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DI M. LODOVICO
DOLCE,
NEL QVALE SI RAGIONA
delle qualità , diiierfità , e pro-
prietà dei colori.
€0 1^ V H I y 1 L E G I 0,
CAS,
IW VENETlA APPRESSO
Battista,
Ciò. /ffARCHit
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AAX^VvT» > t> "i-v»»
MAGNIFICO
AL ECCELLENTISSIMO
ET
SIG. AGOSTINO
bronZone.
AVENDOjEc-.
cellentifs. Sig.
mio 5 alquanti
anni adietro de
dicate al fiore
de gli Oratori
diquefta citta le Òratipni di Mar-
co Tullio come al gratiofò Triui-
:
to ingcgno^hOjpenfato di honorare
il preìente libro del fuo nomejilqual
In Venetia . A 14 di Aprile*
M D LXV.
Lodouicó Dolce.
A I LETTORI,
tori, chefia)baflaevil
materia il trattar de
Colori lidie confef-
.
fo eflere in parte : ma
hauendofi affaticato il
tao autore di ricercar la proprietà e il fi-
gnificato loro col teftimonio de' Scrit-
tori antichi coli Greci,come Latini,que-
fta operetta s'allontana in tutto dal VoU
go , troiiàndouifi per entro alcuni di-
A 4
to a tutti, e difcefo a certi particolari
alcune volte bafsirsimi. Ma in ciò sé ac-
coftato a Luciano , & ad altri fefteuoh
fcrittori .Macon tutto ciò vi trappone
fempre alcuna moralità per giouare non
menojche dilettare.Ne ha lerbato molto
ordine, ma detto ciò fecondo, che ne'
veri ragionamenti alla memoria può fo-
uenire . Non è tim.afo ancora, quando
gli è venuta làoccafione, di addur qual-
che Sonetto d'huomini Illuflri , & ap-
prefTo di dichiararlo . Laqualcofapen-
fo, fche non deurà difpiacere .Nefolo
"ha addotti Sonetti ; ma etiandio Epi-
grammi e verfi Latini , per far quefto
Dialoghetto quafi vna Selna di varie let-
tioni. La onde è da credere, cheqiiefta
fua fatica debba elfer da voi abbracciata
&hauutacara. 11 che fé dimo/èrarete .-
leopcru'.
5
chi,mercè di queftetradottioni>intende
meglio, che efsi non fanno & abonda di
,
otr-
lii- !U
\4
/ ::i'i. '-..io :
D i A L O G O
DI LODOVICO
M.
DOLCE.
NEL QVALE SI RAGIONA
delle qualità , diuerfiti , e pro-
prietà de i colori.
MUKIO, COlìl^ELIO.
Ma k. Icj"-^'^ ' tLL-L ,^ K A le molte ^ an'^infi
nìte cofe ,che grandiJSi
ma marauiglia mi por
gonò Cornelio mio;mé
tre io vo rifgudrdatido
quàfìagran Machina,
del Mondo, il e uè ma
non picciola ; an^ifor
Trimauera;
inuiti;ej]endo bora la stagione della
nella quale la l>{atura jpiega maggiormente le
pompe de] fuoi colori . E dirai primieramente^
quello t che fia colore .
DIALOGO
f^aliyle piantCt & i metalli : iquali , conte quelli
' (he fono creati da efii elementi^ in molte qualità
feguòno le natme loro:prima fi Icua il cielo da co
fi fatto ordine di corpi;non effondo effo partecipa
\di alcun colorc'jrna ejfendo folaméte lucido edia-
fano(cioè trafparéte)da quella parte^cbeejfo noi}
nèjiellatoMa la macchialo diciamo offufcation
della Lunaynon è altro^che la priuation del Sole»
Af A R. Qjtefta difjinitione è bella e fattile
(pU ^ ^( .
^^4^' ^^ "^^^^ , perche effo è luminofo : ilgior-.
.
D E J e LO RI. 8
no ; perche è giallo . La tèrra è tenebrofa, come
s*è dettOy e non diafana ; cioè trajparence ; an"^
uieta ella la lucide'^a ; ma efjendo naturalmen-
te priua di colore jft colorifcCte quando è mefcola,
l «P"
,
DE I COLORI. 9
fé il volgare mi foucrrà ; che di tutti non mi da
il cuore . Ciò potrai pofiia far tu con picciola &
leggiera fatica.
/Hak. Ciò molto a me non importa: pure^ ch'io inten
da la qualità de i colori.
Cor. Comincierò prima da quello, che da Latini è
detto Ceruleo. Del quale pare,che la natura prin
cipalméte goda;pofciaj che ellatalelpetiedi colo
re, come più lieto di ciafcun altro, hayoluto dare
al cielo. Il colore adunq; C erutto ^ qitaft Celuleo,
cioè celeftejcomc la voce dimoftrayè propriamen
te il color del cielo,quando(come dice il Tetrar-
ca) nulla nube il vela.^ che hauendo rifguardo
Ennio Jmuendo detto i Tempij del cieloydiede lo-
ro lo aggiunto di Cerulei. E coft è detto parimen-
te Ceruleo Mare-.perciocheei rapprefenta lofple
dare e la nitidez;?^ del cielo. La onde alcuni anti
chi adornando le coperte della Iliade di Homeroy
per cagion delle battaglie e delle morti^delle qua
li in quell'opera ragiona quefloVoeta , di color
no an-
tfuneraliìfl vefliuano di bianchi panni, ti
co il color candido , eh' è più chiaro o almeno più
lucido, che'l bianc§. il Tetrarca :
fio ani-*
.
