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NEURO SECONDA LEZIONE

Disturbo da Deficit d’Attenzione con Iperattività e Impulsività ADHD


Disturbi del neurosviluppo
un gruppo di condizioni cliniche ad esordio nelle prime fasi del periodo evolutivo caratterizzate da
deficit dello sviluppo che causano compromissione del funzionamento personale, scolastico e
sociale.
Comprendono:
- Disturbo dello spettro dell’autismo
- Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività,
- Disabilità intellettive,1
- Disturbo specifico dell’apprendimento,
- Disturbi del movimento,
- Disturbo da Tic
Il disturbo dell’attenzione ha una eziologia multifattoriale, a differenza dei disturbi del
comportamento una grandissima componente era quella familiare, quindi all’interno di stili
educativi difficili o con familirità con problematiche sia relative di tipo psichiatrico ma anche
relativo all’assunzione di sostanze stupefatti, o di alcol; oppure tutte le condizioni di maltrattamento
infantile, che sono prevalentemente alla base dello sviluppo di un disturbo positivo provocatorio che
poi evolve verso un disturbo della condotta. Per quanto riguarda la ADHD riconosce sempre di più
una base neurobiologica.
Pertanto, è un Disturbo cronico, come i disturbi del neurosviluppo, hanno un importante impatto
sulla vita del bambino e sulla famiglia. I sintomi che il bambino presenta nella ADHD devono
essere dei comporta t e inappropriati per l’età e devono persistere per almeno 6 mesi costantemente
e devono causare un disadattamento in almeno due contesti della vita del bambino, che possono
essere la casa, la scuola o lo sport.
L’approccio diagnostico a questo disturbo è una diagnosi categoriale e dimensionale e quindi la
categoria all’interno dell’DSM (disturbi mentali) lo inquadriamo tra i disturbi del neurosviluppo e
nell’ambito dimensionale in base alla gravità (lieve, medio, grave).
La disattenzione, l’iperattività e l’impulsività sono altamente disfunzionali e compromettono
pesantemente la vita del bambino.
Sulla ADHD ci sono ancora oggi molti pregiudizi: molti non credono all’esistenza dell’ADHD e che
è qualcosa di inventato, che abbia a che fare più nelle realtà di svantaggio familiare, che sia legato
ad una mancata educazione dei genitori, oppure altro pregiudizio la disattenzione degli insegnanti e
quindi il bambino non si impegna perché magari l’insegnante non se ne prende cura o non lo
considera.
Quindi non è colpa del bambino e non va considerato maleducato, ne dei genitori. La famiglia
spesso accusata di non aver dato regole giuste; né colpa dell’insegnante stesso che non è capace di
motivare, organizzare e tenere in ordine la classe ma solo con lui non riesce, ma è una cosa
intrinseca che ha a che fare con il cervello e quindi con i neurotrasmettitori.
I sintomi sono presenti molto presto e infatti è una diagnosi che in passato veniva fatta a partire dai
6 anni ma adesso proprio perché è un disturbo che è stato molto studiato e i sintomi sono già
presenti a 3 anni. Possiamo dire che a 3 anni troviamo più che una sintomatologia di ADHD degli
indicatori della ADHD. Gli indicatori ci portano a vedere cosa noi dobbiamo osservare e quindi la
differenza di quella che è la vivacità di un bambino di 3 anni perché tutti i bambini possono
presentare i comportamenti descritti: correre, saltare, arrampicarsi, avere difficoltà a concentrarsi o
mantenere l’attenzione su di un compito a scuola o a casa in età prescolare.
Cosa osservare?
Quanto sono isolati o occasionali, e quanto sono appropriati per età perché questi comportamenti
non sono isolati o occasionali ma sono presenti sempre in tutti i momenti della vita tanto da essere
un disturbo e quindi va ad inficiare quelle che sono le qualità di vita e di relazione del bambino e di
riflesso della famiglia.
Una cosa molto importante è l’AUTOSTIMA, perché è un disturbo che una percentuale può
giungere a guarigione, alla base di questo disturbo c’è una più lenta maturazione delle aree del
cervello deputate al controllo (aree prefrontali e aree frontali) insieme alla dopamina.
Esempio: il bambino dice “che stanno male loro dicono che vorrebbero stare fermi ma non ci
riescono, vorrebbero essere attenti ma non riescono”.
Perché loro hanno questo bisogno costante e continuo, c’è l’iperattività motoria che non gli
consente di essere fermi e di partecipare.
Questa consapevolezza porta loro a soffrire, stare male tanto da pensare di non essere capaci di fare
meglio, di non essere in grado di raggiungere quello che possono raggiungere gli altri e quindi è un
disturbo ma non più solo curiosità o semplice vivacità e questo produce nel bambino sofferenza.
Quindi noi insegnanti dobbiamo lavorare molto sull’autostima.
A scuola bisogna intervenire non tanto sui sintomi core (iperattività, disattenzione e impulsività),
ma bisogna intervenire sui sintomi secondari e quindi: sul basso livello di autostima, sulle relazioni
familiari, sulle relazioni sociali.
Quindi il soggetto non raggiunge un adeguato apprendimento perché a causa della sua iperattività e
disattenzione non riesce ad utilizzare le strategie che pur conosce ma non le sa utilizzare perché
impulsivo e disattento.
Tra le CAUSE riconosciamo dei Fattori genetici e ambientali
Fattori Genetici: Familiarità; Studi di omozigoti e hanno riscontrato la presenza di questo disturbo;
Studi di adozioni.
Fattori ambientali predispongono a varianti genetiche: Esposizione intrauterina nel 1° trimestre di
gravidanza ad alcool, nicotina, sostanze; Piccolo per età gestazionale, prematurità o parto post
termine; Disturbi cerebrali (encefaliti, traumi)
Fattori familiari: Conflittualità genitori, basso livello socio-economiche; Modelli educativi
(comunicazione coercitiva); disturbi mentali dei genitori.

QUADRO CLINICO
SINTOMI PRIMARI: (i sintomi core)
- Disattenzione – 6 sintomi
- Iperattività -
- Impulsività
SINTOMI SECONDARI: (ciò che i disturbi di base comportano)
- Difficoltà relazionali
- Difficoltà scolastiche
- Bassa Autostima
- Disturbo del comportamento
In età prescolare i sintomi principali sono centrati sulla regolazione: nel senso che il deficit
dell’attenzione si presenta come una disfunzione centrata sul deficit di intenzionalità, sul deficit del
ruolo di governo del comportamento, non riescono a stare fermi e quindi saltano, si arrampicano e
creano situazioni di pericolo.

In età prescolare il sintomo predominante è l’iperattività.


In età scolare i sintomi sono più centrati sul rendimento scolastico, dove emergono la
incostanza nel portare a termine un compito sia a casa che a scuola, associato al fatto che si alza
spesso.
Si tratta di un eccesso di attività motoria rispetto alla età, cioè di una iperattività scarsamente
organizzata e regolata dalle comuni inibizioni sociale.
Fa sì che la segnalazione spesso giunga dalla scuola più per l’apprendimento che per l’impulsività o
per l’aggressività.
Per fare diagnosi bisogna che sia evidente nei bambini il deficit dell’organizzazione, della
intenzionalità e del mantenimento dell’attenzione.

