il grande filosofo tedesco insieme allamico Engels, sostenne lidea di uno stato fortemente centralizzato e autoritario per la realizzazione di una nuova societ
di Luciano Atticciati
Molti pensatori comunisti ritenevano la societ liberale dove leconomia fondata
sul libero mercato, come una societ disordinata, e ritenevano che fosse necessaria la creazione di una istituzione che organizzasse la vita economica dei cittadini. La societ da loro progettata, retta da un governo che provvedeva alla distribuzione dei beni e degli incarichi, non poteva reggersi sulla autonomia dei cittadini in quanto molti avrebbero operato scelte in contrasto o comunque divergenti da quelle predisposte. In forma pi o meno esplicita, pensatori come Saint Simon, Babeuf, Enfantin, ritenevano che fosse necessario pertanto limitare il diritto di critica verso il potere centrale. Il potere centrale provvedeva al bene dei cittadini ma non poteva anche essere espressione della loro volont, perch ci avrebbe portato facilmente alla sua dissoluzione. Di tale tendenza fu ben cosciente Mazzini che riguardo a questi uomini scrisse: il Comunismo nega sia lindividuo sia la societ. Nega luna e laltra nei loro propri elementi vitali: la libert, il progresso, e lo sviluppo morale della persona. Marx non ci ha lasciato molto nei suoi scritti di considerazioni sulle libert, mostrava comunque una notevole insofferenza verso tale ideale come quello connesso dei diritti umani. La Dichiarazione dei diritti delluomo costituiva qualcosa di molto limitato. In un suo saggio del 1843 scrisse che le libert si associavano ad un certo senso di egoismo e che: Luomo non venne perci liberato dalla religione, egli ricevette la libert religiosa, Egli non venne liberato dalla propriet. Ricevette la libert della propriet. Egli non venne liberato dallegoismo del mestiere, ricevette la libert del mestiere. In uno scritto di poco successivo afferm: Che colossale illusione essere costretti a riconoscere e sanzionare nei diritti delluomo la societ civile moderna, la societ dellindustria, della concorrenza generale, degli interessi privati. Anche lamico Engels aveva unidea piuttosto restrittiva della democrazia, e in un suo scritto, conosciuto come i Principi del Comunismo, affermava che la democrazia risultava sostanzialmente inutile al proletariato se non come mezzo per leliminazione della propriet privata. In numerosi scritti Marx si espresse esplicitamente a favore di una dittatura rivoluzionaria del proletariato. Lintera questione, come quella della libert, venne affrontata in maniera non diretta, criticando le cosiddette libert borghesi, ma evitando di esprimersi sui concetti fondamentali. Nella Critica al programma di Gotha del 1875 Marx contestava il programma approvato dai socialisti tedeschi in quanto Le sue rivendicazioni politiche non contengono nulla oltre all'antica ben nota litania democratica: suffragio universale, legislazione diretta, diritto del popolo, armamento del popolo, ecc. sostenne quindi: Stato libero: che cosa questo? Non punto scopo degli operai, che si sono liberati dal gretto spirito di sudditanza, di rendere libero lo Stato e concludeva in maniera ancora pi incisiva in questa ultima forma statale della societ borghese si deve decidere definitivamente con le armi la lotta di classe. In un suo precedente scritto del 1850 il filosofo tedesco afferm che: gli operai non debbono lasciarsi ingannare dalle chiacchiere democratiche sulla libert dei comuni, sul governo locale autonomo, e cos via Come nella Francia del 1793, [quella del regime del Terrore] lattuazione della pi rigida centralizzazione del potere oggi in Germania compito del partito veramente rivoluzionario. Anche Engels parl della dittatura del proletariato, e indic nella Comune di Parigi, che aveva scosso anche molti esponenti della sinistra per la sua durezza, il modello ideale. Insieme allidea di dittatura Marx ed Engels proponevano lidea che il cambiamento politico dovesse realizzarsi attraverso il ricorso alla violenza. A conclusione