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Poesia nell’aria

Le voci dei poeti si trovano nell’archivio sonoro Poetry Sound Library


creato nel 2018 da Giovanna Iorio: https://poetrysoundlibrary.weebly.com/
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I Voice Portraits si possono ascoltare qui: https://voiceportraits.weebly.com/


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Poesia nell’aria

Prima o poi,
poi o prima
le parole dette, le parole scritte,
presto o tardi tutte le parole
sono destinate a sparire, spariscono
le parole sulla carta, le parole sulle pietre,
le parole sui rami spariranno tutte.
Se queste parole e non parole sono scritte su materie
che presto si decompongono,
che durano poco più di un attimo
o poco più di un millennio
che cosa esse sono?

Emilio Villa
Poesia nell’aria – installazione sonora e visiva, a cura di Giovanna Iorio e Beppe Sebaste
Stanza – Ci Sono Cieli dappertutto, Narni;
nell’ambito di Narnia Festival (direzione artistica Cristiana Pegoraro), Luglio 2020

Dialogue Exhibition of Voice Portraits in the Woods, a cura di Giovanna Iorio


Hertford, London, 21 Dicembre 2020

Velvet, a cura di Giovanna Iorio


Gallery No.32 | Free art space in SE, London, 29 Gennaio – 27 Febbraio 2021

Foto pagina 4: Rossella Restante, Beppe Sebaste-Om, Roma 2012, pennarello su carta, 50 x 70 cm
Foto pagina 8: Luca Succhiarelli in un momento di Poesia nell’aria nella Stanza

All’allestimento della mostra e delle performance hanno contribuito


Noemi Longo, Roberto Salomoni e Lucio Lazzaruolo

Edito dalla associazione culturale Stanza – Ci Sono cieli dappertutto (Narni)


