Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Debussy
Impressionismo e simbolismo
PREFAZIONE
DI VLADIMIR JANKÉLÉVITCH
discanto edizioni
Sezione editoriale della Casalini libri
Fiesole (Firenze)
STEFAN JAROCINSKI
Debussy
Impressionismo e simbolismo
PREFAZIONE
DI VLADIMIR JANKÉLÉVITCH
discanto edizioni
Titolo originale dell’opera
Debussy. Impressionnisme et symbolisme
Versione italiana di
MARIA GRAZIA D’ALESSANDRO
Vladimir Jankélévitch
Debussy
Impressionismo e simbolismo
Introduzione
lario delle linee, dei colori, dei volumi o dei suoni non l’aspetto
esteriore e realista delle cose, ma le impressioni che esse ri
svegliano nella nostra sensibilità. Vuol dire raccogliere il loro
linguaggio più segreto, le loro confidenze più intime, vuol dire
captare le loro irradiazioni, ascoltare le loro voci interiori. Poi
ché le cose vedono, le cose parlano, le cose hanno un’anima.
L’impressionismo è il modo d’espressione che può vantarsi di
servire meglio questa verità, poiché arriva a coglierla al di là
delle apparenze. [...] Tristano era già una forma anticipata del
l’impressionismo del cuore, che trattava l’amore come un pae
saggio incantato di cui descriveva con compiacimento le sfu*
mature più sottili e, se cosi si può dire, le illuminazioni più
misteriose » ffl. Affrontando opere concrete, Vuillermoz descri
veva, per esempio, la seconda serie delle Images per piano
forte (Cloches à travers les feuilles. Et la lune descend sur le
tempie qui jut e Poissons d'or): « Questi titoli che propon
gono alla nostra immaginazione argomenti precisi si applicano,
in realtà, a studi tecnici molti approfonditi, corrispondenti ai
procedimenti “ divisionisti ” dei pittori. Debussy intraprende
qui una dimostrazione quasi scientifica della struttura im
pressionista, soprattutto nel suo primo quadro. [...] Quello
che il musicista vuole captare è il cammino nell’aria delle onde
sonore, che si incontrano dispiegando i loro ventagli, si scon
trano, si fondono, diventano iridescenti attraverso i loro con
tatti, e vaporizzano poesia e sogno. Le campane delle catte
drali vibratili di Claude Monet debbono avere la loro parte
in questa orchestrazione fremente di cui la sordina del foglia
me decompóne e dissemina le sfumature più fini. Ed è utiliz
zando abilmente la gamma per toni che Debussy è riuscito
a realizzare quest’analisi spettrale del suono, che è quasi una
esperienza di laboratorio e che rimane, da un capo all’altro,
uno stupefacente incantesimo musicale » 29.
Ci si potrebbe semplicemente domandare in che misura sia
giustificata questa spegazione che si fonda su una tradizione
cosi lunga e su un numero cosi grande di studi importanti, e
in che misura corrisponda a verità. Prima di rispondere a
questa domanda, dobbiamo fermarci su un problema che è im
possibile evitare, quando si vogliano verificare le opinioni
profondamente scolpite nella coscienza sociale.
NOTE ^5
1 Rapporto del segretario a vita dell’Accademia di Belle Arti del 1887,
in « Les arts fran^ais », n. 16, 1918, p. 92.
2 Émile vuillermoz, L’oeuvre symphonique de Debussy, in « Musica-
album », Paris s.d.
3 Citazione tratta da F. ambrière, La vie romaine de Claude Debussy,
in « La revue musicale », n. 142, gennaio 1934, p. 24.
4 Émile vuillermoz, L'aeuvre symphonique, cit.
5 Citazione tratta da léon vallas, Claude Debussy, Paris 1938, pp.
I75-V7-
6 Fra l’altro, La correlation des sons et des couleurs en art (1897) e
L*orchestration des couleurs (1903).
