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LA SCUOLA DI FRANCOFORTE: e i suoi esponenti ebbero un grande influsso sul pensiero novecentesco,
in special modo negli anni 60 e 70 quando alcune opere, soprattutto di Adorno, Horkheimer e Marcuse,
furono lette non solo dagli specialisti della filosofia, ma anche dal grande pubblico, contribuendo allo
sviluppo di uno spirito critico nei confronti della società. La Scuola nacque nel 1922 presso l’Istituto per
la ricerca sociale che, fondato da Weil e diretto inizialmente da Gerlach e in seguito da Grünberg, vide
l’avvicinarsi di studiosi di diverse discipline, quali Wittfogel (storico e sociologo), Grossmann (teorico
marxista) e Pollock (economista), Borkenau (storico), Horkheimer e Adorno (filosofi).  Tale istituto,
nelle intenzioni di Weil, avrebbe dovuto studiare "le complesse connessioni sociali" che "richiedono la
cooperazione intellettuale nel lavoro di ricerca". L'idea era nata dopo il successo della  Erste
marxistische Arbeitswoche, un convegno della durata di una settimana organizzato da Weil, al quale
avevano contribuito Lukács, Korsch, Wittfogel e Pollock. L'evento aveva avuto un tale riscontro da
convincere Weil a finanziare la creazione di un istituto permanente.  1924.   II 22 giugno viene
inaugurata la nuova sede. Nel suo discorso d'apertura Grünberg indica come obiettivo dell'Istituto
quello di rompere con la tradizione accademica tedesca capace di produrre solo dei "mandarini" fedeli
allo status quo e lontani dalla pratica. Su altri punti centrali, però, Grünberg non incontra il consenso di
Horkheimer e degli altri giovani membri dell'Istituto. La fondazione dell'Istituto costituisce un evento
epocale nella storia della cultura tedesca: per la prima volta nell'università tedesca diviene possibile
insegnare e studiare il marxismo e la storia del movimento operaio; diventa finanche possibile laurearsi
su questi temi.  1930.   Horkheimer pubblica Gli inizi della filosofia borghese della storia, uno studio
su Machiavelli, Hobbes, e Vico. Con questo lavoro, grazie ad accordi interni con Pollock (compromesso
politicamente per la sua partecipazione attiva ai Consigli operai di Monaco), Weil e all'appoggio di Paul
Tillich, consegue la docenza e assume la direzione dell'Istituto. L’Istituto iniziò ad avere un indirizzo
specifico a partire dalla direzione di Horkheimer (anni Trenta), quando entrarono a farne parte anche
altri pensatori: Löwenthal (critico e sociologo), Neumann (politologo), Fromm (psico-sociologo),
Benjamin (critico letterario e filosofo) e Marcuse (filosofo).  1933 - Il 30 gennaio il presidente
Hindenburg nomina Hitler cancelliere del Reich. Lo stesso giorno l'abitazione di Horkheimer e Pollock
viene occupata dalle SA. Il 13 marzo l'Istituto viene perquisito e chiuso per aver "promosso attività
antistatali" dalla polizia; successivamente i locali vengono occupati dall'Associazione studentesca
nazionalsocialista. La grande biblioteca viene sequestrata, ma i fondi erano stati accortamente trasferiti
in Olanda già dal 1931. Il 13 aprile Horkheimer assieme a Paul Tillich, Hugo Sinzheimer, Karl Mannheim
viene espulso dall'università di Francoforte. La maggior parte dei membri dell'Istituto si trasferisce
all'estero e la direzione provvisoria a Ginevra.  1934. Primo viaggio di Horkheimer negli Stati Uniti.