D'E I COLORI, ij
fio animale immaeflrato dalla J^aturay quando
è cacciato data paurayVa cercando la terra , che
difrefco fta fata volta dall'aratro : e quiui flan-
dofi alle volt, dijiefo per benefìcio di quefio colo*
rcyche alfuo conforme,fi fi a nafcofìo a
. i cacciato
Yiy€t a i canttuttoche esfi diligentemente lo van
no cercando Qjtefio colore non fi fa con arteiche
cofi la naturi lo produce. Onde fi chiama anco na
tio. E dicefìyhe hoggidì i Cofentini,fra iqUaliìip-
parifcono aicora molti fegni di antichità(percio
chcy come fi fileua fare anticamente y fi conduco-
nofeminc afianger i morti; e vi fi fa il conuito ne
più ne menofiome ejiifaceuano:e niuno efepellito
jen'^^aeffcr haciato daifuoi) chiamano le vefie ,
clye ne i funerali porta l'uno e f altro feffo » natie:
quatunque joffe altro il colore Cianeo , the come
(Aicemo portzuano le donne Greche nelle morti de
loro mariti. Umedefimo colore è detto Spagnuo-
loy BeticOyC Modanefe:percioche que' luochi abort
dano di qitefia forte di lana
^A i^ . E donde è detta quefìa voce pullo ^
Cok, Credo venga per diminutione da pu-'
io,che ella
ro : come da quefìa voce Karay che è vna forte di
vefie y che vfauanogli antichi fi fa Laìlay da op e-
ra,opelIay che vuol dir piccìola opera ìeda terra
teUus : inguifa che è detta lanapuUa^perche ella
fia pura , cioè naturale , non tinta di altro colo'
rcj ma contenta delfuo^
Af A R. Tiacemifap quefi o, Dimmi,qual'è ilferrugitteps
DEI COLORI
Cor. llferroy che per lunga muffa è rugginofoi ageuol
mente dimoftra queflo colore ferrugg meo efjer
da lui nomato : percioche ejfo rapprefenta il co-
lor del ferro. Così molte ycjii fono dette ftrrug-
ginee:che noi diremo rouane: e per auentura que
fio colore è il perfo: chef legge in quefio verfo del
Tetrarca
Verdi panni, fanguìgni, ofcurij o perft.
Il medefimo colore etiandio è da quelliyche pian-
gonOy ofono per qualche noiofo accidente afflitti.
yermiglio.
Cor. La qualità di queflo dimojlra principalmente il
fecca.
AfAR.
10 i 1 COLOBI. 15
ìI/arÌ Tei, chefdenuto a que^o colore di Rofiifcc-
Cdifegtn in rac^n tarmi qucUotche è colore rofio.
Cor. llrofeo è il ìfate, colore di ciafcun altro più di
letteuole epiuago: & al corpo kumanoyquan-
do tffo è bello yd tuttofomigliante. Onde i Toeti
la faccia, il coo, le poppe, e le dita chiamano ro-
feiycioè candiddiflendendofi la rojjc^ del [an-
gue con vaghcT^a e grafia £ qucjio è propria- .
detto Baio .
to Torro Verde.
Af A R, £ ciò aico non poco m'è dilettato.
Cor. Hora ferdifcorrer generalmente quafi come ,
D J ^ L G
propria de colori. Onde fi tejfe Fefla di varica-^
loridacjuale hoggidì è detta diuifa. Cofi diraffi Ca
uallo vario quello ichefia ne tutto bianco, ne tut"
fonero;ma di queftì e d'altri colori diflwto : cofi
T> I U L G O
Indi co denti mordendo , fuori
lei
DIALOGO
Urchhe anco adornato di iìelle ;/è non fi foffe pd-'
rimente dilettata del color giallo . Ma, perciò-
che ueggirmo la terra , onero ueUirfi di uerde^o-
nero (pagliata ddfuo manto , la ueggiamo di co-
diffe,
piando mia (peme già condotta al uerde i
cioè , quando la miajpeme uenuta a nulla ; aU^
Cora che alcuni quefio luogo ijpongano altriméti»
Mak. Ver certo quella tuafbofitione non mijpiace.
Cor. Di qui è nato un prouerbio fra uolgari; che,
quando uogUono dimojìrar , che alcuno fia in e-*
Hrcma mifcriu caduto , dicono , lui effer giunta
.
D 1 ^ LOG
ni uerde : come io già uoUi accennare in quesiù
Terzetto fatto al coftume Bernefco.
amanti la Candela è giunta al uerde:
Tyow e è più cera ; il lumicino manca ,
Et ogni gioia mia confuma e perde.
Il medefimo fi dinota con dire , che alcuno fia
giunto allefrutte : per cloche quefo è l'ultimo ci-
bo , che fi pon nelle tauole Dicefi medeftmamen .
Cioè ;
che
DE I CO L n I. 21
iheiKomagmoli,ejficialmentegli J rimeneft
-polendo dimoflrar ardoglio per la morte di al-
cun loro amico , oparnte, che per tal cagione
DIALOGO
di quel morto fojfepajjata a miglior rìta . j(
chepofjono fi mire gii efimpi da te addotti di
Virgilio . "b{e mi fi lafi:icràgiamai credere
che yna cofia^che rallegra glioahi , e conforta gli
Spirtiyfiafigrìificatrice di cordoglio, o di perdita
di io non lodo la openione di colui ,
bene. Sicché
che diede al verde quefto cofi contrario [igni-
ficaio.
