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Presentazione del Corso: obiettivi, contenuti, testi e modalità d’esame (orale).
Cornice di riferimento teorica:
Teoria del sistema ecologico di Bronfenbrenner
Causalità multifattoriale. Modello PPCT: variabile Persona.
A partire dal centro: bambino, microsistema, mesosistema, esosistema, macrosistema, cronosistema.
Caso clinico: bambino con agenesia del corpo calloso (fasce di fibre che connette gli emisferi). L’agenesia
può essere parziale e totale, nel caso di questo bambino è totale e dalla nascita. Gli insegnanti del bambino
lamentano la difficoltà nell’interazione, nella comunicazione con i pari. È un bambino che sembra spesso
perdere il filo del discorso, assumere comportamenti di evitamento delle situazioni sociali (di fuga). Altre
volte rimane nelle situazioni ma lo descrivono comunque assente. Ha difficoltà nella lettura,
nell’apprendimento, ma soprattutto di tipo visuospaziale.
Alla luce della teoria di Bronfenbrenner, come ci dovremmo muovere davanti a questo quadro clinico?
Valutazione
- colloquio con i genitori e con gli insegnanti
- CCC-2: Children’s Communication Checklist
- analisi di un campione di eloquio (livello testuale-discorsivo)
- analisi del linguaggio in Produzione e in Comprensione: fonologia, morfosintassi, semantica,
pragmatica. Risorse e punti di debolezza.
- analisi della proposta didattica nelle aree “critiche”
protocollo valutativo fa emergere: competenza pragmatica di 7 anni risulta come quella di un bambino di 4
anni e mezzo (dunque non in grado di fare conversazione con i pari).
(Batteria BVL_4-12: utilizzata per fare la valutazione).
- Disturbi di apprendimento
- ADHD
- Disturbi del movimento (psicomotricità)
- Disturbo della comunicazione
- Disturbo dello spettro dell’autismo
- Disabilità intellettiva
Caso: 8 anni, frequenta la III primaria. I genitori si rivolgono ad un servizio per i disturbi del neurosviluppo
perché preoccupati per lo scarso rendimento della lettura. Il bambino oltre ad essere molto lento deve
rileggere molte volte un testo per poterlo ricordare e sintetizzare. I genitori riferiscono anche errori nella
scrittura per esempio: “ristrio” al posto di “rischio”, “maggione” al posto di “maglione”. In matematica i
risultati sono invece ottimi. La madre dice che è molto lento nel leggere, legge facendo una sorta di analisi
mentale, cioè legge a mente e poi ripete, non è fluido. Inizialmente hanno pensato che fosse una situazione di
(sovrapposizione del padre). Il padre dice completando il pensiero della madre: “esercizio”. La madre dice
“sì perché non gli piace leggere, quindi lo abbiamo spinto a leggere”. Padre: “naturalmente leggendo in
questo modo ha difficoltà a ricordare le cose che legge, è troppo concentrato a leggere e non riesce a
costruire le parole dentro la mente”.
Dal primo colloquio con i genitori (anamnesi) è emerso che G. è stato in trattamento logopedico in età
prescolare. Il padre riferisce: attualmente c’è anche una lentezza nello sviluppo del discorso, ha povertà
lessicale, utilizza vocaboli poco appropriati. Osservano che a volte il bambino ha difficoltà a “trovare le
parole”. Ad esempio pur conoscendo la parola “cinturino” fatica a recuperarla e alla fine dice “ciondolo
dell’orologio”. Entrambi i genitori riferiscono che G. è molto curioso, dal punto di vista sociale viene
descritto come bambino che manifesta una iniziale timidezza nella relazione con gli altri. La madre dice che
è come se avesse paura delle sue potenzialità. È come se avesse bisogno di essere spinto. Dopo le iniziali
titubanze G. sembra in grado di socializzare anche con bambini che conoscono la sua lingua.
Riflettiamo sui processi che sono scattati nella mente mentre leggevamo queste informazioni:
- i genitori cercano di dare una spiegazione di quello che vive il figlio, analizzano il processo
- sono due genitori adeguati, c’è sintonia tra loro
- difficoltà di accesso e recupero al lessico, sul piano della sintomatologia determina delle latenze
anomiche (ci pensa molto nel costruire un discorso, probabilmente quel pensare molto è un tentativo
di recuperare le etichette lessicali). Questa difficoltà può essere recuperata con delle circonlocuzioni.
- Nell’età prescolare ha avuto un disturbo fonologico-espressivo. Intorno ai 5 anni i bambini con
questo disturbo tendono a recuperare. Due pediatri statunitensi hanno scoperto il fenomeno del
recupero illusorio, quindi non è falso che il bambino abbia recuperato (prima parlava male,
semplificava, ora non più). Quando si confrontano le traiettorie di sviluppo c’è una sovrapposizione
delle due traiettorie, però poi andando avanti sparisce. Non bisogna disinvestire dal bambino, anche
se nelle fasi iniziali sembra parlare bene (problemi meta-fonologici a livello di accesso lessicale). I
genitori descrivono il processo senza sapere i processi dei modelli.
- Pensiero di tipo classificatorio, associazione del bozzetto clinico alla parola “dislessia”. Ci porta
subito a pensare ad un’ipotesi.
Pensiero causale-dinamico/diagnostico: Vygotskij.
Misurazione dei sintomi: si inserisce in un insieme di pratiche piuttosto complesse in cui ha un ruolo
importante la considerazione per le emozioni del bambino e dei genitori. Qui non esiste la dicotomia tra
cognizione ed emozione. Stiamo attenti alle emozioni, se non lo fossimo i risultati stessi (per esempio dei
test) potrebbero non essere attendibili.