www.stanza.cloud | stanza@stanza.cloud

Grafica di Silvia Stucky

Stampa Arti Grafiche Celori, marzo 2021

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Poesia nell’aria

Nella primavera del 2010 una nuvola di fumo e cenere, sollevata dall’eruzione del
vulcano islandese Eyjafjöll, oscurò per giorni il cielo d’Europa bloccando il traffico
aereo. La cosa più interessante, forse divertente, fu assistere all’ennesima conferma di
una verità che i poeti ribadiscono da sempre: l’importanza di cose “trascurabili” come
le nuvole, il fumo, la cenere, la poesia. L’aria. Mi venne in mente la prima volta in una
conversazione con l’amico poeta Carlo Bordini, in occasione dell’uscita della sua
raccolta trentennale di poesie, che egli volle intitolare I costruttori di vulcani. Se
confrontiamo poi con le forme e i colori così netti e densi, rosso fuoco su nero, diffusi
dai filmati che documentavano la ripresa delle eruzioni dell’Etna, con il ritratto (ivi.,
p.48) della voce di Giuseppe Ungaretti che declama poesie, sembrano addirittura
uguali. Ho ripensato a tutto questo durante la preparazione di questo libro, Poesia
nell’aria, che documenta l’installazione sonora e visiva a cura di Giovanna Iorio e del
sottoscritto, presentata al Narnia Festival (Narni, luglio-agosto 2020) nello spazio della
Stanza-Ci Sono Cieli dappertutto.
Questa performance ha già una storia, e un divenire ancora più vasto e
imprevedibile. All’inizio Giovanna, artista e poetessa che insegna letteratura italiana
a Londra, ha realizzato una “mappa sonora mondiale della poesia” che in realtà è un
archivio: Poetry Sound Library. L’elenco dei poeti è già molto fitto, e dal sito della
Library è possibile ascoltare poesie dalla voce degli autori stessi – da Eliot a Montale,
da Dylan Thomas a Ginsberg, da Pasolini a Ungaretti, da Carlo Bordini a Amelia
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Rosselli, fino ai più giovani poeti italiani, irlandesi, ecc. Affascinata dall’epifania
delle voci dei poeti, Giovanna Iorio ha provato a “fermarle” visivamente. Sono nati
così i Voice Portraits, ritratti di voci frutto dell’incontro simbiotico tra sonorità e colori
(e forme). Anche queste sinestesie hanno un vissuto, e da un certo momento in poi
si confondono con la storia stessa della poesia da Baudelaire e Rimbaud in poi. Se
alcuni artisti contemporanei hanno ritratto le onde sonore delle persone, la loro
impronta vocale (come Rosella Restante, che ridisegna su un foglio le onde sonore
delle corde vocali di Beppe Sebaste mentre intona l’OM), per Giovanna Iorio si tratta
di lasciar sorgere gli spettrogrammi della voce.
Semplice, no? Nonostante ne abbiamo parlato insieme tante volte, non credo di essere
l’unico a immaginare Giovanna col cappello da strega intenta a mescolare un pentolone
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che esala voci e colori che si mischiano tra loro, frammenti di poesie che si ricompongono
in un brusio visivo e sonoro, come i diversi odori di una cucina si mettono insieme per
emanare un aroma finale, squisito e indefinibile. Ecco quindi come Giovanna ha risposto
in un’intervista londinese e in una conversazione romana:
Che cos’è un Voice Portrait?
Un “voice portrait” è il ritratto di una voce.
Come si fa a ritrarre una voce?
Partendo da una traccia sonora di pochi minuti realizzo uno spettrogramma.
Cosa è uno spettrogramma?
È l’impronta digitale di una voce. È un grafico che fa visualizzare la voce.
Ma come decidono i colori di manifestarsi, come si controlla il loro flusso, e come
(eventualmente) lo si ferma?
I colori sono il risultato di un complicato algoritmo che studia toni e sfumature.
Poi ci sono anche scelte estetiche e rielaborazioni. Per fare un esempio: ogni voce
entra in una specie di camera oscura in cui immergo i suoni. Il risultato è ogni volta
spettacolare. I colori di uno spettrogramma fanno emergere tonalità calde o fredde.
Quando trasformo un suono nel suo spettrogramma, continuo ad ascoltare il suono
della voce, simile a un fiume che scorre.
Comunque sia, conclude Giovanna, “fare i ritratti alle voci mi fa stare bene. È
come se l’anima di una persona si materializzasse davanti ai miei occhi. Vorrei
ritrarre tutti i poeti del passato che amo, per vedere la forma e i colori della loro
voce”.
I colori cambiano di continuo, anche ai silenzi e alle pause corrispondono
determinati colori o sfumature. Si può scegliere di interrompere il flusso che dal
colore va al suono, e dal suono torna (ma non è mai un ritorno) alla parola scritta.
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Senza dimenticare, come ci ricorda Manlio Brusatin nel suo libro Colore senza nome,
