Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
IN PRIMO PIANO
ANALISI DEL TESTO I temi
La metafora del libro Il brevissimo proemio della Vita nova Una selezione della memoria Dante, ripescando i suoi ri-
è centrato sulla metafora della memoria come libro. Del re- cordi più antichi, dichiara di voler scrivere un’opera autobio-
sto lo scrittore in questo modo non fa altro che sfruttare grafica, ma precisa che sulla pergamena non sarà fissato
un’immagine molto diffusa nel Medioevo, quella appunto proprio tutto, bensì solo quello che egli ritiene necessario e
del libro: libro della natura, della ragione, del cuore, della me- utile al libello. L’opera quindi non vuole essere il diario perso-
moria – come qui – ma soprattutto libro dell’universo per in- nale di un’esperienza concreta, simile al nostro genere auto-
dicare il creato, come opera di Dio. A questa metafora si rifan- biografico, ma intende rileggere una stagione della vita dell’au-
no i termini appartenenti all’area semantica libresca leggere, tore attraverso la sua sentenzia, cioè il valore morale da
rubrica, scritte, parole, assemplare, libello e sentenzia. offrire ai lettori come ammaestramento.
Analisi
2. Perché Dante afferma che poco si potrebbe leggere nel libro della memoria davanti alla rubrica intitolata Incipit
vita nova (rr. 1-2)?
3. Qual è il valore per Dante del termine rubrica (r. 2)? È simile all’uso contemporaneo?
4. Che cosa intende Dante quando afferma che non vuole riportare tutti i ricordi ma solo la loro sentenzia (r. 4)?
Quale tipo di rapporto intende stringere, quindi, l’autore con i lettori?
Approfondimenti
5. Colloca la Vita nova all’interno del contesto biografico e poetico dell’autore; in particolare, ritieni che l’aggettivo
nova assuma qui lo stesso valore che Dante assegna alla corrente letteraria dello Stilnovo?
6
Il primo incontro con Beatrice online
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno
medesimo punto, quanto a la sua propria girazione1, quando a li miei occhi apparve
prima la gloriosa donna de la mia mente2, la quale fu chiamata da molti Beatrice li
1. Nove fiate… girazione: per quasi no- ta, allo stesso punto. Dante vuole dire ca tra il maggio e il giugno del 1274.
ve volte dopo la mia nascita (nascimen- che aveva quasi nove anni finiti; poiché il 2. prima… mente: per la prima volta glo-
to) il cielo del sole (lo cielo de la luce) era poeta nacque tra il 21 maggio e il 21 giu- riosa signora della mia anima; donna è da
tornato, per quanto riguarda la sua orbi- gno 1265, l’episodio qui narrato si collo- intendere alla latina: domina, “signora”.
A165
Le origini e il Duecento
quali non sapeano che si chiamare3. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo
5 tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un
grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi
da la fine del mio nono4. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, san-
guigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia5. In quel-
lo punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima
10 camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi
orribilmente6; e tremando disse queste parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens do-
minabitur michi»7. In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta came-
ra ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravi-
gliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: «Appa-
15 ruit iam beatitudo vestra8». In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quel-
la parte ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse
queste parole: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!»9. D’allora innan-
zi dico che Amore segnoreggiò10 la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata11, e
cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava
20 la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente12. Elli
mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima; on-
de io ne la mia puerizia molte volte l’andai cercando, e vedeala di sì nobili e laudabi-
li13 portamenti14, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero15: «Ella
non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo». E avvegna che16 la sua imagine, la
25 quale continuatamente meco17 stava, fosse baldanza d’Amore a segnoreggiare me, tut-
tavia era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza
lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile a udi-
re18. E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parla-
3. la quale… chiamare: la quale fu chiama- tremare con tanta forza che era evidente perché d’ora in poi sarò impedito!». Lo spi-
ta Beatrice da molti, i quali non sapevano (apparia) nelle più minuscole pulsazioni rito naturale risiede nel fegato. Si noti l’at-
che cosa dicevano (cioè, non si rendevano (ne li menimi polsi) in modo terrificante. Lo tacco anaforico degli ultimi tre periodi.
conto del significato del suo nome: il nome spirito de la vita risiede nel cuore e presie- 10. segnoreggiò: dominò.
di Beatrice, “colei che dona beatitudine”, al- de alle attività vitali dell’organismo: esso, 11. fu… disponsata: fu immediatamente
lude infatti anche ai suoi benefici effetti). infatti, fa sì che il sangue si diffonda dal (sì tosto) congiunta a lui.
