Sei sulla pagina 1di 59

Lettura Pedagogica dell’Evoluzione

legislativa nei
processi di integrazione e inclusione
Lucia de Anna
Università di Roma « Foro Italico »
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:
• Le leggi a favore dell’integrazione delle persone in
situazione di disabilità risalgono ai principi di uguaglianza
e educazione per tutti sanciti dalla Costituzione.
• Tali principi hanno assunto un valore ed un significato alla
luce delle riforme della scuola che hanno preso in
considerazione le diverse problematiche (1962- 1974), e
della trasformazione di un modello sociale e culturale
(1968) riferito alla disabilità (1978) e alle situazioni
segregative (1972).
Analisi storica dell’integrazione scolastica
Il movimento delle Associazioni storiche
per gli handicappati

La scuola per tutti L’apertura degli ospedali


1962 psichiatrici (1978)

Le manifestazioni
studentesche Riforma della scuola del
1968 1974

Fallimento delle classi I nuovi modelli


differenziali 1972 pedagogici
Le varie tappe dell’Inclusione L. 107/2015 e ? La Buona
Università…?

L. 170/2010…

L. 17/1999

L. 68/1999

L. 104/92

Sentenza 215/87

L. 517/1977
L. 118/1971
Legislazione

L’evoluzione legislativa:
• La prima normativa che cita l’educazione nella scuola ordinaria
degli alunni disabili risale al 1971 con la legge 118 riferita agli
invalidi civili e dello stesso anno dobbiamo ricordare la 820 sul
tempo pieno del 1971.
• L’integrazione si avvia nel 1975 con l’applicazione sperimentale
delle considerazioni scaturite della Commissione Falcucci
istituita nel 1974.
Il Parlamento si pronunciò sulla Risoluzione della VII
Commissione del Senato del 1975 impegnando il
Governo a darne applicazione

• Necessità di un rinnovamento del contesto scolastico, utilizzando le


nuove connessioni con gli enti territoriali previste dalla Riforma
della scuola con la nuova istituzione degli Organi collegiali
• Una nuova professionalità del corpo docente, al fine di stabilire una
collaborazione interdisciplinare con il sostegno degli operatori non
docenti per la realizzazione di progetti educativi comuni.
• Migliorare la utilizzazione del Tempo pieno (Legge 820/1971
• Insegnanti specializzati e psicopedagogista
• Aggiornamento docenti
Le prime circolari di attuazione

• Circolari del MPI nn.227/1975 e 228/1976 «per facilitare un


sempre più ampio inserimento degli alunni handicappati»
nelle scuole aperte a tutti gli allievi e attraverso le quali si
costituivano i “Gruppi di Lavoro” in interazione con il
territorio;
• Avvio delle prime sperimentazioni che si ricollegano alla
Riforma della Scuola (Legge Delega del 1973 e Decreti
Delegati 1974/75) sulla necessità di «un nuovo modo di
concepire e di attuare la scuola» fondato sulla centralità
dell’insegnamento-apprendimento per lo sviluppo della
personalità di ciascun bambino, tenendo presente il vissuto
personale e sociale di tutti
L’analisi potrebbe iniziare…

fin dai motivi che portarono alla


trasformazione della Scuola Media unica nel
1962 e ancora prima dall’impronta
pedagogica sviluppatasi nel nostro paese
all’inizio del novecento sull’educazione dei
bambini/e in difficoltà
(per approfondimenti cfr. de Anna 2014a,
pp.75-114; de Anna, 1998).
Ad Esempio nel 1907 le scuole per i contadini
dell’Agro Romano e delle Paludi Pontine
che costituirono una visione civile che all’alba del secolo Duilio
Cambellotti con Giovanni Cena e gli altri, dirette da Alessandro
Marcucci, auspicavano in forma non utopica. Era la proposta di avviare
i ragazzi del futuro, partendo da questa regione, ad “esperimenti
meravigliosi di grafica artistica” e d’altra esperienza disciplinare,
“prototipo di educazione libera e naturalmente competente in una
regione estremamente povera e abbandonata” (Stanislao Nievo,
Presidente della Fondazione Ippolito Nievo, 1993, p.1).
Le scuole dell’Agro romano e delle Paludi Pontine