i colori che ancora non conosciamo: i colori sono oggettivamente e soggettivamente
infiniti come i numeri, e ci sono possibilmente anche colori mai visti e
impronunciabili.
Poesia nell’aria non ha solo una storia, ma anche una geografia.
Durante l’estate del 2020, in gioiosa sincronicità, si sono ascoltate poesie
“nell’aria” in diversi luoghi e paesaggi visivi e sonori – in Francia, in Italia, in
Inghilterra. Voci emanate magari (grazie al QRCode) da piccoli cubi trasparenti e
colorati disseminati lungo i vicoli medievali di Narni, o tra gli alberi, le statue e le
fontane di Villa Borghese a Roma, si sono mischiate in un unico brusio colorato nella
Stanza, e così a Sète, città marittima nella Francia del Sud, durante il Festival di
poesia Méditerranée en Méditerranée. Come ha scritto la poetessa Marilyne
Bertoncini, “da tempo le voci dei poeti volano, attraversano lo spazio, visitano i cieli,
s’incontrano e si moltiplicano, dalla Stanza di Narni al parco e alla piazza centrale
di Sète e viceversa. I poeti leggevano le loro opere, ma anche gli alberi sussurravano
versi all’orecchio dei passanti giorno e notte”.
Poesie da ascoltare con gli occhi, la mostra Voice Portraits è una galleria di voci
umane. Gli spettrogrammi trasformano la voce in un’impronta unica e irripetibile. Se
fossero volti, sarebbero forse spettrali come la Sindone, sfigurati e bellissimi, disfatti,
ectoplasmi colorati, contemporaneamente astratti e molto concreti. Se tecnicamente si
tratta di tracciati tridimensionali ottenuti mediante la scomposizione di un segnale
acustico complesso nelle sue svariate componenti semplici, filosoficamente si tratta di
opere che gettano una specie di ponte, di pacificazione, tra due opposte tradizioni
metafisiche: da una parte i sostenitori della voce, della phonè, quindi del mito della
presenza e dell’idea che precede ogni segno; dall’altra i fautori della priorità del
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Hertford, London 7
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gramma, del materialismo della scrittura che è in sé assenza testamentaria e
ineliminabile, e precede ogni idealismo della presenza a sé della voce.
Poesia nell’aria significa che, come la musica, la poesia prende vita a contatto
dell’aria, fuori dal testo. E forse è vero che, come diceva il filosofo Jacques Derrida,
non c’è nulla fuori dal testo, non c’è un fuori testo (il n’y a pas de hors texte), e quindi
anche l’aria e il cielo sono parte di un’unica testualità, poesia, scrittura, e tutto ciò
che diciamo e pensiamo è già apparso su basi materiali in una scrittura illeggibile,
forse necessariamente illeggibile, essendo indirizzata a Qualcosa di più alto del nostro
modo di comprendere.
Ma non voglio rischiare di appesantire il lavoro leggiadro di Giovanna Iorio, che ha
trovato almeno provvisoriamente la quadratura del cerchio. La sua operazione
alchemica ci offre una trascendenza immanente, o una materialità trascendentale; una
corrispondenza di suoni e colori, poesia e corpo.
Queste immagini e sonorità sono anche testimonianza estetica di un perdurante
anelito delle anime alla riunificazione con quell’Uno identificato nel Divino, sive
natura. In tempi in cui il respiro e la sua mancanza domina i destini e le paure degli
umani, poesia nell’aria è un S.O.S – Save Our Souls, che non cessa di trapelare. C’è
in esse – la poesia, l’aria, la voce – l’appello a un fare che non serve a nulla, e che
anche per questo è così necessario. Una tensione all’uno che è tutt’altro che riduzione
dell’alterità: non sopprime la pluralità della bellezza, non nega, anzi afferma e
sostiene, l’illuminante e inesauribile bellezza delle sinestesie, capaci di aprirci a
ogni sfumatura dell’alterità e a trasformare le contraddizioni in evidenze. E per un
lungo momento è stata la Stanza–Ci Sono Cieli dappertutto il vulcano in eruzione che
in forma di nuvole di voci e colori ha fatto risuonare il cielo di un anelito di parole
e colori.
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Ha scritto Giovanna di recente:
“La Stanza è un luogo magico, tutto ciò che vi entra risplende. C’è davvero un po’
di cielo, e ringrazio di avermi aperto le porte di questo spazio sospeso tra aria e terra,
perché anche i Voice Portraits vivono sospesi tra suono e materia.
“Prima o poi le parole spariranno. Hai scelto con cura questi versi di Emilio Villa
e li hai fatti riecheggiare nella Stanza accanto ai ritratti. All’improvviso tutto mi è
parso più lieve nella composizione che hai offerto, anche l’ombra del dissolvimento.
E mentre l’eco delle voci si perde nella splendida valle, sulle pareti della Stanza i
colori sono più vivi. Si nutrono della luce che la Stanza-Ci Sono Cieli dappertutto sa
offrire”.