Nicholas Murray Butler, rettore della Columbia University offre all'Istituto di associarsi all'università
mettendo a disposizione uno dei suoi edifici al 429 della 117ma West Street. Cosi l'Istituto
rivoluzionario e marxista sbarca nel cuore del capitalismo. Marcuse arriva a New York a luglio,
Löwenthal in agosto, Pollock in settembre. Fromm era già stato negli Stati Uniti in occasione di un ciclo
di conferenze presso l'Istituto di psicanalisi dell'università di Chicago. Grazie all'opera di mediazione di
John Maynard Keynes Adorno riesce intanto a iscriversi come advanced student al Merton College di
Oxford (estate 1934), continuando però a vivere a Berlino. Continua inoltre la serie di contatti epistolari
tra Horkheimer e Adorno, riallacciati da Horkheimer stesso nell'ottobre del '34 e miranti a riconquistare
la genialità del secondo. Essi continueranno fino al trasferimento di Adorno a New York, nel febbraio
1938. In sintesi, fra il '34 e il '35 prosegue il processo di collaborazione iniziato negli anni '30 a
Francoforte, fra il "materialista della teoria sociale" Horkheimer e il "materialista ermeneuta" Adorno.
1935.  Prendono il via, nell'Istituto, quattro programmi di ricerca, prevalentemente incentrati sui
rapporti fra autorità e famiglia e che avrebbero dovuto completare le Studien über Autorität und
Familie, ma che non conobbero il loro grado di multidisciplinarietà e di integrazione. Infatti, la ricerca
sull'atteggiamento verso l'autorità delle studentesse del Sarah Lawrence College a New York, diretta da
Fromm, si protrasse a lungo e fu alla fine abbandonata; 1937. Horkheimer pubblica il saggio "Teoria
tradizionale e teoria critica", il manifesto programmatico della nuova fase dell'Institut. Horkheimer
accentua la necessità del momento pratico-sociale implicato in ogni teoria: il puro pensiero non ricava
da se stesso finalità pratiche, ma deve comprenderle come risultanti della totalità sociale: "Rispetto al
ruolo dell'esperienza c'è una differenza tra la teoria tradizionale e quella critica. I punti di vista che
quest'ultima ricava come fini dell'attività umana dall'analisi storica, soprattutto l'idea di
un'organizzazione sociale razionale... sono immanenti al lavoro umano". Il superamento della teoria
tradizionale è dunque il rifiuto di separare la descrizione della realtà dalla sua critica: "Pensare l'oggetto
della teoria come separato da essa falsa il quadro e conduce al quietismo o conformismo".  1941. 
Marcuse, Kircheimer e Neumann entrano al servizio di un settore specifico del controspionaggio
americano (l'OSS, Office of Strategic Services), il servizio di intelligence sulle attività strategiche.
Marcuse pubblica Ragione e rivoluzione: Hegel e il sorgere della teoria sociale. Il pensiero hegeliano,
interpretato come "trionfo della filosofia", segna anche l'abdicazione di questa, la fine della  pura
teoria senza che questo implichi la fine del pensiero critico: dopo Hegel il "compito della ragione",
scrive Marcuse nell'Introduzione, "si trasferisce ai campi della teoria sociologica e della prassi sociale".
La fine della filosofia pura, della teoria tradizionale, segna il sorgere della  teoria critica della società. 
1947.  Adorno e Horkheimer pubblicano presso l'editore Querido di Amsterdam la versione definitiva
della Dialettica dell'Illuminismo. Esce anche Eclisse della ragione di Horkheimer presso la Columbia
University Press. 1949. Il 13 luglio con l'appoggio dei comandi delle truppe alleate fu ricreata per
Horkheimer la cattedra che era stata abolita nel 1933. Questa fu la premessa per il ritorno dell'Istituto,
della sua biblioteca e dei fondi a Francoforte anche se molti membri, primo fra tutti Horkheimer,
accettarono di far ritorno in Germania solo a condizione di poter conservare la doppia cittadinanza.

