie confef-
.

fo eflere in parte : ma
hauendofi affaticato il
tao autore di ricercar la proprietà e il fi-
gnificato loro col teftimonio de' Scrit-
tori antichi coli Greci,come Latini,que-
fta operetta s'allontana in tutto dal VoU
go , troiiàndouifi per entro alcuni di-

fcorfi di cofe non così note a ciafcunó ^ e


non inutili a chi legge . E' ben Vero, che
nella figìiifìcation ài diuerCe cofe che
,

fi dipartono dal foggetto ordinario di

icfsi Colori, per efìère egli potendo gra-

A 4
to a tutti, e difcefo a certi particolari
alcune volte bafsirsimi. Ma in ciò sé ac-
coftato a Luciano , & ad altri fefteuoh
fcrittori .Macon tutto ciò vi trappone
fempre alcuna moralità per giouare non
menojche dilettare.Ne ha lerbato molto
ordine, ma detto ciò fecondo, che ne'
veri ragionamenti alla memoria può fo-
uenire . Non è tim.afo ancora, quando
gli è venuta làoccafione, di addur qual-
che Sonetto d'huomini Illuflri , & ap-
prefTo di dichiararlo . Laqualcofapen-
fo, fche non deurà difpiacere .Nefolo
"ha addotti Sonetti ; ma etiandio Epi-
grammi e verfi Latini , per far quefto
Dialoghetto quafi vna Selna di varie let-
tioni. La onde è da credere, cheqiiefta
fua fatica debba elfer da voi abbracciata
&hauutacara. 11 che fé dimo/èrarete .-

tofto porrà in luce vn'altro Trattatteilò


intorno alla proprietà delle Gemme . &
vn Sommario ditutta la Filofofia di Ari-
ftotele. E vero, che fi troueranno in que-
fto alcune fcorrettionicaufate dalle Sta-*
pe ma egli merita fcufa,fi per non hauer
:

potuto attédere alla correttione c5 quei


ladiligenza^chebifognatofarebbe;come
ancora per elfere impofsibile, che nelle
Stampe nona'uenganodegli errori. N^l-^^-

leopcru'.
5

leopcre,che vi fipromettoho.fi tròucrah


no cofe di diporto e profitto grandifsi-
mo. Ne vi fia poco grato a veder le molte
opere di Ariftotele ridotte in vn comperi
diobreuirsimo,inmodo,checonpiccio-
la fatica ciafcLino potrà guftare vn tanto
Autore, e reruirfene alle Tue voglie Ne .

debbono alcnni troppo feueri riprendere


il trafportar nella noftra lingua cofi fat-
te opere percioche non polTono efsi di-
:

re,che non apportino frutto a belli fpiri-


ti.chc non fanno lettere Latine , e meno
Greche E'I cofi riprendere è vn dimo-
.

^raredi portare inuidia al benefìcio di


altrui Già pochi giorni a dietro ogni
.

fciocco pedante con intendere fuperfi-


cialniente i Poeti o gì Hiftorici Latini, fi
pauoneggiaua fra volgari con l'addurnc
vnafcntenzahoradi quello, hora di quel
lo autore : le più volte alla rouefcia , e fa-
cendo qualche barbarismo Hora perdo-
.

no quefti huomini di poco fapere in gra


parte lalterezza perche fpeflbrrouano
:

chi,mercè di queftetradottioni>intende
meglio, che efsi non fanno & abonda di
,

maggior memoria & intelletto . Eveg-


gonfialle volte molte Dontiicciuole ra-
gionar più volte ficuramente con hupmi
ni dotti di cofe graui e contenute ne' Li-
bri di Filofofia . Non meritano adunque
cefi fatti huomini
, che s affaticano per

giouare, riprenfione , ma lode Ma per


.

porre a ciò fìne,arpettate in breue quefti


due.Trattati. Eftatefani.

otr-

lii- !U

\4
/ ::i'i. '-..io :
D i A L O G O
DI LODOVICO
M.
DOLCE.
NEL QVALE SI RAGIONA
delle qualità , diuerfiti , e pro-
prietà de i colori.

MUKIO, COlìl^ELIO.
Ma k. Icj"-^'^ ' tLL-L ,^ K A le molte ^ an'^infi
nìte cofe ,che grandiJSi
ma marauiglia mi por
gonò Cornelio mio;mé
tre io vo rifgudrdatido
quàfìagran Machina,
del Mondo, il e uè ma
non picciola ; an^ifor

fé non minore di qua'


Unquè altra , il Uedere Ógni lófa dipinta col fuo
proprio colore : dalla cui uarietà prendono glioc-
chi infinita tontente^;^ e dilettò . Ter cloche il
cielo yla tenaje piante Cherhe, y i fióri j gl'animali
hriittiyel'hubmòy tutti fono diuerfi nonfolo dì f^c
ite e diforma;mx di colori. DtUd cui uarietà(per
tacere le altre cofe ) quanta dilettatione ha pre^

fi la l<[atufa ne gì: nugelletti : iqiiali fi ueggonS


Così ttanamcnic dipintile con tanta fine%2^ di c-ó
loriiche gliocchi ncflri non fi pùjfono fatiare di ti^
^ DIALOGO
fguardarli. Ecertarhente apparifceyla fiiffa T^a-
tura ejjerfopra modo uaga di quefla uarietà: co-
me fi dimoftra nell'arco celere yche da Latini è det
to Iris'yilquale fi può dire ejfer dipinto di mille co
ieri. che piu^neuermicellijn una cocucciay in le-
gno, in unfajfo non fi ucdc egli grandifiimh uarie
tà de' colorihome nelle pietre dette Vorfidi,nclle
Serpentine,e in cofi fatti, llche mhapojìojpeffo
in grandifiimo difiderio difapere^che cofa fia colo
re,qiiante forti di colori fi trouino^e la proprietà
efignificato loro: che non mi f lafcia credere, che
_ejiifiano Uati prodotti indarno La ondetu,cbe .

di ciò tifei dilettato molto ; e ne fai ragionare a-


bondeuolmenteicofa grata ini farai hora,chenm
no impedimento ti dijìurba yafaue llame tonef-
fo meco , dicendone quello , che ne fai : che nel
.nero te ne rimarrò obiigato .

CoK. io ciofnòmoUo uolentieriihauendo nofolaméte


agioyma cfjendomi uenuto qucfli dì alle maniyn
libriiciolo tra molti y che ne ho altre uoltc di di-

<uerfi letto ycofi antiihi^come m( derni, di M.^n


tpnio T ilefio da lui latinamcte fritto ; ilqual To
lefio fu huomo di belle lettere e di fin giudicìo : e
quefla materia affai acco nciamcntCy uà
fcriffe in
lendomi di quanto cofi alla sfuggita potrò ricor-
darmi:, he fia però s'io non w inganno a baflà"^.
llche faròycomc ho detto yfommamete uolcntieri:
non folo per gradire al tuo difidcrio , conte pcrfo-
mych'ioamiynolto:maetiàdÌQ perii diletto , ihe
io ne
D E j c L ni» 7
io ne predo ^quante mite ne ragiono. Enefauelle
rò teco no, come dipintore^cbe ciò appartenereb-
he al DiiiinTitiano; ne meno la tua uaghe':(^aè
di apparare il copontméto de colori : maycowe fi

fa daunoiil cuiftudio è di Ietterete no di pittura.


A/ A a. Comincierai adunqucchepare cheltepocene ,

Trimauera;
inuiti;ej]endo bora la stagione della
nella quale la l>{atura jpiega maggiormente le
pompe de] fuoi colori . E dirai primieramente^
quello t che fia colore .

CoK. Incominùarò dalU diffìnitioneipercioche malage


uolmenteft può intender la qualità e conditione
d'una cofa;fe prima no fi sa cioche ella è.I Titha ^•r^j[*»L,
A*6
gorici credettero il colore altro no ejfcrychefupfi

eie. Ma Tlatonenel fuo Timeo diffe., luiefferlu-*

me. Egli è uero,che Àrijiotele tenédouna Hradu


di mexofiimQ^chel colore fojfe termino di corpo,
non di quella parte^da cui è contenuto cffo corpo,
che queflo farebbe fuperficie: come uogliono i Vi
thagorici:ma della lucide'j^a^neperò non te^mi
nata;che ciò farebbe lume, come piacque a Tlato
ne. Colore adunque è termino & eflremitàdì
lucido e terminato corpo. Ma affine , che que^<t,
diffinition fìa più chiara , è mifliero di dichia^.

rar tutti i fuoi nomi, per poter uenir pienamen-^


te alla ucra cognitione , Onde quello intendia-
mo corpo naturale;ilquale riceue i colorirgli odo
ri , e tutte coft fatte cofe , che cadono fotto l'oc-^

chiome l'odorato. Ma ponédo i Filofofi cinque e or-^


pi naturali^ il eido , i quattr o Elemer.ti » gli anir
.

DIALOGO
f^aliyle piantCt & i metalli : iquali , conte quelli
' (he fono creati da efii elementi^ in molte qualità
feguòno le natme loro:prima fi Icua il cielo da co
fi fatto ordine di corpi;non effondo effo partecipa
\di alcun colorc'jrna ejfendo folaméte lucido edia-
fano(cioè trafparéte)da quella parte^cbeejfo noi}
nèjiellatoMa la macchialo diciamo offufcation
della Lunaynon è altro^che la priuation del Sole»
Af A R. Qjtefta difjinitione è bella e fattile

Co Vi, In cotal guifa il Sole è detto bianco,perche è lu-


minofo : querq giallo o di color d'oro ì perche le
più uolte a noi cofi apparifce per cagion de i ua^
\
poriy iquali apprefentano agliocchi quefìocolo"
re. oltre a ciò tutti gli elementi fono detti bian-
chi : ancora che tre quefto nome ottenerono per
effere eglino luminoft : e la terra è detta opaca,

perche niun colore prenda perfua natura.Cofi il


fuoco diuien giallo per la materia flraniera y che
fi mefcola con effo lui : che , fé' l fumo è fattile e
puro;ne apparifce la fiamma biancheggiante. E
nondimeno differenza fra la bianche'!^ del So-
le y e degli elementi. Venioche il Sole èfempre
lucido ; magli elementi fi ueggono bora lucidi,
e quando, ofcuri ; e prendono dal Sole e dal fuoco

la hianche^j^a. Ma con tutto ciò fono efii mate-


ria del lume . Onde l'aria e l'acqua fono dette
^^^^^^ ^ ^^ Greci diafani;cioè trafparenti. E che'l
y i l
j^ tL
^C4ri^ A>- •
colore del fuoco fia
quefìoft comprende
lume in materiafiraniera,da
: che di notte e di giorno fi

(pU ^ ^( .
^^4^' ^^ "^^^^ , perche effo è luminofo : ilgior-.
.

D E J e LO RI. 8
no ; perche è giallo . La tèrra è tenebrofa, come
s*è dettOy e non diafana ; cioè trajparence ; an"^
uieta ella la lucide'^a ; ma efjendo naturalmen-
te priua di colore jft colorifcCte quando è mefcola,

tay è purgata dal fuoco , diuien bianca , E ella


adunque opaca',ma no trafparente. Ci fono final
mente colori nelle cofe mi(ie:come neglianima-^
Ugnelle piantele ne i metalli. t:'

MA K.Bafii irffmo a qui hauer detto del corpo. Segui-


ta a dire del lucido
C o K. jp non uoglio proceder tato filofoficamentej ricer
cado ogni minute"]^. Ma Himo^ che infmo a qui
hai intefo quello ycbc è colore. che' l rejìo^che io mi
haueua propoHo di dire j fornirò in poche parole,
MfiKCoftè.
Cor, Sappi adunque che da Aristotele fi pongono due
eoloritiquaiidalui fono chiamati {come nel uero » _

fi uede ejfere) esìremi : cioè il bianco , e il nero» -^.^tt!^^


Me-xani tra questi uè ne pone cinqueiìquali par
tecipano della natura degli ejlrerni.E queflifono
il uiolatOjil croceoyche è il giallo, iluermiglio, il

furpureOtche noi diremo purpurino , & il uerde,


^

Coft fette farmole fpecie^ o diciamo maniere dei


E perche niuna cofafipuo uederefen^a lu
colori,

a ciò alcune parole yche f<t


ce,o lumeydirò intorno
rano a punto pieno lume alla diffinitioney che s'è.wMi.
MA K. QueÙo mijodisferd affai. (fatta. v»-< X

Cor. Lume (come dice Arifiotele)è uifibile qualità; c^n^ avc.


laqnale ricèue il corpo opaco ; cioè ombrofo;
.

illuminato da corpo lucido peni fuo me'^lUfe


è atto (o diciamo cifetto) di corpo lucido , inquan
to ella è luce. E qucjìa qualità è data folamente a
i corpi lucidi fuhito dalla loro primiera creatiom
feriT^ alcuna mefcolan^a di elemento . Verdo^
che quafi tutti i corpi [empiici fono lucidijfimi ;
coryie il Luna , e le {ielle per loro natu^
Sole o la ,

ra rijplendono. Onde nefegue^ che per uederei co


lori fi ricerchi il me%o e il lume llchc fi ricerca . ' "•

per il mexo e non per efìi colori. Vercioche la co-^


fa, che non ft può uedere ;/è non per uia di me':^o; • j

ricerca effo mcT^o e il lume. E tale co fa è il colore»


che effo ricerchi il me^o , è manifefto : perche il
fenfibile pojìofopra ilfenfo non fa l'effetto fuo Ca
me fi comprende da quello efempio ; cÌìc come che \ ^
V occhio fa l'ijlrumento del uedere^ ponendofi fo- ,<^.ì
fra di quello alcun colore , il colore non può ef-
1^- A*'
fer ueduto . Ricercafi adunque un me%o proporr-
tionatoìche è lojpatio tra il colore e la uijìa.l'ae
re adunque è me%o de i trefcnft; cioè del uedere ,

dell'udire e dell'odorare. E de glialtri due (chefo


no ilgufìo e il tatto) è ilneruo , ouero la pelle di
fopra. E quefto mi parQ^che into rno alla diffini-
tionedel colore , e di quante j^etie di colori ingt
tierale fi trouino , poffa bufiare . i. . < .v.\ o; .m
Mar. jlmee certo baficuole
Cor. Ferrò adunque a i colori , ponendo prima il i

nome latino e poi il uolgare , o fia Thofca^


, i .\

W^ o«ò » per nfa^rgiore tuo intendimento : dico


jeil

l «P"
,

DE I COLORI. 9
fé il volgare mi foucrrà ; che di tutti non mi da
il cuore . Ciò potrai pofiia far tu con picciola &
leggiera fatica.
/Hak. Ciò molto a me non importa: pure^ ch'io inten
da la qualità de i colori.
Cor. Comincierò prima da quello, che da Latini è
detto Ceruleo. Del quale pare,che la natura prin
cipalméte goda;pofciaj che ellatalelpetiedi colo
re, come più lieto di ciafcun altro, hayoluto dare
al cielo. Il colore adunq; C erutto ^ qitaft Celuleo,
cioè celeftejcomc la voce dimoftrayè propriamen
te il color del cielo,quando(come dice il Tetrar-
ca) nulla nube il vela.^ che hauendo rifguardo
Ennio Jmuendo detto i Tempij del cieloydiede lo-
ro lo aggiunto di Cerulei. E coft è detto parimen-
te Ceruleo Mare-.perciocheei rapprefenta lofple
dare e la nitidez;?^ del cielo. La onde alcuni anti
chi adornando le coperte della Iliade di Homeroy
per cagion delle battaglie e delle morti^delle qua
li in quell'opera ragiona quefloVoeta , di color

Sanguigno:cofi allo'ncontro quelle della Odiffca,


m cullo ftejfo difcriuelc nauigationi diFlijfe
dipingeuano di Ceruleo . Mayperciochefi troua
yna certa forte di Ceruleo quafi nero, come quel
lo che detto Indicoìe di quefio foleuano vefiirft
leGreche Donne, quando accompagnauano i fu-
nerali di colorarle cui aniìneftimauano,chefvffe
ro ite nel cielo , de qui Ceruleo alle volte è prtfp
fer trifto e maninconicQ p Onde appo Virgilio j^
D
E 1 e 10
R I,
legge la barca di Caronte con lo Epiteto di Ceru-
leo :e Ceruleo nembo ,€ Ceruleo Sole. Dicefi anco
il Cucumero Ceruleo : perche in veroft yede,che
ejfo contiene il color del Cielo. Queflojlejjh color
che noi dimandiamo Ceruleo, i Greci chiamano

Cianeo:e trouafi anco ne comentari Greci la vo^


ce La%imonyOndefu detto Uximo.Di quefia for
te è il biauo,che da gli antichi fu detto Veneto.
Imprefa,che ne giuochi , che fi faceuano nel cir-
colera molto celebre . I moderni chiamarono il
Ceruleo colore Cileflref II Tetrarca vsòpure Ce-
ruleo in queflo verfo .
Vurpurea vefled'yn Ceruleo Lembo
Tinto di rofe i belli homeri vela ,
Jiguo habito e belle^^a mica efola.
Af A R . QueHo poco f che hai detto intorno a queflo co
loreymolto mifodisfa.
Cor, Il Ceruleo mi fa ricordar del Cefio
Queflo .

adunque haurà il fecondo luogo,Oue è da fapere ,


che alcuni antichi y cnelverohuomini di molta
dottrina,volfcrOyche quesìo colore Cefo fojfepa
rimentc detto dal cielo. Ma ejfi manifeflamente
s ingannarono; percioche amendue quefle voci la
finamente fi fcriuerebbono col medefimo ditton-
goùl che non fi fà.^e farebbe etiandio differente
dal Ceruleoicomefi yede efftr chiaramente , per
l'autorità di Cicerone. Ilquale dice nel primo li-
bro della natura degli Dei, Minerua hauer gli oc
chi Cefi] jc Nettuno Cerulei. Oltre a ciò ; come
fi
leggiamo
DISLOCO IO
leggiamo Ceruleo Cielo, Ceruleo Mare, Cerulea,
f^ejia,e Ceruleo Fiore :non leggiamo però le me-
defme voci con lo aggiunto di Cefio.Magli anti-
chi dijfero Jolament e g'ioechi Cefi] iqi4ali hanno
,

certo jj^lendorc come borrendo da vedere * Onde


ioftimoy che fi come Cefare ^ eCefoneèdettoda
Cadere y che vuol dire uccidere : cofi Cefio fi dica
dalla uccifione; che latinamente è detta Cades :

dimaniera , che colui , che negliocchi ha quello


colore Cefo , paia a vn cotal modo co* medefimi
gechi minacciare uccifione;come dicono i Toeti ,

che erano gliocchi di Mineruadaquale è finta ef-


fer Vaga di battaglie e duccifione . Onde^come io
giudico» fu eUaperqueflo da gli antichi cognomi
nata Cefta.La eguale proprietà d'occhi velie figni
ficar Cicerone, che haueffe Catelina; quando ci di
cecche egli notaua e diffegnaua con gli occhi a uc
cifione & a morte ciafcuno de" Senatori.I cui oc
chi dimoflra,che talifojfero etiandio Salufiio con
quefta vocefoeios.E leggefi parimente , che tali
erano quelli di l<[erone:ilche no fu Icggicr fegno,
ch'ejfodoueua diuenire crudelifjimo Tiranno Ol .

tre a ciò la faccia d vn talehuomo è detta da Te


rentio cadauerofa;cioè orgogliofa e crudele, qua-
comunemente l'affetto rf* / micidia-
le fuole effer
ancora che alcuni poco dottamente efpofero la
li:

yoce cadauerofa altrimenti. Ma chiriguaderà


gliocchi del Leone , comprenderà ageuolmente ,

^ualefia queflo colore.Vercioche gliocchi di que


B ij
DIALOGO
fio animale rijplendono (come io con molta cura
rifguardando quei Leonia che già alcuni annifono
furono portati a Finegia, chiaramente conob-
bi ) come yno ardente fuoco.
M A R. Tiacemi di hauere intefo quefìo.
Cor. É
quefìo colore da Greci detto Glauco. Laqual
yocei Latini per lungo vfo fecero propria loro,
T^on di meno ella ha più largo lignificato . Ter-
cioche oltre gliocchi della Ctuetta (come il Greco
nome di quefìo eccello cìnaramente dimoflra )
(he eglino affermano effer Glauchi/molte altre co
ancora Glauche fono dette : come vlua , ch'è

pnhcrba,che nafce nelle paludi , elSalicede cui
foglie , e molto più la fcor%a de i rami , rendono
quefìo colore, llqual colore loda Virgilio ne Ca i

ualli,eli chiama Glauchi. E quefii cotali caualli


nella comune lingua Italiana fono detti Bai, Ora
effendo il color Cefwfolamente de gliocchi , è da
yedere,fe queUoperauenturafoffe quelloyche da
^rifìotcle è chiamato Caropon » Tercioche egli
cofi chiama il Leone per la crudeltà e fierc:^ ,

ch'effo dimoflra ne gliocchi :oue ildottijfvmo Toe


ta Catullo lo noma Cefw. Ter laqual cofa Herco
le ancora hebbe il cognome di Caropo:comefareb
he a dircfdegnofamente riguardante , Tercioche
cara appreffo Grecia vai quanto appreffo Latini
etiandio ira. E da que(lo cofi fatto horroreftimo
che prendeffe il nome cariddi , e Caronte. Di cui
dicendo Firgilioy che egli haueua occhi di fiam-^
ma)
DE I COLORI, ir
ma,*voUe dinotar che quel y cecino yi cui occhi era,

no di color Cefto , era horrihilc e crudele . li che


imitando Dante difje.

Caron dimonio con occhi di bragia


Loro accennando tutti li raccoglie.
Batte col remo qualunque s'adagia
llche elprejj'e mirahdméte anco Michel' ^gna
lo nel Car onte ^ch'egli dipinfe nelgiudicio. Ben-"
che non me nafcofò^che la medefima voce Caro-
fon è da altri interpretata altrimenti.
Mar, Tiacemiy che tu faueUandode colori dichi
cofe 3 che non fono cofi intefeda tutti.
Cor. Horrihile colore etiandio è quello , che da La-*
tini Odetto ^tro ; come ejfo foffe l'antrace
che è il Carbone y Morbo fpauenteuole e cono-
fciuto : per cloche egli è proprio del Colore
d'uno eHintd carbone. La onde molto bene, come
ognialtra cofa^dijfe Terentio, io ti rendei ò cofiar
pi & atra , come è il carbone Oltre a
. ciò il fan-
gue,che è partecipe del calore, e del color del fuà
co 3 quando per qualche ferita efcefuori^e raffred
dandofi 3 e perdendo la rojfez^i , quafi è mutato
in carbone , è detto parimente atro. Diceft anco
la morte atra ; percioche il morto corpo, ejfendo
Ipcnto il calore , che lo nudriua^e li porgcua vi ta,
diuiene atro, come il carbone : laqual fomigUan.-
7^ a me pare nel vero molto vaga e gentile,
Af A R Certo cofi pare anco a me^
.

C o R'. Ter queHa cagione chiamarono etìandio gli an


B itj
DE I C L K T
ticbi i giorni infelici atri. Verciochc gl'infelici gior
ni esfi notauano col carbone i& iftlici con piietrì
celle bianche. Onde dijfe Horatio,
Se degni fono di notarfi a punto
Con pietricelle bianche , o col carbone.
É differente l'atro dal color nero:perciochefi co
me ogni colore ^tro è nero: coft allo'ncontro ogni
nero non è JL tro.Terciochc queflo è horribile^ tri-
fio , noiofo a vedere , & acconcio a chi piange .
Quello alle volte gentile e grato: come fono nelle

donne e ne gli huomini per lo più gliocchi ; iquali


fidicono neri , e non jl tri : ne però coft veruna
rifguardiamo con tanta yaghexp^ e diletto.
Af A R . Tv^on fi pojfono lodare a baflà.7jz gliocchi neri .
Cor. Il Colore ^tro da gli antichi anco fu chiama-
to ^ntracino, efuruo parimente. E quello , che
è me» nero Uuido» efofco . Il liuido procede dei

graue^ja dibattiture , e contiene in fé brutte%^


%a. Onde gl'inuidiofhde glialtrui beni ; comefof-
fero afflitti da graui battiture, e per queHo pal-
lidi diuenendo ,fono detti da Latini liuidi. il co-
lor fofco nelihuomo non dijpiace ; ani} per lo
più fi loda : che diremo noi il bruno. Ilqual colo-

re, quando è troppo fofco, e tende al nero, è detto


preffoicomeauiene della vefla,cheflando lunga-
mente prcffa fatto il torchio , prende perciò &
troppo il colore, Qjteflo fiefjo color fofco chiama
ronogli antichi Aquila dxl color dell'acqua,
Mar. Souiemmi bora vn terzetto dei Tetrarca', nel
male
D ì \4 L G O 12
quale pare, che dimojiri queflo Voeta di non lo-
dare il color bruno ; quando ei difje,
Terfeo n'a quiui : e volli faper^ come
^nd'omeda gli piacque in Etbiopia
Giou^ne bruna, i begliocchij e le chiome.
Cor. Hai da falere 3 che l Tetrarca in queflo luogo
prende il huno per il nero,o per quello, che trop-
po fi accolla al nero : ilqual colore in vn capo hu-
mano , che dee ejfer bianco , non è lodato . Oltre
a ciò dannùua infieme con la negre':^a del corpo

il Tetrarca i capelli neri , lodando tgli fempre i

biondi ; e volendo ftgnificare, che .^ ndromeda ef-


fondo ella viatam Ethiopia era dal capo al piede
tutta nera.
Mar. Qjiefta interpretatione non mi j^iace.
Co R . Dirò bora del bianco . Queflo è purisftmo colo"
re, la onde traj^ortandofl per via di metafora al-
l'animo ,ft prende perflncero. Queflo colore non

fi vede in altra cofi più chiaro, che nella neue.La


quale nondimeno Anajfagora ajfermaua eflerne
va. Vigliaft anco per pallido. Ondefì legge bian-
co timore pr jfo a i Latini;e imbianchì per paura.
e
E le donne Romane quando accompagnaua-
,

no an-
tfuneraliìfl vefliuano di bianchi panni, ti
co il color candido , eh' è più chiaro o almeno più
lucido, che'l bianc§. il Tetrarca :

Elia hauea in dojfo il dì candida gonna.


Cofi il Bembo del bianco:
yincea la neueil veUirpuro e bianco.
B iiij
DIALOGO
Da candido l^ien candore-, candidex^ì^ canute^
1 [qualecome che fi trasferifca ad altre cofcyC per»
proprio dei capelli e deUa barba. É parimente
vn colore tra il bianco el nerOyche noi addiniadia
mo bigio come che fi componga dell'uno
: ilquale
e dell'altro ; , comeft vede nelle
è però naturale
pecore ; la cui lana per lo più è di tal colore. Del
quale f humiltà fi vefiono i frati di San Fracefco,
Mar. e molti anco o per votolo per diuotione il fi-
mile far fogliono . É vero che ancora alcuni altri
fi vefiono di queflo colore per pompa , o per bi7^-
T^ria : e lo chiamano argentino. Ma onde ame-
ne y che volendo fignificare vnhuomo cattiuo yfì
dice volgarmente anima bigia , o berrettina i E
parimente l'^riojìo chiamò idiauolt dall'infer-
no fpirti bigi.
Cor. Ter queflo , che dandofi il bianco alla fantitày
riceuefi alle volte il bigio per co fa macchiata t &
nera : ma non fi toglie però-, che a paragone degli
altri colori, queflo non fiahumilcj e come vile.
Mar. Qu.al colore è quello, che da Latini è detto
Tullo^
Co R . Tuosfi dire ilfofco ;& è proprio il color della
terra. Onde , perche ella fi gettafopra t corpi de'
morti; volfcro gliantichi, che coloro yiqualipian-
geuano la morte di alcun loro prò pi»! quo yO amico,
fi vefliffero di panni Tulli, cioèfofcht ofewi , &
fimiU alla terra Tuosfi dire medefimamente.che
la fcbtria del leprofta puUa, cioè fofca. Onde quC"

fio ani-*
.

D'E I COLORI, ij
fio animale immaeflrato dalla J^aturay quando
è cacciato data paurayVa cercando la terra , che
difrefco fta fata volta dall'aratro : e quiui flan-
dofi alle volt, dijiefo per benefìcio di quefio colo*
rcyche alfuo conforme,fi fi a nafcofìo a
. i cacciato
Yiy€t a i canttuttoche esfi diligentemente lo van
no cercando Qjtefio colore non fi fa con arteiche
cofi la naturi lo produce. Onde fi chiama anco na
tio. E dicefìyhe hoggidì i Cofentini,fra iqUaliìip-
parifcono aicora molti fegni di antichità(percio
chcy come fi fileua fare anticamente y fi conduco-
nofeminc afianger i morti; e vi fi fa il conuito ne
più ne menofiome ejiifaceuano:e niuno efepellito
jen'^^aeffcr haciato daifuoi) chiamano le vefie ,
clye ne i funerali porta l'uno e f altro feffo » natie:
quatunque joffe altro il colore Cianeo , the come
(Aicemo portzuano le donne Greche nelle morti de
loro mariti. Umedefimo colore è detto Spagnuo-
loy BeticOyC Modanefe:percioche que' luochi abort
dano di qitefia forte di lana
^A i^ . E donde è detta quefìa voce pullo ^
Cok, Credo venga per diminutione da pu-'
io,che ella
ro : come da quefìa voce Karay che è vna forte di
vefie y che vfauanogli antichi fi fa Laìlay da op e-
ra,opelIay che vuol dir piccìola opera ìeda terra
teUus : inguifa che è detta lanapuUa^perche ella
fia pura , cioè naturale , non tinta di altro colo'
rcj ma contenta delfuo^
Af A R. Tiacemifap quefi o, Dimmi,qual'è ilferrugitteps
DEI COLORI
Cor. llferroy che per lunga muffa è rugginofoi ageuol
mente dimoftra queflo colore ferrugg meo efjer
da lui nomato : percioche ejfo rapprefenta il co-
lor del ferro. Così molte ycjii fono dette ftrrug-
ginee:che noi diremo rouane: e per auentura que
fio colore è il perfo: chef legge in quefio verfo del
Tetrarca
Verdi panni, fanguìgni, ofcurij o perft.
Il medefimo colore etiandio è da quelliyche pian-
gonOy ofono per qualche noiofo accidente afflitti.

Onde alle -volte fi rictueperfunefio, E per quefla


cagione Virgilio chiamò i Giacinti ferruginei ;
quafi lugubri e di afflittione:hauédo, come ejii di

cono i Voetij Apollo pianto lungamente la morte


di Giacintho , che e fingono effere fiato mutato
in quefio fiore ; e feriti o , come per epitafìojilfuo
dolore nelle fue foglie. E non ^ perche il colore di
queflo fiore veramente fiaferrugineo^che non è :
fercioche effo è purpureo . Ter quefia ragione il
cielo ancora alle volte è detto ferrugineo ; cioè
nuhilofo e trifio. E nel medeftmo Virgilio leggefi,
che nella morte di Cefare il Sole coprì di ferrugine
la fu a nitida e bionda tefla ; come di colore atto
al pianto , & alle doglian'xe : volendo il Voeta
dimofirarejchcinfinoil Sole fi rammaricaffe del-
la vcciftone di tanto huomo . T<le per altra cagic"
nepariméte chiamò egli lanauicella di Caronte
ferruginea:con laquale quel non mai fianco vec"
chio traggetta le anime alf Inferno
Mar.
DIALOGO 14
,vl AR . Certo , che toccar di quefle fauole mi diletta
molto.
Cor. degniamo < quello y che i Latini chiamano 2l«-

fo : ilquale wo* effere il medefimo , che il rubro ,


da queflofi pio vedere: che dirittamente fi dice
da Latini fanoni ruber^ma non già rufus. Terció
che ruhèr è qwUo, che noi diciamo rojfo vermi-'
glio , e rufus tcolore non pienaméte roffo^ma che
tira al Giallo ^t al hiaco'.comefono alcuni huomi
donne biatche; che hanno alcune tinte e mac
ni
chiette per le arni e per il vifot che noi chiamia-*
mo lentigini te comefuole effer la barba & i ca-
pelli di alcuni S fole uano gliantichi Komani furi
ficarevn cani fi cagna per placare laflella detta
Canicula : a cti dauano lo aggiunto di rufa^e non
mai di rubra, volendo dinotare il color rojfo non
pieno ) che terde al gitilo . Qjtello colore ne gli
armenti i contadini dimandauano Rohì e Gi'uo,
& anco Heluf. Comeft vjde ccrtafjrf: di vino
notiflimo, che è di colo^-e fra il rufu et bianco : il^

quale,perche rap )refenta quello delle ciregietche


noi yinitianiialladure'Xja diciamo durafighcy
alcuni popoli d'Italia chiamano ciregiolo. I mede
fimi Conttdini chiamati ano altrefi hurrha vna vi
te'ixyChe bibbia il rojiro( cioè il mullaccio)rufo:
e dicefi anco burro va huomo , ilq'xale hxuendo
Mangiato, è per il cibo e per lo hauer beuuto rojfo»
Hanno anco hoggidi t contadini certe voci proprie
loro : come dicono rofiino a vn cauallo , che nan
BIOLOGO
pienamente è rojfa. Ilqual colore^perche è quaft
fimile al colore JanguignOyboggidì è detto /arma-
to, cjuaft fanguinato : ancora che i Caualli , che
hanno vn cotal nome, alle volte biancheggino,
AfAR. Hora ragiona del rubro , che dici ejjire il

yermiglio.
Cor. La qualità di queflo dimojlra principalmente il

[angue de gliammali : e quello ^ che Latinamente


è detto Cocco, delqualefi tinge la lana-.ilquale da
noftri è detto grana . Onde fi legge appo i Latini
yelìa canina manifefla a tutti Dimoftra nondi
,

meno quefto colore oltre le altre coft il liquor del-


la purpura : il cui colore è fi fattamente grato ,

che ogni cofa , che hahbia rn poco di vermiglio,


pure che quello nonfia dijjfiaceuole alla vijta ,
purpurea : come fono le Paiole , e le
jpejfo è detta
Onde anco il color candido,
diuerfe forti di fiori.

ficome quello che alletta l'occhio , alle volte da^


,

Toeti è detto purpureo. Di qui Horatio chiamò


purpurei i Cigni:& Mhinouano purpurea la ne-
uè ifleffa.Trouafi anco il bratteo pofloper il pur-
pureo. V^n è da lafciare adietro quel colore, che
è fimile alle foglie delle viti, quando elle fono fé
c-

chc. Onde da Greci è detto Xerampdino^ laqual


voce e vfurpata da i L.itini.Terciocheuè vnafor
te di vite,laquale nel pien dell'autunno ha certi

pampini agmfa difanguinati, onde il colorepren


de il nome Hoggidì qucflo colore è detto Rofa
.

fecca.
AfAR.
10 i 1 COLOBI. 15
ìI/arÌ Tei, chefdenuto a que^o colore di Rofiifcc-
Cdifegtn in rac^n tarmi qucUotche è colore rofio.
Cor. llrofeo è il ìfate, colore di ciafcun altro più di
letteuole epiuago: & al corpo kumanoyquan-
do tffo è bello yd tuttofomigliante. Onde i Toeti
la faccia, il coo, le poppe, e le dita chiamano ro-
feiycioè candiddiflendendofi la rojjc^ del [an-
gue con vaghcT^a e grafia £ qucjio è propria- .

mente quel loUe, che da noi comma mente è det


to incarnato : fraoche egli rapprefenta più, che
altro coloreria itidcT^xa d un fanciullo, e la rofa

del yoìto d'unawlcella . T<lpn intendo w la Aide


fia,cioè la damfchina,che par, che a vn certo mq
do arda di tropfuermiglÌG;ne anco la bianca '.ma

quella,che dalUna e dall altra riceue ornamèto.