Co K • Crediycomc a te pareuiò a me non importa. Ho
ra io me ne verrò al vermìglio. Quclio dinota pò
ca ficun •:(^a. E vero,che alcuni vogliono yche ef
^
^
candido efcrcito de Martiri . Et anco Virgilio
Vesie di color bianco coloro yche morirono per la
patria. I liomani etiandio nel Campo Martio ad
diman-
D E I C IO n I. 23
émadaiiano i Magifirati^iandidatiyejfendo vefii
ti di bianca e fottìi refta , accioche apparejjero i
Di porpora di T ir )'y
Due dimoiìra la uefli rojfafignifìcar timorc/Hsl
la Eneida di Virgilio il foldato Italiano opponea
a i Troiani ifagiioni e leuefli rojfe . In contrario
di ciofcriue V Lutar co , che Crajfo il giorno , che
egli doueuafare ilfaito d'arme, 4ndò innan^^'a
jÌ40Ì faldati m uefla nera non per recar loro noia,
Dialogo
coprijje il capo con un manto uermiglio , accioche
egli non fu[fe da qualche nimico impedito , che
d improuifo fopragiungcjfe . E coft ancora ^n-
capo ricoperto diroflb.E chi te-
chife facrijica col
me qualche ojìacolo nelle tenebre della notte ufa
la iiermiglia luce del fuoco . Le Fergmi Vcfiali
udendo dimoflrare la timida religione e la pau-
Dea Feiìa , conferuauano fi-
ra di ojf'endcr la
mihncnte lume del fuoco acccfo. Queflo colore
il
1
D I ^ L G O
J4 xvi. So yche tjuefto a Claudio Ccfar^ fu di cattiuo
augurio.
Coi^. Scrtue Herodoto , che gli ^rgiui fi tojaronoi ca-
ficàUiolen7:a.
.1. Meffandro Magno (comefcrìueTlutarco)oltre
gli altri fegni di dolore, che moflrò per la
morte
di LfelHom'i tosò ifuoi caualli.e pariméts i muli.
M AK. Cofarìdicola.
Co R La barba adunque , &
adornameni capelli fono
DIALOGO
- vna carta hiancaia cui fi ohliga dicendo yfcYiuim
[òpra ciò che tu vuoi : che io confermo il tutto .
re. Fir-
DEICOLOKT. ^0
re.Virgilio nell'Eneide dicédo il cenare nero, pofé
il cenere per la morte. Il vino, quando fa i bian^
(hi fiori 3 è giunto alfindella Bote. Et i panni di
3f AR. TiacemifaperqueHo,
Cor. É ancora prejfo Francefi cjuesio co fiume ; che
la Reina f^edoua dopo il morto marito è detta da
tutti la Reina bianca , come priua d'ogni fup
bene.
A/ar. Io non ho maipiu qucHa cofa intefa .
C o R , £ nella gmfaych' io ti ragiono. E le vecchie Ro-
mane,e pariméte di molte nationiy fi poneuano in
capo ma bianca benda perfegno, chela lor buo-
na età crafqrnita.Coftpa) imentCyquando nafco-
no i capegli canuti^ciò dimoHra l'età verde ejfer
fuggita. Et cofa rfitatif^ima, che nella morte de'
padri e de' più stretti parcv.ti fi lafciaro imur^
delle Cafe difcoperti e bianchi.
Mar. Cofiè.
Co R , Hora per le medefime hiftorie fi comprende
etiandioil bianco ejfer fegno di allegreT^.Com^
DEI COLORI. ^3
pra il bianco , che [opra qualunque altro colore,
di antichi Greci chiamauano Lepicopi yUpan"
no bianco , & i Latini fuafa : perche facilmen-
tefoffcperfuafo ad ogni altro colore , ejfendo egli
da ogni picciolo, macchia tinto , cioè a mutarft
Co R
» Seguita il verde giallo , ilqual dinota pocafpe'
X«in%a, Difopraho addtmandato giallo quello ^
DniCOLOKL SS
the è chiamato frangio . ^Itra cofa è il verde
piallo : ilqual colore toflo perde il fuo vigore : e
leherbeichevengono rtrminate dagli animaliyco
me affatto hanno perduto tutto il lorofuccOy non
fono differenti da quello. Terfto dottifìimo Toe-
ta,fchernendo vno^ ilcjual fingeua di ejjer prodi-'
go gl'altra tua biada è in herba . Cofi P" enere a
Taride dice prejfo a ijuidio,
DIALOGO
que la Rata .
£ come
.
D n I COLORI, ^8
Mar. "E come il dolce non è buono , & amico alla
natura ?
BIOLOGO
potrebbe fignìfica re due cofe: cioè cheflejje in li-
bertà di coluiyacuièmandatajdifcriueruifopra
guerra o pacc\o chi la manda rimttterfi ad ogni
fua voglia y cioè in fernitù perpetua,
A/ A R Mandare vn chiodo ^
.
DE I COLORI 40
cioi effìsr [incero & candido*
A^AR. ilciprejjò^
Co R . ^B^fìo arbore , quando è tagliato , mai non ri-
Onde puojignificar dijperatione . Et anco
ntette.
Mak. L'ebeno^
Cor. Conforta l'huomo a quellOiChe non deejefortan-
doloaflarft cheto y a dormire, &aftmulare; di-
moftrandogli, chequeflo è bene. Ondesingurie-
rehbe colui , a cui qualche dono di queHo legno
fi mandajfe,
ìar. il Falcone J*
JDE ; e L n I. ^a
aìlegre^p^ay efefla, e felicità in amore,
liar. La Gramigna J*
Mar, Chellera ^
Cor. L'hellera fi fuol dìjfo nder né" luoghi folciarì:e con
fiderandola dalle lettere, par che dica , era anco
io già qualche cofa teco . Votrebbe cofi ancofigni
ficare , amor lafciato & abandonato & inuec- ,
// Bembo''.