Che cosa fa la misurazione dei sintomi?
o Stabilire l’entità della difficoltà: i genitori ci dicono cosa osservano, noi dobbiamo stabilirne l’entità,
per capire se ci troviamo di fronte ad uno sviluppo tipico con una differenza individuale, oppure se
G. ha una traiettoria di sviluppo atipico.
o Stabilire il tipo di difficoltà: la lentezza da cosa dipende?
o Identificare eventuali deficit specifici delle FC (funzioni cognitive) che possono contribuire a
spiegare: compito della scienza è spiegare, e quindi non soltanto registrare dei comportamenti esterni
osservabili, alla luce dei modelli elaborati.
In che modo le informazioni a disposizione possono orientare l nostre prime ipotesi per la valutazione?
o Passo 2: verificare, sulla base di un modello teorico, l’efficienza dei processi implicati nella
lettura e il loro livello di sviluppo. Andiamo a vedere i processi, perché la lettura è lenta (sappiamo
il problema ma non da cosa deriva)? Modello di lettura a 2 vie. Quando leggiamo non utilizziamo un
unico processo ma 2. Il primo è la lettura sub-lessicale (processo frammentato) di fronte ad una
parola segmento la parola in grafemi, associo ad ogni grafema il fonema e poi faccio l’assemblaggio
fonemico. Sono tre operazioni cognitive: segmento la parola in grafemi, faccio corrispondere ad ogni
lettera il fonema corrispondete e poi faccio la sintesi ovvero: assemblaggio fonemico. Questa
condizione, ovvero la possibilità di leggere senza comprendere, è: iperlessia. Il secondo processo è la
lettura lessicale. Le due vie lavorano in parallelo, quando non conosciamo una parola entra in gioco
la lettura sublessicale.
Il modello presentato è però dell’adulto, per quanto riguarda lo sviluppo del bambino dobbiamo capire quali
sono le tappe delle due vie.
Iperlessia: essere in grado di leggere correttamente ma senza sapere il significato delle parole (disturbi del
neuro-sviluppo, disabilità intellettiva di grado moderato nei bambini).
o Passo 3: verificare i fattori che hanno ostacolato lo sviluppo tipico della lettura di G.
VNP (valutazione neuropsicologica) delle funzioni cognitive.
A 5-6 anni il linguaggio si “normalizza” recupero illusorio: andando avanti i bambini che
avevano un disturbo fonologico continuano ad avere difficoltà (elementari/liceo).
(Scarborough y Dobrich, 1990).
- typically developing Sviluppo tipico
- late developing sviluppo atipico
Somministriamo il CMF
I punteggi bassi risultano in: sintesi fonemica e segmentazione fonemica.
Quindi la memoria BTF e di lavoro.
Denominazione rapida automatizzata (RAN): capacità implicata nei compiti che richiedono al bambino di
dire il nome di stimoli presentati visivamente. Nelle fasi avanzata: il RAN è legato al recupero veloce delle
rappresentazioni fonologiche di parole intere (recuperare etichette).
Ciò che predice non è la velocità, ma il tempo che intercorre tra la denominazione di uno stimolo e l’altro.
Perché? Pause più lunghe potrebbero indicare un più lento accesso lessicale.
G. ha una difficoltà ad automatizzare l’uso ripetuto di etichette morfologiche: prestazione deficitaria.
Il RAN diventa un predittore in III primaria, verso la fine della II. Quando c’è il passaggio dalla lettura
sublessicale alla lettura lessicale, quest’ultima consente al bambino di fare un’analisi delle lettere che
compongono la parola, non più in serie ma in parallelo (affinché si velocizzi la lettura).
Modello a due vie: modello della lettura esperta.
G. racconta alla psicologa (P) che lui non sa leggere bene e aggiunge
G: non capisco bene quello che leggo.
P: forse perché quando leggi tutta l’attenzione la metti nel riconoscere le parole e così alla fine ricordi poco
quello che hai letto.
G: però quello che mi dispiace di più è che i compagni mi prendono in giro, perché leggo come un bambino
piccolo.
P: e tu cosa pensi?
G: penso che abbiano ragione
Modelli teorici che orientano lo psicologo nella valutazione dello sviluppo cognitivo.
Dalla Neuropsicologia dell’adulto alla Neuropsicologia cognitiva dello sviluppo. Il Neocostruttivismo.
La riconciliazione tra il costruttivismo piagetiano e l’approccio innatista-modulare. Il contributo delle
Neuroscienze cognitive dello sviluppo.
EMOZIONI
Processi innescati da S (trigger) interni o esterni
- Percepite come positive o negative o neutre
- Differenziabili su una scala: valenza
- Durata temporale limitata (non confondiamo le emozioni con gli stati d’animo o con i sentimenti)
- Innesco veloce
- Difficoltà a modificare il decorso una volta innescate
Tachistoscopio: strumento che permette la presentazione rapida e temporizzata di sillabe, parole e brani.
Attraverso l’impostazione dei parametri si possono predisporre tempi di esposizione sempre più brevi
allenando la procedura di lettura lessicale. si basa sull’idea che tempi più lunghi di esposizione permettono la
lettura mediante la procedura sublessicale mentre al di sotto di determinate soglie è possibile solo l’utilizzo
della procedura lessicale.
LETTURA
La difficoltà con la lettura può creare una reazione di allontanamento dalla lettura. Per G. è importante
prendersi cura del suo rapporto con il leggere (ricostruire una motivazione, l’automatizzazione è
raggiungibile con la lettura, tutta via questa non è sempre possibile in ogni caso di dislessia). Per alcuni
bambini infatti questo rapporto può deteriorarsi, si viene a perdere il piacere di leggere, piacere che deve
essere ridato e stimolato dai professionisti.