I sintomi di INATTENZIONE si manifestano a livello comportamentale.


a) Il bambino presenta una Difficile esecuzione dei compiti scolastici e quindi presenta scarsa
cura per i dettagli, errori di distrazione nei compiti scolastici, lavoro o in altre attività. Ha
un’abilità attentiva e quindi spesso difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti, sulle
attività quotidiane e sui giochi, ha difficoltà a rimanere concentrato durante una lezione,
conversazione, lettura.
b) Spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente con lui/ lei (Difficoltà a seguire
un discorso, la mente sembra altrove anche in assenza di distrazioni evidenti);
c) Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine le attività (compiti scuolastici, le
incombenze o i doveri sul posto di lavoro); È disorganizzato, gestisce il tempo in modo
inadeguato, non riesce a rispettare le scadenze.
d) Spesso evita o prova avversione verso compiti che richiedono uno sforzo mentale prolungato
(ad esempio compiti scolastici e/o a casa, per adolescenti ed adulti a stilare relazioni o
documenti);
e) Perde spesso gli oggetti necessari per i compiti o altre attività (es. materiale scolastico,
giocattoli, matite, libri, portafogli, chiavi, cellulare ecc.) per incapacità di
Autoorganizzazione;
f) Spesso è facilmente distratto da stimoli esterni. Ha difficoltà ad organizzarsi (vado a scuola,
sport-si perdono);
g) Spesso è sbadato nelle attività quotidiane (ad es sbrigare le faccende, fare commissioni,
pagare le bollette o fare telefonate di lavoro.

Sintomi di IPERATTIVITÀ Eccessiva attività motoria e loquacità.


a) Spesso agita o batte le mani e piedi e si dimena sulla sedia;
b) In classe si alza spesso anche quando dovrebbe stare seduto;
c) Spesso corre e si arrampica in situazioni in cui dovrebbe stare seduto.(lancia oggetti). Gli
adolescenti riferiscono irrequietezza;
d) È spesso incapace di giocare o svolgere attività ricreative o gioco tranquillamente (gioco
rumoroso e disorganizzato);
e) E’ spesso “sottopressione” agendo come fosse “azionato/a da un motore” o si sente a disagio
nel farlo per un periodo di tempo prolungato come nei ristoranti o alle riunioni;
f) Parla eccessivamente (parlano sopra gli altri; cervello va a mille su curiosità e interrogativi)
Negli adolescenti e negli adulti: sensazione soggettiva può essere limitato al sentirsi irrequieti;
hanno continua tensione e fare.

Sintomi di IMPULSIVITÀ Più correlati al comportamento. Azioni affrettate con alto potenziale di
danno.
a) Risposta prima che la domanda sia stata completata (ad es completa le frasi delle altre
persone; difficoltà attendere turno nella conversazione;
b) Ha difficoltà ad aspettare il proprio turno (es attesa di una fila);
c) Spesso interrompe gli altri o è (ad es interrompe comunicazioni, giochi o attività. Può
iniziare a usare giochi di altri senza chiedere il permesso invadente nei loro confronti
intromette nelle attività di coetanei o adulti;
d) Difficoltà a valutare la conseguenza di una azione (poca elaborazione dei rischi);
e) Tendenza ad esporsi a situazioni pericolose, con possibili danni fisici;
f) Difficoltà di controllo comportamentale;
Una delle prime conseguenze tremende a cui vanno incontro questi bambini è che nessuno vuole
giocare con loro o ci litigano, si aggrediscono perché non riescono a rispettare le regole e non
riescono a rispettare il proprio turno.
I criteri di questi aspetti devono avere 6 di iperattività, 6 della disattenzione e 6 dell’impulsività;
La diagnosi viene fatta entro i 12 anni.
Non siamo di fronte ad un bambino particolarmente sveglio, con grandi curiosità, di un bambino
che vuole conoscere, o più allegro o più gioioso. Ma stiamo parlando di un bambino che quando
queste qualità sono accompagnate da una compromissione è un danno per il bambino.
Nel DSMV (manuale diagnostico dei disturbi mentali) si accetta che l’ADHD possa far parte del
Disturbo dello spettro autistico.
La tipologia di associazione dei sintomi indica la forma di ADHD: Prevalentemente inattentivo;
Iperattivo-impulsivo; Combinato
Molteplici studi epidemiologici condotti anche in Italia stimano una incidenza di ADHD dal 3-5%
della popolazione in età scolare, interessa prevalentemente il sesso maschile rispetto a quello
femminile.
Nelle bambine prevale la tipologia inattentive che non viene riconosciuta in epoca prescolare, ma
può essere descritta come una bambina capricciosa; nell’età scolare vengono descritte come pigre e
svogliate.
Nei maschi prevale il sottotipo iperattività-impulsività. Le mamme descrivono questi bambini già a
2 anni come “motorini” (non seguono un cartone, passano da un gioco all’altro, non restano seduti
al tavolo per il pasto, non rispettano le regole).
Condizioni associate Disturbi psichiatrici: Disturbo oppositivo provocatorio; Disturbo della
condotta; Disturbo dell’umore; Disturbo bipolare; Disturbo d’ansia; Disturbo ossessivo-compulsivo;
Disturbo dell’adattamento con Disturbo della condotta.
Disturbi associati e Diagnosi differenziale
Disturbi neurologici e patologie mediche: Sordità o deficit visivo; Effetti indesiderati di terapie
farmacologiche; Epilessia. Disturbi bioelettrici cerebrali; così come vanno escluse le patologie della
tiroide; ascessi cerebrali o neoplasie del lobo frontale; può essere la conseguenza il disturbo
dell’attenzione di traumi cranici perché picchiati da genitori, per incidenti; Abuso di sostanze;
Intossicazione da piombo.
Disturbi di sviluppo: Vivacità fisiologica; Problemi situazionali, ambientali, familiari; Inadeguato
supporto scolastico; Alterato supporto ambientale, sociale e familiare.
Studi recentissimi di YEO e Castellanos mostrano che soggetti con ADHD una ipofunzionalità
(scarsa connettività) delle reti neuronali, frontoparietali, frontostriatali e frontotemporali deputati ai
processi cognitivi, alla regolazione del comportamento e alle funzioni esecutive.
Le terapie sono terapie Psico-cognitive e psico-educative fatte con il bambino e con la famiglia.
La terapia aiuta a far sì che il bambino possa percepire le informazioni che io gli sto dando, perché
se lui ha una disattenzione grave lui con tutto l’interesse del mondo non riesce ad ascoltarci.
L’assenza di terapia appropriata comporta l’insorgenza di disturbi del comportamento su base
relazionale sia intrafamiliare che di adattamento sociale, con gravi difficoltà scolastiche e
deterioramento della qualità della vita che comporta l’avvicinarsi di sviluppi di aspetti dissociali, di
sviluppo di patologie da dipendenza come la tossicomania e il gioco patologico.