E'I diuin voflro fguardo ft mi piace,
ch'io ritorno a perir de la fua riUa;
Come Farfalla al foco, chela sface ^
^AR. Jl Fagiano f
^
ikfAR. il fico ^
DEI CO LO ni. 41
dire. Coflut è Hato infinocchiato 3 e tu non min-
fino e chierai,
AfAR. Ilfi-umentof
Cor. Di quefto il grano, l'herba dinoterà buona (pe
ranzadi ottenere il fm diftderiouome fi vede
che fi [emina il grano cacciandoft fotta la terra
fi
potrebbe dinotar confufione : e cofi dal futuro.
Ma dircytogliendo le lettere jfui ,fon , efaròfem-
pre fedele m amare,
Mak. chi mandaffe yn Cambaro i
Cor. vede , che i Cambari , come anco i Granchi ,
5"^'
Mar. Carofolii
Cor. le direi, che fignificaffero amor nuouo : ilquale
F
DIALOGO
caccia il primo.
Af A R . E che lignificano i Gefmini i
Cor. Qjtefli, il Hofmerino, e tutti i fiori fen^a mai
far frutti : come rofe^ e Gigli :fignificano amore
gettato yia; dal quale mai nonfipojjbno affettar
frutti , ma rane dimoflrationi.
Mhi^.Echi mandajft rna ghirlanda ^
Cor. Seni^a hauer rifguardo a quello ^di chefojfe intef
fiita/ignificherà^cheyolgendo benCy e raggirati^
do alcuna cofa, buon fine non hahhia a Jeguire,
Mail. Il g iallo fimilmcnte , che fignifica ^
Cor. chi guarda alla paroUiClla a vn certo modo dina
tay già l'ho . che verrebbe a dinotare ^eran%a e
Z)E J C L n I. ^a
aìlegrexxat efeHa, efdicità in amore,
liar. La Gramigna f"
Mar, L'hellera ?*
DIALOGO
Mar. Jl L auro elaM irtelia ^
Cor. Queflifono odoriferi . Significheranno adunque
htlla coppia d'amanti, e bene ynita s laquale por
^e di fé buono odore,efana . Totrafìi anco inter-
pretare lauro cjuafi lauoro : come a dire, che nel
le trame amorefi è vopo affaticarfi,e fare giorno
e notte ogni cofa per acquijiare la cofa amata.
Mar.IlLentijio^
Cor, Terche efjò ha le foglie amare j fi potrà interprc"
tare , che fignifichi amaritudine , e, perche fi ci
fanno fiecchi da nettare i denti y fignificherà anco
ra troppa delicateT^yefafìidiofa conferuatione.
Mar. La Lepre f
Cor, Si fa che quefìo animale è timidifìimo : efolamen
te il mouer delle frondi gli reca paura . Onde di
fuhito corre a nafconderft. Di qui potrà fignifìca"
re paura di non effere ifcoperto
Mar. Colombai
Cor. La Colomba potrà fìgnifìcare amor candido , e
puro . Significherà ancora fecondità di prole :
fignoria.
Mar. chi mandajje vn Melone,
Cor. I Meloni le Z ucche^ ei Cocumeri non fi per qual
cagione fi riferifcono a gli[ciocchi. Onde chi que-
Bo mandajjey potrebbe dinotar così fatte parole.
Ter tua fciocchc'^'j^e dapoc aggine hai perduto
quello y che acquiHato haurefti , fé non fofli fiata
DIALOGO
che per antico Hile
Sempre fi volge in ver T eterne foco
E detta parimente Clìtia.Onde il Sanna'^ro,
Clitiafattofonioxoliiifelvede»
EqueìlaltrOi
Si volge Clitia pallidetta al Sole .
Jlfignificato adunque è manifcHo,
Mar. La Mora bianca^
Cor. che l'huomfi morrà con pura e falda fede
Mar. chi mandaffe a donare vn Botta':^ di Mofca"
teUo^
Cor, ^ me pare^che voleffe fignificare amore donan-
do efjb liquor coft buono . Ma potrebbe ftgnificar
mifchiato è elio , attribuendo ciò alla injiabi-
lità d'vno amante y che non ami puramente ^
D I ji L G O
Cor. Interpretandolo dalle lettere ^potrebbe intendere
hor xojcioè horgiw. leuati homai giufo da cotal
penfieroyche tu non fai nulla.
Mar. chi mandajje a donare rnouo mondo^
Cor. Vaerebbe intendere^che lafua Donna, o eglifof'
ftmondo e puro in amoreyOuero fi come Vvouq fo
pm tutti glialtri cibi è yitaleicofi da leij più che
da altra cofa dipender lafua vita .
v-H "
D I U:L'0 G
s4 pie de colli , oue la bella uejla.
V I o€ L G O
mento de i noflri [udori , riefce utile a fé flejjbe
al mondo. Onde foleuano dire i Greci, che limo
mofen'^ lettere è , come arboro fen^a frutto. E
per ejjere anco cfuejlo frutto di coft gròjj'o fasore
Signif*-
,,
DE T COLORI, 47
'or. Significherebbe huomo tenacifìimo .
figliuolo di Euandrolcuo
matina diletto per la
tempo y dice , che Vaccompagnauano due cani, a
cuifa di guardiani. I verffono tali.