E,perche queH colore imita il corpo delll)MOWO
che volgarmenefi dice carne ; medefimamente
qucfta forte di lofe è detta incarnata. Cicerone di
manda cotal coorcfoauc.
MhK. Qjial colori è quello , che è addimand.no
Vuniceo f*

COK. Il color Fenice t coft detto da i Fenici ; e chia-

ma fi anco Timieo: ilqualle arde a guifa di Viola


mfìamata.Ondigia da molti fu chiamai to purpu-
ra violata: & loggidìfcrba qttafi loflefonome:
percioche è chianato VauovaT^' ancora che al-
cuni vogliono J'ie qucfia fia voce Folgarc.efor
mata dai colon del Vauonc. ^^ / Femceo , che.

diuerjo da qHeJh,la palma, che nella lingua. Gre-


75E J C L n L
ca è detta Fenice , diede da fé il nome . Qucsio
colore y come s^ è detto in yn Cauallo èprincipah
niente lodato. Il quale è chiamato bora Spadiccot
bora bao , bora badia , e balio con diuerfi nomi,
Teniocbei rami delle palme da Greci fono detti
Spadici e Bai, Onde il cauallo , come io dico, è
,

detto Baio .

Ma r. e quale è quel coloretcbe è detto Tuluo^


Cor, Qjieflo luce più di ciafcun altro colore Onde ,

Tibullo propriamcte cbiamò lesìelle Fulue.t'an


co vn a forte' di arcna.cbe fembra di color dorarla
quale d'I Firgilio e chiamata Fulua;e fimilmen-
teyna forte di aquile da UriHotele principal-
mente lodata di color Fuluo,Ilqualc,quadoè al-
quato rintUT^ato & ofcuro è detto Flauo.E que
fio aggiunto diede Horatio alla Lupa; il cui colo-
re co ptu chiaro nome i più differ Fuluo. Dicono al
cuniyche glicuhi detti diqueflo color Ilauo;iqua
li nel Cantre rult ariete leda Marco Farrcne ,

fono tra Cefi) eFlaui.^dornafj'ejfo que fio colo


re li tefle delle Dori7ielle,e de' fanciulli. Efempre
riluce nelle mature Biade. Onde diffe il Sanna%a
ro le bionde Spiche, Efouente lo reggiamo posio
per bello . il color lutheo non è alcuna cofa , che
tanto dimoftrinquanto il fior di Caltha^ e di Gem
fioyC parimente il vitello dello ruouo.t'' molto ft
wile al croceo;che è il colore del Zajfrano^quellot
che da gli antichifu detto Flameo^perchel'vfaua
la moglie del Flamine Sacerdote, Vuojfi qui por$
il palli"
D Ij( L G i6
il pallido e il lucio ; è colore bombile , e
ilcjuale

della fteffn Morticome dicono t Voetijeparimen


te di Vlutone.M la pallide:^ è alle volte gra
ta, & amabile mthuomo.
Mar. Hagiona bora ci color Verde,
Cor. Q^ale fta il coir Verde , ce ne da lefempio la
molta copia deUe 'erbe . La varietà deltequali è
tanta jche effendda loro virtù infinita^ non è al-
cuna jche 'verdegìi corneialtra: matutte in fra
diloro fono diuerj nel colore, llcheapparifceme
deftmamentein tittiglialtri colon. Onde fé vna
cofa e men hiancao nera £yn altra-, non per que
fio perde ella il nane del Bianco ,o del V^ero. Fra
gli vccelli nobili à questo colore è il Tapagallo:

onde da alcuni è d'tto verde augeUotcfra legem


E''
me lo Srneraldo;d cui noè cofa più lieta. gran
demente rijplendiqueflo verde nello Scarabeo:
di cuifa^riHote'e mentionc: ilquale Scarabeo
perche In lafchem macchiata di certi fegni e lu-
mache tirano all'j rgento di maniera^ che pare,
che foflenga a un certo modo il fembiante della
Luna ; è da Confer.tini chiamato non fen%a con-
ueneuolt7:j(a cauallo dieffa Luna.
Fra i colori Verdi è il Vrafino celebrati da i
verfi di nolti Toeti Hora da tintori è chiama-
.

to Torro Verde.
Af A R, £ ciò aico non poco m'è dilettato.
Cor. Hora ferdifcorrer generalmente quafi come ,

EpilogOym quefta materia , dico che la varietà è


.

D J ^ L G
propria de colori. Onde fi tejfe Fefla di varica-^
loridacjuale hoggidì è detta diuifa. Cofi diraffi Ca
uallo vario quello ichefia ne tutto bianco, ne tut"
fonero;ma di queftì e d'altri colori diflwto : cofi

yario Cielo,di cui alcune parti ferene rilucono >

& alcune fono nubilofe & Toc-


ofcure. Et anco i

ti per la conformità e vicinanT^rendcranno rn

colore per vn altro Come Virgilio diffegli occhi


.

di Minerua Flauiinifcambio diGlauci per dimo-


jìrar , che ncglioccbi di quefta ui foffe yenuHà e
gratia : come il medefimo parimente difcriffe la

Tebro i di cui diffe altroue V acqua effer


ucfta del
Flauuy di color Glauco : percioche jra quejii due
colori uèfomiglianT^yC quafi yictnam^.Ecome
s'è dettOyil bianco fi riceue per pallido y el Ceru-
leo per coloreyche tira al Verde , e per quelloyche
anco fi accofta
al J^ro . Et yiccndeuolmente
cedono tyno al^altro^Ma di tutti fono i più con-
trariy& eflremiycome s'è dettOfilbiancoeil ne-
ro, onde diffe colui.

Il gran contrario ych' è tra il bianco et nero

Di qui non è alcuna cofa , che tanto appanfca ,


quanto fa nella bianca carta l'inchioflro, Vfaua-
nogliantichi ( ilche anco h oggidì fiferba )fare il

Titolo de ilìbridi color TauonaT^m materia


de i Fenici; iquali dicono effer e , fi:ati inuentori
delle lettere .Sono etiandio alcuni colori , chia-
mati incertiypercioche ingannano gliocchi de ri^

gU(trd(tntif comeèlaf^lendide:^ e politex^a


dil
D£ I C L OR I. 17
dei cielo. Ilquale,iiiando alcuni jlimano tenebro
j'oyparte ejjcndo iluHrato da raggi del Sole, Oe-
neo. Come autcneiell'arco Celcftey e le nuhiy che
paiono alle volte nfocate;e come Untare yilquale
oltre ali'ejjer Certleo ; bora fi dimoHra ofcuro ,
bora -perde, &
una volta flauo e rauo ; ouero
al
modo ba del purpureo
etiandio alle volr a certo
yiolato.'ì^nfi v'de parimente il medefimo orna
mento nel collo luna Colomba , e in quello del
Tauoneì Ondc'li vccelli Latinamente jpejjbft
dicono verf colorì s 'i cioè di diuerfi colon. Oltre
a ciò fi diuidono n due forti: perciochc tutti gli
altri fi dimandavano ^u(ì eri : ecctttuandofi il
miniOy ilpurpurifoiil cinahriOil' ^rmenio,il Cri
focoUa,e ì Indico: quali colon furono cbiamatiflo
ridi . Ma di quejìi lafcio la cura a i dipintori : i

quali vfano Jolamente il melino, che è color can-


dido . alcuni jor.o detti foaui ; come il flauo , il

purpureo iti candido, el rofeo ; che diremo rofato^


che ne colori fi trouifoauitàyoltre che gliflcjfifen
fi lo dimojirano,nefono tefimoni i Trencipi della
lingua Latina Cicerone e f^irgiUoil'uno che dijfe
foaue colore dell' huomo, e l'altro foaucmente il
Ciatintho rojfeggiare. alcuni fono trifli e doglio
come l'atro , il pullo, il ferrugineo el hiauo,
fiy ,

alcuni colori etiandio fi chiamano fordidi: come


ilfuafo , e l'impluuiato : percioche anticamente
i rei permcuer pietà ne' giudici, fi fole u ano rcftir
di que colori; etale.pQ'erejiita la vefla di Caroti
C
DIALOGO
te dimoflrò Virgilio ; quando ei di
(fé
:

E la fordida uefla gli pendei


Da le jp alle legata con un nodo.
Onde fi dice ancoragli auari uiuerfordidamen-
te ; conte quelli , che fi pafcono agramante e di ci
hi uili . Cofii colori parte fono detti da t luoghi:
come il Tuniceo , il Tirio , il Sorano , Indico ,
Melino Spagnuolo» Sonico , Modanefe ; de'
,

quali s'è ragionato Colofìino da Coloffo città in


.

Troade ; ouefi tinge una forte di lana , che rap-


prcfenta il fiore detto Ciclame : il quale parimen
te , quando è chiamato Rapo, quando Tomo del-
la terra , e Tubero , e da Cofentini figliuolo della
terra. Qjjcflo fiore è tra càdido e purpureo, ^Icu
cuniprédono il nome dai metalli:cnmepiomheo^
ferrugineo y argenteo , o argentino^& aureo. Et
anco molti lo pr efero dalle piante : come oltre al

Feniceo , che è Palmeo, e il Serampelino , // Bof-


feo.F'è ilrofeoycioèrofato yilGiacinthino:Hif-
gino da un herha chiamata Hifge. il Goccino, el
Sandicino alluno &
all'altro fomigliante ; e pa-
rimente il molato ; che è detto medcfimamente

Jmthino . Onde il Tiriantino , come dimofira ti


pome 3 è fatto della porporate della uiola . ^g-
pungefi a queflo il Croceo : onde una forte di uè-
sii , fu chiamata Crocotula : come da Caltha

Calthula; e dal bijjo , forte di lini fottilifiima , il

Bifiino : erano'jtutte quefte di color luteo cioè


giallo ; ma la bifiina rijplendeua, come oro . Fu
anco
DE C L R L 18
anco in ufo un^forte di ueTte yche dal citrofì
chiamaua citrirt,<& una certa di color cadido-M
quaUda LftcHiifcrittordiSatireiOpponédo egli
ciò perbiafìmo 7 orquatOyfudettapapaiicna,
Trouafi anco uraltra forte di ue^e detta galbi-
na dalgalbano. del fior della Maluafaffiun co
'-

lore detto Molohino; come dal fior della punica

un'altro , chiamto Balauflino . E le foglie anco


del uerde porro '.cero da fé, come s'è detto, il
nome Trafino iolti etiandiofono nomati da gli
.

animali: come iif erumo dal Ceruo,il murinoyda i

Topi. I quali C'Ori fono notifiimi nel Cauallo.


MAR, J^n mi dijpia ciono queìli cotali deriuatiui.
Cor. Il filujiellmo calla Muflella , altrimenti Don-
nola L'ittericcdal color del Galgulo
. : uccello co

fi detto : e quefì* è color giallo ,che tira all'oro, il


Cicneo dal CigWyil quale è detto anco latinamen
te Olorinojderuandolo pur dal Cigno ,che Olor
parimente è chimato da Latini : e dinota candi-
do. Jllo'ncontìO il color Coracino è ti nero , coft
detto dal Coruo ^ quefli s aggiunge foflrino det
todiliosirica il Conchiliato dalla Conca, Mu~
no dal Murili forte di pefce , c7 purpureo ,. da
H ercole , comcfauoleggiano i Toc ti primiera^
,

Tfner.tetrcuato Onde fi leggono qucfti uerfi.


Mentre ^Lide a diporto iua d'intorno.
Gli efìrcmiiiti de l'ondofg tnare ;

Fna Turpura uide , che nuotando


Qiuafer lejpumofc onde : e la prcfe,

Ci
.

T> I U L G O
Indi co denti mordendo , fuori
lei

Ji^KJci con larga uena il[angue caldo »


che col purpureo fuo uago colore
Vherbctta tinfc. Onde la bella Donna
TirOy ch'era d'Alcide alhor compagna,
reggendo ihérba , le gran labbra e'nfierne ^

Tarte del uolto dell' ìUuflreHeroo


Di quel uago color tinte e dipinte ,
Faga di lui i gli diffe , H ercole inuitto ;
Sappi , ch'io fonpernon fcguirti unquancOf
Se di sì bel color non fai , ch'io pojfa
Feflirfuperb.'i e leggiadretta gonna,
Cofi ti prego per lafpoglia altera ,

che uefli del Leon ; per la gran forxa.


Di quefle tue rebufle inuitte mani :
Ter le pungenti j acute , a(prefaette
Dati fuga ci augei mal conofciute
Finfopra l'aere e le più alte nubi.
Pache di tal defio men uada altera
So , che l'ampia palude non ti tenne
Sì y cbedeglihorti Hef^eridi , malgrado
Di tutto , non recafli i ricchi pomi :

Cofi l'audace Tsljnfa ambe le braccia


Gettò al robufio collo di quel fiero ,

E fece sì , ch'egli raccolfe il pefcCf


Che hauea gettato dentro l'onde :&egli
Trimo tinfe la lana di quelfangue ,
Onde poi s adorno per tutto il mondo.
Mar, Q^ucfla è affai ingeniofa , o almeno pjaccuolc
.
.
fauda
DEI COLORI, ip
fauola. Ma feruta.
Cor. Finalmente alcuii colorifono detti da dìuerfe co
fé come igneo , e flammeo dal fuoco , e dalla
.-

fiamma . E cofi il iole e'I fuo cerchio è chiamato


da ^ttio e da Ca;uUo Onde il color dd Sole , e.

perche t ale fi dirmflra e peri autorità di queHe ,

due fi può chianar flammeo cioè infiammato.


^

Dal cielo y come u difi nel principio di queflo ra-


gionarne ntq , der.ua il ceruleo ^ il marino ycl Tha
lafiino dal mare Dall'onda il Cimatile e Cima-
. ,

thio : ci medefmo colore è in tutti quefli. Oltre


aquefli dall' arco celefle , che fi dice nunt io della
pioggia. Hialtrio , che etiandio è detto nitreoyni
ueo,marmoreoJattex),daluetro , dalla neue , dal
marmo , e dal latte: & anco eburneo dall' auo-

rio Dal cui candore fu nominato dalla candide;^


.

'ZOL del corpo un certo Fabio Oltre a ciò l'arni- .

thiflino fu già in ufo , // Sandaricino , ilftngui-


neo , e Iherbido. il Cereo , il Tileo , eH Cinereo:
fimilmentc il carduo da i cardi , benché non car^
duo y ma cinarafa detto. Dalle f^ume etiandio e
dalle macchie lo fpiirneo e maculofo, i quali colo^
ri fono anco ne caualli: come dalle goccie go'Z^"
to : cofi anco alcuni cani dalla jòmiglian'^ delle
tnofche mofcati fono dette : e pomato un cauallo
dalla fonagli anx^a di alcuni piccioli pomi: e fei
cerchi fono grandetti , fi dice mot-ito . ra parcy
che la natura amaf[e il ceruleo ^ hauendolo poflo,
come s'è detto ne l cielo , e nel mare . T^e lo ha"
C J
.

DIALOGO
Urchhe anco adornato di iìelle ;/è non fi foffe pd-'
rimente dilettata del color giallo . Ma, perciò-
che ueggirmo la terra , onero ueUirfi di uerde^o-
nero (pagliata ddfuo manto , la ueggiamo di co-

lor fojco ouero coprirfi del candore della naue,


,

& ejfcr bianca ; onde non fi può dubitar, chel co


lot' uerde , il fofco , e7 bianco non fi a grato d ejfa
natura . Oltre a ciò nera è la notte fono , e neri
gl'Indiani , e gli Ethwpi. Fedeft adunque , che
fonùgliant emente la madre delle cofe fi gode del
color nero: la quale non abhorrire altresì dal uer
miglio ageuolmente lo dimojìra ilfangue degli
huomini, e degli altri animali. Et quefto è quan
to mifouuiene , &
ho letto intorno a i colori,
MaK. Qùefto a me è a baftan^a. Onde è tempo, che tu
entri a ragionar del fignifcato de' colori
Cor. lo diro in qucfta materia non meno quello , che
ho letto in alcuni , che quale è la opinion mia é

Terò incominciando dd uerde , alcuni uoglio-


no , che quefio colore fignifìchi che chi lo porta
fa ridotto a nulla ; come quello che habbia per-
duta ognifua contentcx^' E dicono; che gli an-
tichi Sacerdoti Romani offerendo lefacellefopra
gli altari a gli Dei^nellaguifa , che noifopra i no
firi adoperiamo le candele , poneuano la parte
fecca di quelle in un legno uerde, il quale (eruiud
in uece di fojìcgno e di Candeliere Etèda fa-^
pere che'l color uerde degli arbori è quello , che
noi addimandiamo uerde ofcuro . Onde, quan(h
aueniua
DEI COLORI, 2(5
aueniua, che que lumi emendo del tutto confuma
ti dd fuoco, , che erano già peruenuti al
in guifa

calce del uerde troncone , non rimaneua più cofa


alcuna da ejfere abbruciata I lorofuccej]orifu~
.

rono poco da medefimi differenti ; i quali in ho


i

nor degli Dei accendeuano, come facciamo noi al


ueroDi o & a Santi,cerc:l'ultima parte delle
quali dipingcuano di color uerde qual uerde è , //

quello, che i Dipintori addimandana uerde rame.


Mar. E per quale cagione cibfaceuano ?
Cor. Ter due mi credo Cuna, perche fi rapprefen^
io.

taua il colore d'un ramo , o d'una fonde uerde :


e f altra, perche lo poneuanoin uece del uerde
troncone , che fofleneua le faci , che ardeuano,

Fcdefi ancora , che il Tetrarca intefe il uerde


per qucflo medefimo mancamento , ch'io dico :
quando in quel bellifìtmo Sonetto .*

Già fiammeggiaua ì amoroja (iella


Ter l'Oriente , e l'altra , che Giunone
Suol far gelofa , nel 'ìettentrione
Uuotaua i raggi fuoi lucente e bella :

diffe,
piando mia (peme già condotta al uerde i
cioè , quando la miajpeme uenuta a nulla ; aU^
Cora che alcuni quefio luogo ijpongano altriméti»
Mak. Ver certo quella tuafbofitione non mijpiace.
Cor. Di qui è nato un prouerbio fra uolgari; che,
quando uogUono dimojìrar , che alcuno fia in e-*
Hrcma mifcriu caduto , dicono , lui effer giunta
.

D 1 ^ LOG
ni uerde : come io già uoUi accennare in quesiù
Terzetto fatto al coftume Bernefco.
amanti la Candela è giunta al uerde:
Tyow e è più cera ; il lumicino manca ,
Et ogni gioia mia confuma e perde.
Il medefimo fi dinota con dire , che alcuno fia
giunto allefrutte : per cloche quefo è l'ultimo ci-
bo , che fi pon nelle tauole Dicefi medeftmamen .

te il tale ejfer giunto allanocetta; ilche è tratto


per metafora dalla baie {Ira: per cloche quando la,

corda è ridotta alla cocca , oue fi ferma infino

che fiocchino le faett e , non può ragioncuolmen-


te ir più oltre.
Mkk, Ho udito parimente , effere alcuno al cane : ne
so per qual ragione.
Cor. I4 ragione è queHa : che come y infegna Tlu-
tarco , alcuni huomini cognominati Cani erano
Cittadini Romani : t ufficio de" quali era di uen-
der per pochifiimo , o niunpre'zj^ i beni e le fa-
cilità de condannati . Onde , quando alcuna co-
fa è a buon mercato ,fi fuol dire , che ella tan-
to uale infimo nella cafia de cani. Come che alcu-
ni ciò intendono ejfer detto per li dadi per quefio
uerfo ;

Semper dannofi pròfiliere canes :

Cioè ;

Semprei dannofi Cani vfciro fuori


L' effere adunque giunto al verde ^al Canei& al'
la "incettate tutto vnfignificato. Onde auiene >

che
DE I CO L n I. 21
iheiKomagmoli,ejficialmentegli J rimeneft
-polendo dimoflrar ardoglio per la morte di al-
cun loro amico , oparnte, che per tal cagione

fono fuori di fperan%a i di cotal colore ft yeflo-


no : eque Ho molto nu fanno quando perdo^
,

no alcun giouane . i quefìo lor coftume non è


nuoHoima antico . Oide f^irgiiio diligi ntiffimo
offeruatore d'ogni antchità , e dotifiimo Toeta
fopra la Sepoltura di ?olidoro fa poner verdi ve
lami : e dice ;
- Stant manihus a^£ ,
Cceruleismoejlavittis: Cioè;
Stan fatti a l'alma de l'uccifo altari

Mefti e coperti di Cerulee bende,


Ch'è^quanto verde.
Oueegli dimojìra mar,tfeflamentc,queflo tal cO"
lor e dinotar triflcT^. Eftmilmente, oue qucHo
diuin Toeta induce Jindromaca , che fu moglie-
ra diHcttoreJacrificdre al morto marito , dice,
che ella haueua coperta lafepoltura di verdi Ce-
fpugli .Tiu oltre ancora induccndo il medefimo
Toeta I ut urna veflirft di h.ihito di dolore perla
fouraHante morte del fratello Turno , che da lei
era fiata antiueduta.s inuolfe il capo d'una ver-
de benda.Cofi medefimamente nonfen^a cagio-
ne ìielle fepolture de gli antichi in molti luoghi fi
trouauano annelli, ne quali e- a legati Smeraldi,
E panméte le medefime fepolturcfi adornauano
di verde ^ppio E t Toeti, che cantavano fopra
.
DIALOGO
quellea prona di chi meglio diceuano erano coro
nati pur di ^pio.
Mar. Hopoflo anco mente più ychcyche ta'iliandoft
lacojìa del Melone ; e penetrandofi troppo ingiù
injìno al verde della Scor':(a,eJfo non è bi4ono;ma
bene amaro, inguifa, che giungendoli aluer-
de , fi giunge alieUremo , &
alla parte , ch\è
peggiore.
Cor. Lofi è. Leggefi etiandioyche i 'Perfiani,(pofaua
no da capo le moglie alla loro morte ; e più toHo

poneuano cotal gioia^che è lo Smeraldo , nel dito


allemorteyche alle viueiVolendo dimofirare , che
ellefecoportauano ogni bene y e confola tione mo-
rendo 4d marito rimafo in uita:e che ejsi haueua
no perduto ogni loro diputoie che mai più con al
tra donna fi trajlulerebbono . Ho intefo dire per
cofa vera , che la S. Ifabella Gonzaga da hjie^
che già fu Marchefana di Mantoua , hebbe vn
bellijìimo Smeraldo ilqualfi dice ejfere fiato tra
:
-

uato nella Sepoltura della Tullia figliuola di


Marco Tullio Cicerone. Et ecco ilnoflro Virgilio
fa apprefentare in fonno a Enea in forma huma-
na coperto di drappo di queflo colore . Cofi puoi
vedere che queHc autorità fono di maggior pefo,
che non è il dire , che fi dia il verde alla Candela
per dimoftrare,che niima cofafia giamai cotanto
al fine, che non vi refìi alcuna jpcran7;a; e che le
herbe e le foglie allegrano gliocchi nella Trima"
uerax che le verdi dipinture , outr panni ( i ome
vuol
DEICOLOnt. 2ì
'ìfuol Fitruj4Ìo,elHini) ricrea?ìo gliocchi de' ri^
[guardanti: echepariryeteil Vap<?gallo fiavccd
lo allegro : ani^} egli Tieftijìimo , e canta nella
[uà prigione per cagiore di confortarfi. L'vfo di
fepelire , e idi adornar le Sepolture di color verde
è dimoHro da Tlinio ; e coft di ponenti dentro lo

Smeraldo : ilqUal di ciò parla faueUando della Se


poltura del He Heroniz , Il color detto t^eneto,

che è pure il verde ofiuro , è pròprio de' poueri


l<locchieri. E dice Cafi.odoro^che ejjo rapprefen-
ta il verde, a cui è dedicato, llquale fenT^a dub-^
me ftifilma.
hio è cofa
WaRì Dimmi vn pocoihointefo dire 3 che le antiche
Matrone copriuano le loro Carrette di queflo co^-
lore.Verche libficeuanoelle^
oR . /« certo j'egno e dimoiiramento , che effe nort
penfauano ad alcuna allegrex^X^ i ne a piacer idi
quagiù.
li A Ri ^
me pare i che l verde fi pofja pìupropria-"
mente attribuire alla j^eran^utpercioche ^quan-
dofi vede Li terra coprirfi di verde herbette , e
gli albori adornarfidi verdi fraudi,fenxa alcun
dubbio alhoraft prende ferma jperan'^a di doue^
re haucì e i frutti della terrai ofi adornduano gli
(

antichi l a l^eran'Xa di verdi panni ;c quefto colo^


re fi vede manif Hamente effer colore di alle"
griay e non di trisicXT^^ E y jegli antichi pone-'
uano vno Smeraldo nelle Sepolture de'morti.erd
forfè per dinotar e,<he efii (perauanotche l'ani md
y

DIALOGO
di quel morto fojfepajjata a miglior rìta . j(
chepofjono fi mire gii efimpi da te addotti di
Virgilio . "b{e mi fi lafi:icràgiamai credere
che yna cofia^che rallegra glioahi , e conforta gli
Spirtiyfiafigrìificatrice di cordoglio, o di perdita
di io non lodo la openione di colui ,
bene. Sicché
che diede al verde quefto cofi contrario [igni-
ficaio.
Co K • Crediycomc a te pareuiò a me non importa. Ho
ra io me ne verrò al vermìglio. Quclio dinota pò
ca ficun •:(^a. E vero,che alcuni vogliono yche ef
^

fo lignifichi vendetta : perche rapprcfenta il fan-


gue.'^on nit nafcojìo , che Homero e Virgilio ,
fanno coprire le bare de morti Caualieri diporpo
ra;neUe qualifi}no partati coloro > che valorofa-
mente combattei ero; e furono prodighi dell'ani-
me loto. Ma ciò è in miofauoretpercioche cofio-
ro ciòfaceuano,acciochequelli,che ciò vcdefjero,
non temeffero la morte.T>^on fi può adunque ne-
gare y queHo hauer principio da timore . E fé
auieneyihe lanoHra fantifìima e vcrifiima Heli
gione Chrisìiana nel celebrar lefeHe de' Marti-
ri vfi gli ornamenti vermigli , ciò fa non meno

per inanimar glialtri;e toglier loro il timore yche


per render teftimonio dellalor Cofian-za . "Hpn
dimeno la noHra fanta chiefa canta Te loda il .

^
candido efcrcito de Martiri . Et anco Virgilio
Vesie di color bianco coloro yche morirono per la
patria. I liomani etiandio nel Campo Martio ad
diman-
D E I C IO n I. 23
émadaiiano i Magifirati^iandidatiyejfendo vefii
ti di bianca e fottìi refta , accioche apparejjero i

jegni delle loro mwue piagge riceuutc comhatten


do per la patria : onde hafejjero anco più fauore
per conseguirla dignità di loro ricercatale fi ye
deffepanmentey checofa alcuna in fcno non ha-
ueuano da poter corromper coloro , chedauano
ivoti.
AR» Tiacemi.
}R. La pallidex^ fen^a dubbio dimoHra pauraf
Onde i pallidi per ricoprirla portano le Berette
y ermiglie. Lo aggiungere axuna cofa alla Tslatu
ra-^è fupplire a difetti di lei. Onde i timidi Solda^

tiymancando loro il calor naturale, predono il fin


to yermiglio''perchele cofe.che concorrono infa^
re il color vermiglio , ham:o for-^a che incende e
rifcalda , più , che quelle che fi pongono infieme,
fer far gli altri colori;& in tal gwfa aitano la lo
ro naturale dapocaggine con l'aita delle cofefira
ììiere.Haurai fmilmente afapere , che'l Came-
Ivonte^ccme che pigli ogni color e ;noìi prende egli
il yermiglio^pcr non moHrarfi trmido:percioche
glihuominiinganneuoliiComefono i Cameleontt^
nonyogliono parer timidi . Ecco che gli ybria-
chi , i folgori , e il fuoco adducendo paU"
efìi la
ra per effer vermigli 3 confermano il mio parere .
Similmente la Vpupa, che èfegno delfofpetto , ^
"Permigha.Ccf Virgilio volle, che i Canalli animQ
fi haueffero vn poco di rojfci^ . il medefimQ
D J ,A L G O
^Qetay& anco Owdio (pauentano i Cernì con le
penne Molti animali etiandio -veg^endo
rojj'e .

queHo cotal colore i fi pongono a fuggire ; come


Leoni y lori te le ^pi . IS^e per altra cagio-

ne il Leone fugge il fuoco , fenon y perche è rof-

fo . Cofi parimente dijfe l^irgilio nella rojfcg-


giiinte Primauera : perciochc i fiori rofìi piu^che
gli altri fiveggono , ejfcnio tal colore più jog-
qetto alt occhio « Tortauano i Capitani antichi
yno habito,chc era chiamato paludamento^per-
Cloche queHo tal colore fa palefeschi lo porta. y e
defi anco queHo Hejfo ejj'cr feruile : percioche in
piolte città è vcHito da ministri publici:rnafii7ha
mente officiali degiusìitia eferui. Cofi odo dire ,

(hel libro de legiHi;nel quale fi tratta del puni-


re i mal fattori ^fi copre di rojfo Coio E' l punire .

rivendicare fenxa dubbio nafceda terrore . E fé


hene i He'^peHiuano di rojjò-^cio faccuano efiiper
dapocaggine , acciochc fojfero da glialtri cono-
fciuti'.e cofi ueniffe loro hauuto rifpetto.che cfii di
tal colore vcHijfero;ne fa mentione in più luoghi
FirgilìofiuidiOy & Horatio : il quale da ai Ti-
ranni lo aggiuto dipurpurei-yofiaper veftire efi
di coiai colorerò perche e'fano infangninati delle
vccifioni di molti : oueroy perche rari Tiranni fi

frouino,che non muoiano di morte violenta. Fo-


leuano fimilmente gli antichi Lacedemoni, quan-
do mandauano la prima volta i loro giouatii Sol-
cfìi por t afferò i lor panni di cq
dati in (.(impOjChe
kr
DEI COLORI. 24
ior pure vermiglio ycccioche fé auenijje, chefojfe
ro feriti, Ipauentatifer il loro fangue non riuol-

geffero le Jpalle a ninici. E feni^ dubbio quetìo


colore lignifica yiltce dapocaggine :percioche,
non accade, che fi mfconda ilfangue aglihuomi
ni coraggiofi e valét.Et, ouc dice Gnidio parlan
do della morte di orione : colui timido di paura
non prego .diffCìchem fi perdonila mortete uag
giunge anco tre verf;
E ucHì un panno ilquale era diflint
.

Di porpora di T ir )'y
Due dimoiìra la uefli rojfafignifìcar timorc/Hsl
la Eneida di Virgilio il foldato Italiano opponea
a i Troiani ifagiioni e leuefli rojfe . In contrario
di ciofcriue V Lutar co , che Crajfo il giorno , che
egli doueuafare ilfaito d'arme, 4ndò innan^^'a
jÌ40Ì faldati m uefla nera non per recar loro noia,

ma per dimoflrar , che cjìtnon doueuano hauer


pauraymafoffero parati & oflinati in combat-
tere . Si fuole parimente indurre Diana e V ce-
nere con gii fìmaììetti rofii:perciochejfe corren
do dicono alle fiere, fi ojfcndcjfert) i piedi in qual-
che fpina in guifa che non hauejfero molto fen-
tita la offefai reggendo ilfangue , non ceffjjfero
dal corfo.Cofi fatto rimedio adunque per ifchifa -
re ciò, procede da tema , Ma
qual maggiore ar^
gomcnto , che'l roffofta colore , che dinoti paura,
fi può haune di quello , che dice Virgilio che fu :

impoflo ad Enea da Heleno ; chenelfacrifitarcft


,

Dialogo
coprijje il capo con un manto uermiglio , accioche
egli non fu[fe da qualche nimico impedito , che
d improuifo fopragiungcjfe . E coft ancora ^n-
capo ricoperto diroflb.E chi te-
chife facrijica col
me qualche ojìacolo nelle tenebre della notte ufa
la iiermiglia luce del fuoco . Le Fergmi Vcfiali
udendo dimoflrare la timida religione e la pau-
Dea Feiìa , conferuauano fi-
ra di ojf'endcr la
mihncnte lume del fuoco acccfo. Queflo colore
il

adunque figm fica fofpettione , tema , e rijpetto.


