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23 º
º compaſsioneuoli accidenti,
giºche moſſe gia, molti anni ſo
º no, quel gran Pontefice Pao
lo terzo a preporla per degno ſoggetto del uerſo
latino del dottiſsimo Fracaſtoro; come che egli da
morte ſouragiunto , non ne poteſſe condurre a fine
piu che due libri. La onde hauendola ancora io la
paſſata eſtate ridotta, quali elle ſi ſiano, in queſte
ſtanze, ho uoluto mandandole fuori, indrizzarle a
V.S. Io ſo, che alle ſue rare e uirtuoſe qualità con
uerrebbe maggior dono: percioche, quantunque
ella ſia abondeuole di facultà, è molto piu dei be
ni e dei theſori dell'animo, in guiſa, che ha poſto
ſempre la religione e la carità per baſe e fondamen
to di tutte le ſue attioni, conoſcendo a che fine ſiano
agli huomini concedute le ricchezze dalla liberalità
di Dio. Onde caminando per quelle uie, che appar
tengono a buon Chriſtiano, illuſtrate la uoſtra no
bile famiglia con fregi di uirtuoſiſsime operationi,
con la benificenza giouando a molti, e con la bontà
dimoſtrando la uera regola di negotiare ſenza pie
gar punto da quello honeſto, fuor del quale non
uolſero i ſaui antichi, che l'utile haueſſe luogo. E
perche, come dice Platone, quali ſono i Prencipi
nelle Republiche,tali ſogliono eſſere i cittadini, pren
dendo nella uoſtra caſa priuata da uoi eſempio la uo
ſtra famiglia, eſſa caſa è uiuo eſemplare d'oggni uirtù.
Di qui lauoſtra Magnifica conſorte, Donna di gen
tile & eleuato ſpirito, tra molte ſue lodeuoliſſime
parti, ſi diletta non poco della lettione delle ſacre co
ſe: el Magnifico S. Marco, uoſtro nipote, per le uo
ſtre ueſtigie caminando, moſtra euidentisſimi ſegni
di douer riuſcire un'altro uoi. E adunque per que
ſte e per molte altre nobiliſſime e uirtuoſiſſime con
ditioni V.S. degna di maggior dono. Ma trouan
doſi in lei la humanità eguale alle altre ſue parti, mi
rendo certiſſimo, che ſcuſando il poco mio potere,
riguarderà al gran diſiderio, ch'è in me di hono
rarla. E le bacio la mano.
- Di V. S. Seru.
Lodouico Dolce
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il e ANT o queleaſtogiouanetto
Hebreo, - e se
“ ſua uita,
e Moſtrando in lui, quanto moſtrar poteo
Tel fauor di là sì celeſte aita, -
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Tunque
P R I M O.
Dunque temendo le Angelmaladetto
La ruina d'e Abiſſo, e'l proprio male,
Hauta ſopra giacob graue ſospetto;
Che di giuſtitia a lui non era eguale.
TNe alcun, che con piumondo e puro affetto
cAd ogni uan deſio troncaſſe l'ale,
cA Dio peſe e gran uittime ſacrando,
E le ſue leggi a pien tutte oſſeruando.
-
Paſceano
P R I M O. .! 5
Paſceano un giorno i ſuoi fratella l'ombra
Il bianco gregge in una ſelua antica -
e Alhor, che'lsold'eſtremo caldo ingombra º
La uale, il monte, e la campagna aprica. .
AMentre a quelli lcalor nociuo ſgombra
Spirando intorno, una freſcaura amica,
Giuſeppe stando in piè, lor gliocchi uoſe,
E poi la lingua in tai parole ſciolſe.
i
L I B R O,
I lSerpe, c'hauea gia ſparſo ilueleno
2Nelcorde i frati, conacuto dente
Strinſe di tutti a le parole il ſeno, -
Laſciano di Sichemlombroſeuali, º
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Va, gli diſſe, figliuol, douemandai i
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Ituoi fratei, ne le tampagne amene -
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Tel felice Sichem, e intenderai
la cagion, che cotanto iui gli tiene.
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&t a me con la nuoua tornerai, . - - -
- . . . º º se
Sel gregge è ſaluo, veſſtanno bene:
Che contra l'uſo una tardanza tale
«24 conſtringe a temer di qualche male.
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- P ( R I M . O.: I O
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Par che nel ſommo un giouenetto ſcerna : .
(eAnzi pur uede) di bellezza tale,
Che non lo giudicò coſa mortale. ,
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Ch'oltre,
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P R I M o.
0 h’oltre, che ſerberem le noſtre mani
e Monde di colpa d'homicidio indegno,
Trarremo utile ancora: eſſi lontani,
- Se n'anderanno in qualſiuoglia Regno,
Ouer d'8gitto nei fecondi piani,
O in Libia, o doue facciano diſegno:
8 condurrangiuſeppe a miglior Stella,
In guiſa tal, che non s'udrànouela.
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4
P R I M o. 15
Haueano i comprator piena la mente si
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N on è da dimandar, ſe foſſegrato a
L'aſpetto di Giuſeppe al Capitano. . . .
Lo raccolſe, e moltoro annouerato - -
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L I B R -O
6 tenti ancor con la medeſima face
Di ſcaldar di Giuſeppe il freddopetto:
E, ſe l'eſca non ſia tanto efficace,
Che ſi poſſa appigliarnel glouenetto,
cduampi pur in lei calda e uiuace,
& lei conduca ad ogni strano effetto:
Ch'egli pera di far opra ſi fera,
Ch'apporterà algarzon l'ultima ſera.
