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DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO

Possono esserci condizioni per cui il soggetto presenta delle difficoltà, cognitive e
comportamentali, caratterizzando in modo deficitario i processi di apprendimento. 
1. Disturbi specifici (DSA – “organici): sono dovuti ad un danno organico, riconducibili
a specifiche lesioni o disfunzioni di aree cerebrali con componenti patologiche ben
delineate. ES: dislessia.
2. Disturbi aspecifici (“non organici”): sono dovuti ad un generico malfunzionamento
cerebrale e non attribuibili a un fattore specifico che determina il deficit. ES: ritardo
cognitivo, disturbi d’ansia. 

 Eziologia dei disturbi di apprendimento


Un deficit nell’apprendimento può dipendere da:
1. Fattori organici: sottopeso alla nascita, eventi legati alla gravidanza (farmaci, fumo,
alcol), fattori dell’ambiente esterno, fattori genetici, malattie infantili. 
2. Fattori non organici: socioculturale (basso livello di cultura, difficoltà economiche),
familiare-educativo (comportamenti iperattivi o aggressivi), emotivo-motivazionale
(possono portare a disturbi di lettura, scrittura e di calcolo). Nel periodo iniziale della
scolarizzazione, i bambini con implicazioni emotive evidenti sono correlati con
difficoltà nel seguire i ritmi di apprendimento che possono essere, se supportate,
anche superate. 

 Classificazione dei disturbi di apprendimento


Vi sono diverse tipologie a livello di gravità, e le manifestazioni delle problematiche sono
state differenziate tenendo conto della situazione e del contesto nel quale il disturbo si
manifesta. 
1. DA Scolastico (lettura, scrittura, calcolo): sono condizioni che presentano una
discrepanza tra i livelli di rendimento scolastico e le potenzialità dedotte dalle abilità
intellettive effettive del soggetto. 
a. Disturbo di lettura: capacità di lettura inferiore a quanto previsto per l’età,
l’istruzione ricevuta e il livello di intelligenza. La lettura può essere veloce ma
con errori, oppure corretta ma molto lenta. I processi di decodifica e
comprensione sono due processi distinti, infatti una cattiva decodifica non implica
una scarsa comprensione. 
Nelle diagnosi con disturbo della lettura si deve specificare se ci sono problemi
di: accuratezza della lettura, velocità frammentata e comprensione del testo. Si
può associare a una dislessia evolutiva: è un deficit di automatizzazione delle
procedure di transcodifica dei simboli tra lo scritto e le corrispondenti parole
fonetiche.
b. Disturbo di scrittura: difficoltà grafo-esecutivo e riguarda la riproduzione dei
segni alfabetici e numerici (tratto incerto e irregolare). Il disturbo si manifesta
nella composizione libera (testo breve, vocabolario scarso, strutturazione delle
frasi sbagliata, errori grammaticali), e nel dettato (inversione di sillabe,
trasformazione e omissione di parole o lettere). 
c. Disturbo di calcolo: difficoltà di apprendimento di aritmetica di base o calcolo
elementare in assenza di compromissione delle altre forme di ragionamento logico.
Si manifesta quando si usano le dita per contare anche piccole quantità, si hanno
difficoltà ad associare stimoli uditivi, difficoltà di apprendimento del sistema
cardinale e ordinale e difficoltà nel capire il valore posizionale. 
2. Del linguaggio (espressione, ricezione): Il linguaggio è la capacità di usare codici per
esprimere, comunicare la realtà esterna e interna; la sua caratteristica principale è la
generatività, cioè la capacità di realizzare un numero infinito di enunciati attraverso
l’impiego di un numero limitato di elementi e di regole di combinazione. Assolve
diverse funzioni: comunicare agli altri, a noi stessi inventare qualcosa che non esiste,
condurre un ragionamento collegando idee. Le sue componenti sono: 
a. Fonologia: capacità di discriminare suoni linguistici e riprodurli.
b. Sintassi: insieme di regole che danno tutte le combinazioni possibili tra le parole
per produrre frasi. 
c. Lessico: insieme di parole usate, può essere passivo (comprensione), o attivo
(produzione). 
d. Semantica: capacità di convogliare specifici significati attraverso suoni
linguistici.
e. Pragmatica: coincide con funzioni comunicative del linguaggio. 
3. Cognitivo neuropsicologico (ritardo neuromotorio, attenzione, organizzazione
spazio-temporale)
4. Comportamenti sociali (disordini della condotta).

 Sviluppo linguistico
La maggior parte delle regole di lingua è appresa entro i 4/5 anni di vita: vi è una variabilità
interindividuale dei tempi. Inoltre, il ritardo ne parlare è presente nel 20% dei bambini. 