P. S. Mentre correggiamo le bozze di questo tentativo di fare il punto (o meglio la


linea) dei ritratti vocali, le poesie si sono librate anche nell’aria di Hertford, in un
bosco poco fuori Londra, dove il rumore delle foglie mosse dal vento è all’unisono con
l’ondeggiare degli spettrogrammi appesi agli alberi. Le sinestesie continuano: a partire
dal 29 gennaio 2021 ha inizio il progetto Velvet, Toccare la voce, dove l’aria divenuta
brezza e vento mostrerà nuovi strati di paradiso alle anime di voci e di colori.

Beppe Sebaste
(luglio 2020 – gennaio 2021)

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Beppe Sebaste 11
12 Marilyne Bertoncini
Marilyne Bertoncini

Infinis-Terrae

Les plis des dunes en éventail déploient le Sahara


de mon enfance
battu de vents et de nuages au bout du monde quelque part entre
les plages de Wissant et
le port de Dunkerque

Le sable de la dune voile ma carte d’amnésie


et mes pas d’aujourd’hui s’enchaînent à ceux d’autrefois
la carte parfois affleure avec sa chaleur africaine et ses cris de fennecs
brouillant l’image des grues
dressées au loin sur la jetée

les cabines de plage sous la pluie de septembre


et le sable mouillé des dunes où l’on se perd très loin
très loin parfois

au Bout du Monde

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Pat Boran

A Man Is Only As Good...

A man is only as good


as what he says to a dog
when he has to get up out of bed
in the middle of a wintry night
because some damned dog has been barking;

and he goes and opens the door


in his vest and boxer shorts
and there on the pock-marked wasteground
called a playing field out front
he finds the mutt with one paw

raised in expectation
and an expression that says Thank God
for a minute there I thought
there was no one awake but me
in this goddamned town.

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Pat Boran 15
16 Joe Cottonwood
Joe Cottonwood

Redwood Prayer

Grant me deep roots.


Solid branches.
Let the fires pass me by.
Let generations of squirrels and blue jays
hop on my limbs.
Let me breathe fog, chew sunlight
and look down
over centuries.
“Redwood Prayer”

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Sergio Zuccaro

Tre nodi

L’universo è vuoto che si annoda


sono nodi i pianeti i buchi neri e gli astri
è nodo il ghiaccio delle comete e il sole che arde
è nodo la terra
nodo è il vento e la polvere
il quasar e il protone
lo sterco e la rosa
il felice e l’infelice
è nodo il vortice
la nuvola e la ferita
il filo d’erba e la retta
il becco e la geometria
è nodo il santo e il carnefice
e di tutto questo è nodo l’artefice

Anche se non ho niente da ricordare


faccio un nodo al fazzoletto
quando me ne ricordo lo sciolgo e
ne faccio un altro
così ho sempre il fazzoletto annodato e
qualcosa da ricordare

Se non esistessero i nodi


non sapremmo della velocità

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20 Carlo Bordini
Carlo Bordini

Polvere

Sarò sempre un po’ meno di quello che sono,


e anzi, molto meno. Polvere. Ho perso molto.
Ciò che si perde è irrecuperabile, e se lo si recupera esso
è ormai disperso, non rientra più nell'ordine prestabilito
delle cose. Sono contento
se di me non rimane che un lieve
involucro. Ho perso
molto. In questa levità,
ciò che più importa è l’assenza di acuti,
che tutto sia tondo e raccolto. Basta
questo. Tutto ciò che è devastato può divenire rotondo,
ancora rotondo. Come un vaso. È ancora possibile.
La polvere può essere recuperata. La polvere era una volta
detriti. Ora la polvere non è detriti,
è lenta friabile. La polvere
è un po’ meno, ma può essere
tenuta insieme. Le ferite
possono diventare polvere, raccolta
e conchiusa. Sono contento

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Carlo Bordini

di non capire le cose. La loro


ragione. Vi sono cose che ignoro, e sono
contento. Appaiono come misteri,
tranquille. Ad esempio,
la ragazza che incontro sempre, mi ama
o no? Non lo so. Sono contento
di non saperlo. Sono contento di non sapere
se l’amo, o meglio, so che non l’amo, che potrei
amarla; sono contento
di non sapere se avrei potuto amarla. Questo mistero
mi rassicura più del suo amore.
È bello non sapere. Non sapere, ad esempio,
quanto vivrò,
o quanto vivrà la terra.
Questa sospensione
sostituisce l’eternità.