MhVi'Jonon negherò j che quefto colore non dinoti f
ciò che tu di : ma ben dirò, che ejjo fignifica pa-
rimente Signoria , e defiderio di uendetta che e*
fignifichi Signoria ifi uede chiaramente per gli ,

cfcMpi da te addotti , che efjbera ufato da Re j e


gran Tcrfon.tggi : come fi uede anco hoggidì in
ogni prouincia, e nella noftra città ancora di f^i-
TiLgia : oltre che etiandio i Cardinali ufano i cap-
pelli rojìi. Significa dcjìderio di uendetta , dino-
tando quejìo colore il [angue.
Co R. Seguita il nero. Quejìo fecondo il mio parere di-
nota pax^a : cofi conferma Cicerone nel fecon-
do delle leggi del culto diuino : oue ei mofiratche
per afitico comandamento il colore nero doueua
effer del tutto rimoffo ; effondo lalegge antica ,

che ogni tintura viafileuaffe , fuorché dalle in

fegne della guerra


j^AR. Guarda come tn fauelli : percioche haurai
i^ intorno yna moltitudine di togati :cioè ^uo
cati-.
DE I : LO RI. ^5
fati y Trocuratori , Mediti •
rotai ifoUecitatori,
Filofofijfrati , e coftfattihuomim , an%idi ogni
(onditionedi perfine cheueflono di nero: ilqual
:

folore oltre che ha nmfo che di uirile e di tempe


rato , dimojìra parimente fermex^:perche que
fio colore non fi può wlgerein altro,
fo f(.Jo a quefto ti rijpondo , primieramente per au-
torità di ^TtHotele e . di Tlatone ; itjuali dico-
no , che tutte le cofe , che non fi pojfono uolgere
in altre ifonofempliàtà e pax.'Zie di l^atura.che
fé non pofiianio ridurre a miglior natura le mo-
fche , &
altre cofe create jfe^uita , che elle fìa-*
nopaTjie,
ÀiAK, iipn m'è quejio cofi chiaro.
Cor. Ma lafciamo pure do da parte . Tronfi legge ,
che molti padri udendo, o ueggendo la morte de i
loro unichi figliuoli ,fonp siati riputati faui, per-
cioche non fola non nefliuanQ (orrotto : ma ne pò
coy ne molto fi doleuanoi
Mar. i^ejla èfomma pruden-^.
Cor. Dice Tlatone ejfergran pa'^^ia dolerft, e per uia
di colori mojirar trifìe';^. Onde il color neroy a
quefio ufficio eletto , dimoflra pa-^a ^ Certo il

colore nò ornal'huomotmal'huemo la ptefìa, me


fi contiene il (olore . Di qui ft dice, che l'habito
non fa il Monaco ; ne il colore dà credito e ripu*
tatiorie a chi lo porta: perche l'huomo fa nobile
l'habito con il colore ; come dimojìra Tlatone (^
HQratiodiMijìippo : ilqualeji uefìijta, cerne
fi
T> I ^ L G
abbatteua . Ejfendo Scipione accufato da Clau-
dio Addilo , non uoUe mai coprirft di alcun pan-,
no nero Demade joleua dire, che ali Athcnie\i
.

non haueuano ingegno ; fenonnel corrotto : cioè


dipoi t ch'erano caduti in qualche fciagura,Jcher-
nendo non meno il ueHire che'l loro poco gouer-
no . Tullio dimoflra nelle leggi , queHo ufo ejje-
re flato pa':(j(ia dicendo , uoi donne per corrotto
,

di nero non ueflirete . Tlinio il fecondo nelle fue


Epiiìolefì ride delle parti , che fanno dijferen':^
di colore ; come fé tal colore hauejfe dimoflropru

denT^ , grauttà . 1{e Catone haurebbe detto,


non ti curar molto di che colore fi a la terra: per-
cioche il colore non dà certo inditio della bontà
di lei : ancora che molti ftimino, la terra nera di-
moflrare abondan'S^yefruttuofafecondità.l Ro-
mani il dolore e la pafiione del loro animo rappre
fentauano con ofcuriuefttmenti ; ma in quefto ne
prudeni^a nefermex^^afu da loro dimoflra. Cice-
rone molto biafima Farinio teHi'monio,che uesìi
to di corrotto fojje andato a unfolenne coniato di
uno detto ^rio:ilche è molto fmiile a quello, che
filegge di colui , che andò a noT^xe , non hauen-
do in dojfo Chahito a ciò conuèneuole.
Mar. Ben fu manifefla pa^^xia quella di Craffo: ilqua
le prefe habito nero per cjfergli morto unpefce.
Lo Inforttato , libro de Leggifli , fi lega in nero
cuoioyper dimo(lrar la pa^jQa di coloro,the indu-
cano a fare infino all' ultm bora qucUoychc doue
uang
DE ì CO L n I. 26
nano prima con penfato giudicio hauer fatto > efì
dolgono di quello , che non ft può per alcuna gui-
fa fuggire : e fciocchi fono coloro , / quali ejftndo
lormorto alcun parente , per altro caro , oue
4ourehhono con colori allegri procacciar d'acclìe
tar la doglia ;l' ac erefcono con la nera uefla:e pa"
rendo loro perauentura poco la perdita di que
morti , aggiungono male a male, facendo molta,

Ipefa in uejìimenti neri.Oue al mio parere meglio


farebbe , che fi facejfero tofare i capegli , e rader

la barba , accioche efìi rendcffero la ingiuria &


èffefa alla T^tura che fé ella lor tolfe
: la cofa a-
mata e difiderata ; eglino per dijpetto gettajfcr
•uia quello , che ejfa lor diede fouerchio . il quale
ufo ojferuarenc i prudentifìimi antichi . Come fi
legge di Bacco , che per la perdita della moglie
depofe la fua chioma . l faldati per dimoflrar,che
difpreT^auano lepolite':^efi lafciauano lunghi
i capegli , egli Eritrei a dimoflramento di uirtù.
Egli Scithifi pettiriauano folamente; quando ef-
fi erano per fare alcun fatto di arme. E leggendo
tu Scruìofopra quesie parole.
^traq; Tygris :

uedrai j atra per crudele . Timeo


ch'ejjio piglia

biafima le Donne Danne , come infami e di poco


ingegna , perche tjfe ucftiuano del lontinouo ne-
ra gonma. Cofi nel tempo di Claudio Cefare rnolr-

ti ìierraiferogm le barbe ,&a loro JiefJi & alle

foglie' radettero i capegli,

1
D I ^ L G O
J4 xvi. So yche tjuefto a Claudio Ccfar^ fu di cattiuo
augurio.
Coi^. Scrtue Herodoto , che gli ^rgiui fi tojaronoi ca-

pegli con animo di non tonar frima capegliyche


ricouerafferò il lorpaefe^
MhVi.Etio leggo , che i Lacedemoni il contrario fe-
cero : che effendoper adietro andati fempre fen-
%a capegli , fecero una legge di douer portarfem
pre neliauenire le chiome lunghe»
Cor. Coft è. Ouidio ferine a Liuia.
F edemmo per la morte del fratello
^Attonito "ì^eron rigar le guande
Di piatito 3 uia leuatefi le chiome ,
Toneil medcfmo , che la terra mila querela dì
Fetonte fi fquarciai capegli : e parimente i Te-
defchi dopo la pace fatta da loro con Rómanijrac
colfero i capegli , che di prima teneuano jparfi
per gli a fanni delle guerre . Cofi gli Spartani per
certa perdita per dolore e difperaticne fi tofaro-
no, Lacedemoni in contrario fi lafciareno ue-
I
nìr lunghe le chiome; come allegri di cotal uitto-
ria. Bacco & i fanciulli amano i capegli : che è
fegno di lieto cuore . Sfriue Ouidio ; che ^nna
gettò ifuoi capegli » toltiglifi dalla cima del capo
fopra le ceneri di Didone , Le forelle di J^arciffo
fecero il mcdeftmo.
M AB., "hlpn è lontano da queflo effetto il facrato eri-
ngi che Iris nuntia di Giunone toglieua a chimo-^
rim^on molenda,
$cnm
DE I COLORI. if
'or. Seme Cicerone che Bione dileggiaua un Re-f
,

che nel corrotto ftfcapigliaua. La Saffo di Gnidio


dice ; chepareua , che i rami de gli arbori fi do^
leffero feco di hauer perdute le loro fronde.
UxK.Ho udito dire , che l fognarft di ejjer rafofigm-'

ficàUiolen7:a.
.1. Meffandro Magno (comefcrìueTlutarco)oltre
gli altri fegni di dolore, che moflrò per la
morte
di LfelHom'i tosò ifuoi caualli.e pariméts i muli.
M AK. Cofarìdicola.
Co R La barba adunque , &
adornameni capelli fono

to. Onde è migliore ufo dileuarli , che di mante^


nerli neh trijlex^*
M A R*. Ciò d me non dtjpiace.

i\ . / Lictj nsp.iiicino per corrotto un drappo da don^


ila \ ai^ ci oche più toflo per cagion di uergogna ha
ufjfero a iaf:i.irlo.Ora ^fe come alcuni uogliono,
il néro fgmjìca mature;^ , perche quando ifan
cìulti ufciuano di famiullcx^ , e pcruenìuano
negli anni della uiriUtà , non era lor dato quel
panno , che fiaddiìnandauapretefla, di color ne-
ro? Leggef nelle facre lettere , nigrafum , fed
formòfa jilia Hieyufalem : che altro non uuol di-
re :fcnon , nella fede Chriflianaio fon^ uera,fem
plice , ncita , ebellay auenga , ch'io fia nera:cioè

tenuta folle ^epa'^^a da molti * Oijfe ^riflobo-'


lo , che tutti quei di Egitto gli pareuano pa'^,
per hauerli uedutineri . Le pecore nere odo dire,
the fono udì , le galline nér e ^e le uacchefimilmen
DIALOGO
te. Leggefi ancóra in Virgilio , e nella Bibbia^
che i Montoni didiuerfo colore fono men pre-j^-
%ati , che quegli altri 3 che tutti bianchi fono . ti
nero colore anco in molti luoghi nelle facre lette-
re dimagra infelicità . Et t Medici uogliono che
ifuriofiepa%7^ftano mofiida colera nera* lo
fcorpione, animale di tanto ueleno , ejfo ancora è
nero. E nero fi dipinge il Diauolo. Cofi ueggiamo»
che alla tempefla fi facrificauanobeftie nere, co-
nte cofa triflifima a cofa triflifiima conueneuole.
Onde dijfe Virgilio.
ì na pecora nera a la tempeHa.
E cofi Otiidio nelle Trasformationi . E fé bene il
Sana^aro lafciò fcritto nelle fue uolgari Egloghe,
Fnagna dare a te de le mie pecore ,
Vna a la Tempefia, che'l del non mutici :
T<lon è , che egli non intendeffc una nera Tari- .

mente Virgilio uolendo dimofi-are il ciel turba-


to , diffe y il cielo più nero , che pece . Terentió
ftmiimentehaueua il can nero dipefiimo augu-
rio. Cofi agli Dei Infernali fi facrificauano ani-
mali neri : ei maluagi amano le tenebre come
:

ricettacolo & afilo loro . La notte è a


cagione
pa":^ di libertà di far gran pw^e . Quando e fi
ymle jchernire ipa-^^iffi tinge loro il uolto di co
lor nero. I Verfi ueftiuano i loro buffoni e pa"^»
i quali offendeuano ciafcuno ^che incontrauanoy
,di cofi fatto colore , accioche e foffero conofciuti
i€ fchifati. Onde i Homani i crudeli e maluagi di*
mandauafiù
DE ! CO LO KL a?
mandauano neri , dicendo ùoflui è nero: fuggilo.
Cicerone cppofe a Verre la uefta nera per cofa
fconueneuole. Njmfolo Catullo -, H oratto, e Qjtin
tiliano , ma San Girolamo ancora quan io ,
dico-

no nonfapere alcuno è bianco, o nero^uoglio-


, fé
no (igmficare o buono o cattino . Ouidio ancora
per cattiuo augurio moflrò di prendere tal colo^
re , ijuando effo diffc nelle fue
maladittioni,

E cGpran noflri corpi nere uefti.


.
J/ medefimo anco diffe :

E teffeo con nimica horrida mano


Gli fìami neri,
'ì^ra è altrefi la morte , che a niun perdona , in
,
ciò dura & oftinatifiima . Le Donne de' Lom-
bri y che uccideuano i loro mariti e congiunti che

fuggiuano da tiomani , erano uejìiti di neregon^


ne . ^
tramento futorio , cioè orba uillanijèdet-
ta da Cicerone la tinta nera , che in mala parte fi
prende : cioè per corruttela e ricoperto inganno.
Segnar con carbone era fimilmente dannare.Vi-
thagora dice , che'l color nero appartiene alla na
tura del maki & a quella èfimigHante. La peg-
gior dell' Harpie fu detta Celeno ; cioè nera : alla

cui ingordigia e maluagità non fu trouato più


conueneuole nome , che nera.Le nere uele di The
feo dimofìrarcno infelicità. ISlera fu Sfinge wo-
Jiruofabefìia; che proponeuà gli Enigmi, e colo-

ro y chenonglifapeuafcicgliere , ofi mangiaua ,


ogliprecipitaua d'un erto fajfo . Ter conchiude-
D 4
DIALOGO
te , io direi , poi chel color nero è talCyC molte ce

ftfo%^ concorrono a farlo , e non fi può mutare


in altro colore : io direi dico , che del tutto fi a->
bandonajfe percioche e . figtiijica > come sé detto

pax^^a, E per agi^iungere anco alle dette alcune


foche altre parole j ciafcuna uolta , che per mai
gouernodichiftfoffeaueniuaai Romani alcun
difconcio yfi ueftiuano dicotal colore ; e fi addi-
mandauano atratiy cioè annerati per cagion del-
la paT^a di alcuno de loro Capitani , o Confoli,
^rijiotele chiama i pa":^ infelici ; perche fono
fen%a cognitione delle cofe create , e fen'2;a color
d ingegno E chel nero fignifichi infelicità oltre
.

alle molte autorità addotte, quindi ft comprende,


che appo gli antichi(come s'è detto) eranofogna-
ti i giorni infelici con nerepietricelle ; e che dino
ti pa':i^a fi uede parimente per la hiftoria di He
rode Sofifta , // quale effendo rimafo uedouo della
moglie » di nero colore haueua tutta lafuacafa
ofcurata. ^uenne^che un de feruigli recauara-
uanelli bianchi lauatiyet un'altro ueggendoloygli
dimandò a cui ei negli recaffe^Colui rijpofe al mio
Signore . Il buono huomo , che era accorto , e di
piaceuole natura , diffe al feruo , digli , che fa,

ingiuria alla moglie a mangiar cofe bianche, II^


che intendendo Herode, fi auide della fua pa:^
^ia ; come era alfuo popolo fauola diuenuto :
e
onde emendò ilfuo errore. Jn Demonatte fono
lodati quelli » che per morte di alcuno non pren-^
dettano
DX 7 COLORI. 4^
éeuano coiai uefta. Qjieflo colore adunciucyac'^
cloche meglio U mio parere tidimofiri^fignifiche
ra dure-zj^ ofiinata operfeueran%a in pallet
,*

e oft parimente uiltà di animo , e poca accorte'2^


%a ; non ti dinegando però che alcune poche cofe
nere all'occhio paiono belle , come il color de
gliocchi , leciglizy el'hebeno , Ma regniamo
al bianco.
Adf AR. £)/ quefto difiderò intendere il parer tuo .

Cor, // bianco fignifica purità di cuore ; perche ejjh


non è tintOyne auelenato da altro colore . Onde
huomo bianco dinota buono,fchiettOy epuro . Di
qui Verfio diceua didiftderar > che tutte le cofe
fojfero bianche, E Virgilio netfejio della fua Enei
de fa chefiano veftiti di bianco colore i Sacerdoti
cafti,i buoni Voeti^e gli huomini ingeniofi ^benefi
ci^e difenditori della lor patria. E dicefi che 6 e-
neca fu cofi primamente detto ; perche egli nac-*
(que conia barba bianca ^e fu fantijfimoi come fu
ronoglialtri Senechi .'ì^ma ancora nacque con
la barba bianca.e Tirreno Tarquiniotiqualifuro
no huomini f
religio '.benché altri dicono > cheejji
non nacquero barbatitma che ciò fu fìnto: perche
efti hebbero pèfter canuti(come dice ilTetrarca)
in giouanile etate. Gli Egitij etiandio haueuano
in cofìume di auolgere i corpi morti in bianche co
perte:come Suetonio dice di Isocrone: e Vlutarcù
dimoflra il bianco effer proprio habito di morti»,
Cofiiquando l' huomo fi^vuolpriuaf di libertà d4
,

DIALOGO
- vna carta hiancaia cui fi ohliga dicendo yfcYiuim
[òpra ciò che tu vuoi : che io confermo il tutto .

7Ìe i coprimenti bianchi sinuolgeuanqfolanien-


te t corpi morti de nobilijper raccogliere il loro ce
nere feparato da quello de glialtn , che con loro
erano abbruciati. ìlche dirnoflra Virgilio &Oui
dio.E gli H ebrei infino al dì dlwggi mantengono
(juefla vfan^a Effendo adunque in noi finito
. &
estinto ynu affetto j poffiamo yefiirci di tal colo-
re. E fi legge in (Virgilio , che i Caualìi bianchi
chiamati dal volgo Leardi non mentano dejfere .,

eletti per buoni. Quando noi vogliamo dimoftrare


alcuno effer fuori di quelloy ch'egli faceua , o cu-
vana , diciamo cofìui effer bianco nella guijà, che
fono bianchi i bolltttini, che per forte dell' vrna fi

cauano: efignificano nulla effer per il nome di co


lui 3 per cui fi cauano. Vulcano è detto ejfcre il

fuocOjpercbe ejfo vola con le canute^cioè bianche


fauille: e non con le fiamme , come alcuni flima-
fpentefenxa alcun colore^ hanno
rono'.e le fauille

fatto prouerbio di cofa efiinta. E viene anco nota


to il Tetrarca per hauer detto fauilla,e sfauilla-
reperfcintilla efcintillare : perche fcintilla è vna
filila accefa di foco;mafauilla(coms s'è detto) è
efiinta affatto: Se però il Tetrarca non hcbhepm
rifguardo all'vfo de' Thofcani^ch'alla ragione. J^
alcuno èyche no fappia, che effer ridotto in cenere
ftgnifica effer dift rutto. Si fa ancor di quàto catti
uo augurio fi a ilpoluereggiar co cenere le lette-'

re. Fir-
DEICOLOKT. ^0
re.Virgilio nell'Eneide dicédo il cenare nero, pofé
il cenere per la morte. Il vino, quando fa i bian^
(hi fiori 3 è giunto alfindella Bote. Et i panni di

éfual color efìiftano, come fono logori e màcaho,


diuengono bianchi. Martiale ancora egli motteg-
giandoychiamò la vefla di fìttalo non lorda , ma
bianca, cioèrofa e confumata. San Vaol» chiama
muro imbiancato vno, che habbia intera perfet-
tione nella maluagità;fe fi può dire, che in
maluà
gitàfifia perfettione alcuna.
Mak. loflimaua, che ciò hauejfe egli eletto per dino

tarla Hipocrifiauhe come alcuni muri imbianca


ti, col bianco coprono la immondttia ; cofi eglino

folto apparente habito difantità nafcondono ogfii


rUbaldo penfiero.
Cor. l<le cjUcHa jpofttion'e a tai parole fi fconutcné *
Cicerone di Medea, che fu donna crudelifiima
chiama le maniingcjjate. E cofi gli hUomim dal
collo torto in apparen'3;a agnelli, e in fatti Lupi
rapaci vengono detti . ^Icffandro Magno reg-
gendo, che nel primo apparecchio della battaglia
cantra Dario, ifuoi Soldati erano tocchi dalla pàti
va ,
per dijpcratìonefccé al Sacerdote facrifica-
re in vefìe bianca ilquale era tenuto di dir quel-
le parole, che egli li dettaua.^l tempo della pejìi
ìcn%a fi foleu^no fegnar le pone degli ammorba-
ti con manche Cróci.Gliambitiofi ìxomani ,iquali
più per ambitione,chc per virtù , e ferrando piti

He i preghi e ne i danari , che in alcun lor merita §


DIALOGO
ftddimandauano i Magifiratiydi cotale habito fi
yejiiuano',e fi chiamauano candidata Se voglia-^
mo dimoflrare , che alcuno fia diuenuto fauoU
delyolgOyimbianchito lo nominiamo In Limo fi .

difcriuevno cfzrcito de Sanniti in bianca Liured


per dinotare , che erano nuoui Soldati , / Dadi
quando fi gettano , vennendo la parte di [opra
hiancatO col menomo punto, fono dannofi al giuo
catoreyC lo fanno perdere . Coridone per li pomi
hianchiyche vuole,chefiano raccolti da ^lefii^di
moftra di volere con molto fuo vituperio lafciar-
Quando fi vuole ridurre alcune tele, o altro a
lo.

ynahianchex^ dineue y fi dice biancheggiarle


cioè tramutarle dal loro primo effere. Tonfi anco
biancheggiare per dir villania e far conofcere del
tutto i vittj di alcuno . Come i Monai per effer
da tutti conofciuti per huomini furacifiimi , fi
mandano veHiti dibianco^e perche non fi veggo
no i drappi infarinati.! ferui , che venduti erano
da gli antichijinfegnoy che efii non fi trouauano
più in libertà , e che haueuano perduto ogni loro
podereyVeniuano in puhlico co piedi bianchi. Di-
ce Tlutarcoyche le Greche Matrone^quando era
no vedoueyO per altra cagione addolorate e me-
fieyvefiiuano di panni bianchi lauati , per dimo-
flrare ychel loro bene fé ne era ito. Il corrotto co fi
delle vedoue non era,fenon dieci mefi;e vefliuano
bianco. £ dicendo Ouidio ;

TSlegCidi a Cioue vna bianca agna cade, qut


^
^ ila
DEI COLORI. SI
fla agnafifceglieua bianca per quejlo:perch e co^
tal bianchc^a dimoslraua la Fedoua effe r dal
marito feparata Onde prefero nome cfii Idi,
:

3f AR. TiacemifaperqueHo,
Cor. É ancora prejfo Francefi cjuesio co fiume ; che
la Reina f^edoua dopo il morto marito è detta da
tutti la Reina bianca , come priua d'ogni fup
bene.
A/ar. Io non ho maipiu qucHa cofa intefa .
C o R , £ nella gmfaych' io ti ragiono. E le vecchie Ro-
mane,e pariméte di molte nationiy fi poneuano in
capo ma bianca benda perfegno, chela lor buo-
na età crafqrnita.Coftpa) imentCyquando nafco-
no i capegli canuti^ciò dimoHra l'età verde ejfer
fuggita. Et cofa rfitatif^ima, che nella morte de'
padri e de' più stretti parcv.ti fi lafciaro imur^
delle Cafe difcoperti e bianchi.
Mar. Cofiè.
Co R , Hora per le medefime hiftorie fi comprende
etiandioil bianco ejfer fegno di allegreT^.Com^

neglihonoriyche a Cerere fi rendeuanOffacrifica


uafi m hubito bianco, Onde impofe il padre a The
feoyche andana alla imprefa del Minotauro , che
nelfuo ritorno al%affe le vele bianche. Che più f
il feme genitale è bianco in qualunque luogo, &
& in ogni animale : e non come vuole li-
berto Magno , ne i popoli Orientali nero .

'HcUe folennità degli spettacoli , che fifaceua-


no in ^thene , non era lecito ad alcuno trouar-
D 1 sA LOGO
ftifi prefenti , che haucjfe la vesìa tinta di alcun
co lore . Vcrcioche era necejjario , che ellafojfe
bianca . E" vero , che per lavedouayesìitadi
bianco-,e detta candida, cjueflo colore potrebbe ef
Jer in ripHtatione; e cofiper le Corone deglianti-
chi tic ; che erane dvna biancafafài . il color

bianco è jpetialmcnte ctnueneuole a d o, C^ i

vfaft né" ree carni , e come parimente i Cretefi per


ihi.wchi capegli diedero ad intendere = llquale
vano . La onde
yf) dimoflra Vlinto effer folle e
4iffe M, r ino di Vifloia:
- L' anima firide
Solyperche morte mai non la diuid e
Da me ; com'è diuifo
Valogioioforifoy
JL d'ofniHato aUegro,
Il gran contrario^c h'è trai bianco e'I negre.
Ma per lo più i migliori autori vincono in proua
reyil bianco effere habito triHifiimo;corne i nouel
li Soldati, che erano detti T troni il bianco veftiua
no:e quelli yfecondo, che accenna Vegetio , erano
detti candidati in fegno, che non haueuano anco-
ra imbrattate le mani nel fanguehumanoie ftmil
mente portauano vno feudo bianco per dimoflra
mento che tfit erano alla guifa dvna carta hian
ca,fopra lacuale non fojfe fcritta cofa alcuna. On
de per dmoftrare, che efìi an cora non haueuano
fatto cofa alcuna degna di memoria ^que fio cota
IffindQ portauano. Di qui diffe Terpo del gio-
D E 1 e L R 1 3ì
uanettOyche alla virilità entraua , cheejjo haue

uà tyrnbone ; cioè lo Scudo bianco . E yirgilio


chibaueuaquefto cotale Scudo chiamaua jen^a
gloria Come folemo anco direni [empiici fanciulli

e[[er l'omigliàti alla carta bianca.Sopra gli feudi ft


ferine uano generofi fatti:come per Epammoda fi
dichiara , &
triade , iquali morendo fcrijferd le
loro uittoriefopra gli feudi loro . il bianco nel fi-
gnijìcato de fogni dinuntia bene ima il fognare
jpejfo inganna.
Mk r. odo , che alcuni interpretano il bianco per fe^
greto .

Co R . QjiefloyCome può ejfer ; je più fi difcerne il bian


co , che gli altri colori ^ l Vlatonici in ogni capo,
&" in ogni luoco dimandano la Luna bianca , &
argentea , &tburnea tome la : Saffo diouidio;
perche colfuo bianco lume fa chiare le notti.'hlel
tempo di cjja notte e nelle tenebre le cofé bianche
rendono luce . 1 nfegnano i Maeftri di campagna
ai Vaflori eleggere i Cani di color bianco , aciio-
che'fiano veduti e temuti da Lupi e da Ladri,
"Per Li neuefi dinota poco fegretoipcrcioche fi di-
ce per prouerbio , che non fi può giamai ricoprire
le lordure e le cofe noìofe fattola neuey che elle

nonfifcoprano:e quàdo giunge la neueyè affatto e


di gran lunga /; acdata la hflatey e lo autunno
di maniera , che tutti gli ammali fi riducono,
perfor%a alle Grotte loro, alle Capanne , ^
f mentre ella ricopre la terra t ogni cofa è trì-
DIALOGO
ffa, nde ben dijje Dante:
Il ViUaneìlOì a cui la robba manca.
Si volge intorno;e vede la campagna
Biancheggiar tutta ^ond'ei fi batte Canea ,
^t il 'Petrarca:
Già fu per l'alpi netta è d'ognintorno*
Jl Bembo:
Ey quando il giorno breue ,
Copre le riue^e le piagge di neue.
Onde tu tu bramano ^ amano la Primauera ,

laqualc il Tetrarca chiamò non candida foto ,

9na Candida e Fermigliayquand egli diJJe ,


E Vrimauera candida e vermiglia^
Et il Bembo:
Si comefiioUpoi chcH tempo a^roerio
VartCye da loco a leftagion migliori ,

Intendendo tempo rio quello , quando il mon-


4o neue , e leftagion migliori la
è at trillato dalla
Trimauera per la varietà de colori , che alhora
orna e veHe la terra. La fihiuma deli' adirato ma
re^quando ella viene in colmo,è bianca. La fchiu-
pia de vafì non vai nulla. E bianco, cioè pallido
'

Vlutone^che è e afa fuori di ^eran^a di ripafo: di"


fendo yirgilioypallido OrcOychf dinota fure Tilt
tone, &H oratio dice^
Con Vguai piede la pallida Morte
De poueri percuote l' burnii cafe ,

E, de B.e ancora le fuperbealte'T^t.


Et Ogni leggere epicciola macchia più fi vedefo-
f

DEI COLORI. ^3
pra il bianco , che [opra qualunque altro colore,
di antichi Greci chiamauano Lepicopi yUpan"
no bianco , & i Latini fuafa : perche facilmen-
tefoffcperfuafo ad ogni altro colore , ejfendo egli
da ogni picciolo, macchia tinto , cioè a mutarft

in ciafcun altro colore > e cangiar la pia natia


hianchcT^-
IfAR. Telone dubbio
rpR. Segue ilBerettino, altrimenti detto Bigio,
Jlqual colore fignijica humiltà-'percioche nel ve-
ro a paragone de glialtri colori ejfo è humile.
L'incarnato dinota amorofo piacere . QueHo co-
lore nel vero oltre che al nome dinoti la carne, a
cuifomigliayè bello e grato alt occhione olui adun
que,che a guifa di buon Vittore, come dice /'^ rio
ììoyha con l'amata cofa incarnato ilfuo difegno,
meritamente fi potrà adornare di tal color e. Chi
ancogioifce e fi trafluUa di morire amando, enei
Vamorofo foco a gufa di Salamandra nudrirft,
(come dice il Tetrarca;
Di mia morte mipafco,e viuo in fiamma.
Stranio cibo,e mirabil Salamandra ,
Ma miracol non è; da tal fi vote)
Eftmilmentei come oro nel fuoco fi affina,merite
uolmente potrà veHirfi di tal colore.
Hkk, l^i veggiamo , che tal colore di rado da.
altri , fuor che da Donne ^fi vede vfare , E perà
digratia di lui non ragioniamo.
r ^ , Dicefi chel Mifchio dimoerà bi-^^nia . Cofi
DIALOGO
dico, che ftgnijica corrotto. I Greci bÌT^arriadà
mandano col oro, che hanno la tefta di molti con
trari corotta.Etin tali colori fono ?nolti [ciocchi^
quaft attoniti di diuerfé varie fpecie come nel col :

lo della Coloha coprendeua ^rcefUao. Onde ben


cade in quefìo propofito queflo ter^^tto di Date:
Qual è colui.che difuuol ciò che vuole
E per\nouipenfier cangici propoHa
Talyche dal cominciar tutto fi toUe,
Cofi coHui vuole e non vuole , e fece infieme con
trarie cofé mifchia.Onde in ciò fi potrà veftire di
tali colori yCjfindo eglino vno e molti, il colarmi
fchio chiamato Marmorino dalla fomigliam;^
del marmo , & altri mifchi di colori fimili a pie-
tre ,0 a cauerneydimosìrano fermc:^
Mak. Segui del Turchino.
Cor. Qjtesio dimoerà vno , che habbia il penfiero
eleuato.Tslefo vedere^perche molti sìimino, che
ejfo fignifichi gelofta . lo ben mi ricordo , che la
Dea delle Vergini di tal colore fi vestina perin^
fino nella morte del fgliuolo:e gli apojioli e tutto
il chericato ejfer flato adornato di queflo colore.
San Gregorio ordinò fimilmente, che i fuoi Sacer
doti , che dettifono crocigeriydelloflej]b colore fi
veSìiflero:e non per altro io sìimo Jenon, perciò
che è conforme al color del cielo come per la pie
:

tra Ciane,cioè Turchina , fé vede la Dea ifida , .

che tanto fu honorata da gliantichi , quanto mai


altra in quella fuperftitione hauea gli habiti e
glior-
DEICOLOKL Sj-
gUornamentide i fuoi Sacerdoti pur Turchini;
cioè del colore , che ha il lino nelle campagne ,

quando fiorifc e: enon bianchi, comefiima il vol-


go per eccitarli
: col me%o di tal colore a leuarla

mente alle cofe alte e diuine , hauere effa &


mente pura al cielo come eì a tal colore : e que-
:

Ho cinfegna Vlatone IlRe^jfueroper mo-


.

Sirarglt alti fuoipenfieri , di tal colore haueua


fornite le camere e lefale . Verfio nella fua pri-
ma Satira moftra quefto colore ejfer da huomini,
che a cofe di grande importanza afpirano . Colui
adunque,che contempla le cofe celesìi, ajpira &
alle alte, meritamente di tale hahitoft può ve-
Sìire . // Boccaccio deftderofo di farfi la Reina di
7lapolifua;e conofcendo quella imprefa ejfer ma
fi adornò . E ,
lageuole e faticofa, di tale hahito
perche chi follecita a cofe grandi,ageuolmentefo
fpetta e teme; mafiimament e nelle trame amoro
fe:che ^more
è cofa piena di follecita paura.Ver

tal colore può dinotarfifofpetto e tema. Onde non


folamente fignifca gelofia : perche cotal timore
fi emende vniuerfalmente , ma il primo fignifica
to è più chiaro.
Ma r. Tarmi nel -veroyche infauellar de i ftgntficati
diqueHi coloriy tu procedi non meno con dottri-
na, che con giiédicio'Jbenche qualche parte del tuo
ragionamento ha più del paradojfo,che del vero .
Cor. Credi a tuo modo . E ora ycgniamo all'OrOjche
piace a tutti,QjieHo fgnifica fede efgnoria . H
E 2
DIALOGO
inedefmo guanto più nel fuoco hoUe^tantc^ mag-
giormente fi affina. Ciceroncj Ouidio, e Tindaro
dimoflrain che modo foroftconofca alfoco, Onde
Dauid chiama lafuafede oro difette cotte, il co
lor dell' oro non è giallo ^ne rojfo: come alcuni Hi-
manOima Flauo tra il roffoeil verde:come il vi-
tello dell'vouo.Onde venne quelprouerhio. 7n(/-
hil de vitello ; ciovnon m'hai mandato mica di
oro : fecondo la verità tal colore fi dourehhe dire
B.ouano:come ne infogna Tlauto ; benché il Ro-
uanofta chiamato dal luogo iOue fi fa, panno qua
fi Re-
nero finifiimo.E tiouano è cittàfuddita al
gno Nerone dimosìra Rouano effer
di Francia .

nero.Onde nonfo,perche alcuni dicano il Rouano


cjfere il Iconato carico di coloreyciot fimile al ne
royfenon perqusHa cagioneMa Tlauto è di mag
giore autorità,
Mar. Fenite all'argentino.
Cor, Quejio dimoHra effer gabbato, E,cofi come far
géto e meno in pre%2^ dell' oro:cofi colui, che fot
to a qualche coperta viene ingannato ta mepare,
che honeftamente di tal colore fi poffa adornare ,

e che qu efto fia il proprio colore de' veri amanti


tormentati: come per il fiore detto Caltha del pa-
Hore,che Mantouahonorafi comprendere per il

teHimonio del MaeHro degli amanti ,


Mar. Jie ciò è fen":^ dottrina.

Co R
» Seguita il verde giallo , ilqual dinota pocafpe'
X«in%a, Difopraho addtmandato giallo quello ^
DniCOLOKL SS
the è chiamato frangio . ^Itra cofa è il verde
piallo : ilqual colore toflo perde il fuo vigore : e
leherbeichevengono rtrminate dagli animaliyco
me affatto hanno perduto tutto il lorofuccOy non
fono differenti da quello. Terfto dottifìimo Toe-
ta,fchernendo vno^ ilcjual fingeua di ejjer prodi-'
go gl'altra tua biada è in herba . Cofi P" enere a
Taride dice prejfo a ijuidio,

[/incora la tua mefjein herba giace.


Et Horatio ancora lafciòfiritto.

Ha la biada ingannata la jperan^a .

Jl Tetrarca cofi egli ancora dijfe.