 Disturbo specifico del linguaggio (DSL)


 La capacità di codificare tutte le componenti del sistema linguistico si manifesta
alterata o in ritardo. Comprende i disturbi di codifica fonologica, sintattica e i disturbi
lessicali (confusione di parole) e pragmatici. 
Si considera questa diagnosi in soggetti non aventi già delle patologie neurologiche,
cognitive, sensoriali. Inoltre, più della metà dei soggetti con DSL presentano difficoltà di
apprendimento della lettura, scrittura e calcolo nei primi anni e/o in adolescenza. 
Gli indicatori di rischio (che comportano la probabilità di avere un deficit del linguaggio)
sono: familiarità genetica, otiti ricorrenti nei primi due anni di vita, difficoltà nella
comprensione del linguaggio verbale, nella produzione di meno di 10 parole nei primi due
anni di vita / 50 entro i due anni e mezzo. 

 Classificazione del DSL secondo Rapin 


1. Disturbi misti (recettivo, espressivo): 
a. Agnosia uditiva verbale: molto grave, problema di comprensione e di decoding
fonologico, utilizzo ricorrente delle stesse parole, in ogni contesto, produzione
verbale assente o quasi, ma partecipazione a routine di gioco verbale. ES:
comportamenti autistici.
b.  Disordine sintattico: difficoltà espressive, ricettive e morfo-sintattiche, tendenza
al miglioramento, latenza della risposta, fastidio per il rumore, scambi di parole
ed errori. È ricorrente nella maggior parte dei DSL. 
2. Disturbi espressivi: 
a. Disprassia verbale: linguaggio non intelligibile, discorso lento e affaticato per la
difficoltà di trovare il movimento giusto per esprimersi (problema di articolazione),
meglio nella lettura. 
b. Deficit di programmazione fonologica: sa articolare e produrre suoni, ma vi è un
deficit nell’uso dei fonemi corretti rispetto alle parole da usare (non usa le regole
fonologiche), buona fluenza verbale, errori stabili. Prognosi: benigna, si evolve in
modo spontaneo dopo i 5 anni.
3. Disturbi nei processi linguistici integrativi:
a. Deficit lessicale: è colpita l’area lessicale quindi si hanno difficoltà a riconoscere
l’esatta parola richiesta, e i soggetti utilizzano un proprio lessico.
b. Deficit semantico-pragmatico: discorso fluente e corretto grammaticalmente, ma
difficoltà a livello di contenuto (i soggetti non comprendono ciò che gli viene detto). 

 Disturbo nello sviluppo cognitivo e neuro-psicologico


Manifestazioni di deficit nel processo di apprendimento associate a condizioni cliniche e
cognitive complesse come il ritardo mentale, la paralisi cerebrale, la sordità. Inoltre, i
soggetti hanno queste manifestazioni sin dalla nascita, e ciò compromette gli apprendimenti
e le abilità cognitive. 
 Disturbi comportamentali e sociali 
Sono associati spesso ai disturbi di apprendimento, quando reazioni o richieste del bambino
compromettono la funzionalità significativa a scuola (rendimento scarso), in famiglia e nel
sociale.
1. Disordini della condotta: comportamenti di aggressività, impulsività, non si
rispettano le regole. Ciò è associato a vari esiti: rifiuto di pari, uso di sostanze,
delinquenza in adolescenza. Non vi è un controllo delle proprie emozioni, quindi si
violano i diritti altrui. Inoltre, i soggetti con questo disturbo attuano comportamenti
ripetitivi, come la violazione di norme sociali.
2. Disturbo oppositivo-provocatorio: comportamenti provocatori, ostilità verso le
autorità/insegnanti/genitori, intolleranza alle frustrazioni, risentimenti e i soggetti si
sentono vittime di ingiustizie. È più presente nei maschi, ma si presenta in forme
peggiori nelle femmine.
3. Disturbo deficit di attenzione e iperattività (ADHD): più frequente nei maschi.
Inattenzione e iperattività impulsiva persistente, comportamenti impulsivi (parlare
sopra agli altri). Vi sono tre manifestazioni: 
a. Manifestazione combinata: disattenzione e iperattività.
b. Manifestazione con disattenzione: riescono a stare fermi ma non c’è attenzione.
c. Manifestazione con iperattività e impulsività: non riescono a stare attenti. (non è
grave a livello clinico). 

 Empatia
Sta alla base dell’altruismo ed è una risposta emotiva vicaria (si prova ciò che prova l’altro),
il soggetto è isomorfe, cioè si immedesima nell’altro.
 È coinvolto il sistema mirror: i neuroni specchio contribuiscono a creare una
rappresentazione interna dell’azione o dell’emozione altrui, tramite un processo di
simulazione.
Gli esseri umani sono capaci di empatizzare con gli altri, riescono a condividere le emozioni
altrui anche in assenza diretta di una stimolazione emotiva su di noi.
Inoltre, il dolore psicologico è pari ad altri dolori fisiologici.

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