SINTOMI SECONDARI
1) Difficoltà relazionali
Comportano ad essere emarginati, li allontanano; Hanno scarse amicizie durature; Tendenza
all’isolamento; Tendono ad avere rapporti con bambini più piccoli o instabili; Incapacità nel
cogliere gli indici non verbali.
2) Conseguenze delle alterazioni Funzionali e ripercussioni in famiglia
A casa i genitori sentono lo stigma sociale; Pensano di non essere buoni genitori in quanto il loro
figlio non rispetta le regole, li sfida, vuole ottenere subito.
I fratelli o sorelle soffrono per il comportamento del fratello e sono trascurati dai genitori che
tendono a ridurre le uscite.
3) Conseguenze sulle situazioni sociali
Sono ragazzi che vengono costantemente ripresi e/o puniti per i loro comportamenti; Possono avere
difficoltà a legare con i coetanei; Tendono ad essere aggressivi o distruttivi; Rifiutati dai coetanei e
compagni di gioco; Emarginati.
La famiglia soffre per il comportamento del figlio in quanto vengono compromesse le attività
sociali con amici e parenti.
4) Difficoltà in ambito scolastico
L’ambito scolastico è centrale per il riconoscimento del disturbo poiché ci si aspetta che gli studenti
prestino attenzione, stiano seduti al banco, seguano le attività, facciano i compiti laddove
disattenzione, iperattività e impulsività comportano un bambino con
- Rendimento inferiore alle potenzialità
- Abilità cognitive manifestate in modo altalenante
- Disturbo attentivo
- Disturbo della memoria sequenziale (è la capacità di ricordare e riprodurre una serie di elementi
visivi come parole, oggetti, simboli o frasi)
Come conseguenza i bambini e adolescenti ADHD
- Non sono in grado di portare a termine le scelte scolastiche
- Possono essere puniti per i loro comportamenti dirompenti
- Possono avere bisogno insegnante di sostegno
- Non tengono il passo dei compiti in classe
- Spesso abbandonano la scuola
5) Bassa autostima
Autostima compromessa dal continuo giudizio negativo, dei familiari, insegnanti, amici. Si sentono
rifiutati e non amati, si percepiscono poco intelligenti e non hanno fiducia in se stessi. Spesso la
mancanza di autostima porta ad un comportamento di autodistruzione
(comportamenti internalizzati) o condotte esternalizzati
Le emozioni che vivono questi soggetti sono: Demoralizzazione, Scarsa fiducia in se stessi,
Solitudine, Sentimenti abbandonici, Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso
scolastico, sportivo; Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale.

SINTOMI NELLE VARIE FASCE DI ETA’


Le manifestazioni dell’ADHD si modificano nel corso dello sviluppo. In linea di massima nelle
prime fasi prevale la componente Iperattiva e Impulsiva che si va poi attenuando progressivamente
nelle forme meno gravi, internalizzandosi e determinando senso di irrequietezza, instabilità emotiva,
difficoltà a rilassarsi e a mantenere impegni continuativi nel tempo.
Predittori dal primo anno: Indicatori da tenere in considerazione affinchè non insorga.
- Il temperamento lo vediamo già dalla nascita, bambini tranquilli che dormono e mangiano o
quelli che non stanno mai fermi.
- Disregolazione emotiva ha una scarsa tolleranza alla frustrazione, impazienza, facile
eccitabilità, reattività alle avversità, no compliance-testardaggine.
- Disturbo del sonno, dormono poco.
- Modelli educativi (reazione coercitiva dei genitori)
- Difficoltà nel riconoscere le espressioni emotive: rabbia, crisi di collera.
Caratteristica di tutti i bambini ADHD: difficoltà a modulare emozioni e le loro manifestazioni
comportamentali
- Ritardi evolutivi linguaggio e motricità. Se il bambino comprende quello che voglio dire
riesce meglio ad autoregolarsi. Se invece ha un problema nel linguaggio di comprensione
farà più fatica ad autoregolarsi. Migliore è la autoregolazione meno problemi iperattivi-
impulsivi.
A 30 mesi le abilità del linguaggio sono più mature e quindi a quella fascia d’età possiamo avere
degli indicatori dove il primo è il linguaggio. Insieme al linguaggio segue anche l’attenzione che è
un precursore del linguaggio già a partire dai 18 mesi che raggiunge la sua efficienza dai 2 ai 10, ed
è fondamentale per il linguaggio poiché predice la capacità di gestire l’attenzione.
L’attenzione congiunta è quando vediamo la mamma con il bambino in braccio e il bambino segue
quello che dico con lo sguardo.
BAMBINO DI TRE ANNI
Sintomi a partire dai 3 ANNI
Si osserveranno sintomi infrequenti in bambini con sviluppo tipico:
l’ATTENZIONE = quell’attenzione dei 18 mesi che è carente il bambino non segue le istruzioni,
Non ascolta, sarà Distratto da stimoli esterni. Questi 3 aspetti sono frequenti nei bambini con
sviluppo tipico, cioè con un normale sviluppo.
IPERATTIVITÀ-IMPULSIVITÀ = sono già presenti ai bambini di 3 anni e quindi non sta seduto,
non rispetta il suo turno, Interrompe, Scorrazza o salta e questi sono aspetti che nel bambino con
sviluppo atipico ci sono alcuni momenti ma cessano nel momento del lavoro.
IMPULSIVITÀ = il bambino parla tanto, comune in bambini con sviluppo tipico ed ADHD a 4
anni rimane silenzioso durante la lettura di una favola.
In età prescolare 3-6 anni: i bambini iniziano il loro percorso scolastico e i comportamenti tipici
dell’ADHD diventano riconoscibili poiché sarà richiesta una attenzione più prolungata.
Età scolare: si presenta disattento nel mantenere le risorse cognitive su di un compito dall’inizio alla
fine. Ad esempio, in 1° elementare al genitore verrà detto che il bambino non riesce a stare seduto
nel banco, disturba gli altri, fa piccoli dispetti, non rispetta le regole. Insomma, non è scolarizzato,
fa fatica. Comparsa di disattenzione, impulsività, difficoltà scolastiche, possibile riduzione della
iperattività, evitamento di compiti prolungati, comportamento oppositivo-provocatorio,
problematiche psicologiche (bassa autostima, depressione). Da ciò ne deriva l’isolamento del
bambino che nel 50% non affiancato da subito in adolescenza e nella età adulta può evolvere verso
uno stile di condotta caratterizzato da comportamenti a rischio.
In età adolescenziale: disturbo dell’attenzione con difficoltà scolastiche, di organizzazione della vita
quotidiana; riduzione del comportamento iperattivo; instabilità scolastica, lavorativa,
relazionale; bassa autostima; ansietà; condotte rischiose, trasgressive con minor cura della propria
persona.
Molti adolescenti quando arrivano al Pronto soccorso neuropsichiatrico per lesioni durante le risse
si scopre dai test che sono ADHD non riconosciuti.
molti di questi ragazzi abbandonano la scuola e non completano l’obbligo scolastico: 32-40%
Iscriversi all’Università o completarla; 5-10% Malattie sessualmente trasmissibili; 16% Isolamento
sociale (50-70%); Più frequenti fatti antisociali e incidenti stradali. Più frequenti Gravidanze sotto ai
20 anni.
1) In uno studio un campione di 135 soggetti maschi con ADHD in infanzia senza Disturbi di
Condotta
un campione controllo di 136 uomini ADHD free in infanzia si ha conferma delle maggiori. Si
conferma maggiori difficolt di realizzazione scolastica, lavorativa e sociale, con un maggior
numero di divorzi, di condotte antisociali, e di abuso di sostanze, di incarcerazioni e ricoveri
psichiatrici nel campione di persone con ADHD senza il disturbo della condotta.
1) Mentre un altro studio condotto su detenuti di carceri svedesi evidenziava come il numero di
persone con ADHD non diagnosticata e trattata era molto superiore al numero dei carcerati
ADHD free o in terapia.