T<le-l dolce tempo de la prima etade ,

Che nafcer vide , &


ancor quafi in herba
La fera voglia,chepermio mal crebbe.
Tercioche mentre le biade fono in herba , mafSi-*
mamente ancora tenerette y non^ hanno color di
verde ofcuro; ma di verde giallo Onde il volgo .

Italiano fuol chiamare Sbiauo ciò che haperdu^


to il fuo vtgore;comefono'Je biade in teneri cala-

mi. E di qui i contadini Lombardi, quando voglio


no dire , dio faciòchefaràycnon hanno arr-
dire difperarey dicono , ancora le biade ncnfono

ben verdi, alcuni sìirnano nonfen%a buon giudi


cioyshc tal cofi importi varietà di cofe . Onde
parattentura i leggici coprono il Codice^chedidi
uerfe cofe trai tayle più volte di color verde gial^»
lo.Kle vogliOyche tu Himi,che io nonfappia i me-
'defimi colori , de iqualiio ragionot hauer diuerfi
£ 3
DIALOGO
nomi ai)t)r€(fo diuerje genti :ne chefta pocoefper

to £ jiriHotele^e del RuelliOyCioè cjueHìi che noi

chiamiamo colori,non ejferyeri colori: che dal ne


ro in fuori yC Croceo giallo, gli altri non fono cre-
duti colorile che i colorifono cofa accidentale. La
cui cagione & origine non iflimo poterfi hauere:

benché alcuni Fificifeloperfuadono : in cioft &


ràtanouome Lucretio nel fecondo. So quali colo
ri Ciano principali y & a che cofa Vlimo gli ridu-
ca e quanto confufamente ragioni di quefta ma
-,

feria Mario Equicola. Sofimilmente la differen


':^ delle fattioni e parte antiche ; come la Vrafi-
na,e la Feneta^cofi la hìanca^e la Rojfa . Roffa
era detta la torma delle fanterie, Cerulea de Ca
ualieri'.come dimoerà Seruioncl cominciamene
to della Eneide. IS^ellaguifa che hoggi è tra Guel

fi ,e Gihellini . il color Vrafino è queHo verde


giallo per le fattioni Trafina e Veneta difiimile
di colorisi moftra.quanto il verde giallo fia dif-
ferente dal verde ofcuro. Oltre a ciò non vorrei,
che tu penfafiiyche di quefti colori non potefii di-
re altrimenti di quello jC ho detto.ch'io ne potrei
e faptei dire ; che non e cofa alcuna, che non
habhia fua contradittione : e ciafcuno può
la

difender la fua ragione probabilmente . Do-


nato dice ^ che'l color bianco conuiene alleam-
mo lieto, il nero allo affannato , il rofato al ricco,

il rojfo,o diciamo vcrmiglio,alpouero.ll color ro


fato è detto quafirofco -,
percioche quantunque
della rofa
D E I co L OK I. ^6
della rofa i color fiano natij : nondimeno il color
proprio della rofa è tenuto il rojfo. Come y olendo
alcun lodare rn bel vtfojdice ejfer del color delie
rofe. Onde il Tetrarca.
Se mai candide rofe con uermigUe
In uaffel d'oro uidergliocbi miei
^dbor adhor da uergini man colte.
Oue il Tetrarca pofe le rofe candide con le uer^
migUeper maggior e^relfone.Cofi il Sanna%aYO^
Fillida mia più che i liguftri bianca,
Tiu uermigliai che rofa a me%o aprile .

Il Bembo fi allargò più alquanto, dicendo


Cigli, Caltha, uiole ^cantho, e Hofe,
E rubini, e zaffiri, eperle, & oro
Scopro, sio miro nel bel uojiro uolto .

E nelle Jue Staw:^ .

Hofé bianche e ucrmiglie ambe le gote


Scmbran, colte pur hora in Taraiifo
Il Tetrarca medefmamente .
Onde colfe ^mor l'oro e di qual uena
Ver far due treccie bionde^ e in quali jpine
Colfe le rofeh in qual piaggia le brine
Tenere efrcfche, e die lorpolfo e Una:
Ora non uoglio reftar di dire, che fé però fono in
qualche mie parola contrario al parere di altrui,
non lo fo per contradire a niuno, maperdirela
opcnionmia.
dAK. T^cm accade di queHo ifcufarfi -.che niuno è te^
nuto di obligarfi al parere di niuno la uarietà del
E 4
ti 1 ^ L G
humane o dìuerfaj
te uoglìe &
ogni parlare ha it
fuogu^o Il che diede già ad alcuni ragione di
.

dire, che non è bello quely che è bello, ma quello,


che piace. Come che w foglia rifpondere, che è bel
loy quel , eh' è bello :percioche come può ejfere ,
che alcuna coja bella j nonfia bella : ma queljche
piaceimoltopiu.
CO R . Dico adunque yche uolendo l'huomo accoppiare
infteriìe colori^ che all'occhio dilettino ; non ha-
uendo rispetto alfignificato; ma alla conueneuo-
leT^a di ejìi colori, porrà infterne il berettino col
leonatOiil uerde giallo fecodo il uero nome con l'in

carnato e roffo-.il Turchino con l'^rangitilmorel


lo col uerdc ofcuro , il nero col bianco, & il bian^
co con l'incarnato. E fé più, che due, o tre, o quat
tro ne porrà infieme, dee guardare di piacere al^
l'occhw.^llaqual cofa nonhauerà rifguardo^che
uerrà con colori a dilettar nefe,ne altruitma ijpri
mere ilfuo concetto: come fi uede in alcune fopra
ucjie difcritte dall' .Ario fio. Ma inuero la uarietà
de' colori di molte forti ufata da che chefta in un
una mente molto biT^rra^e
folo habito, dinota
piena E fé mi opponefli, che nel
di uari appetiti .

falmofi legge circumamiBa uanetate ; cioè lie-^


ta e ueflita di uarietàda uarietà s intende iui, co
me ifpongono gl'interprete membra, cioè,
: delle
che al capo &
alle braccia , e cofi di membro in

membro ft diano gli habiti conuencuoli come di' :

tiamo noi la beretta al capo;c cofi del rimdnentéé


Ha
T> i£ t e 01 ni. ^f
Ma flimo , che meriti lode colui, che affetti,

lefoggie degli habiti forafiieri e parlo non tanto


de' colori jqmnto del modo delutjlire,ilquale ho^
gidì in Italia non e Italiano: perciochey quando ft
fanno ipanniaUa Franctfé ^quando alla SpagnuO
la^quando alla, Tedefca, e quando al modo di unii
natione, e quando d' altra. Onde bene diffeDan"^
te, che uerrehbe il tempo
"^el qualfarÀ in pergaro interdetto
^Ue sfacciate Donne Ficrentine
^ndar mofirando con le poppe il petto *

Sil^uai barbare fur mat,quat furatine t


Cui bijognaffe, per far ir couerte
0(piritali, altre difcipline
Cofibiafimaua Dante il corrotto ufo delueflirjti
che era nel fuo tempo . Qjiejii,che coft fecondò
l'altrui ufanT^a ueflano,fono chiamati daVlaut o é
da Luciano jì ugelli peregrini, cioèforeftieri. Fó
tendo anco dimoflrarey che qucfli cotalt habitiyfo
no a noflre ruine , puosfi addur quel detto di Efa

ia, uifttabo uos in uefle peregrina: ri uifita ò in


uefla foreflieraé Leggeft anco inimicos eius in duo,
confufione: onde mànifejtamente ft uede la molti
tudine de colori in una uefla fola , effer cofa dà
perfidi e federati hoflieri, e nimici di Dio. Sen^d
cheiluariare anco de panni colorati, è cofa dd
fciocco e da leggero ^ La uefla diuifata algiudició
mio mun altra cofa,che diuifione fignìfica,laqua-^
te ha con gli altri^e cori fé fìejfu parimente chiiiH=*
. .

DIALOGO
que la Rata .

jkf A R . Tu dici il vero : che fi dourchbe veHire fecón-


do il co fiume della città , in cui fi è nato , e non
prendere l'altrui fogge , e'I variar de colori è
co fa da leggero : e portare ynafola ve fia di più
colon è cofa da pa%7ip. Ma far ebhemi grato , che
apprefjo le altre cofe^dellequalli ragionato mbait
minfegnafìi la via dijprimerediuerfi concetti^fe
condo diuerfità di colori , quando voglia me ne
venijfe
Cor. Far olio volentieri,fecodoyche a memoria miuer
rà.Ma perche di diuerfe forti dloerhe togliédo ift
gnificati^ciofifaiO dall' odorerò dal colorerò dalla
natura e virtù loro naturale;o da qualche eflerio
re effetto , ouero a etto f , ofimiglian'^ di voci
Mak. 'Nj quello mi di(piace.

Cor. chi volejfe dimoJirarCi alcun'amore non effer


conueneuole ad ambe le parti , potrebbe manda-
revno arangio difapore brufco ; per hauereegli
vna parte beUatche è la fcor-j^iClfapore non di
letteuole ,

Mak. Il brufco fpecialmcte fuol piacere negli aragì.

Cor. Bafta , che infieme non conuengono : comefa'*^


rebbono
quando ilfaporfojfe dolce.
,

Mak. chi mandafje in dono ad altrui anefi fcoperti,


cioè non confetti) per quefto che cofafignificareb
he egli f

Cor. ^ giudiciomio amor fempUce^ e fen'z^ cattino


affetto .

£ come
.

D n I COLORI, ^8
Mar. "E come il dolce non è buono , & amico alla
natura ?

Cor. Cofi è. Ma fi confiderà^ che la cofa èfemplice , e


non alterata. Senxa che il dolce in quedo è cat-
tino : che accrefce la colera^ che è molto dannofa
aUhuomo . lEt ecco , che l'aneto lignifica dolce
amore, fegretOi caflo , a buon fine : non lafii^ &
uo , ne vergognofo. Tarmi , che ancora l'anime,
cioè lemcdoUe de frutti ,fignifichino difiderio di
moflrareil core, e farfi conofcer e dentro le vifce-
re ; e darfi viuo,& anco (comefifuol dire)mor^
a cui fi manda,
tOt
l^ A R. che dinota l'^pc f
oR . L'^pe,altrimenti Tecchia.fignifica che l'huo^
mo continuando yOtterra il fuo difiderio,
MhK, Et in che modo.
OR. La yoce Vecchia conuertirafìi nel verbo pìc-^
chi a : cioè jia fermo eftldo tche vincerai.
\dKR^ E che dinota vno annello f*

OR. Q^ueflo è chiaro , chef come vno anello l'altro


incatena' : cofi fignifica di ejfer fedeleya cui fi
manda
M A R. Che fignifica l'aquila f
r o R. Difideri. d' ftgnoria , perche tequila è Keina
degli altri augelli . Il medefimo può figmficare
vna penna.
WAR . chi mandajfe altrui lo afcentio ^
ro R . Lo afcentioè amaro : ma porge rimedio alle in-
fermità. Significherà adunque^ che chilo manda.
. .

BIOLOGO
potrebbe fignìfica re due cofe: cioè cheflejje in li-

bertà di coluiyacuièmandatajdifcriueruifopra
guerra o pacc\o chi la manda rimttterfi ad ogni
fua voglia y cioè in fernitù perpetua,

A/ A R Mandare vn chiodo ^
.

Co R Significarebbe ancor fermo e [aldo: poi che'l chio


.

do tien fermo quella materi aM cui è conficcato


Votrebbe anco dinotar nimicitie e trauagli.
M hK. chi mmdaffe vna Cipolla ?
Co R . Significarebbe al parer mio, che fi voleffe dino-
tar nimicitia e guerra,penhe le cipolle fanno pian
ger e altrui.
MhK.La citroneUa detta herbarofa^
Cor. Significa, che tofto ritornerà l'amo re neUa fua
prima forxa e conditione.
Mkk. Il codogno y lafuafogja , a pure effo frutto s
che ftgmfica^
Cor. Certa grojferia , che moUra non intendere],
iVi AR . Colomba, o penne di effa colombai
Cor. Temadinonejferefcoperti,
Af A R . Confetti bianchii
Cor. Io direi dubbio d'inganni : perche fiotto la fior

%a vi può effere alcuna cofa immonda.


A/AR. Coralli^ I
Cor. Il corallo generalmente è roffo E perciò figni-
.

car ebbe guerra yO vendetta. E dalle lettere fi po-


trebbe cjponere quaft accoratti
Af A R, Fn Coriandolo non confetto J*

Cor. ^ndar fcmpre con core aperto ì e non finte


cioè
..

DE I COLORI 40
cioi effìsr [incero & candido*
A^AR. ilciprejjò^
Co R . ^B^fìo arbore , quando è tagliato , mai non ri-
Onde puojignificar dijperatione . Et anco
ntette.

Umor non puro 3 ma finto , e d'uno, qual fifuol


dite, che tiene i piedi in duefcarpe .

Mak. L'ebeno^
Cor. Conforta l'huomo a quellOiChe non deejefortan-
doloaflarft cheto y a dormire, &aftmulare; di-
moftrandogli, chequeflo è bene. Ondesingurie-
rehbe colui , a cui qualche dono di queHo legno
fi mandajfe,
ìar. il Falcone J*

oR Chi vuole interpretare il falcone dalla qualità,

fignifica huomo rapacele chi dalle lettere,par che


dica. FallOiCioèfa la tal cofa, fecondo ^che hai prò

mejfo : e non mancar di fede


f AR. In talguìfa non fifaprebbe intendevianimo di
colu i,che tal dono mandajfe
o A. Gli fi potrebbe dire^ che egli interpretaffe l'uc-
cello dalla pia natura, dalle lettere.
AR, La farfalla^
OR. Vcggiano[correre queHo animaluccio vo-
lontariamente alla morte . Vero fi potrebbe in-
terpretare per yno inconfiderato , chefeguitaj-
fe il juo danno ingannato dal fenfo : più toHo
puofii attribuire aW amante, chefpinto dal difide
rio corre le più volte a quello , che manifeflafua
morte. Onde dij]e il Sana'^ro,
DIALOGO
caccia il primo.
Af A R . E che lignificano i Gefmini ?
Cor. Qjiefli, il Hofmermo , e tutti i fiori fen'za mai
far frutti : come rofe^ e Gigli :fignificano amore
gettato via; dai quale mai non fi pojfono affettar
fi-utti , ma vane dimoflrationi
Af A R E . chi mandajfc vna ghirlanda ?

Cor. Sen'i^a hauer rifguardo a quello, di chefoffe intef


futa,fignificherà^che volgendo bene, e raggirati^
do alcuna cofa, buon fine non hahbia a jeguire,
MATL.llg tallo fmilmcnte , che fgnifica f"

Cor. chi guarda alla parola,ella a vn certo modo dino


ta,gia 11)0 . che verrebbe a dinotare fi^eran%a €
certeT^ di confeguire alcuna cofa. Come in con"

trarlo fi potrebbe anco pigliare per dijperatione;


perche tal colore fuok ejfer neUe fiondi , quando
feccano. E perauentura per tal cagione è com-
meffo qui in Vinegia a Giudei, che portino la he-
retta gialla.
Ai A R chi mandajfc vna ghianda f*
-

CoK.Le Ghiande fi danno a porci. Terciò fi potrebbe

fignificarCi che quel tale^a cui fi mandaffero jfojfe


huomo vile .
Af A R. chi mandaffe vn Ginebro ?
Cor. Significherebbe amornociuo ;ilqual coHa caro,
e con infamia.
Mar. f^ na gioia ^
Co R ^na gioia potrebbe effer di tal valutay che raìle-
.

^arebbe ogni meflo cuore. Significherà adunque


aUi:-
.

JDE ; e L n I. ^a
aìlegre^p^ay efefla, e felicità in amore,
liar. La Gramigna J*

Cor. Si vede , che quefla herba germoglia, e fi confer-

ua affai . Tetra adunque fignificar jaldcn^^a in


amore , e rinouamento , mal grado dogni con-
trarietà .

Mar, Chellera ^
Cor. L'hellera fi fuol dìjfo nder né" luoghi folciarì:e con
fiderandola dalle lettere, par che dica , era anco
io già qualche cofa teco . Votrebbe cofi ancofigni
ficare , amor lafciato & abandonato & inuec- ,

chiato. Ma, perche ella fi fuol fermamente eflret


tamente tenere , oue fi va abbarbicando potrà ,

parimente fignificar fermo efaldo amore.


Mar. La Indiuia ^
Cor. Qjiefta fignificheràfecreta pacione , & amari-
tudine di amore.
Mar. La Lattuca ^
Cor, La Lattuca è cofa , che fi pon nel principio del
rnangiarej& eccita l'appetito. Onde fi può piglia
re per buon principio. E perche gli antichi la pone
uano nelle lor tauole per C ultimo cibo : onde fi
legge, cofi buon fine
De noflri auifolea chiuder le menfe
Maifempre la lattuca.
Mar. La Lauanda ?
Cor. Q^ueHa , interpretandola dal nome adirei , che
fignifcaffe rimetterle ingiurie ; qui^fi lauandoia^
kuandola,.
£ 2
DIALOGO
^^qua l farfalla aldefiatofoco *

Tirata dal difio fi riconduce t


Tanto, eh al fin gli pare amaro il giuoco»
Jiia più propriamente a quel , ch'io dico , di CC
iTetrarca;
Et altri co l defnfolkt che jpera
Gioir forfè nel foco , perche jplende,
Troua l'altra virtù, quella, ch'incende,

Laffo il mio core è in quefta ultima fchiera •

// Bembo''.
E'I diuin voflro fguardo ft mi piace,
ch'io ritorno a perir de la fua riUa;
Come Farfalla al foco, chela sface ^
^AR. Jl Fagiano f
^

Co R. Ho letto , chs'l Fagiano temendo di colui , che


procaccia di prenderlojfì nafconde col capo in
qualche huco,nonfiauedendo,che la coda rima di
fuori, Sifuole adunque direèguafla la coda al
Fagiano : cioè l'amor noftro è fcoperto , e fatto
palefe,
^ AR. £ lafauaychefignifica ella f*

CPR . Diuerfe cofe : ma bafleraci, che dinoti fauola e

ciance iDiuidendo lavoce in duefiUabe ', cioèfa,


va : che è, quanto a direi fa pure i fatti tuoi, vati
ne pure, ch'io ticonofco,

ikfAR. il fico ^

Cor. Significherà amor carnale e non buono


J^fAR, Finocchio^
Co R . {finocchi ft pongono per l'inganno : onde ftfml
4irs
y

DEI CO LO ni. 41
dire. Coflut è Hato infinocchiato 3 e tu non min-
fino e chierai,
AfAR. Ilfi-umentof
Cor. Di quefto il grano, l'herba dinoterà buona (pe
ranzadi ottenere il fm diftderiouome fi vede
che fi [emina il grano cacciandoft fotta la terra

confideranno, , che in più, doppi effo debba rende-


re il fi-utto.
AiAR. Ilfì-afiino^
Cor. dolendolo interpretar dalle lettere 3 dinoterà,
fi-afìno ; cioè in fieno fegreto, volendo inferir e, che
alcuno debba tenere alcuna cofa ripofta nel core.
MA.K. Chi mandaffie a donare vnfiungo f*

Cor. Verrebbe a dinettare^che l'huomo afpettajfe af-


faticandofi, che a qualche tempo haurebhe lafpe
rata mercede , con l'efempio del fungo , ilquale
nafce in una notte,
AfAR. Mandare vn fufio ^
Cor. Dall'effetto del fufo, che fi torccy e tira fu e giù

fi
potrebbe dinotar confufione : e cofi dal futuro.
Ma dircytogliendo le lettere jfui ,fon , efaròfem-
pre fedele m amare,
Mak. chi mandaffe yn Cambaro i
Cor. vede , che i Cambari , come anco i Granchi ,
5"^'

al contrario caminano , Onde fi potrebbono per


quefii fignificare andamenti &
effetti molto con

trari all' ajpettatione,& alla jperan'3;a,

Mar. Carofolii
Cor. le direi, che fignificaffero amor nuouo : ilquale
F
DIALOGO
caccia il primo.
Af A R . E che lignificano i Gefmini i
Cor. Qjtefli, il Hofmerino, e tutti i fiori fen^a mai
far frutti : come rofe^ e Gigli :fignificano amore
gettato yia; dal quale mai nonfipojjbno affettar
frutti , ma rane dimoflrationi.
Mhi^.Echi mandajft rna ghirlanda ^
Cor. Seni^a hauer rifguardo a quello ^di chefojfe intef
fiita/ignificherà^cheyolgendo benCy e raggirati^
do alcuna cofa, buon fine non hahhia a Jeguire,
Mail. Il g iallo fimilmcnte , che fignifica ^
Cor. chi guarda alla paroUiClla a vn certo modo dina
tay già l'ho . che verrebbe a dinotare ^eran%a e

certcT^ di confrgnire alcuna cofiz. Come in con-'


trario fi potrebbe anco pigliare per dijperatione;
perche tal colore fiwle effer nelle fiondi , quando
fiaccano. E perauentura per tal cagione è com-
mejfo qui in Fmegia a Giudei, che portino la be-
rctta gialla.
Af A R Chi mandafife yna ghianda
?*
.

Cor. ie Ghiande fi danno a porci. Terciò fi


potrebbe

fignificare, che quel takta cui fi mandafferoyfoffie


huomo yile .

Mar. chi mandajfie yn Ginebro ^


COR. Significherebbe amornociuo ;ilqual coHa caro,
e con infamia.
Mar. f^ na gioia ^
Co R .l^na gioia potrebbe effer di tal valuta^ che ratle-
grarebbe ogni mefto cuore. Significherà adunque
alle"
.

Z)E J C L n I. ^a
aìlegrexxat efeHa, efdicità in amore,
liar. La Gramigna f"

Cor. Si vede , che quefla herba germogliai e fi confer-'

uà affai . Votrà adunque figmjicar fizldci^a in


amore , e rinouamento , mal grado degni con-
trarietà .

Mar, L'hellera ?*

Cor. L'hellera fi fuol diffonder ne' luoghi foletarì:e con


fiderandola dalle lettere,^ par che dica , era anco
io già qualche cofa teco . Votrthhe cofi ancofigni
fìcare , amor lafciato & abandonato , &
inuec-^
chiato. Ma, perche ella fi fuol fermamente efiret

tamente tenere , oue fi yà abbarbicando , potrà


parimente fignificar fermo efaldo amore.
Mar. La Indiuia ^
Cor. Quefta fignificheràfecreta pacione , & amari"
tudine di amore.
Mar. La Lattuca ?
Cor» La Lattuca è cofa , che fi pon nel principio del
mangiarci eccita l appetito. Onde fi può piglia
re per buon principio. E perche gli antichi la pone
uano nelle lor tauole per l'ultimo cibo : onde fi
leggCi cofi buon fine
De nofirì auifolea chiuder le menfe
Maifempre la lattuca.
Mar. La Lauanda ?
lor. Qj4eHa , interpretandola dal nome adirei , che
fignificaffe rimetter le ingiurie : qufifi lauandoia,
fi kuandola,'
£ 2
.

DIALOGO
Mar. Jl L auro elaM irtelia ^
Cor. Queflifono odoriferi . Significheranno adunque
htlla coppia d'amanti, e bene ynita s laquale por
^e di fé buono odore,efana . Totrafìi anco inter-
pretare lauro cjuafi lauoro : come a dire, che nel
le trame amorefi è vopo affaticarfi,e fare giorno
e notte ogni cofa per acquijiare la cofa amata.
Mar.IlLentijio^
Cor, Terche efjò ha le foglie amare j fi potrà interprc"
tare , che fignifichi amaritudine , e, perche fi ci
fanno fiecchi da nettare i denti y fignificherà anco
ra troppa delicateT^yefafìidiofa conferuatione.
Mar. La Lepre f
Cor, Si fa che quefìo animale è timidifìimo : efolamen
te il mouer delle frondi gli reca paura . Onde di
fuhito corre a nafconderft. Di qui potrà fignifìca"
re paura di non effere ifcoperto
Mar. Colombai
Cor. La Colomba potrà fìgnifìcare amor candido , e
puro . Significherà ancora fecondità di prole :

percioche i Colombi ogni mefe fruttano.


Mar, Chi donaffe vn libro f*

Cor. Totrebbe ciò figmfìcare ricouramento di libertà,


di perfona libera.
Mar. Vna branca di lino ^
Cor. Significarebbe inganni, e fraudi : come ft vede,
chel lino è la prima cagione, onde ft fanno le reti.
Mar. Lupini ^
Cor, Lupini , altrimenti Louini in herba , o in frutto
- ' i'griìfita
L'È T CO LO It T :
4^
panifica amaritudine di amor ejO poco di bene per
molto amare,
Mar.fE che fignificarebhe la maggiorana f*

Cor, Maggiore amore di giorno in giorno, dalla voce


siejfa. Onde fi dice anco Maggioran'S^ain vece di

fignoria.
Mar. chi mandajje vn Melone,
Cor. I Meloni le Z ucche^ ei Cocumeri non fi per qual
cagione fi riferifcono a gli[ciocchi. Onde chi que-
Bo mandajjey potrebbe dinotar così fatte parole.
Ter tua fciocchc'^'j^e dapoc aggine hai perduto
quello y che acquiHato haurefti , fé non fofli fiata

Melone, o diciamo Zucca , o Cocumero,


Mar, chi mandaffe Iherba detta Menta i
Cor. Mandarehbe avamaricarfidmon effer centra^
cambiato in amore , interpretando menta quaft
ft lamenta. So quanto in quella materia invna
elegia Latina giuocofamente ne fcrijfe il Bemboy
e come fimilmente col dmiinutiuo nefiber^aro^
no gli antichi , Ma
qui fi parla femplicemente
dell' herba:

Mar, Chi mandaffe vn Mira Sole , o Gira Sole ?


Cor, Quefi'herba ancora è detta Helitropio, Onde il
Bembo.
- Ond'io mi giro
Vurfempre a voi,come Helitropio al Sole,
Etaltroue:
7{afce bella fouente in ciafcun loco
*»- Fna pianta gentile,
F $
, ,

DIALOGO
che per antico Hile
Sempre fi volge in ver T eterne foco
E detta parimente Clìtia.Onde il Sanna'^ro,
Clitiafattofonioxoliiifelvede»
EqueìlaltrOi
Si volge Clitia pallidetta al Sole .
Jlfignificato adunque è manifcHo,
Mar. La Mora bianca^
Cor. che l'huomfi morrà con pura e falda fede
Mar. chi mandaffe a donare vn Botta':^ di Mofca"
teUo^
Cor, ^ me pare^che voleffe fignificare amore donan-
do efjb liquor coft buono . Ma potrebbe ftgnificar
mifchiato è elio , attribuendo ciò alla injiabi-
lità d'vno amante y che non ami puramente ^

ma , che tenga , come sé detto , i piedi in due


fcarpe.
Mar. chi mandaffe a donare Mofche e Topiì
Cor. Simile cofefono faftidiofe e noiofe da vedere.Ve^
ro queHifignificheri bbono amor trauagltato e fa
Hidiofo.
Mar. Chi mandaffe vnJ^rcijfo?
Cor. Significherebbe o uanità di cofé mondando ueti"
detta della fuperbia di colui , o di colei , a cui fi
mandaffe.
Mar, Chi mandaffe V^fpoli ?
Cor. Q^uefii frutti tardo maturano . Terofignifiche"
rebbonoamoì tardone perduta fperan%a £ per-
che anco fogliono effercperlo più cibo da fan'*
< ^ t.Ui
DEI COLORI. 4^
cìiìlli, potrebbe anco figmficare amore fciocco è
vile.
Mar. Chi mandajje vna J^ce^
Cor. Votrehhc lignificare incertìtudine e inganno:per
che molte volte la noce nella fiorT^a par buona , e
di dentro è guafta.ll fimile puojft dire della cafia.
gna . Tuo anco lignificar dalie lettere cofa , che
nuoce. .

Mar. E^quando voce J^gara^


s'ufafie la
Cor, Dalle lettere fimilmente potrebbe fignificar non
gara^ne guerra ;ma pace.
Mar, chi mandajfe la Oliua^
Cor. La Oliua è cofafruttuofa^e fignificapacCj e fin di
trauaglìo.Diqui diffeil Bembo,
- homai l'oliua
Mi mandale (pendi lefzette altroue.
Mar. Chimandaffe vn ramo diolmo^
Cor. In quciìo per interpretarlo ^mi valerci delle let^
tère.e direi.io l'ho moicioè io ho la tal cofa dipre
fente-.che verrebbe a figmficareéo hauuto tutto
quelloycWiodifideraua.
Mar. Chimandaffelherba detta Sempre viua.
Cor, Queflaft chiama anco orecchiata. Eftgnifica me
moria di 'per amore .

Mar. Chi mandalfe Orticai


Cor. Tuo anco' l'ortica^ confiderandola dalle Lettere
fignificar queUo'.horti caHi^a^e volgiti a più lo
data vita.
Mar. Chi mandalfe Or^o^
f 4
,

D I ji L G O
Cor. Interpretandolo dalle lettere ^potrebbe intendere
hor xojcioè horgiw. leuati homai giufo da cotal
penfieroyche tu non fai nulla.
Mar. chi mandajje a donare rnouo mondo^
Cor. Vaerebbe intendere^che lafua Donna, o eglifof'
ftmondo e puro in amoreyOuero fi come Vvouq fo
pm tutti glialtri cibi è yitaleicofi da leij più che
da altra cofa dipender lafua vita .

Mar. E tono con lafcor%a^


Cor, Totrebbe dinotar e^yo coperto & affetto ilfrut"
to;che ambi noi ft amo vniti infieme, come è il vi
tello deUouo co quella parte , che noi chiamiamo

y chiara di ejfo ouo


Mar. chi mandajfe a donare vn ramo di "Palma?
Cor. Coflui dinotarebbe vittoria: che cofi fignijìca la
Talma.Onde diffe il Tetrarca:
Talma è vittoria:et io giouane ancora
Vinfi il mondo e mejieffa.
Mar. E il Lauro non dinota egli altro , fuorché quello
che tu hai detto?
Cor, Significa ancora trionfo ^perche i Capitani anti^
chiyquando trionfauano di vna ghirlanda di Lau
ro fi adornauano latejia : perche quefta pianta
non è mai fulminatale ferba perpetuamente ver
di Icfue fronde. Onde il medefimo Tetrarca .

Ecome in Lauro foglia,


Conferua uerde il pregio d'honeflate-
Oue non fj^ira folgore ne indegno
Fcnto mai,chc l'aggratie,
Edty
DE I co LORI. 45
E del Trionfo.
Il Lauro fegna
Trionfo jOnd' io fon degna.
Merce di quel Signor che midicfor^*
Mar» chi mandafje yn TarpaglioneyO ToUetto?
Cor, Verrebbe afignificare^che colui singannaffe del
fuopenfierot ogiudicio, ch'eglibaueffè.
Mar, Chi donaffe vn VaffereyCtoè augello?
Cor, Totrebbe ftgnificar lafciuia , e fugacità : perche
queHo augello ha lunx e l'altra di cofi fatte con
ditioni.E potrebbe anco dalle lettere intendere :

pajjerà queflo malprò cattino huomo.


Mar. chi madaffe a donare un Tauone, cuero una pen
na di quefio augello ì
Cor, Significherebbe uanità: perche queflo augello è
pompofo 3 come fi uede nello fpiegar della coda .
Totrebbe anco figmficar bel fine , e miglior forte
della primiera : e cofi felice riufcimento.
Mar. chi mandjffe a donare una perla f*

Cor. Totrebbe fgnifìcar contente'!^ e allegria ; per-"


che nel uero una bella perla Orientale riempie
gliocchi di chi la mira . Ouero potrebbe intender
: parla per la cofa , e lafciati intender bene : e uà
faldo e coperto.
Mar, Chi mandajfe a donare una Vernice ^
Cor. significherebbe che colui , a cui tale augello (of-
fe mandato fi affatica fje 3 e fìeffe faldo e forte nel
le buone e uirtuofe operationi.J.lche mifafoueni"
re di quel Sonetto dei Tetrarcai che incomincia»
,

v-H "
D I U:L'0 G
s4 pie de colli , oue la bella uejla.

•Js^/ qual Sonetto mi uien da ridire , quando io

penfo atlafpofitionè t che glie data da ungalan-


thuomo ; il quale dice , che il Tetrarca maìidò a
donare al fuo gran Colonefe alcune Trotte:fcioc
chex^a nel nero grande : percioche il Sonetto è
chiarifiimo : e fi comprende chel Tetrarca man
daffe augelli , e non pejci : iquali alcuni dijfero,
che fur Temici ,' come dono conueneuole a yn
gran perfonaggio , e per efortarlo a fojferenxa
delle per coffe della Fortuna, il Sonetto adunque
dice in queflo modo
jl pie de colli , oue la bella uejìa
Vrefe de le terrene membra pria
La Donna , che colui , cWa te nenuia, ^

Spejjb dalfonno lagrimando defla :

Libere in pace pajfauam per queiìa


yita mortai , ch'ogni animai defia^
Sen%a folletto ditrouartra uia
andar fojfe molefta*
'

Cofa j ch'ai no(iro

]^a del mifero flato , noijemo


in che
Condotte da la uita altra ferena ,

f^nfol conforto , e de la morte hauemoz


Che uendetta è di lui , eh' a ciò ne mena :
Lo qual infor-s^ altrui preffo a l'eflremo'^
Himan legato con maggior catena. '

Mar. Qjieflo è inuero beUifìimo Sonetto , e degno di


cofi gentile Toeta . Ma chi mandaffe del petro-
feUo^
dk 1 co L n L ^6
Cor. Dinoterebbe amore amaro e fen':^a trastullo al-»
curio per ejjere ilfucco di tale herba amaro.
Mar. chi manàafje t augello detto Viombino f*

Cor. Q^uefto augello è bellijjìmo molto dura feni^


, e
ammarare dopo mone , Onde potrebbe fignifi^
care amore fempr e più nuouo ^ e dureuole anco
dopo morte.
Mar. chi mandafje a donare yn Vlatano , ouero vn ra
mofcello di qutfto albero^
Cor. il vlatano preffo le acque crefce moltOy& è mor
bido e bellifìimo da uedere : ma di fé non rende
alcun frutto. Significherebbe adunque quefio do-
no affai più promejje , che fatti.
Mar. Chi mand^jfe un pomaro f"

Cor. "Potrebbe fignificar e fertilità, & abondan^ai


perche tale arbore è fruttifero molto ; e rende i

frutti m copia , e morbidifìimi . E dalle lettere


potrebbe inferire'.piu amaro , che dolce io riccuo
dal tuo amore.
Mar. E il frutto , eh' è ilpomo^
Cor. Qjieflo pon mo fine alle tue fcioccheXj^j che io-
più nontipoffo comportare.
Mar. Fnpomo cotogno ^
Cor. Quefio frutto crudo è duro e di catti uofjpore,
e cotto è buonifìimo ,e fanifrimo . Sipotnb-
he adunque dinotare , che l'huomo da fé fewxjt
l'indurirla de buoni sìudi , è come animale fri-
uaggio , e fenz^ alcun fiporc di uirtù : ma »
quando fcguita le buone arti 3 che fono ti condì"
y

V I o€ L G O
mento de i noflri [udori , riefce utile a fé flejjbe
al mondo. Onde foleuano dire i Greci, che limo
mofen'^ lettere è , come arboro fen^a frutto. E
per ejjere anco cfuejlo frutto di coft gròjj'o fasore

dico emendo crudo , potrà dinotare grojjolaneria


efciocche'X^.
Mar. Il pomo granato^
Cvr. Quefio di fuori è di bel colore , e di dentro ferba i

grani uermigli , che paiono rubini di gratifìimo


fapore . Si potrà adunque attribuire allbuomo
dottato dalla natura di beUc%i^y e ripieno di uir
tu 3 l'unaparte con l'altra accompagnando.To'
tra anco fignìficare uno , che affetti gran frutto
amore .
di fedele

Mar. chi mandaffc una porcellana?


