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Universit degli studi di Firenze

Facolt di Scienze Politiche


Corso di Filosofia delle scienze sociali del Prof. Sergio Caruso
a.a. 2010-2011

Maurizio Pagano

Lezioni su Habermas

per eventuali richieste di chiarimenti scrivere a maurpag@hotmail.com

Parte Prima
Profilo biografico e intellettuale
La formazione e le prime riflessioni sul tema della razionalit
Nato nel 1929, Jrgen Habermas compie i suoi studi liceali negli anni della difficile
ricostruzione postbellica della Germania occidentale, avendo per limpressione che la costruzione
del nuovo stato federale non manifestasse segni di decisa rottura con il recente passato nazista. Gli
studi universitari, che svolse a Gottinga, Zurigo e Bonn, furono loccasione per entrare in contatto
con un tema che segner profondamente la sua riflessione futura, quello dellepistemologia delle
scienze umane, grazie allincontro con Erich Rothacker, studioso delle scienze dello spirito con il
quale si era formato anche Karl-Otto Apel, destinato ad essere in futuro il principale interlocutore
della ricerca habermasiana intorno ai temi della pragmatica universale e delletica del discorso. Ma
in quegli anni i maggiori stimoli filosofici gli venivano dallo studio della filosofia di Heidegger, dal
quale Habermas prese le distanze, quando nel 1953 il teorico dellesistenzialismo ripubblic, con il
titolo Introduzione alla metafisica un corso del 1935 nel quale aveva lodato linterna verit e
grandezza del nazionalsocialismo. In uno dei suoi primi articoli, Habermas espresse un profondo
disappunto per il fatto che Heidegger ripresentasse quel giudizio, senza sentire il bisogno di offrire
non solo un serio ripensamento critico, ma neppure una spiegazione di ordine storico o biografico.
Gli studi universitari si conclusero con una tesi su Shelling, discussa nel 1954, un anno dopo
il primo fondamentale incontro di Habermas con il pensiero della Scuola di Francoforte: la lettura
di Dialettica dellilluminismo del 1947. Nello scritto di Horkheimer e Adorno, Habermas trova una
critica della societ moderna, orientata in senso non passatista ma, al contrario, democratico e
progressista, capace di sviluppare il tema marxiano dellalienazione in una direzione non esplorata
da Marx, quella dellestraneazione che la civilt tecnologica produce, non soltanto attraverso i
rapporti di produzione, ma in tutti gli aspetti che strutturano il mondo della vita, e che investono il
consumatore non meno del lavoratore.
In questa critica della tecnica, frutto della rielaborazione dei temi principali della Dialettica
dellilluminismo, si trovano gi i primi lineamenti di quello che sar un aspetto centrale del pensiero
dello Habermas maturo e una specificit nei confronti della critica francofortese, cio un approccio
al problema della tecnica che ne respinge le derive fatalistiche e catastrofistiche, preferendo
indirizzarsi non contro la tecnica in quanto tale, ma contro limperialismo che nella societ
contemporanea essa tende ad assumere nei riguardi di altre modalit dellagire e rispettive forme di
razionalit.

Cos, nellarticolo pubblicato sulla rivista Merkur nel 1954, Rationalisierung. Vom
Pauperismus in Produktion und Konsum,1, Habermas esamina la razionalizzazione nel sistema della
fabbrica, individuandovi tre livelli: tecnico (automatismo delle macchine), economico
(concentrazione verticale e orizzontale della impresa) e sociale (organizzazione del lavoro).
Secondo Habermas i criteri di razionalit riconoscibili in ciascun livello sono, nei propri ambiti,
legittimi, mentre patologico il tentativo di estendere a un livello la forma di razionalit propria di
un altro, come accade tutte le volte che si tenta di organizzare il lavoro secondo una razionalit
tecnica e senza riguardo per le specifiche esigenze della razionalit sociale, con effetti distruttivi
sulle condizioni fisiche e psicologiche del lavoratore, e, di conseguenza sulla stessa produttivit. Un
opportuno equilibrio tra le varie forme deve invece consentire unorganizzazione del lavoro in
grado di dare spazio a ci che si sviluppa in modo autoctono e non automatico2.

Lincontro con la Scuola di Francoforte: il problema della prassi nella filosofia della
storia e della scienza
Nel 1956 Habermas entra come assistente di ricerca allIstituto per la ricerca sociale di
Francoforte sul Meno, dove Horkeimer e Adorno avevano ridato vita alla Scuola di Francoforte,
dopo la dispersione dovuta alle persecuzioni naziste. Ma, nel clima marcatamente anticomunista
della Germania federale di quegli anni, limpegno della direzione era volto a non esporre lIstituto
ad attacchi legati alla tradizione marxista della teoria critica, i cui documenti erano mantenuti
inaccessibili alla consultazione da parte di studenti e giovani studiosi come Habermas. Questi, con
un atteggiamento che provoc il disappunto di Horkheimer, si rivolse invece con interesse alla
tradizione del marxismo critico pi recente, pubblicando nel 1957 larticolo Literaturberich zur
philosophischen Diskussion um Marx und den Marxismus3, unampia rassegna della letteratura
postbellica su Marx e il marxismo, in cui la linea del marxismo ortodosso, sviluppata dalla dottrina
ufficiale sovietica, fatta risalire al materialismo di Engels, giudicato da Habermas alla stregua di
unontologia astorica e nettamente distinto dal pensiero di Marx, incentrato invece sulla critica
dellalienazione, sulla filosofia della rivoluzione e sullunit di teoria e prassi. Il suo nucleo sarebbe,
secondo Habermas, la convinzione che la predizione storica sia possibile solo per il soggetto che si
accinge a intervenire nella storia4, e che quindi la comprensione dellalienazione nella societ
1

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3

Jrgen Habermas, Die dialektik der rationalisierung: Vom pauperismus in produktion und konsum, Merkur, VIII,
n. 78, agosto 1954, pp. 701-724.
Ivi, p. 707.
Jrgen Habermas, Literaturberich zur philosophischen Diskussion um Marx und den Marxismus, in
Philosophischen Rundschau, n. 3-4, 1957 pp. 165-235; trad it.: Id., Sulla discussione filosofica intorno a Marx e
al marxismo, in Id., Dialettica della razionalizzazione, a cura di E. Agazzi, Unicopoli, Milano, 1983; 1985; 1995,
pp. 23-107.
Afferma appunto che si pu conoscere teoricamente il senso della storia nella misura in cui gli uomini si accingono

borghese sia resa possibile solo dallatto di porsi nella prospettiva della sua soppressione
rivoluzionaria. La filosofia, nella misura in cui si concepisce come separata dalla prassi, parte
della realt estraniata ed espressione della sua non verit5, interamente sopprimibile soltanto
mediante la prassi6: essa, mentre suscita criticamente quella prassi che deve porre fine ai difetti
del mondo, pone fine a se stessa, in quanto e nella misura in cui espressione di quegli stessi
difetti7. in questo doppio movimento del filosofizzarsi del mondo e del mondanizzarsi della
filosofia8 che Habermas vede consistere lunit di teoria e prassi.
Il pi significativo motivo di originalit della posizione del giovane Habermas rispetto alla
tradizione marxista nel fatto che lattivarsi del conflitto tra le classi non fatto dipendere da
tensioni strutturali interne ai rapporti di produzione, quanto piuttosto dal fatto che nel lavoro
estraniato, in cui i lavoratori non possono rendersi oggettivi come individui, gli uomini devono
venir trattati come cose, senza per poter essere trattati del tutto come tali senza residuo 9;
limpossibilit di una piena reificazione degli uomini nellambito della prassi messa in parallelo
con la loro inoggettivabilit sul piano della scienza: riallacciandosi alla filosofia ermeneutica, e per
questa via alla riflessione sulle scienze dello spirito, Habermas ritiene che la conoscenza dei fatti
umani sia possibile solo mediante una scienza comprendente, che entri nellintesa linguistica. Alla
repressione del dialogo nei rapporti di produzione si oppone perci il consapevole riattivarsi della
solidariet di ciascun individuo con tutti gli altri individui10.
Al tempo stesso per, il venir meno della garanzia metafisica della rivoluzione esige che la
filosofia della prassi non si esima dallindagine scientifica delle condizioni della sua possibilit, n
dalla dimostrazione scientifica che tali condizioni esistano in un determinato momento e in un
determinato luogo11. Gi in questo scritto, dunque, si delinea, in maniera ancora problematica, il
nodo che Habermas indagher negli studi sulla logica delle scienze sociali, ossia la necessit di
integrare lapproccio ermeneutico, in cui si evidenzia fin da ora la centralit del motivo dialogico,
con lindagine scientifica sui nessi causali intercorrenti tra i fatti sociali.
Gli scritti raccolti nel volume del 1963 Theorie und Praxis,12, sviluppano questo dualismo in
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9
10

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a produrlo o ad attuarlo praticamente (ivi, p. 79).


Ivi, p. 46.
Ivi, p. 84.
Ivi, p. 46.
Stefano Petrucciani, Introduzione a Habermas, Laterza, Roma-Bari, 2000; 2004, p. 13.
Jrgen Habermas, Sulla discussione..., cit., p. 92.
Ibidem. Se le cose possono venir concepite categorialmente, e gli uomini invece, nel loro rapporto con le cose e
anche nel loro rapporto reciproco, solo dialogicamente, allora la dialettica deve venir concepita a partire dal dialogo:
non certo essa stessa come dialogo, bens come conseguenza della sua repressione (ivi, pp. 88-89).
Ivi, p. 55.
Jrgen Habermas, Theorie und Praxis. Sozialphilosophische Studien, Luchterhand, Neuwied am Rhein und Berlin ,
1963; 2. aufl.: 1967; 3. Aufl: 1969; Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1971; 4. durchgesehene, erweiterte und neu
eingeleitete Aufl: 1978; 6. Aufl 1993; trad. it.: Id., Prassi politica e teoria critica della societa, Bologna, Il mulino,
1973.

direzione di un complesso e a volte problematico accostamento tra filosofia della storia e critica
dellideologia, intesa come confronto tra la realt esistente e la rappresentazione ideologica che essa
d di se.
Nel saggio Il marxismo come critica, lo statuto teorico del marxismo collocato in un
peculiare incrocio di filosofia e scienza, in quanto in esso il fine pratico convive con la
falsificabilit scientifica. Secondo Habermas, la prova che linteresse pratico-politico sia anche un
interesse oggettivo mostrata da Marx in termini di filosofia della storia: lemancipazione
assunzione della consapevolezza di s da parte del soggetto della storia, resa possibile dalla
particolare collocazione del proletariato, cui si svela la caducit storica del capitalismo. Entrando in
conflitto con la condizione del lavoro alienato, in cui lumanit artefice di uno sviluppo di cui non
ha consapevolezza, gli uomini si dispongono a farsi artefici della storia e quindi a intenderne il
senso, cio ad assumere quella posizione in cui, come si visto, possibile la comprensione dei
fatti sociali.
Questa posizione, in cui confluiscono elementi della tradizione idealistica e storicistica, sar
abbandonata da Habermas quando il confronto con la teoria dei sistemi, e con il risalto da questa
data allautonomia dei sottosistemi sociali rispetto alle pretese normative del pensiero critico,
metter in evidenza limpossibilit di pensare la specie umana come una sorta di macrosoggetto
della storia, in grado di determinare pienamente e consapevolmente il senso degli eventi.
Nellarticolo Dogmatismo, ragione e decisione, Habermas entra nella diatriba aperta da
Popper e Adorno tra epistemologi analitici e dialettici. La posizione definita positivista da Adorno
afferma che la scienza autentica solo quella avalutativa e che la scelta a favore della ricerca
scientifica non pu fondarsi altrimenti che con un atto di fede, in maniera analoga a quanto accade
nella scelta dei valori in campo etico e pratico. Habermas vuole superare questa netta dicotomia
cercando di avvicinare lattitudine critica della discussione scientifica alle questioni pratiche legate
allaffermazione dei valori.
Esaminato come forma pratica, il metodo della ricerca scientifica si presenta esso stesso come
modello di convivenza umana razionale13, ispirato alla razionalit complessiva del dialogo non
coatto di uomini comunicanti14. Questo modello di discussione critico-razionalistica pu essere
esteso alle questioni etico-politiche sottraendole al decisionismo.
La ricerca di un modello per interpretare le diverse forme dellagire porta Habermas a
rileggere Aristotele, la cui visione pluralista degli ambiti della vita si presta alla ricerca
habermasiana di un equilibrio tra forme di razionalit distinte ma egualmente legittime. NellEtica
13
14

Stefano Petrucciani, Introduzione a Habermas, cit., p. 23.