4. Ella… nono: ella era vissuta già tanto cuore a tutti gli organi. Per la teoria degli 12. e cominciò… compiutamente: e co-
tempo che il cielo delle stelle fisse (lo cielo spiriti Dante segue il De spiritu et respira- minciò ad avere nei miei confronti tanta
stellato) aveva compiuto una rotazione di un tione del filosofo e teologo tedesco Al- baldanza (sicurtade) e tanto potere a cau-
dodicesimo di grado verso oriente, cosicché berto Magno, maestro di Tommaso d’Aqui- sa della forza (vertù) che gli procurava la
ella apparve ai miei occhi quando aveva no. Nelle sue opere Alberto si impegna a mia immaginazione, che ero obbligato
quasi cominciato i suoi nove anni, mentre io far coesistere la fede e la ragione, cercan- (me convenia) a fare esattamente (com-
ero quasi alla fine del mio nono. Si pensava do di adattare la filosofia aristotelica al piutamente) tutto ciò che voleva. L’anima
che il cielo delle stelle fisse – l’ottavo nel si- pensiero cristiano. di Dante è ormai prigioniera di Amore,
stema tolemaico – si spostasse di un grado 7. «Ecce… michi»: «Ecco un dio più forte che lo tiranneggia: è lo stesso poeta a
ogni cento anni: Beatrice aveva dunque un di me, il quale, con la sua venuta, mi do- dargli tanta forza, perché continua a pen-
dodicesimo di cento anni, cioè otto anni e minerà». Si può cogliere in questa espres- sare alla fanciulla amata.
quattro mesi. Queste lunghe e complesse sione un’eco delle parole di Giovanni Bat- 13. laudabili: lodevoli, latinismo.
perifrasi astrologiche per esprimere il pas- tista riferite a Gesù nel Vangelo secondo 14. portamenti: comportamenti, modi.
sare del tempo sono tipiche della mentali- Luca 3, 16. Si noti, qui e in seguito, che gli 15. di lei… Omero: si riferisce forse a Ilia-
tà medievale, e di Dante in particolare, che spiriti parlano in latino, la lingua universa- de XXIV, vv. 258-259, dove la semidivinità
ne fa largo uso anche nella Commedia. le della scienza e della teologia. è attribuita a Ettore. Ovviamente Dante
5. Apparve… convenia: apparve con un 8. In quello… vestra: in quel momento lo non aveva conoscenza diretta dell’opera di
vestito di colore nobilissimo, modesto e spirito animale, che ha la propria sede nel Omero, e una delle fonti alle quali attinge-
decoroso (onesto), rosso scuro, e con una cervello (alta camera) nella quale tutti gli va era, ancora, Alberto Magno.
cintura e agghindata in un modo (a la gui- spiriti sensibili convogliano le loro sensazio- 16. avvegna che: sebbene.
sa che) adatto alla sua giovanissima età. Il ni, cominciò a turbarsi assai, e parlando in 17. meco: con me (dal latino mecum).
colore rosso del vestito di Beatrice richia- modo particolare (spezialmente) agli spiri- 18. fosse baldanza… udire: incoraggias-
ma la passione di Cristo, mostrando l’ana- ti della vista (viso) disse queste parole: «Ec- se (fosse baldanza) Amore a dominarmi,
logia fra la giovane donna e il Salvatore. co, è apparsa la vostra beatitudine». tuttavia l’immagine della donna era di co-
6. In quello… orribilmente: nello stesso 9. In quello… deinceps!»: allora lo spirito sì nobile forza che non permise mai (nul-
momento (in cui mi apparve) dico vera- naturale, che dimora nella parte nella qua- la volta sofferse) che Amore mi dominas-
mente che il principio vitale (lo spirito de le si distribuisce (si ministra) il nostro nu- se senza il fedele consiglio della ragione
la vita), che ha la sua sede nella cavità (ca- trimento, cominciò a piangere, e piangen- in tutti quei comportamenti per i quali
mera) più nascosta del cuore, cominciò a do disse queste parole: «Ahimè, misero, era utile ascoltare tale consiglio.
A166
Antologia I classici
Vita nova, Il primo incontro con Beatrice Dante Alighieri
19. E però… esse: ma poiché insistere estrarre dal libro (essemplo) dal quale es- te vuole dire che è inutile soffermarsi trop-
sulle passioni e sui comportamenti di se provengono, passerò a quelle parole po su ricordi tanto lontani da essere qua-
un’età così giovane sembra un (alcuno) che nella mia memoria sono scritte sotto si da favola – quindi poco credibili –, e che
parlare per favole, le lascerò perdere. paragrafi più importanti. Ritorna, alla fine è meglio passare a ricordi più vicini, quin-
20. e trapassando… paragrafi: e trala- di questo capitolo, la metafora del libro (es- di più certi.
sciando molte cose che si potrebbero semplo, parole… scritte, paragrafi): Dan-
IN PRIMO PIANO
ANALISI DEL TESTO Il livello simbolico
Gli effetti di Amore Il nucleo tematico del secondo capitolo concezione cosmologica tolemaica; il nove ritorna più volte nel-
della Vita nova è l’apparizione di Beatrice, che provoca in l’opera: il secondo incontro con Beatrice avverrà nove anni do-
Dante, seppure ancora bambino, gli effetti che di solito Amo- po il primo, e nel componimento sulle sessanta donne più bel-
re produce nell’amante – gioia, dolore, timore –, descritti in le di Firenze, che Dante dice di aver scritto (capitolo VI),
tante poesie amorose stilnovistiche, e non solo. Per illustrare Beatrice occupa il nono posto. Per chiarire i rapporti tra il no-
questi effetti Dante si appoggia alla teoria degli spiriti – che ve e Beatrice è indispensabile fare riferimento a quanto Dan-
largo spazio ha nell’opera di Guido Cavalcanti –, la quale con- te scrive più avanti, nel capitolo XXIX della Vita nova, dove il
ferisce autorevolezza scientifica al suo discorso. Cavalcanti si poeta spiega che Beatrice si identifica nel nove, la cui radice è
ispirava alle teorie mediche del tempo: nel Medioevo con la il tre: questo numero rappresenta la Trinità, che opera i mira-
dottrina degli spiriti si spiegavano le attività sensoriali dell’uo- coli, e dunque Beatrice stessa è un miracolo, è il prodotto
mo – la vista, l’udito – o i moti dell’animo; secondo alcuni me- della Trinità, come il nove è il prodotto del tre.
