Nell'autismo esistono manifestazioni diverse molto probabilmente dovute a profili genetici diversi.
Possiamo avere un autismo idiopatico (da solo) o associato con altre patologie come ad esempio altri
disturbi del neurosviluppo. Fino a poco tempo fa si credeva che i disturbi del neurosviluppo non potevano
essere associati tra di loro. L'aspetto principale sul quale noi basiamo la nostra conoscenza dell'autismo, è
quello dei sintomi. Quando si pensa all'autismo, si pensa ai sintomi perché è un disturbo del
comportamento, ed i sintomi sono:
A questi sintomi è stata data una risposta: teorie cognitive, ovvero possiamo dire che un soggetto è
autistico sulla base di queste teorie cognitive, sulla base dell'analisi del comportamento. Le teorie cognitive
sono tre:
Funzioni esecutive
Le difficoltà dell'autismo (difficoltà nell'interpretazione sociale, nella relazione ecc..) sarebbero legate a
delle disfunzioni esecutive.
Queste tre teorie cognitive sono quelle che vengono utilizzate sempre per spiegare l'autismo e i suoi
sintomi.
L'ipotesi della non corretta organizzazione delle microcolonne porta a delle alterazioni sia di tipo
morfologico che di tipo funzionale delle strutture anatomiche. Ad esempio cervelletto ed amigdala sono
anatomicamente diversi negli autistici rispetto alle persone neurotipiche. In entrambe le strutture vi è un
volume superiore ciò spiega ad esempio gli elevati livelli di paura e soprattutto di ansia. Le alterazioni non
sono solo di tipo morfologico ma anche funzionali. Per migliorare e rendere efficiente la connettività
funzionale, che è legata ad un corretto funzionamento, i sistemi devono essere organizzati in un sistema di
attivazione-inibizione. Nell'autismo ci sono delle differenze rispetto ai controlli sia per un'attivazione
maggiore sia per una minore connettività. Nell'autismo dunque non vi è un deficit selettivo perché il
problema non comprende il meccanismo specifico di un'area, ma è un problema morfologico e di
connettività funzionale su sistemi diversi