della sua pi famosa opera, il Manifesto, si afferma che i fini dei comunisti possono essere raggiunti solo col rovesciamento violento di tutto lordinamento sociale. In un successivo articolo Marx fu anche pi esplicito: "C' un solo mezzo per abbreviare, semplificare, concentrare l'agonia assassina della vecchia societ e le doglie sanguinose della nuova, un solo mezzo: il terrorismo rivoluzionario". Poco tempo dopo ritorn sullargomento e, sempre sulla Neue Rheinische Zeitung, scrisse: Noi non abbiamo riguardi; non ne attendiamo da voi. Quando verr il nostro turno, non abbelliremo il terrore. Infine in un lavoro dello stesso periodo dedicato alle lotte sociali in Francia degli anni precedenti, espresse riserve sullistituzione del suffragio universale e sostenne che la classe rivoluzionaria doveva abbattere i nemici, prendere le misure imposte dalla necessit stessa della lotta. Concetto che venne ribadito nel 1872 in un saggio (lindifferenza in materia politica) scritto in aperta polemica con Proudhon. Nel medesimo anno Engels afferm esplicitamente che la Comune di Parigi avrebbe dovuto fare un maggiore uso della violenza, ed espressamente puntualizz che il ricorso alla dittatura e al terrore non sarebbe stato un provvedimento provvisorio dopo la vittoria del proletariato. Marx aveva una vasta cultura, e come molti pensatori tedeschi non gli mancava una notevole capacit di sintesi, tuttavia non gli erano estranei certi atteggiamenti messianici, n un notevole manicheismo. La classe borghese, la grande nemica, era un concentrato di vizi, luomo nuovo forgiato dal comunismo sarebbe stato un essere di grandi capacit in grado di dedicarsi contemporaneamente al lavoro manuale ed intellettuale, tutto il lavoro umano sarebbe risultato qualcosa di gratificante, il naturale egoismo dellumanit sarebbe stato estirpato. Da ciascuno secondo le sue capacit e a ognuno secondo i suoi bisogni come riportato in un celebre assunto di Marx, sembra pi la realizzazione di un mondo paradisiaco che non un momento della normale evoluzione storica. Per una migliore comprensione del pensiero di Marx, pu essere interessante lo studio della sua vita e della sua attivit nel gruppo politico di cui era esponente a Londra, la Lega dei Comunisti. Il suo atteggiamento nei confronti degli altri pensatori socialisti, caratterizzato da disprezzo e da giudizi apertamente offensivi, hanno portato molti biografi a considerare lautore del Manifesto come un uomo autoritario spinto da una rigorosa fede in s stesso e portato ad una scarsa considerazione del genere umano. Significativa al riguardo la testimonianza del leader socialista Wilhelm Liebknecht, accusato da Marx di essere filisteo, un epiteto particolarmente adoperato dal pensatore tedesco, come anche la testimonianza di Carl Shurz, che parlando di Marx afferma: non avevo mai visto un uomo farsi avanti con tanta offensiva, insopportabile arroganza Chiunque lo contradicesse, egli lo trattava con non celato disprezzo. Tali sue caratteristiche non erano nascoste dal filosofo tedesco, in una lettera a Lassalle, scrisse apertamente che un giornale andava condotto con una direzione dittatoriale e non con il consenso dei suoi collaboratori. Interessante quanto scritto da Murray Rothbard sulla figura di Marx, il filosofo aveva intuito molti aspetti della realt umana e delle relazioni fra economia e societ, ma non coglieva lidea che gli esseri umani avessero aspirazioni diverse e volessero gestirsi la propria vita in autonomia. La sua idea che gli uomini non avessero esigenze diverse, il suo disprezzo per le idee di libert e di diritti umani, la sua fede in uno stato assoluto, spinse luomo che voleva cambiare radicalmente il mondo, a teorizzare una societ fortemente gerarchica e immobilista che ricordava pi una monarchia teocratica che una moderna societ aperta.
(In Appendice - Karl Marx, Dibattiti Sulla Legge Contro I Furti Di Legna) (Cartografie, 43) Daniel Bensaïd - Gli Spossessati. Proprietà, Diritto Dei Poveri e Beni Comuni-Ombre Corte (2009)