Cor. Varrebbe , che efori affé alcuno , che fi celaffe ;
cioè andaffcfegretOjche niunofe nauedejfe.
Mar, Chimandajfe a donare una foglia Jecca i

Cor. Significherebbe Icggcre'^^a e inconflan':(a . Leg"


gere%^ per effer la foglia lieue , e inconflanxafi
''
per effa leggiera , che fi muoue ad ogni picciol
fiato diuento : come anco per ejferfecca.
Mar. chi mandajje a donare una Saetta f
Cor. Totrebbefignificarpiucofe. Lafaettaèuelocif
fima e pungentifìimaìetraffige& uccide. Coft
potrebbe fignificar colui, a cui fi mandajfe, effer
di uelocijìimo ingegno : ouero huomo crudelijìi*
mo , efomiglianti cofe.
Mar. E chi mandajfe un paio di tanaglie s* -

Signif*-
,,

DE T COLORI, 47
'or. Significherebbe huomo tenacifìimo .

iar. chi mandaffe un paio di forbici ^

or. , che rhuomoft donajjè in potere


Significljerebbe
di cmfojjer mandate»

'Iar, chi mandaffe vno Horimlo, un compajfo f&


or. L'horiuolo dinota le hore , e per ^ucfto il fuggir
del tempo :el compajfo dinota mifura . Totreb-
be adunque leggiadramente fignificare , che co-
lui» a cui fi mandaffe» haueffe rifguardo al trapaf
far dell'hore , e compartiffe il tempo della uita
auertendo , che ella (come dice il Tetrarca)
Fugge , e la morte ntfoura leJpaUe,
Étpoìfegue,
yoifete hor qui : penfate a la partita ;

Che l'alma ignuda e fola


Conuen , ch'arriui a quel dubbiofo calle,
far. Benché qucfio è il fine della nofira uita» a cui tar
diy per tempo ft conniene arriuare nondime- :

no non uorrei che'l nofiro ragionamento


, fintjfe
in morte . Onde dimmi ancora chi mandafje al-
trui a donare uno fcacchiere^
or. Cofìui potrebbe con quefìo dono fignificar la ua- '%
nità humana per cloche
: il tempo pretiofopiu
che tutta thefori del mondo » che douerefìimo
jpendere in uirtuofe operationi , fcn":^
perdejfe alcuna parte^noi poco aueduti della mor
» che fé ne
I
talità m
uanigiuochi confumiamo . J^on uoglio
io già direyche llmomo non debba hauer qualche
ricreati one e rijioro : perdoche»come dice colui ^
D ì \A L G
fé mai non cefìi di tir. re , diuerrai debole e mpl-
Ic. Ma fi debbono procacciare
f affa tempi pur
fondati in mrtà : che farebbono ragionamen-
ti dilettevoli , & homfti, tralafciando tanta
diiwrjttà di giuochi nel fine rincrefauolii e dan-
nofi.
Mar. Echimandajfea donare vna penna temperata
da fcriuere^
Ccr. Qj'.eflo non farebbe dono fconueneuole : La pen-^
na è cofa lieuCyCt è portata dal vento ageuolmen
te. Onde e" fjgnificher ebbe leggerei^.
Mar. chi mandajfe a donare vn cagnuolo ^
Cor, Due proprietà fono nel cane , l'una aW altra con-
traria : perche è fedele verfo ilfuo padrone , m
guifa^che fi fono trouatide cani., che hanno il la-
re ftgnor e combattendo cantra a gli ajfalitori dife

fi da morte. Onde gli Egitti^ prima, che le lette-

re foffero flatetrouate , vfando efìiper ifcopri-


re i concetti loro varie figure di animali , po^
fero il cane perla fedeltà, llche diede cagione a
Ciu'io Camillo di far quel helfonetto , che in-
comincia ;

Il verde Egitto per la negra arena.


Ma più per efuei , che C adornar £ ingegno,
t>i qui Virgilio difcriuendo nellottauo , come il

figliuolo di Euandrolcuo
matina diletto per la
tempo y dice , che Vaccompagnauano due cani, a
cuifa di guardiani. I verffono tali.

^ 7Ì£i-»on & gemini mfiodes limine ah alto


DEI COLORI, 48
Trocedimtygrejfumcf; caues comitatur herilé,
E I'jLyìoHo chiamò il can fido compagno . Sono
adunque fedeli i cani a i figneri lorOimafono an-
co adulaton;perche, fc bene hanno delle per coffe y
non refìano di accare-^argUy e di far loro ve%^
"S^.'Votrebbe adunque chi wandaffe a donare yn
di quefii animali 3 fignificarebbe lun effetto y e
l'altro»

Mar, Io non credo, che t adulatìone fi conuenga al ca^


ne: percioche egli accarc:^ il fuo padrone per
lamoryche effogli porta^come conofcedo per iflin
to naturale , che da lui riceue ilfuo viuere :efof-

fce anco delle botte 3 perche ei fa l'obligo , che gli


tiene } eche'l padrone non lo batte , perche gli
yoglia maUy ma pergafiigarlo. Ma chi mandaffe
yno ^rmelinoi
gran
Cor, e' nel vero cofa , chequeiìo bianco e puro
animakyama tanto la fua monde^ja; che^quan-
do da cacciatori gli vien pofto innanT^i H fango ,

più toHofi lafcia pigliare,che imbrattarfi in quel


lo.Onde gli fu fatto queflo motto, malo m o-
RI , Qj/ a' M F o EDAR I . DÌ qui il Tetrarca
la inftgna della casìità volle , che conteneffe vn
ermellino. Biffe adunque :

Era la lor vitoriofa infegna


In campo verde un candido ermellino,
ci) oro fino e Topati al collo tegna*
Et il Bembo nella fua ballata.
Caro ^rmeliny cU innocente fi giace.
D I ^ L CO
Vedendo al cor mi riede
Quella del fuo penfier leggiadro eflam
hiancbeTj^ i in cui mirar mai non mi pent»,
Signìfichertbbefi adunque per queflo animale
la Carità
Mar. Chi mandajfeyn Liocorno^
Cor, Dinoterebbe la virginità. Verciochefi legge-, che
coft fatto animale è tanto amico di quejta nobi-
lipima parte iche, quando vede vna giouane,fubi
to corre a leit e leponla tefla nel grembo. E quel
corno 3 ch'ejfo ha nella fronte , è di tanta virtù ^
che fi preT^a vn theforo.
Mar . Chi mandajfe a donare a vnfignore vn CauaUo J*

Cor, il CauaUo è animai feroce e generofo.Dinotereb^


he adunque, che talefojfe quelfignore. Ma,per-
che etiandio è domabile, fignificherebbe parimen
te, che a quelfignorefi potcjfe porre il freno.
Ma mandifi pure, che ciò non fifuolfoj^ettare.
Mar. Chi mandajfe vn Bue f*

Cor, Significherebbe lafatica,lafoferenxa,e la mife-


ria : percioche none alcuno animale , che più di
quejiovcga affaticato ne i lauori della terra;e del
le cui carni piufiferue il comune vfo nel viuere.
Onde non fen%a cagione Ouidio nell'ultimo delle

fue Trasformationtfafopra queftoquel bello et in


geniofo lamento. Onde mal tratterebbe col figni-
ficato il donatore colui , a cui thaueffe donato :
fen':^ che anco le corna fignificherebbono dcu-
nacofaf
Mar,
DE I COLO RI. 4P
\4ar. Chi mandafje vno agnello f* ^

'^,or, QueHo animaletto e tanto innocente e femplicfft


che è qmfi peccato a ucciderlo . E vidi io con ^li
occhi propri in ^ueHa città al tempo, che u era-
no quei due Leoni , che portato per paUo ad rno
di efìiuno agnello ^quelfemplic e belando corfe in-
fine alia bocca del Leone: ilquale o per generofi-
tàfOi come io più toHo credo y mojjb a pietà di
quello innocente beftiolo^felo pofe a leccare fen-
"^ fargli alcun dif^iacer e. Onde l'animaletto fu
fatuo. Significherebbe adunque quefto imnocenT^
e purità.
Mar. Chi mandaffe vn Muloì
Uor, il mulo è creato d^uno afino , e d'una caualla ; o
d'un cauallo e d'unafina, e da fé non frutta. E per
che in cotal modo è imbaftardato , fi potrebbe fi-
f
gniiicarejche coluiya cui offe donato yO egli ancor
hafiardojoffey tralignaffe da fuoi maggiori. E
mi marauiglio , che quefio animale fi a cofi ado-
perato da gran prelati,effendo fondamente brut
to i e difpiaceuole da vedere : fi come queUoyche
non ha ne proportione , ne difegno .

Mi^r. io nel vero non poffo farych'io non rida , quando


w yeggo alcuna di fi fatte befiie. Ma coloro, che
fé ne feruonoydicono di trouar grande agio nel ca
ualcare. Ma
chi mandaffe vno ^fino^
Cor, L'^fmo è nel uero humiliffmio animale y ma fer-r
uè molto a E ucdcf,che vn pQ
bifogni della uita.
ueraccio con vno afmetto uiuerà affai acconcia^
G
DIALOGO
mente. Con quejlo adunque fi potrebbe dinotar
Vutilitàitbumiltà.e la fàtien'za-.perche il mife-
rojòfre digrandìfkme battiture.
Mar» chi mandajjè yn Leone^
for. il Leone è animai fuperbifìimoie per la fuperbia
è anco pofto da Dantejoue dice.
Ma nonftycbc paura non mi deffe
La uiflaychemi apparued'un Leone.
Quello parea,che cantra me mouejfe
Con la tefta altayC con rabbiofafame
T al yche par eayche l'aere ne temejje.
Dinoterebbe adunque la Superbia . E perche è gè
nerofo in guifaiche mai non fugge da quei, che lo
feguono^ma con grandifiima generofità fi ritira ,

potrebbe fignificare anco quefto.Eyperche foura-


fia a glialtri animali yfignijicarcbbe ancogran^^
deT^ di Signoria, leggiamo anco , ihei tre de
gli Euangelifli furono da Efaia fignificatipertre
animali: che fono il Leone , // Bue , e l\A quila : il
Leone appropriando aS. Marco, che fcriueU~
grandei^ del Signore , il Bue a San Luca , che
difcriue la humamtà , e l'aquila a S. Ciouanni ,
che tratta della diuinità.
Mar. Chi mandaffe a donare vn Coniglio?
for, Quefli animaletti fono femplicifiimi, timidi iC mot
tódomefliciiC n^l ueropiaceuolt da uedere. Direi
adunque ^che coftui uolefft fignifcar bontà fchiet
i:e\.
ta^e uera purità di
animo .
Mar, £ fhi mandaffe vna Talpe f
14
DE J COLO ni. 50
Cor, La Talpe habita fono yeràfempre ca^
la terra
uandoì& efcn-^occhi. Significherebbe adun-
que, che coluii a cui fi mandaffe , fofje ignorante,
epriuo diogni lume d intelletto. Onde l'^riojìo.
£, come Talpe,
Lo riportano ifuoi di qua da l'alpe.
Mar, chi mandaffe a donare vn^jpide^
Cor. Si dice , che l'^Jpide è relenofifimo ; e chiude
V orecchie in gmfa, che non fente l'incanto di cui
il perfeguita, Queflq adunque fignificherà cru-
deltà , & accorte?;^.
Mar. Chimandajffvna bifcia f*

Cor. Signijivherebbc malignità, alludendo a quel prò-


uerbio , che non fi dee nudrire il Serpe , nella Bi-
fcia infeno. Onde l^rtoHo effendo nella prima
tditione delfuofuriofo flato morfo dalla muidia
de detrattori , e dipoi col tempo hauendo la ueri
tà 3 come tagliata la lingua a que' maligni , co-
nofcendofi ilfuo Toemararo &
eccellente ^nella
feconda editione leuò queHa imprcfa : che fece
{lampare nella fine del libro due bifcie, all'una
delle quali era fiata tagliata la lmgua3& all'al-
tra , che gonfiata di ueleno la uibraua , fi mofira
uà difopra vna mano con yna forbice m atto di
tagliarla anco a lei , con un motto, che diceua.
DlLEXlSTI MALITIAM SV-r
PER BENIGN1TAT5M. Chc ft^
non meno bella imprefa di quell'altra, che
pqfq
nella prima fua editionefubito nella prima ca^^
'"
'
G a
"
o

DIALOGO -

ta ; che fu vnalueo di ^pi , le quali daltingra-'


to uillano erano fatte fuggire col fuoco , ejueUe
procacciando d'uccidere , quantunque ella h.tuef
fero prodotto il mele ^ponendo ni il motto: prò
BONO MALVM.
Mar. Chimandaffe un Serpente ^
Cor. Quefio nelle facre lettere è affigurato per la pru
denota. Onde dinoterebbe che colui, a cui egli
mandajfe ^fojfe prudente.
lo
Mar. E per qual cagione f*
Cor, Credo io per quefla , che tutto il tempo del uern
eijià celato 3 e fi rinuoua gettando uia le uecchie
Ipoglie i alludendo quafi alla immortalità della-
itima . Di che f^irgilio fecementione nella fua
JEneida , ualendofcne in ma comp^ratione . La
quale fu poi felicemente imitata dall' ^rioflo. So
leuano anco gli Egittij dinotar l'anno per un Ser.

pe j che uolgendofi in giro j con la bocca prende^


uà la coda : il che dimoftra la proprietà dell' an-^
no che girando ritorna : ecofifafempre Onde
, ,

dijje il SannaT^aro »

E'I Sol fuggendo ancor da mane a fera


Tiemena igiorniy eluiuerno[ìro infeme^,
E t ei ritorna pur , come primiera.
Imitando quei uerfi di Catullo
Soles fugere & redire pojfunt :

7{pbis cum femel occidit breuis lux,


T^x efi perpetua una dormienda.
Mar. Chi mandajfe un Centauro^
dvtnpfr
L^I COLORI. jr
Cor. Fingeft , che ifione s innamorò di Giunone e ere
dendofi effèr con lei , abbracciò una nuba , e del
fuu feme ne nacquero i Centauri Qjfefti adun-^
.

quefono pofli per il uitìo ; hauendo effìgie huma


na , e nel rejìo efjendo animali brutti.
Mar. Chimandajfeun Satiro f*

Cor. Significherebbe il medeftmo,ejpetialmente la la^


fciuia.Onde pongono i Voeti , che le Vjnfcy fi co
me quelle y che haueuano la lorcafìità dedicata
a Diana , per lo più lifuggiuano. llche diede oc-
caftone al Bembo di fare un bellifiimo Epigram-
ma. Il quale ti dirò uolgarmente nella guifa y che
egli lo hauejfe teffuto in pròfa . Vone adunque ,
che un Satiro parli , e cofi dica. Dite 'mnfeper-^
che fuggite da noi, moflrando di non hauer gra-
to , che ui amiamo . Che parte ha il Satiro , che
uoi la dobbiate cofi f^rt':^re ^fe io ho le corna^
anco Febo ha lefue corna : e con tutto ciò la
fan
ciuUa Cretefé lo chiama nelfuo grembo. Mi bia-
fimate , che io habbia i piedi caprigni , qual cofd
è più brutta d'un -^oppo f* Ma tu bcUifìima Ve-
nereprendejli per marito yn "^ppo Iddio Ho il
petto folto di non mai tagliati peli Verquefld .

cagione I Ha non fi rammaricò giamai a Marte,


Ho la fronte rubiconda non è la fronte di Febo
:

di fuoco ?Finalmente fé alcuna parte è in me ,


che bellanonfta : queflahaefempiOycheuoipO"
tete prendere , dal cielo. Ma uoituttauiafegui-
"^andoi fatti de' mortali i cercate di hauer grati
'
G s
DIALOGO
doni etiandio da igran Dij, QueHo è ilfenfo del-
loEpigramma ,fenon che nel recitarlo per difet
te di memoria ho mutato l'ordine.
Mar,ll Satiro adunque dinotera lafciuia^
Cor. Coft è. La quai cofa ha ejpreffo mirabilmente Ti
tiano in unfuopaefe : nel quale uè una l^nfa,
che fi fiede yinfidiata da due Satiri me in quel
paefeuijìuede altro, che Satiri, moflrando di
hauerlo fatto per il paefe della L afciuia : e forfè
imitando a un cotal modo o più tosìo alludendo
,

alla Tittura , che difcriue il Sanna'^aro neliafua


^rcadia.lSle fino molti anni, chefutrouato co.

uando nelle uigne di Koma vn Satiro con un fan


ciuUo di Ironico antichifiimo , è fatto con [tanto
artificio eperfettione , che molti Toetil'honora-
ronocon i uerft loro.
Mar. E chi mandaffe mo apollo , che fcorticajfe
Marfta f*

Cor, Ver Marfia fi dinota la temerità. Ter cioche fu te


tnerario coluiaprouocarun Dio a cantare', o à
fonar feco:e mmtb,che gli aucnijfe quel fine, che
gliauenne ; che fu leffer ifcorticato: comequefii
giorni adietro ucdcmo queflafauola ejpreffa nota
hilmente in ma pittura di Antonio da Correggio,
Mar, Chi mandaffe a donare vn Saturno i

Cor, Dicono i Toeti , che Saturno diuorò tutti i fuoi


figliuoli 3 che gli fu rubato . Il
eccetto Gioue ,

qual Saturno èpofto per il tempo, che tutte le na


fcenticofe confuma: e non folamente le cofe,maU
Glorid
,

^m

D E I e L RI 52
Gloria e la Fama de mortali. Onde dijfe il Te
trarca:
£ ridi il tempo rimenar tal prede
De voUri nomi,cì)io gli hehbi per nulla:
Benché la gente ciò non fa, ne crede^
Cieca chefol di vento fi traHullaf
E pur difalfe opinion ftpafce.
Lodando piu'l morir vecchio ^che in culla.

Et in fine,
Cosil tempo trionfa i nomi el mondo
Totrebbe adunque queiìo dono fignificar la cru^
delta , in quanto al mangiar de figliuoli , e in
ijiuanto al confumar delle create cofe la fiagilità

f mortalità humana^
iar.^E chi mandaffe a donare vn Gioue f*

or. In quanto Giouefu ferhato dalla voracità di Sa^


turno iCtoh dal tempo, potrebbe fignificar l'anima
che fi rimane fimpiterna & immortale . Et in
quanto alla perfona di Gioue , dinoterebbe Si"
gnoria, & anco Liberalità e Magnificcn':^,
4ar. fhi mandaffe a donare vn Mercurio^
or. Mercurio è meffaggio de gì' Iddij , efoprafelo-"
quen':^,efopra d guadagno. Onde fi potrebbe fi"
gnificar^che coluija cui fi mandaffe fijfe eloquen
^te,aucnturato Mercatante^e cofe fimili
iar. 'ì^n fi potrebbe anco intenderejcjfendo Mercu-^
rio l'anima degli ^Ichimifli , che quel talefoffs
falfario & ingannatore^
on Totrebbefiparimentei
G 4
DIALOGO
Mar, chi mandajje vno jlfoUo^
Cor. Dinoterebbe che colui a cui (offe mandato , hauef
[e buon luoco nella Toefia: & ancofofje indoui-
no, & eccellente M edicoy per effer concedute ai
apollo tutte tjuefle conditioni.
Mar. chi mandaffe rn Marte^
Cor. Sen%a dubbio coflui dinoterebbe, che quel tale, a
cui cotal dono fi màdajfejfojfe ograngueriero,ef
fèndo Marte da Toeti finto d i o deUe hat taglie;
crudele e feroce, e quaftferi':^ ragioneiche vo*
{effe ogni cofa perfor%a di arme.
Mar. Chi mandajfe ma Giunone^
Cor. Terche Giunone è fintapert aere, verrebbe a fi-^
gnificar,che quel tale, a cui fi mandajfe,fofje mu
tahile e mco[iante,llqual dono conuerrebbe ragia
neuolmente a yna Donna con l autorità di Vir^
gilio,e del Tetrarca,che dijfei
F emina è cofa mobil per natura ;
Ond'tofo ben, ch'vnamorojò iìato
In cor di donna picciol tempo dura.
Onde il Volitiano cofi ancora egli ha lafciat»
firitto
Segue chifugge,a chi la vuol safconie >
£ uanne,e vien;come a la riua l'onde .

Tuttauia potrebbe anco notar Signoria , ejfendù


Ciunonemoglie di Gioue:& anco caflo amore»
MarXhi mandajfe vna frenerei
Cor. fignificherebbe ca^o amore Jn quanto caHamek
te fi amano i maritatile l cui fine è del procreare
;
-
F-
D È I e LORI. 5^ ,

'
per mantenere e conferuar lajpetie humana. On
de dijje FirgiliOynatis f^enus alma creandis £,
.

quando i congiungimenti ad altro fine fi difidera


. tenere anco dinota gratia^
noyfignijìcalafciuia
folite':^,e leggiadria.
Mar. Chimandajfe a donare una Taìlade?
Cor. Sen^a dubbio uerrebbe a lignificar la fapiem^ :
perche fi finge , che quefta Dea nafceffe del capo
di Gioueie ilfaperc è ripofìo neU intelletto. E per
che ella ancora da Toeti è finta hauer parte nella
guerra^potrebbe ftgnificar,che a un ualente Ca-
pitano efoldato conuiene anco f ingegno accom^
pagnato co laforteXp^-'ilqualefi affina per le let

tere.E certo che trouandoft le lettere accompa."


gnate con k arme, ne nafce albora quella perfei-
pione yCbe poi uiene ammirata dal mondo. Onde i
Komani^che per la grande eccellenza y che efiiha
ueuano nell'arme furono chiamati popol di Mar-
te,abbracciarono ad ogni tempo lo fìudio delle iet
tere , Come babbìamo lo efempio di ScipionCidi
TopeOydi Cefareydi ^uguftoye di tutti coloro yche
tanto nella militia famofi diuennero,e che tante
grandi facende fecero 3^ acquijìarono al Koma-'
no Imperio poco menoyche tutto il mondo . On-
de Vallade ftgnifichera l'iena e l'altra di quefìe
conditioni»
Mar. OrayChi mandaffe a donare un Fulcano^
Cori, fluivano da Latmi fouente fi prende per il fu(h-

coda cui proprietà è di confumare, Onde fi uerreb


DIALOGO
be a fignìficar.che quel talcja cui fi mandaffe/pf
maluagio. D'altra parte,perche il fuoco confer

uà lauita degli buomini,potrebbe anco dinota-
re che cojìuifoffe di utile al mondo
Mar. Chi mandaffe a donare la imagine di Ciafonc^
Cor, Giafone fu mandato alfacejuiHo 'del nello d'oro,
imprefa quafiimpofibile alleforo^ immane :non
dimeno egli uifu uincitore , e rapportò l'aura-
ta pelle del Montone . Onde cioftgnificherebbe ,
che nonfenxa gran fatiche ejiidori l'huomo uie-.
nealtacquiflo della uirtù e dellljonore • Onde il

Bembo.
'E fé ben ti rimembra
D'H ercole e di Giafonyque^a è la uia .

Di gir al del ne le terrene membra.


Benché anco il medefimo nello fi potrebbe intett".
dere per la pompa &
alterc^j^. Come pare che
l intendere li Tetrarca in quejiiuerfi:
Simil non credo , che Giafon por t affé
^luelo; ondldoggi ognihuom uefiir fi uuole»
Mar. chi mandaffe un Camelo^
Cor. Certo quefto animale è molto brutto e contrafat
ioyhauendo alto il collo, latejìapicciolay& una
gobba mojìruofafopra lefpaUe . T^on di meno ha.
ifuejla bella proprietà in lui;che douédofi carica-
re s'inginocchia a terra;e comefcnte ilpefo conue
neuole allefuefor^e , fi leua in piedi . Votrebbe
ddunqifigmfcarlafobrietà , o temperate-:^. E
perche anco è pWT^lente,potrebbe altresì dinor
tare*
DEI C LOn L 54
iarcyche coluiyd cut fi mandajje jfojfe macchiato
datfualcheyitio.
Mar. Chi mandajfevnDelfinol
Cor. Il Delfino è pefce velocijjimo. Onde dinoterebbe •

laprejìe^xa.
Mar. Chi mandajje un^Ancoìra^
Cor, La ferme-^.Ondeleuò Tiberio quella bella im
prefa dell' ^ mora col Delfino auoltoui a torno i
con un motto , festina, lentb\
Laquale impreja diede il Bemho,che folo una me
daglia di lei nhauei4a,a M. .A Ido Romana: ilquà
le la leuòper infegna,e la usòpàifempre ne ijuoi
: libri.

Mar: Chi mandajfe il pefce chiamato Kemoraì


7or. Scriueftyche quejìo pefccych'è picciolijiimo^attac»
il fondo d'ima naue , è di tanta for^
candofi fotta
%ay che la fa fermare nel maggiore impeto del
fuo corfo Onde ft potrebbe dinotare , che molte
.

volte vn picelo lo accidente tarda 'vnà gran yit-


< toria , e jj>ejfe l'impedijce inguifa > che •
non fi
può ottenere.
Mar. chi mandajfe la forma d'un Cocrodilo j*

!ror. , Significherebbe l' asÌHtia e lafdfità . Tercioché


ftfcriueychel Cocrodilo vago dell'humana carnei
difende in terra yeyeggendo alcun viandante i
ejfendo dalla natura ammaeHratà , ch'éjìohab-^
bia dì lui fpauento , ft mette a piangere i ejpairgé
ftUrge lagrime , e con atto così mijerabile , che
tallii per pietà a lui ft auìcina : E in tal ^ifd il
D I ^ L G
tccrodiloglifì auenta adojjb , e lo mangia. On-^
de nacque il prouerbio , che dice le lagrime del
CocrodUo.
Mar. rhi mandaffe vn Ramarro ^
Cor. il Ramarro è amico delthuomo . OndCy quando
egli uede , che qualche bifcia doglia offendere
^àlcun huomo , che troua addormentato , effoft
fone a combatter con la bifcia , e lo difende. Si-
'gnificherebbe adunque amicitia & amoreuO"
le'K^^a.

Mar -Chi mandaffe ma Cicogna Ì


Cor» Dinoterebbe immonditia fi di animo, come di cor
pò : perctoche la Cicogna col becco fi purga il prò
prio ventre : da che i medici tolfero l 'efempio del
"chriHero. Euui vn altro vccellofimile a queflo,
ilquale è detto ibis^ che ha il medcfimo cofìume:
Del qual nome chiamo Ouidio vnfuo nimico , di

cui non roleuafcoprire il nome, accio che per be-


'
neficio delfuo inchio^ro effo non foffe famofo e^
eterno . Quefia adunque fignijicherd 3 quanto io
^

ti ho detto.
Mar. E chi mandaffe yna Grut?
Cor,' D imo flr crebbe la vigilanza : percioche di cefi t

chey quando effa dorme , tiene nel piede vn pic'


ciolfaffo; accioche quello cadendo lafuegli dal
fonnOyC faccia lafcorta alle compagne. Et etian-
dio, quando elle yolano;hanno yna, che ya loro
innan%i , co7nc per guida,
Mar.laFotmica^ .
'

fignif.
D E 1 CO LOni , 55
Cor. Significherebbe la prouidetii^ : percioche quejli
animaletti la fiate proueggono per il yernOipor-^
tando il grano alle loro cafe: ftgnifichenbbe anco
lafaticay alludendo a quei verfi :

Exemplum nobis pnebet Formica laboris,


Quando fuo folitum portai in ore cibum,
che volgarmente dicono in qutHaguifa:
"Porge a noi efempio di fatica, quando
Torta il fuo cibo in bocca la formica.
Mar. E chi mandajfe vn Ragno ^
Vor. Quefto animale è molto induflriofo , tefiédo la te
la,onde forma la fua cafaintUa quale jè ne flatin
fidiando aUemoJchCj delle quali efo fa preda e fi
pafce. Terrebbe adunque a ftgnificar l'induHria;
e, perche lafua tela è opra fragile , dimoflrereb-
he ancora la fragilità humana.Onde il Tetrarca:
Qjiantomondo fi tefft, opra di ^ragna*
al i

Mar. E chi mandaffe a donare yno di quei vermicelli)


che fanno la feta ^
>or, TipnfOffe me nhaì dimandato auanti . Qjiefio
vermicello ha molte belle proprietà , che fa con
Hmmore^chegli efce di bocca, lafeta, e facendo-

la, viene a formare certa cafa; nella quale den-


tro fi rinchiude, dipoi vi fa vna apertura,& efce
ne fuori alato : e fa le fueoue : e poi fé ne muore.
Quefio adunque fgniftherà l'indnfìriajin quau:-
to fa quel marauigliofo lauoro ; e quel diuenire .>
quafi vn altro con le ali , può fignificare la im- .%

mortale anima^ che col mcT^ delle belle e buone


?
t jt l P G 0,
ì^pre yfccndo fuori della prigione , che fono l^
membra del corpo., fé ne Tela al cielo.
d^cir. Significherebbe adunque y che colui, a cui fi man
dafje,fQffe huomo non pure induHriofo , ma w-
tuofoefantol
Cor. Cofì a punto .
Mar, E chi mandajfe , come fece colui , la lingua d'un*
animale ^

for. La lingua dell'animale è la miglior cafa , che fi


gufti . Votrebbe adunque fignificare j che colui ,

'a cui fi mandaj]e,foffe huomo da bene, e non pun


to maledico ; & all'incontro, che foffe anco rubai
do, e maledico ; per cloche dalla lingua fi formano
te parole; lequali ejfer pojfono e vtilie dannofe,fi
ad altri, come anco all' iflejfo. Onde fi dice inpro^
uerbio : che la lingua non ha offa , e fa (pe'^^re
il doffo Ver queHa cagione Francefco Ke di
.

Francia mandò in dono all'aretino vna catena


d'oro di fcicento feudi ; laqualc era fatta a lin-
gue, volendo per quella dmotare la proprietà de
l'aretino, eh era di dir male ;eperauentura aucr
tir lo, che fi guardaffe dalla ma.ledicen%a, che per
auentura népotrebbe efjer gafligato.
^ar. Effendo adunque a quel Filofofo richiefto,ch' egli
mandaffe la migliore e la peggior parte degli ani
mali) effo mandò ragioneuolmentevna lingua.
^or,Cofiè.
I^ar, Ter qual cagione gli ^teniefiponeuano nel luo-
'^* %oue fauuano ragione , e cotifultamno delle
iofc
DUI CO LO R 7. $6
cofe fuhliche, vn volto, che fi teneua la mano in
bocca ?