Jrgen Habermas, Theorie und Praxis..., cit., p. 417.

nicomachea, Aristotele distingue , e e cerca in ciascuno di questi ambiti la


rispettiva virt (), intesa come disposizione accompagnata da ragionamento e quindi
accesso a una forma di conoscenza. Com noto, la pi alta realizzazione della vita umana
riconosciuta da Aristotele alla vita teoretica, rivolta all, i cui aspetti formali e materiali
sono indagati nella pi vasta parte dei suoi scritti. Tuttavia egli riconosce anche il valore delle
attivit pratiche e poietiche, che sono tenute distinte in quanto, mentre le seconde si rivolgono alla
produzione di oggetti e hanno in questi il proprio fine, le prime, che contemplano tutti i campi
dellagire relativi alle relazioni tra gli uomini, in particolare in campo politico, hanno il proprio fine
in se stesse. Diverse sono anche le virt che orientano le due sfere, in quanto la si realizza
mediante la , parola che nel greco antico designa sia larte che la tecnica, mentre nella
gli uomini sono guidati dalla , intesa come saggia comprensione della
situazione, concetto che sembra prefigurare un approccio ermeneutico alle cose umane.

Tabella 1: tavola aristotelica delle virt

Secondo Habermas, nelle trasformazioni culturali dellet moderna e contemporanea si


espressa la tendenza a costruire ununica scienza analitica del cosmo naturale e umano, in cui
lantica distinzione tra e , ha lasciato il posto a unestensione della razionalit
tecnico-strumentale a ogni campo dellagire umano.
In questo paradigma moderno si definiscono 4 livelli di razionalizzazione:
1)

tecnica (ricerca delle conoscenze e dei mezzi idonei a realizzare i fini voluti),

2)

teoria delle decisioni (scelta della tecnica pi economica tra le alternative

disponibili),
3)

razionalizzazione

strategica

(predisposizione

della

razionalit

del

proprio

comportamento in base alle aspettative di comportamento razionale altrui),


4)

razionalit cibernetica (assicurare la stabilit e il mantenimento dei confini di un

certo sistema, pensato con riferimento al modello biologico15).


Secondo Habermas, la riduzione di tutto lagire al paradigma tecnico-scientifico non regge
perch esso stesso la costruzione di teorie scientifiche adeguate allapplicazione tecnica, resa
15

Stefano Petrucciani, Introduzione a Habermas, cit., p. 30.

possibile da un processo di interazione sociale, ossia il dialogo tra scienziati, il quale perci non pu
dipenderne.

Sfera pubblica e argomentazione razionale


Anche il saggio Sul concetto di partecipazione politica (1958)16, incluso, malgrado
lopposizione di Horkeimer, nella ricerca collettiva Studenti e politica, procede secondo il metodo
della critica dellideologia, e pone un confronto tra la democrazia e lidea che essa ha di s. Lidea
democratica appare incompiuta senza unestensione verso luguaglianza sostanziale dei cittadini che
consenta la partecipazione di tutti alla politica.
La costruzione di quella che Habermas chiama una societ politica, dove la democrazia
governa pienamente la sfera economica, vincerebbe la scissione tra uomo e cittadino, tra stato e
societ civile (problema centrale della riflessione del giovane Marx). Nella societ europea
contemporanea la separazione tra economia e politica appare gi superata ma in modo ancora
piuttosto problematico e disfunzionale, in quanto lo stato interviene nella vita privata dei cittadini e
gli interessi corporativi nella formazione delle politiche.
Questa trasformazione della sfera pubblica vede i cittadini confrontarsi non sulla base di
posizioni ideali, ma nella veste di clientes dello stato burocratico, di fruitori dei suoi servizi,
organizzati in gruppi di interesse pi o meno influenti. A ci coopera la trasformazione dei partiti in
partiti pigliatutto e il ricorso di questi a forme di comunicazione manipolativa, lesive delloriginaria
razionalit argomentativa della sfera pubblica.
La gravit sta anche nel fatto che il potere economico, che condiziona le politiche pubbliche,
non soggiace al controllo democratico. Daltra parte, Habermas in questo saggio appare piuttosto
pessimista riguardo alla possibilit di sottoporre lazione degli interessi economici al controllo
pubblico, in quanto lefficacia di questultimo dipenderebbe dalla qualit di quella sfera pubblica e
della comunicazione politica, che le trasformazioni politiche della contemporaneit hanno ormai
profondamente alterato.
Questa interpretazione del tema dellopinione pubblica, ancora legata a posizioni
francofortesi, molto diversa da quella che Habermas esprimer nella tesi di abilitazione del 1962:
Storia e critica della pubblica opinione. Secondo questa nuova ricostruzione storiografica, la sfera
pubblica, nascendo dapprima con le gazzette commerciali ad uso dei mercanti, e successivamente
con le riviste colte, non inizialmente politica e contrapposta alla sfera economica, ma piuttosto
16

Jrgen Habermas, Sul concetto di partecipazione politica, tratto da AA.VV., Student und Politik. Eine soziologische
Untersuchung zum politischen Bewubtsein Frankfurter Studenten, con Ludwig von Friedeburg, Christoph Oehler,
Friedrich Weltz, Luchterhand, Neuwied am Rhein und Berlin, 1961; 1967, 1969; pubblicato in Italia in AA.VV.,
Germania: verso una societ autoritaria, a cura di Claudio Pozzoli,Bari, Laterza, 1968, pp. 5-66.

lambito in cui la discussione sui provvedimenti del governo assume carattere argomentativo e
razionale. Il cittadino non ancora attore politico o soggetto che si accinge a proiettarsi attivamente
in quella sfera, ma piuttosto un individuo privato che, attraverso il dialogo con altri individui,
costruisce lambito di una razionalit condivisa e partecipata.
Contemporaneo e complementare alla nascita della sfera pubblica il definirsi della sfera
privata garantita nella sua autonomia dal diritto privato e raccontata dal romanzo epistolare del
XVIII sec.
Con la sua tendenza a commisurare la legittimit delle politiche pubbliche sulla forza
dellargomento migliore17, la sfera pubblica opera una sorta di dissoluzione del potere e della
sovranit in pura razionalit18, che afferma il principio secondo cui veritas non auctoritas fecit
legem. Questa interpretazione di Habermas si distingue sia dalla visione del liberalismo classico,
che assegna allopinione pubblica il compito di limitare il potere, sia dallideale democratico, che la
vorrebbe allorigine di tutti i poteri.
Malgrado questa intrinseca spinta emancipativa, la sfera pubblica borghese minata al
proprio interno dalla contraddizione tra il suo carattere teoricamente inclusivo e la limitazione che
di fatto ne restringe laccesso a chi possiede denaro e cultura. Secondo lidea liberale, questa
esclusione non assoluta, in quanto a tutti data la possibilit di entrarvi, nella misura in cui
possibile conquistare lautonomia economica e culturale. Linattuabilit di questa prospettiva
invece evidenziata dalla critica marxiana, che sottolinea come lopinione pubblica cos strutturata
non possa che essere espressione della classe proprietaria, e chiede che la soppressione della sfera
privata, presupposto di quella pubblica borghese, consenta lintegrale autogoverno della societ. Ma
la spinta democratica e socialista, che immette le masse nella sfera pubblica, non porta alle
conseguenze auspicate, consistenti in una sua effettiva estensione, ma piuttosto a una
trasformazione qualitativa dei processi di comunicazione pubblica e formazione della volont
politica.
Con lestendersi dellarea dintervento dello stato nella societ si rompe il rapporto di
complementariet della sfera pubblica con quella privata; le decisioni politiche sono sottoposte
allinfluenza degli interessi corporativi in conflitto, mentre laffermarsi delle tecniche pubblicitarie
in ambito commerciale informa di s anche la comunicazione pubblica, che perde loriginario
contatto con il dibattito culturale e con il connesso esigenzialismo razionale e argomentativo,
sostituendolo con messaggi manipolativi destinati a una fruizione acritica. Gli stessi partiti si
17

18

Jrgen Habermas, Strukturwandel der ffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der brgerlichen
Gesellschaft, Luchterhand, Neuwied am Rhein und Berlin, 1962. Nuova ed. con una nuova introduzione Suhrkamp,
Frankfurt am Main, 1990; ed. it.: Id., Storia e critica dellopinione pubblica, Bari, Laterza, 1972, p. 72.
Stefano Petrucciani, op. cit., p. 37.

rendono protagonisti di questi processi e omologano le proprie strategie e le proprie tecniche


comunicative a quelle delle aziende. In questo contesto, lattivazione di una sfera pubblica
allaltezza di una societ democratica, cio sia critica che inclusiva, dipende dalla possibilit di
sottrarre le decisioni politiche allinfluenza del potere burocratico e degli interessi economici, e ai
loro imperativi funzionali, in favore di una pratica argomentativa razionale. Questa deve orientarsi
sempre pi verso una pubblicit critica e allontanare le forme di pubblicit manipolativa, che
tendono a invadere linformazione e la comunicazione politica. La polarit tra questi due tipi di
pubblicit misura, per Habermas, la qualit della democrazia, ma non pu essere rappresentata
come il rapporto tra una norma e un mero fatto, in quanto si tratta di estendere sempre pi nella
societ quella pubblicit critica che, nel pi ristretto ambito delle strutture istituzionali preposte alla
statuizione di norme, riveste gi il ruolo di unica base riconosciuta di legittimazione della sovranit
politica19.