dici gli spiriti si sarebbero mossi in continuazione all’interno del
corpo umano per permettere ai vari organi di funzionare, svol- La concezione dantesca dell’amore Nella Vita nova l’in-
gendo la funzione, più o meno, della circolazione sanguigna. fluenza di Cavalcanti su Dante è senz’altro molto evidente,
ma è ravvisabile soprattutto a livello formale – per la leviga-
Una Beatrice angiola Ma fin dal suo primo apparire Beatri- tezza del lessico, per esempio – e per la personificazione dei
ce si rivela per qualcosa che trascende la semplice realtà uma- sentimenti sotto forma di spiriti e spiritelli. In una prima fase
na, tant’è che già qui viene chiamata angiola giovanissima (r. anche la concezione che Dante ha dell’amore deve molto alla
21): il suo stesso nome è carico di valore simbolico poiché si- visione tragico-dolorosa così tipica di Cavalcanti, e alcuni testi
gnifica “colei che dona beatitudine”, anche se molti di colo- della Vita nova risentono di tale ispirazione, anche se essa si ri-
ro che lo pronunciano non se ne rendono conto. trova soprattutto in rime della giovinezza che Dante non ha vo-
La simbologia del nove La simbologia non riguarda solo il luto includere nel suo primo libro, forse proprio perché troppo
nome di Beatrice, ma anche l’insistenza sul numero nove. Que- “cavalcantiane”. Nel corso della Vita nova, però, Dante va oltre
sto numero rappresenta la Trinità moltiplicata per se stessa e le idee cavalcantiane, recuperando alcuni spunti da Guido
nove sono i cieli che girano intorno alla Terra, secondo la Guinizzelli: nella canzone Al cor gentil rempaira sempre amore
>
Letteratura e contesto
L’interpretazione quattro Vangeli, ma anche le quattro
stagioni e i quattro elementi del crea-
medievale dei numeri to: aria, acqua, terra e fuoco; inoltre,
Nel Medioevo l’interpretazione simbo- sommato ai tre numeri precedenti,
lica dei numeri era molto diffusa, per- forma il dieci, che è la Trinità molti-
ché dalla lettura della Bibbia si rica- plicata per se stessa più l’unità-Dio:
vava l’idea che tutta la creazione fosse 1 + 2 = 3, 3 + 3 = 6, 6 + 4 = 10.
basata sui numeri: «Tu hai disposto Il trentatré è numero considerato sim-
tutto con misura, calcolo e peso» (Sa- bolico e sacro sia perché corrisponde
pienza 11, 20). Per fare qualche esem- agli anni della vita di Cristo, sia perché
pio: l’unità è simbolo di Dio; il due è il risulta composto sul piano visivo dal-
simbolo dell’opposizione bene/male, l’accostamento di due numeri tre.
ma anche del superamento di essa
tramite la doppia natura – umana e
divina – di Cristo; il tre è il simbolo Dio misura il mondo con il compasso
della Trinità; il quattro rappresenta i in una miniatura del 1250 circa.
A167
Le origini e il Duecento
(→ Lezione profilo 7, Testi esemplari) Guinizzelli aveva afferma- morale; egli paragonava la donna a un angelo. Ritroviamo que-
to che la gentilezza, cioè la nobiltà, deve fondarsi sulla virtù mo- ste idee nella produzione amorosa di Dante, il quale arriverà ad-
rale, e che l’amore ha il compito di innalzare il poeta sul piano dirittura a sostenere che la donna è davvero un angelo.
Analisi
2. Quando avviene il primo incontro fra Dante e Beatrice?
3. Quali sono gli elementi simbolici riferiti al personaggio di Beatrice?
4. Come si manifesta la signoria di Amore su Dante? Che cosa vuol dire Dante quando afferma che, pur nel domi-
nio di Amore, non venne mai meno lo fedele consiglio de la ragione (r. 27)?
5. Perché nella parte conclusiva del capitolo Dante afferma di tralasciare alcune narrazioni per passare a maggio-
ri paragrafi (r. 31)?
6. Dopo aver individuato sede e funzione dei tre spiriti, prova a spiegare perché parlano in latino.
Approfondimenti
7. Il tema del dominio di Amore nella vita del poeta caratterizza anche Così nel mio parlar vogli’esser aspro (→ 2).
Quali sono le principali differenze rispetto a quel componimento?