IN SINTESI, l’adulto: spesso non riesce ad organizzarsi e presenta difficoltà di realizzazione


scolastica, lavorativa, perde il lavoro, perde i punti dalla patente, scadenza mutui, non paga le tasse

ecc; con un maggior numero di divorzi, di condotte antisociali, e di abuso di sostanze, di
incarcerazioni e ricoveri psichiatrici.

Importanza della Prevenzione in una ottica evolutiva


Bisogna intervenire subito perché la massima Plasticità neurale che dura sino ai 5-6 anni di vita; i
comportamenti non sono strutturati, non vi è una severa compromissione né ripercussione sul piano
sociale, culturale e della interazione con gli altri né sul piano dei comportamenti in generale (a 17
anni con una evoluzione precoce del disturbo ha una maggiore situazione non smantellabile);
Massima recettività dei genitori; Minore richiesta prestazionale che permette di intervenire meglio
sulle variabili individuali poichè non vi sono programmi strutturati e stabili: a scuola si ha
programma da sviluppare non si può rallentare tutto il programma in funzione di un bambino.
Una diagnosi fatta entro i 4 anni consente di fa un buon lavoro con i genitori. Il primo successo si
costruisce a scuola. I sintomi scompaiono e la relazione si è mantenuta positiva anche con la scuola.
Nel caso di ipearattività patologica bisogna effettuare una analisi temperamentale sui genitori.
Bambino esplosivo con sintomi conclamati ADHD + disregolazione emotiva + reazione coercitiva
dei genitori o insegnanti presenterà ODD stabile già in epoca prescolare. Genitori NON coercitivi vs
bambino iperattivo lo catturano, lo coinvolgono in attività gradevoli e riducono il sintomo. Se a
scuola subisce una risposta coercitiva al suo comportamento ad es. lo riprendono perché si è alzato
questo slatentizza il comportamento ADHD ed il comportamento oppositivo provocatorio (o
relazione stabile) ADHD ODD-CD.

DIAGNOSI
La diagnosi è essenzialmente clinica basata su informazioni raccolte da fonti multiple che sono i
genitori, insegnanti o educatori sul comportamento del bambino.
I test diagnostici ci aiutano a comprendere la severità del disturbo, individuare patologie in
comorbidità, seguire l’andamento.
Per fare una buona diagnosi bisogna somministrare la SDAI agli insegnanti e SDAG ai genitori sul
funzionamento del bambino per sondare Iperattività e disattenzione con una serie di domande sui
comportamenti del bambino “lo fa mai, qualche volta, spesso, molto spesso” che ci aiuta per
arrivare a compilare una diagnosi. A volte dal colloquio emerge che il padre sia stato giocatore
d’azzardo o abbia fatto uso di sostanze in epoca giovanile.
Visita al bambino (da solo o con il genitore) con interviste strutturate o semistrutturate. Il colloquio
con il bambino per verificare la presenza di altri Disturbi associati, anche in questo caso le scale di
autovalutazione (ansia e depressione possono essere utili). Esami aggiuntivi per la valutazione delle
capacità cognitive e l’apprendimento scolastico: valutare in maniera oggettiva le capacità attentive,
di pianificazione delle attività e di autocontrollo. Talvolta può essere utile valutare la possibile
presenza di disturbi del linguaggio, perché il disturbo del linguaggio incide sulla capacità di
regolazione del ragazzo.
Altro aspetto da considerare per la diagnosi è quello di effettuare esame medico e neurologico
valutando la presenza di eventuali patologie associate e gli effetti di eventuali altre terapie in atto
(antisitaminici, antiepilettici) e presenza di comorbidità psichiatrica, come per esempio i genitori
che hanno un disturbo bipolare e questa familiarità psichiatrica ci fa considerare il fattore di rischio.
Fare attenzione a quadri che possono mascherare o generare ad eccesso di diagnosi.
COLLOQUIO con i genitori: Ci focalizziamo sulla familiarità, sofferenza fetale, se il bambino ha
avuto traumi fisici accidentali, sviluppo motorio precoce, disturbi del sonno e della regolazione
(ipersensibilità, disorganizzato sul piano motorio, sensoriale, attentivo), chiedere ai genitori di
spiegare bene i comportamenti che preoccupano (se sta seduto a tavola, pensa prima di agire, se
mette tutto in disordine, reagisce con aggressività, passa da una attività ad un’altra, da un pensiero
ad un altro, perde gli oggetti, non sembra ascoltare, stimoli esterni).
ESAMI AGGIUNTIVI: Studio aspetti biologici: piombemia, routine ematologica,
elettrocardiogramma polisonnografia se coesistono apnee, MSLT se coesiste ipersonnia, prove
allergologiche.
Studio comorbidità: Presentano una comorbidità altissima con DSA. Disturbi d’ansia, DOP e DC.
Dal punto di vista della Sfera emotiva è molto imporante e ci sono dei test che rappresentano delle
storie di animali, delle Favole, Figura umana, famiglia emozioni, albero, famiglia incantata
sottoforma di gioco. Il 58% va incontro a carriera scolastica deficitaria; 30-40% necessita di un
programma di sostegno; 30% tendono a ripetere l’anno; 10-35% non completano la scuola.
Alla luce di quanto detto: la diagnosi è complessa proprio perché multifattoriale e viene posta
quando il bambino, presenta un marcato livello di disattenzione e comportamenti eccessivamente
iperattivi ed impulsivi che possono non essere adeguati alla sua età cronologica e mentale. Inoltre, i
sintomi devono essere presenti da almeno 6 mesi in più contesti di vita. I comportamenti devono
compromettere il funzionamento sociale, scolastico, lavorativo.
Nei bambini: prestazioni e risultati scolastici ridotti, rifiuto sociale, Portati a sviluppare un disturbo
della condotta, Maggiori possibilità di ferirsi.
Negli adulti: Prestazioni lavorative scarse, Traguardi e partecipazione inadeguati e a rischio
disoccupazione, Conflittualità interpersonale..

PROGNOSI
1/3 Remissione della sintomatologia costituendo un “ritardo semplice” delle funzioni esecutive. In
pratica nella vita adulta non presenteranno più i tre nuclei “core”. Indicando che il disturbo era da
correlarsi ad un ritardo delle funzioni esecutive. Circa il 50% continuano a manifestare anche in
adolescenza ed età adulta segni di inattenzione e iperattività, accompagnati talvolta da difficoltà
sociali ed emozionali, sono soggetti ad un rischio maggiore di incorrere con maggiore frequenza in
incidenti d’auto. 15-30 % mostra una sorta di “cicatrice” causate dal disturbo e divenuti adolescenti
o adulti mostrano oltre ai sintomi principali “core” anche altri disturbi psicopatologici quali
alcolismo, tossicodipendenza, disturbo di Personalità antisociale e criminale).