Cor, l^er dimoflrar 3 che fi douejjèro tenere le delihe-


rat ioni fegrete , e che fi doùeffe molto ben dtfcor-
rere prima, che in qualfi voglia occaftonefipar^
lafie : perche , come dijjh quel buon Voeta ; la
parola mandata fuori di bocca non sa ritornare :

equell'altrOi vola la parola fcn^a mai poterfi


ritornare a dietro.Onde volendo vn buon Filofofo
comperare vnfcruo , ejjendogli ejfo piacciuto di

perfona, e di affetto, diffe nel fine j parUtaccioche


io tipoffii conofcere.E nel vero tutto paiono fitui,
mentre efii tacciono : ma tojio, che l'h uomo fauel
layficonoj'ce il prudente dallo [ciocco. Altri di-
cono ^ che ne luoghiyouefijantificauaa Serapis,
<& a Ifidey -vera vnaftatua , che col dito fi toc-
caua la bocca^volendo inferire, che fi douejfe ta-
cere. E qucsìaftatuaera detta Harpocrate.Fu
anco vn Ftlofifo cofi chiamato; che ne ifuoi pre-
cetti poneu a per la miglior cofa il tacere. Et era
prouerhio apprcfjo Greci,quanio voleuano dino-
tare, che alcuno fi tacejfc.Fa che tu diuenga Har
pocrate . Efolemo noi dire^cofa non ditta non fu
mai feritt a, volendo dimoHrjre, chefia di molto
vtilc il tacere . llche mi fa fouuenire dun bello
Epigramma fatto foprauna l^infadi marmo
chepare,che fi dorma preffo vnfonte,
Huius l^ympha loci, fucrì cuflodiafontis,
Dormio, dum blandafentiomurmuraqui.
DIALOGO
Tane meu^qfquis tagis caua marmora^fomim
Kumperé ;jiuehihas^ftue lauare, tace,
Jlche già cjpofi in quella guifa.
Io vaga j{mfa di fi bel paefcy
1^ Ecuftodedelfacroepurofonte
?. il

DormOjmentte eh' io ferito il mormorio


De lapiaceuol acquaiTu, che pafìiy
"^on turbar il mio dolce e grato forino,
che tu heua> o che ti laui.taci,

Mar. Chi mandajfe a donare vna Gatta ^


Cor. La Gatta mangia i Topi iqualifono dì gran dan
:

no a vna cafa ; percioche rodono cofe di valore »


come ornamenti di cafay libri^ e cofeftmili. E per
queflo fi tengono nelle cafex perche altrimenti ap
portano dannOy rubando la carne y i pefciy e rom-
pendo fouente le maffericieyoltre che hanno brut
ta effigie , efonoferocifiime a guifa di Leoni i d^
iquali hanno certo fembiante,. Onde potrebbe co-
lui fignificar e rtile e parimente danno. E, percìt^
qualunque cafa bonorata e ciuile inftcme cor^
in
le gatte ft tengono anca de i cani; tra iquali ani"
mali uè battaglia fempre ordinaria , potrebbe
anco ftgnific are y che non ui puoejfere amicitia
< concordia ycbe duriyfenon tra pari * Onde l ho-
norato M. Marchiò Sejj,a nella fM tnfcgna , che
è la Gattaylaqmle tiene vn Topo in boccay uba
poflo queflo motta ^bissimiliym iNfi-^
PA SOCIETAS,
War. Ch'i mandajfe vntt Fenice ? ,

Vicefh
, U

D £ I cotoni. 57
Arabia , efentert'-
Cor, Diceff, che la Fenice nafce in
doft aggrauata dalla uecchieT^ fa vn nidofo' ,

fra un arbore , oue ui pone cofe odoriftreyeguar


dando uerfo il Sole , tanto batte le ale, che ui ac"
cende il fuoco , nel quale abbruciandoli rinafce.
Onde ellafiejjafi rinoua ; &
è femore una fola.
Onde il Tetrarca uolendo lodare pienamente
fua Laura ; dijfi :

Q^ucjia Fenice de V aurata piuma


jìlfuo bel collo candido e gentile
Formafen'X^arte un fi caro monile
Ch^ogni core addoUifce , el mio confuma*
EcoftilBembo :

Donna , che fofli Orientai Fenice


De l^ altre Donne,
mentre ti mondo t'hehbe :
Horpoi , che dhabitarfra noi t increbbe ,
^Angel falifli al cielnouo e felice,
Jlmedefmo Tetrarca nella Can-^^ne ,
Qualpiu diuerfa e noua •
dice :

Cofifolfnitroua.
Lo mio uoler ; e cofi infu la cima
De'fuoialti penfieri al Solfi uoiue :

EcofifirifoLuey
£ cofi toma alfuo flato di prima :

^rde 3 e more , e riprende t neruifuoi,


E uiuepoi con la Fenice a proua.
IL y perche la Fenice nel modo , che s'è detto ifi
rinoua , & è fempre una fola , & eterna , pare,

H
h J ^ L G O
the ragìonemlmen te fi pojfa attribuire alla ini'
mortalità. Onde bella e conuenvuole infegna alla
facuità delle lettere fu quella , che leuò iL genti-
li fimo & bonoratifi. Sig. Gabriello Giolito ycf-
fendo una Fenice ^ che arie nelle fiamme ^rif^
ella

guardando incontra il Sole , con qucflo motto :


^EMPBR EADEM, £ Volgarmente del
la mia morte eterna uita a i uiuo^fì che riferifce
quello yiuo morte refeBamea , ciot^ urna rina
:

ta della morte mia . Onde non f poteua trouar


più bella mfegna ,ne più propria alle ho delle

lettere , perche gì' imprejfuri con l' imprimer de"
libri tengono uiuiinomi de gli Scrittori y egli
rendono immortali.
Mar, Co fi è: ma chi madajfe a donare vn Carnei eont e f
€fir, Dimoflrarebbe l'adulatione : percioche il Camc'-
leonte piglia quel colorerà cui fi accoflatneè
morbo maggiore di quello , eh' e l'adulatore. E
quejìi cefi fatti huomini non fi dimojìranoyfenon
nelle projherità : percioche, quando illieto fiato

fi cangia in trifìo , come dice l\Ariofio.


Folge la turba adulatrice il piede :

E quel che di cuor ama rimanforte,


, ,

amando ilfuo Signor dopo la morte.


Mar, Chi mandaffe il Gorgone di Medufa f*

Cor, Dinoterebbe , che colui , a cui fi mandaffe, douef-


armato contra le lafciuie del mondo , che
fe flare
fanno gli huomini di uenirfafìi: cioè gli priua de
ifenfi immani; cgl'indurifcealle operationi uir-
tticfi
DEI COLORI. 58
tuoflirt gitifa ycheniuna ne pojjono fare. Onde
Dante :
Che ,fel Gorgon fi fcopre , e tul u edejii,
Meftier non fora di tornar più [ufo.
E il Tetrarca:
Se ciò nonfojfe ; andrei non altramente
jl ueder lei , cbel capo di Medufa ;
Chefacea marmo diuentar la gente.
Onde dicono i , che Terfeo andò adaffalir"
"Poeti

la con lo Scudo criHallino hauuto da Mi nerua ;


il quale feudo fi può interpretar laprudeni^ayche
fi acquiha con mei^ delfapere.
Mar. Chimandajfe U effigie d'un Gigante ^
Cor. Fingono i i Giganti,ponendo monti fo
Toeti , che
pra montiiUolfero torre a Gioue il Cielo £ nelle .

[acre lettere leggefi , che Timbrate uolfefarfa^


bricare una Torre cofi alta , che arriuajjh al cie-^
lo . Qjtefio adunque fignificherebhe l'alte re-^T^
e lafuperbia .

Mar. Chi mandajfe la effigie di ^theone J*


Cor. ^theone per ueder Dianaidiuenne Ceruo ; e fu
preda de' propri Cani . Onde Ouidio.
yide ^theon inauedutamente
La Vergine Diana : e nondimeno
B.imafe preda de' fuoi propri Cani.
Ter ^theone fi può ammonir l'huomoy che fi
guardi di non uoler uedere più di quello, che fi
conuiene ;percioche quefta curiofità molte uolte
Iddio difdegna, e lo dà poi in preda de'fuoipcn^
H %
i

T> 1 ^ L G
fterì ; cìoh eglifenxa mai poter fapere quelloyche
ejfo ricerca , riman confufo e dijperato.
Mar. chi mandajfe altresì a donare la effigie diVro-
metheo s*

Cor. Significherebbe il medefimo : percioche fi finge ,


che Trometheo ejfendo falitom Cielo con l'aita
di Valla de yfurò a raggi del Sole in una hacchet"
ta , eh' ejfo ha ne uà in mano^il fuoco ; e primo lo
portò in terrai con quello dando lo jpirito alfhuo
mo da lui di terra formato . Onde Gioue lo legò
fu la cima del monte Caucafo : e pofe fopra lui
yn aquila , che di continouogli rode il cuore ,
uolendo dinotare , che tale effetto produce la te^
merita ,eldtfideriodipaffare con lacognitione
più alianti di quello , che conuiene.
Mar. Chi mandajfe rnHidra ^
Cor. Totrebbe lignificare i uitij ,
percioche finfero
Toetiyche l'Hidra hauejfe fette tejle, delle quali,
chi una ne tagliaua , altretante ne nafceuano.
M fine Hercole la ejìinfe col fuoco
che'l fuo ftejfo fangue era quello
, auueden-
che la nu
dofi i ,

triua . llchefignifica che l'un uitio accrefce l'al-


tro ; e uolendogli del tutto uia leuare bifogna col
fuoco , cioè colfcruore dell'intelletto ucciderli et

amma^T^rli.
Mar. Chi mandajfe la forma £una botte, oue fi ripo-
ne il uinoì
Cor» Significherebbe, che riceuendo la botte il buonoy
eltattiuo liquore di quella cofd^che glièpofla
dentro
DEICOLOnr. 59
dentro prima mantiene dipoi lungo ti mpOm
i lo

Cofi importa affai la prima cducattone dellbuo"


mo , el buono e cattino ufo.
Mar. chi mandajfe vn Toledro ^
or, Fn Toledro benché fia fcrocetta y fi doma pero
leggermente, Coflui adunque uerrebbe a figni-
ficare , che in quel tale , a cui il dono fi mandaf"
fe,ftpoteJfefare ageuolmente un cotale effetto.
Mar, E chi mcindaffe rnOrfacchino <*

Cor, Dinoterebbe , che colui


a cui lo mandaffc fegio
,

uanettofoffe , deueffe diucnir fiero agnifa di Qr--


fo. Di cui dice il Tetrarca :
L'Orfa rahbiofa con gli Orfacchifuoì ,
Che trouaran di Maggio affra pajlura ;

Bode fé dentro e i denti e l'unghie indura


,

Ter uendicarfuoi danni [opra noi .


Mar, Chimandafje a don^rre una gabbia ?*

Cor, Dinoterebbe , che quel tale , a cui fi mandaffe ,


douefie efferpofio in prigione : percioche la gab-
bia altro non è, che prigione alt uccello: ma per-

che non gli mancavo le cofe necefjarie , puofii di-


re anco buona prigione^ dalla quale gHè ne ufcif-
fe utile e bene. Onde diffe colui'.erauamo ruina-
non ruinauamo :
ti; fé &
erauamo perduti, fi
non perdeuamo . Seperauentura non uolefft di-
notar quefio : che Imondo non è altro i che me
gabbia, da pa-7^ .
Mar, chi mandaffe una Sella ^
Cor, SulaSeliacaualcandofifiede, Verrebbe adurt»
H z
.

T> 1 of L G
ifuea un certo modo afignificare , che colui fa"
rehhe caualcato , dot [aggiogato , efatto 3 come
Jeruo
<•
Mar, Chi mandaffe un morfo
Cor» Il morfo è quello , che frena i caualli.Verh figni-
ficherebbe^ che colui doueffe frenar la lingua,
ejfendo mordace , i uitij ,/è di alcuni ne abon-
daffe , oucro , che gli farebbe poflo il morfo ,• dot
farebbe frenato.
Mar. Ter che ft dipinge la fede in bianca ueHe ì
Cor. Ter che la fede dee ejfer candida e fmcera : che ,
come dice l'^rioflo ,
eh' un fol punto , unfol neo la può far brutta*
Mar. Terche uolendo liafaello d turbino rapprefen-
tarla , dipinfe yna bellifìima giouane , che con
le mani fi apriua tipetto , dimojìrando di dentro
il cuore f*

Cor, Terche è malageuol cofa a giudicar^ che alcun fia


fedelCife non ji uede il cuor e: cioè, [e gli atti efie*-

riori non fono dimagrati del cuore.


Mar. adunque , chi mandaffe una Tittura tale, ftgni
fichertbbe la fede ^
Cor, Si pienamente.
Mare Io farò lemie dimande confufe. Chi mandaffe
a donare vna chiane f*

Cor, Dinoterebbe
'
, che colui haueffe piena Signorìa di
fefieffo.
Mar. Chi mandaffe a donare vn Lufjgnuolo ^

Cor, il Lufignuolo è augello digrati^ima harmoniaie


rrisiìg
DE I COLORI, 60
molto celebrato da noflri Toeti. Onde il Vctrar,
Quii Kofiignuol, che fi foaue piagne
forfè fiwifiglii ofua cara conforte,
Di doke'Xja empie il cielo e le campagne
Con tante noti fi foaui e fcorte .
E parimente il Bembo.
O UoJ^ignuol, ch'in queHe uerdi fronde
Soura il fugace rio fermar tifuoli ;

E forfè a qualche noia bora tinuolij


Dolce cantando alfiwn de le roche onde.
Ma con tutto ciò non è bello augello^ et èfdegn§
fifìirno , inguifa, che (pejf) per qucHo fdegno fi
muore. Onde fi potrebbe fignificar, che quel tale
fnffe uirtmfoy mafdcgnofo Onde doucjje frenar
.

l'ira laquale , come dijje il Tetrarca »


:

e' brsue furore : echino l frena,


É furor lungo ; chel fuo poffeffore
Speffo a uergogna, t tal hor mena a morte.
Mar. chi m^ndaffe a donare vno Smergo ^
Cor. Lo Smergo è augello marino, Hàfempre nelle
acque, e uifi fommerge , onde da qui fio è detta
Smerg'i. Dinoterehbefi adunque perfona rubalda
che ft fcmmergeffe ne' uitij.

Mar. chi mandajfe yn Lugarino ^


Cor. Queflo augello è di color uerde , e molto grato 4
la uifta. Dinoterebbe adunque ^eran'j^a.
Mar. chi mandaffe rn Cocale f
Cor. il Cocale è uccello altresì marino, e di niun uà-
lore. Onde udendo dinotare yno [ciocco,gli fi pou
DIALOGO
que^o nome. Con tutto ctofuol predire il catti"
uo tempo ; percioche egli uà notando al baffo de
Vacqua , e grida , quaji auifando gli huomini
di futura tenjpefla : come molti ft ne ueggonoa
cotali tempi nenir uolando a quefli noHri canali»
Significherebbefi adunque fciocche"]^ accampa
gnata in parte con qualche uirtù.
Mar. Chi mandajfe a donare vna Cappa lunga ^
Cor. Qj4efle cotali Cappe da Latini fono chiamate di^
giti, perche fono apunto a guifa di diti.
Mar. Che dinoterebbe egli adunque ?
Cor. Q^ ueHe Cappe fopra a lidi fi trouano fitte nella
[abbia. Onde fi dinoterebbe uiltà o di nafcimento,
odicoHumi.
Mar. Chimandaffe una di quelle , che noi chiamiam§
Cappe fante ?
Cor. ^ quefle dicono i Latini Tc6iines;e paiono apun
to di que pettini^ con cui fi pettinano i capegliy o

la barba . Onde io di^ei , che queHt fignificaffero


bifogno di pettinarft , cioè di adornar l'animo di
uirtù, eia uita di buoni & honcfli costumi.
Mar. Ttrche ft addmandano fante ^
Cor, Mi credo io per quefìo, che i peregrini, che uan*
no a San Giacomo, le portano attaccate al cap-
pelloy <&anco dinm^j il mayttcHo fopra tipetto.
Mar. Chi mandaff; a donare vno Storione i
C6r. ^Ancora non fifa, cor* e fi chiamajfe queflopefce
da gli antichi: percioche il Giouio altri fudaro &
no affai, ne perciò alia cogmtioneuiarriuarono,
Gra
DE I COLORI, 6t
Ora queflofi'apefciy è come iluiteUojragU am-
mali terre ftri : perche è di ottimo fapore,e nudri
fce . Direi adunque , che fignificajfe alcuno , che
foffe utile e grato al mondo,
Har. Chi mandajfe ma Tenca f*

i or, Qjiafi la maggior parte de' pefci, che nafcono ne


le acque dolci, fno poco grati algufto , e malfa-
ni^e tato più quei,che nafcono né pantani. Di qu€
fia fotte è la Tenba Onde fignificherebbe huomo
.

uiUano e inutile e didijpiacere agliai tri huominì^


Mar. Come non fono buone le Lamprede., e i Carpioni ì
Cor, Quelle nafcono in correnti fumi, e fono cofi dette
dal leccar delie pietre., percioche elle uanno d'in-^
torno di quelle fempn fcorrendo. Onde dinotereb-
be parimente yn huomo , chef ftefje d'intorno a
opere bajfe^ mecaniche , e di poco momento . Voi
i Carpioni nafcono nel Lago di Garda j chef può
dire per lafua lunghe'^':^a,e larghe'^^ yn mare,
e fa alle uolte maggior fortuna , che non fa tffo
mare, E quefto pefcefi dice nud^irfi di oro , oltre
che è raro , e difapore perfettifìimo ; e di tanta
/lima, che fu celebrato dal Fracaft(>ro t'I Vierio
ne'fmi uerf latini fihfqutfia fauola tlaqua^
C at u Ilo p art erìdofi di Sermione, e naui-
le è, che
gando per il i ago,hebbe yn fortunale '.per ilqua-
le affondando f la 'uà barchetta ,faluandofi tglì
per efferuicino al lito,ftce perdita di alcuni juoi
libri yiquali erano fcritri in carta pergamina}0

iiuefii libri fi trasformarono itt Carpioni *


DIALOGO
Mar. 7^nfo , fé Ufauola HU propriamente a qucBo
modo mafo benCy che egli fa quefìa trasforma-
.-

tione ; laquale è ridicola , percioche al tempo di


Catullo gli Dei ncn faccuano più quefie mutatto-
nì. E lafciando ilmotteggiarejdària molto il Bem-
ho l'audacia di alcuni moderni , che fi hanno

prefa autorità di far trasformationi , parlando


puntalmente dei Tonfano che molte ne fa nella
,

fua Franta ; e tuffando ancora copertamente il

• Sanna%aro:chefd la trasformat ione delle T<[infe


infalice. Ma che dinoterebbe il Carpione i

Cor. che colui a cui fi mandajfeyfoffe di bello egran^


,

de animo tper rijpetto dell'oro i di cui dicono que-


fto pefce nudrirfiy e raro efegnalato in uirtà ,
per
effer il medefimo pefce di coft grato cibo efapore.
Mar. chi mandajfe vna ^nguilla>
Cor, fA nguilla è , come la bifcia, lubrica e ueloce^ ne
ilfuo cibo èfano : ma tuttauiagratiffmo,come la
carne del Torco. Direi adunque , che fignificajje
uolubilitài cattiuo animo y&huomo adulatore»
chef sa far grato con le parole ^ma dannofOy&
inganneuole.
Mar. Tornando alle herbe, chi mandajfe a donare cap-
pari f*

Cor. I C appari mangiano in falata e fono grati al


fi ,

guHOy Ma prima bifogna purgarli in


egìoucuoli.
molte acque , e porui dentro buona quantità di
mele , e duua paffa. terrebbe adunque a figni -
jìcar€i che l'huomo dafefojfeuile,& inutile yma
fìiiiiCìiiQ
DE I COLORI. 6i
bruendo poi [eco il condimento delle uirtùidiuC'*
niffe buono &
utile al mondo.
yar. Chi mandale a donare Je ciò far fi potèjfe , yno
di quegli ammalettiyche uolando di nottej riluco^
noycomefianimaì
Cor. terrebbe a fgfiificare yno, che foffe ignorante »
che prejfo afuoi fmili di leggiero può parere dot-'
tozma , douc fono huomini intendenti , non pu9
nafconder lafna igrioraw:^.
. chi mandajfe vno arcolagio ^
".or. Tu uai cercando le gran hi'^T^rie.
Tuttauia io ti
ne compiacerò. Significherebbe quefto dono^ che
fi come C arcolagio aggira, tira donifi in ordine fi^
lo^ofetai cofi il cervello di colui ,a cui foffe dona,"
to^aggiraffc per binaria, ne maififleffe quieto.
Mar Ho dimandato hoggimai tante cofe ; che poche
.

homaimì rimangono da dinìandare. Ture ne fé-


guirò ancora alquante. Chi mandaffe a donar rn
Cappello J*

.or» Il Cappello è fitto per difender la tefia dalla piog


già. (terrebbe adunque a fignifcave , che colui ,

a cui foffe mandatOifi doaiffc coprire perdifen^


derfi da qualche fourajìante pencolo Qjtefto.

anco(fe io non m'inganno)fìdonaua aferui^quan


do fi manomettevano , infegno della libertà. Si"
gnificherehbe per quefio parimente aueniment9
di buon ^ fortuna»
dar. chi
,
mandaffe un paio di SìiualiyO di borfachinii
«r. Con qucfiifi difendono le gambe e i piedi dalftfé
DIALOGO
go : dalla poluere. Onde fi uerrebbe a (ìgniflc4'-
re ammonii tondi guardarfi dalle lorde%T^ dd"
V animo , ouero del corpo.
Mar. E chi mandafjh una coda di cauallo ?

Cor. S ign ijicherc bbe , che quello y a cui fi donaffe, ef-


fcndo Capitano.o Signore jfactjfe in uincerei
fuoi nimici , lo effetto , che fece colui in cauarpe
lo per pelo la coda del cauaUc ; che uokrdola ca
uar tutta infieme llmomo fi affatica iv di.rno:
,

come anco uolendo jpe%^ye vnfafcio di legna


ciò fi può fare , rompendole ad una ad una : che
tutte infieme non fi può ,

Mar. (. hi mandaffe a donare indifferentemente ma


teflaì
Cor. Significherebbe , che colui , a cui fi mandajfe,non
hauejfe intelletto y ponendo affiguratannntela
cofa, che contiene , per quella , che contenuta.

Onde fi legge preffò a Efopo , che yn LupOyO Ca-


neytrouando vna tefta d'huomoi diffe o capofen
X^ mente.
Mar, E chi mandaffe un petto ^
Cor. ammonirebbe , che colui doueffeflare ardito afo
fienere qualunque cofa ; percioche quelli, che
arditi e forti fono , non uolgono mai la fchena a
nimici , a gli affalti della Fortuna : ma tengo-

no fempre falda il petto .

Mar. Tiacemi. Ma chi mandaffe vna cora^^^


Cor. Totrebbe dinotare , che colui foffe debole a che
hauejfe bijogno di armaturaio pur e, che foffe guer
.

DEICOLOni. 6^
fiero<acui le battaglie conuenijfcro; e non ìsìarfi
tieU'ocio difarmato e immarcirui.
Mar, Chi mandajje yno frumento da fonare:come fa-
rebbe yniiuto^
Cor, Tnhauraidafiìpere,chtlliutoì iftrumentomo
dernoÀico modcrno^in quanto non fifa^percioche
no fé ne fa mécione, chefofft- prejjo degliantichi.
Et è iflruméto perfttto,L di tata difficultd;cheyCo
me che è barbieri & ogni homicciuolo uifoni, pò
chifono quelli , che ui riefcano compiutamente
Rifugia ecceUentiJJimo Frane efco cognominato
dal LiutOyMaeflro Marco daU'^quila,<& hoggi
dì il Tromoncino Ma che cofa è infine la Mujica
altro,che uamtà.
Mar. Come è uanità^1b{onfi adopera nelle cofé fante ^
J^onfu Dauid Citaredo^'ì{onft legge nei falmit
cheft lodi il Signore fonando cofi fatti iHrumen-
tiiCioè da cordaycon gli organije confimili f*

C9r, Egli è "Vero. Ma altra cofa è, quando ft adopera la


Muftca nelle lodi del Signore » altra y quando
nelle delitieeuanità del mondo:che,fi come quel
lainnal']^ le mentile gì intelletti a dio: cofi
quell'altra gli tien deprefii e fitti in quegli fan-
ghi terreni. Ter cloche la Mufica in fé è cofa bua
na; elcontinouomouimcnto de" cieli altro non è,
che Mufica & harmonia : ma la maggior parte
di coloro^ t,he l'ad operano per dilettare ^fono(co-
me dice ^riftotele)huomini uanime pofibno ejfe-
^eahrimentif praticando folamente , comeefii
DIALOGO
fanno^ tra d^inxc e conuiti^e con buominiy che fé
lamente attendono a cofi fatti uani e a hiafimeuo
li diletti. Direi adunque , che cotale inflrumenté

dinotaffe uanità.
Mar. Chimandaffea donare vna Ltraf
Co r. La Lirafuifirumento d Orfeo: col fuon della qua
quale dicono i Toeti^cheeffo tiraua le fiere 3gli
arbori yC ifafìi vagbfiimi di afcoltarlo. llche al-
tro no dmotaifcnon che i Voeti,ogli huomini fag
gicon i loro buoni e diletteuoli ammaejiramenti
trajfero a poco appoco quegli huomini , che per le
felue e per li bofchi r albamente uìueuano^ alla ci

uile& accodumata uita.QucHa adunque figni-


cherebbe che , a cui fofé mandata
colui , ,foffe
huomo gioueuole al mondo e & alto , di hello in-*

telletto.

Mar. Voi chefiamo a cafo entrati a faucllar di Mufi-


cayuorrciyche mi dicefii;fe quefla era in grado di
perfettione al tempOyche Romani ftgnoreggiaua
no al mondo.
Cor. Era sì;come erano anco le altre arti. Et ecco che
Boetio Seuerino ne compofe vn libro.Ella adunq;
era in tanta perfcttione, che gC Imperadortftefii
non fi fdegnmano di appararla. Eyquandoft rea
tauanole ComedieycUe tutte fi càtauano^el can
"
to era tale, che per certe trombe , che a i Theo.
tri fcruiuano , tutto il popolo , cheaejfo Thea^

tro era raunato , intendeua benifiimo le pa*


role.
Qjtali
, ,t

DEI COLORI, ^4
Mar. Qjiali nationi furono eccellenti nella Muftca^
Csr. Furono , e fono tuttauia ,
^rima la Francefe ,

che è mirabile in cofi fatta [acuità : onde nacque


il prouerbio , i Galli cantano . Dipoi la Fian^
, dra : che pare , che quafi tutti i Fiandrefi ftano
mirahilifìimì come hahbiamo hauuto rn fé-
,

fco efempio in M. Adriano , Maeflro della Cap^


pella di San Marco.
Mar, E nella Italia f*

Cor, Vochi , niuno.BafìaiChe gt Italiani fiano flati


efiano tuttauia eccellenti nelle armi^nelle lette-
re ynella TitturajC nella S coltura.
Mar. Quai fono quegli che nelle lettere fono flatitO fo-
no a dinofìri eccellenti, e di gran gridai
Cor, Molti. 11 Bembo y iìSanna%aro y IjirioflOyil
Tornano , Vida, lo Sperone
ilfracafìoro y il

ilTaffoy il fremerò y il Molino, il Gradinici) ^


il Giuflinianoy ilDanefe yil Ferde-^ottoe

molti altri.
Mar. J^Ue armi f*

Cor. Di quefìo rimetto il ragionare ad altri . Ma ne


fceglierò falò tre ccceìientiftmi perfon aggi adì
nofiri. Carlo Quinto , Francefio Re di Francia,
e l figliuolo Henrico.
Mar, quanto mi duole de idijìurhi e dmniy che dopo
la compafìioneuole morte di qutflo Re ha pati-
to quel Kegno:e quartto mi rallegro dilla vitto-
riay che hanno pò co fa hauuto i Catholiii de gli
Hcretici ugonotti.
I> 1 ^ L e
Coy» ^appìMariomiOfChe Jddi o èperilfuof^
polo.
Mar. De Vittorio
Cor, Ti potrei div di molt'r.ma ti diro de ipiu eccelleti.
QuejU fonoy Michel' agnolo, h afaello d^rbinoy
T Ulano , Giorgio da aflel franco , intorno da
(

Correggio il VarmtgianinOyil Vordonane, e fimi


y

Ut ornando alla Mufica,clla è tale .

Mar. Chimandafje a donare vn t-lauto^

Cor, Sartbbe la medefima copt: el Flauto è nel uè ro


ifirumento di dolce harmoniayma ha mijìiero di
cjfcr accompagnato con altri Onde parebbe^ ejfer
che colui, a cui fi mandafie , fojfe bene galante
huomo ma hauejfe hifogno d eli' altrui aiuto
, .

Mar. chimandijfealcunode'fegnicelefliicome fegni


pure del cielo:come yno ^rietei
Cor, f^errehbe afignificare.che colui , a cui lo mandaf
fé yfoffe tale , quale èia
influenza di quel fe^
gno , mguifa tale , che s'cffo gli mandaffe lo
Scorpione , jìinfficherebbe , j[h'eifoffe catttuo
huomo. Dijcriffe bene e gentilmente le buone qua
Utà delle cofìellationi e de gli affetti del cielo il
Tetrarca mquefli verft.
il dìtche cofiei nacque,eran le flelle,

Cheproduconfra uoi felici effetti.

In luoghi alti & eletti,

L'yna uer faltra con ^mor conuerfe •


Venere el padre con benigni affetti
Tenean le parti ftgnorili e belle,
Slclud
DEI C 01 K I, CS
JE le luci empie e felle

Qjiafi tutte del cielo erari dijperfe.

Jl Sol mai più bel giorno non aperfe :

L'aere e la terra saìlegrauayC tacque


Ter lo mar hauean pacete.per li fiumi ^
Fi a tanti amici lumi
f^na nube lontana mi dispiacque ;
Laqual temo : che in pianto fi rifolue.
Se pietate a Itramente il del non uolue , _
]E. parimente Dante.

Folgefi il cielo^e intorno a uoift gira


Scoprendouilefue hdle%^ eterne ,
£ / occhio uoftro pur a terra mira:
Onde ui batte chi tutto difcerne.
chi mandafìe adunque yno di quejlifegni, dinoti
rcbbe,quanto ho detto.
Mar. Chi mandafft yna Candela^
Cor. 1\(o« è duhbiOiche Id Candela non fia utile la nop
te:perche elk difcaccia ci fa uedere :
le tenebre ^e
ma ci fono altre cofe porgono maggior lu-
fhe ci

me, cornei torchiila Lucerna.e fimili. Dinotereb-


be adunque -^che coluiia cui fi mandaffe/offe huQ
moletterato,ma di poche lettere. Mandò il Bem-^
ho a donare molte belle Candele di bianca cera 4
vn Monaco con yn diftico , che dice uà , che ne*
fuoifludi e cofe tali adoperajfe la lucerna cotp
folio > ma quelle adoperajjl ntUc facrecerimo^
vie , che fi fanno in Chiefa, e innahf^i a ^ly
altari,
l
D 1 jt L G
Mar. chimanàajfevnofue^Àatoio Ì
Cor. significherebbe , che colui , a cui fi maniafje ,

doucjfe effe:- uigilante. Che neluero» (guanto più


tempo fi d'I al fanno
, tanto fi
toglie alla mta .
Onde bene diffe colui.
Stulte^quid efi fijmnus geliddi nifi mortisimagof
Ta-s^ , che cofa è ilfonno altrOy che imago
De lagelata morte.
Mar. iLSonno è necejfario per riHorare i mehriyiqua-
umoltofi ricreano delle fatiche dormendo i e fen

•^non fi potrebbe uiuer e. Onde è molto lodato

da Greci e Latini Voeti . E il Sanna'x^ro cefi /•

chiamò :
Ofi)nno y requie , e tregua de gli affanni^
Ch'acqueti e plachi i mifcri mortali ,
Da qual parte del del mouendo tali
VeniHi a confiìlar i noHri danni^
tt è inuerogran cofit , come quefio le più uolte ,
non altrimenti che fé l corpo foffe dejlo , ci rap*
,

prefenta diuerfe cofe,


€9T. Il fanno ,
quando fi prende per
è utile enecefiario

feruirc alla natura non per diletto ; come mol


: e
dal-
ttfannoyche oltre che tutte le notti dormono
l' un capo a l'altro , dormono anco la Hate quafi
la maggior parte del giorno. Ma lafciamo il fan-
no ai jonnacchiofi , e dormiglioni: e torniamo
a inohri ragionamenti.
c'dpanilef
May. chi mandale a donare la forma d'un
(•r, I campanili ornano le città , come orna U
pia^r
.

t> E J co LORI, 66
X,^ quello cofi alto di San Marco ; eferuono a bi»
fogni delle campane . Ma ftgmjicherehbe a vn
ceno modo uanità per rifletto del proui rbioyche
dice far campanili in aria , uolendo inferire alcu

no , che pcnji di far cofi uana , o che impofii-


hilefia
Ìia.r,'^on dice fola il prouerbìofar campanili; ma ut
aggiungendo aria : come fi dice anco , // tale
fa
camelli f uà chimenggiando. Ma chi
mandaf--
fevna cérda di arco i
C$r. Significherebbe , che colui , a cui la mandafefoj
fé hu omo da far gran cofe ; ma chefulo gli man-
caffè il commodo , e la occafione, come ibi hauef
fé l'arco filo, non farebbe cofaueruna,ma ag-
gimtoui la corda, può allborafare ogni buono
ef
fetto .

Mar. Chimandajfe una Scimia ?


C»r, La Scimia ha non so che dimagìne humana , f o-
me fi uede nelle mani , ne piedi , e nella faccia
,
& imita tutto quello , che uede fare aìllmomo.
Cndefidice che i cacciatori uolendo pigliarle,
,

empiono certi bol-^acchini di tenactfìimo uifchio:


e poi fé ne cal^^no un paio , tfendo dalle Scimie
ueduti : lequalifi riparano fu gli alberi . Tofcin
difiofiandofi alquanto, leScimicfltandogiù da
gli alberi, corrono a i bol'i^achini e uolendo cai
;
K.arglirimangono attaccate nel uifihio. E cofi
,

ft prendono.
Totrcbbe adunque fignifieare, che co
iui,acMÌyna di queftc befiiefi "mandajfe ,ha--
l »
D r ^ L O'G Ò ''

uejje fimiglian7:a di huomo.ma non [offe htiomp,


Mar. Chi mandajjl' a donare yna Gir afa «*

Cor. Dimostrerebbe , che thuomo , a cui la donaffcy


[offe cefi contrafatto di cerucilo , fom^ metta be
ftia è di membri.
Mar. CÌ)i mandaffe a donare ma infatata di uarie
herbe ^
Cor, Viacemiy che fen':^a fcelta alcuna y tu mi di-
mandi quello j che in mente ti uiene . Signifcbe-^
rebbe , che colui fojfe cofi d'intelletto uario,come
foffero uarie queU herbe , Ma qucfia tua fatata
mi fa mnirein memoria vna piaceuole rijpofla ,
che fece il Filofofo Marcaddi ad atcuniicheglì di
wandauano per ifcherxp y come tainfalatafoffe
(lAamata da latini, liijpofe egliii Latini nQnpt'
fauano altra infalata j che di Lattuca , ne utfa '.

io dire , come ffìi la condiuano. Ma bènui dicoy


ch'ella latinamente fi può dire fai herba aceto-
lium.E tra teflan-s^e Tprugine ho io già udito
fanfare :i Giuliano di MarQ intono d'^rbinq •

(juefiamolto mgeniofa e piaceuole. >

Fitto ho dir , che gran uirtùfi troua i

'J^t leparole , nelherhejene fafii,


Trouatf ho le parole , e non imgioua^
Terduto ho le parole , // tempo f / pafìi,
Deliberato io fon di far la prpua

p'unainfdata.quandotu cipafii^
$€ non migiouerà quefìa infalata',
iQ giuro a Dio didartivna [affata. '••»
t

Z)/^ 7' COLORI 61


Mar~.fio udito ctir^ <, che ejuejlo fu componimento dd
l<lauagero : ilqmle, come chcfojje tutto intento
a i uerfì latini i nei quali (come ne fanno fede
quei pochi epigrammi , ekgie, &
egloghe ^chefo
no in isìampa) riufcì mirahilifìimo yfccc alle uol
t^ quakhe uerjo uolgare , trottando inucntioni
fìup^ndifjìmc. Ma chi mandajfe a dottare ilfe^
gnoi chiamato aquario f*

Cor. Ojtesìofegno èpiouo('jy& apportatore delle tem


adunque che coliti y a cui
ptsie. sig'^ìtfjchtrchhe ,

fi mandajfe , fojfe maluagio buomo ^fcandalofo t


e ripieno difcelerate%^i^.
Mar. Chi mandajfe a donare vna delle noflre ba]r^
chettei
Cor, Qj^ejie fioHre harchettey che noi chiamiamo Cori
dole yfono (come dice il Boccaccio) bergole : cioè
'
mobili i & ad ogni picciola fortuna fi rouefcia-
'. no . Onde potrebbe ciò dinotare insìablità di
huomo cuna , , il quale di leggeri haueffe a per-*
uenire a triflo fìne^

Mar.' chi mandafje a donare un battello ?