Conoscenza e interesse nelle scienze naturali, ermeneutiche e critiche


Dopo la pubblicazione di Teoria e prassi, prosegue la disputa sulla teoria della scienza, con la
polemica con Hans Albert, allievo di Popper, che radicalizza le posizioni del maestro, affermando
che le sole conoscenze attendibili sono quelle date dalle scienze empiriche, mentre ogni altra
nozione e, soprattutto, ogni orientamento di valore appaiono fondati esclusivamente su decisioni.
Habermas obietta che la conoscenza scientifica si orienta verso la disposizione tecnica del
reale, che un interesse limitato, anche se non contingente, perch legato strutturalmente
allautoriproduzione della vita umana. Questultima affermazione, peraltro, lo allontana
sensibilmente anche dalle critiche della tecnica elaborate dalla Scuola di Francoforte.
Lapproccio empirista esclude che le scienze ermeneutiche e quelle critico-emancipative
possano avere qualche validit, in quanto non pu comprendere linteresse che le anima e che
molto diverso da quello delle scienze della natura. Secondo una diversa visione, che Habermas trae
dal pragmatismo, linteresse alla disposizione tecnica implica la possibilit di fare prognosi su
determinate sequenze di eventi e la costruzione di regolarit empiriche, il cui valore mantenuto
fino a quando non interviene un insuccesso.
Infatti la validit conoscitiva del sapere scientifico non giustificabile su un piano
strettamente teoretico, ma dipende dal fatto che le ipotesi sottoposte a falsificazione e formulate in
termini di leggi generali ottengono un successo in un determinato ambito dellagire, e per
lesattezza quello della disposizione tecnica della natura. Scrive Habermas, a tal proposito:
19

Jrgen Habermas, Storia e critica dellopinione pubblica, cit., p. 280.

vengono considerati empiricamente veri tutti gli assunti che possono guidare un agire
controllato dal suo risultato, senza essere stati finora problematizzati da insuccessi tentati
sperimentalmente20.
Ma la traduzione di questo interesse pratico in enunciati scientifici avviene attraverso una
prassi che non governata da esso soltanto. La cooperazione degli scienziati fondata su una
ricerca di consenso, la cui razionalit comprensiva e discorsiva sostanzialmente diversa dalla
razionalit strumentale ed emerge attraverso lautoriflessione degli scienziati stessi.
Nel volume del 1968, Conoscenza e interesse,21, il nesso posto tra questi due elementi dalla
riflessione del Novecento, pragmatista in particolare, approfondito in unindagine sui problemi di
fondazione e critica della conoscenza nella filosofia kantiana e postkantiana. Questo problema offre
ad Habermas unoccasione per approfondire la propria personale lettura critica del pensiero di
Marx.
Questi presenta il lavoro come condizione di riproduzione della vita sociale e pertanto della
conoscenza oggettiva22. Ci che Habermas contesta per il monismo della visione marxiana:
riferendosi alla sola riproduzione materiale, Marx non riuscirebbe, secondo Habermas, a spiegare il
mutamento sociale. Infatti lo stesso Marx guarda alla trasformazione dei rapporti di potere e rifiuta
spiegazioni di tipo deterministico. Per Habermas questo dualismo, latente in Marx ma da questi non
sufficientemente sviluppato (coppia concettuale forze produttive rapporti di produzione), si
interpreta attribuendo allo sviluppo storico una doppia dimensione: quella dellagire comunicativo e
quella dellagire strumentale, il primo irriducibile al secondo ed esplicantesi nella tradizione
culturale e nel contesto linguistico:
La logica dellagire strumentale mira a estendere il controllo delluomo sulla natura esterna,
quella dellagire comunicativo mira alla liberazione delle forme di dominio e di repressione della
natura interna, in vista di una organizzazione della societ sullesclusivo fondamento di una
discussione libera dal dominio23
Cos il paradigma epistemologico delle scienze naturali, legato, come si visto allagire
20

21

22

23

Jrgen Habermas, Analytische Wissenschaftstheorie und Dialektik, in Logik der Sozialwissenschaften, von Hrsg.
Ernst Topisch, Koln, Berlin, Kiepenheuer und Witsch, 1965; trad. it.: Jrgen Habermas, Epistemologia analitica e
dialettica, in Id., Teoria e prassi nella societa tecnologica, prefazione e traduzione di Carlo Donolo, Bari, Laterza,
1969; 1971; 1974; 1978, p. 143.
Jrgen Habermas, Erkenntnis und Interesse, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1968. Nuova ed. con un Poscritto 1973,
Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1973; trad. it.: Id., Conoscenza e interesse, Trad. di Gian Enrico Rusconi, RomaBari, Laterza, 1970; II ed.: Id., Conoscenza e interesse, con il poscritto 1973, tradotto da Emilio Agazzi, Roma-Bari,
Laterza, 1973; 1983; 1990.
Lattivit oggettiva viene concepita da Marx da un lato come prestazione trascendentale; ad essa corrisponde la
costruzione di un mondo in cui la realt si presenta sotto condizioni della oggettivit di possibili oggetti. Dallaltro
lato Marx considera quella prestazione trascendentale fondata in processi lavorativi reali. Soggetto della costituzione
del mondo non una coscienza trascendentale in generale, bens il concreto genere umano che in condizioni naturali
riproduce la propria vita (ivi, p. 29).
Stefano Petrucciani, op. cit., p. 52; la frase citata in Jrgen Habermas, Conoscenza e interesse, cit., p. 59.

10

strumentale, non sufficiente allautocomprensione di una teoria critica come quella di Marx,
mirante cio alla trasformazione della societ
Il discorso sul rapporto tra conoscenza e interesse ha di mira principalmente la critica delle
posizioni scientiste. Linteresse tecnico che presiede alla formazione delle scienze empiriche non
sufficiente a spiegare le pratiche discorsive che gli stessi scienziati mettono in atto nel loro lavoro
di costruzione scientifica e che pertanto vanno riferite a un interesse anchesso pratico, ma distinto
da quello tecnico. Pertanto, se lautoriflessione scientista non in grado di fondare interamente se
stessa, tantomeno il rifiuto positivista dellautoriflessione come fondamento in grado di porre le
basi dellintero conoscere, come vorrebbe il positivismo.
Linteresse che guida alla reciproca comprensione lo stesso che orienta le scienze storicoermeneutiche, nelle quali le pratiche di comprensione e intesa, che hanno luogo nella
comunicazione ordinaria, vengono metodicamente raffinate24 allo scopo di decifrare testi il cui
significato non immediatamente comprensibile, in quanto prima facie estraneo al mondo di senso
dellinterprete. Proprio nel vincere questa estraneit, il processo comprendente delle scienze
ermeneutiche modifica il mondo di senso dellinterprete, il quale perci, diversamente da quanto
accade nelle scienze empirico-analitiche, non rimane estraneo al suo oggetto ma ne coinvolto
attraverso un procedimento dialogico che lo trasforma: chi comprende stabilisce una
comunicazione tra due universi25.
Questo approccio conoscitivo legato allinteresse ermeneutico ha dei criteri di validit che ne
misurano la correttezza e lo sottraggano a esiti scettici, vitalistici o decisionistici. A tal proposito,
Habermas pone un parallelismo tra le due forme di agire e afferma che, come la riuscita del sapere
scientifico si basa sul successo della riproduzione materiale della societ, cos la riuscita del sapere
ermeneutico, fondandosi su un interesse diretto allintesa, si basa sulla riuscita riproduzione
simbolica: e cio a comprendere valori, norme e culture in vista del conseguimento dellaccordo su
di una comune autocomprensione capace di orientare lazione26.
Riconoscendo alle scienze ermeneutiche dei criteri di validit tali da conferire alle scienze
interpretative uno specifico statuto scientifico, la posizione di Habermas si distingue anche da
quella Gadamer, per il quale lermeneutica si sottrae tanto al controllo metodicamente scientifico,
quanto allautoriflessione. Il punto di vista di Gadamer, con la sua riabilitazione del pregiudizio,
finiva per confermare indirettamente la svalutazione positivistica delle scienze comprendenti.
Per Habermas invece, sebbene la comunicazione e quindi la conoscenza orientata allintesa, si
radichi nella tradizione fattuale, essa non soggiace alla sua autorit, in quanto lautoriflessione delle
24
25
26

Stefano Petrucciani, op. cit., p. 54.


Jrgen Habermas, Teoria prassi..., cit., p. 51.
Stefano Petrucciani, op. cit., p. 55.

11

scienze ermeneutiche in grado di operare criticamente sulla tradizione, innescandone la


trasformazione. Il suo intervento sulla tradizione non arbitrario, ma mosso dalla necessit di
correggere i problemi di intesa determinati dalla presenza di contenuti di senso che si presentano
irrazionali o contraddittori, e che, al vaglio di uninterpretazione critica, rivelano le costrizioni con
cui il potere sociale impedisce ladeguata interpretazione dei bisogni, distorcendo sistematicamente
la comunicazione27.
Con la considerazione dei rapporti di dominio che impediscono i processi di intesa,
lautoriflessione delle scienze sociali si porta al di l dellinteresse puramente ermeneutico, in
direzione di un interesse emancipativo. I campi in cui questa terza forma dellinteresse conoscitivo
si manifesta sono tipicamente la psicoanalisi e la critica dellideologia. Queste operano
unermeneutica del profondo o del sospetto, che porta i soggetti a prendere coscienza delle esigenze
represse e delle forme di dominio interiorizzate. Il percorso attraverso cui il paziente della
psicoanalisi si riappropria di un vissuto rimosso, prendendo coscienza dei rapporti causali che ne
condizionavano il comportamento, infatti interpretato da Habermas come analogo a quello con cui
la critica dellideologia, ricercando nella tradizione culturale gli aspetti che ostacolano la
comunicazione, fa emergere quei rapporti di dominio, la cui celata azione reprimeva bisogni e
motivazioni, generando patologie sociali.
La seguente tabella mostra schematicamente quali discipline soddisfino in modo tipico i tre
interessi conoscitivi indicati da Habermas:
interesse strumentale

fisica

interesse ermeneutico storia della filosofia


interesse emancipativo psicoanalisi
Tabella 2: interessi e scienze

Nellopera del 1967, Logica delle scienze sociali, lo statuto epistemologico delle scienze
sociali, e in particolare della sociologia, discusso attraverso un dettagliato esame delle diverse
proposte teoriche avanzate nella riflessione contemporanea28.
Nel 1964 Marcuse pubblica Luomo a una dimensione, in cui denuncia come il dominio della
tecnica abbia compresso ormai le possibilit delluomo di realizzarsi liberamente e pienamente, e
come le classi, che allinizio dellera capitalista si fronteggiavano, abbiano finito con il cooperare al
mantenimento della societ tecnologica e delle sue istituzioni, non potendo pi produrre un
cambiamento qualitativo.
27
28

Vedi infra, le conclusioni della seconda parte, pp. 56 sgg..


Vedi infra, pp. 34 sgg.