7
A ciascun’alma presa e gentil core online
Poi che fuoro1 passati tanti die2, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’ap-
parimento3 soprascritto di questa gentilissima4, ne l’ultimo di questi die avvenne che que-
sta mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili don-
ne, le quali erano di più lunga etade5; e passando per una via, volse li occhi verso quella
5 parte ov’io era molto pauroso6, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel
grande secolo7, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li
1. fuoro: furono. alcuni studiosi l’unica vera epitesi è quest’ul- 6. era molto pauroso: me ne stavo assai
2. die: giorni, latinismo (diem); si noti l’epi- tima. Si veda, sotto, anche salutoe. timoroso, intimidito. È il classico atteggia-
tesi, cioè la vocale atona che, nella lingua 3. erano compiuti… l’apparimento: era- mento dell’innamorato alla vista della
antica, è spesso presente nelle parole che no passati nove anni dopo l’apparizione. Il donna amata; era è prima persona singo-
sarebbero tronche. L’epitesi può essere eti- secondo incontro avviene, quindi, nel 1283. lare: è una forma etimologica (dal latino
mologica (come qui, poiché la “e” c’è anche 4. gentilissima: nobilissima. eram) molto diffusa nella lingua antica.
in latino) e non etimologica (per esempio 5. di più lunga etade: erano più anziane 7. la quale… secolo: la quale è ricom-
“piùe”, oggi “più”, dal latino plus): secondo (rispetto a Beatrice che è diciottenne). pensata nella vita eterna.
A168
Le origini e il Duecento
SPAZIO
Letteratura e lingua COMPETENZE
Die/Dì
La parola die è la variante antica e poetica del vocabolo dì, 2. Elenca parole ed espressioni che contengono la pa-
che significa “giorno”. Die e dì derivano direttamente dal rola die e spiegane il significato.
latino classico diem. Questo termine fu poi sostituito 3. L’espressione latina dies irae è ancora in uso oggi:
dall’aggettivo diurnum, usato come sostantivo, da cui che cosa significa?
sono derivati, appunto, i vocaboli italiani giorno e diurno.
Nell’italiano odierno la parola dì non è molto diffusa, tut-
1. Individua nel testo la parola die. Quale particolarità tavia essa compare nelle espressioni burocratiche lega-
fonetica la caratterizza? te alle date (a dì 2 6 ottobre) o in alcuni proverbi.
Benché la parola die sia stata sostituita nell’italiano
odierno dal termine giorno, in qualche caso sopravvive an- 4. Ricerca qualche espressione proverbiale in cui sia
che oggi. presente la parola dì.
8
La prima donna dello schermo
online
Uno giorno avvenne1 che questa gentilissima sedea in parte ove s’udiano parole de la re-
gina de la gloria2 , ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine3; e nel mezzo di
lei e di me per la retta linea4 sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la qua-
le mi mirava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che parea che sopra lei ter-
5 minasse5 . Onde molti s’accorsero de lo suo mirare; e in tanto vi fue posto mente6, che, par-
tendomi da questo luogo, mi sentio dicere appresso di me7: «Vedi come cotale donna
distrugge la persona di costui»; e nominandola8 , io intesi che dicea di colei che mezzo era
stata ne la linea retta che movea da la gentilissima Beatrice e terminava ne li occhi miei.
Allora mi confortai molto, assicurandomi che lo mio secreto non era comunicato lo gior-
10 no altrui per mia vista9 . E mantenente10 pensai di fare di questa gentile donna schermo
1. avvenne: accadde. e me, in linea retta. te si sono accorte del suo insistente sguar-
2. in parte… gloria: in un luogo dove si 5. una gentile… terminasse: la bella don- do e cominciano a parlare di lui.
sentivano preghiere in onore della Vergi- na che si trova tra Dante e Beatrice guar- 8. nominandola: sentendone pronuncia-
ne, quindi in una chiesa. da spesso il poeta, perché pensa che il suo re il nome.
3. la mia beatitudine: Beatrice, che ha fat- sguardo si posi proprio su di lei. 9. lo mio… vista: il mio segreto non era
to vedere a Dante tutti li termini de la 6. e in tanto… mente: e fu tanto notato. stato svelato quel giorno a causa del mio
beatitudine (→ 7). 7. mi sentio… me: sentii dire dietro di guardare.
4. nel mezzo… linea: a metà strada tra lei me. Le persone che si trovano dietro Dan- 10. mantenente: immediatamente.
A172
Antologia I classici
Vita nova, La prima donna dello schermo Dante Alighieri
de la veritade11; e tanto ne mostrai in poco tempo, che lo mio secreto fue creduto sapere
da le più persone che di me ragionavano12 . Con13 questa donna mi celai alquanti anni e
mesi; e per più fare credente altrui14 , feci per lei certe cosette per rima15 , le quali non è mio
intendimento di scrivere qui, se non in quanto facesse a trattare16 di quella gentilissima
15 Beatrice; e però le lascerò17 tutte, salvo che alcuna cosa ne scriverò che pare che sia loda
di lei18 .