Fattori in grado di modulare in senso positivo o peggiorativo il Disturbo


Ci aiutano ad orientare il nostro lavoro cercando di prevedere come potrebbero essere le fasi
successive di crescita.
PEGGIORATIVI: La presenza di altri familiari con lo stesso disturbo significa che è molto
probabile ci sia una trasmissione delle cause innate per cui il problema è più radicato per cui sarà
più difficile, ma non impossibile, ottenere dei miglioramenti anche perché il bambino ha in casa un
adulto che ha tratti di disattenzione e iperattività per cui diventa anche un modello da osservare e
imitare. La presenza di altri disturbi naturalmente aggrava il quadro, basti pensare alla
contemporanea presenza di un disturbo di apprendimento o della condotta, diciamo che la situazione
è più critica. La presenza di relazioni familiari disorganizzateche non consente al bambino di avere
delle regole, naturalmente ci pone maggiore preoccupazione e ci fa temere maggiormente per il
futuro.
POSITIVI: Il livello cognitivo è un buon predditore perché bambino più dotati intellettivamente
naturalmente sono maggiormente capaci di sviluppare delle strategie di compensazione al proprio
problema.
L’accettazione del problema da parte della scuola e della famiglia. Se un bambino con DDAI viene
continuamente punito per i suoi comportamenti piuttosto di essere aiutato a sviluppare delle
strategie per affrontare le sue difficoltà, ovviamente manifesterà sempre più problemi di varia
natura.
Il primo passo spetta proprio a noi: capire il problema, il bambino con le sue difficoltà e accettare
per cercare di aiutarlo, le sue difficoltà.
Regolarità dell’intervento riabilitativo per cui sottolineiamo l’importanza delle regole e delle
regolarità. Le regole però devono essere poche, comprese e condivise.
Un atteggiamento riflessivo, quindi non impulsivo, di chi circonda il bambino (insegnanti e
genitori) che vengono presi come modelli e spesso imitati può essere di notevole aiuto.
L’insegnamento del saper aspettare in particolare con questi bambini è molto importante poiché
faticano nella attesa.
Terapia
Bisogna suddividerla in base all’età di esordio, alla loro gravità e importanza del disturbo.
1/3 dei bambini migliora con l’approccio psicoeducativo per la maturazione del cervello. Hanno
avuto una traiettoria di sviluppo cerebrale genetiche ed ambientali rallentate. Si possono velocizzare
con l’approccio psicoeducativo in alleanza insegnanti-genitori. Tale alleanza consente la assenza di
conseguenze negative legate ad una bassa autostima in attesa che raggiunga una normalizzazione.
Con queste tecniche l’attenzione si può allenare. Si può migliorare la capacità del bambino di
autoregolarsi.
Se dopo 3 mesi non abbiamo risultati, rivalutare il Disturbo per evitare insuccesso scolastico e
aspetti conflittuali in famiglia si integra con la terapia farmacologica.
Gli stimolanti vanno a normalizzare il livello intersinaptico di Dopamina, che è carente negli spazi
intersinaptici per motivi genetici.
C’è un effetto neurobiologico nel 70-75%. Il farmaco va valutato immediatamente con prova test
(attentiva) poi ½ compressae dopo 1 ora rifare il test della attenzione (lettura dettato, copiato)
intanto si avrà un aumento della Dopamina se è positivo si consiglia il Metilfenidato. Normativa
specifica ed un registro del farmaco tenuto dal Sanità. Durata: inizia nel periodo scolastico e si
sospende a giugno per poi rivalutare a Settembre.
A volte per il buon successo del Parental training con i genitori e teacher training con consigli
comportamentali e cognitivi sono efficaci per determinare modificazioni cerebrali ma ci mettono
troppo tempo con disagio cognitivo e relazionale e rischio di bocciatura.
FRATELLI: si suggerisce di non creare competizione, gelosia. Ruolo differenziato. Parent training
SPORT: nuoto, arti marziali (giova di una certa educazione all’autocontrollo-deve controllare
le emozioni)

Linee guida per insegnanti scuola


È un bambino che richiede particolari attenzioni di cui vanno riconosciute e valorizzate le qualità.
Risulta essenziale programmare incontri e attività formative con la famiglia, la scuola e i sanitari per
realizzare un intervento “integrato” efficace a scuola, a casa e in tutti i contesti di vita, per il quale
ciascun soggetto svolga la sua parte specifica.
Il compito dei docenti è quello di creare una stimolazione didattica adeguata (inclusiva ed efficace)
e un ambiente socio-relazionale positivo e rassicurante; occorre altresì valorizzare i punti di forza
degli allievi attraverso delle strategie utili a sviluppare le singole potenzialità e favorire la gestione
dell’emozioni attraverso delle delle strategie utili a sviluppare le singole potenzialit e favorire la
gestione dell’emozioni attraverso delle strategie utili ad acquisire una buona regolazione emotiva.
Bambini ADHD non vanno puniti perché gli passa la voglia di essere attenti.
Il bambino ADHD si spegne. Quindi è un momento complesso per loro mentre se sostenuti la
Dopamina di cui sono carenti viene prodotta in maggiore quantità e riescono a superare il momento
difficile.
STRATEGIE ADHD IN CLASSE: Ridurre il numero di compiti scritti, Consentire un tempo
prolungato, Se la scrittura è lenta consentire al ragazzo di portare da casa compiti scritti e stampati
da Pc, Se possibile favorire la presentazione orale al posto di quella scritta, Assicurarsi che le
istruzioni e le indicazioni siano brevi concise e chiare, Non richiedere di copiare la brutta copia,
Non assegnare compiti di matematica con ricopiatura di testi o esercizi, far portare lo svolgimento
di calcoli e problemi, Concordare con lo studente pause di recupero consentendogli di muoversi e
ricaricarsi, Monitorare i progressi
NB: se non si conosce tale difficoltà studenti con ritmo lento possono scoraggiarsi al contrario
possono migliorare notevolmente.

STRATEGIE ADHD PER I GENITORI: il bambino ADHD, a causa della scarsa percezione del
tempo e delle scarse funzioni esecutive, anche casa occupa ore e ore per completare i compiti con
ricaduta sul livello di stress del nucleo familiare.
Strategie da suggerire ai genitori: non punire e reagire troppo emotivamente, spiegando loro che la
velocità di elaborazione non è intenzionale e con il tempo può solo che migliorare.
Suggerire tempi di lavoro lunghi strutturati, ad esempio utilizzando cartelloni (su cui riportare
tempi massimi per compiere mansioni, compiti), allarmi o timer (per aiutarsi a migliorare il tempo)
quale obiettivo da raggiungere e utilizzare gli incentivi quando viene rispettato il tempo stabilito (in
quanto spesso a causa della lentezza questi ragazzi si percepiscono poco intelligenti) e spiegare che
non sono poco intelligenti ma che tutti hanno punti di forza e debolezza e la lentezza non comporta
scarsa intelligenza.
Dividere i compiti più difficili aiutandolo ad esempio un tema o riassunti, il figlio detta ed il
genitore scrive la brutta copia e dopo il genitore detta la brutta copia ed il figlio la scrive in bella.
Matematica: genitore trascrive incolonnando ed il ragazzo fa i calcoli.
Concordare brevi pause di recupero permettendo di alzarsi, muoversi, ricaricarsi.
Motivare gratificandolo se piccolo con punti se più grande (fifurine, bevande preferite, merendine,
adesivi).

