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Non esiste un intervento che va bene per tutti i bambini proprio perché si tratta di un disturbo che presenta

molteplici manifestazioni. Quando si parla di disturbi del neurosviluppo si fa riferimento al concetto di


disabilità, ma il concetto di disabilità è molto ambiguo proprio perché non tutte le disabilità sono uguali e la
stessa disabilità intellettiva è possibile guardarla in molteplici modi. Quando si parla di disabilità si pensa ad
un problema legato all'intelligenza, per cui un soggetto è disabile perché c'è un ritardo mentale. È
importante sapere che non tutte le abilità sono legate all'intelligenza e l'autismo fa vedere come
l'intelligenza non ci risparmia dall'essere disabili su altri aspetti. Ad esempio nel mondo della scuola quando
consideriamo la disabilità facciamo riferimento all'intelligenza e non si parla mai di adattamento. Se si parla
di intelligenza dunque possiamo dire che il soggetto davanti a noi può essere più o meno intelligente in
riferimento a quello che è il QI. Sappiamo dunque che una normalità corrisponde ad un punteggio maggiore
ad 85, mentre al di sotto di 70 siamo di fronte ad un ritardo mentale. Tuttavia è bene precisare che con uno
stesso punteggio si possono avere dei profili di funzionamento neuropsicologico molto diversi tra di loro.
Ne deriva che il profilo neuropsicologico è di fondamentale importanza per capire la specificità del paziente
come: linguaggio, memoria, pensiero, abilità prassico-costruttive ed è su questi elementi che si stabilisce
che intervento mettere in atto. Sulla base del profilo neuropsicologico si può dire se c'è un valore relativo
del QI all'interno di un quadro generale. Il profilo è inoltre importante perché riferisce la specificità di quella
persona rispetto ad altre, importante è anche l'approccio multidimensionale, i supporti di cui necessita il
bambino e sulla base di questi si può stabilire il livello di gravità. Tutto ciò ci dice che bisogna andare a
guardare quei processi che sono patologici. L'approccio all'autismo è un approccio comportamentale.

L'approccio bio-psico-sociale sui processi patologici nell'autismo.


Framework sull'autismo

 Eziologia (aspetti genetici)


 Sintomatologia (studio del comportamento)
 Patofisiologia (processi fisiopatologici cerebrali)

Nell'autismo esistono manifestazioni diverse molto probabilmente dovute a profili genetici diversi.
Possiamo avere un autismo idiopatico (da solo) o associato con altre patologie come ad esempio altri
disturbi del neurosviluppo. Fino a poco tempo fa si credeva che i disturbi del neurosviluppo non potevano
essere associati tra di loro. L'aspetto principale sul quale noi basiamo la nostra conoscenza dell'autismo, è
quello dei sintomi. Quando si pensa all'autismo, si pensa ai sintomi perché è un disturbo del
comportamento, ed i sintomi sono:

 Disturbi dello sviluppo sociale;


 Difficoltà delle abilità della comunicazione verbale e non verbale;
 Comportamenti ripetitivi e interessi ristretti.

A questi sintomi è stata data una risposta: teorie cognitive, ovvero possiamo dire che un soggetto è
autistico sulla base di queste teorie cognitive, sulla base dell'analisi del comportamento. Le teorie cognitive
sono tre:

 Teoria della mente;


 Teoria delle funzioni esecutive;
 Teoria della coerenza centrale.

Altro aspetto importante riguarda la patofisiologia. Se si ha un comportamento alterato, noi ce lo possiamo


aspettare sia dal punto di vista strutturale che funzionale. Esistono delle caratteristiche strutturali
deficitarie nell'autismo e quindi morfologici. Vi sono però anche dei deficit funzionali. Una delle
caratteristiche principali dell’autismo dal punto di vista del processo neurocognitivo è la difficoltà nel
riconoscere le emozioni attraverso le espressioni facciali. Alterazione della struttura colonnare della
neocorteccia.

Alterazione della struttura colonnare della neocorteccia. Ipotesi della minicolonna.