11. schermo… veritade: riparo della veri- 13. Con: per mezzo di. tamente dedicato a questa fanciulla.
tà. Dante approfitta del fraintendimento 14. e per… altrui: e per rendere mag- 16. se non… trattare: se non per quanto
della gente per tenere celato il vero ogget- giormente certi gli altri. possano servire a trattare.
to del suo amore, la vera destinazione dei 15. feci… rima: composi alcune poesie 17. le lascerò: le tralascerò.
suoi sguardi. in rima. Non è facile identificare quali sia- 18. salvo che… lei: tranne che trascrive-
12. e tanto… ragionavano: e in poco tem- no questi testi danteschi scritti per la pri- rò qualcuna di queste rime (alcuna cosa
po lo ostentai a tal punto che la maggior ma donna-schermo, a parte il sonetto O ne) che appaia lode di Beatrice (lei).
parte delle persone che parlavano di me voi che per la via d’Amor passate, inseri-
credevano di conoscere il mio segreto. to nella Vita nova (capitolo VII) ed esplici-
IN PRIMO PIANO
ANALISI DEL TESTO I temi
Celare la donna amata Questo breve capitolo è centrato sul na-schermo, condannata a restare anonima – si trovano a una
tema del celare, tanto caro anche alla lirica dei trovatori: uno funzione religiosa, nella quale si cantano inni, o comunque si
dei compiti dell’amante è proprio quello di tenere nascosta prega la Vergine; e «forse è elegante supporre che si tratti del-
l’identità della donna amata. Per ottenere questo risultato i la festa dell’Annunciazione (25 marzo), capodanno fiorentino»
poeti provenzali ricorrevano agli pseudonimi (senhal), Dante alla (G. Gorni).
donna-schermo.
Il gioco degli sguardi Si noti l’insistenza di Dante sul concet-
La presenza dei maldicenti Alla costruzione del quadro cor-
to della retta linea che collega gli occhi suoi a Beatrice: e pro-
tese concorrono le persone che subito si lasciano andare, al-
prio su questa linea si trova la donna gentile e di molto piace-
l’uscita dalla funzione religiosa, ai pettegolezzi su Dante: so-
vole aspetto (r. 3). Questo favorisce il gioco degli sguardi – molto
no i cosiddetti “malparlieri” della tradizione lirica italiana e
moderno, si potrebbe dire – messo in scena da Dante: il poe-
i lauzengier (“lusingatori”) della poesia trobadorica; è da lo-
ta guarda verso Beatrice, ma di fatto sembra che guardi la don-
ro, dalla loro curiosità, che il poeta deve difendere l’identità del-
na-schermo, la quale, credendo appunto di essere osservata da
la donna amata.
Dante, guarda a sua volta il poeta sorpresa. Chiude il capitolo,
Il contesto quotidiano La convenzionalità cortese è calata appena accennato, un tema che sarà molto importante nel pro-
dentro la quotidianità fiorentina: Dante e Beatrice – e la don- sieguo della Vita nova: quello della lode di Beatrice.
Analisi
2. Volutamente Dante rimane alquanto generico sia nei riferimenti spaziali e temporali, sia nel lasciare nell’anonima-
to la donna-schermo: individua nel testo questi elementi di indeterminatezza e spiega il motivo di questa scelta.
3. La descrizione dei movimenti dello sguardo viene ripetuta due volte con estrema precisione: come si realizza?
4. Il gioco degli sguardi ricorre frequentemente anche nelle scelte lessicali del testo: numerosi sono infatti i verbi
e le espressioni che riguardano il “vedere”. Individuali e riportali in una tabella.
5. Come reagisce Dante al sentire le parole dei maldicenti?
6. Come entra nel capitolo il riferimento alla produzione poetica?
Approfondimenti
7. Lo sguardo è un tramite fondamentale dell’amore secondo la poetica stilnovistica: confronta quanto espresso in
questo capitolo della Vita nova con altri testi di Dante o di altri poeti che riportano questo aspetto.
A173
Le origini e il Duecento
9
Beatrice toglie il saluto a Dante online
Appresso la mia ritornata1 mi misi a cercare di questa donna che lo mio segnore2 m’avea no-
minata ne lo cammino de li sospiri3; e acciò che lo mio parlare sia più brieve4 , dico che in po-
co tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la corte-
sia5 ; onde molte fiate mi pensava duramente6. E per questa cagione, cioè di questa soverchievole
5 voce7 che parea che m’infamasse viziosamente8 , quella gentilissima, la quale fue distruggi-
trice di tutti li vizi e regina de le virtudi, passando per alcuna parte9 , mi negò lo suo dolcis-
simo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine10 . E uscendo alquanto del proposi-
to presente11, voglio dare a intendere12 quello che lo suo salutare in me vertuosamente13 operava.
Dico che14 quando ella apparia da parte alcuna15 , per la speranza de la mirabile salute nul-
10 lo nemico mi rimanea16, anzi mi giugnea una fiamma di caritade17, la quale mi facea per-
donare a chiunque m’avesse offeso; e chi18 allora m’avesse domandato di cosa alcuna, la
mia risponsione sarebbe stata solamente “Amore”, con viso vestito d’umilitade19 . E quan-
do ella fosse alquanto propinqua2 0 al salutare, uno spirito d’amore, distruggendo tutti li
altri spiriti sensitivi21, pingea fuori2 2 li deboletti spiriti del viso2 3, e dicea loro: «Andate a ono-
15 rare la donna vostra»; ed elli si rimanea nel luogo loro2 4 . E chi avesse voluto conoscere Amo-
re, fare lo potea mirando lo tremare de li occhi miei2 5 . E quando questa gentilissima salu-
1. Appresso la mia ritornata: dopo il mio dicenti pettegoli gettano su di lui l’ombra 15. da parte alcuna: in qualche luogo.