In un’ottica evolutiva
- un bambino di 8 anni e 10 mesi con scarsa fluidità nella lettura, senza problemi di natura
intellettiva (QI nella forma).
- con questo quadro sintomatologico è molto probabile che al bambino che venga diagnosticato un
disturbo dell’apprendimento (DA).
- La valutazione neuropsicologica ricerca ritardi/atipie (nel linguaggio e in altre funzioni
cognitive con la MTBF e di lavoro) in una fase più precoce;
- Ricerca la “deviazione” dal percorso tipico in un momento precedente (nel quale sarebbe stato
possibile fornire dei supporti per ri-orientare il decorso atipico).
- In un’ottica evolutiva, l’approccio NP esplora come si è formato quel disturbo (profilo, fattori di
protezione di rischio) e come evolverà con una sinergia di interventi).
CARATTERISTICA
Usare il termine di Caratteristica (Difference) del funzionamento cognitivo:
G. è un bambino aperto, nonostante alcune iniziali titubanze, nello stabilire nuove relazioni sociali e
consapevole di avere alcune difficoltà linguistiche., ha una forte sofferenza ogni volta che percepisce di non
eseguire bene un compito. Nel dominio visuo-spaziale il ragionamento e la memoria sono punti di forza. Le
difficoltà nella lettura compromettono invece una buona comprensione di testi scritti, alcune difficoltà nelle
funzioni esecutive e nella memoria di lavoro non supportano efficacemente la decodifica…
NUOVO ARGOMENTO: Capitolo di riferimento: cap.1 – Modello del “percorso diagnostico” dei
disturbi evolutivi.
Problemi da affrontare:
- conoscenze lacunose sui modelli epistemici dello sviluppo e sui modelli interpretativi del
funzionamento nei DNS
- Errori nell’applicazione dei criteri diagnostici a causa della definizione spesso incerta dei sintomi.
- Difficoltà nell’osservazione “diretta” dei sintomi riferiti
- Limiti del testing neuropsicologico
- Assenza di un approccio integrato e multimodale
Percorso diagnostico
1. raccolta delle informazioni anamnestiche per un primo orientamento diagnostico
2. ipotesi diagnostiche
3. a. colloquio e osservazione clinica (induzione eliminativa) e test diagnostici (induzione eliminativa)
4. …
Riduzione di ipotesi diagnostiche (elaborazione dei risultati) (evidenze da spiegare).
Dalle domande dell’anamnesi alle ipotesi diagnostiche: domande cliniche mutualmente escludentesi.
- Le domande dell’appendice prevedono una parte comune (iniziale) e una parte specifica orientata
dallo spazio delle ipotesi
- Si applica un procedimento di verifica/falsificabilità delle ipotesi
- Si applicano domande mutualmente escludentesi: una domanda clinica dovrebbe escludere, quanto
possibile, un tipo di disturbo e “aprire le porte a un altro” (pag.13).
Logica del modus tollens: Se A allora B; se B è falso allora è falso anche A.
Riassunto di una parte della lezione: differenza neuropsicologia adulto e dello sviluppo. Neuropsicologia
dell’adulto: danni di un sistema (es. riconoscimento dei volti), danno funzionale conseguente ad una lesione
che si manifesta in un sistema cognitivo ormai maturo. Nel caso dei disturbi evolutivi, dello sviluppo e
acquisiti, in questi casi dobbiamo ragionare secondo la modularizzazione.
Concetto di doppia dissociazione modello di elaborazione degli stati di dissociazione. Prosopagnosia e
prosopanomia.
SENTIRE AUDIO DI GIORGIO PER QUESTA LEZIONE
Cap. 1 (libro Vio-Lo Presti) pag. 17-19.
NPS ad orientamento cognitivo dispone di modelli che spiegano il funzionamento della mente e le capacità
mentali (es. un modello che spiega il processo di lettura è il modello a 2 vie). Le capacità mentali sono
studiate attraverso i processi utilizzati per elaborare l’informazione. Essa dispone di modelli che possono
essere verificati (scientificamente) /falsificati attraverso procedure sperimentali (processo di ricerca,
sottoporre al vaglio critico le ipotesi).
Le ricerche consentono di verificare l’effettiva utilità pratica/clinica/diagnostica/riabilitativa, del modello
cognitivo alla base del disturbo (es. disturbo spettro autismo, ci sono vari modelli, come quello della teoria
della mente, o funzioni esecutive, o coerenza centrale debole ecc.; le ricerche consentono di verificare
l’effettiva utilità pratica di tali modelli lavorare con bambino con disturbo spettro autismo senza disabilità
intellettiva, con importante caduta cognizione sociale, applico protocollo basato su evidenza per potenziare
capacità/abilità, per cui le ricerche consentono di identificare l’utilità pratica, in genere sono le meta-analisi
che ci permettono di individuare la strategia migliore e più efficacia).
La valutazione permette di verificare le componenti del modello adottato (es modello a 2 vie, verificare
procedure lettura sub lessicale e lessicale) in rapporto allo sviluppo del bambino (modello evolutivo della
lettura).
Può presentarsi in forma pura (no difficoltà intellettive, nelle funzioni cognitive come memoria e linguaggio)
o forma associata (Alzheimer). In assenza di alterazioni:
- Nelle funzioni percettive elementari.
- Nelle funzioni cognitive (riconoscimento di oggetti, linguaggio, memoria).
Es. dottore che soffre di prosopagnosia che abbandona la sua professione per fare l’allevatore di pecore
(assurdo che non riconosce volto moglie-figlia e invece i musi delle pecore si).
Viene sottoposto a esperimenti per cogliere la verificabilità di ciò che afferma (foto delle sue pecore e poi
riconoscimento di pecore irlandesi).