DIALOGO -
dijje il SannaT^aro »
^m
D E I e L RI 52
Gloria e la Fama de mortali. Onde dijfe il Te
trarca:
£ ridi il tempo rimenar tal prede
De voUri nomi,cì)io gli hehbi per nulla:
Benché la gente ciò non fa, ne crede^
Cieca chefol di vento fi traHullaf
E pur difalfe opinion ftpafce.
Lodando piu'l morir vecchio ^che in culla.
Et in fine,
Cosil tempo trionfa i nomi el mondo
Totrebbe adunque queiìo dono fignificar la cru^
delta , in quanto al mangiar de figliuoli , e in
ijiuanto al confumar delle create cofe la fiagilità
f mortalità humana^
iar.^E chi mandaffe a donare vn Gioue f*
'
per mantenere e conferuar lajpetie humana. On
de dijje FirgiliOynatis f^enus alma creandis £,
.
Bembo.
'E fé ben ti rimembra
D'H ercole e di Giafonyque^a è la uia .
laprejìe^xa.
Mar. Chi mandajje un^Ancoìra^
Cor, La ferme-^.Ondeleuò Tiberio quella bella im
prefa dell' ^ mora col Delfino auoltoui a torno i
con un motto , festina, lentb\
Laquale impreja diede il Bemho,che folo una me
daglia di lei nhauei4a,a M. .A Ido Romana: ilquà
le la leuòper infegna,e la usòpàifempre ne ijuoi
: libri.
ti ho detto.
Mar. E chi mandaffe yna Grut?
Cor,' D imo flr crebbe la vigilanza : percioche di cefi t
fignif.
D E 1 CO LOni , 55
Cor. Significherebbe la prouidetii^ : percioche quejli
animaletti la fiate proueggono per il yernOipor-^
tando il grano alle loro cafe: ftgnifichenbbe anco
lafaticay alludendo a quei verfi :
Vicefh
, U
D £ I cotoni. 57
Arabia , efentert'-
Cor, Diceff, che la Fenice nafce in
doft aggrauata dalla uecchieT^ fa vn nidofo' ,
Cofifolfnitroua.
Lo mio uoler ; e cofi infu la cima
De'fuoialti penfieri al Solfi uoiue :
EcofifirifoLuey
£ cofi toma alfuo flato di prima :
H
h J ^ L G O
the ragìonemlmen te fi pojfa attribuire alla ini'
mortalità. Onde bella e conuenvuole infegna alla
facuità delle lettere fu quella , che leuò iL genti-
li fimo & bonoratifi. Sig. Gabriello Giolito ycf-
fendo una Fenice ^ che arie nelle fiamme ^rif^
ella
T> 1 ^ L G
fterì ; cìoh eglifenxa mai poter fapere quelloyche
ejfo ricerca , riman confufo e dijperato.
Mar. chi mandajfe altresì a donare la effigie diVro-
metheo s*
amma^T^rli.
Mar. Chi mandajfe la forma £una botte, oue fi ripo-
ne il uinoì
Cor» Significherebbe, che riceuendo la botte il buonoy
eltattiuo liquore di quella cofd^che glièpofla
dentro
DEICOLOnr. 59
dentro prima mantiene dipoi lungo ti mpOm
i lo
T> 1 of L G
ifuea un certo modo afignificare , che colui fa"
rehhe caualcato , dot [aggiogato , efatto 3 come
Jeruo
<•
Mar, Chi mandaffe un morfo
Cor» Il morfo è quello , che frena i caualli.Verh figni-
ficherebbe^ che colui doueffe frenar la lingua,
ejfendo mordace , i uitij ,/è di alcuni ne abon-
daffe , oucro , che gli farebbe poflo il morfo ,• dot
farebbe frenato.
Mar. Ter che ft dipinge la fede in bianca ueHe ì
Cor. Ter che la fede dee ejfer candida e fmcera : che ,
come dice l'^rioflo ,
eh' un fol punto , unfol neo la può far brutta*
Mar. Terche uolendo liafaello d turbino rapprefen-
tarla , dipinfe yna bellifìima giouane , che con
le mani fi apriua tipetto , dimojìrando di dentro
il cuore f*
Cor, Dinoterebbe
'
, che colui haueffe piena Signorìa di
fefieffo.
Mar. Chi mandaffe a donare vn Lufjgnuolo ^
DEICOLOni. 6^
fiero<acui le battaglie conuenijfcro; e non ìsìarfi
tieU'ocio difarmato e immarcirui.
Mar, Chi mandajje yno frumento da fonare:come fa-
rebbe yniiuto^
Cor, Tnhauraidafiìpere,chtlliutoì iftrumentomo
dernoÀico modcrno^in quanto non fifa^percioche
no fé ne fa mécione, chefofft- prejjo degliantichi.
Et è iflruméto perfttto,L di tata difficultd;cheyCo
me che è barbieri & ogni homicciuolo uifoni, pò
chifono quelli , che ui riefcano compiutamente
Rifugia ecceUentiJJimo Frane efco cognominato
dal LiutOyMaeflro Marco daU'^quila,<& hoggi
dì il Tromoncino Ma che cofa è infine la Mujica
altro,che uamtà.
Mar. Come è uanità^1b{onfi adopera nelle cofé fante ^
J^onfu Dauid Citaredo^'ì{onft legge nei falmit
cheft lodi il Signore fonando cofi fatti iHrumen-
tiiCioè da cordaycon gli organije confimili f*
dinotaffe uanità.