ritorno. cupa dell’amante privo delle regole della 16. per… rimanea: grazie alla speranza
2. lo mio segnore: Amore. cortesia. che nutrivo di ricevere il saluto miracolo-
3. cammino… sospiri: cammino che Dan- 9. per alcuna parte: in un certo luogo. so, non provavo odio per nessuno (nullo).
te ha compiuto nel suo viaggio fuori Firen- 10. ne lo quale… beatitudine: riprende an- 17. mi… caritade: mi prendeva una fiam-
ze, pieno di sospiri a causa dell’allontana- cora il motivo del capitolo II (→ 6), secon- ma d’amore.
mento da Beatrice. do il quale il saluto di Beatrice dispensa 18. chi: se uno.
4. brieve: si noti il dittongo, normale nel- una gioia che va al di là e al di sopra del 19. con… umilitade: con lo sguardo atteg-
l’antico fiorentino. semplice piacere terreno. giato a grande umiltà.
5. troppa… cortesia: troppe persone parla- 11. uscendo… presente: allontanando- 20. propinqua: vicina.
vano di questa donna andando oltre i termi- mi un poco dall’argomento ora trattato, 21. li altri spiriti sensitivi: tutte le facol-
ni imposti dalla cortesia; in altre parole, la cioè il saluto rifiutato da Beatrice. tà sensoriali.
gente sparlava del supposto rapporto tra 12. dare a intendere: spiegare, senza 22. pingea fuori: spingeva fuori.
Dante e la seconda donna-schermo, come l’accezione negativa “prendere in giro” 23. viso: vista.
si trattasse di una relazione disonesta. che l’espressione ha oggi. 24. ed elli… loro: ed egli restava al loro po-
6. onde… duramente: per cui molte vol- 13. vertuosamente: per mezzo della sua sto. Amore si sostituisce agli spiriti della
te (fiate) mi preoccupavo seriamente. virtù. vista, e il poeta può così guardare con gli
7. soverchievole voce: diceria eccessiva, 14. Dico che: frequente nella Vita nova occhi di Amore stesso.
esagerata. questo attacco (qui inizia il capitolo XI), che 25. lo tremare… miei: il tremore è un ti-
8. m’infamasse viziosamente: mi infa- di solito serve a Dante per spiegare meglio pico effetto dell’amore sull’amante, mol-
masse come persona viziosa; Dante teme ciò che nelle righe precedenti è stato so- to presente nelle poesie di Cavalcanti; è in-
per la propria reputazione, perché i mal- lo accennato. vece una novità dantesca il fatto che a
A174
Antologia I classici
Vita nova, Donne ch’avete intelletto d’amore Dante Alighieri
te salutava26, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabi-
le beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo qua-
le era tutto allora sotto lo suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanima-
20 ta27. Sì che appare manifestamente28 che ne le sue salute29 abitava la mia beatitudine, la quale
molte volte passava e redundava la mia capacitade30.
tremare siano gli occhi, forse pieni di la- re si mettesse in mezzo in modo che potes- lerabile, perché va al di là delle capacità di
crime per la commozione. se offuscare (obumbrare) ai miei occhi (a sopportazione di Dante. Si noti, alla fine, la
26. questa… salutava: Beatrice è la salu- me) la beatitudine intollerabile, ma anzi descrizione dei movimenti da automa.
te-salvezza che saluta; si noti il gioco eti- egli quasi per eccesso (soverchio) di dolcez- 28. manifestamente: chiaramente.
mologico salute-salutava, che serve a za diventava tale che il mio corpo, che allo- 29. le sue salute: i suoi saluti.
mettere in risalto il doppio significato di ra era totalmente (tutto) al suo comando, 30. passava… capacitade: oltrepassava e
entrambi i termini: saluto/salute-salvez- molte volte si muoveva come un pesante sopraffaceva (redundava) la mia capacità.
za e salutare/dare salute-salvezza. (grave) oggetto inanimato. La beatitudine Il verbo “redundare”, “traboccare”, è qui
27. non che… inanimata: non dico che Amo- che proviene dal saluto di Beatrice è intol- usato in senso transitivo.
10
Donne ch’avete intelletto d’amore online
A175
Le origini e il Duecento
quando descriverà, nel canto XXIV del Purgato- Dante individuerà in questo testo, per bocca del
rio, il suo incontro con Bonagiunta Orbicciani, poeta di Lucca, il punto di partenza dello Stilnovo.
Avvenne poi che1 passando per uno cammino lungo lo quale sen gia uno rivo chiaro mol-
to2, a me giunse tanta volontade di dire3, che io cominciai a pensare lo modo ch’io tenes-
se4; e pensai che parlare di lei non si convenia che io facesse5, se io non parlasse a donne
in seconda persona, e non ad ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e che
5 non sono pure femmine6. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mos-
sa7, e disse: «Donne ch’avete intelletto d’amore». Queste parole io ripuosi ne la mente con
grande letizia, pensando di prenderle per mio cominciamento8 ; onde poi, ritornato a la so-
pradetta cittade9 , pensando alquanti die10, cominciai una canzone con questo comincia-
mento, ordinata nel modo che si vedrà di sotto ne la sua divisione11. La canzone comin-
10 cia: Donne ch’avete.