• L’ambiente scolastico era una casa trasportabile che era al tempo


stesso cattedra, armadio, lavagna e biblioteca adattabile a qualsiasi
locale. Successivamente venne realizzata una tenda scuola mobile e,
infine, dei padiglioni in legno smontabile, arredati con mobili semplici
e funzionali dipinti, come le pareti interne ed esterne, con tinte chiare
e vivaci, che creavano un’atmosfera serena e accogliente e
allontanavano ogni impressione di chiuso, prima di arrivare poi a
quelle in muratura diffuse successivamente (Alatri, 1993, pp. 8-9).
• La lettura di questi racconti sul come costruirono la didattica, i
contenuti, gli oggetti, avvicinando e partendo dalla loro
cultura di contadini per accedere ai diversi insegnamenti, e le
immagini che restano di queste esperienze (raccolte nel
Museo storico della Didattica a Roma diretto da Mauro Laeng)
ci trasmettono l’essenza di quello che sarà lo sviluppo e il
senso dell’inclusione
In quel clima di insofferenza e disagio
sociale, c’era un fermento di idee e
soprattutto si ravvisava la necessità di
venire incontro ai bisogni educativi di
tutti, come aveva già fatto Maria
Montessori all’inizio del secolo scorso
(1907), con la creazione della Casa dei
Bambini, prendendo in carico
l’educazione di persone con gravi
disagi sociali e situazioni di disabilità
inventando un metodo che, come
abbiamo potuto constatare
direttamente ancora oggi, viene
applicato in tutto il mondo (in Francia,
in Brasile, a Taiwan, nel Vermont, ecc.)
ed è considerato valido per tutti i
bambini (Montessori, 1949; Mura, 2016,
pp.78-89)
Un altro esempio di dedizione alla missione educativa è
rappresentato da un prete, Don Lorenzo Milani

che riunì intorno a sé nella casa di Barbiana (visitata dal


Papa nell’occasione dei 50 anni dalla sua morte 2017) i
ragazzi svantaggiati per dimostrare la possibilità educativa
di accogliere tutti e favorire così l’apprendimento
attraverso il fare e l’agire in una comunità che rispettava le
differenze: “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le
parti uguali fra disuguali” e ancora: “La scuola ha un
problema solo. I ragazzi che perde” […] ma se si perde loro,
la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e
respinge i malati. Diventa uno strumento di
differenziazione sempre più irrimediabile” (Milani, 1967).
In tale occasione la Ministra Valeria Fedeli ha voluto
ricordare le sue parole: “Avere una scuola aperta ed
inclusiva era l’obiettivo di Don Milani ed è l’impegno del
mio Ministero: aperta ed inclusiva significa anche capace di
parlare a chi è più emarginato, a chi è a rischio dispersione.
Dobbiamo dare a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi anche e
soprattutto ai più deboli, gli strumenti per essere preparati
ad affrontare il futuro”.
Legislazione

L’evoluzione legislativa:

• La legge 517 del 1977 abolisce le classi


differenziali, introduce le attività
integrative e avvia un nuovo modello
pedagogico – didattico centrato sulla
programmazione scolastica e sulla
valutazione (nelle classi in cui viene
inserito l’alunno con disabilità al massimo
20 alunni).
• Tale normativa rende effettivo il
diffondersi dei processi d’integrazione in
tutta la scuola.
La legge 517 del 1977