Noi sviluppiamo le nostre abilità sulla base dello sviluppo cerebrale. Inizialmente si vengono a produrre
tanti neuroni quali iniziano a differenziarsi tra di loro ed intraprendono la propria strada. Arrivati a
destinazione iniziano ad organizzarsi tra di loro. Vi sono sei strati corticali ed in ogni strato i neuroni
assumono una forma differente, ma prima di arrivare a questo punto devono effettuare la migrazione.
Arrivati a destinazione si arrampicano tra di loro e assumono la giusta posizione. Dopo che si è organizzata
la struttura i neuroni iniziano a fare connessioni in verticale e orizzontale e quello che sarà la base dello
sviluppo nel tempo è formare una giusta organizzazione interna rafforzando le connessioni che servono ed
eliminando quelle che non servono. Queste connessioni sono organizzate in microcolonne perché i corpi
cellulari si mettono in fila. Le microcolonne devono essere messe in un ordine preciso. Il processo di
formazione delle microcolonne è patologico nell'autismo. Sembrerebbe che un problema sostanziale sia
proprio il fatto di aver scritto nel proprio codice genetico che c'è proprio una difficoltà nell'organizzazione
delle microcolonne e così si spiegano i problemi di alterazioni sensoriali. Questa è una delle ipotesi che
spiega in modo molto breve il problema dell'autismo. Le alterazioni neurofunzionali danno come
conseguenza difficoltà nel linguaggio, nella working memory, nella percezione sociale, nel problem solving e
nel riconoscimento dei volti.

Teoria della mente


Avere una teoria della mente significa poter attribuire a sè e agli altri stati mentali indipendenti (idee,
credenze, convinzioni, sentimenti..) in modo da poterne predire i comportamenti. Deficit della teoria della
mente è l'incapacità di riconoscere in maniera corretto uno stato mentale e attribuire questo stato mentale
a qualcun altro e soprattutto non essere in grado di dare delle interpretazioni sociali sulla base di queste
rappresentazioni. Secondo studiosi esiste un ''modulo'' della teoria della mente per cui si possono avere
delle persone che hanno sviluppato tutti gli aspetti cognitivi senza difficoltà, ma hanno però un deficit
selettivo sulla teoria della mente.

Funzioni esecutive
Le difficoltà dell'autismo (difficoltà nell'interpretazione sociale, nella relazione ecc..) sarebbero legate a
delle disfunzioni esecutive.

Debolezza nella coerenza centrale


Anche in questo caso abbiamo un modulo della coerenza centrale e questa è la coerenza che abbiamo ad
interpretare gli stimoli esterni come informazioni globale piuttosto che sulle singole caratteristiche. Gli
autistici invece hanno una visione di tipo ''particolare'' e non globale. Secondo questa teoria tale modulo
nelle persone autistiche si presenta molto più debole tanto che vi è una prevalenza dell'approccio
localizzazionista.

Queste tre teorie cognitive sono quelle che vengono utilizzate sempre per spiegare l'autismo e i suoi
sintomi.

L'ipotesi della non corretta organizzazione delle microcolonne porta a delle alterazioni sia di tipo
morfologico che di tipo funzionale delle strutture anatomiche. Ad esempio cervelletto ed amigdala sono
anatomicamente diversi negli autistici rispetto alle persone neurotipiche. In entrambe le strutture vi è un
volume superiore ciò spiega ad esempio gli elevati livelli di paura e soprattutto di ansia. Le alterazioni non
sono solo di tipo morfologico ma anche funzionali. Per migliorare e rendere efficiente la connettività
funzionale, che è legata ad un corretto funzionamento, i sistemi devono essere organizzati in un sistema di
attivazione-inibizione. Nell'autismo ci sono delle differenze rispetto ai controlli sia per un'attivazione
maggiore sia per una minore connettività. Nell'autismo dunque non vi è un deficit selettivo perché il
problema non comprende il meccanismo specifico di un'area, ma è un problema morfologico e di
connettività funzionale su sistemi diversi

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