1. Avvenne poi che: tipico attacco di capi- Donne ch’avete intelletto d’amore12,
tolo, che Dante riprende dai Vangeli, so-
prattutto Matteo e Luca. i’ vo’ con voi de la mia donna dire13,
2. per uno… molto: lungo un sentiero ac- non perch’io creda sua laude finire14,
canto al quale scorreva (sen gia) un ru- ma ragionar per isfogar la mente15.
scello dall’acqua assai limpida.
3. a me… dire: mi venne una tale voglia di 5 Io dico che pensando il16 suo valore,
scrivere versi. Amor sì dolce17 mi si fa sentire,
4. che… tenesse: che cominciai a riflette-
re sul modo in cui potessi farlo. che s’io allora non perdessi ardire18 ,
5. pensai… facesse: pensai che non era farei parlando innamorar la gente19 .
conveniente che io parlassi di lei.
6. se io… femmine: se io non mi fossi rivol-
E io non vo’ parlar sì altamente,
to a donne indirettamente (in seconda per- 10 ch’io divenisse per temenza vile20;
sona), e non a ogni donna, ma solo a quel- ma tratterò del suo stato gentile
le di animo nobile (gentili), che non sono
semplici femmine. La distinzione tra don- a respetto di lei leggeramente21,
na e femmina è già della lirica provenzale: donne e donzelle amorose22, con vui23,
la prima è destinataria del nobile amore spi-
rituale, la seconda solo di quello sensuale. ché non è cosa da parlarne altrui24.
7. come… mossa: come se si muovesse da
sola. 15 Angelo clama in divino intelletto25
8. pensando… cominciamento: pensan-
do di prendere queste parole come inizio. e dice: «Sire, nel mondo si vede
9. la sopradetta cittade: Firenze. maraviglia ne l’atto che procede
10. pensando alquanti die: riflettendo
molti giorni. d’un’anima che ’nfin qua su risplende»26.
11. ordinata… divisione: organizzata nel
modo che verrà spiegato più avanti nella
sua struttura. Nel libello, infatti, al testo donne-donna. no parlando-parlar.
della canzone segue la spiegazione della 14. non… finire: non perché io creda di 21. ma… leggeramente: ma parlerò del-
sua struttura, qui omessa. esaurire (finire) la sua lode. la sua nobiltà (stato gentile) in modo su-
15. ragionar… mente: parlare per dare perficiale (leggeramente) rispetto al suo
Schema metrico: canzone di soli endeca- sfogo a ciò che ho dentro di me. vero valore (a respetto di lei).
sillabi, composta di quattro strofe segui- 16. pensando il: quando penso al. 22. amorose: piene d’amore o, meglio,
te da un congedo che ha la stessa lun- 17. dolce: aggettivo, qui con valore av- che comprendete amore, con richiamo
ghezza e la stessa struttura di una strofa. verbiale, tipico dello Stilnovo. del primo verso.
Lo schema di rime è il seguente: ABBC, 18. non… ardire: non perdessi il coraggio. 23. vui: voi, sicilianismo.
ABBC, CDD, CEE. Assai numerosi i ri- 19. farei… gente: con le mie parole (par- 24. altrui: ad altre.
chiami fonici tra le rime, come, per esem- lando) farei innamorare tutti. È la tipica si- 25. Angelo… intelletto: un angelo invoca
pio, le assonanze perfette: I C (-ente)/II B tuazione dell’amante quando pensa alla nell’intelletto di Dio, quindi si rivolge a lui
(-ede)/II C (-ende)/III B (-ere)/V D (-ese); I propria amata, o quando si trova al suo co- direttamente. Si può cogliere in questo
B (-ire)/I D (-ile); II A (-etto)/III A (-elo); II D spetto: perde il coraggio e non riesce a dialogo paradisiaco un’eco dell’ultima stro-
(-ace)/IV A (-ale); III E (-ato)/V A (-ando); V proferir verbo. fa di Al cor gentil rempaira sempre amo-
B (-ata)/V C (-ana). 20. E io non… vile: d’altra parte non voglio re di Guido Guinizzelli (→ Lezione profilo 7,
12. ch’avete… d’amore: che capite, inten- parlare in modo tanto sublime (sì alta- Testi esemplari).
dete che cosa sia amore. Si tratta delle mente) da rischiare di diventare inade- 26. «Sire… risplende»: «Signore, nel
donne gentili di cui Dante ha parlato nel- guato (vile) a causa della paura. Si noti lo mondo si vede un miracolo (maraviglia) nel
la parte in prosa. stretto legame tra fronte e sirma, sottoli- gesto che viene (atto che procede) da
13. i’ vo’… dire: io voglio (vo’) parlare con neato non solo dalla ripetizione usuale un’anima che risplende fin quassù». L’ani-
voi della mia donna; si noti il poliptoto della rima, ma anche dal poliptoto inter- ma in questione è ovviamente Beatrice.