[continua]

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Niki de Saint Phalle

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24 Paul Casey
Paul Casey

Blue Roses
B for Rosie

And then there are uncertain nights


when she blushes a sudden lavender
as I first remember, or darkens to a violet sleep.
Sometimes, she shimmers from the tranquil deep
of a burgundy world, dreaming and I
witness her water to a pale coral dawn

I’ve seen her shine as light as pear


tethered still and clear by the anchors
of warm mid-morning daydreams,
turn sepal green as if petal less
or glow amber as the fallen leaves
from a bouquet of autumn operas.
And on each blue moon, without fail
fold into the calm of origami white.

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Paul Casey

Usually my rose is a full flaming-red


cardinal weekend in a time made
only of roses. Is a wild flowering
rambler, a climber, a rosebush of scarlet
matadors, urging the shy and tormented
to dance in the showers of abundant daily joy.

If on certain days I could breathe


for her, roses of only breath,
they would each live as blessed
as a momentary labour of thorn-less blood
a singly purposed mist of quartz,
two thousand tender dozens per day
all shed before her footsteps and dewed,
tinted finely, with the scent of blue roses.

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Seamus Heaney

27
28 Chandra Livia Candiani
Chandra Livia Candiani

La lettura

Figlia dell’inverno
la lettura
offre la storia
e il silenzio,
il nero del legno
e il bianco della neve.
Il silenzio tra le parole
permette alle parole
di procedere
e come il silenzio
degli animali
e dei ricordi,
attivo e fertile,
non cospira
con l’infelicità
di dire sempre
solo quello che sa già.
Ho bisogno delle parole
degli altri per scandagliare
le mie.

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Chandra Livia Candiani

Ascoltando
scrivendo
scopro cosa so.
Le parole
sono la casa del mondo
lo straccio che lava
le cose.
Leggendo
piú che comprendere
faccio
scioccamente parte
della dolcezza d’essere.
Leggo per abitare
scrivo per traslocare.

30
Annamaria Ferramosca

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32 Claudio Damiani
Claudio Damiani

Che bello questo tempo

Che bello che questo tempo


è come tutti gli altri tempi,
che io scrivo poesie
come sempre sono state scritte,
che questa gatta davanti a me si sta lavando
e scorre il suo tempo,
nonostante sia sola, quasi sempre sola nella casa,
pure fa tutte le cose e non dimentica niente
– ora si è sdraiata ad esempio e si guarda intorno –
e scorre il suo tempo.
Che bello che questo tempo, come ogni tempo, finirà,
che bello che non siamo eterni,
che non siamo diversi
da nessun altro che è vissuto e che è morto,
che è entrato nella morte calmo
come su un sentiero che prima sembrava difficile, erto
e poi, invece, era piano.

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Eugenio Montale

Forse un mattino

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,


arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto


alberi, case, colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

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Eugenio Montale 35
36 Giovanni Fontana
Giovanni Fontana

Sento [Dunque Suono]

1
→ sento → sento →
dunque sono [forse [
nel cono acustico dei sussurri in nuce →
schiumosi che inseguono sogni di fascini primari [
in sinuosità si schiudono i canti vaginali [
ché m’infesta la festa degli abissi
→ inconoscibili complessità → conflittuali [
se trenodie d’effetto pascolano [forse
← sull’insufficienza del lutto → frutto →
di passione inquieto [
se voci di cicli
← connaturali avvolgono →
sguardi simbiotici →
corrispondenze
← che parlano e non parlano di niente [
tu senti i ruoli segreti di femmine sfuggenti
← via via guizzanti in profondità [che senti [e
senti forse che senti e dunque sei [
per sei sirene → trentasei cortei