12

Habermas apprezza linnovazione portata da Marcuse allinterpretazione marxista delle forze


produttive, che, viste nel loro dispiegamento tecnico-scientifico, cessano di essere elemento critico
dei rapporti di produzione e ne diventano al contrario la base di legittimit. Ma Habermas non
accetta lidea di Marcuse che la scienza, in quanto rivolta a stabilire il controllo sui processi
naturali, sia fondata su una logica di dominio che dal campo della natura si estende allintero mondo
umano. La conseguenza che Marcuse ne trae la necessit di abbandonare il paradigma tecnicoscientifico moderno; ma ad Habermas questa ipotesi non appare effettivamente plausibile perch
quel paradigma si radica nelle forme di riproduzione materiale necessarie alluomo in ogni tempo e
non pu essere relativizzato come carattere di una societ storicamente specifica.
Questa critica di Habermas non implica il ritorno allassunzione della neutralit della tecnica,
di cui Marcuse smaschera il volto ideologico, ma piuttosto induce a interrogarsi sulle ragioni per
cui, nella societ contemporanea, la forma razionale della scienza e della tecnica, cio la
razionalit incorporata in sistemi di agire razionale rispetto allo scopo, si amplia fino a diventare
forma di vita, totalit storica di un universo di vita sociale29. Per comprendere questo processo e
impedirne lesito tecnocratico occorre rivitalizzare la differenza tra le forme di razionalit inerenti
le diverse forme dellagire, la razionalit rispetto allo scopo, propria dellagire strategico e incarnata
nei sottosistemi economico e burocratico, e quella comunicativa, orientata alla statuizione di norme
intersoggettive, attraverso una discussione pubblica, illimitata e libera dal dominio.
Occorre impedire che le istituzioni adibite alla formulazione di norme mediate
linguisticamente siano assorbite dai sottosistemi orientati a scopi specifici, e che la libera
discussione sulle questioni etiche e politiche sia piegata a imperativi funzionali, come quelli di
progresso tecnico-scientifico e crescita economica, che lideologia tecnocratica propone come
neutrali e pertanto indiscutibili. Se la tendenza tecnocratica del tardo capitalismo si manifesta, tanto
nella sfera istituzionale che in quella ideologica, come spinta a una spoliticizzazione delle masse e
al mantenimento del consenso attraverso la redistribuzione di alcuni benefici materiali, la possibilit
di riaffermare il ruolo di una razionalizzazione normativa e discorsiva legata, secondo Habermas,
alle dinamiche conflittuali in cui gli imperativi sistemici sono sottoposti a critica, come accade in
alcune manifestazioni della contestazione studentesca, in cui si problematizzano letica della
competizione e del consumo.

Pragmatica universale e intesa motivata


Nelle Lezioni sulla fondazione della sociologia in chiave di teoria del linguaggio (1970-71)30,
29
30

Jrgen Habermas, Teoria prassi..., cit., p. 203.


Jrgen Habermas, Vorstudien und Ergnzungen zur Theorie des kommunikatives Handeln, Suhrkamp, Frankfurt am

13

Hebermas approfondisce la teoria dei giochi linguistici di Wittgenstein in direzione della


costruzione di una teoria sociale del linguaggio. Egli condivide con Wittgenstein lidea che i
significati si intendano solo allinterno di interazioni linguistiche governate da regole, ma dissente
rispetto allidea che tra i diversi giochi esistano solo somiglianze, e non sia perci possibile
costruire una teoria generale dei giochi linguistici.
Il progetto habermasiano di una teoria generale influenzato dalle trasformazioni che in
quegli stessi anni investono la filosofia del linguaggio e vedono affermarsi gli approcci che
indagano la comunicazione come forma dellagire. Secondo la nota schematizzazione di Charles
Morris, che si rif alla descrizione pragmaticista della semiosi, proposta da Charles Pierce, la
pragmatica il campo della semiotica che si occupa del rapporto tra i segni e gli interpreti (ossia i
soggetti che ne fanno uso), e si affianca alla semantica, che ha per oggetto il rapporto tra segni e
oggetti designati, e alla sintattica, che studia le relazioni formali tra i segni.
Tra gli studi di linguistica che, in quegli anni, danno impulso alla ricerca di Habermas, vi di
certo la teoria di Noam Chomsky sul rapporto non meccanico ma, al contrario, aperto e creativo
che, nella creazione di enunciati linguistici, lega competence, ossia il possesso delle regole
universali comuni a tutti i parlanti, indipendentemente da specifiche conoscenze teoriche, e
perfomance, ovvero luso concreto del linguaggio, la creazione di enunciati nelle situazioni
specifiche31.
Ma mentre Chomsky si orienta alla ricostruzione di una grammatica universale, concepita
come

dotazione biologica delluomo, Habermas, prendendo le distanze dallinnatismo

chomskyano, sviluppa la coppia concettuale competenza-esecuzione, in direzione di una


ricostruzione delle norme universali che regolano luso di espressioni in situazioni di interazioni
discorsive. Volgendosi dunque a una teoria della competenza comunicativa, piuttosto che
meramente linguistica, Habermas accoglie gli apporti fondamentli delle teorie degli atti linguistici,
proposte in quegli stessi anni da John Langshaw Austin e John Rogers Searle.
Attente a sottolineare il carattere pragmatico del dire, le teorie di Austin e Searle vedono
ogni atto linguistico come composto da una parte proposizionale, che fa riferimento a determinati
aspetti dellesperienza, e una performativa, che esprime il tipo di intesa che il parlante propone
allascoltatore. La distinzione si pu cogliere sdoppiando ogni proposizione in una subordinata, che
esprime un certo contenuto, e una principale che la introduce utilizzando espressioni come io
affermo, io chiedo, io ordino, etc., a seconda che si tratti di unasserzione, una domanda, un
ordine, etc.

31

Main, 1984.
Cfr. infra, pp. 50 sgg.

14

La relazione intersoggettiva instaurata dallatto linguistico per Habermas un rapporto


governato da regole, in cui il parlante avanza delle pretese su ci che afferma e si impegna a
sostenere argomentativamente questa pretesa, o ad abbandonarla qualora sia respinta da obiezioni
pi valide. Alla base di questa teoria il presupposto che sia possibile raggiungere unintesa
motivata e razionale, diversa da una convergenza meramente fattuale32. Habermas respinge infatti
una visione puramente strategica del linguaggio, inteso come capacit di persuasione anche
capziosa, e tale da dar vita soltanto a convergenze fattuali. Questi usi distorti del linguaggio sono un
fenomeno parassitario dellintesa raggiunta mediante lagire comunicativo, perch linganno
presuppone lintesa sul senso dei termini e sul senso della stessa pretesa comunicativa.
Lintesa non riducibile per Habermas a quella meramente fattuale, che, come si visto, pu
essere ottenuta anche con il parlare capzioso. La validit infatti non propria dellenunciato che
riconosciuto di fatto come tale, ma di quello che merita questo riconoscimento.
Le condizioni di possibilit di questa intesa sono loggetto della pragmatica universale, che
pertanto indaga i presupposti generali dellagire comunicativo 33. Tale ricerca portata avanti da
Habermas in stretta collaborazione con Apel, il quale per giunge in quegli stessi anni a conclusioni
sensibilmente diverse da quelle di Habermas: per lui, infatti i presupposti sono inaggirabili e
costituiscono una condizione trascendentale del parlare.
La pragmatica universale di Habermas non vuole essere una filosofia prima ma un sapere
falsificabile (rekonstruktive Wissenschft). Diversamente dal sapere scientifico, la pragmatica
universale si consegue attraverso lautoriflessione, ma al pari del sapere scientifico e diversamente
dalla filosofia trascendentale, si presenta come un sapere falisficabile, tale cio da poter essere
smentita da esempi che mostrino presupposti dellintesa diversi da quelli enucleati dalla teoria
generale proposta. Se apriori il sapere intuitivo del parlante sui presupposti dellintesa, non
altrettanto la ricostruzione che ne d lo studioso di linguistica generale.
Con latto linguistico si avanza una pretesa di validit che si articola secondo Habermas in
quattro forme:
1. pretesa di comprensibilit: il parlante deve scegliere una espressione comprensibile, in
modo che parlante e ascoltatore possano comprendersi reciprocamente;
2. pretesa di verit: il parlante deve avere la pretesa di comunicare un contenuto
proposizionale vero, in modo che lascoltatore possa condividere il sapere del parlante;
3. pretesa di veridicit/sincerit: il parlante deve voler esprimere le sue intenzioni in modo
32

33

Jrgen Habermas, Auszug aus Wahrheitstheorien, in Wirklichkeit und Reflexion. Festschrift fr Walter Schulz, a
cura di H. Fahrenbach, Pfllingen: Neske, 1973, pp. 238-260; trad. it. Parziale: Id., Discorso e verit, in Id. Agire
comunicativo e logica delle scienze sociali, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 319-343.
Jrgen Habermas, Vorstudien und Ergnzungen..., cit., p. 353.

15

veritiero, in modo che lascoltatore possa credere allenunciazione del parlante (avere fiducia in
lui);
4. pretesa di giustezza/correttezza normativa: il parlante deve scegliere unespressione
corretta in riferimento a norme e valori dati, in modo che lascoltatore possa accettare lespressione
ed entrambi, parlante e ascoltatore, possano trovarsi daccordo sullenunciazione in rapporto a uno
sfondo normativo riconosciuto34.
Le quattro pretese di validit sono compresenti in ogni tipo di discorso, ma in ciascuna
specifica tipologia potrebbe esserne in evidenza una sola.
Questa prima formulazione della teoria dei presupposti generali dellagire comunicativo ha
ancora alcuni aspetti irrisolti. La prima delle quattro forme della pretesa di validit forse da
considerare una metapretesa, in quando condizione per tutte le altre. Inoltre, la pretesa di veridicit
a differenza delle altre, non si lascia riscattare dal discorso. In questa fase del pensiero di Habermas
solo la pretesa di verit (di ordine teorico) e quella di correttezza normativa (di ordine pratico)
sembrano avere uno statuto solido.
Le pretese di validit operano implicitamente nel parlare comune, mentre nel Diskurs, cio nel
discorso tecnico e specifico, esse sono esplicitamente problematizzate. Esse operano come norme,
sono un dovere e quindi possono essere disattese. Tuttavia, perch un discorso abbia senso esse
devono essere assunte in modo controfattuale.
Questa anticipazione prefigura una situazione comunicativa ideale in cui tutti i partecipanti
prendono sul serio le norme della comunicazione ed data a tutti una identica possibilit di
compiere atti linguistici. In tale situazione tutti si impegnano nella ricerca di un consenso vero, cio
motivato e razionale, e non semplicemente fattuale, cio contingente; quindi si pongono
argomentazioni critiche e non strategiche35.
Nel saggio Teorie della verit (1972), Habermas chiarisce in cosa consista la pretesa di verit
che si avanza nellatto linguistico, a quale tipo di verit si riferisca. Non una verit per
corrispondenza, basata sul circolo (tautologico) di verit e realt. La pretesa di verit lassunzione
che la propria affermazione possa ottenere il consenso di ogni parlante competente. Questo non
equivale a una previsione sul fatto che la propria affermazione avr un consenso ma vuole
34
35

Ivi, pp. 354-355.