• L’Ispettore Sergio Neri, ad esempio,


metteva bene in evidenza la
trasformazione storico-sociale tradotta
“nella necessità di esprimere un bisogno
di democrazia, di partecipazione e di
riconoscimento delle diverse soggettività”
(Neri, 2001, p.16). Una socializzazione
delle conoscenze che poggiasse sulla
solidarietà, sull’accessibilità a un nuovo
sapere formale e informale per tutti, “il
diritto di ascolto a coloro che non erano
stati mai ascoltati e visti nelle loro storie
personali e collettive” (ivi p.17)
La 517/1977: una legge di forte rilevanza
pedagogica

Focus
Programmazione sull’integrazione
didattica e degli alunni con
valutazione difficoltà

Attuazione Interventi
dell’integrazione psico-
con l’insegnante pedagogici
specializzato per le
attività integrative
Intervento del sottosegretario mpi,
Sen. Franca Falcucci, al seminario
nazionale di arezzo del 1981 “Iniziative
pedagogico-didattiche per
l’inserimento scolastico degli
handicappati”

L’integrazione deve essere


considerata «un processo
irreversibile» perché «coerente con il
fine proprio della scuola che è quello
di promuovere le potenzialità di ogni
bambino, adeguando alle sue
esigenze e alle sue possibilità le
metodologie più idonee per suscitare
la vitale spinta dinamica che deve
alimentarne lo sviluppo» (MPI, 1982
p.28).
• Alla consapevolezza di un maggiore
impegno per la formazione e utilizzazione
degli insegnanti di sostegno aggiungeva che
non si doveva però: “far perdere di vista la
esigenza di far acquisire a tutti i docenti una
sufficiente conoscenza e comprensione dei
problemi dell’integrazione, perché è solo da
una programmazione educativa che
coinvolge globalmente i docenti che è
possibile sperare in risultati significativi”.
• Ravvisava, inoltre, “un costante
coordinamento tra scuola, IRRSAE ed
università, in ordine alle problematiche
scientifiche e didattiche inerenti al processo
di integrazione”(ivi p.30) e ribadiva la
volontà del Governo di “non deflettere
dall’impegno assunto nella convinzione di
contribuire all’elevazione umana e civile del
Paese e nello stesso tempo alla elevazione
della nostra scuola.”(ivi p.31)
Iniziative pedagogico-
didattiche per
l’inserimento
scolastico degli
handicappati
(MPI, Arezzo, 1982)
Seminario sulle iniziative pedagogiche-
didattiche, con particolare riferimento
all’inserimento scolastico degli alunni con
disabilità (Arezzo, 1981)
• In quegli anni ottanta, l’integrazione aveva bisogno di
essere raccontata per aprire un dialogo e un confronto,
per dimostrare lo “spessore significativo di una ricerca
pedagogica ricca e fertile per un nuovo modo di fare
scuola e di vivere la scuola”. Tale sforzo veniva convalidato
“non solo dalla teorizzazione più aggiornata della scienza
dell’educazione, ma dalla realizzazione positiva che non
pochi insegnanti, spesso con notevole sacrificio personale,
hanno saputo sperimentare in questi (primi, N.d.R.) anni”
• (Intervento del Provveditore agli studi di Arezzo, Luciana Gasbarre ,
in MPI, 1982 p.12)
Già con le prime sperimentazioni del 1975 e
l’attuazione della 517/77 (Intervento Gasbarre, pp. 9 -10)

• L’integrazione veniva concepita come un cambiamento di contesto e si


affermava che “un nuovo modo di essere della scuola è la condizione per
la piena integrazione di tutti gli alunni” . Dall’esperienza di quegli anni
era nato il convincimento che
“quando il personale docente e direttivo si pone sulla strada della
programmazione di un tipo di scuola più motivato e motivante per tutti
gli alunni, allora in tale scuola c’è spazio anche per il portatore di
handicaps (il bambino con disabilità, N.d.R.) ed al contempo vengono
valorizzate le potenzialità di tutti gli alunni perché la scuola diventa più
agile, più flessibile, più socializzante e individualizzante, nel corretto
significato pedagogico del termine e produce educazione e cultura di
base […]” .
• Devono essere rispettate, inoltre, delle condizioni “una sempre più
approfondita presa di possesso della propria professionalità da parte dei
docenti e dirigenti”.
• Due aspetti importanti vengono sottolineati: “programmazione e
aggiornamento”.
Quali sperimentazioni da quegli anni
settanta ad oggi