37
Giovanni Fontana

← di vocoidi velari [e
dunque sono [sono [
spalancate e nude di nervi [forse
→ un fato liquido decreta il mutevole distacco
← umbratile e cupo [cupo [
un malfermo attracco →
su pensieri torbidi che chiariscono lo smacco
← all’insistente richiamo di lamie proteiformi [
molpe mouillé → ligeia callipigia
← ligia all’uvulare
partenope squillante → solare → virginale [forse [
← aglaofème bigia → ma splendida
→ nella baia velare ←
leucosia bianca → sosia dell’onda → nasale e stanca [e
c’è aglaofono all’idromegafono →
himeropa topa accattivante → cacuminale [e
peisinoe labiale e suadente [che sento [che sento e sento [e
telsione la parolaia [
o thelxiepeia →
daimone meridiano di morte e fricativa

[continua]

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Pier Paolo Pasolini

39
40 Amelia Rosselli
Amelia Rossellli

Se sinistramente, ti vidi
apparire, come un sole nero
la tua biondezza, e il sole
recuperava tutto – o quasi
il tutto che in te trovai …
Un tutto che è mascherata
un tutto che è bisogno: semmai
era anche disperante, ritrovarsi
tali e quali all’adolescente
che mai crebbe: un sentimento
di devozione, è tutto ciò
che m’addombra … nell’ammiccare
per una flotta di baci che
mai desti, né darai ora che
so quanto luminosa era per
me la tua figura sfocatamente
giustiziera, e lo spirito che
tramortendo la vita che
come sempre, scartando le
molte speranze s’annunciava

41
Amelia Rossellli

già là pronta a rinunciare, magari


morendo nello sforzo di non
distinguere tra te e il male …
Però questa ennesima volta
veramente hai saputo riconoscerla
come tale. Butti via le speranze
non sono altro che una flotta
di baci ingenui e semplici
mentre nel male il vivere
si fa complesso, e ardendo
d’un nulla che è tutto il
mio pieno, la mia bislacca
vita in un mercato che ha
anch’esso il suo destinato
amore di copulazione, si farebbe
come tale la vuoi, disdegnando
d’insegnarmela.

da Documento (1966-1973), Garzanti, 1976

42
Dylan Thomas

43
44 Vito Riviello
Vito Riviello

Gozzaniana

San Martino, una rondine non fa primavera,


ecco Magenta nel quadro del Fattori,
gli alberi tormentati ricordano lo strazio,
ancora alberi a Custoza
e soldati esanimi l’oratio del cannone.
Questa, sior, è la camicia di Maroncelli
plissé collo rialzato
questo il tavolo screziato del Pellico
su cui scrisse le sue prigioni.
Costui non è Mazzini, miss,
ma Verdi ritratto dal Morelli.
La serena partenza dei Mille
col Generale appoggiato alla spada
simile a un ombrello
la rada di Quarto tra quei bagliori rosa
è un carosello napoletano.
L’autografo di Pisacane,
lo spartito di Donizetti
la sciabola di Santorre di Santarosa

45
Vito Riviello

i cerini di Pietro Micca…


Mamma mia, ma che sono?
Sembra che solo ora si cominci
sentiam le grida udiam gli spari
cauti ad agire i fantasmi
le bandiere sono alle regate.
Garibaldi obbedisco
Bixio a chi lo disse?

46
T.S. Eliot

47
48 Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti

I fiumi

Mi tengo a quest’albero mutilato


Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata

49
Giuseppe Ungaretti

Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole ...