Definisco ideale la situazione linguistica in cui le comunicazioni non sono impedite non soltanto da interventi
contingenti esterni, ma neppure da costrizioni che si originano dalla struttura della stessa comunicazione. La
situazione linguistica ideale esclude la sistematica distorsione della comunicazione. E la struttura della
comunicazione non produce alcuna costrizione soltanto quando per tutti i partecipanti al discorso data una
ripartizione simmetrica delle possibilit di scegliere e compiere atti linguistici. Da questa esigenza generale di
simmetria si possono derivare per le diverse categorie di atti linguistici particolari esigenze di ripartizione equa delle
chances di scegliere e compiere atti linguistici (Jrgen Habermas, Auszug aus Wahrheitstheorien, in Wirklichkeit
und Reflexion. Festschrift fr Walter Schulz, hrsg. Helmut Fahrenbach, Pfllingen, Neske, 1973, pp. 238-260; tr. it.
Parziale: Id., Discorso e verit, in Id., Agire comunicativo e logica delle scienze sociali, cit., pp. 319-343: p. 337).

16

semplicemente asserire che laffermazione vera se pu avere il consenso degli altri interlocutori in
una situazione discorsiva ideale.
Il consenso non perci in grado di sancire la verit della propria affermazione. Quando si ha
un consenso, non si pu sapere se un consenso di fatto, dovuto a una convergenza puramente
casuale e contingente (magari conseguenza della forza persuasiva di una comunicazione
manipolativa) o un consenso motivato, per cui la teoria consensuale della verit, lidea che il
discorso deve avere di mira un consenso motivato, non fornisce un criterio di verit, un metodo per
discriminare affermazioni vere da affermazioni false, ma ha un valore normativo, cio prescrive il
dovere di sottoporre le proprie affermazione allesame critico di una pratica discorsiva, il cui
carattere deve approssimarsi sempre di pi alle condizioni di una situazione discorsiva ideale. In
altre parole, essa non dice cosa vero ma cosa si intende quando si dice che qualcosa vero.
Pi in generale, estendendo a tutte le pretese di validit quanto Habermas rileva per la pretesa
di validit, si pu affermare che la norma prescritta dalla teoria consensuale della verit orienta la
prassi del discorso e afferma che una tesi valida se gli argomenti portati a sua difesa non hanno
trovato smentita. Ci funziona in modi diversi a seconda che la pretesa di verit si avanzi in un
discorso teoretico o in uno pratico, ma in entrambi i casi si mantiene il contatto con la procedura
discorsiva, con la comunicazione in quanto prassi.
Nel discorso teoretico la verit di ci che si afferma deve trovare corrispondenza in situazioni
di fatto; ma a ci non basta una serie di osservazioni empiriche: occorre che il principio di
induzione compia il salto logico che dalla molteplicit dei casi osservati conduce a
unaffermazione di carattere generale. Laccettazione del principio dinduzione riporta dunque il
riscatto della verit teoretica alla procedura discorsiva.
Questo modo di procedere (fatti pi induzione) non pu essere esteso alle discussioni
pratiche, intorno alla validit di azioni o di norme di azioni (questioni etiche e politiche, in cui si
evidenzia la pretesa di giustezza normativa), che per quello che interessa di pi Habermas, il
quale, come si visto, respinge la visione positivista secondo cui tali problematiche sono rimesse a
decisioni non riscattabili razionalmente.
Il principio che per Habermas si sostituisce a quello di induzione nelle questioni pratiche il
principio di universalizzazione, chiamato da Habermas anche principio (U), di chiara derivazione
kantiana, per il quale sono norme accettabili da tutti quelle le cui conseguenze dirette e indirette
soddisfino

interessi

generalizzabili

adeguatamente

interpretati,

ovvero

loro

bisogni

comunicativamente condivisi.

17

Agire comunicativo e mutamento sociale


Negli studi degli anni 70 che portano alla pubblicazione della Teoria dellagire comunicativo
(1981), Habermas approfondisce la sua interpretazione dualistica della societ in direzione di
unintegrazione tra la prospettiva ermeneutica, della societ come mondo vitale strutturato
simbolicamente, e quella sistemica, della societ come sistema organico mirante alla propria
autoconservazione.
Nel saggio Per la ricostruzione del materialismo storico (1976), approfondita la critica
dellinterpretazione monistica del cambiamento sociale teorizzata da Marx nella Prefazione del
1859 a Per la critica della filosofia del diritto, secondo cui il passaggio a un nuovo modo di
produzione sarebbe dovuto alla contraddizione tra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di
produzione in cui esso ha luogo. Anche per Habermas questa crisi dellassetto sistemico di un modo
di produzione linnesco del cambiamento, ma non sufficiente a determinarne la direzione, per la
quale occorre invece attingere al sapere pratico morale.
La razionalizzazione ha cos luogo su entrambi i piani dellagire, perch il ripensamento delle
forme di riproduzione simbolica della societ rende possibile il ristabilimento della riproduzione
materiale. Sul piano dellagire comunicativo, razionalizzazione significa cancellazione di quei
rapporti di violenza che, penetrati impercettibilmente nelle strutture comunicative, impediscono con
blocchi sia intrapsichici sia interpersonali della comunicazione che i conflitti vengano sostenuti
comunicativamente e regolamentati in modo consensuale.
La ricostruzione dello sviluppo sociale che Habermas propone nel volume del 1976 sul
materialismo storico fa riferimento alla teoria di Lawrence Kohlberg sullevoluzione della
coscienza morale nello sviluppo dellindividuo. Secondo Kohlberg, tale evoluzione pu essere
descritta come scandita in tre stadi:
1.

preconvenzionale, in cui il bambino orienta le proprie decisioni rispondendo,

secondo un impulso edonistico, alle aspettative di premio e punizione;


2.

convenzionale, in cui il soggetto si conforma a un sistema di regole appreso, ma non

ancora criticamente elaborato;


3.

postconvenzionale, in cui il soggetto si orienta verso principi universalistici, scelti da

lui stesso36.
Basandosi su questo schema, Habermas descrive lo sviluppo sociale come scandito in fasi
discrete, che non sono per modi di produzione, ma qualcosa di pi generale, principi sociali di
organizzazione, in cui nuove forme di aggregazione rendono possibile la messa in opera delle
36

Jrgen Habermas, Zur Rekonstruktion des Historischen Materialismus, Suhrkamp, Frankfurt am Main, Suhrkamp,
1976; trad. it. Parziale: Id., Per la ricostruzione del materialismo storico, trad. e cura di F. Cerutti, Etas Libri,
Milano, 1979, pp. 56-57 e pp. 60-61.

18

forze produttive esistenti o la produzione di nuove, nonch laumento della complessit sociale37:
la parentela come istituzione totale, lo Stato come ordinamento politico complessivo, il
rapporto di complementariet tra lo Stato con le sue funzioni specifiche e il sistema economico con
le sue differenziazioni interne38.
In Teoria dellagire comunicativo,39, Habermas d una sistemazione alle riflessioni dedicate a
questo tema nella sua produzione precedente, arricchendone il profilo con nuovi concetti; recupera
il tema della razionalizzazione, centrale nello sviluppo del pensiero sociologico classico, ma lo
sviluppa in modo conforme alla sua visione bidimensionale dellagire. ribadita la distinzione tra
le due fondamentali forme dellagire e le rispettive forme di razionalit (orientata allo scopo,
orientata allintesa), mentre, nellambito della forma comunicativa, le tre fondamentali pretese di
validit, opportunamente distinte dalla metapretesa di comprensiblit, sono fatte corrispondere ai tre
mondi di riferimento presenti in ogni discorso (oggettivo, sociale-normativo e soggettivo) e ai tre
tipi di discorso (teoretico, pratico, critica estetica e critica terapeutica).
Pretese di validit

Mondi di riferimento

Tipi di discorso

verit

oggettivo

teoretico

correttezza normativa

sociale-normativo

pratico

veridicit

soggettivo

Critica estetica e terapeutica

Tabella 3: pretese di validit e tipi di discorso

Lintroduzione di un tipo di discorso riferibile alla pretesa di veridicit una novit della
Teoria rispetto alle elaborazioni precedenti. Essa infatti verte sulle distorsioni della comunicazione.
Ma non possiede la stessa forza argomentativa delle altre forme. Il paziente non mette in questione
la veridicit di quanto afferma, mentre questa problematizzata dallintervento dellanalista, che si
serve di argomenti persuasivi in un confronto asimmetrico, lontano dallanticipazione controfattuale
di una comunicazione ideale.
Sfondo dellagire comunicativo un insieme di credenze presupposto aproblematicamente e
definibile in termini husserliani Lebenswelt. Lazione dei processi di intesa e la conseguente
razionalizzazione della vita sociale tende a problematizzare il Lebenswelt e a costruire un mondo
vitale sempre pi razionalizzato, e permeabile alla critica.
37
38
39

Ivi, p. 34.
Ivi, pp. 126-127.
Jrgen Habermas, Theorie des Kommunikativen Handelns; 2 Bnde: 1: Handlungsrationalitat und gesellschaftliche
Rationalisierung; 2: Zur kritik der funktionalistischen Vernunft; Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1981; 2. auflage:
1982; 3. durchgesehene auflage: 1985; 1951: Handlungsrationalitat und gesellschaftliche Rationalisierung; 2: Zur
kritik der funktionalistischen Vernunft; ed. it.: Jrgen Habermas, Teoria dell agire comunicativo, 2 voll.: 1:
Razionalita nellazione e razionalizzazione sociale; 2: Critica della ragione funzionalistica, Bologna Il mulino,
1986; 1987; 1997; 2003.

19

Con la Teoria, Habermas perviene a una definizione pi puntuale e circoscritta dellagire


comunicativo, che ora inteso come quello in cui i progetti dazione degli attori partecipi non
vengono coordinati attraverso egocentrici calcoli di successo, bens attraverso atti dellintendersi40.
Lanalisi messa a punto nella Teoria, cercando di rivitalizzare, secondo una visione
bidimensionale, il tema della razionalizzazione, consente ad Habermas di ripensare le teorie della
modernit elaborate dalla tradizione sociologica. Malgrado la complessit e ricchezza delle loro
analisi, Marx, Weber (soprattutto nella lettura della vulgata), Horkeimer e Adorno rimangono legati,
pur con opposte valutazioni, a una riduzione della razionalit alla sua forma teleologicostrumentale, e interpretano in questa chiave la modernit.
Ma uninterpretazione di Weber pi attenta agli aspetti generalmente trascurati consente,
secondo Habermas, una visione pi articolata della razionalizzazione, opportunamente incrociata
con la tripartizione parsonsiana del sistema sociale in societ, cultura e personalit. Riferendo a
questa tripartizione i vari aspetti in cui si articola la ricostruzione weberiana della modernit come
processo di razionalizzazione, Habermas propone una interpretazione della modernizzazione
strutturata in tre dimensioni:
1.

societ: agire razionale rispetto allo scopo, impresa capitalistica e stato burocratico;

2.

cultura: disincantamento e differenziazione dei vari ambiti culturali;

3.

personalit: passaggio a unetica della convinzione, attraverso la riforma protestante.