ACCORGIMENTI PER MIGLIORARE LA SCARSA STIMA DI SÈ


In generale riconoscere le capacità e gli sforzi del bambino
1. Richiamare l'attenzione sulle capacità del bambino/ragazzo creando, ogni giorno oppure ogni
settimana, dei momenti in cui lui o lei possano mostrare i loro talenti.

2. Riconoscere che l'eccesso di attività può anche significare un aumento di energia e di
produttività.
3. Riconoscere che l'attrazione a nuovi stimoli porta anche alla creatività.
Aumentare la soddisfazione del successo aiutando l’alunno a migliorare le sue qualità.
1. Riconoscere l'entusiasmo del bambino/ragazzo ed usarlo per sviluppare le sue qualità.
2. Evidenziare i suoi successi e non i suoi errori.
ESEMPIO il bimbo con ADHD ha un temperamento che lo porta al disadattamento allora
focalizziamoci sugli aspetti positivi di questo tratto.
L'intuizione è un fatto positivo, la creatività è un fatto positivo, essere cercatori di novità è un fatto
positivo, desiderare la conoscenza è un fatto positivo, non avere paura è un fatto positivo.
Questi sono elementi, punti di forza che l'educatore ha in mano da utilizzare per l’affiancamento.
Senza conoscere il temperamento gli manca qualcosa.
Cosa gli manca? i punti di forza: non si lavora in ambito educativo in modo corretto se di questo
ragazzo non si conoscono i punti di forza ... perchè altrimenti diventa una educazione punitiva o
cognitiva comportamentale nel senso rozzo del termine ... “se non rompi le scatole ti diamo una
bambolina ... “
quindi dobbiamo rimboccarci le mani e pensare ma di questo individuo vogliamo fare abbiamo una
persona ... vogliamo la promozione umana ... cogliere i punti di forza individuali e temperamentali
I punti di forza individuali variano ambiente, cultura intelligenza.
Prima dote è ascolto... Dove è la bellezza di questo bambino? Non è un “catorcio ritardato” limitarsi
al comportamento problema non è educazione ma essere secondini psicologici a differenza della
promozione umana.
Comportamento problema: Cercare di ridurne la frequenza ed aumentare quelli positiva=
autoregolazione
attraverso regole chiare e condivise con il ragazzo con il quale pianificare strategie anche perché
sono comportamenti che si ripetono
Valutazione del comportamento, cosa c’è e cosa non va, cosa significa quel comportamento, come
mi sento rispetto a quel comportamento chi coinvolge? con quale frequenza accade e cosa cerca di
comunicare.
Avere uno schema aiuta perché quando facciamo una osservazione dobbiamo avere in mente cosa
vogliamo ottenere.
Coinvolgere l’alunno nella soluzione delle sue difficoltà.
1. Fare, insieme a lui, un elenco dei suoi comportamenti negativi, descrivendo i momenti più
difficili e decidere le strategie che possono essere adoperate per evitare guai. Questo colloquio va
tenuto privatamente, con calma e con l'atteggiamento di chi cerca di risolvere dei problemi, non per
colpevolizzarlo.
2. Iniziare con un solo comportamento a cambiare, tenendo una scheda apposita per registrare
successi ed insuccessi. Tener conto alla fine di ogni giorno di quante volte è riuscito ad adoperare
una strategia positiva.
3. Dopo il primo miglioramento, aggiungere un altro comportamento da cambiare e decidere
assieme a lui la strategia (o le strategie) che devono essere adoperate.
Alcuni accorgimenti per aiutare l’alunno con ADHD a migliorare il rapporto coi compagni
consistono nel:
1) rinforzare gli altri alunni quando includono il bambino con ADHD nelle loro attività;
2) programmare attività in cui il bambino con ADHD possa dare il suo contributo;
3) programmare attività nelle quali la riuscita dipende dalla cooperazione tra gli alunni;
4) quando è possibile, assegnare al bambino con ADHD incarichi di responsabilità;
5) rompere i raggruppamenti fissi tra i bambini.
Utilizzare alcune strategie di tutoring o di apprendimento cooperativo (DuPaul & Power, 2000).
Un compagno può rivestire il ruolo di tutor, oppure può mediare (per gli adolescenti) con altri
ragazzi o con degli adulti.
Nella scelta del tutoring, due ragazzi lavorano insieme, uno fa da supporto all’altro.
Questo risulta utile perché c’è sempre un feedback e la possibilità di rivedere le parti non capite. Ad
esempio, i ragazzi possono dividersi in coppie e fare a turno da tutor su compiti definiti, mentre gli
insegnanti controllano e danno punti e premi. Ciò aiuta anche i ragazzi senza problemi. Nella scelta
invece della strategia autodiretta lo scopo è quello di raggiungere maggior autocontrollo attraverso
l’auto-istruzione, auto-monitoraggio e l’auto-rinforzo.