[continua]

50
Anne Sexton

51
52 Silvia Stucky
Martina Pfeiler

Winter Solstice 51°30’51.2784”N 7°28’6.3444”E

Exhibition of Voice Portraits in the Woods by poet Giovanna Iorio


poetically and visually reimagines an ecological equilibrium, evoking,
if not reawakening, a long forgotten sense of a human mysticism.
Performatively integrated into the woods of Hertfordshire, the highly
immersive outdoor exhibition coincides with a remarkable astronomical
event: Winter Solstice!
On the 21st of December, all animals, plants, and human beings in the
Northern Hemisphere experience a gravitational tipping point that is
weaving organisms into long hours of darkness, before only gradually
moving closer to the sun again. As the artwork suggests, however, this
shared feeling of a dark transitional moment has the potential to
cyclically ignite a human sense of ecological belonging, giving life to
ancient rituals, by entering into a poetic dialogue with nature.
The eco-poetical exhibition features Voice Portraits created by Giovanna
Iorio as artful spectrograms, transcoding the acoustic frequencies of
recorded poems by twenty-three internationally acclaimed poets from
Italy, France, Russia, USA and Israel.
Although high-end 21st century technologies and software programs
often take a nod towards a progressive but unsustainable future, the
innovative on-location artwork energetically revives an intimate feeling
of an ancient past.
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Martina Pfeiler

It allows visitors to become part of a spectacular natural ritual with every


footstep: animated in their most dramatic forms by the forces of nature,
Oaks, Ashes, and Chestnuts step forth to welcome the voice portraits
nestled between trees, displaying a seemingly infinite tonal poetic
landscape.
Together, nature, poets, and visitors playfully interact with these
mesmerizing color schemes and mystically dance with their fantastic
forms. During this short period around winter solstice, everything is
possible and the voices of today’s poets mingle with an ancient past!
If trees can talk, so can images. If human life is woven into a colorful
tapestry of reflective atoms and flamboyant cells, then Giovanna Iorio’s
twenty-three Voice Portraits candidly bring color into an ecologically
threatened environment that asks for nothing more but to be heard and
seen.
It is winter solstice in the year 2020, and this enthralling exhibition is
asking usto enter into more intimate dialogue with nature than ever
before.

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56 Viviane Ciampi
Viviane Ciampi

Chant d’amour pour une branche

branche blanche
branche molle
branche morte
branche offerte à l’acuité du vent
branche qui m’enlace m’embrasse
m’afflige et frappe aux portes des forêts…
je frotte ma joue contre elle
je recueille la pluie qui dégringole sur elle
va d’elle à moi va en elle en moi
branche métamorphique
soudain mise au piquet…
qu’est-ce qu’une branche ?
c’est beaucoup plus que les bras de la plante !
cosmique accointance ? flâneuse d’autres temps ?
ou… anaconda d’Amazonie qui me caresse
ou langues de Rimbaud de Verlaine de Shakespeare
qui lèchent ma peau où fume le périssable ?
peut-être !
à tant de lumière ma bouche fouille ses mots
à tant de lumière ma gorge devient sèche
et la branche par floraison par sève par souffle
pioche l’air de ciel à ciel
et je deviens arbre qui mémoire sauve
alors plus jamais plus jamais je ne
alors plus jamais je ne craque

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Michael Rothenberg

This is What Fall

Sun hidden by ravine and mist There is no better answer


Forest hungry for rain than to reply in kind

I knew about this In mammal need. That is


and almost set it right what falls as I take
against the thorny brambles
and desiccated fennel a breath of light. Coyote’s
yip-yip howl and late
Broach of deliverance
Bent against summer surrender to the limpkin’s
reassuring cry.
latitudes. The sung note
Horrific claims of heat

lightning. The solitude


Moon coming back over

the oak forest. Tangerine


moon as full as love

58
Michael Rothenberg 59
60 Eugenia Serafini
Eugenia Serafini

Quando arrivò a Napoli

intercitYpaOlaRoma
ore 19

quando arrivò a Napoli


tutta l’aria diventò

rOSa .

Tutta l’aria
!
!

che avvolgeva il mare e le barcHe e


le case e gli alBeri e le montagne
che si sollevavano
leggere

fra ALI di nebbia


rosata
anch’eSsa
.