Diversamente da Weber, Habermas vede in questo processo articolato non una peculiarit
dellOccidente, ma una potenzialit universale dellevoluzione umana. Si differenzia per anche da
Parsons, in quanto questi interpreta anche i fatti culturali in termini sistemici, riducendoli a
meccanismi sistemici funzionali alla riproduzione di legittimazioni ideali41.
Ciascuno dei tre ambiti individuati da Parsons appare permeabile allagire comunicativo,
perch anche nella sfera della societ, dove maggiormente si assiste a una forma di
razionalizzazione strumentale e sistemica, la ricerca dellintesa che consente di coordinare le
azioni dirette allo scopo.
La razionalizzazione del mondo della vita implica la differenziazione interna e reciproca dei
tre ambiti della vita sociale. La dialogizzazione interna a ciascun ambito si lega alla
razionalizzazione del Lebenswelt che, come si visto, rappresenta per Habermas quel processo che
investe la riproduzione simbolica, parallelelamente a quanto accade alla riproduzione materiale,
interessata dalla razionalizzazione tecnico-scientifica: per la cultura uno stato di revisione
permanente di tradizioni fluidificate, divenute riflessive; per la societ uno stato di dipendenza degli
40
41

Ivi, p. 394.
Massimo Rosati, Consenso e razionalita. Riflessioni sulla Teoria dell'agire comunicativo, Roma, Armando, 1994, p.
71.

20

ordinamenti legittimi da procedimenti formali della statuizione e della fondazione normativa; e per
la personalit uno stato di stabilizzazione continuativamente autoguidato di unidentit dellIo
altamente astratta42.
A loro volta, le componenti strutturali del mondo della vita si differenziano reciprocamente.
Nel rapporto tra cultura e societ, si osserva come le immagini del mondo non fungano pi da
immediate legittimazioni dei sistemi istituzionali nei quali si compie lintegrazione sociale; nel
rapporto tra personalit e societ, la differenziazione si manifesta nellestensione del margine di
contingenza per listituzione di relazioni interpersonali. Nel rapporto tra cultura e personalit, la
differenziazione si manifesta nel fatto che il rinnovamento delle tradizioni diventa sempre pi
dipendente dalla disponibilit alla critica e dalla capacit innovativa degli individui43.
La descrizione di questo trend dellevoluzione sociale moderna, orientata a una progressiva
razionalizzazione in campo materiale e simbolico, consente ad Habermas di perfezionare lo schema
interpretativo presentato nel volume del 1976, Per la ricostruzione del materialismo storico. Il
superamento delle difficolt insorgenti nei meccanismi di integrazione sistemica avviene attraverso
un aumento della complessit sistemica, reso possibile dallaffinamento culturale dovuto alla
razionalizzazione del mondo della vita, il cui interno differenziarsi prefigura la maggiore
complessit necessaria a una nuova integrazione a livello sistemico. La teoria dello sviluppo
sociale, elaborata nel volume sul materialismo storico e perfezionata nella Teoria dellagire
comunicativo, pu essere riassunta in questo schema:
1.

societ primitive: non c stato e i rapporti di produzione si identificano con quelli

parentali;
2.

societ tradizionali: il potere politico, che governa anche la produzione materiale, si

differenzia dalla riproduzione simbolica affidata alla religione; con il riconoscimento di legittimit
di un potere di sanzione separato si passa da unetica preconvenzionale a una convenzionale;
3.

societ moderne: su un mondo vitale ulteriormente differenziato si ancora la

distinzione dei sottosistemi economico e statale istituzionalizzati nel diritto privato e pubblico, e
radicati su unetica postconvenzionale; solo questultima, infatti, rende possibile separare morale e
diritto.
Questa interpretazione del passaggio alla modernit avvicina la lettura di Habermas a quella
di Weber. La riproduzione materiale affidata a un processo economico svincolato da norme
morali, ma sostenuto dallamministrazione dello stato che, garantendo la certezza delle norme e la
stabilit dei rapporti giuridici, consente agli operatori economici di prevedere gli effetti delle
42
43

Jrgen Habermas, Teoria dell agire comunicativo, cit., pp. 740-741.


Ivi, p. 740.

21

proprie azioni e di programmare, sulla base di queste aspettative, le proprie strategie. Gli
automatismi che caratterizzano la riproduzione materiale nella societ moderna sono resi possibili
dalla capacit di queste due sfere di coordinarsi attraverso i media del denaro e del potere
burocratico, senza dover far ricorso allintesa comunicativa. Questa, daltra parte, rimane alla base
della loro legittimazione, che istituzionalizzata dal diritto e dalle procedure razionali e
argomentative della sua statuizione.
La patologia della modernit si ha quando la trasformazione di questi sottosistemi del mondo
della vita si perverte in un tentativo di integrale assimilazione di questultimo al funzionamento di
quelli e alla razionalit che li governa: la figura del cittadino si riduce a favore di quella del cliente
delle prestazioni dellapparato pubblico e i media propri dei sottosistemi dellagire strumentale,
denaro e potere burocratico, tendono a sostituirsi allintesa nellintegrazione sociale.
In un quadro del genere i conflitti riguardano dunque prevalentemente la difesa e restituzione
di modi di vita minacciati44 e la rivitalizzazione di possibilit espressive e comunicative
bloccate45. La risposta devessere il contenimento dellespansione dei sottosistemi attraverso il
controllo operato da sfere pubbliche autonome capaci di formare la volont comune attraverso la
discussione critica.

Risposte ai critici della modernit


Pur distanziatosi ormai dal marxismo critico e dalla Scuola di Francoforte, Habermas
mantiene dunque viva nel suo pensiero lesigenza di una filosofia che cerchi di comprendere la
societ prestando attenzione alle sue contraddizioni e orientandone il cambiamento. Questa esigenza
critica lo porta a scontrarsi con indirizzi culturali, emersi negli anni della crisi finale del socialismo
che hanno portato alla negazione del carattere emancipativo della modernit, espressa in modi ben
distinti e differenti dal postmodernismo e dal pensiero conservatore e revisionista.
Nei saggi La modernit, un progetto incompiuto, del 1980, e Il discorso filosofico della
modernit, del 1985, prende le mosse dalla ricostruzione hegeliana della modernit, secondo cui il
criticismo caratteristico dellepoca moderna avrebbe bisogno di una conciliazione. Ma, rispetto alla
soluzione dello Hegel maturo, che risolve le scissioni nellunit autocosciente dello Spirito,
Habermas predilige la proposta del giovane Hegel, studioso di teologia, che guarda a
unintersoggettivit pensata come vita e come amore. Con la crisi della conciliazione data da Hegel
nella sua filosofia dello Spirito, e messa in discussione dai suoi allievi di sinistra, si offrono tre
risposte: conservatrice, radical-rivoluzionaria e nietscheana.
44
45

Ivi, p. 1072
Ivi, p. 1076

22

La prima vorrebbe accogliere solo gli aspetti di razionalizzazione sistemica della modernit,
innanzi tutto il capitalismo, respingendone i disegni emancipativi, che, al contrario, minacciano la
disgregazione del sistema stesso. Ma questa prospettiva, che secondo i suoi propositori vorrebbe
essere realistica, non coglie secondo Habermas il legame profondo delle istanze emancipative con la
razionalizzazione moderna, considerata nella dualit delle sue dimensioni. Se la rivoluzione
industriale rappresenta lesito della razionalizzazione nel campo dellagire strumentale, le istanze
democratiche e universalistiche fanno corpo con la razionalizzazione che parallelamente investe
lagire orientato allintesa.
La seconda tendenza vorrebbe portare il sistema della riproduzione materiale sotto il diretto
controllo dei produttori associati, riassorbendo cos anche lautonomia del potere politico. Ma
questa forma di controllo sui sottosistemi autonomi va in senso inverso al processo di
differenziazione in cui si vista consistere levoluzione sociale, e che non implica necessariamente
la differenza di classi.
La linea che da Nietzsche conduce al postmodernismo vede la razionalizzazione moderna
come orientata al dominio e tale da istituire un controllo totalitario sulla persona, fondato
sullapparato tecnico e burocratico. Ma Habermas, spostando laccento sullautonomia della ragione
comunicativa, osserva che se anche ogni pretesa di verit ricondotta a unistanza di dominio, la
critica della modernit cade in una profonda autocontraddizione, in quanto finisce con il negare la
stessa possibilit di affermare argomentativamente le proprie esigenze.
A queste risposte Habermas oppone la necessit di operare un salto di paradigma in ambito
filosofico e sociologico. Nel primo campo, occorre che lapproccio radicato nella filosofia moderna,
secondo cui il ragionamento deve muovere dallautoriflessione del soggetto, ceda il posto a un
indirizzo che assuma lintersoggettivit come presupposto del pensiero stesso. In ambito
sociologico, la scoperta dellautonomia funzionale dei sistemi, come momento non unico ma
tuttavia imprescindibile della modernizzazione, deve spingere a rinunciare allidea che
lemancipazione promessa dalla modernit debba compiersi, come nel progetto marxiano, con
lassunzione della direzione della storia da parte dellumanit, ricostituita come soggetto. Occorre
che la riconosciuta autonomia dei sottosistemi sia arginata da una rivitalizzazione degli ambiti
discorsivi del mondo della vita.
Dopo la caduta del muro di Berlino, Habermas cerca di capire se il fallimento storico del
socialismo reale si possa attribuire a quelle carenze teoriche che, da molti anni ormai, egli aveva
individuato nel marxismo. La responsabilit di quel fallimento imputata alla visione monistica e
olistica della societ, incapace di dare ragione delle differenziazioni, e alla connessa mancanza di
una teoria dello stato, in grado di capire la necessit delle regole democratiche.
23

Ma la rinuncia a instaurare il socialismo come nuova forma di vita non deve implicare
labbandono delle sue istanze normative, che vanno portate a un maggiore grado di astrazione,
eliminando gli elementi di riduzionismo che ne hanno condizionato lo sviluppo. Occorre
comprendere che lautoriproduzione materiale delle societ necessita dei meccanismi autoregolativi
del mercato. Ma la politica deve intervenire per correggere le patologie che il mercato genera.
Accanto al denaro e al potere, media propri dei sottosistemi economico e statale-burocratico,
occorre che la societ attinga alla solidariet, che si pu attivare solo nelle sfere comunicative e
deve permeare i processi di formazione dellopinione pubblica e delle decisioni politiche
Nel revisionismo storico di Nolte Habermas vede lesempio di quello che lui chiama uso
pubblico della storia, teso, in questo caso, a corroborare la posizione neoconservatrice di chi
aderisce alla razionalizzazione dei processi economici e burocratici della modernit respingendone
le tendenze emancipative. Il timore di disgregazione che anima le posizioni neoconservatrici spinge
a rivitalizzare forti identit collettive.
Al contrario per Habermas, il dissolversi delle basi identitarie degli stati-nazione apre alla
possibilit di superare definitivamente la contraddizione tra i valori universalistici dello stato di
diritto e della democrazia e il particolarismo degli stati nazionali, carico di eredit tribali ed esposto
a degenerazioni nazionalistiche e razziste. Il patriottismo della costituzione potrebbe rifondare il
riconoscimento delle istituzioni, non sulle particolarit della comunit di riferimento ma sui principi
di autonomia razionale e comunicativa che ne orientano la politica.

