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LETTERE LA CORRISPONDENZA FRA IL COMPOSITORE E LA SCRITTRICE.

E IL PROGETTO DI UN MATRIMONIO IMPOSSIBILE

Henze-Bachmann, amore senza eros Non vuoi stare con me perch sono gay. Ho tentato il suicidio, basta
http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/07/Henze_Bachmann_amore_senza_eros_co_9_080707 054.shtml

Cara signorina Bachmann, non la vedr mai pi? Le sue liriche sono belle e tristi. Adieu, Suo Henze. Cos scriveva Hans Werner Henze a Ingeborg Bachmann il primo novembre 1952, a pochi giorni dal loro incontro. Due artisti della stessa et, 26 anni, lei poetessa non ancora affermata, lui compositore gi noto grazie a Boulevard Solitude, la sua prima opera lirica. Lei scriveva versi ma adorava la musica, lui scriveva note ma era innamorato della poesia. Erano giovani, belli, appassionati. Le premesse per un grande amore c' erano tutte. E grande amore fu. Naturalmente non nel senso convenzionale del termine. Per Henze, omosessuale, Ingeborg era l' eccezione, il sogno di un' impossibile normalit. Per Ingeborg, Hans era la sfida, la tentazione di coniugare vita e arte, bellezza e tristezza. Quel primo biglietto ebbe un seguito. Per oltre vent' anni i due non si persero pi di vista, lavorarono insieme (il balletto-pantomima The Idiot, le opere Der Prinz von Homburg e Der junge Lord). Insieme provarono a vivere, a confessarsi segreti e bugie. A modo loro si amarono. Uno scambio di anime gioioso e straziante, testimoniato dal denso carteggio intercorso fino alla morte di lei, il 17 ottobre 1973 a Roma, e ora pubblicato dall' Edt in Lettere da un' amicizia. Titolo voluto dallo stesso Henze, forse restrittivo rispetto al complesso groviglio di sentimenti che quella corrispondenza lascia intravedere. Scritte in totale libert, mescolando quattro lingue e con totale indifferenza per sintassi e punteggiatura, le lettere evocano anche la vitalit di un periodo, i legami tra artisti e intellettuali d' Europa. Da Nono a Karajan, da Visconti a Grass, da Stockhausen a Strawinsky. Un' epoca di grandi mutamenti, di scossoni culturali ed esistenziali. Henze e Bachmann si scrivono con frequenza sul ritmo dei loro cuori, si scambiano opinioni, riferiscono incontri, sferrano giudizi: l' odio comune per la Germania, il comune amore per la bellezza, per il
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Sud e l' esuberante natura mediterranea. Nel frattempo, la cara signorina Bachmann diventa la cara Ingeborg, la dolce bachmanita, la mia pollastrella, mon ange. Dal ' 55 al ' 57 il rapporto raggiunge l' apice del coinvolgimento, Henze parla di matrimonio, progetta una vita di coppia: Vorrei che vivessimo insieme, in una gran bella casa ai piedi del Vesuvio. Avremo due camerieri. Ho pensato a tutto. Sar molto bello, e tu sarai una signora molto elegante, e riposata, e curata, e stimata. Possiamo sposarci a Napoli, con due dei pi nobili spagnoli come