61
Eugenia Serafini

allOra
pensò a Monet
alle sue cattedrali di Rouen
a quella sua osSesSione per
l’atmosfera
che lo prendeva lo prendeva
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!

!
pOi
un aereo
segnò
il cielo col suo filo
biAnco

62
63
64 Maria Pia Quintavalla
Maria Pia Quintavalla

Se la guardo penso lei

Se le guardo penso lei mi potrà parlare -


di quella bambina è testimone, ma io
“sono quella bambina” e al mondo
amo quella bambina che è esistita,
qui dal cammino della foto.
Sai perché preferisco lei bambina,
perché è giovane vivace, che sorride.
Cosa vedo nei piedi delle due
bambine che danzano il passo
del cammino? E dietro?

Alberi, cespugli di verbena piccoli


filamenti polipi in verzura
e piccoli morti sotto ai piedi come
serpentelli al piede di Maria
che sconfigge il serpente;
così la morte a loro
non fece più paura, ed è così
che vedo le due bambine che
camminano sfilando in adorabile andatura.

65
Maria Pia Quintavalla

Ecco che vedo, tutto rosa


il domani accennato dagli occhi
sorridenti di una lei che guida
l’altra in acqua chiara e perenne.

Che ricchezza un fratello Signore,


e una sorella, Signora! un gran dono
che la vita riesce ad adagiare piano
come un calendario magico beato,
carnevalesco dove i numeri sciorinano
all’indietro in anni e secoli, a venire.

II)
Ma la stella di oriente non veduta
mostra scie luminose e non graziate
oggi - rese inermi dal tempo sfilano ombre
su ombre e carte, le due mani si stringono
in abbraccio - e reggono il cammino.
alleluia! alleluia è la canzone,

66
La più piccola guarda, strizza gli occhi
non sente più rumore,
è il colore del cielo che protegge
tutto il verde del vuoto,
le sue vesti –
e in quel verde cammino celeste
verso il lago dei cigni liberano
le biciclette,
e le mani non cantano le labbra di Esther.

Spingono in su i polmoni alitano


il vento, steli i lampioni della sera,
mani che toccano e sorridono sodali,
liane i capezzoli che spingono -
o allontanano, la sera.

67
Giovanna Iorio

Mi piace continuare a sperimentare e nella prossime installazioni userò


il velluto. Il velluto gioca con la luce, la trattiene, la cattura. Il velluto è
nato, qualcuno dice, dalla volontà di imitare il pelo degli animali. Per
questo mi sembra il tessuto più adatto a rinnovare il gioco della
sinestesia: voglio invitarvi a “toccare la voce“. Per l’installazione presso
il WSP32, a Londra, che apre il 30 gennaio, ho realizzato alcuni ritratti
su velluto e ho avvolto rami e tronco di un albero. In questo modo la
voce si potrà sfiorare e accarezzare. I velluti resteranno all’aperto per
un intero mese e quando li recupererò mi aspetto di trovare voci
trasformate dagli elementi, sporche di terra. Non saranno rovinate ma
piuttosto mi aspetto di trovarle rinnovate da pioggia, fango, sole, erba.
Questa nuova metamorfosi è stimolante per me, in un momento di
distanza sociale mi piace l’idea di invitare i visitatori a toccare la voce.
C’è una nuova forza vitale che emana dalla possibilità di sfiorare,
toccare, sentire la voce sotto le dita.

68
Maria Pia Quintavalla 69
70 François Nédel Atèrre
Sandra Giuliani 71
Corrado Costa

72
Retro

Retro retro
Siete nella parte retro
Avete sbagliato questo è il retro retro retro retro
Siete proprio nella parte sbagliata
Testoni!
Continuate ad essere nella
Parte sbagliata
Retro retro retro retro retro retro retro retro
Questo è il retro
Avete sbagliato
Bisogna voltare dall’altra parte
è il retro è il retro se proprio non lo avete capito
Siete veramente dei testoni
Torno a ripetere
Retro retro retro retro retro retro
Questo è il retro
[...]

Corrado Costa

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