Mar. Chimandaffea donare vna Ltraf
Co r. La Lirafuifirumento d Orfeo: col fuon della qua
quale dicono i Toeti^cheeffo tiraua le fiere 3gli
arbori yC ifafìi vagbfiimi di afcoltarlo. llche al-
tro no dmotaifcnon che i Voeti,ogli huomini fag
gicon i loro buoni e diletteuoli ammaejiramenti
trajfero a poco appoco quegli huomini , che per le
felue e per li bofchi r albamente uìueuano^ alla ci
telletto.
DEI COLORI, ^4
Mar. Qjiali nationi furono eccellenti nella Muftca^
Csr. Furono , e fono tuttauia ,
^rima la Francefe ,
molti altri.
Mar. J^Ue armi f*
chiamò :
Ofi)nno y requie , e tregua de gli affanni^
Ch'acqueti e plachi i mifcri mortali ,
Da qual parte del del mouendo tali
VeniHi a confiìlar i noHri danni^
tt è inuerogran cofit , come quefio le più uolte ,
non altrimenti che fé l corpo foffe dejlo , ci rap*
,
t> E J co LORI, 66
X,^ quello cofi alto di San Marco ; eferuono a bi»
fogni delle campane . Ma ftgmjicherehbe a vn
ceno modo uanità per rifletto del proui rbioyche
dice far campanili in aria , uolendo inferire alcu
ft prendono.
Totrcbbe adunque fignifieare, che co
iui,acMÌyna di queftc befiiefi "mandajfe ,ha--
l »
D r ^ L O'G Ò ''
p'unainfdata.quandotu cipafii^
$€ non migiouerà quefìa infalata',
iQ giuro a Dio didartivna [affata. '••»
t
I t
i
ry T l G ^
Cor. La Colonna è poHa perjhftegno : e dinota lafoT'»
tCT^a. Onde ben dijje il Bembo :
lineila cannone
Quelt antico mio dolce empio Signore
Fatto citar dinanzi a la Reina »
dice :
DIALOGO
E più nhauròfc piacer yojìro fia,
che l forino de la uita,cbeglt auan']^.
Si tenga Endimion la Luna uoflra
Cor. y*era vn Car dinaie yO KidolfoyO Bibbiena ychetrK
molte anticaglie haueua vna Luna antichifiima
di bron'^o;e bella tantOyche'l Bembo ya cui tali co
ne innamorò y E difidero-
fé molto piaceuano,fe
fo di hauerla mando queflo Sonetto al Cardinale,
E l'bebbe II rimanente è facile,
-Ci 4r. chi mandajfe a donare vno paio di Sproni ^
Cor, Signifìchcrebbe^che colui a cuifi mandati veniffe
ro/ojfe lento nelle buone opere, e che haueffe bifo
gno di foUecitudine e di pYejie%2^. E coft nel ue^
rò è, che alcuni fono tanto ueloci e precipitofi nel
le attìoni loro, che è troppo ; & altri cofi pegri^
che rade volt e fanno cofa,che riefca bene.Bifognc
rebbe adunque ^che hauejfero in memoria il mot
to di Tiberiojcon la Imprefa del Delfino,e deltan
corate che lo ponejfero in opra.
T>E 7 C LO n h 70
to comprendere a pieno il buon tiijggio di alcun
legno, perche il uento in vn tratto fi può can^ix-'
re ;e molte Molte amene,chele naut infino nel ppr
to affondano ;dinoterebbe ancora, che colui d me
capegli f*
come bora,
'
l'alta cagtottyche daprmcipio diede
'
^le cofe create ordine^e fiato.
Efenxa difiorrimento di altri efempi^non ueggia
monoi , con quanto bello ordine (juefia mirabile
'machina del mondo è fatta yC con quanto i cieli fi
mouono ì Ma chi mandajfe la ima^ine del
Sòle^
or. Il Sole ha tre proprietàda luce, il motore l calo-*
ré. Totrebbe adunque fignificareahey quanto
alia luce f colui j a cui fi mandajfe j fojfc huomo di
chiaro eraro intelletto. Quanto al motOyche foj]c
pronto eprefla a qualunque cofa. Eyquanto al ca
(ore , che fimilmcntc fojje caldo e [cruente nelle
fue attieni. Et apprejfj , perche il Sole t uelocifii
DISLOCO
Che Valma ignuda e fola
ConuctiiCharrma quel duhhìofo calle .
Mar. E chi niandjffc la imagine della Luna^
Cor, Ferrcbb^ ajìgnijicur.chc colui ya cui fi mandaffcy
(offe volubile,
oucro mutabile, come la Luna. Ol-
tre a ciòi fcr
ihe la Luna è il fecondo occhio del
ciclo.fi potrebbe anco intender yche quel talefojje
huomo raroyC di molta fìima .
bEi coloni, 7»
Con lei fofìlo , da che fi parte il Sole ,
S non ci uedeffe altri , che le ft elle
Sola una notte ; e mai non [offe l'alba :
E non ft trasformale in uerde Jelua
Terstfiirmidi braccia 3 cornei giorno ,
-: ti ì ^4 L G
^ercìoche cofi i Voeti, come gli Oratori/tferuQ^
PQ molte uolte ii argomenti probabili , quando
non pojjono tifar (\e' neri . Come era afjai pro-^
habile , che C efare doucfje rallegrarfi ueggendo
la teHa delfpio nimico ma infatti egli fé ne doU
:
QiùMm
,
DEICOLOB.L p
Ou udirai le difpcrategrida ,
D I .A L G V .