Durante la discussione con gli insegnanti, le


difficoltà rappresentate riguardavano da una parte
la formulazione della nuova programmazione,
basata sulla concezione del curriculo che doveva
tenere conto delle caratteristiche del bambino/a,
del suo ambiente di vita e i rapporti con la famiglia,
e l’azione collegiale dei docenti. In quel periodo,
tuttavia, il confronto con le teorie del curriculum di
Frey (1977), da poco tradotte in Italia, ci
permettevano di approfondire e di applicare tali
nuove concezioni e poter riflettere, anche alla luce
dello sviluppo di sperimentazioni sul modo di
apprendere, come, ad esempio seguendo
l’applicazione del mastery learning (De
Bartolomeis, 1978). Mentre, dall’altra parte, la
maggiore preoccupazione era quella di modificare
il sistema di valutazione attraverso i giudizi e non
più i voti.
Il problema sembrava fosse quello di trovare
delle modalità di corrispondenza tra i voti e i
giudizi…
• Ma occorreva invece entrare in una nuova logica di considerare
l’alunno secondo un processo di sviluppo, di approfondimento
delle sue potenzialità, ma non solo…
• Oggi ci chiediamo ancora: quali opportunità vengono date
all’alunno per apprendere?
• Il contesto classe o scuola mette in atto quelle accessibilità ad
apprendere per permettere a tutti di partecipare e di crescere?
Quali strategie didattiche vengono adottate?
• L’attività formativa va monitorata all’inizio, durante il percorso e
alla fine. Ma attraverso quali strumenti entra nella didattica?
(Calonghi, 1990, 1992; Vertecchi, Maragliano 1992; Laeng
1987,1992).
• Gli elementi essenziali del processo didattico si basano su criteri di
flessibilità del curriculo, di scelta ragionata, di considerazione
delle circostanze ambientali e delle situazioni di fatto relative alla
scuola, alla disponibilità delle risorse e, in particolare, alle
conoscenze, abilità e motivazioni degli allievi (Pontecorvo, 1978).
Programmazione e valutazione

Era necessario provvedere a coniugare programma nazionale,


programmazione e curriculo, nell’ottica di una individualizzazione
e personalizzazione dei piani educativi, in cui la valutazione
assumeva un ruolo importante per raggiungere gli obiettivi della
nuova scuola.
Il valore della memoria storica e delle
esperienze nella realtà delle prassi
educative
• Perché nel tempo la comunità
internazionale ha cambiato lo sguardo
e rivolgerci ad altri paesi ci aiuta a
riflettere anche sui diversi modi di
interpretare l’integrazione e
l’inclusione in funzione delle differenti
storie e organizzazioni e dobbiamo
approfondire e conoscere la nostra
storia per assumerne consapevolezza e
orgoglio, per capirne le differenze e
comprendere che cosa possiamo
prendere dalle nostre e dalle loro
esperienze per andare avanti in questo
lungo processo.
• Perché la Commissione e il Documento
Falcucci del 1974-75 portava in sé già un’idea
di inclusione: la partecipazione
all’apprendimento con la classe, la
collaborazione con le famiglie e il raccordo con
il territorio, il lavoro congiunto degli
insegnanti, i gruppi di lavoro collegati al
territorio. Si voleva cambiare il contesto, prima
di tutto, non si trattava di inserire degli alunni
con disabilità, si chiedeva un cambiamento da
parte di tutti.
• Perché l’avvio delle prime esperienze di
integrazione nella scuola trasmettono questo
messaggio di coeducazione nella relazione con
l’altro al fine di valorizzare le differenze e di
apprendere dalle diversità (cfr. de Anna, 2014, pp.
75-114).
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:

La legge Basaglia, n.180 del 13 maggio 1978, si inserisce nel


quadro delle trasformazioni sociali e della nuova normativa
(1975-1977) sul trasferimento delle funzioni dallo Stato alle
Regioni con il decentramento dei servizi sanitari – sociali.
• La centralità della Persona e la fine dei
metodi custodialistici, riconoscendo
invece la necessità di una presa in
carico della persona nella
valorizzazione di tutti gli aspetti ad
essa legati, sia di tipo biologico che di
tipo psicologico e sociale.