Letica del discorso


Nel volume Moral Bewutsein und kommunikatives Handeln (1983), conosciuto in Italia
come Etica del discorso46, Habermas approfondisce il principio di universalizzazione, in direzione
di unoriginale formulazione delletica. Su questo tema, il ragionamento di Habermas si intreccia
con la riflessione di Apel, giungendo a una posizione in parte simile, ma con alcune rilevanti
differenze. Il confronto con Apel portato avanti soprattutto nel capitolo terzo, Etica del discorso.
Appunti per un programma di fondazione.47
Confrontando la propria formulazione con limperativo etico kantiano, Habermas giunge a
definire il principio di universalizzazione (U) come quel principio-ponte che rende possibile un
accordo nelle argomentazioni morali, e precisamente in una versione che esclude la pratica
monologica di questa regola argomentativa48. Secondo quanto aveva gi espresso in
46

47
48

Jrgen Habermas, Moral Bewutsein und kommunikatives Handeln, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1983;
1988; trad. it.: Id., Etica del discorso, a cura di E. Agazzi, Laterza, Roma-Bari, 1985 -2009.
Ivi, pp 49-121.
Ivi, p. 65.

24

Wahrhetstheorien, la funzione del principio-ponte nel discorso pratico-normativo chiarita


attraverso il confronto con quella svolta Nel discorso teoretico dal principio dinduzione, il quale
getta un ponte, tramite canoni dinduzione di vario genere, sulla frattura esistente fra osservazioni
particolari e ipotesi generali49.
Osserva Habermas che Tutte le etiche cognitiviste prendono le mosse da quella intuizione
che Kant ha espresso nellimperativo categorico, relativamente al carattere impersonale o
universale dei precetti morali validi50:
Il principio morale formulato in modo da escludere, perch non valide, quelle norme che
non potrebbero incontrare il consenso qualificato di tutti i possibili interessati. Il principio-ponte
che rende possibile il consenso deve dunque assicurare che vengano accettate come valide soltanto
quelle norme che esprimono una volont universale: esse devono cio avere, secondo la reiterata
formulazione di Kant, tutte le qualit richieste per essere legge universale. Si pu intendere
limperativo categorico come un principio il quale richiede che i modi di agire e le massime, nonch
gli interessi da essi considerati (e cio incorporati nelle norme dazione), possano essere
universalizzati51.
Tuttavia, secondo Habermas, il modo in cui stato solitamente interpretato lintento kantiano
di eliminare, dichiarandole non valide, tutte quelle norme che contraddicono questa esigenza52,
concentrandosi sul problema della coerenza53, hanno finito per approdare a equivoci formalistici
e a modi di lettura selettivi54. Tale riduzione del principio delluniversalizzazione [...] alla
richiesta che le norme morali abbiano la forma di enunciati prescrittivi universali e incondizionati
pu essere evitata se Lintuizione che si esprime nellidea di suscettibilit delle massime a essere
universalizzate55 ricondotta al carattere intersoggettivo dellintesa razionalmente motivata, ed
perci interpretata nel senso che le norme valide devono meritare il riconoscimento da parte di
tutti gli interessati56: imparziale soltanto quella posizione partendo dalla quale sono suscettibili
di universalizzazione appunto quelle norme che, incorporando visibilmente un interesse comune a
tutte le persone coinvolte, possono contare sul consenso universale e meritano perci un
riconoscimento intersoggettivo57.
49

50
51
52
53
54
55
56
57

Ivi, p. 71. Perci tutte le ricerche sulla logica dellargomentazione morale conducono ben presto alla necessit di
introdurre un principio morale che svolga, quale regola argomentativa, un ruolo equivalente a quello che nel
discorso scientifico-sperimentale svolto dal principio dinduzione (ibidem).
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, pp. 71-72.
Ivi, p. 72.
Ibidem.
Ivi, p. 73.
Ibidem.
Ibidem.

25

Questo ragionamento conduce Habermas a dare una nuova formulazione al principio (U):
ogni norma valida deve soddisfare la condizione che le conseguenze e gli effetti secondari
derivanti (presumibilmente) di volta in volta dalla sua universale osservanza per quel che riguarda
la soddisfazione di ciascun singolo, possano venir accettate da tutti gli interessati (e possano essere
preferite alle conseguenze delle note possibilit alternative di regolamentazione)58.
Laltra fondamentale differenza con limperativo kantiano che il principio (U) esclude
unapplicazione monologica, cio non si presta alla formulazione di norme mediante
lautoriflessione del soggetto, in quanto esplicitamente prescrive di sottoporre ogni norma alla
verifica discorsiva. Lesclusione della possibilit di un test di universalit monologico (come quello
teorizzato da Rawls) significa che nessuno pu sostituirsi al diretto interessato nella dichiarazione
dei propri interessi, ma anche che la problematizzazione di questi, la verifica della loro difendibilit
comunicativa, non pu essere svolta al di fuori delleffettiva pratica discorsiva. Questa infatti non si
deve limitare a soppesare il valore degli interessi dichiarati, ma pu indurre ogni singolo
partecipante alla loro revisione. Poich infatti i bisogni sono interpretati da ciascuno alla luce di
quei valori condivisi intersoggettivamente che ciascuno ricava dal proprio Lebenswelt, la
razionalizzazione che il discorso opera in questultimo, porta a reinterpretare i propri bisogni e
quindi a problematizzarli ed eventualmente a modificarli59.
La giustificazione del principio (U) fa corpo con i presupposti dellargomentazione, cos come
sono stati chiariti dalla pragmatica universale. Se si ammette cio che nei presupposti di ogni
argomentazione opera lanticipazione controfattuale di una situazione discorsiva ideale, allora non
si pu pretendere la validit per una discussione su norme morali in cui si sia negato a qualcuno il
diritto di difendere discorsivamente il proprio interesse (ciascuna pretesa di validit e quindi anche
quella di giustezza normativa, che in questione nelle discussioni su temi etici, assumono che si
possa trovare unintesa tra tutti i parlanti competenti in una situazione ideale), oppure in cui
qualcuno sia stato persuaso con menzogne (lintesa deve essere infatti unintesa motivata e non
meramente fattuale).
Le ipotesi su menzionate sono situazioni in cui la pretesa di giustezza normativa, al centro di
ogni discorso su norme pratiche, riscattata in maniera difforme dal principio (U). Essendo
questultimo un principio prescrittivo pu essere disatteso nella pratica, ma la pretesa di validit per
questo comportamento incorre in una contraddizione performativa, ossia una contraddizione tra
contenuto proposizionale e contenuto performativo di un atto linguistico.
Questa particolare figura confutativa, che la filosofia Habermas condivide con quella di Apel
58
59

Ivi, p. 74.
Cfr. ivi, p. 74-75.

26

illustrata da Habermas proprio con riferimento alla filosofia del collega e amico60: Tale
contraddizione si verifica quando unazione linguistica Cp si fonda su presupposti noncontingenti, il cui contenuto proposizionale contraddice lasserto affermato p61.
La contraddizione performativa imputata da Apel allargomento noto come trilemma di
Mnchhausen, con cui Hans Albert radicalizza il principio fallibilista, affermando che ogni
tentativo di fondazione ultima finisce sempre con il risolversi in una dimostrazione circolare,
regressiva o assiomatica, ciascuna a suo modo incompatibile con una seria logica argomentativa.
Rispondendo allobiezione di Albert rispetto alla possibilit di dare una fondazione ultima a un
principio morale, Apel scopre una contraddizione performativa anche nellobiezione del
fallibilista coerente, il quale contesta nel suo ruolo di scettico etico, la possibilit di fondare i
princpi morali, adducendo il suddetto trilemma. Apel caratterizza lo stato della discussione
mediante una tesi del proponente, il quale afferma la validit universale del principio di
universalizzazione, e unobiezione delloppositore, che si fonda sul trilemma di Mnchhausen (t), e
da (t) conclude che i tentativi di fondare la validit universale dei princpi sono privi di senso:
questo sarebbe il principio del fallibilismo (f). Ma loppositore commette una contraddizione
performativa quando il proponente pu dimostrargli che, affidandosi a questa argomentazione, deve
accettare alcuni presupposti inevitabili in ogni gioco argomentativo sottoposto a verifica critica, il
cui contenuto proposizionale contraddice il principio (f). Ma proprio cos stanno le cose, giacch
lopponente, avanzando la sua obiezione, presuppone inevitabilmente la validit per lo meno di
quelle regole logiche, che non si possono sostituire, se largomento proposto deve essere inteso
come una confutazione. Anche il criticista, quando partecipa a unargomentazione, ha gi accettato
come valido un patrimonio minimale di regole non-rifiutabili della critica. E questa contraddizione
contraddice (f)62.
Dal principio (U) Habermas ricava il principio delletica del discorso (D): possono
pretendere validit soltanto quelle norme che trovano (o possono trovare) il consenso di tutti i
soggetti coinvolti quali partecipanti a un discorso pratico63.
La principale differenza tra la formulazione di Apel e quella di Habermas che per
questultimo, i principi (U) e (D) sono da ritenere falsificabili e non possono essere ritenuti
fondazione ultima, in quanto la giustificazione di questi principi si riferisce ai presupposti dellagire
60

61
62
63

Cfr. Karl-Otto Apel, Transformation der Philosophie, Shurkamp Verlag KG, Frankfurt am Main 1973, 2 voll.: I
Sprachanalytik, Semiotik, Hermeneutik; II Das Apriori der Kommunikationsgemeinschaft; traduzione italiana
parziale Comunita e comunicazione, traduzione di Gianni Carchia; introduzione di Gianni Vattimo, Torino,
Rosenberg & Sellier 1977.
Jrgen Habermas, Etica del discorso, cit., pp. 89-90.
Ivi, p. 90.
Ivi, p. 138.