Fcslixnimiumprioratas
Contenta fideltbus aruis.
^Aggiunge etiandio il Sannazaro,
Tenjàndo a l'opre lor^nonfolo honorole
Con le parole ;ma con la memoria
chinato a terra , come fante, adorale*
Quel ualor ouè t antica gloria
, J*
K 4
D I \A L O G
Cor» eli Occhiali fen-T^a dubbio femono a coloro y che
hanno poca uiUa . Ma
pare , che hoggidì alcu-
ni fi tengano a riputatione di portargli infeno: e
tratto tratto fé gli cauano ,e fé
gli attaccano a
Mar. Chimandaffc?
Cor. Terchc ti fermi ì
Mar. Certo io ho fatte tante dimande , che non mene
refla quafi più alcuna. Tur dirò anco quefto.Chi
mandaffe a donare un coltello ì
fra il yerfo.
Mar. QjicUo è verifiimo.
Cor. .Aggiunge pofcia^che eglia quel conforto p rifue
glia dalfonno con quella prefle-^^a , che l'acqua
ammorT^ il fuoco. Et effondo in cotal modo rifue
gliatOyfi auedcua^che la noflra uita uolauayC mor
tOjche è l'huomoynon ritornai onde era conuene-
uole^cheper^faffehoggimaiiefi accomodajfe alla
partita. Il redo è facile.
Mar. M'hai in quefta jpofittone fodisfatto affiiJl Beni
ho nella cari'^^nefatta nàia morte affratello di-
fcriue lo fiato e la conditione del ben celefte gra-^
uementeeda Toeta eFilofofo Chrifiiano,in que^
fli uerfi.
lui non corre il dì uerfo la fera t
J<lj le notti fen uan contrai mattino :
luil cafo non può molto ne poco:
Di tema gelo rnaii di defir foc
eli animi nonrajfredda e non rifcalda,
1^ tormenta dolorane verfa inganno:
Ciafcuno in quello fcanno
Viue^e pafce di gioia pura e falda.
Che preparato gli ha la fua uirtute*
i iì
i
DIALOGO
Euafeguitando,
Ma per tornare al nojìro propofito,chi mandap
fé a donare vn Tito Liuief
Cor. Tito Liuio fu eccellentifiimo bifiorico ; efcrijfe
fatti de Romani dal principio^ che fu Roma edifi
cata.infino a fuoi tempijche fu nella età di^u-
gujìo ytanto felicemente Icìoe tene il principato di
MaeHà e di elocjuen':^ fra gì'hifi orici Latini , an
Cora che di eleganza e di leggiadre':^a dijìilogli
come.
Mufas mihi caufas memora.
E uenendo allanarratione.
Vrbs antiqua fuitjTyrij tenuere coloni
Carthago.
Ma chi può legger quel principio di Lucano?
Bella per Emathiosplusq, ciuilia campos
Jusq; datufceleri canimus ; populuq; potente
In fua ui^rici conuerfum uifcera dextra.
E peggiore etiandio è quello di Statio .
DI
Jl L O G
Magnanimu ^eacidt formtdataq; Tonante
,
Vrogeniem e animus,
leggiamo ancoraycome bene V^riofio mitan"
do F irgli io fen']^ pajfar al gonfio cofi diffe :
DEI COLORI So
Cor, alcuni dicono di nò. Ma ciò non torna a propofi
to.QuefliToeti furono difcritti molto gentilmen
te dal Bembo in quefla Stan-:^.
alludendo a quello^
Sanguinis , atq; anim<z prodige Galle tua •
Via con le penne de la fama impigre
licori dal Timauo al Tigre.
Tortar
Mar, E bellifìima anco lafeguente Stan-^^ynella quale
ejfo difcriue i noHri Toeti.
Ojtefìa fé Cino poi lodar feluaggia.
D'altra lingua Maejìroye d'altri uerfì,
E Dante yuccioche Bice honor netraggia.
Stili trouar di maggior lume ajperfi
Eiperche il mondo in riuerentia l'haggia
Si come htbb'eiydifi noui e diuerfi
Concenti il maggior Thofco addolcir l'aura 3
Chefcmpre s'udirà rifonar Laura,
Cor. Terche diffe il BemboyBiceje non Beatrice ^
Mar. Credo io^perche tale era il nome di colei . Ma
DIALOGO
ffji mandafte a donare i Sonetti del Serafino^
^pr, il Serafino^ e il Tehaldco furono a
vnofiejfo tem
pò. Il Serafino nonhebbe lettere di forte alcuna,
mafcrijfe^come glidettaua lalslatura. Il Tebal
deofu huomo di buone Ietterete fece di belli Epi-
grammi latini .'Q^uefli due^cbe nelle cofe volga-
rihaueuano empita la Italia del nome loro,per-
dettero la riputatione alla uenuta del \Sanna%a
Bembo del cjud Bembo fu amicifìimo ti
ro e del :
Ter
. ,
DEI COLORI, Si
Ter vnagraue doglia ,
che me nata nel fianco
Di [otto al lato manco.
Benché non tanto è da marauiglìarfiyche egli fa-
cejfe tjuefti hafìi uerft » quanto da jiupire di que-'
gli altri , ne' quali queftafuafi-ottola mutò.
Mai non uo più cantar , come iofoleua ,
Ch'altri non m'intendeuat ond'hebbifcorno:
E puojii in helfoggiorno vjjer molefto.