• (cfr. film C’era una volta la città dei


matti)
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:

In questo periodo per garantire i processi di


integrazione vengono emanate norme
esplicative riguardanti il ruolo e la formazione
degli insegnanti, le procedure di
organizzazione e di rapporti interistituzionali
(accordi di programma) al fine di rendere
effettivo il diritto all’educazione delle persone
con disabilità fino ai gradi più elevati
dell’istruzione.
Sentenza Corte Costituzionale del 1987
Tale sentenza ha avuto un valore pedagogico importante
e la sua lettura ce lo ha dimostrato nei fatti
Un cammino difficile e controverso che riconosceva pienamente il diritto
all’educazione tenendo conto del livello di partenza dello studente con disabilita, i suoi
progressi, l’esigenza di apprendere nel gruppo dei pari con programmi eventualmente
diversificati, valutati in funzione del loro PEI che gli permetteva di continuare gli studi anche se
non raggiungeva gli stessi livelli degli studenti normodotati, affinché non venisse interrotto,
sempre e comunque, il processo di apprendimento:
“L’alunno con disabilita proprio in quanto pone alla scuola una domanda più complessa di aiuto
educativo e di sostegno didattico necessita più di ogni altro di una particolare attenzione
educativa volta a realizzare un progetto di vita individualizzato unitario, che pur nella
differenziazione dei diversi momenti educativi, consenta un’esperienza formativa di ampio
respiro, priva di fratture e sempre coerente con gli individuali bisogni educativi e ritmi di
apprendimento.”
(Sentenza 215/1987 in de Anna, 2014, p. 100; de Anna, 1992, pp.203-217;
de Anna, 1998, pp.70-78)
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:

Con la legge 104/92 vengono


coordinate tutte le normative
riguardanti la disabilità con un
ampio spazio al settore della
scuola.
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:

Con il DPR 24 febbraio 1994


viene formulato l’Atto di Indirizzo
sui rapporti con il servizio
sanitario a livello locale per
identificare le varie fasi del
processo di integrazione nella
scuola.
La storia dell’integrazione

L’evoluzione legislativa:

• Con la legge 17/99 si afferma


l’avanzamento del processo di integrazione
nell’Università, saranno nominati i delegati
dei Rettori per l’accoglienza degli studenti
con disabilità, si creeranno i servizi di
tutorato specializzato e tutte le procedure
per seguire gli studenti nel percorso
formativo (ausili, piani individualizzati,ecc.)
• Legge 68/1999 Accesso al mercato del
Lavoro
Riforma della Scuola
Letizia Moratti (legge 28 marzo 2003 n.53).

Il progetto R.I.So.R.S.E. « Osservare per


comprendere, ricercare per aiutare», doveva
servire per sostenere e approfondire il processo
di innovazione della Riforma

La riforma esprime i concetti di


individualizzazione e personalizzazione per tutti

Annali dell’ Istruzione n° 3-4, 2003 – Strumenti per la Riforma


Progetto R.I.So.R.S.E. Rapporto nazionale Ed. Le Monnier 2003.
• Conferenza Stato Regioni
2008

• Linee Guida – Ministro Gelmini


2009

• Protocollo d'Intesa MIUR-


2012 Salute (Min. Profumo)
Legge n. 107/2015
Riforma “Buona Scuola”

Un cambiamento che pretendeva di:


•Valorizzare i professori ;
•Fare una scuola migliore ;
•Innovare la diffusione e l’utilizzazione
delle tecnologie, senza trascurare la
creatività, l’espressività, il benessere e
lo sport
Legislazione
I decreti attuativi legge 107/2015
La buona scuola - schede di approfondimento

•Inclusione scolastica degli studenti


con disabilità
• Articolo 1, commi 180 e 181, lettera c)
• Rafforzare il concetto di “scuola
inclusiva”, attraverso il coinvolgimento
di tutte le componenti scolastiche e
rafforzando il ruolo della famiglia e
delle associazioni nei processi di
inclusione.
Legislazione i decreti attuativi
legge 107/2015 La buona scuola - schede di
approfondimento d.lgs 66/2017

• riordina e rafforza i Gruppi di lavoro per


l’inclusione scolastica;
• definisce una nuova dimensione del
Piano Educativo Individualizzato (PEI),
che diverrà parte integrante del Progetto
Individuale;
• prevede la misurazione della qualità
dell’inclusione scolastica nei processi di
valutazione delle scuole
Art.1 Decreto Legislativo n. 66/2017

1. L’inclusione scolastica:
a)riguarda le studentesse e gli studenti, risponde ai
differenti bisogni educativi e si realizza attraverso
strategie educative e didattiche finalizzate allo
sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del
diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento
ragionevole, nella prospettiva della migliore qualità di
vita.
b)si realizza nell’identità culturale, educativa,
progettuale, nell’organizzazione e nel curricolo delle
istituzioni scolastiche, nonché attraverso la definizione
e la condivisione del progetto individuale fra scuole,
famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul
territorio;
c)L'inclusione scolastica è impegno fondamentale di
tutte le componenti della comunità scolastica le quali,
nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilità,
concorrono ad assicurare il successo formativo degli
alunni e degli studenti.
Legge n. 107/2015 Riforma “Buona Scuola”
DM n. 66 del 13/4/2017
• Le disposizioni del DM n.66/2017
hanno messo in discussione alcune
disposizioni del DPR 1994, per
responsabilizzare tutti i partners dei
processi di inclusione al fine di
discutere insieme all’inizio
dell’accoglienza del bambino con
disabilità a scuola sulla base degli
Accordi del Ministero della Sanità e
dell’Educazione, l’Università e la
Ricerca (MIUR) 2012-13 e degli Accordi
Stato - Regione 2007-2008, in funzione
della Legge 328/2000 « Responsabilità
degli Organismi locali per la
collaborazione e l’intervento nel
sistema scolastico »
Legislazione
cfr. documento Miur - piani di aggiornamento e
competenze
Charles Gardou ci fa riflettere…
(Handirect 13/03/2017)

« Il ne suffit pas de s’engager à


s’engager » Le idee non sono fatte per
essere pensate, ma per essere vissute
(Malraux André).
• L’uguale riconoscimento di ciascuno nella
sua cittadinanza attiva, e in particolare di
quello delle persone con disabilità, con
difficoltà e svantaggio socio- culturale fa
parte di questi aspetti cruciali. Troppe
mancanze derivano in questo campo, da
un conflitto tra l’intenzione, i discorsi e
l’azione, spesso non si fa cosa viene
annunciato…..
• Si pongono delle regole senza crederci realmente, si prescrive
l’applicazione e si lascia troppo volentieri lettera morta.

• L’ottica inclusiva, è divenuta con la dichiarazione dei diritti


delle persone con disabilità del 2006 dell’ONU un nuovo
quadro di pensiero sociale, nell’insieme dei testi nazionali e
internazionali, che quasi tutti i paesi hanno accettato, è insita
una sfida da realizzare, che investe un cambiamento culturale
e l’educazione deve essere alla base di tale cambiamento.

• “LE LEGGI NON SONO DEI RITI INCANTATORI” (Gardou cit.)


Perché la storia dell’integrazione?