Risulta conseguente a lesioni in una regione della corteccia tra area occipitale e temporale. In alcuni casi la
lesione è all’emisfero destro, in altri il danno è bilaterale.
La maggior attivazione dell’Area fusiforme dei volti (FFA).
cos’è il viso?
Struttura relativamente semplice e simmetrica, ma che cambia con umore, stato di salute ed età.
Studio di pazienti con lesioni cerebrali e individui indenni ha permesso di definire un’architettura in cui
diversi processi (stadi di elaborazione in serie) si susseguono (o in parte lavorano in parallelo) permettendo
di riconoscere il viso e di dare il nome a quel viso. modello cognitivo:
formato da vari stadi di che lavorano in sequenza (primo è la codifica strutturale, attraverso essa, si passa a
quella centrata sull’osservatore) si può identificare un viso (rappresentazione non ancora astratta ma
globale). Secondo stadio è una codifica indipendente dall’osservatore (rappresentazione astratta,
indipendentemente dalla direzione prospettica, ci si arriva estraendo le caratteristiche di questo volto
attraverso le ripetute esposizioni a questo volto dalle differenti prospettive).
Terzo stadio prodotto valutazione della codifica passa il lavoro all’unità di riconoscimento di volti
(magazzino dove sono depositate le rappresentazioni astratte di tutti i volti incontrati). Quando si verifica un
matching tra una rappresentazione astratta nell’unità e un volto reale c’è un sentimento di familiarità (ah io
questa persona l’ho già vista).
2° stadio di elaborazione attiva serie di conoscenze contenute nel NIP (nodo di identità personale) è
bidirezionale (sia sistema semantico che codifica strutturale. Sistema semantico: espressione facciale
linguaggio facciale direzione sguardo - analisi), le info contenute sono quelle che mi permettono di dare
un’identità al viso che ho già riconosciuto. Si può acceder al NiP dalla voce e dal nome.
Ultimo passaggio è recupero del nome (attraverso studio doppie, riconoscimento volti processo multi-
componenziale, codifica strutturale, unità, nodo).
Non dimentichiamo che una serie di processi di elaborazione avvengono in modo indipendente e parallelo ci
sono altre informazioni che possono essere ricavate dal volto senza richiederne l’identificazione (emozione
che esprime)
Al NIP si può accedere attraverso diverse vie: possiamo identificare la voce, dall’andatura dal nome…
Lesione funzionale (forme di prosopoagnosia) quando problema è a carico della codifica strutturale si dice
prosopoagnosia appercettiva, se è a carico dell’unità del riconoscimento volti e NIP (collegamento interrotto
dalla lesione funzionale) allora c’è prosopoagnosia associativa. Se invece sono tutti funzionanti ma non
riesco di recuperare il nome allora parliamo di prosopanomia.
Questa architettura non è frutto di speculazione teorica, ma è lavoro trovato doppie dissociazioni che ha
permesso di distinguere i vari stadi di elaborazione, concludendone che il riconoscimento dei volti, che
sembra banale, è il risultato del lavoro sinergico di diversi moduli (stadi).
Avere tali info e importane per l’esame clinico del paziente: modello costituisce un quadro teorico che
orienta la valutazione: in rapporto al modello, valutare significa proporre al paziente una gamma di compiti
in modo da certificare l’efficienza delle componenti processuali e individuare il locus funzionale del disturbo
(dove c’è l’alterazione).
Due fotografie, si chiede se sono due volti uguali o diversi, non è in grado di rispondere; non riconosce volti
visti da angolazioni diverse prosopoagnosia appercettiva (stadi precoci di elaborazione: il paziente ha
difficoltà a riconoscere volti familiari nella medesima prospettiva; processi di codifica strutturale: il paziente
non riesce ad accoppiare volti in prospettiva diversa).
Non distingue volti noti da quelli non noti. Problema a carico del NIP è che il volto riconosciuto come noto
non si riesce a dare altre informazioni sulla persona prosopoagnosia associativa.
(lesione al NIP la persona non può recuperare info? sul volto)
Non riconoscimento volto prosopanomia.
Il modello orienta anche (?)
È stato rivisitato tale modello, nel momento in cui trovo un quadro clinico che non è spiegabile alla luce del
modello diventa inutilizzabile.
Riconoscimento implicito: alcuni pazienti con prosopoagnosia forniscono segni di riconoscimento implicito
(covert)
Risposte di conduttanza cutanea; risposta galvanica della pelle o attività elettro-dermica o conduttanza
cutanea è la misura delle variazioni continue nelle caratteristiche elettriche della pelle, come ad esempio la
conduttanza, a seguito della sudorazione. Si registra con due elettrodi.
Prosopoagnosia e sindrome di Capgras.
Doppia dissociazione, cosa ha determinato la modificazione del modello? Hanno detto che ci sono due
componenti una visuo-semantica (che codifica informazioni semantiche) e una visuo-emozionale (produce
risposa emozionale specifica al cospetto di facce familiari).
NPS sviluppo.
Importante che i ricercatori trasferiscono l’assunto dell’organizzazione modulare della mente ai disturbi di
sviluppo. L’obiettivo è determinare il grado di indipendenza delle diverse componenti cognitive durante lo
sviluppo con lo strumento delle doppie dissociazioni.
Es. 2 bambini (a e b) il primo bambino ha acquisito abilità 1 (che riguarda memoria, attenzione ecc.) ma non
2; il secondo abilità 2 ma non 1. Si conclude che l’acquisizione di 1 sia indipendente dall’acquisizione di 2.
Quali sono le difficoltà che si incontrano trasferendo questo approccio ai disturbi del neurosviluppo?
Le differenze tra deficit selettivi e pattern di deficit associati.
La variabilità individuale: le differenze individuali.
Le differenze tra disturbi acquisiti ed evolutivi.