testimoni. Vorrei che mi dicessi di s. Pi pratica e scherzosa, lei annuncia il suo arrivo elencando le richieste: Fa' pulire le finestre, d ad Angellina di lavare anche la mia vestaglia, non mangiare aglio, non buttare i soldi dalla finestra. Ma poi le cose cambiano. I cuori palpitano sempre ma sanguinano anche. Lui le scrive di aver paura perch non una relazione normale, la rimprovera per via di un ragazzo simpatico ma, aggiunge nel suo italiano fantasioso: Non so se era di gusto quando ti carezzava e bisbigliava in presenza mia. Lei ammette: Son cos stanca, vuota e ferita come un animale di bosco che cerca l' ombra e nascondersi finch guarito. La partita persa. Lui, ultimo tentativo, le manda la piantina della casa di Napoli indicandole la sua stanza, con le tende color cyclamino. Come risposta, lei accetta l' incarico di direttore artistico alla radio di Monaco: Ti amo ancora, lo farei sempre, ma un altro amore. Ho capito che non ce la fai con me, replica lui in una lettera in versi, in italiano e in inglese, affrontando per la prima volta il problema che sta sotto a tutto. Il fatto che tu non voglia accettare la mia ospitalit umiliante non per il rifiuto in s, quanto perch mi fa comprendere con chiarezza che la sig.na B. non pu sopportare di stare con me perch sono finocchio. Basta. Chiuso. Ma solo un mese dopo un' altra lettera. Hans ringrazia l' Illustre matta del secolo per alcune liriche appena ricevute, tra cui una delle pi belle poesie del mondo che utilizzer per dei suoi Notturni. Come niente fosse le scrive delle rose appena fiorite, di due paesaggi della scuola di Posillipo appena acquistati, della Jaguar che vuol comperare snobbamente targata inglese. N con te, n senza di te. Ciascuno con nuovi amori, Bachmann con Max Frisch, Henze con Fausto Moroni. Ma le mani non rinunciano a sfiorarsi, la penna vola veloce
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sulla carta, riversando tenerezze e nolstalgie. Il 4 gennaio ' 63 Inge gli confessa di aver tentato il suicidio, il suo legame con Frisch finito e lei, ferita a morte, lo implora di raggiungerla. Non baster a salvarla. La discesa agli Inferi di Ingeborg inarrestabile. Invano Hans la scongiura ricordandole il suo dovere: Lavorare sistematicamente come lo fecero Thomas Mann, tutti i grandi, senza scuse, senza malattie, lamenti. C' una residenza dell' anima che nessuno pu mai occupare, che il lavoro, quello che rende meno orrida la luce del giorno, meno spaventose le tenebre delle notti. La scrittrice Ingeborg Bachmann (1926-1973) autrice de Il trentesimo anno (Adelphi) e Non conosco mondo migliore (Guanda). Nata in Austria, muore a Roma, per le ustioni riportate nell' incendio del suo appartamento Il musicista Hans Werner Henze (1926), nato in Germania ma da tempo residente in Italia, autore di opere (El Cimarrn, El Rey de Harlem), di musiche per balletti, di sinfonie e di musiche da film (Il caso Katharina Blum) Manin Giuseppina