L'empio
S E C O N D O. 2O
- - I 0ſ;
S E C O N D O, 21
C oſi dicendo, impaciente chiama
Vna de le ſue ſcrue, e le commette,
Che dica al giouenetto, che tant'ama,
Ch'incontamente a lei uenir s'affrette.
Ei, che ſcruira'ſuoi Signoribrama;
2Ne coſa è, che cotanto li dilette,
Saldo in ſua caſtità, come colonna,
2Ne uaa trouar l'innamorata Donna.
e - AMa il
S E C O N D o. 2.2
Io ſono
E C O N D.O..
S 24
I o ſono un de'Timoni de l'Inferno;
8 ben farò, che tu'l conoſca a proua.
Così dicendo, il mal ſeme d'e Auerno
Vibra in Giuſeppe, e di ferirlo proua.
AMa l' Angelo, c'hauea d lui gouerno,
Si forte e audace in ſua difeſa troua,
Che diſperato al fin da lui ſi tolſe;
elſuopoter contra la Donna uolſi.
S E C O N D O. 25
I mmantinente è, chi la nuoua porta
cA Putifaro; ilgualdando credenza
cA la falſa calunnia, non comporta,
Chelgiouen ſi conduca a ſua preſenza:
Ne, come a far piu d'unne lo conforta,
Sia data ſopra lui mortal ſentenza:
Mapreſo l'innocente, il fece porre
Per ſupplicio nel fondo d'una Torre.
guſti
S E C O N D O.
Queſti d'india piu di daquel, ch'entraro
7Ne la prigion tra quelle afflitte genti,
Due Sogni in una notte ſi ſognaro
cAle lor qualità conuenienti.
Onde, poi che col giorno ſi deſtaro,
Stauan piu, che ſolcan, meſtie dolenti.
Ter queſto dal garzonfur dimandati
De la cagion, chegli tenta turbati.
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- - -- - Pot, che'l
S E C o N D o. 27
Poi, che'l ſauiogarzon ſe manifeſta -
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l
c Apena gliocchi io uolſi, che repente
cAltre ſette ne uidi in ſala riua,
Ciaſcuna coſi magra e macilente,
Ch'a fatica la pelle le copriua.
gueſte ſi miſer dietro immantenente
TBenche quella magrezza l'impedua,
e Aleprimiere, ch'erangraſſe e belle,
Tanto, che pur al fingiunſero quelle.
g1 vs EP.
s 2 L. I B R. O
giunſero; e ſpinte dal'ingorda fame,
Fecero coſa non piu uſta, oraro;
Che, come Orſo, o Leon, ch'empio ſi sfame,
Le ſipoſer neluentre, e diuoraro.
Ne per queſto ſatiar le ingorde brame;
?Nepunto di uigore eſemoſtraro:
cAnzi ſi fiacche l'occhio mio le uede,
Che ſipoteano malregger in piede.
“Perche
- S E C O N D O.
P erche haureſti da me ſi larghi doni,
Ch'a te non fora nel mio Regno eguale.
Eranpreſſo del Re molti Baroni,
Ch'aſpettan di ueder, ſe tanto uale
Ilgiouene; e, ſequel, che non fur buoni
D'intender per diſcorſo naturale
Tanti ſaggi del mondo, egli ſapea;
Ch'era ineſperto, e ſipochi anni hauea.
Qualdelprudente Hebreofoſ
ſe il conſiglio;
E fra gli altri que' Saui mal
COVlté Viti -
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2Ne lo conobber gia , ma conoſciuti . . . .
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Foſſero; e, ſe uenian molto diſcoſto. e
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L I B R O
G iuſeppe dimandò, s'altri fratelli ,
Faueſſerne la lorpatria natia.
Che un'altro ue ne hauean, riſpoſer quelli,
Ch'era fanciullo, e d’indi non uſcia. -
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T E R z o.
T ſe Ruben, un de'fratelli: io giuro
“Padrepel ſommo Dio de'padri noſtri;
Che fa Beniamin con noi ſicuro,
8 tornerolo innanzi agli occhi uoſtri.
Se a queſto manco, a me non ſarà duro;
Che ſenza, che pietà mi ſi dimoſtri,
Occidiate i miei due cari figliuoli;
Che mi ſon, qual ſapete, unichi e ſoli.
Or, poi,
T E R z o.
o r, poi, ch'allegro fine hebbe ilconuito,
giuſeppe comando, che di frumento
Sta fino al ſommo ogni lor ſacco empito,
E ripoſto nel'orlo il preſo argento.
Indi hauendo propoſto altro partito,
TDrizzando al padre il ſuo primiero intento,
Fe nel ſacco del picciol Beniamino
2Naſconderla ſua Coppa d'oro fino.
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-.
. . Non pote
T E R z o. 4 3 --
7N on potè piu tener giuſeppe a freno
Le lagrime, e piangendo gridò forte.
Giuſeppe io ſon d'ogni contento pieno,
Touegia mi cercaſte porre a morte.
Parue, ch'ogn'un dilorueniſſe meno
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Per la paura; e ſi ſmarriro forte.
e Ma diſſe lor Giuſeppe; non temete,
“Poſcia, che in tale stato mi uedete.
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