La plasticità cerebrale: il cervello in sviluppo.
La conclusione a cui si arriva è che mentre la NPS dell’adulto costruisce modelli sulla base di disturbi
acquisiti in seguito a lesioni funzionali in un sistema cognitivo che ha completato il suo sviluppo, la NPS
dello sviluppo costruisce modelli sulla base di disturbi che riflettono lesioni funzionali all’interno di sistemi
che sono in via di sviluppo (Temple).
Es. cappuccetto rosso prosopoagnosia (che occhi grandi ecc.)
Riconoscimento volti è abilità speciale (gestalt rispetto alla percezione, riconoscimento volto dipende da una
percezione olistica, quindi non somma elementi ma è una analisi delle relazioni tra elementi che la
compongono).
Effetto inversione (presente già nei bambini tra i 3 e 4 mesi): siamo esperti nel riconoscimento delle facce
quando sono in posizione normale. Quando capovolte le facce diventano oggetti nuovi, cambiano relazioni
spaziali tra elementi che compongono il volto. Questo effetto non si riscontra con oggetti (es. macchine).
L’inversione ci fa perde capacità di integrare i tratti in una rappresentazione olistica.
Effetto parte-tutto: se presentata all’interno del volto è facile, se viene estrapolata è più difficile (es. solo
taglio occhi e non tutta faccia). I volti sono elaborati con processi di natura olistica, specializzazione
funzionale. Specializzazione neurale (specifica regione corteccia reagisce in modo selettivo alla
presentazione di uno stimolo o una categoria di stimoli., c’è un ‘alta selettività ala risposta di una specifica
regione.
Ontogenesi delle abilità di riconoscimento, cos’è l’ontogenesi. Specializzazione neurale: nei bambini e
presenta da quando? (anche specializzazione funzionale). Come si sviluppo all’abilità di riconoscimento dei
volti? Per studiare tale abilità sono stati utilizzati stimoli di questo tipo (due quadrati neri disposti sopra un
quadrato nero come a rappresentare la bocca e attivano subito l’attenzione del neonato. Gli elementi sono
esposti in modo corretto o disorganizzato).
Tecniche di studio: preferenza visiva (quanto guarda uno stimolo più che un altro); abituazione-
disabituazione, Eye tracking (telecamera a raggi infrarossi che permette di individuare i punti di osservazione
del bambino).
157 -178 (Lo presti) studiare (non esame).
L’osservazione in neuropsicologia dello sviluppo. L’ADOS 2 come esempio di osservazione semi-
strutturata e standardizzata. Il disturbo dello Spettro dell’Autismo. La cognizione sociale.
OSSERVAZIONE IN NPS
- fare riferimento, nell’osservare, a parametri evolutivi e a indici che possono orientare
- integrare in un profilo le competenze integre e deficitaria, punti di forza e di debolezza (le funzioni
sono isolabili, ma non isolate). Quando noi osserviamo, le funzioni non sono isolate anche quando
sono isolabili. Nel testing osserviamo anche i comportamenti, nonostante l’obiettivo di determinare
la specifica capacità (per esempio) di attenzione visiva selettiva.
- riconoscere le strategie improduttive (errore) per modificarle
L’osservazione può servire sia con i bambini di 12 mesi sia con gli adolescenti.
Domande
- i confini tra i tre gruppi sono ben delineabili?
- gli individui appartenenti ad un pattern vi rimangono durante lo sviluppo o possono migrare?
- uno stesso individuo può essere descritto in base ai tre pattern in situazioni diverse?
- è ipotizzabile una prognosi differente? E rispetto agli interventi?
Con l’ADOS-2 è stato introdotto il Modulo Toddler: si somministra dai 12 ai 30 mesi. Andiamo ad
osservare: Assenza di comportamenti + stereotipie motorie.
12 mesi di Età di Sviluppo Non Verbale: funzionamento non verbale di 12 mesi + camminare.
Modulo 1: ADOS
Criterio di scelta del modulo
Anzitutto: Produzione verbale
Poi: età cronologica e/o Appropriatezza dei compiti alle abilità e agli interessi dell’individuo
Modulo 1: individui con parole singole, brevi frasi (o senza linguaggio) da 31 mesi.
Modulo 2: individui che usano frasi semplici, ma non verbalmente fluenti. Frasi semplici: Uso non ecolalico
di combinazioni di parole spontanee dotate di singolo significato.
Modulo 3: bambini e adolescenti verbalmente fluenti
Modulo 4: bambini e adulti verbalmente fluenti.
Il caso di EDO:
2 anni e 8 mesi. due consultazioni ed esame audiometrico. A livello motorio ha cominciato a camminare a 16
mesi, ora Edo è agile (cammina bene, sa andare sullo scivolo), ma non ama andare sull’altalena (ha paure
motorie).
Dal punto di vista motorio prassico: è incapace di avvitare o riavvitare il tappo, se deve slacciare la zip riesce
verso il basso ma non verso l’anno. Linguaggio: cinque parole a partire dai 12 mesi, nessuna combinazione
da due parole, ripetizioni ecolariche (ripete frasi dei cartoni animati). Comprensione: contestuale. La
richiesta: prende la mano dei genitori, a volte usa il gesto indicativo. Fa ciao con la mano? Si ma verso il
basso. Non fa tanti gesti. Gioco: infila i cerchi con abilità, ama fare i puzzle solo all’asilo, non gioca con le
macchine, utilizza il telecomando e lo sistema sul canale 43 (cartoni animati). Ama sfogliare libri. Scarsa
attenzione. Gioco sociale: le educatrici ci dicono che è come se fosse sulla scia degli altri bambini (segue ma
senza capire). Nel gioco strutturato riesce ma solo con la mediazione dell’adulto. Contatto oculare: no.