- Tutti gli aderenti alla Scuola condividono, pur nella trattazione di diversi ambiti e lo sviluppo di teorie
originali, l’adesione al marxismo critico, ripreso però alla luce dei cambianti storico-sociali
novecenteschi. L’Istituto, mostra infatti di avere un forte indirizzo critico nei confronti della società
presente, mirando a evidenziarne gli elementi più negativi alla luce di un ideale (rivoluzionario) teso al
raggiungimento di una società libera, in cui l’uomo non risulti più alienato ma anzi pienamente
sviluppato nelle sue potenzialità. Quello che viene esercitato è cioè un pensiero critico che investe
ogni campo e che mira allo smascheramento delle contraddizioni del sistema imperante a fronte di un
ideale utopico in grado di stimolare il cambiamento radicale. Gli esponenti della Scuola di Francoforte
riprendono il tratto tipicamente hegeliano del pensiero dialettico (influsso del primo Lukács) che,
attento alle contraddizioni e alla presenza di elementi contrastanti all’interno della realtà, concepisce
quest’ultima come totalità organica e processuale. Da Marx (che comunque in ciò verrà visto, proprio
dalla Scuola, come successore di Hegel) è invece ripresa l’applicazione di tale tipo di pensiero non solo
alla totalità della storia in senso “astratto”, ma anche alla realtà sociale concreta , presa in
considerazione in tutti i suoi aspetti e nelle loro vicendevoli relazioni che non permettono di scindere
un ambito dagli altri. La connessione tra teoria e pratica è infatti imprescindibile per un pensiero che
non si fermi alla constatazione dei dati di fatto, ma intenda modificare la realtà.

- Nella teoria critica, elaborata dalla Scuola di Francoforte, si fa riferimento alla filosofia di G. W. F.
Hegel (1770-1831), si mettono in discussione e si reinterpretano alcuni aspetti delle teorie
psicoanalitiche di S. Freud (1856-1939) e si prende in considerazione quella parte del pensiero di K.
Marx (1818-1883), che, oltre a riconoscere le contraddizioni interne dell’intero sistema, ha l’obiettivo
di rendere evidenti le possibilità rivoluzionarie presenti nella fase contemporanea del capitalismo.
Dall’analisi condotta dalla Scuola si evince che la classe operaia ha perso la vocazione rivoluzionaria
attribuitale da Marx, facendo sempre più allontanare la radicale trasformazione economica e
antropologica, finalizzata a risollevare l’intera condizione umana. Riferendosi alla psicoanalisi
freudiana, il mancato successo della rivoluzione è spiegato dai francofortesi, con l’individuazione della
causa in due meccanismi psichici ben precisi: l’integrazione della classe operaia nel processo
produttivo del capitalismo e l’adesione di massa ai totalitarismi.
- Nel 1936, gli Studi sull’autorità e la famiglia furono pubblicati dall’Istituto proprio con l’intento di
descrivere e di scandagliare i processi d’integrazione sociale dell’individuo, risalendo all’unità
fondamentale della famiglia: un’istituzione che nel corso della storia ha subito profondi mutamenti.
Dall’epoca della borghesia classica a quella del tardo capitalismo, la famiglia perde progressivamente
la sua capacità di formare individui autoresponsabili e in grado di assumersi consapevolmente le
proprie responsabilità, sviluppando un carattere fortemente autoritario. È questa l’indole di chi,
reprimendo gl’impulsi libidici, si manifesta in maniera aggressiva verso gli altri ed esterna la propria
frustrazione con un ‘io’ inadeguato ad assumersi la responsabilità di se stesso. Il risultato è che un
individuo non autoresponsabile avrà la tendenza ad affidarsi in maniera costante e non consapevole
all’autorità di un leader che gli garantisca la soddisfazione dei propri bisogni. Di Tali meccanismi
inconsci, il principio di autorità, che passa dalla famiglia all’individuo e che trasforma l’autorità del
padre da esterna a interna, è accettato da tutti quei soggetti che hanno a loro volta interiorizzato
l’autorità paterna. I processi psicologici appena descritti proliferano all’interno di un contesto
totalitario, generando quasi naturalmente una società di massa.

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