Roberta Cortese / Luca Scarlini : Ingeborg Bachmann / Hans Werner Henze : carissima pupa
marzo 16, 2009
Ingeborg Bachmann e Hans Werner Henze / Roberta Cortese e Luca Scarlini

http://federiconovarosomeday.wordpress.com/2009/03/16/roberta-cortese-luca-scarlini-ingeborgbachmann-hans-werner-henze-mia-carissima-pupa/

La relazione intellettuale e di amicizia tra Ingeborg Bachmann e Hans Werner Henze uno degli episodi capitali della cultura del dopoguerra; lo sfondo lItalia, dove i due dallinizio degli Anni 50 vivono, spesso insieme, tornando periodicamente nei rispettivi paesi di origine che amano sempre meno e verso cui esibiscono un distacco sempre maggiore. Numerose sono le missive che si intrecciano tra varie destinazioni del mondo e che spesso cambiano anche di lingua, passando dal tedesco nativo, al francese, allinglese, ma soprattutto allitaliano, declinato secondo una personalissima cadenza.

Nata dal repertorio italiano delle lettere, raccolto nel volume Briefe einer Freundschaft (Piper Verlag), in occasione delluscita italiana del libro presso EDT, questa conferenza-spettacolo con musica di e con Roberta Cortese e Luca Scarlini, ora arricchita dalla riscoperta di testi della Bachmann finora sconosciuti: le Lettere a Felician (recentemente edite da Nottetempo), lettere damore mai spedite scritte ad un amato immaginario tra il 45 e il 46. La
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conferenza narra quindi la vicenda dei due artisti nello specchio della creazione, ripercorrendo i lavori che li hanno visti accomunati: la scrittura per il balletto Lidiota da Dostoevskij, la musica per il radiodramma Le cicale, le arie per orchestra magnifiche dal titolo Nachtstcke e le due opere liriche, entrambe ispirate a episodi capitali del lOttocento tedesco: Il principe di Homburg e Il giovane Lord. In un itinerario tra recitazione e conferenza, il racconto sceglie di porre al centro della storia la favola romantica di Undine, che i due misero in scena in veste di balletto a partire dalla favola di Friedrich de La Motte-Fouqu. Le note della magnifica partitura risuonano nelle pagine del racconto Ondina se ne va, inserito in Il trentesimo anno, sintetizzando una relazione di amicizia e passione, che ha sempre trovato una concretizzazione nellopera artistica.

Lopera di Ingeborg Bachmann


http://www.liceosportinvernali.it/bachmann/opere.php

Amica e compagna di Hans Werner Henze, per cui ha anche scritto libretti dopera, e di Max Frisch, vicina a Nelly Sachs, Hans Magnus Enzensberger e Witold Gombrowicz, traduttrice di Anna Achmatova e Giuseppe Ungaretti, impegnata in battaglie femministe e contro la guerra del Vietnam, collaboratrice della Televisione bavarese e della rivista "Botteghe oscure", Ingeborg Bachmann attraversa con il suo "disperato sforzo intorno allindicibile" la seconda met del Novecento europeo. Nella sua opera posto in discussione il valore della parola, sulla scia di Hofmannsthal, certo, ma con il rigore e la determinazione di Wittgenstein Cos il mondo intende definitivamente imporsi esser gi detto. Non lo dite. (Ihr Wrter)

Gi in Die kritische Aufnahme der Existentialphilosophie Martin Heideggers, ad esempio, la Bachmann interpreta il Tractatus e lintera produzione del Circolo di Vienna come tentativi di "mettere ordine" nella lingua, di smascherare il vuoto che si cela dietro la "chiacchiera" esistenzialistica. Il suo intento quello stesso che gi era stato di Carnap e Schlick: negare lesistenza
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di una "seconda scienza", della possibilit di "costruire proposizioni su proposizioni del mondo". Alla filosofia, per dirla con il Wittgenstein del Tractatus, spetta unicamente "il compito di esercitare, in quanto analisi logica del linguaggio, una sorta di controllo sulle proposizioni delle scienze della natura", le sole che possano e debbano descrivere il mondo. In questa dissertazione, come nei due saggi successivi su Wittgenstein del 1951 e 1953, quello che interessa non tanto la presa di posizione contro Heidegger o la puntuale rassegna delle critiche al suo esistenzialismo, quanto piuttosto la chiara delimitazione del campo del dicibile - il mondo - e di quello dellindicibile - il mistico in senso lato.

Non c spazio per una metafisica, per una teoria estetica o morale: di tutto questo si deve tacere. O, almeno: la filosofia deve tacerne. La limitazione del dicibile alle proposizioni verificabili intersoggettivamente, che rende impossibili le domande circa il senso della vita e finanche lespressione delle emozioni, porta per ad un vuoto che non pi linguistico, ma esistenziale. Ora, la Bachmann scrittrice tematizza tanto laccettazione dei limiti rigorosi che ha mutuato da Wittgenstein quanto il desiderio di superarli. In chiusura del racconto Jugend in einer sterreichen Stadt lio narrante pronuncia una frase che ricalca quasi letteralmente la proposizione 6.41 del Tractatus: "Allora sappiamo che tutto stato com stato, che tutto com e rinunciamo a cercare una ragione per ogni cosa. Perch qui non c bacchetta magica che ci sfiori, non vi metamorfosi". Eppure "...quando lalbero davanti al teatro compie il suo miracolo, quando arde la fiaccola, [...] allora riesco a vedere che tutto si mescola come le acque del mare...". Esiste per lo scrittore una sorta di obbligo morale ad infrangere il necessario silenzio delle scienze sui sentimenti umani (per dirla con Christa Wolf : "Su ci, di cui non si pu parlare, bisogna a poco a poco smettere di tacere").