Risposta al nome: no. Interessi sensoriali insoliti: ama far scivolare i sassolini dalla mano. Attività ripetitive:
ama spegnere ed accendere la luce ripetutamente. Al momento della consultazione sono presenti anche
selettività alimentari.
Prima di fare l’ADOS-1. Prima di entrare: spieghiamo ai genitori cosa stiamo per fare. Vogliamo vedere
come Edo risponde ai nostri stimoli. Il bambino entra nella stanza: la stanza non è ampia né troppo piccola, i
genitori sono posti su una sedia al lato. Si decide chi dei due interagirà con l’osservatore (psicologo) tutte le
volte che gliene farà richiesta (per evitare una destrutturazione del setting). Quando il bambino entra si trova
dei giochi che sono in parte sul tavolino e in parte sul tappeto per terra.
MODULO 1: PRE-VERBALE O PAROLE SINGOLE
Il modulo 1 ha dieci situazioni. Il primo è il gioco libero (giocattoli sul tavolo, giocattoli sul pavimento).
Uso funzionale dell’oggetto: es. bere dalla tazzina. C’è un atteggiamento mentale che denota la
consapevolezza della distinzione tra il piano della realtà e quella che è una sorta di imitazione differita (ciò
che è stato visto precedentemente).
Gioco di finzione: ha diversi livelli. Tre livelli di gioco che andiamo ad osservare: un oggetto diventa
un’altra cosa, ad un oggetto applichiamo una proprietà fittizia, inventiamo un oggetto che non esiste.
Obiettivo del GIOCO LIBERO: osservare come il bambino si adatta alla stanza, come (e se) usa gli oggetti.
Il genitore è coinvolto nella conversazione.
dopo 3 minuti di gioco del bambino universi al suo gioco con delicatezza per consentire una fase di gioco
condiviso.
Togliere gradualmente i giochi dopo 2 minuti... genitore: “può provare lei ad interessarlo con alcuni di
questi giochi?”.
Dopo 40 minuti. Alla fine: mi sono fatto un’idea realistica del vostro bambino?
- “sì, quello che hai in mente è proprio nostro figlio”
- “no, a casa è molto diverso” (dovrò quindi rispondere: lo tengo a mente che ne parleremo).
ADOS Moduli sono 4, il 4° sono per gli adolescenti/adulti, interviste semi-strutturate, si indagano aspetti
come il futuro ecc. viene somministrato a pazienti con linguaggio fluido anche se con problematiche dal
punti di vista pragmatico.
Strumento (bisogna studiare WISK-4, non le versioni precedenti): video francese di bambino che va
diagnosticato; vengono somministrate alcune prove, e nel sostenerle ha riportato dei buoni risultati. La
psicologa compie un errore, situazione per vedere la consapevolezza del bambino, da un punto di vista
pragmatico ha sempre interagito (mostrato attraverso strumenti non verbali i suoi pensieri) punteggio grezzo
55 su 55 (età di 5 anni e mezzo) quindi, età mentale rappresentativa di 10 anni (superiore) per cui è
intelligente. [Bisogna scegliere test giusto per evitare di sottostimare le sue capacità]
1. Ciclo fonologico (loop articolatorio/ phonological loop) è la memoria a breve termine composta da 2
componenti: magazzino e reiterazione/ripasso. Da un punto di vista funzionale sono diversi, una
componente è passiva (magazzino, funzione di mantenere per breve periodo l’info, se quella non
viene ripassata dalla reiterazione, meccanismo attivo, l’info decade e va nell’oblio), l’altra attiva.
2. Taccuino v.s. materiale mantenuto per breve tempo, se non viene ripetuto decade.
3. Episodic buffer (differenza elefanti africani e indiani per le orecchie, partita di tennis, come si
immagina questa scena)
4. Esecutivo centrale controlla il lavoro dei tre servosistemi (es. contare le finestre di casa, spostarsi
nelle varie stanze rappresentate mentalmente è permesso dall’esecutivo).
La VNP è un processo simile ad una ricerca che si snoda in base a 2 coordinate: strutturale e evolutiva;
formula ipotesi sul funzionamento del bambino e le verifica/falsifica attraverso strumenti d misurazione.
In base ad una valutazione modularista: Coltellino svizzero nella mente di un individuo adulto un
componente è danneggiato mentre gli altri sono preservati perché si tratta di competenze distinte dipendenti
da vari moduli. Diverso è in una mente che si sta sviluppando per cui questo modello di funzionamento è
problematico. Quando si valuta un bambino porsi delle domande:
presenta un ritardo significativo nella funzione x? (es. sottocomponente magazzino)
qual è il profilo interno? Quali sono punti di forza e debolezza? Quali strategie ha messo in atto il bambino
per compensare il problema (finché non è focalizzato il problema si cerca di compensare, il corpo non
dimentica. Si utilizzano strategie di compensazione che si possono rivelare inefficaci)? Quali ripercussioni e
conseguenze ha il deficit su altre funzioni (difficoltà nel taccuino le difficoltà sono nel disegno, nello studio
delle scienze ecc.)? E quali conseguenze sull’acquisizione di altre competenze (riconoscimento volti,
interazione sociale, riconoscimento emozioni ecc.)?
La VNP non si basa esclusivamente su una logica psicometrica. Si avvale di alcuni dati psicometrici ma va
oltre dispiegando una propria procedura metodologica.
Ci ha fatto vedere il test delle campanelle (test attenzione selettiva, bisogna barrare le campanelle). In caso di
prestazione diverse a compiti che valutano la stessa funzione faccio un altro test (l’uscita delle streghe, test
computerizzato esplorazione visiva dell’ambiente è una capacità di base per muoversi con sicurezza
nell’ambiente, localizzare un oggetto, analizzare un immagine ecc. è un processo complesso in cui
intervengono oltre a un campo visivo integro, movimenti oculari efficienti e strategie di esplorazione.)