Cor. QjieHi fi fanno per diMerft b fogni delle nauìié i

Jpetialmcnte quando accade mandare a terra d


,

leuar co fé nectffirie> alla qu4e terra non fipof-


fa il Itgno accosìure . A ignifcherebbe adunque
<che colui fa cui fi mandafi ^fvjfe huomo di qual"
che uirtà , ma che dipendejfc da altri : ne fi pò-*
tejfe da fé (ìcjfo mantenere.
Mar, chi mandafJ£ la forma d'una colonna J*
'

I t
i

ry T l G ^
Cor. La Colonna è poHa perjhftegno : e dinota lafoT'»
tCT^a. Onde ben dijje il Bembo :

•.-i Ita colonna , e ferma a le tempeste


Del ciel turbato.
Gloriofa colonna , in cui s*appoggia
'Ko^rafperanT^a, e l gran nome Latino;
Et altroue :
Dinan':^ ma colonna
Criflallina :

lineila cannone
Quelt antico mio dolce empio Signore
Fatto citar dinanzi a la Reina »
dice :

E m*ha poflo in oblio con quella Donfut$


ch'io li dteipe^ colonna
Delafua frale uita,
^dunque co fi fatta co'onna figniftcherebbef che
colui , a cuift mandajfe ,fojfe forte , efoftegné
di molti.
Mar. Chi mandaffe un uafo da bere ì
Cor. "Potrebbe figwHcar e uhriacaggine , anco tem &
ferate-T^a. Onde dicono i Commtatori ychel
Petrarca mando al S . Stefano Colonncfe , che
era mo'to uecchto^ e con tutto co molto datoaU
le cofe di ^more ; vn guancialletto , yn libro di
fura fcrittura , e vn vafo pur da bere con queJU
Sonetto :

la guancia, che fu già piangendo fianca^


tiifofatefu fun , Signor mio caro;
D H 7 CO LO ni. 6%
% fiate noi ài mi ftejjb più auaro
ji quel crudel , che ifuoifeguaci imbianca^
Con l'altro rinchiudete da man manca
Laflrada a i mefiifuoi , ch'indipajfuro,
Mofirandoui vn d'^gofloyUn di Gennaro^
Terche a la lunga uia tempo ne manca.
M col ter%o gufiate unfucco d'herba ,

che purghi ognipenfier , chel cor afflige^


Dolce nel fineyC nel principio acerba,
Me riponetCiOuel piacer fi [erba ,

Tal , non tema del nocchier di Stige


ch'io ,

Se la preghiera mia non efupcrba.


Mar, jl quello è molto conforme quello che mandò il,

Bembo (per quello, che io ne ftim') alla S Lifa^ .

betta Gonx^ga Duchejfa d'rrbmo, dopo la mof


te delDuca Quid' f^baldo fuo conforte: con alcuni
doni, fra i quali uera un bojfolo da ripor cofe me

dicinali : Valtro un calettino , oue le donne fo^


glionoferbar i lifci , él te^-j^o ynof^ecchio di Cri
Hallo. Il Sonetto è tale.
Del cibo , onde Lucretia,e l'altre han uitai
In cui uera honejià mai non morio
L'un pafca il digiun uoHro lungo e rio
Donna più che mortai faggia e gradita,
Valtro la guancia bianca e [colorita
Dal tuon , che qui figrautfifentio »
Dipinga col liquor d' un alto oblio;
E ui ritorni uaga e colorita
M'I ter^ uijìia imnam;i a tutte fhore ;
/ i
-DIALOGÒ
'Poi sauien , che Medufa a uoi fi moflrii
,

Schermo uifia , che non s impetri il core,


^er me tanto fi defluì mio Signore y
eh io troni loco in me%o a ipenjier uofìrì.
Tal » che morte non baili a trarmenforr.
Benché altri ucglionoi che'l medepano do man^

dajje alias. Lucrctia borgia i Ducheffa di ter-


rarai Ma chi mandale uno [calda mani f*

Cor* Totrcbbe inferir j che colui < o colei ^ a cuifoffe


mandato, fojfc fredda j o fredda in henificarejO in
amare altrui. E in quefio propofiw fi legge un SO
netto dello flcjfo bcmho che è tald.

io ardo difii j e Id rijpofla in udno ^

Come l giuoco chieded , laffo cercai :

Onde tutto quel giorno j e l'altro andaiy


Com'huoWy clj èfatto per gran doglia, infanth
^òi j che s^auidey ch'io potea lontano
Ejfer da quel penfier , più pia , che maii .

Inme uolgendo de' begli occhi i rai j


Mi porfe ignuda lufua bella mano*
fredderà più, che neueme in tal puntò
Scorfi il mio malytal di doUeT^a velò
M'hauea dinanzi auolto il mio defire.
tHuo a duro paffo giunto*
tior ben mi
che s 'io non erro, in quella guifà dire
Folle Madonna a me, com'era vngelo *

Mar* tò non intendo queflo concetto.


Cor. Tu douraifrpvre^che fi fuolfare vn certo giuoco}
nelquale ejfendo molti h uomini e Donne inficmi
^ÉtCòLoni. 69
tvn dopo l'altro aguifa di corona, l'uno dice net
t'orecchio all'altro ciò che gli piace e colui fimil-
niente dice alt altro alcune parole che fono alle
prime corrilpondenti;e cofi tvno a t altro di ma-^
no in mano;tnfinOiChe nonrefla poi alcuno. Di-
poi il primo recita le fue parole,e coffa ilfecodo
ti terxpy eglialtriyinguifa che fé ne forma yn ra
gionamento continuato^ eh' è helUfìimo ad udire *
U. quejlo giuoco trouandof il Bemho,& effcndo
peraiientura preffo allafid. Donna,d:jfe,io àrdo:
& ella fcn-^altra fi(pofld gli forfè la mano t /u-

quale ira (reddif^ima j con qucflo coiì fatto atto


volendo dimoflraré 3 ch'ella lui Hon amaua, md
era fredda e di ghiàccio * llchèbajlahauerfa^
pUtOi
Mat, Voi che m'hai dichiarato queflo SonettOffé vene
al noflro ragionamento non richiedermi farai co
-
fa grata a dichiarartììi qucflo altro »

Tofcia,chel mio defiin mi toglie e vietd


Scorger MadorindiC tiemmi in altra parie
La bella imagin jua veduta in parte
Scema il dìgiuno,e la mia doglia acqitetà t
*Però,s'a l'apparir del bcltianctat
che tal non torna mai,qualft diparte^
Trefi conforto dentro a taimd i e parte
Rifletti in vifld difiofa e lieta;
tUi per che' l miro in t^ecè &
ìnjcmhianiè
De la mia Donnaìché men fredda e ridi
E fugace diluinonmìfimoHrdi
.

DIALOGO
E più nhauròfc piacer yojìro fia,
che l forino de la uita,cbeglt auan']^.
Si tenga Endimion la Luna uoflra
Cor. y*era vn Car dinaie yO KidolfoyO Bibbiena ychetrK
molte anticaglie haueua vna Luna antichifiima
di bron'^o;e bella tantOyche'l Bembo ya cui tali co
ne innamorò y E difidero-
fé molto piaceuano,fe
fo di hauerla mando queflo Sonetto al Cardinale,
E l'bebbe II rimanente è facile,
-Ci 4r. chi mandajfe a donare vno paio di Sproni ^
Cor, Signifìchcrebbe^che colui a cuifi mandati veniffe
ro/ojfe lento nelle buone opere, e che haueffe bifo
gno di foUecitudine e di pYejie%2^. E coft nel ue^
rò è, che alcuni fono tanto ueloci e precipitofi nel
le attìoni loro, che è troppo ; & altri cofi pegri^
che rade volt e fanno cofa,che riefca bene.Bifognc
rebbe adunque ^che hauejfero in memoria il mot
to di Tiberiojcon la Imprefa del Delfino,e deltan
corate che lo ponejfero in opra.

Mar, chi mandajje vna Valla da vento ?


Cor, l^oi ueggiamo la Valla e[fer qua e la gettata fé
condo che ben torna a chigiuoca. Onde potrebbe
fìgmfìcarejche colui^a cui fi mandajfe, dipendejfe
dallo arbitrio di altruime facejfe mai cofa a vtil
fuo.
Mar. Chi mandajfe vna J^ue con le vele gonfie ?
Cor. Eforterebbe a far qualche imprefi, & afeguita^
re il corfo, che lifojfepoflo innan'2^ dalla occafio-
nejC dalla fortuna. E in quanto non fi può dal ven
te
f

T>E 7 C LO n h 70
to comprendere a pieno il buon tiijggio di alcun
legno, perche il uento in vn tratto fi può can^ix-'
re ;e molte Molte amene,chele naut infino nel ppr
to affondano ;dinoterebbe ancora, che colui d me

fé ejfer molto bene accolto nel negoiiare , accio-


che gli hauejfe aftguire buono e lieto fine.Onde il
Bembo tolfé uolentierila metafora d4Ua7^ui
in queflo Sonetto:
Se tutti i miei primi anni a pa^te,a parte
Ti diedi ^mor; ne mai fuor del tuo Regna
Tofi ormalo uifii vn giorno ^era ben degno.
Ch'io douefìi attempatohomaitafciarte :

E da tuoifi og'i a più fé cura parte


Dri-^rj^rla uela del mìo fianco legno;
E uolger quefliftudi e quefio ingegno
Ad honorata imprefa^e miglior arte.
I7 Tetrarca .

Del mio cor Donna luna e V altra chiauM


Hauete in mano;e di ciò jon contento.,
Trejio di nauigar a>cìafcun uento;
ci) ogni cofa da uoi me dolce honore.
Mar. Chi mandajfe a donare vna Toppa , diciamo
S err.it urar
Cor. Dinoterebbe , che colui , a cui fi mandaffe , foffe
huomo trattabile, e da uol^ere in qualunque
modo . Votrebhe anco Cignificare eh? chi U
m iniajje fojfd alle unglie di colu!,a cuifjjp «14»-
data.
ìdàr . Chi mandaffe vna CHcchiaraì
r- B I ^ L\0 G ^

Coì^ Iti Cucchiara ferue a mangiar le mincflrey d &


cofefimili* Onde noterebbe vnlmomo diuorato
re',cheforbiJJe il bri)do;e non bauejfc del polito ,

ne del gentile -.come moli ine fono jche auegna che


grandi huormmlianoymangiano difiojiumatifìi-
mamente,intingendo le mani ne catini , e beendo
. fen-^ bicchiere : e che è peggio Jjo veduto io al-
,

cuni , che nettano le immonditie del nafo con le


touaglie.che hanno innanlQ^e fi fregano ttjandio
con quelle legingìuc. QueUo cosìumefe ha dei ci

uile, lafcio a te il dichiararlo.


Mar,- chi mandaffe yn di (jUeferri^che adoprano le doti

ne a partire per dritta riga dalla cima deljcapo i

capegli f*

Cor* Tu pur ti Uai imaginando lejìrane cofe,^ Moflre-


rehbe al mio par ere, che colui a cui fi mandaffe
.

[offe difordinat fimo: e che lifaceffe bijognoiik


or
•iiinafe e dirafjcttarc le cofefueji^e farebbe catt^
uq ammonitione, che non f può far cofa ueruna
che buona fiaj'c non fi procede pernia diordin^^
H efoUmente nelle cofe della pace, come in gou^y.
" nar le città e le cajè^ma anco w quelle della gu^y,
ra : nella quale l'ordine fopra tutte le altre C(,ji

fuole cjjer cagione delle uittorie.Onde ben dic^yj^


• / Toeti, che nella confusone degli elementi,
^f,^
f/?/ chiamarono Cbaos^ niU'ia cofa poteua ope^^^
-
re , ma dall^ ordine poi precedettero tutte le cofe,
'K e alcuno jiudmte potrà far profitto neft^Qiflff
di'ife^'^^gli non fono ordinati e regolati.
D E'^I t Ò ZO'K 7. 71
dar, 'J^ow pcfp rimanere, quando a mente mi uieifey
di recare in propofito (gualche vcrfo del Bembo .*

come bora,
'
l'alta cagtottyche daprmcipio diede
'
^le cofe create ordine^e fiato.
Efenxa difiorrimento di altri efempi^non ueggia
monoi , con quanto bello ordine (juefia mirabile
'machina del mondo è fatta yC con quanto i cieli fi
mouono ì Ma chi mandajfe la ima^ine del
Sòle^
or. Il Sole ha tre proprietàda luce, il motore l calo-*
ré. Totrebbe adunque fignificareahey quanto
alia luce f colui j a cui fi mandajfe j fojfc huomo di
chiaro eraro intelletto. Quanto al motOyche foj]c
pronto eprefla a qualunque cofa. Eyquanto al ca
(ore , che fimilmcntc fojje caldo e [cruente nelle
fue attieni. Et apprejfj , perche il Sole t uelocifii

mo ; onde ben difje il Tetrarca:


jL pena (punta in Oriente vn raggio
Di Sù^ych'a l'altro monte
De l'aucrfo Un'ente
Giunto il vedrai per uie lunghe e diflorte :
Significherebbe , che egli confderaffc labreuità
del tcmpo,& il fuggir dclfhore^e togliejfeper lui
quella tfortatiom di qui fio Toeta;
Signor mirate jComcH tempo uoU}
t ^frcomèlauita
ne foum
Fugge-; e la morte lejpalle ,

F 01 fette hor qui:pcnfite a la partita ì


,

DISLOCO
Che Valma ignuda e fola
ConuctiiCharrma quel duhhìofo calle .
Mar. E chi niandjffc la imagine della Luna^
Cor, Ferrcbb^ ajìgnijicur.chc colui ya cui fi mandaffcy
(offe volubile,
oucro mutabile, come la Luna. Ol-
tre a ciòi fcr
ihe la Luna è il fecondo occhio del
ciclo.fi potrebbe anco intender yche quel talefojje
huomo raroyC di molta fìima .

ì^ar. chi mandaffe donar e m Tetrarca ?

Cor, Dinoterebbe , chelfuo amico , o amica , a


cui lo mandaffc.doutffe accenderfi di cafìo
ho &
nefio amore '.come fece quello Voetaiilquale
non
loda altro in tutti ifuoi uerfi , che la belleT^ e
thonejlàdi Madonna Laura, il Bembo ne man-
dò uno alla fua donna con un Madriale, che è
quefìo .

Squamo alma è più gentile


Donna d'amor e mia , tanto raccoglie
•più lietamente honeflofcruo humile.
Terche yfclJhofco , che di Laura Jiriffe,
f^icn rtuerente a far con uoifggiorno.
Dolce ui proui più , che non prou io.

Forfè Uggendo , conte t fimprc uiffe


Tiu fermo in amar Ui di giorno in giorno ;

Direte ben è tale il fedel mio.

Baffo pe nfero youile


T^n fcorgerete in lui ; ma fante uoglie
Sparfe in leggiadro & honorato Siile,

Uffeheneil Tetrarca dijfe :


,

bEi coloni, 7»
Con lei fofìlo , da che fi parte il Sole ,
S non ci uedeffe altri , che le ft elle
Sola una notte ; e mai non [offe l'alba :
E non ft trasformale in uerde Jelua
Terstfiirmidi braccia 3 cornei giorno ,

ch'apollo la feguia qua giù per terra .

Ciòfcrijje per dimoftrare laf'or':^a del defiofenfua


le , ilquale non era che con la ragione non com-
batteffe (pej[o;com€ ejfo dimojìrain queftt al-
tri uerfi ,

La uoglia e la ragion comhattut' hanno


Tiu duna uolta , e uincerà il migliore.
E, quantunque dica il Bembo nellefue fiani^fa
ucUando di Laura y
Laqual hor cinta difilcntio eterno
Siflaria come pianta fecca in herba;
,

S'a lui , ch'arfc per lei la Hate e'I uerno


Come fu dolce , fojje Hata acerba :
egli adduce cofi fatto efempio per feruirfene al
fuopropofito ; e non, perche egli penjàjfe. che co-
lei macchiaffe col Petrarca lafuahoneHà.Come
anco dtffe il mede fimo Tetrarca, che Cefarefen-
ti -pnagrandifìima allegre':^a,ejfendogliappre-
fentata la tefla di Tompeo , epianfe fintamente
per occultarla.
C efare poi , che'l tradìtor di Egitto
Gli fece il don de lljonorata tefla »
Celando l'allegrerà manifeHa^
Tianfe per gli occhi fuor , fi come èfcritté.
, , ,

-: ti ì ^4 L G
^ercìoche cofi i Voeti, come gli Oratori/tferuQ^
PQ molte uolte ii argomenti probabili , quando
non pojjono tifar (\e' neri . Come era afjai pro-^
habile , che C efare doucfje rallegrarfi ueggendo
la teHa delfpio nimico ma infatti egli fé ne doU
:

fé, come quello , che pietàfifiimo era ; e difide-

rauanon la morte di Pompeo , ma la uittoria »


Et eccOiChe in alfro luogo (glifcrffe il uero :

i>^uel, ài in Thcffiglt.i hebbe le man


fi pronte
^ farla del ciuilfangne uefmiglia ,

Tianje^ morto il marito di fua figliti


'Raffigurato 4 le fatte":^ conte
^cgue ancora:
£7 paflor ch'a Colia rupp^lafronte^
,

Tianfe l(i ribellante fua famiglia ,


pjopra al buon Saul cangiò le ciglia
Pi che (incor puQ lagnarfi il fiero monte:
A/« uoi , (he mai pietà non dijcolora.
Con quel chefigue. Si che mandandofi a don^
,

revn fofi fatto Tpetat fi^nifichercbbe quello^


fhq detto.
JUar- E chi mandaffe un p^nte f
fgr. Dante Toeticamente difriue le pene de* cattiui^
e l premio de bupni^cioè de' beati: ponendo f In-
ferno , // Vurgatorio , e'I Varadifo Onde egli .

fìeffo cofi propone,


Qnd'iopcr lo tuo me' penfo , e difcerno^
che tu mifegua ; & io faro tua guida
£ barrotti di mi per In ogo eterno :

QiùMm
,

DEICOLOB.L p
Ou udirai le difpcrategrida ,

yedrai gli afflitti jpiriti dolenti ,

Ch'a la feconda morte cafcun grida


Euederai color , che fon contenti
1<lelfoco ; perche Iperan di uenire.
Quando ciò fiajale beate genti.
Jl le qua' poi , fé tu uorrai falire,
^ nima fia a ciò di me più degna :

Con lei ti lafciero nel mio partire.


che queir Imperador , che la su regna ,
Tereh'ifui ribellante a lafua legge ,

'Hon vuol , ch'in fua città per me fi uegna.


Verrebbe adunque a dinotare , che colui leggeri
do Dante , potrebbe ottimamente apparare quel
lo , che fia da fuggire , e quello,che dafeguitare,
Verrebbe anco a inferire y che colui , a cui man-
dateti donoyfojje huomo di bello intelletto , e
dotto ; poi che lo efortaua a darfi alla lettura di
Dante : ilquale nel^Pmgatorio ,fe io ben mi ri^
cordo dà cambiato a gl'intelletti mediocri , e di
poche lettere , coft dicendo.
O uoi 3 che fete in piccioletta barca ,
Defiderofi d afcoltar feguiti
Dietro il mio legno , che cantando uarca
Tornate a riuederi uoftri liti ,
7{on ui mettete in pelago , che forfè
Terdendo me , rimarrejle fmarriti.
V acqua , eh' io prendo ^giamainonficorfe^
'

Mineruaj^ira , e conducemi J pollo ,


DIALOGO
te none Mufe mi dimoflran l'or fé.
Voi altri pochi,che dri^^fte il collo
^pprejfo il pan degli angeli del quale ,

Viuefi qui , ma non fi uien [atollo :


hietter potete ben per C ampio [ale
Foftro nauigio , feguendol mio folco ,
che lajja l'acqua , che ritorna eguale :

ilue' glorioft y chepajfaro a Coleo,


TSJon ammirar on , come noi farete ,
s'

Quando Giàfon uider fatto bifolco


Conchiudo adunque , che tal libro tale effetto ft-
gnificherebbe .

Mar. Chi mandaffe a donare vn Virgilio ^


Cor, Virgilio fcriffe Egloghe , di agricoltura ye di ar-
me . Ciafcuna delle quali opere èperfettifìima.
Dinoterebbe adunque , che colui , a cui tale ope
ra mandaffe , foffe perfona in tutti i bifoghi della
uita eccellentifìmo.
Mar. E chi mandafje vn Furiofo f*

Cor. Quefìo libro , ancora che tratti de B.oman'zi , è


yn Voema , che infegna pienamente la uita dui-
le ; ne meno tratta le oc corrènte delle armcyche
della pace. Dinoterebbe adunque perfcttion di
ogni attione della uita humana.
Mar.Totrebbe anco dinotar per la pa'^a d'Orlan-
do , che l'huomo guardi, come s'inamarì ; poi che
l'amore è di qualità , chejpejfo fa perder l'intel-
letto. E perauentura potrebbe anco dinotar yche
l'huomo , a cui fi mandaffe , fojfe paTijzp. Ma chi
mandaffe
DE I CO L OR I. 74
mandajfe a donare un uolume delle [acre lettere^
Cor, Jl uolume delle facre lettere infegna i precetti
della nojlra legge ^ e ci fa conoscere il nero I d-
x>i o. Ci fono le profetie i le quali annuntiano
il uero Mefiiaych'è il noflro Signor Giefu Chrifto
e Iddio.Terò ci è comandato , che queflo tal uo-
lume non fi diparta mai dalla noftra bocca e dal"
la noftra lettione. Significherà adunque jche que
fio dee effere il continouo cibo delnottro jpirito.
E nel uero , chi a cotale lettione fi dà con ben

compoflo animo , cioè non per uaghcx^a di con-


tenderemo di parer dotto , troua tanta contente-^
T^y che non fé ne può giamai render fatio. E come
che in quefla età alcuni fi fiano afaticati di tra-
durlo dall' Hebreo e dal Greco nondimeno que- :

¥la fatica , fi come è fiata per cagione di far na-


fcer qualche dubbio ; cofi è uana. E chi negherà,
che non bafli la traduttione di San Girolamo, la
quale fi uede effere approuata dalia Chiefa:maf-
fimamente uedendofi , che alcuni moderni tra-
duttori hanno in molte parti hauuto più rifguar-
do a certe uane proprietà di Grammatica, che al
fenfo . Come fece Erafmo ;
/'/
quale , per tacer le
altre cofe hauendo a tradurre dal Greco il Fan
,

gelo di San Giouanni , che comincia. In princi-


pio erat uerbum , in uece di uerbum traduffefer
ma : quafi che nelle facre lettere fi habbia ad ha
uer rifguardo alla minute-x^ delle ucci, e non a
quello , che principalmente impetra , che è il pe-
K 1
,

D I .A L G V .

fp delle fenten^e: e quaft anco, che San GiroUi?


mo non fojj'e fiato più polito fcrittórej che non fu
egli. Leggendofi adunque piamente e [incera^

mente le facre lettere , fi uiene a poco a poco a,

mortificar la carne., &a uiuijìcarji nello jpirito.

J^e fi diuiene uaghi di contendere , come fa la


più parte de gl'ignoranti. Onde è meglio, che
più tofto efìi non leggano le cofe del Signore, che
intenderle e interpretarle , come efiifanno, fini-'
bramente.
]tdar. Chi mandajfe a donare gli ^folani del Bembo^
(or» Il Bembo negli .Afoiani per uia di Dialogo dimo
Sira , che Amore può ejfer buono ecattiuo , fe-
condo il fine di colui , che ama; e poi nel fine T?la
tonicamente e Chriftianamente tratta del uero
amore , che è il ragioneuole e diuino . Direi a-
dunque, che quesìo libro feruijfe a dinotare^che
l'huomo da quefte cofe terrene leuafje l'animo a
Dio, e luifolo amajje , ejfendo che tutti gli al-
tri amori fono fo':^ e uitupereuoli . Onde egli

ben difcrijfela qualità dimore in quefto Ma-


driale .

^mor la tua uirtute.


7^n è dal mondo , e da la gente intefa ;

Che da uiltate offefa


Segue fuo danno, e fugge fuafalute.
Mafefojfer tra noi fi conofciute
l'opre tue , come là , doue rijjilendf

tuo raggio puro i
Dritto
DEI CO LO nii 7^
"Dritto calle e ftcuro
Trenderia noflra uita , che noi ^rendei
E tornerian con la prima behade
Gli anni de l'oro , e la felice etade»
Mar. Chi mandajfe a donare vn arcadia delSanna-
"S^aro f*

Cor. Il Sannazaro dipinge cofi bene Ufemplicità del


la Hufiicauita , che non credo , che alcuno lo a-
uan'xajfe giamai.
Mar, Verquefio 3 che uuoi inferirei
Cor. DiwUo toiio:e tra molte belle co fé , che ejfo in^
troduceà dire a c^uei Taflori^ quefUnerfi bellif'
fimi mipaiono .
TalhoY mlfuo parlar foleua adducere
I tempi antichi ; quando i huoiparlauano,
the l del piugratiealhor folca producere,
^Ihora ifommi Dij non fi fdegnauano
Menar le pecorelle infelmapafcere,
Ma\ come noi faccmo , efi cantauano.
J^nfì potea l'unhuom con C altro irafcere^
I campi eran comuni efeÙT^ ierminiy
E copia ifruttifuoifemprcfca nafcere.
'JNipn era ferro , ilcjual par cboggi termini
Vhumana uita ; e non eran Zi'^anie,
Onde autCjch'ogni guerra e mal fi germini.
Jion ft uedean qucjìe raWwfe infame i
Le genti litfgar non fi fentiuanoy
Onde conuicn^ chel mondo horfi dilanie,
È uà dietro feguitando molte belle coditioni del^'
:- DIALOGO
laprirnierafempliceuita : come anco dijje Boe-^

tio SeuerinOi chiamando la prima età felice,


perche era contenta di quello j che producetta fe-
delmente i campi in queUi uerft :

Fcslixnimiumprioratas
Contenta fideltbus aruis.
^Aggiunge etiandio il Sannazaro,
Tenjàndo a l'opre lor^nonfolo honorole
Con le parole ;ma con la memoria
chinato a terra , come fante, adorale*
Quel ualor ouè t antica gloria
, J*

F fon hor quelle genti ^ orme fon ceneri ^


De le quai grida ognifamofa hijioria i
Direi adunque 3 che egli dinotaffe , che colui , a
cui quefto libro fi mandajfe ,foffe huomfincero e
da bene , onero , ch'egli fignificajfe, dmmonif-
fe, ch'ei cidoueffe ejfere.
Mar. chi mandajfe vn Giuuenale f*

cor. Cojìuifufcrittore di Satire ^e riprefe i uitij'.come


fauellando della Castità , diffe

Credo pudicitiam Saturno Hegemoratam


Jn terrisj uifaq; diUiCumfi-igida paruas
Traberet Ipelunca domos, ignemq; latemq;
Stpecus et dnos comuni clauderet umhra.cioè
Credo la Caflitade hauejfe albergo
J{el mondo alhor^ che uireggea Saturno,
£ ni fu uifla lungamente^quando
Erano cafe le fpelunche fredde ;
^- ; £ con una Jìep' ombra ut chiude ano
1 fuochi.
DEICOLORi: 76
I fuochi y il gregge , & i padroni infieme.
L'^riofto anco a noftri tempi fu huonifìimo fcrit
tordi Satire; e morde molto bene ridendo i ut-
tvj : come dolendofi delle uane cerimonie de' no-

Hri tempi j introdotteuiper la maggior parte da,


Spagnuoli y fcriue
Signor dirò , non sufa piufrateUoy
Toi che la uile adulation Spagnuola
ToHo ha la Signorìa fin in bordello.
Mandando adunque vnfi fatto libro yfi uerreb^
bea dimagrar , colui hauerdibifogno di correi-
tione,& efferehuomo di cattiua uita.
Mar. Chi mandajfe vnTlinio f*

Cor. Tlinio fcriue la hi(ioria naturale delle cofé del


mondo . 1s[ella quale fu accuratifìimo : ma non
coft nd morire. Onde dijfe il Tetrarca:
Quel Tlinio Veronefé fuo uicino
^fcriuer molto , a morir poco accorto.
Mar. Maramgltomi , che'l Tetrarca flimò Tlinio VC"
ronefe , effendo egli fiato Comafco.
Cor, Ciò non importa , ne l'ho cofi per definita. Bafia
che Tlinio fu vn gran dotto , e leffe tanti libri,

eh' è vno ftupore. Ora mandandoft il fuo uolume,


fi potrebbe fignificare , che colui, a cui fi mandaf
fé , nonfapeffe nulla , e che hauejfe bifogno d'im-
parare ogni cofa.O in contrario, che'l fuo ingegno
fofje atto ad apprender tutte le buone difcipline.
Mar. Lafciando i libri da parte, chimandaffe a dona-
re yn paio d occhiali f*

K 4
D I \A L O G
Cor» eli Occhiali fen-T^a dubbio femono a coloro y che
hanno poca uiUa . Ma
pare , che hoggidì alcu-
ni fi tengano a riputatione di portargli infeno: e
tratto tratto fé gli cauano ,e fé
gli attaccano a

gli occhi per ueder che chefta. Si potrebbe adun^


que fignificar , che colui , a cui fi mandajferojha.
ueffe corta uifta^cioè poco fapeffe, onde haueffe
hifogno di occhiali j cioè di lume intelletto.d
Mar. Chi mandajfernoafciugatoio ^

Cor. Verrebbe afignijicar che colui haueffe immonde


lemani , ctoèfojfe uitiofo^e lo ammonirebbe ^che
fé le lauajfe^
&afciugajfe; cioè fi correggeffe
de uitij.

Mar. Chimandaffc?
Cor. Terchc ti fermi ì
Mar. Certo io ho fatte tante dimande , che non mene
refla quafi più alcuna. Tur dirò anco quefto.Chi
mandaffe a donare un coltello ì

Cor. Il e olteìlofcrue a commodi della uita i&uccide


anco gli huominii Ter ciò dinoterebbe che colui,
a cui fi mandaffe Joffe huomoda bene & anco ,

maluagio Totrtbbe anco tacitamente efortarlo


.

a qualche fua uendetta.


Mar. Tarmi di hauerti ancora addimandato quello,
che dinoterebbe a mandare unojpecchio . Hora
uorrei che mi jjyonefti quel Sonetto del Tetrar-
ca ^ che incomincia,
Dicemi fpeffo il mio fidatojpeglio.
tàh E perche è egli tanto difficile ^o ti pare che gli
jpcfitori
DE 1 e LORI. 77
non fhabbiano dichiarato hme^
Jpofttori
Mar, lo non ho letto alcuno fiio fpofitore i e farmi af^
[ai difficile .

ior. L'hai tu nella memoria ?


Mar.HoUoi
Cor, Recitalo adunque : che io te ne diròfopra cofi al-
llmprouifo quello, che mi parrai
Mar» Dirollo:
Dicemijpef[oil mio fidato f^eglio

L'animo siamo ,ela cangiata fcor%a;


E lafcemata mia deHre%2^ efor7;a,
Tslon ti nafcondtrpiu j tu fé pur ueglio,
Ohcdira natura in tutto è il miglio ,

Ch'a contender con lei il tempo ne sforma •


Subito alhor , com' acqua il foco ammorT^i
D'un lungo egrauefonno mi rifueglio.

È ueggio ben , che'l noftro uiuer uola ,

E ch'ejfernonfi può più d'una uoltai


E in me%p'l cor mi fona una parola
Di lei , eh' è hor delfuo bel nodofciolta ;
E ne' fuoi giorni al mondo fu fi fola,
ch'a tutte , s'io non erro , fama ha ioltai
tor. jiltro ,fe io non m'inganno , non uuol dinotare
ilTetrarcain queflo Sonetto,che la fugacità del
tempo wiolendo dinotare ^ come egli era uecthio,
e che la noflra uita uola.e che non può effer Chuo
mo qui nel corpo terreno più 3 che una fola uoltai
e però doueuaprepararfialfuofinejCtanto mag
giormente j che Madonna Laura lo haueua di àH
BIOLOGO
infogno auertitOy come fi uede in queflo uerjo ,
'^pn jperar di gioir in terra mai :
E come dice egli altroue :

Cerchiamo il del ,fe qui nulla ne piace :

che mal per noi quella beltà fi uide ,


Se uiua morta ne deuea torpace.
Seguitando nel Sonetto jche ejfa Madonna Laura
era in perfettione talcy che a tutte le altre Donne
haueua ofcurata la fama.
Mar. Viacemi queflo poco ingenerale.
Cor. Dice adunque yche lo jpecchiojilquale gli era fe^
dele^cioègli rapprefentaualafua imagine fedel-
mente, infieme col fuo animo , che era hoggimai
fianco y e con la fcor%a. cangiata , cioè il corpo ,

ch^è il y afelio e la fcor'Xjx di ejfo animo , ch'era,

cangiato, cioè diuenuto pallido e canuto , e pari'


mente la fuafor^a e deììrex^tche era in luifce
mata ; lo ammoniua , che egli nonft nafcondeffe
più percioche era diuenuto hoggimai uecchio nel
la guifa che dice in quel ueyfo ,

Già fu per l'alpi neua d'ognintorno.