AMBIENTE
•Non è indicato far sedere il bambino vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o
ad altri oggetti molto interessanti
•Bisogna disporre i banchi in modo che l’insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi,
per poter controllare che i più distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione, stiano
eseguendo il lavoro assegnato.
•È necessario rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità (vanno motivati meravigliandoli.
Ricerche video lezioni, lavagna...)
•Utilizzare il diario per la comunicazione giornaliera con la famiglia, per uno scambio produttivo di
informazioni, senza che diventi un canale deputato solo ai richiami e alle note negative sul
comportamento.
All’interno della classe si devono mantenere regole chiare e semplici, al fine di ottenere un
consenso unanime, magari trascrivendole su un tabellone, affinché possano essere consultate
facilmente e se necessario rivedere le regole della classe, quando se ne riveli la necessità.
Le regole base di affiancamento sono 5:
(1)Al bambino devono essere riferite regole chiare, concise e numerose.
In classe, può essere applicato, sul banco del bambino, un foglio con alcune regole di base (alza la
mano per fare una domanda, stai seduto durante le lezioni, etc).
A casa, possono essere esposte sul frigorifero (stai seduto quando mangi).
Quando possibile, è di aiuto esprimere le regole in modo positivo, sul comportamento (“Tu dovresti
rimanere seduto durante la lezione”), piuttosto che focalizzarsi su cosa non è permesso (“Non
dovresti alzarti dalla sedia durante la lezione”).
(2) Le istruzioni dovrebbero rimanere concise.
I compiti più lunghi dovrebbero essere suddivisi in step più piccoli. Questo permette maggiori
opportunità per un feedback immediato (elogiare dopo ogni successo). Quando le nuove abilità
vengono acquisite, gli step verranno eseguiti consecutivamente dando luogo al compito originario.
(3) Le conseguenze del comportamento, sia positive che negative, devono aver luogo il prima
possibile a comportamento avvenuto (preferibile nell’immediatezza del fatto).
(4) Le strategie positive dovrebbero avvenire sempre prima di utilizzare tecniche di punizione.
(5) Per aiutare i bambini ad ascoltare un adulto e ad imparare ad apprezzare le relazioni tra il loro
comportamento e le risposte di coloro che li circondano, le conseguenze verbali, sia positive (lode)
che negative (rimprovero), dovrebbero iniziare con il nome del bambino e includere i riferimenti al
comportamento in questione. Ad esempio, un complimento vago, come “ben fatto, Luca, grazie” è
con maggior probabilità più efficace quando viene modificato in “Luca, ben fatto. Mi piace
veramente quando metti a posto i giochi”. Lo stesso vale per i rimproveri.
In conclusione, va sempre preferito un approccio personalizzato in cui vi sia un’alta collaborazione
tra tutte le figure coinvolte, compreso modificare i metodi d’insegnamento e di valutazione o
manipolare le conseguenze dei comportamenti desiderabili o indesiderabili.
L’attenzione e l’apprendimento dello studente sono molto influenzati dalla combinazione delle sue
abilità con il livello di difficoltà dei materiali didattici adattarli alle sue capacità, né troppo semplici,
né troppo difficili, in modo da far aumentare i risultati.
Infatti, dal momento che gli studenti riescono a mantenere a lungo l’attenzione solo se le richieste
vengono poste in modo originale, lo span attentivo e l’iperattività migliorano se i compiti
richiedono una risposta attiva, di movimento, e prevedono un sistema di feedback immediato. E’
molto utile insegnare loro un modo strutturato di prendere appunti ed insegnare ad utilizzare un PC
o a far uso di registrazioni.
METODOLOGIE DI INTERVENTO
TECNICHE COGNITIVO-COMPORTAMENTALI
I Rinforzi per attuare un intervento corretto ed efficace
Pensare ad un comportamento da modificare si scelgono simboli/ punti/un menu di rinforzi (lista di
cose preferite, attività, privilegi quale sarà il reward/ricompensa), sistema di gratificazione a punti
(Token economy) è una tecnica comportamentale che premia comportamenti appropriati “come
parlare per chiedere qualcosa e non urlare per chiedere qualcosa”; “se passa gli oggetti e non li
lancia”, “Comunica/picchia qualcuno. Utilizza ad esempio: un cartellone con i punti ottenuti ogni
giorno che renda sempre concretamente visibile all’alunno l’andamento del suo impegno nel
controllo del comportamento e il raggiungimento dell’obiettivo concordato.
•gratificazione (oggetto, azione, parola che porta a una soddisfazione interiore premi tangibili,
sorriso, complimenti, carezze, elogi, riconoscimenti)
Gratificazione Sociale (manifestazione di approvazione, sorrisi, complimenti, carezze, elogi,
riconoscimenti)
•rinforzo positivo/strategie premianti (valorizzare con parole gratificanti/smile/piccoli premi per il
comportamento corretto); premio (incentivo o ricompensa);
Il costo della risposta è negativa (se continuerà a comportarsi in modo scorretto, l’alunno deve
sapere che dovrà pagare un pegno, cioè togliere punti, in base alla gravità dell’azione);
- Evitare i rinforzi negativi/punizione.
- NB i rinforzi vanno dati solo durante o immediatamente dopo il comportamento che si vuole
far aumentare di frequenza.
- Evitare rinforzi quando si comporta male
Iperattività: accorgimenti per contenerla: Non tentare di ridurre l'attività, ma incanalana e utilizzala
per accettabili finalità.
1. Dare incarichi che permettano il movimento controllato nella classe.
2. Permettere di stare in piedi di fronte al proprio posto, specialmente in prossimità della fine
del compito.
Proporre attività come un incentivo.
1. Assegnare un’attività (es. dare incarichi come portare un messaggio a qualcuno, pulire la
lavagna, sistemare i libri della cattedra o le sedie) quale riconoscimento individuale di un
successo.
Usare l'attività come risposta alle istruzioni.
1. Usare metodi di insegnamento che incoraggino la risposta attiva (es. parlare, muoversi,
organizzarsi, lavorare alla lavagna).
2. Incoraggiare a tenere un diario dove scrivere, colorare ed altro.
3. Insegnare all’alunno a fare domande pertinenti.
Impulsività: accorgimenti per contenere la incapacità di attendere: Non chiedere all’alunno di
aspettare, ma dare un sostituto verbale o una risposta motoria da compiere durante l'attesa e, se
possibile, incoraggiare il suo fantasticare.
1. Istruire il bambino/ragazzo a continuare una parte più facile del suo compito (o a farne uno
sostitutivo) nell'attesa dell'aiuto dell'insegnante.
2. Insegnare al bambino/ragazzo ad affrontare in un test per prime le risposte a lui note.
3. Abituarlo a sottolineare o a riscrivere le domande prima di cominciare, oppure a colorarne,
con un evidenziatore, le parti più rilevanti.
4. lasciarlo scarabocchiare o giocare con la gomma, col segnalibro o con la matita mentre
aspetta o sta ad ascoltare delle istruzioni.
5. Incoraggiarlo a prendere appunti (anche se solo per poche parole, quelle che lui reputa le più
importanti).
Incoraggiare l’alunno a esprimere le sue capacità positive di leadership ed evitare di interpretare la
sua incapacità di attendere come impazienza o prepotenza.
Suggerire o rinforzare altri ruoli (es. fare il capofila, distribuire i fogli).
Per i bambini/ragazzi che interrompono sempre, insegnare loro come riconoscere le pause nella
conversazione e come non perdere il filo del discorso.
Indicargli quando serve un maggior autocontrollo per una specifica attività. Insegnare e rinforzare le
convenzioni sociali (es. buongiorno, ciao, per favore, grazie).
È utile definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando, per
quanto possibile, quelli del bambino (questo lo aiuta anche a orientarsi meglio nel tempo).
ACCORGIMENTI PER EVITARE IL CALO DELL'ATTENZIONE DURANTE LE ATTIVITÀ
DIDATTICHE Diminuire la lunghezza del compito.
1. Dividere il compito in parti più piccole che possano essere completate in diversi momenti.
2. Dare due compiti, facendo svolgere prima quello che piace di meno al bambino e poi il suo
preferito.
3. Far fare pochi esercizi alla volta.
4. Nel presentare il compito usare un linguaggio preciso e globale. Per esserne sicuri si
possono far ripetere le consegne (Che cosa devi fare?).
5. Parcellizzare il compito da memorizzare invece di presentarlo nella sua globalità.
Rendere i compiti più interessanti.
1. Permettere di lavorare in coppia, in piccoli gruppi.
2. Alternare compiti molto interessanti ad altri meno interessanti.
3. Usare proiettori da parete durante le spiegazioni.
4. Far sedere l’alunno vicino all’insegnante.
5. Utilizzo degli organizzatori anticipati utili per collegare l’argomento trattato a eventuali
conoscenze pregresse e per suscitare interesse e curiosità.
Esempio: presentare un’immagine dell’argomento che si vuole trattare e porre delle domande agli
alunni, se conoscono già la tematica, cosa rievoca l’immagine, ecc.
6. Favorire attività didattiche laboratoriali attraverso sperimentazioni, l’utilizzo del corpo, dei
materiali, la recitazione, ecc.
7. Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni: il gioco di ruolo
può servire per spiegare concetti storici e sociali.
Cercare le novità, specialmente alla fine di un lungo compito.
1. Trasformare in gioco la correzione dei compiti.
2. Trasformare in gioco il ripasso mnemonico.
Non incoraggiare o rinforzare il giudizio di "bella addormentata", ossia se il bambino/ ragazzo
guarda fuori dalla finestra non significa che sia disattento.
Purché il suo comportamento non sia di disturbo, non pretendere da lui una quiete assoluta che non
sempre coincide con una reale attenzione.
ACCORGIMENTI PER EVITARE LA MANCANZA DI PARTECIPAZIONE E L'INCOSTANZA
NEL TERMINARE I COMPITI
Andare incontro alle scelte ed agli specifici interessi dell’alunno nei compiti.
1. Permettere, entro certi limiti, la scelta del compito, dell'argomento, dell'attività.
2. Capire le preferenze del bambino/ragazzo ed usarle come incentivo.
3. Attirare l'attenzione del bambino/ragazzo al compito.
Assicurarsi che i compiti coincidano con le sue capacità di apprendimento e con le sue attitudini.
1. Permettere modalità alternative di risposte (es. scritte con il computer, registrate a voce).
2. Alternare il livello di difficoltà del compito.
3. Assicurarsi che il mancato svolgimento di un compito non dipenda dalla disorganizzazione.
Accorgimenti per superare la difficoltà ad iniziare un compito: in generale aumentare la
Strutturazione delle parti più rilevanti di un compito o delle convenzioni sociali.
1. Predisporre l'attenzione del bambino/ragazzo alle richieste orali (es. dando delle istruzioni
scritte, permettendo di prendere appunti).
2. Dare una struttura precisa ai compiti ed ai test (es. usare fogli a quadretti per la
matematica, stabilire degli standard per i compiti, essere il più specifici possibile).
3. Inquadrare la struttura globale del compito (es. le domande fondamentali, il percorso da
compiere, le tavole del contenuto).
4. Permettere il lavoro in coppia o in piccoli gruppi purché a bassa voce.
5. Colorare, cerchiare, sottolineare, o riscrivere le istruzioni od i punti
ACCORGIMENTI PER COMPLETARE IN TEMPO I COMPITI ASSEGNATI
Incrementare l'organizzazione del lavoro con l'uso di liste, diari, quaderni di appunti, cartelline.
1. Assegnare i compiti al bambino scrivendoli su agendine tascabili.
2. Scrivere i compiti assegnati sulla lavagna ed assicurarsi che li abbia copiati.
Stabilire le consuetudini per quanto riguarda l'uso dei materiali della classe e per il vestiario.
1. Aiutare il bambino/ragazzo ad organizzare, con l'uso di raccoglitori, i compiti già fatti e
quelli da svolgere; lo stesso vale per gli appunti presi in classe per mantenerli in ordine cronologico.
2. Spingere i genitori a stabilire in casa consuetudini giornaliere su come riporre i libri ed usare
il materiale scolastico.
3. Aiutare il bambino/ragazzo a tenere in ordine il banco organizzandogli lo spazio.