7 LEON VALLAS, Op. dt., pp. 213-2I4.
8 Lettera ad A. Vallette, Tahiti, luglio 1896, in « Mercure de France »,
n. 999-1.000, dicembre 1946, pp. 220-222.
9 camille mauclair, La peinture musicienne et la fusion des arts,
in « Revue bleue », 6 settembre 1902.
10 Lettera ad A. Serieyx, in: léon vallas, op. cit., p. 211.
11 Émile vuillermoz, Claude Debussy, Genève 1957, p. 94.
12 Vincent d’indy, Cours de composition musicale, Paris 1933, voi.
in. Aggiungiamo, in proposito, che i rapporti di Debussy e di d’Indy,
improntati in apparenza ad un rispetto reciproco, nascondevano una pro
fonda antipatia, dovuta alle loro idee estetiche completamente opposte.
Non sono i resoconti « cortesi » di Debussy a svelarci le sue opinioni su
d’Indy, ma le testimonianze di R. Peter, C. Koechlin ed É. Vuillermoz.
13 rené lenormand, Étude sur Tharmonie moderne, in « Monde mu
sical », xxiv (1913), Paris.
14 Claude Debussy, Du go&t, in « Revue musicale s.i.m. », febbraio
1913.
15 Richard hamann, Der Impressionismus in Leben und Kunst, Koln
1907, p. 64.
16 Werner weisbach, Impressionismus. Ein Problem der Molerei in
der Antike und Neuzeit, Berlin 1910-1911, 2 voli.
17 E. koehler, E. und J. de Goncourt, die Begriinder des Impressio
nismus, Leipzig 1911.
18 g. loesch, Die impressionistische Syntax der Goncourt, Erlangen
1919.
19 Oswald spengler, Il Tramonto delVOccidente, tr. it. Longanesi,
Milano 1957.
20 Ernst kurth, Romanesche Harmonik und ihre Krise in Wagners
« Tristan », Bern-Leipzig 1920.
21 Ivi, p. 351.
22 c.-F. caillard e j. de bérys, Le cas Debussy, Paris 1910, pp. 84-87.
23 L. fabian, Claude Debussy und sein Werk, Miinchen 1923, p. 26.
24 w. harburger, Form und Ausdrucksmittel in der Musik, Stuttgart
1926, p. 127.
26 CAPITOLO SECONDO
Tentativo di definizione
Considerazioni genetiche
Il clima dell'epoca
Gli ultimi quindici anni del xix secolo e i primi anni del xx,
il periodo che Debussy visse più intensamente, poiché era legato
al movimento ideologico ed artistico del momento, avrebbero
avuto un’importanza capitale per le sorti della cultura e del
l’arte europee. In questo periodo cominciò una delle più grandi
crisi culturali della storia, causata dal grande balzo in avanti
della scienza e della tecnica, che lo sviluppo della coscienza
collettiva non riusciva a seguire. Si produceva una profonda
separazione fra quello che la scienza e la tecnica avevano da
offrire e quello che la collettività umana poteva adottare ed
assimilare alle idee, alle abitudini ed alle istituzioni ancora
tradizionali.
Abbiamo detto precedentemente (nel paragrafo Considera
zioni genetiche) che questa crisi, che toccava ugualmente la
stessa scienza ed i suoi principi metodologici, aveva provocato
una potente ondata di correnti irrazionali.
Nell’arte, queste tendenze non dovevano trionfare immedia
tamente. I nomi di Darwin, di Pasteur, di Edison, di Helm
holtz godevano sempre di grande prestigio. Certo, erano
passati molti anni dal momento in cui Flaubert aveva detto
che la grande arte doveva essere scientifica e impersonale, ma
Zola continuò fino al 1843 Les Rougon-Macquart, in cui si
ispirava ai metodi delle scienze sperimentali, e Seurat sosten
ne il suo « divisionismo » pittorico con teorie scientifiche.