• L’evoluzione legislativa ha
consentito un cambiamento che
oggi può sembrare scontato o
acquisito una volta per tutte, dal
quale nessuno pensa di tornare
indietro.
• Occorre tuttavia fare attenzione in
quanto i diritti devono comunque
essere garantiti e affermati con
forza per assumere il loro vero
significato e valore.
La storia dell’integrazione

Perché la storia dell’integrazione?

Interroghiamoci sui punti rilevanti della storia


dell’integrazione vista in chiave pedagogica
I Perché dello studio della storia dell’integrazione
e dell’inclusione delle persone con disabilità in Italia

• Per aver conosciuto le scuole speciali e affinché questa esperienza


vissuta in Italia e all’estero in molti paesi possa non ripetersi;
• Soprattutto perché non ci sia qualcuno che decida
per te dove devi andare: nella scuola ordinaria o
nella scuola speciale, perché “non deve esistere né
una vita minuscola, né una vita maiuscola. […] La
società (e la scuola soprattutto) non è un club a cui si
deve chiedere il permesso di accedere” (Gardou,
2012).
• Perché la storia ci aiuta a comprendere i problemi
che ancora oggi stiamo vivendo, attraverso una
rilettura pedagogica della normativa sui processi di
integrazione e di inclusione soprattutto nella scuola,
la quale deve interagire con la più vasta comunità
sociale per permettere che si diffonda una cultura
dell’inclusione.
La storia dell’integrazione

Perché la storia dell’integrazione?


• Per non dimenticare quale era la
situazione prima degli anni settanta (tale
riflessione deve essere ampliata anche Il valore
attraverso ricerche da effettuare sul
territorio). della
• Le testimonianze sono importanti e spesso memoria storica
si ricordano solo gli aspetti negativi, anche
perché i veri testimoni di quel periodo
sono sempre meno…
La storia dell’integrazione

Perché la storia dell’integrazione

• Per capire lo sforzo di trasformazione che


l’integrazione ha comportato e per non dare
niente di scontato quando si parla di
“integrazione” in Italia che viene purtroppo
interpretata dagli altri paesi come un
inserimento degli alunni con disabilità che si
sono dovuti adattare alle norme della scuola
“normale”; ma in quel periodo la scuola
italiana invece stava cambiando con le Riforme
citate (Decreti Delegati del 1974) e quelle
successive…
Cerchiamo di approfondire questi
termini:
•INTEGRAZIONE
•ASSIMILAZIONE
•INCLUSIONE
•ESCLUSIONE
Oggi si parla anche di EQUITÀ dando diverse
interpretazioni…
Perché la storia dell’integrazione

• Per capire la differenza nei confronti dei problemi che


si possono avere attualmente e le situazioni nelle quali
tutto è già definito a priori dove esistono paletti su ciò
che si può fare e non, dove si definiscono i soggetti che
vanno in un sistema piuttosto che in un altro
(proviamo a fare delle riflessioni sulle possibili
differenti scelte e le loro ricadute)
Perché la storia dell’integrazione

• Per capire come le istituzioni sono cambiate, come


la cultura della disabilità è cambiata , come si può
affermare il diritto all’educazione e alla
formazione con tutti e per tutti in forza delle leggi
approvate anche sulla base delle azioni realizzate
e che le leggi devono poter cambiare in meglio ma
non in peggio (analisi della trasformazione della
legislazione, sentenze , ricorsi ecc.)
Perché la storia dell’integrazione

Perché la storia dell’integrazione è stata anche fatta


grazie a delle persone che hanno dedicato la loro vita
a questo obiettivo e non possono essere dimenticate e
che spesso continua a essere fatta grazie a delle
persone che si impegnano ogni giorno per realizzarla
(ricordare episodi legati a persone che hanno lavorato
in questo campo, insegnanti che hanno vissuto queste
esperienze di trasformazione, con uno sguardo anche a
dirigenti, personale della scuola ecc.)
Perché la storia dell’integrazione