Nella valutazione scattare un’istantanea è una strategia inadeguata, permette solo di vedere l’esito fenotipico
di una traiettoria evolutiva che va identificata e seguita nel tempo. I dati di una valutazione vanno
considerati:
- In assoluto, per quanto ci dicono sulla funzione in esame.
- In relativo, per quanto ci dicono sulle interazioni (positive negative neutre) con altre funzioni. E
soprattutto per quanto ci dicono sulla variabilità delle prestazioni rispetto ai compensi e alle strategie
(vicarianti)
- In prospettiva (fare prognosi), per quanto ci permettono di scommettere conoscendo gli
appuntamenti evolutivi su come un certo bambino con un disturbo in fase x si potrà comportare in
fase y.
In sintesi VPN non è la mera somministrazione di test per arrivare a stilare punti forti e deboli. È riflettere
sulle prestazioni in base a ipotesi falsificabile da sottoporre a vaglio empirico. Da questo lavoro nasce un
albero logico che si ridefinisce a ogni bambino, ogni incontro, ogni diagnosi.
EPISODIO 2:
La scuola giunse a proposito. Prese in mano il futuro. Leggere, scrivere, contare. All’inizio, lui si buttò pieno
di entusiasmo. Era troppo bello che tutte quelle aste, quelle gambette, quei cerchi, quei piccoli ponti messi
insieme formassero delle lettere. E quelle lettere delle sillabe, e quelle sillabe, a testa a testa, delle parole.
Non riusciva a capacitarsi! E che alcune parole, gli fossero così familiari era qualcosa di magico. Mamma
per esempio, sei piccoli ponti, un altro cerchio…
*l’attenzione: non è una fascia di interesse clinico, quindi nessuno di loro ha un disturbo, sono tutti e tre
bambini con sviluppo tipico.
Dalla I primaria…
Primi mesi = ampia variabilità individuale per tipo di strategia fonologica utilizzata e per numero parole
riconosciute.
Fine I classe primaria = pochissimi errori nella decifrazione fonemi e alta percentuale di parole
riconosciute, è riscontrabile una lettura lessicale, ma prevale la lettura fonologica (avanzata e intermedia).
Fine II classe primaria = aumenta ulteriormente la percentuale delle parole riconosciute correttamente
(anno importante perché comincia a prevalere la lettura lessicale), prevale la lettura lessicale.
III -V anno scuola primaria = lettura sempre più veloce e automatizzata. Entro il IV-V anno la lettura
lessicale si stabilizza. Nella scuola secondaria di I grado: la lettura si velocizza ulteriormente. Alla fine del
III anno è di tipo adulto esperto.
2 parametri fondamentali: velocità di lettura e accuratezza (si conteggiano gli errori prodotti nella lettura di
un testo)
Area della diagnosi (della dislessia): sotto le due deviazioni standard (area segnata in rosso). Quindi sotto il
5° percentile. Velocità di lettura: es. +3 deviazioni standard, non vuol dire che va bene ma che è lento.
DSA
Disturbo: alterazione del processo deputato all’esecuzione di un particolare compito (la lettura)
Specifico: riguarda abilità e non il funzionamento intellettivo globale
Apprendimento: si riferisce a aree dell’apprendimento scolastico (lettura, scrittura, calcolo)
Non è una malattia, ma una condizione neuroevolutiva caratterizzata da un funzionamento differente del
cervello nell’apprendimento di alcune abilità (neurodiversità), quali la lettura. Questa condizione
(neuroevolutiva) ostacola l’automatizzazione.
Volontarizzazione del disturbo: reazioni più spontaneamente messe in atto, che ha ripercussioni molto
pesanti se non viene scardinata.
Cosa possiamo chiedere ai genitori dopo la segnalazione? Come possiamo capire se c’è una certa
familiarità rispetto al disturbo? Risposta: ADULT DYSLEXIA CHECKLIST (questionario con domande
e risposte con SI o NO).
Es. di alcune domande: Ha difficoltà a consultare le mappe o trovare la strada? Ha difficoltà a leggere ad alta
voce? Ha difficoltà nel dire i mesi dell’anno in avanti? La sua calligrafia è difficile da decifrare? Trova
difficoltà nel compilare bollettini o questionari? CUT-OFF: 9
Nel colloquio…
- Il problema da quando è presente? Si è manifestato fin dall’inizio della scuola primaria o dopo il
primo ciclo?
- Come si sono manifestate le difficoltà?
- Chi si è accorto del problema?
- Il bambino ha già usufruito di interventi di potenziamento o consulenza per lo stesso problema?
- Pensando a quando andava a scuola, lei si rispecchia nelle difficoltà di suo figlio?
- Ha altri figli con problematiche scolastiche?
- È a conoscenza di qualche suo parente con difficoltà simili?
DSM 5 - DSA
- Propone un’unica categoria diagnostica (con “specificatori”)
- Propone la specificazione della gravità
- Elenca tutti gli aspetti che possono caratterizzare un DA
- Precisa che il DA può permanere per tutto l’arco della vita anche se con manifestazioni diverse
- Ribadisce il ruolo dei fattori di esclusione
DSM 5 SINTOMI
- lettura di parole non accurata o lenta e faticosa…
- difficoltà a comprendere il significato di ciò che è stato letto
- difficoltà nell’ortografia
- ecc…
Problemi nell’apprendimento:
- 3-4%: disturbi specifici:
decodifica (sintomo o categoria diagnostica: dislessia), ortografia (sintomo o categoria
diagnostica: disortografia) calcolo (sintomo o categoria diagnostica: discalculia), comprensione del
testo (disturbo della comprensione del testo), espressione scritta, problem solving
DSM5 o ICD10 o Consensus Conference
- Difficoltà
DISLESSIA EVOLUTIVA
Jacopo: lentezza, errori, sia in lettura che in scrittura, con un ricontrollo e una capacità di autocorrezione non
stabilizzati. La comprensione del testo appare al momento adeguata, ma può risentire della lunghezza del
brano. In scrittura è presente marcata disgrafia che contribuisce a rallentare il processo di scrittura e a ridurne
l’efficienza globale.