Hende dipoi la ragione yperche non fi douejfe più
nafcondere, effmdo diuenuto uecchio:che era me
glio a obedir alla natura, percioche volendo feco
cotendere il tempo dipoi sfor%a ad obedir e. Il che
dice in queHi due uerfi :
obedir a natura in tutto è meglio,
eh' a contender con lei il tempo ne sfor':^.
Iqualt adduco, perche alcuni lor danno queflo fen
fo.
T> n 1 e LO ni. 78
foy t meglio ohedire a la l<latura , che conten-
der ft co in guifa, che fanno la particella che il
quàm congiuntione latina,ponendo ilpuntodopo
tlfeco, E non fi aueggono,che intricano la puri-
tà del fignificatOy douendofi pigliarla che in vece
di perchey & non far e alcun punto ^ne partimento

fra il yerfo.
Mar. QjicUo è verifiimo.
Cor. .Aggiunge pofcia^che eglia quel conforto p rifue
glia dalfonno con quella prefle-^^a , che l'acqua
ammorT^ il fuoco. Et effondo in cotal modo rifue
gliatOyfi auedcua^che la noflra uita uolauayC mor
tOjche è l'huomoynon ritornai onde era conuene-
uole^cheper^faffehoggimaiiefi accomodajfe alla
partita. Il redo è facile.
Mar. M'hai in quefta jpofittone fodisfatto affiiJl Beni
ho nella cari'^^nefatta nàia morte affratello di-
fcriue lo fiato e la conditione del ben celefte gra-^
uementeeda Toeta eFilofofo Chrifiiano,in que^
fli uerfi.
lui non corre il dì uerfo la fera t
J<lj le notti fen uan contrai mattino :
luil cafo non può molto ne poco:
Di tema gelo rnaii di defir foc
eli animi nonrajfredda e non rifcalda,
1^ tormenta dolorane verfa inganno:
Ciafcuno in quello fcanno
Viue^e pafce di gioia pura e falda.
Che preparato gli ha la fua uirtute*
i iì
i

DIALOGO
Euafeguitando,
Ma per tornare al nojìro propofito,chi mandap
fé a donare vn Tito Liuief
Cor. Tito Liuio fu eccellentifiimo bifiorico ; efcrijfe
fatti de Romani dal principio^ che fu Roma edifi
cata.infino a fuoi tempijche fu nella età di^u-
gujìo ytanto felicemente Icìoe tene il principato di
MaeHà e di elocjuen':^ fra gì'hifi orici Latini , an
Cora che di eleganza e di leggiadre':^a dijìilogli

fi anteponga Salluflio : e Cefare di purità di lin-


gua.
Mar-, Certo oltrey che egli difiriue mirabilmente le co-
feynelle concioni è diuino . Onde meritamente dif

fé il Tetrarca 11 gran Tito Liuio Tadoano ,


moftrarido però , ch'egli portaffemuidia a Sal-
luflio.

Con terrebbe adunque 'a fìgnificary che colui , a cui fi


rnandaffejfefoffe lafua profifiion di arme,douejfe
legger cofi fatta opera;oue le guerre ^ chehehbe-
ro Romani con diuerfi popoli pienamente fono di

fcritte.E uolejfe D i Oyche noi queflo autore hauef


fimo intero ; come l'habbiamó imperfetto , e man
cheuole.
Mar, Souiemmi.che Liuio, fu grande imitatore di Voli
bio,benche procedeffe per altrauia.Ma chiman-»
dajfe a donare vn Lucano^
Cor. Lucano Icrijfe Toeticamente le guerre CiuiliiCioè
le Farfaliche , lequali furono tra Cefare e Tom-

peo : e , come chefcriuejfe dottamente yfu più hi-


ftoricoi
DEI cotoni, 79
PprìcOyche Toeta. Sewxa , che fu troppo nel [uìì
'Poema affaticato ^ et tra lojìilo uia più tofiogon

fio, che alto. E pare, che tutti i Voeti Latini , che


furono dopo la età di Virgilio e di ^Augufio in^
ciampaffein quel uitio dellagonfie'^aich'è biafi
maio da Horatio,oue egli dice:

"hle ficincipiasyUtfcriptor Ciclicus olim :

Fortunam Vriami cantabo, et nobile bellum .


Qj4Ìd dignum tanto feret hicpromiffor hiatu ì
Tarturient monte s^nafcetur ridiculùs mus,
^Uoncontroueggiamo Firgilio alto, quanto è il

hifognOi e in niuna parte gonfio , dicendo nelprin


cipio della fua Eneida:
^rmayTirnmq; cano ,
Con quel chefegueyalx^ndoftné'feguenti uerfi,e
in molti luoqìji , coirne ncercaua la materia i

come.
Mufas mihi caufas memora.
E uenendo allanarratione.
Vrbs antiqua fuitjTyrij tenuere coloni
Carthago.
Ma chi può legger quel principio di Lucano?
Bella per Emathiosplusq, ciuilia campos
Jusq; datufceleri canimus ; populuq; potente
In fua ui^rici conuerfum uifcera dextra.
E peggiore etiandio è quello di Statio .

Fraternas acies alternaq; regna profanis


Decertata odijSjfontesq; euoluere Thdbaf,
E quello delfMhiUeidat
,

DI
Jl L O G
Magnanimu ^eacidt formtdataq; Tonante
,

Vrogeniem e animus,
leggiamo ancoraycome bene V^riofio mitan"
do F irgli io fen']^ pajfar al gonfio cofi diffe :

Le Donnei Caualier, l'armeggìi amori.


Le cortefie l'audaci imprefe io canto ,
Ma per tornare a propofito , mandando a dona
re vn Lucano,fe colui fojfe fi udiofo di T'oefia,que

fio potrebbe ejfere auertimentOyche fimil Toeta,


egli douLJje fuggir d'imitare.Enon fen':^ cagione
il ISlauagero hauendo fatte alcune feluein uerfi
Latini a imitai ione di Statio , dipoi auedendoft
che quella uìa non eragentiUyne bella, leabhru
ciò & abbrucio inficme quelle di Statio , facendo
diciò,ynbeUifiimo Epigramma a Vulcano.
Mar, E chi mandajfd a donare le Epiftole Heroide di
Ouidio^
Cor . Manderebbe una buonifiima operaipurifiima,la
tinifitma,e piena di ogni amorofo affetto.E fé co-
lui, a CUI le madajj'efoffe fcrittore di cofé amorofé

latine, uolgan,lo ammonirebbe , che feguit affé


quello efempio.
Mar. Chi mandaffe vn Catullo^
Cor. CatuUoyTibuUo, e Vropertio diuerft fono di ma-
nieratma ciafcuno nella fuaperfettifiimo: e l fimi
le fi direbbe di Gallo,fe alcun fuo uerfofi trouaffe.
Mar. Come non fono fue quelle poche elegie,che a no(lri
giorni fifone trouate,e Campate infieme con que
ftitreVoet^
jllcuni
,

DEI COLORI So
Cor, alcuni dicono di nò. Ma ciò non torna a propofi
to.QuefliToeti furono difcritti molto gentilmen
te dal Bembo in quefla Stan-:^.

S2j*£flofe dolce ragionar Catullo


DiLesbia,e di Corinna il Sulmonofe ,
E dar a Cinthia fama^a noi trajiuUo
VnOy a cui patria fu queflopaefe .
Mar. Chi fu coHui^
Cor. Tropertw^chefudirmbria, oueèVrhino; nel
qual fi trouaua il Bembo , quando fece quejie
Stanne,
£ per Delia e per T^mefe Tibullo
Cantarle Galloychefe ftejfo offefe,

alludendo a quello^
Sanguinis , atq; anim<z prodige Galle tua •
Via con le penne de la fama impigre
licori dal Timauo al Tigre.
Tortar
Mar, E bellifìima anco lafeguente Stan-^^ynella quale
ejfo difcriue i noHri Toeti.
Ojtefìa fé Cino poi lodar feluaggia.
D'altra lingua Maejìroye d'altri uerfì,
E Dante yuccioche Bice honor netraggia.
Stili trouar di maggior lume ajperfi
Eiperche il mondo in riuerentia l'haggia
Si come htbb'eiydifi noui e diuerfi
Concenti il maggior Thofco addolcir l'aura 3
Chefcmpre s'udirà rifonar Laura,
Cor. Terche diffe il BemboyBiceje non Beatrice ^
Mar. Credo io^perche tale era il nome di colei . Ma
DIALOGO
ffji mandafte a donare i Sonetti del Serafino^
^pr, il Serafino^ e il Tehaldco furono a
vnofiejfo tem
pò. Il Serafino nonhebbe lettere di forte alcuna,
mafcrijfe^come glidettaua lalslatura. Il Tebal
deofu huomo di buone Ietterete fece di belli Epi-
grammi latini .'Q^uefli due^cbe nelle cofe volga-
rihaueuano empita la Italia del nome loro,per-
dettero la riputatione alla uenuta del \Sanna%a
Bembo del cjud Bembo fu amicifìimo ti
ro e del :

Thebaldeo . Chi mandaffe adunque i Sonetti del


SerafinOypotrebbe inferire, che colui attendendo
alla Voefiafojje Voeta da dolina .

Ì4ar. E chi mandaffe le cofe del Calmeta f


Cor. Fu il Calmeta,con pacefua goffo : e
fé bene s'in-
tertemua nella corte dFrbmo a tempi, che uifio
riua il Bembo, il Cafiiglione,& altri ftmili huomi
niynon t,che per tale egli non foffehauuto . Chi
mandaffe adunque a donare le cofefue,tratterreb
he colui, a cui le mandaffe fen"^ fallo da goffo .
]^ar,Fece pure egli quella frottola yche incomincia.
Omnia uìncit Amor ; & noscedamus amori,
ud' VafioreVaUori
In Buccolicis fcriptum,
Tulchrum Voct£ diBum Mantuani*
Cqy, Jipnfu queftafrottola,ma predica. Ma non è ma
rauiglia, che egli la fece per giuoco. É da maraui
^liarfi del Tetrarca , che hauendo così purgate
orecchie fcr'meffc queHi uerfi:
rider non ho voglia ,

Ter
. ,

DEI COLORI, Si
Ter vnagraue doglia ,
che me nata nel fianco
Di [otto al lato manco.
Benché non tanto è da marauiglìarfiyche egli fa-
cejfe tjuefti hafìi uerft » quanto da jiupire di que-'
gli altri , ne' quali queftafuafi-ottola mutò.
Mai non uo più cantar , come iofoleua ,
Ch'altri non m'intendeuat ond'hebbifcorno:
E puojii in helfoggiorno vjjer molefto.
Mar. Tra i componimenti di quefto Toeta , dico di
quelli , ch'egli per buongiudicio rifiutòy uè ne ho
letti alcuni ycbe non fono degni delfuonome. Co^
me è quello , il cui fine dice,
Teròjonio cofi tutto pelato.
E quell'altro al Colonna :

O decus magnum ornamentum Homa,


,

E molti altri cofi fatti ma quefloper certo non


:

meritaua già rimanerfuori dalla compagnia del"


l' altre fue Kime
Qjiella , chelgiouenil mio cor auìnfe
T^l primo tempo y ch'io conobbi ^more,
Delfuo albergo leggiadro ufcendofuore,
Con gran mio duol d'un bel nodo mi cinfe,
'ì^poi noua bellcx^ l'alma auinfe ,
7S[f luce circondò , chefcffc ardore,
,Altro, chela memoria dd ualore
Che con falde dure"^^ la fòjpinfe.
Ben uolfe quei, che con beglwcchi aprilla ,
>
Con nouefraudi ritentar fue arti i
D 1 ^ l G O
^a nona rete uecchioaugel non prendCf
E pur fui in dubbio tra C^riidi , e Siila ,
£ paffai le Sirene inforio Ugno ,

Comhuqm^ che par , c9afcolti,e nulla intende.


Cor, É* nel nero uaghifìimo qucfto Sonetto: mafiimo,
che a lui parejje alquanto baffo. Onde poi nefé-,
ce queflo ;

L'ardente nodoy ouiofui dljora in bora


Contando anni uent'uno interi , prejòy
Morte diffiolfe y negiamai tal pefo
Trouai ; ne credo , chuom per dolor mora»
l^lon uolendomi ^mor perder ancora ,

Hebbe un altro lacciuolfra l'herba tefo,


E di nouefca un altro fuoco accejo.
Tal 3 eh' a gran pena indifcampato fora»
Effe nonfofie efper lentia molta
De primi affanni , io fareiprefo & arfo.
Tanto più, quanto fon men iter de legno.
Morte mha liberato vn altra f^olta y
E l laccio fciolto , e l foco ha fpento ejparfo,
Contra la qual non Halfor%a , ne ingegno,
lo per me certo non ci fapreifar diftintione ;fe
non che oltre , che queflo ha più grauità , uiene
anco fu alcuni particolari.
J4ar chi mandaffe vna carta i<{ nauigare ?
^0Y.,La carta da nauigare infterne col hoffalo, che con
la uirtu della calamita dimqfìra la Tramonta-
nti y fa al navigante apparir dipinto tutto il uiag
gio y ch'effq ha da fare te gli fa uederp anco gli
DEICOLOB.I' Sa
fcogli che ha da fuggire. Onde direi , che quefld
,

fignificajfe, chellmomo doueffs molto bcnconfi^


fierar la uia ,che egli ha da tenere nel camino di
quefta uita , chehoraèaffigurataper un mare ,
el noflro corpo per una naue. Onde diffe'l Tctr,
Tajfa la naue mia carca Ì oblio
Ver afpro mare a mexa notte il uerno
Infra Scilla e C ariddi , & al gommo
Siede il nocchiero , (in'KÌ^ nemico mio •

f,tiltemho:
Tu prima ne mandafli
In quefio mar , e tu nefcorgi a porto,
Mcuni tafìimìgliarono a una ualle. Onde fi leg
gè in hac lachrimarum uaìle . Ilche diede occa-^

ftonea Dante di dire ,


J{el me%o del camin di noHra uita
Mi ritrouai per unaftlua ofcura ;
Che la diruta uia erafmarrita :
£t il Tetrarca :
D'un uento occidental dolce confufo
Jl qual dimeno a quefta ofcura ualle ,
Oue pifin^iamo il noflro e l'altrui torto :
Et altroue ;
^l pajfar quefta ualle
Tiacciaui porre gipt l'odio e hfdegno,
Venti contrari a la uitaferena.
Tale adunque fignificatoiquale detto b4bbÌ4WQf
dinoterebbe»
M^r* Chi mandajje una prigione ^
19
, ,

DIALOGO
Cor, Dinoterebbe più cofè;cioè che colui,a cuift man^
dajfe y fojj'e vn trìHoy e che meritajje fimil cofa ;

che egli foffe feruo in quefl a prigione; eh' è il cor-*

fo. Onde il Tetrarca :


Iodico yfelafufo;
Onde'l motor eterno de leflelle
Degnò moflrar del fuo lauor in terra ;
Soni' altre opre fi belle :

^prafi la prigione , ond'io fon chiufo ;

E chel camino a tal uita mi ferra*.


Etaltroue:
7{e tabella prigione , ond'hora èfciolta,,
Toco era flato ancor l'alma gentile,
cofi anco chiamò il capo carcere.
Io no penfando , e nelpenfier m'affale

yna pietà fi forte dime Beffo


che mi conduce f^effo
^.d altro lagrimar , ch'io non foleua :
[
Che uedendo ogni giorno il fin più preffoj
Mille fiate ho Cbieflo a Dio quelfale ;
Con lecjuai del mortale
Career noftro intelletto al fin fi leua.
Benché egli chiamaffe ancora lilieffo corpo uefla
delle terrene membra.
^ pie de' colli , oue la bella uefla
membra pria
Trefe de le terrene
La Donna ; che colui , che a te ne'nuia
Spefjo dalfonno lagrimando defla»
thiamolio anco uelo
DE I C LO KI, 8j
Qjtale a mirar ilfuo leggiadro ueh»
Btaltroucy
E quel leggiadro uelo ;

che per aito diflin ti ut'nne in forte,

£ ne' Trionfi :

che poi chaurà riprefo il fuo bel uelo.


Se fu beato a chi la uide in terra ;
Hor , che fia adunque a risederla in cielo.

li Bembo :

per me caro , dolce , e lieto fola

Quel dì (ne può tardarci ella nafcolta)


ch'io fquanierò qutH a poneva gonna,
ChiamoUo fimilmente il Petrarca for^a :
E quella dolce leggiad'ettafcor'i^a.
Che ricopria le pargolette membra :
Benché qui fi può intender fempHcemente per
ucfta : onde ben dijfc tMiofo ferrigna fcor^.
Ma per tornare alla prigione j ella potrebbe fi-
come dicemmo.
gnificar ,

Mar. Souiemmi , che Dante chiamò la pelle , che fa-


finiscami , iiagim delle membra , quandegli
dijje:
Entra ne! petto mio rfpira tue , ,

Si con: e , quando Marfa trahejli


Da la k<igiaa de le membra fue.
Cor. Q^uisìo'''cctaè ripieno di 'molte belle figure e
modi di dire , e ajj'.i Metaforico : come
Ma , fé le tue parole effer denfeme.
Che fratti infirma al traditor, ch'io dico.
B 1 Jt L 6 6
Tarlar e lagrimar m udrai infteme.
£^ anco dolcifìtmo in alcuni luoghi : com0
Dopo la tratta d'unfojpiro amaro
y4 pena hebbi lauoce y che rijpofe;
£ le labbra a fatica laformaro,
*Piangendo difiileprefenti cojè
Colfalfo lor piacer mlfer mìei pafii
Toflo t chel uoflró uifo fi nafcofe.

tt ella , fé tacefii , ofe negafi


Ciò che confefii non fora men nota
,

La colpa tua , da tal giudice fafìi.


Ma , quando fcoppia da la pr opta gota
L'accufa del peccato in noflra corte ,
"^iuolge afe contra il taglio la rota ,
Tuttauia , perche men tiergogna porte
Di quel , eh io dico , e perche un altra uoltd
Vdendo le Sirene j iij più forte.
con quel , chefcgue : ne i quai uerfifi uede tutta
puro i tutto gentile i
Mar. Qjtefli concetti non hanno motto del Voeticouo
me fi uede i
che fono quelli del Tetrarca . Ma
tornando al mio intento ^ chi mandaffe a donare
una jpica di fermento j*

Cor, llformento è ilfoflegnò del uiuerd : è gran co &


faauedere , che nafcofo nella terra , e mortifica'-'
toui^a vn certo modo produca cento per uno.On"
de potrebbe inferire , che quel tale, a cui tal co-
famandafje y (offe utile eprofitteuole al mondo*
Mare chi mandaffe ^ Uuena i Loglio , efmili ^
Chi

\
DE I cotoni. 84
Cor* Che fen^a dubbio fofj'emdn agio huomo.
Mar, E chi mandaffe vna tefia di Lao conte ?
Cor. Tu non jlrbi ordina alcuno in queHe tue domadei
che ha a far testa di Laoconte con frumento: ne
con auenajó Loglio^
Mar. É ordine in ciò è a nonferhare ordine.
Cor* Laoconte fu quel Sacerdote , che diede della lan-*
eia nel fianco del cauallo.di legno; nel quale era^
no nafcofi i Greci , che prefero T roia. E, perche
egli ne fu punito j direi j che fignificajfc la teme^
rità .

Mar. E in che haueuano errato i figliuoli j che furono


ancora efìida iferplmorfi &uccift^
Cor. Qutfia è finitone Vosticd per recar maggior pie
tà a chi regge, ^enx^z chejpeljeuolte la malua-
gita del padre è noceuole a figliuoli.
Mar, Chi mand^Jfc una tefia di Cefire ì
Cor. Se colui ^ a cui fi m.indajfc^ foffe armigero, fignì^
fi eh crebbe j chele ammonijfe 4 imitare i fatti di

Cefare.
Mar. E yfefo(fe tiranno, che fi guardajfe di non incor-
rer ndfine di Cefate.
Cor, ISlonfi-i Tiranno Cefare ; perche noti fece cofa aU

cuna fuori j che in tener la Dittatura; la quale


chi sa > che ancora non hauejfe lafciatà ^Etèds
creder nel ucro , chela natura non faceffe inai
huomòpiu compiuto jperche fu letteratifiimo ^
nelle cofé della guerra pratico e ualorofo piUjChe
filttó foffe giamaiiMagnanimOj liberale ^epietO'^
.DIALOGO
fo. Maio [cerno le fuelodiragionatìdo. EccOjChe
come che il Tetrarca fojje affettionatifiimo a Sci
pione africano : Onde ne fcrtjfe quelfuo Toema
LatinOychefu da lui intitolato l'Jijrica : nodime
no poje Cefare nel capital della fama^cofi dicédo.
Da man de(ìra,oue gliocchi a pena porfj.
La bella Donna hauea Cefare e Scipio:
Ma qual più prejfoagran pena maccorfi,
E rende la cagione:
L'vn di uirtuteje non d'amor Mancipio ,
L'altro d'entrambi;
E ne Trionfi:
Qjielych'infi fignorile^e in fi fuperba
Fiflauien prima ; è Cefar , ch'in Egitto
Cleopatra legò tra fiori e l'herba :

Uor di lui fi trionfa ; & è ben dritto ,

Se uinfé il mondo ^Ù altri ha uinto lui»


che del fuo uincitor fi glori d uitto.
Mar. chi mandajfc la imagine di C iccrone?

Cor, Manderebbe d'vtio Oratore perfetto : che certo


tale fu Cicerone , & amatore ardentifìimo della
patria:ma fu arnbitioffiimoje nano ; e ome quel"
lOyche ogni tratto fa mentionr ddfuo Confolata,
oltre a ciò fu pufillanimo,ccmediwojirò in di-
uerftcofe.Mafuf bel dicitore , che ninfe tutti di
purità di linguale di eu'gaxaj'uor che Cefare ijief
fo:i cui Comentarifono da lui infinitamete lodati.
Mar. Chi mandajje a donar Carobbes
Cor, Tuvuoi pur ch'i rida,
Jont
DE I COLORI, 85
Mar. Tq ne ho piacere.
'
or. La Carobba è frutto medicinalcivia non fi man^
già gran fatto altri che dafandiiUi.Cofifipotreb
bc fignifìcarychc queltale^a cui fi mandajJ€ro,fof
fé qualche
pedante T rimale.
Mar. Chi mandaffe a donar bottarghe ^
Cor. Le bottarghe fono fatte di Due ;&è cibo perfet"
tifiimo e da Vrencipe.Verò dircijche colui, a cui
fi mandajfcro , foffe huomo di conto , e degno di
Mar, chi mandaffe Cappariì (gran preftnti.
Cor, Qui'fli altresì fono delicati da mangiare infala-
ta,fonofaniye ftomacali.Teròft potrebbe fignifi
ficare utilità .

Mar. chi mandajfe a donare Zucchero^


Cor. Significherebbe , che quel tale fojfe di dolce
naturaiOuero chedouejje ejjere l'ammonirebbe»
Mvr. chi mandajfe aceto i
'

Cor. Qjtejio liquore è agro. Onde potrebbe fignificar,


che colui, a cui fi mandajfe , foj]e huomo ripieno

di af^rcj^^a.
Mar. Bora lajciamo hoggimai quefle dimande da par-
te. Et ejponmi yn poco quefio Epigramma di Tli^
ciceycome io odo due,Voéta antico. E poifaccia-
mo fine alno/irò ragionamento
Cu mea me genitrix grauido gcjìaret in aluo,
Quid pareretfertur confuluiffe Deos.
Mas efl,,Vhaih''ait,mirs fiamma Junor^', neutra:
Cumq;forcm natustHermafroditus eram.
inerenti letum,! uno ait,occidet armis'.
D I ,A L O Ó Ó
Mars cruce, vhceb^aqms,fors rata quaq; tuliii
^rbor ohumhrat aquìsiconfcendoy decidit enftSi
Qjtem tuleram cafuylabor ipfe fuper, &
Tes baftt ramis,fubijt caput amncj tuliq;
Fcemina^uir^neiitrumyfiuminàjtelaiCrucem.
Coté alcuni lo attribuì fcóno di Panorrrìitano . Ma è
molto ingeniofoyfta ài cui fi uoglia . £ il con-
cetto è que^o Qjiando mia madre di me
.

grauida mipottaud nel corpo,, dimandò a gli


Dei quello , che ella doueua partorire i Febo le
dijfe i che farebbe vn mafchiOjMarte ma femi-
nàiC Giunone ne l'uno^ne l' altro :& ejfendo poi io
nato fui Hermafrodito, cioè hmeua l'uno e l'al^

tro fefjOiEjfendo in buona età^Uidi vn giorno vn


arboroy chefaceua ombra a vn fiume.[opra tlqud
le montai:e perauentura mi cade lajpaday che io

haueua a lato, &


io uolerfdo tenerla, caddi fimil"

mente. Ma i piedi rimafero attdccati a i rami , e


la tefla andò giù nel fiume , efìendo ferito dalla
punta della jpada. Cofi io,chefui huomo,e femi-^
na,ne l'vno ne T altro,foftenni tre morti, dell' arbó
re,della fpada del fiume i.

Mar. Io flimaua , che tu mi douefii dire queftofcnfo iri

altretanti uoft uolgari. Ilchepoi che non hai fat


to,dichiarami que/ìi altri,
TUyquifecura procedis mente parumper
Sifiegradum quafoyVerbaq; pauca lege *

Itlà ego,qu^ quondam futramprdata puellisg


tìoc Homoneà breui conditdfum tumido»,
Cui
èÉ t co LO RL Éó
Cuiformam Vaphita charites trihuere decorami
Qujm Tallas cun^is artihus erudijt,
yix dum bifdetos atàs meà uiderat annoSì
Inieceremanus inUidafata mihi.
T^ecpro me qUerothodmors eftmihitrìfiior ipfd
Maror Atimechis còniugis l'Je mev.
Cori Trega quejla donna , che colui, ilquale pajfa coti
ficura mente. dqnanto fi fermii e Legga qiiejiepo
che paroleylequalifono, lo HomoncaM^'^'^^g'^
muendOiCra antepoHd alle altre gioiiani^ fond

chiufa in quejla hrcue fepolturd . JL cui le grand


di y enere diedero beUifiii7/aformà,è ValÌ4ie arn
macftrò in tutte le arti.JtpcHd l' et àmia haueud
ueduto uenti anni, quando i Fati muiàufi mi pò
fero le mani a dojjo, l^e mi dolgo ejfer morta pti'
cagion miasma la morte mi t ajprd per U doglia^
che io fa. che riceUe il mio Cvrìforte ^chinìetu .

Mat. Tarale compafiioneuoli & ajfettuofe i eproprt(i


da mogUe* Dirò la rijpofla del manto.
Sit tibi terra leuìstmulier dignifiima uita^
Qjt^eqì tki's olimperfruerere honisì
Si penfare animai fweret crudeltà fata^
Et poffet redemi morte aliena fatui i
Quantulacunqué nied dehentur tempora uitA
Tenfarem prò te chara HomoHéa lihens '»

%At nunc quad pofjumifugiam ItiCeinqì deosqì


ytte matura per Stygx morte (equar*
Cor» "Prega il marito in quefli uèrfi y chèla tèrra delld
fepoltura della moglie lefià le^icraiè le àkéithi
D I .A L G
ejjendo ella perle fue belle%7;e e per le fueuirti»
fiata degna di lunga uitay e di fruir lungamente i

fuoi berii,jt egli potejje rifcattar la fua ulta con


lafua niortc,chc ciò i crudeli Fati per metteffero ,

ch'egli uo'enticri lo farrthbe. Ma che no potendo


far quejìo , non remerà però di morire per fegui-
tarla toftoyOue ella è andata.
Mar.' Dirò glialtri uerfi;ne iquali Homoneagli rijpudc
Tarce tua coniux flctu quajfare iuuentam ,
Fataq; mcertndo folicitare tnca.
J^lpoffunt lacbrim£, nec pojfunt fata moueri :

yiximus.Hic omnes exitus vnus babet.


Tarce , ita nonynquam talem experiare dolore,
ktfaueant uotis numina cunBa tuis .
Q^od mibi pr^ripmt mors immatura iuuentam-,
Id tihi uiUuro proroget alterius.
Cor, ^mmonìfce Homonea il marito ^ che non afflìgga
lafuagiouanexj^a col piantole con la triUex;^,
turbi la fua forte, che le lagrime non uagliono nul
la;ne i Fatifpofjono mouere. Terche ella haue-
uà uiuuto ilfuo tempo, e che cìafcuno conueniua
andar a quelfine,che effo non cjperimentajjè mai
tal dolore uolédo inferir dell' ucciderfi^ e tutti gli
Deiglifofferofauoreuoli.E cofi pregaua efli Dei,
che lo fratto della giouane^^ , che eglino a lei

haueuano tolto ycompartiffe a lui ; e uiueffeegH


doppia Ulta*

IL F 1 T^E.
TAFQlji
TAVOLA
COLORI.
DE'
87

A
Tro a cart.ìt Ferrugineo IJ Perfé
A Antrdcino aur.
jiquilo a tergo Glauco
G
IG. a tergo
Trefio
i^
ì ì.a terga

argentina «tergo Giluo l^R'^fajicca 12


B H Rofco 1

Bianca 1 2 Heluo 1 4. Rufo 1

B'gio a tergo Hialiriodr- altri t'ì Rubro 14.


Buro i* / S
BdUufiino 18 Igneo 11) Saginato t^.a tergo
C Incarnato | S ò'uafo impluuiato 1 T
Ceruleo 9 Incerto 1 6. a tergo X
Ctfio a tergo Intrico iS Xerampelino ì^.ater
Corpo li L S" . ,

Ciregivol» i4- Liuido it. a tergo Signification de'


Ctanto t7 Lutlieo 1 5. ateneo Colori.
Colori Floridi 17 M ~ A
Ceruina. • S Molothino 1 8 A Tramento Sutorit
Concilino IS Mujidlino 18 -t*- 2$
Cintino 19 Melino 17 frangio ?0
Cimatile I 9 Mufile 1 S Atrato a tergo
Cpccinio n. a tergo 2^ Argentino ^^,a tergo
Cimathio 1 9 2^f ro 1 1 .a tergo B
Cvlo(fin9 tj.attrgo Bianco 29
F Ofìrino iS Bigto,oBerettino JJ
Turuo it.a tmrgo V M
fofco a tergo Vurpurto 1 S Mifihio 3 j
lentceo l^.a tergo Vrafìino 7^
fuluo ìS Vorrò yerdt ItfT^ro J^
Flauo 1 S Tornato 19
ìlammto %<) Tulle \1,« tergo Or» H
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Maggior tua #9
t ttrgo Mtlont 4I
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5* Ci>fU»do^ ft ttrgo Menti 4$


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B*ccare 3t.tit*rg» Fungo 41 Om 44
AUrgo Fujo 41 T
ft ttrgo Q Vaimi 4f
Bofi9
C Carnhar» 4.1 TarpaglioiH 4f
Cànua * t*f^' Qarofalf 4I Ptf/ere 45
famfaneUd « ttrgif Gtfmini ^ tergo V^uont 4f
«tffgo Qhirhndu 4»rjo P<r/4 45
Cdite
papponi oGalii a ftr. Qhitind* a ttrgo Vernice 4*
^
'' Gioi^ ^l«rgo "Pttr afelio 45
C<tpP<f*
4.2 Viombin^ 4*
H VUtan» 4*
19 HiUtTA 4,2 Vernato 4'
Curotu
Qatohht Powo 45
Ca(iia 39 indimi |.2 VerctUan* 4^
(afìagni 59 ^
SMMtf 4^
ÌQauatttUA J9 LauatuU r|.t

Cauli 39 Lauro 41 r
Chiodo fi ttrgo Ltutifi» 42 Ttnagli* 45
(ipoUa 0ttrg9 f^pro 4.1 Diuerfe altre quai?
fitronell* 4 ftrgo Libr» 42 tididonifenza
Qudogno M ttrgo tim 42 ordine di Al-
At fibeco.
47
r
Grìt
oi V L ^ tir*
Orlici $4.

F Horiuolo
Scacchiere
47
4.7
formica
Ktgno
$4. Flaut9
5 5 Ariete
"Penna tem^irata 47 Lingua d'animale 5 5 Candela. tf5
Cagnuolt 47 Gatta. S6 Suegliatoio
ermellino 4S Fenice 56 Campamlo tf5
Liocorno 43 CameUonte s6 Scirftia
Caualio 4S Gorgone di Medufa Girafa
tue 4S 56 Infaìatx
ugnelle 48 Gigante 58 Aquari» tfT
Mulo 4S Athtone 5S Barchette
yifino 4S Trometheo sS Colonna
Leone 48 Hidra S$Vafodal>ere <S7
Coniglio 4S Vrotte S S Scalda mani
Talpe 4S Voledro 5 9 S/>roiM
jtf^ide 5 X OrfacchittO «9 Valla daftnto
Bifcia 51 Gabbia 5 9 J{aMe co» /e ytlegon-
Serpente fZ Sella. Si fìe a9
Centauro 52 Mor^o
Satiro S 5 Chiaue 59 Cuccbiara 70
jfpplU( f^ Luftgnuolo 5 9 Scriminatoi» 70
MarftA 5 J Smergo do y«/e 7#]
Saturno 5 J Lugarino ^0 Lmm 7«
Cioue 5? Coc<i/« Éf3 VttrarcA ff
Mercuri» SJ Cappalunga 6'S Dante yt
Marte 53 Cappa [anta <J0 Cicerone S4
Ciunont 5 Z Storione do CirffW« S4
Ventre S 2 T«»Ci« 61 Botharge S5
TaUade 5 2 Anguilla
Vulcano 5J Cappari 6i C4rf« ^<( nauigaxe
(jiafone 53 Arcolaio 61 S<S
Camelo SJ Cappello <f2Cfr« ts^
Vtljìno S4. .Si/Wi 61
^ncprti 54. Corf^ dìcAuallo 6X
Bjempr* 54 r«/i?<«

Cocredilo f 4 Pf«9 ^; IlfinedelkT^*


^*rnarro 54. Ccra^-^* il Holcif
(icogna S^ LtHto
. ^
A

Erroii occof fi nell'impritrjCre.

Acitr.ìO.Catelinit. leggi Catilina. ìl.Capo.Corpo. ì^. a ter-


go. come tfit dicono, leggi iCcme dicono, 1 6.1» materia, leggi ^come. ti).

tergo nanejfggi neue.lo a tergo Bermjeo^Uggi Bernejco.^utteyfrut-


ta.tntendono,inte»dano,t I a ttrgo.diputoJtggiJìportu,Voco piuol
tre , out (i ligge > in forma bumana coperto , leggi in forma huma-
na il Tebro coperto , 2 1 Albori , alberi . 24. Ma fojjiro . leggi.
Ma perche folJero. ic) a tergo, fi
legge. Toni. Et in contrario
legge. ^O a tergo, non
fi
reggono ^ non fi reggano. ?I. Etcofit,
Eie. rtccami.racca.yrii. ^ì firgìli. Virgilio, leggere , leggiera.

5 ^.prodigo l'altra. prodigo fi:rijje, ? S ,tal cofa, leggi colore. ^6 na-


.

t^.rarij.niuno altrui.e. tenio," di uerfi. leggi fono dtuerfe.parlareypalA


to,Arangiy.Arangio,che^chi. ? 7 ,meriti:non meriti.Vetgaroipergamo^
felìanotyefiono.Hojiieri^huomini. V i poffono ijjeri altri errori dell*
Bampa. Ic^uali, perche l'Autore non ha potuto rìmdtre tutta l'o^tra^
rimettono al giudtcie di chi legge.
fi

R E G I S T R O.

^BCDEFGHIKL.
Tutti fono Qjiaderni

In Venetia, appreflb Gio. Battifta, Sc


Marchio Seffa^Fratelli. 1565.
r

.1111- 5%
/

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J)OfC
Mi
Be'
fviari

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