• Perché la forza di chi ci ha creduto ci aiuta ad andare


avanti e rinforza il nostro credere all’integrazione e
all’inclusione, perché pur sembrando un’utopia… è
stato dimostrato nei fatti il cambiamento anche se
possono esistere storie diverse (raccontare e ricercare
le storie positive, evidenziare i problemi connessi alle
difficili integrazioni e inclusioni)
Perché la storia dell’integrazione

• Perché nelle radici storiche ritroviamo il significato


profondo dei problemi che spesso non vengono
ancora risolti (verificare la presenza di pregiudizi, la
resistenza ai cambiamenti, le trasformazioni generali
di sistema, ecc.)
• Dobbiamo assumere consapevolezza
del passato e rileggerlo per
confrontarlo con il presente, anche
per non correre il rischio di pensare
che è la prima volta che affrontiamo
le situazioni che richiedono delle
trasformazioni. Gli insegnanti, i
dirigenti e tutto il personale della
scuola portano un fardello pesante
ed hanno bisogno di maggior fiducia
perché sono riusciti ad affrontare in
tutti questi anni situazioni sempre
più complesse, qualche volta senza
avere riconoscimenti sul lavoro
svolto e con risorse non sempre
adeguate
Tavola rotonda coordinata da Maccioni, dopo una introduzione poetica di
Nazim Hikmet su Don Chisciotte che richiama anche il significato dei
valori che ho cercato di trasmettere
(Siena 3 maggio 2007, A trent’anni dalla 517/77; Siena 8 settembre 2017)

• “La legge 517/77 ha lanciato forte il messaggio dell’apertura - Ferma restando


l’unità di ciascuna classe…- , avete la possibilità di guardarvi intorno aprendo le
porte e vedere se potete organizzare qualche cosa di diverso rispetto a quello che
state facendo, magari mettendovi d’accordo con gli altri colleghi del plesso. È
iniziata da qui la spinta a non stare chiusi nelle proprie esperienze didattiche ma a
confrontarsi, organizzare insieme, costruire sentieri e percorsi in cui le alunne e gli
alunni avevano oltre all’insegnante altri interlocutori: gli alunni della scuola.
Aprite le porte accogliendo la diversità, la disomogeneità, fu l’altra provocazione
forte che la scuola accolse con generosità e coraggio. Ancora oggi l’invito
all’apertura ha senso: aprite le porte ai colleghi, all’ascolto dei vostri alunni, al
confronto con le famiglie. Aprite le menti, aprite i cuori. Aprite le vostre porte
fisicamente” (Maccioni, 2007)
Un’educazione dall’infanzia alla
età adulta in un continuum:
• accompagnamento in seno
alla famiglia, all’istituzione di
servizi di accoglienza collettiva
nella scuola e nella società.
• Nell’attenzione al vissuto
personale, allo sviluppo di
conoscenze e competenze,
alla ricerca di una
rappresentazione basata sulle
esperienze in reciprocità
(Gardou, 2017)
L’autonomia di pensiero previene i
pregiudizi e crea il senso
dell’umanità per far diventare
ciascuno un attore della storia
collettiva. Prendendo coscienza di
cosa significa “fare società”
insieme
• il Consiglio dei Ministri ha approvato il 20 maggio 2019 le
Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13
aprile 2017, n. 66, recante “Norme per la promozione
dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”. Nella
discussione della revisione del DM 66/2017 l’attuale
sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano, ha affermato
che «il decreto inclusione è una rivoluzione copernicana per la
disabilità a scuola». «cambiare la prospettiva dell’inclusione vuol
dire intervenire sull’intero sistema scolastico, rendendolo
migliore per tutti. Siamo dunque orgogliosi di dire che da oggi
cambia lo sguardo con cui guardiamo alla disabilità a scuola e nel
Paese e dunque la cultura dell’inclusione fa un importante balzo
in avanti».

Siamo di nuovo nei riti incantatori di cui ci parla Gardou???

Potrebbero piacerti anche