A176
Antologia I classici
Vita nova, Donne ch’avete intelletto d’amore Dante Alighieri
A177
Le origini e il Duecento
IN PRIMO PIANO
ANALISI DEL TESTO La poetica e le scelte stilistiche
Un nuovo modo di poetare L’importanza di questa canzo- Uno stile semplice ma ricercato Nuova, o rinnovata, la
ne nella storia poetica di Dante è evidente: basta citare il fat- materia, nuovo lo stile, programmaticamente semplice (vv. 11-
to che nel canto XXIV del Purgatorio, per bocca del poeta to- 12). La sintassi è piana (v. 60), senza inversioni artificiali tra le
scano Bonagiunta Orbicciani, egli ne richiama l’incipit in uno parti del discorso, le figure retoriche sono usate con molta par-
dei più significativi e antichi schizzi di storia letteraria: Ma dì simonia, le parole scelte confermano una generale dolcezza
s’i’ veggio qui colui che fore / trasse le nove rime, comincian- del dettato, che è poi una delle prerogative imprescindibili
do / “Donne ch’avete intelletto d’amore” (vv. 49-51 → Onli- dello Stilnovo – definito, infatti, da Dante dolce stil novo. Sono
ne Biblioteca). La canzone viene dunque considerata da Dan- invece piuttosto ricchi i giochi fonici tra le rime. Nonostante
te il primo movimento di quel nuovo modo di poetare che questa dolcezza ricercata e trovata, la canzone ha una notevo-
poche righe più avanti definirà Stilnovo: «O frate, issa vegg’ io», le sostenutezza stilistica, rafforzata dalla scelta non casuale
diss’ elli, «il nodo / che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne / di di scrivere strofe piuttosto lunghe (quattordici versi ciascuna) di
qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!» (vv. 55-57). soli endecasillabi, che si richiamano e si rincorrono l’un l’altro
Tradizione e rinnovamento Donne ch’avete intelletto d’a- grazie alla presenza di sole cinque rime.
more rappresenta in effetti una decisa svolta nella poetica Una nuova ispirazione Infine, non si può non sottolineare –
dantesca: benché ancora segnata dalla tradizione, infatti, la perché la sottolinea Dante stesso – la novità dell’ispirazione.
materia di questa canzone è nuova, perché il poeta attua il Nella prosa che introduce Donne ch’avete intelletto d’amore
chiaro tentativo di innalzare il tema amoroso verso una di- il poeta ammette: la mia lingua parlò quasi come per se stes-
mensione celeste che prima non aveva, di (ri)costruire la pro- sa mossa (rr. 5-6), e generò quel verso che poi divenne il comin-
pria poetica intorno al nuovo nucleo rappresentato dalla lo- ciamento della canzone; il parallelo con quanto Dante dice a
de della gentilissima. Dante non può che partire dai trovato- proposito dell’ispirazione nel citato canto del Purgatorio (vv. 52-
ri, non può non sentire su di sé l’influenza di chi l’ha prece- 54) è evidente: «I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, no-
duto – soprattutto Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti –, e to, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro vo significando» (“Io so-
tuttavia la sua poetica della lode dà il via alla nuova poe- no un poeta che scrive quando Amore lo ispira, e si esprime in
sia italiana. quel modo in cui egli detta nell’animo”).
Analisi
2. Nella prosa iniziale Dante pone la distinzione fra le donne gentili e le pure femmine (rr. 4-5). In che cosa si dif-
ferenziano nel vivere l’amore?
A178
Antologia I classici
Vita nova, Tanto gentile e tanto onesta pare Dante Alighieri
Approfondimenti
9. Confronta quanto affermato da Dante nella seconda strofa di questa canzone con l’ultima strofa di Al cor gen-
til rempaira sempre amore di Guido Guinizzelli (→ Lezione profilo 7, Testi esemplari): quali sono gli elementi
comuni? Quali invece le principali differenze?
10. Netta appare la differenza stilistica fra le rime “petrose” e questa canzone: in che modo i contenuti condiziona-
no l’aspetto formale?
11
Tanto gentile e tanto onesta pare online
Questa gentilissima donna, di cui ragionato è1 ne le precedenti parole, venne in tanta grazia
de le genti2, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile le-
tizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d’alcuno, tanta onestade3 giungea nel cuore
di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo mol-
5 ti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse4. Ella coronata e vesti-
ta d’umilitade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia5. Diceano molti,
poi che passata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E
altri diceano: «Questa è una maraviglia6; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemen-
te sae adoperare7!». Io dico ch’ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri8 , che quel-
10 li che la miravano comprendeano9 in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non
lo sapeano10; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse so-
1. di cui… è: della quale si è parlato. nei confronti di chi non ci credesse. li miracoli; sae è forma con epitesi.
2. venne… genti: fu tanto apprezzata pres- 5. nulla… udia: non facendo mostra di 8. piaceri: bellezze.
so la gente. alcun vanto di ciò che vedeva e sentiva; 9. comprendeano: concepivano, sentiva-
3. onestade: nobiltà, effetto della virtù di Beatrice, cioè, non mostrava alcuna su- no nascere.
Beatrice. perbia pur riconoscendo l’ammirazione 10. tanto… sapeano: a tal punto che non
4. e di questo… credesse: e molti, aven- che suscitava. erano in grado di descriverla.
dolo sperimentato (sì come esperti), po- 6. maraviglia: miracolo.
trebbero essere testimoni di ciò che dico 7. che sì… adoperare: che sa compiere ta-
A179