La critica vedeva tutto questo senza ostilità, visto che uno
dei suoi giovani e brillanti rappresentanti, Felix Fénéon, an
nunciava in « La vogue » la fine dell’impressionismo « scien
DEBUSSY E IL SIMBOLISMO 75
Il wagnerismo
e la musica francese alla fine del XIX secolo
L'ambiente di Debussy
A parte gli ultimi tredici anni della sua vita, di una stabilità
relativa, tutta l’esistenza di Debussy fu permeata di incertezza,
90 CAPITOLO QUARTO
La musica di Debussy
Allegretto ,
flM/fo p
p ji ji ji M-frW
po.ee noa.cha.lu.te Oò fa.enr.pri.ee le plal.elr.
tpi.rif lottino» —nitrtfrtt.
_
£
r
DEBUSSY E IL SIMBOLISMO 145
della seconda scena del terzo atto (p. 187 della partitura), in
cui i registri gravi rendono l’atmosfera lugubre dei sotteranei
del castello. In simili casi, accade che il compositore si serva
di invenzioni sonoriali, come nell’interludio che separa le
scene due e tre del secondo atto (p. 131 della partitura),
dove gli strumenti ad arco ed i timpani imitano il rumore
delle ali di un volo di grandi uccelli:
DEBUSSY E IL SIMBOLISMO 153
S*b*J
che deve essere II crollo della casa Usher, chedo che avrò ben
servito la musica ».
Nel 1911, egli si lamenta con un amico: «Non riesco a
finire i due piccoli drammi di Poel96, tutto di essi mi
sembra fastidioso come un sotterraneo, Per una battuta quasi
libera, ce ne sono venti che soffocano sotto il peso di una
sola tradizione di cui, malgrado i miei sforzi, riconosco Fin-
flusso ipocrita e vile. Noti che poco importa che questa tra
dizione mi appartenga... è deludente lo stesso, poiché é un
ritrovarsi sotto maschere diverse » 197. Infine, nel 1916, dice
con amarezza: « Bisogna approfittare dei momenti belli per
compensare le ore brutte. Stavo per mettere a punto - o
qualcosa di simile - Il crollo della casa Usher, la malattia
ha spento con un soffio la mia speranza »198.
Queste citazioni, la prima soprattutto, danno un’idea del
l’intensità delle esperienze del compositore e del suo bisogno
costante di rinnovamento. Un anno e mezzo appena dopo
avere terminato Pelléas, scriveva: « Quanto alle persone che
mi fanno la cortesia di sperare che non potrò mai venir fuori
da Pelléas, esse si tappano accuratamente gli occhi. Non sanno
dunque affatto che, se dovesse succedere, mi metterei imme
diatamente a coltivare l’ananas in camera, considerando che
la cosa più spiacevole è proprio “ ricominciarsi ” » ,99. Quello
che fa dell’opera di Debussy un fenomeno del tutto eccezionale
nella storia della musica, quello che affascina i creatori del
nostro tempo, è proprio la sua apertura, il suo disprezzo
della formula, il suo rifiuto della rigidezza e di ogni automa
tismo delle proprie reazioni affettive ed intellettuali.
Al fine di non rompere il legame della tradizione e di
conservare il contatto con i suoi ascoltatori, Debussy si sforza
di rimanere nei limiti della tonalità e dell’armonia funzionale,
ma li allarga all’estremo, ed attraverso il suono puro, libero
da qualsiasi funzione rappresentativa, apre la via al nuovo
pensiero musicale. Notiamo nella sua opera la progressiva
invasione delle seconde, che sono, in fondo, la negazione del
l’armonia. Dopo essere servite dapprima a far risaltare il
colore del tessuto armonico, a partire da Le jet d’eau, esse
assumono sempre più spesso il ruolo di elemento integratore
di masse sonore (Jardins sous la pluie, Jeux de vagues, di
DEBUSSY E IL SIMBOLISMO l8l