Organizzare il suo ambiente con divisori e materiali colorati.


1. Insegnare al bambino/ragazzo l'abitudine di porsi delle domande prima di
iniziare qualcosa o di lasciare un luogo (es. "Ho tutto quello che mi serve?") 2. Scrivere promemoria
da mettergli sul banco, sui libri, sul diario.
3. Incrementare la programmazione sequenziale del pensiero.
- Esercitarsi alla programmazione.
1. Programmare le differenti attività (di cosa si ha bisogno, come dividere i compiti in più parti)
2. Prevedere il tempo necessario per ogni singola attività.
3. Insegnare strategie per studiare. (Una volta dato il testo di un problema di aritmetica o un
testo che contenga delle istruzioni, è opportuno aiutare il bambino a individuarne le parti importanti
(ad esempio sottolineandole con colori diversi).
Usare classificazioni, divisioni logiche, ripartizioni.
1. Insegnare l'uso di sistemi di scrittura col computer per riordinare le idee.
2. Insegnare al bambino a prendere note divise in tre colonne quando ascolta le spiegazioni o
legge il materiale (punti principali, punti di supporto.

ACCORGIMENTI PER OVVIARE AD UNA SCARSA ABILITA' MANUALE ALLA


SCRITTURA
Ridurre la necessità di scrittura manuale.
1. Non obbligare il bambino/ragazzo a ricopiare del materiale: ciò diminuirà il suo livello di
qualità invece di migliorarlo.
2. Permettere all’alunno di utilizzare gli appunti dei compagni o
dell'insegnante.
3. Accettare compiti scritti al computer o registrati.
Non pretendere sempre alti livelli di qualità nella scrittura dei compiti ma solo nelle parti più
importanti dove è indispensabile la chiarezza.
1. Colorare, evidenziare, sottolineare quelle lettere che di solito il bambino non è capace di fare
in corsivo.
2. Ridurre lo standard per una scrittura accettabile
3. Evidenziare quelle parti del lavoro particolarmente ben fatte.
Deficit della Memoria di lavoro: abilità che consentono di trattenere e organizzare in memoria le
informazioni che potranno essere utilizzate al momento opportuno e contemporaneamente di inibire
le informazioni non rilevanti per il compito.
Il bambino ADHD mostra evidenti difficoltà nel conservare attive le informazioni importanti per un
compito. Ciò è dovuto alla presenza di stimoli inferenti che non riuscirebbe a inibire
autonomamente. La memoria di lavoro si troverebbe pertanto ad essere caricata di informazioni non
utili alla esecuzione delle consegne di conseguenza Comportamento disregolato, scarsa flessibilità.
Deficit di inibizione comportamentale.
Durante lo svolgimento di un compito o una attività, infatti, un soggetto dovrebbe inibire tutti quegli
stimoli diversi dal compito stesso come stimoli esterni (suoni, rumori) interni (pensieri, immagini)
al fine di permettere la prosecuzione delle attività in corso (autocontrollo) e per la esecuzione di
qualsiasi compito. In questo modo le abilità preposte al compito linguaggio e/o memoria posso
eseguirsi in modo efficiente e orientato all’obiettivo.
Nel bambino ADHD la mancata inibizione a questi stimoli causa caoticità esecutiva, difficoltà a
portare a termine un compito e la tendenza ad intraprendere più azioni contemporaneamente
finalizzate al raggiungimento di obiettivi diversi senza riuscire a conseguirli
Per raggiungere un obiettivo, nello studio o nel gioco, occorre essere in grado di ricordare lo scopo
(retrospezione), di definire ciò che serve per raggiungere quell’obiettivo (previsione), di tenere a
freno le emozioni e di motivarsi.

Limiti nella capacità di pianificazione


La pianificazione riguarda la abilità di scomporre un’azione complessa in una serie di passi
elementari da eseguire in successione.
Si tratterebbe di bambini in grado di utilizzare una competenza appresa (esempio relativo alla
soluzione di un problema matematico) per adottarlo ad un nuovo campo di esperienza ad (esempio
la predisposizione di una mappa concettuale per lo svolgimento di una ricerca).
La ridotta capacità di pianificazione ADHD, ostacolata sempre dal deficit di inibizione, avrebbe
come conseguenza quella rigidità comportamentale che spesso viene ravvisata nei bambini iperattivi
che commettono ripetutamente gli stessi errori, nonostante i richiami dell’adulto)

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