Elementi desunti dalla diagnosi:
Velocità
Parole: 4.32 (più delle attese)
Non parole: 3.44
Lettura non parole: 0.6 sillabe al secondo (sill/sec)
Correttezza
Parole: <5 °P
Non parole: 15° P
Brano: RA
Comprensione: prestazione adeguata
Indicazioni operative
lettura delle consegne da parte dell’adulto, o da un tutor dell’apprendimento. Lavoro sulla comprensione del
testo (aspetti inferenziali e di coerenza globale) in brano dà ascolto. Test a scelta multipla con lettura delle
domande dall’adulto/tutor. Promuovere il ruolo facilitante del contesto.
Modi di essere/stare nel mondo: l’autismo non è solo un disturbo, ma anche una condizione, un modo di
stare nel mondo, un modo di percepire, memorizzare, apprendere, sentire e così via. In questa ottica i punti di
forza diventano dominanti. Vediamo prima la persona e poi il disturbo.
Nei bambini neurotipici la prestazione a Disegno con Cubi è un predittore dell’intelligenza generale,
negli individui con ASD non lo è: mette in gioco un trattamento percettivo e locale. Funzionamento
Percettivo Potenziato (Mottron, 2010).
Percezione
o Percezione di basso livello: luminosità, altezza sonora, movimento
o Percezione di alto livello: forme complesse (oggetti, parole).
In età precoce l’interesse è per le forme tridimensionali (es: lettere di plastica) (ispezione prolungata) quando
il b. è ancora non verbale.
Su questa attività considerata negativamente si basa un apprendimento che più tardi può avere valore
adattivo e che genera benessere (Grove et al., 2018). Può portare ad un apprendimento implicito del
linguaggio scritto (iperlessia) (Kissine et al, 2019).
Questo funzionamento percettivo funzionato si trova solo nei casi di ASD prototipici (Kanner) e non nei
bambini che non parlano presto e hanno punti di forza verbali (Barbeau et al. 2019).
o Non è un PROCESSO BOTTOM UP predominante (sensibilità al dettaglio)
o È un trattamento accelerato di forme complesse (es: rotazione mentale) e questo richiede un
PROCESSO TOP DOWN (aspetti discendenti che permettono di interpretare un input in funzione
delle forme più probabili) (Mottron, 2019).
Funzionamento percettivo potenziato: Mottron.
Cognizione sociale:
- Costrutto multicomponenziale: processi cognitivi (social information processing) che regolano il
comportamento sociale ed emozionale (Frith, 2008; Frith & Frith, 2008).
Il focus visivo di un individuo con ASD è diverso dal focus visivo di un individuo con sviluppo tipico.
(orientamento sociale). Esempio di attenzione congiunta: triangolazione, i punti di fissazione del focus visivo
con ASD sono congiunti (non del tutto ovviamente) a quelli dell’individuo con sviluppo tipico.
- lo spettate con ASD non segue il gesto indicativo, aspetta fino a che non sente la domanda: si muove
da un quadro all’altro senza capire su quale quadro è focalizzata la conversazione
- c’è un uso primario dell’indizio verbale trascurando il gesto (ma se gli viene chiesto esplicitamente
che cosa significa il gesto di indicare lo sa!)
- fallisce ad applicare spontaneamente questa conoscenza nel seguire la scena del film
Guardando la scena di un film: dall’analisi visiva dello spettatore a sviluppo tipico si capisce che ha una
completa percezione del triangolo sociale.
I bambini a rischio autistico tendono a guardare la bocca o zone periferiche attorno alla bocca. Bambini con
sviluppo tipico tendono a guardare gli occhi.
In molte situazioni però lo stato mentale dell’altro non si riflette nelle espressioni facciali o corporee…
entrano in gioco i processi di alto livello della ToM (teoria della mente): una capacità di inferenza
mentalistica con cui possiamo realizzare insight sulle persone senza scambiare una parola!
Il pensiero mentalistico si estende per ordini crescenti di difficoltà (II ordine: Io penso che tu pensi che X
pensi y; Wimmer e Perner, 1985).
Forse implicite a 15 e 13 mesi (enigma della violazione dell’aspettativa).
Ipotesi modularista: la ToM non dipende dall’intelligenza generale (perché i bambini con autismo hanno un
QI più alto) ma dipende da una capacità specifica compromessa in questi soggetti.
(solo il 20% dei soggetti con autismo risolve il compito delle bambole Sally e Ann - una prova di falsa
credenza).
Abilità pragmatiche: comprendere il messaggio comunicato dai partecipanti alla comunicazione, al di là del
significato letterale che le parole convenzionalmente hanno……
Nella comunicazione il contenuto del messaggio può non essere nel codice:
Nel modello inferenziale della comunicazione abbiamo un enunciato che ha un significato letterale, soltanto
collegandolo al contesto mediante processi specifici arriviamo all’ipotesi sul significato del parlante.
Deficit conversazionale:
- Linguaggio fluido
- Conversazione non fluente (gestione dell’argomento, gestione dell’informazione, reciprocità)
L’eloquio appare bizzarro e incoerente. Timing inappropriato: latenze nel cambio di turno.
(linguaggio pedante: viene data troppa informazione).