Mar. Tra i componimenti di quefto Toeta , dico di
quelli , ch'egli per buongiudicio rifiutòy uè ne ho
letti alcuni ycbe non fono degni delfuonome. Co^
me è quello , il cui fine dice,
Teròjonio cofi tutto pelato.
E quell'altro al Colonna :
f,tiltemho:
Tu prima ne mandafli
In quefio mar , e tu nefcorgi a porto,
Mcuni tafìimìgliarono a una ualle. Onde fi leg
gè in hac lachrimarum uaìle . Ilche diede occa-^
DIALOGO
Cor, Dinoterebbe più cofè;cioè che colui,a cuift man^
dajfe y fojj'e vn trìHoy e che meritajje fimil cofa ;
£ ne' Trionfi :
li Bembo :
\
DE I cotoni. 84
Cor* Che fen^a dubbio fofj'emdn agio huomo.
Mar, E chi mandaffe vna tefia di Lao conte ?
Cor. Tu non jlrbi ordina alcuno in queHe tue domadei
che ha a far testa di Laoconte con frumento: ne
con auenajó Loglio^
Mar. É ordine in ciò è a nonferhare ordine.
Cor* Laoconte fu quel Sacerdote , che diede della lan-*
eia nel fianco del cauallo.di legno; nel quale era^
no nafcofi i Greci , che prefero T roia. E, perche
egli ne fu punito j direi j che fignificajfc la teme^
rità .
Cefare.
Mar. E yfefo(fe tiranno, che fi guardajfe di non incor-
rer ndfine di Cefate.
Cor, ISlonfi-i Tiranno Cefare ; perche noti fece cofa aU
di af^rcj^^a.
Mar. Bora lajciamo hoggimai quefle dimande da par-
te. Et ejponmi yn poco quefio Epigramma di Tli^
ciceycome io odo due,Voéta antico. E poifaccia-
mo fine alno/irò ragionamento
Cu mea me genitrix grauido gcjìaret in aluo,
Quid pareretfertur confuluiffe Deos.
Mas efl,,Vhaih''ait,mirs fiamma Junor^', neutra:
Cumq;forcm natustHermafroditus eram.
inerenti letum,! uno ait,occidet armis'.
D I ,A L O Ó Ó
Mars cruce, vhceb^aqms,fors rata quaq; tuliii
^rbor ohumhrat aquìsiconfcendoy decidit enftSi
Qjtem tuleram cafuylabor ipfe fuper, &
Tes baftt ramis,fubijt caput amncj tuliq;
Fcemina^uir^neiitrumyfiuminàjtelaiCrucem.
Coté alcuni lo attribuì fcóno di Panorrrìitano . Ma è
molto ingeniofoyfta ài cui fi uoglia . £ il con-
cetto è que^o Qjiando mia madre di me
.
IL F 1 T^E.
TAFQlji
TAVOLA
COLORI.
DE'
87
A
Tro a cart.ìt Ferrugineo IJ Perfé
A Antrdcino aur.
jiquilo a tergo Glauco
G
IG. a tergo
Trefio
i^
ì ì.a terga
gnificanQ fr
A Bhftio
4I
T{«rcJj(|à
Cauli 39 Lauro 41 r
Chiodo fi ttrgo Ltutifi» 42 Ttnagli* 45
(ipoUa 0ttrg9 f^pro 4.1 Diuerfe altre quai?
fitronell* 4 ftrgo Libr» 42 tididonifenza
Qudogno M ttrgo tim 42 ordine di Al-
At fibeco.
47
r
Grìt
oi V L ^ tir*
Orlici $4.
F Horiuolo
Scacchiere
47
4.7
formica
Ktgno
$4. Flaut9
5 5 Ariete
"Penna tem^irata 47 Lingua d'animale 5 5 Candela. tf5
Cagnuolt 47 Gatta. S6 Suegliatoio
ermellino 4S Fenice 56 Campamlo tf5
Liocorno 43 CameUonte s6 Scirftia
Caualio 4S Gorgone di Medufa Girafa
tue 4S 56 Infaìatx
ugnelle 48 Gigante 58 Aquari» tfT
Mulo 4S Athtone 5S Barchette
yifino 4S Trometheo sS Colonna
Leone 48 Hidra S$Vafodal>ere <S7
Coniglio 4S Vrotte S S Scalda mani
Talpe 4S Voledro 5 9 S/>roiM
jtf^ide 5 X OrfacchittO «9 Valla daftnto
Bifcia 51 Gabbia 5 9 J{aMe co» /e ytlegon-
Serpente fZ Sella. Si fìe a9
Centauro 52 Mor^o
Satiro S 5 Chiaue 59 Cuccbiara 70
jfpplU( f^ Luftgnuolo 5 9 Scriminatoi» 70
MarftA 5 J Smergo do y«/e 7#]
Saturno 5 J Lugarino ^0 Lmm 7«
Cioue 5? Coc<i/« Éf3 VttrarcA ff
Mercuri» SJ Cappalunga 6'S Dante yt
Marte 53 Cappa [anta <J0 Cicerone S4
Ciunont 5 Z Storione do CirffW« S4
Ventre S 2 T«»Ci« 61 Botharge S5
TaUade 5 2 Anguilla
Vulcano 5J Cappari 6i C4rf« ^<( nauigaxe
(jiafone 53 Arcolaio 61 S<S
Camelo SJ Cappello <f2Cfr« ts^
Vtljìno S4. .Si/Wi 61
^ncprti 54. Corf^ dìcAuallo 6X
Bjempr* 54 r«/i?<«
R E G I S T R O.
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Tutti fono Qjiaderni
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