Maura Striano
1. Premessa: i presupposti epistemologici di una “fonte” logica per la scienza dell’educazione
L’interesse di Dewey per la logica matura in un particolare momento storico-culturale e si pone in stretta
relazione con l’impegno educativo. L’esperimento della scuola laboratorio ha contribuito a fondare la sua
riflessione pedagogica su una base scientifica, rendendo visibile la relazione esistente tra teoria e prassi,
sperimentazione e riflessione nella pratica educativa. I problemi che si poneva riguardavano cosa e come
fare a portare la scuola in una relazione più stretta con la vita domestica e del territorio circostante, per
rompere le barriere che separavano la vita scolastica dal quotidiano del bambino. Inoltre, Dewey, si
chiedeva come portare le materie di studio nella vita dei bambini con valore positivo, come qualcosa che
valesse la pena acquisire, coniugandole con le esperienze di ogni giorno. Come osserva Burnett, i problemi
educativi sono esplorati in due prospettive: come coordinare aspetti dell’indagine logica con la maturazione
fisiologica e psicologica; come realizzare un ordine sociale ricco e dinamico. La risposta che fornisce Dewey,
è che la necessità di un ordine sociale diventa un bisogno educativo se identifichiamo le competenze, le
conoscenze e gli strumenti cognitivi necessari per costruire e mantenere tale ordine. Può essere raggiunto
quindi solo quando un maggior numero di individui diventa capace di confrontarsi con i problemi sociali
emergenti all’interno dei campi di esperienza e di relazione umana in modo ragionevole e riflessivo, nella
misura in cui le condizioni sono tali da favorire il padroneggiamento degli strumenti funzionali a tale
esplorazione. Ciò significa che il principale obiettivo educativo per ogni società deve essere l’acquisizione di
un responsabile metodo di indagine. Il metodo di esplorazione è anche metodo per sostenere
l’apprendimento e la costruzione della conoscenza all’interno dei contesti educativi, tenendo conto dei
bisogni degli studenti. Il presupposto di un laboratorio educativo è che solamente agendo sulla base di
quanto già si conosce si possa scoprire di più; la scuola può diventare una stazione sperimentale per
l’educazione, incoraggiando la libertà di indagine e agendo onestamente sulle condizioni senza distorsioni.
Lo spirito di indagine può essere acquisito attraverso l’attitudine all’indagine. Il bambino deve apprendere
ciò che allarga i suoi orizzonti, deve familiarizzare con cose che hanno per lui una verità attuale. Attraverso
l’esperienza della scuola laboratorio, Dewey viene a intendere l’educazione come pratica atta a dirigere e
facilitare attività indirizzate a realizzare progressivamente un uno organizzato e riflessivo di forze e
potenzialità dell’individuo, sulla scorta di interessi e problemi emergenti dall’esperienza umana. Egli scrive,
in The school and the society:“il bambino è già intensamente attivo e la questione dell’educazione consiste
nel prendersi cura delle sue attività e di dare ad esse una direzione [così] esse tendono verso risultati
apprezzabili”. Questo aggiunge e arricchisce l’idea del “tirar fuori” dell’educatore, anche se già era un passo
avanti alla precedente concezione del “metter dentro”. In questa prospettiva, l’educazione è una pratica
che può sostenere la crescita attraverso l’attività e la riflessione innalzando il potere della mente: “Questa
crescita è un processo naturale. Ma l’appropriato riconoscimento ed uso di tale processo è il problema
dell’istruzione”; una persona capace di attenzione riflessiva e di tenere a mente problemi può dirsi educata
intellettualmente ed ha disciplina mentale; alcune delle difficoltà possono essere banalmente indicate
come errori nel campo dell’istruzione comunemente intesa; “troppo spesso si dà per scontato che si possa
dare direttamente attenzione a qualsiasi tipo di disciplina, se soltanto ci sono volontà e disponibilità
adeguate e il fallimento è considerato un segno di scarsa volontà”. Ma solo grazie ai dubbi presenti nella
mente come base dell’attenzione, l’attenzione può essere riflessiva. “La vera attenzione riflessiva implica
sempre giudizio, ragionamento, deliberazione, il che significa che il bambino ha una domanda propria, ed è
attivamente impegnato nel cercare e selezionare materiale con cui dare risposta a questa domanda. Il
problema è suo e quindi anche l’impeto, lo stimolo attentivo è suo; di conseguenza anche la formazione è
sua, è disciplina, potenziamento del controllo, è abitudine ad esplorare i problemi”. Le due formalizzazioni
connotative del pensiero deweyano, chiudono il cerchio speculativo in una sintesi teoretica con la teoria
dell’esperienza e la teoria del pensiero. I principali interrogatici deweyani riguardano l’insorgenza dei
processi logici e le condizioni antecedenti alla loro emergenza. Emergenza che radica profondamente
l’indagine nell’esperienza umana, nucleo fondante di ogni processo di formazione. L’approccio allo studio
della struttura del pensiero umano è naturalistico poiché parte dalle sue condizioni di sviluppo, organiche
ed empiriche. La Logica, riconosciuta come scienza empirica, naturalistica e sociale, diventa una fonte
essenziale per la scienza dell’educazione, alimentata da una visione del pensiero come processo
contestualmente situato ed empiricamente determinato; egli esplora la fenomenologia del pensiero per
ottenerne un quadro speculativo unitario. In questa prospettiva, l’indagine richiede di essere esplorata sia
nelle sue implicazioni culturali e sociali sia nella sua struttura cognitiva e logica, per poter diventare un
dispositivo efficace su diversi livelli. L’interesse pedagogico di Dewey è sociale nella misura in cui egli vede
che le società possono svilupparsi solo grazie ad adeguati sistemi educativi che rispondano ad effettivi
bisogni che sviluppino attitudini ed abilità funzionali a sostenere l’organizzazione sociale. Ma è anche un
interesse epistemologico nella misura in cui il focus principale è sul processo di costruzione delle credenze,
delle idee e delle conoscenze sottese alle strutture sociali, considerate prodotto dei processi educativi e al
contempo forze portanti del cambiamento e della crescita individuale e collettiva. La forte relazione tra la
pedagogia e la logica nasce sulla base dell’interesse educativo per le forme mentali sottese alla costruzione
del tessuto culturale e delle strutture cognitive implicate nei processi di sviluppo sociale. Come dice lo
stesso Dewey nella Preface, la teoria dell’indagine è indirizzata a un pubblico ampio ed eterogeneo
accomunato dall’interesse a comprendere la struttura costitutiva del pensare umano. Ci si muove
all’interno di un pensiero concreto ed empirico. Le fonti del sapere logico, quindi, sono di tutti i tipi,
riguardano i saperi dell’uomo con cui egli esplora e indaga il mondo costruendo su di esso credenze e
conoscenze condivisibili e negoziabili. La logica, in conclusione, dialoga con la pedagogia in quanto può
costituirne essa stessa una fonte e in quanto si propone come un sapere dalle forti valenze formative. (vedi
punti pagine 20-21).