Ma noi vogliamo parlare dei limiti, e limiti attraversano ancora ogni parola: spinti dalla nostalgia li oltrepasseremo
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e poi saremo in armonia con ogni luogo (Von einem Land, einem Flu und den Seen)

In quanto lotta contro il silenzio, la letteratura rievocazione delle "memorie taciute", dei "crimini accaduti sui luoghi reali del delitto, quelli interiori" e in questo modo oltrepassa lorizzonte dei fatti verificabili empiricamente. E una forma particolare di conoscenza, lunica in grado di gettare un ponte tra noi e una verit che non sia quella "astratta e formalistica" presentataci dalla logica. Il compito dello scrittore non pu consistere nel negare il dolore, nel nasconderne le tracce, nel far nascere illusioni su di esso. Per lui, anzi, il dolore deve essere vero e deve essere reso tale una seconda volta, cosicch noi possiamo vederlo. Tutti, infatti, vogliamo diventare vedenti. E solo quel dolore nascosto ci fa sensibili allesperienza e soprattutto allesperienza della verit . Quando siamo in questo stato in cui il dolore diventa fertile, stato che insieme chiaro e triste, noi diciamo, molto semplicemente, ma a ragione: mi si sono aperti gli occhi. E non lo diciamo perch abbiamo davvero percepito esteriormente un oggetto o un avvenimento, ma proprio perch comprendiamo ci che non possiamo vedere. E larte dovrebbe portare a questo: far s che, in tal senso, ci si aprano gli occhi. (Die Wahreit ist dem Menschen zumutbar). Il dolore di cui la Bachmann parla come via verso la percezione di una realt diversa qui quello della guerra, il "dolore troppo precoce" che aveva provato quando le truppe di Hitler invasero Klagenfurt, lamara scoperta della volont di distruzione, del desiderio di supremazia che si cela nelle relazioni tra gli uomini, delle "ombre cupe" che accompagnano la vita di ogni giorno. Come avviene gi in Proust, e poi - solo a voler citare due autori vicini alla Bachmann - in Celan e Thomas Bernhard, lesperienza del dolore insieme motivo e giustificazione dellattivit artistica, la cui funzione essenziale renderci "vedenti". Cercando di rappresentare esperienze non verificabili intersoggettivamente (qualcosa fatto di una materia simile a quella dei sogni), la Bachmann non solo lascia dietro di s la posizione della filosofia neopositivistica, ma giunge anche ad una dimensione politica del tutto nuova allEsistenzialismo. Nella coscienza soggettivistica dellEsistenzialismo, infatti,
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vede unaporia, perch le sembra che riporti luomo ad un oscuro concetto di umanit genericamente presociale e lo destituisca di ogni responsabilit nei confronti della societ . Invece lartista ha dinanzi a s una responsabilit che di carattere etico: "Uno scrittore ha il dovere di annientare le frasi". La lotta si combatte, ancora una volta, sul piano linguistico: stabilito il confine tra filosofia e letteratura, e definiti gli strumenti che possibile usare in ognuno dei due campi, resta da tracciare il limite che separa la lingua della letteratura da quella che usiamo ogni giorno. "Cattiva lingua", "chiacchiera", "parole di morte", "lingua degli ingannatori", o semplicemente "frasi" sono espressioni che la Bachmann adopera a proposito di questa lingua opaca, che nasconde la realt e nega lesistenza del dolore che sempre accompagna le relazioni interpersonali. La protesta contro questuso "per frasi" della lingua - il silenzio - per solo la necessaria premessa ad una "nuova lingua" che sia espressione di un impulso morale e teoretico, di un nuovo modo di pensare. "Una nuova lingua deve avere un andamento nuovo, e questo pu accadere solo se un nuovo spirito la possiede". E lUtopia di Musil che si affaccia di nuovo allorizzonte della letteratura, unutopia che "non uno scopo, ma piuttosto una direzione".

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