27

comunicativo che Habermas ha individuato con la sua pragmatica universale, cui aveva negato il
carattere trascendentale:
Certamente, la conoscenza intuitiva di regole che i soggetti capaci di parlare e di agire
devono adoperare per poter partecipare ad argomentazioni in genere, in certo qual modo non
fallibile ma lo certo la nostra ricostruzione di questo sapere preteoretico e la pretesa di
universalit che vi connettiamo. La certezza con cui pratichiamo il nostro sapere di regole non si
trasferisce alla verit delle proposte di ricostruzioni di presupposti ipoteticamente universali; perch
non possiamo mettere in discussione tali proposte in nessun altro modo diverso da quello con cui,
ad esempio, un logico o un linguista mette in discussione le sue descrizioni teoretiche.
Senza dubbio, se neghiamo alla fondazione trascendental-pragmatica il carattere di una
fondazione ultima, non ne deriva alcun danno. Piuttosto, letica del discorso si inserisce nella
cerchia di quelle scienze ricostruttive che hanno a che fare con i fondamenti razionali del conoscere,
del parlare e dellagire. Se rinunciamo decisamente al fondamentalismo della filosofia
trascendentale tradizionale, otteniamo nuove possibilit di verifica per letica del discorso: che pu
venir adoperata, in concorrenza con altre etiche, per descrivere idee morali e giuridiche trovate
empiricamente, pu essere inserita in teorie dello sviluppo della coscienza morale e giuridica, tanto
sul piano dellevoluzione socio-culturale quanto su quello dellontogenesi, e venir in tal modo resa
accessibile a una verifica indiretta.
Alla pretesa di fondazione ultima delletica noi non dobbiamo tener fermo nemmeno per quel
che riguarda la sua presuntiva rilevanza per il mondo della vita. Le intuizioni morali quotidiane non
hanno bisogno delle illuminazioni del filosofo. In questo caso mi sembra utile, in via eccezionale,
unautocomprensione terapeutica della filosofia, quale stata inaugurata da Wittgenstein. Letica
filosofica ha una funzione chiarificante per lo meno contro quelle confusioni che essa stessa ha
suscitato nella coscienza delle persone colte cio soltanto nella misura in cui lo scetticismo nei
valori e il positivismo giuridico si sono fissati come ideologie professionali e attraverso il sistema
educativo sono penetrate nella coscienza quotidiana. Luno e laltro hanno neutralizzato con false
interpretazioni le intuizioni acquisite spontaneamente nel processo di socializzazione; in circostanze
estreme possono perfino contribuire a disarmare moralmente quegli stati accademici che sono
caduti nello scetticismo educativo64.
Volendo chiarire sinteticamente la collocazione delletica di Habermas nel dibattito
contemporaneo, Virgilio Marzocchi sostiene che la dottrina etica proposta d Habermas
cognitivista (in quanto affida al riconoscimento argomentativo la selezione delle norme valide),
formal-procedurale (in quanto pone soltanto una regola per la conduzione di discorsi, senza
64

Ivi, p. 108-109.

28

pregiudicarne i risultati costituiti da norme materiali) e universalista (in quanto individua in (U) o
(D) un principio valido per ogni cultura e tempo)65. Aggiunge Petrucciani che essa altres
unetica deontologica perch traccia la via per giungere a norme del giusto agire, e non prescrive
unidea di vita buona; accoglie, insomma, la distinzione tra il giusto e il bene e si concentra sulle
questioni di giustizia, lasciando da parte quelle, non argomentativamente risolubili, che concernono
i diversi valori e le diverse idee di vita buona66.

Morale, diritto e politica


La natura discorsiva della statuizione di norme morali fa s che esse abbiano senso solo se
generalmente osservate. Losservanza della norma possibile solo se si istituzionalizza un ambito in
grado di garantire lapplicazione delle norme. Da questo punto di vista (pratico-normativo), il diritto
dunque una conseguenza della morale. Dal punto di vista dellanalisi sociale, esso uno
strumento per coordinare le azioni degli individui, quindi un sottosistema dotato di una sua
autonomia.
Nelle Tanner Lectures (1986)67, Habermas tenta di dare una risposta sintetica alle varie
esigenze che premono sul complesso rapporto di diritto e morale: da un lato, i diversi sistemi di
legittimazione, dallaltro, lesigenza di universalit semantica che, secondo Weber, caratterizza la
razionalizzazione giuridica moderna, ma che gli pare messa in pericolo dalluso dello strumento
giuridico a fini redistributivi attuato dallo stato sociale. Discutendo criticamente la posizione di
Weber, Habermas, attraverso una sottile indagine su come si sia evoluto, nella storia delle istituzioni
e in quella della teoria giuridica, il tema della legittimazione, mostra come nella contemporaneit
questa non possa che basarsi su una razionalit procedurale aperta allargomentazione morale.
In Fatti e norme (1992), la dualit delle forme dellagire si riflette, nella sfera giuridica, nella
dualit concettuale di fatticit e validit, che esprime appunto la compresenza di minaccia di
sanzione, da un lato, e dovere di obbedire anche senza sanzione, dallaltro. Per Habermas sono
quindi possibili due approcci alla scienza del diritto: funzionale (Luhmann; Marx: mantenimento
dellorganismo sociale) e normativo (Rawls: costruzione di una societ giusta).
Dal punto di vista della sua fatticit, cio della sua necessit al mantenimento sistemico
dellorganismo sociale, il diritto indispensabile a garantire lautonomia di quei sottosistemi
economico e burocratico, di cui si visto come costituiscano una conquista evolutiva irreversibile
65

66
67

Virginio Marzocchi, La ragion pratica comunicativa di J. Habermas: morale, eticit, diritto e democrazia, in La
Cultura, anno XXXIV, n.2, agosto 1996, p. 272.
Stefano Petrucciani, op. cit., p. 139.
Jrgen Habermas, Recht und Moral, Tanner Lectures on Human Values, Harward University 1986; trad. it. Id,
Diritto e morale, prima parte di Id., Moralit, diritto, politica, trad. e cura di L. Ceppa, Einaudi, Torino, 1992;
Torino, Edizioni di Comunita, 2001; Einaudi, Torino, 1992.

29

in termini di differenziazione interna alla societ. Perci, da questo punto di vista, inutile la
ricerca, che ha a lungo affaticato la filosofia del diritto, di un fondamento morale. Se non serve
interrogarsi sulla fondazione morale del diritto, non si pu neppure espungere la problematica
morale dalla comprensione del fenomeno giuridico, in quanto il riconoscimento di validit, ossia di
legittimit del diritto, indispensabile al suo stesso funzionamento.
Volendo spiegare come si attinga questa legittimit, Habermas chiarisce che il diritto non la
traduzione pubblica delle norme morali e non sta con esse in un rapporto gerarchico. La statuizione
delle norme giuridiche deve procedere con un sistema che sviluppa il principio (D), adattandolo alla
peculiare natura sistemica del medium giuridico. Ne segue il cosiddetto principio democratico:
possono pretendere validit legittima solo le leggi approvabili da tutti i consociati in un
processo discorsivo di statuizione a sua volta giuridicamente costituito68.
Il processo attraverso cui si riscatta argomentativamente la validit di norme giuridiche, si
differenzia da quello relativo alle norme morali, in quanto si compie secondo modalit che lo stesso
diritto prescrive in modo dettagliato. Il diritto interviene infatti proprio in quegli ambiti che
richiedono una procedura istituzionalizzata.
Le decisioni politiche devono essere giustificabili non solo sul piano morale ma anche su
quello etico-politico e pragmatico. La differenza tra argomenti morali ed etico-politici chiarita
sinteticamente da Habermas:
Nelle questioni morali, dove si tratta di fondare regole rispondenti alluguale interesse di
tutti, il sistema di riferimento costituito dallumanit, ovvero da una presupposta repubblica di
cittadini cosmopolitici. Decisive sono le ragioni che devono essere accettate in linea di principio da
ciascun individuo. Nelle questioni etico-politiche, dove si tratta di fondare regole che esprimano
una consapevole auto-comprensione collettiva, il sistema di riferimento costituito dalla forma di
vita della collettivit assunta come la nostra69.
Riferendosi invece a un piano pragmatico, Habermas intende dire che nelle decisioni
68

69

Jrgen Habermas, Faktizitt und Geltung. Beitrge zur Diskurstheorie des Rechts und des demokratischen
Rechtsstaats, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1992; 1993; 1994; 1998; trad. it.: Id., Fatti e norme. Contributi a una
teoria discorsiva del diritto e della democrazia, trad. e cura di L. Ceppa, Guerini e Associati, Milano, 1996 134.
Jrgen Habermas, Fatti e norme..., cit. Le questioni etico-politiche si pongono appunto nella prospettiva di
appartenenti che, su questioni decisive, vogliono mettersi daccordo sulla forma di vita da condividere e sugli ideali
su cui progettare la loro convivenza. La domanda etico-esistenziale gi posta al singolare chi sono? chi vorrei
essere? qual il mio modello di vita? viene ora ripetuta nella prima persona plurale, mutando per di significato.
Lidentit di gruppo si riferisce alle situazioni in cui gli appartenenti possono dire enfaticamente noi. Essa non
semplicemente unidentit dellIo in formato gigante, ma piuttosto una sua integrazione. Il modo in cui facciamo
nostre, sviluppandole selettivamente, le tradizioni e forme di vita in cui siamo nati, presuppone che si sia risposto
alla domanda: in che veste vogliamo riconoscerci nel quadro di queste tradizioni culturali?, e dunque alla
domanda: chi siamo noi, e chi vorremmo essere, come cittadini?. Lautocomprensione politico-culturale di una
certa comunit storica porter con s (o far modificare) rilevanti decisioni di valore. Su questautocomprensione
getta luce unermeneutica che, appropriandosi criticamente delle tradizioni date, facilita laccertamento
intersoggettivo dei nostri pi autentici orientamenti di vita e convincimenti di valore (ivi, p. 191).

30

politiche, pu essere necessario operare un bilanciamento di interessi70. La necessit di intervenire


su determinati temi pu richiedere infatti decisioni tempestive, in cui gli interessi non possono
essere adeguatamente valutati nella loro suscettibilit di universalizzazione, ma semplicemente
ponderati e bilanciati71.
I diversi piani su cui si svolge largomentazione intorno alle decisioni politiche, non hanno
comunque lo stesso valore. Il primato sempre delle ragioni morali, ma la statuizione di norme
devessere difesa anche con argomenti che abbiano a che fare con gli altri piani. Quando non
possibile trovare una esatta congruenza tra di essi si pu pensare anche a un equo compromesso.
Questo modello consente ad Habermas di cercare una soluzione alla classica dicotomia che
oppone liberalismo e democrazia, libert negativa e positiva, autonomia privata e autonomia
pubblica. Per Habermas, ci deve essere complementariet tra le due sfere, in quanto lautonomia
pubblica pu essere esercitata solo da cittadini garantiti nei loro diritti, mentre lautonomia privata,
dal canto suo, degenera in privilegio quando oltrepassa il limite riconosciuto legittimo dalla sfera
pubblica. evidente come in questo punto Habermas riprenda e sviluppi le considerazioni svolte
nei suoi studi giovanili sulla sfera pubblica.
Scrive a tal proposito Tomasello:
In Fatti e norme i diritti vengono infatti pensati allo stesso tempo come la precondizione e il
risultato del processo democratico: questultimo non pu svolgersi senza i diritti individuali che
determinano il quadro indispensabile a parteciparvi, ma anche il generatore dei diritti che in esso i
cittadini si attribuiscono e si riconoscono reciprocamente72.
Habermas non indica quali siano i diritti pi idonei a mantenere questo equilibrio fra le due
forme di autonomia, ritenendo che ci dipenda dalle volont dei cittadini negli specifici contesti
storici. Tuttavia propone un sistema per classificarli:
1.
70

71
72

Diritti fondamentali derivanti dallo sviluppo politicamente autonomo del diritto alla

Ivi, p. 184. Le questioni pragmatiche si pongono nella prospettiva di chi agendo nel quadro di determinate
finalit e preferenze sta cercando i mezzi pi appropriati alla realizzazione dei suoi fini. Anche gli stessi fini
possono farsi problematici. Allora non si tratter soltanto di scegliere i mezzi razionali rispetto-allo-scopo, bens
anche di ponderare razionalmente gli stessi fini alla luce di valori gi accettati. La volont dellattore senza
rinnegare interessi e orientamenti di valore accreditati resta indeterminata solo relativamente alla scelta dei mezzi
o politiche alternative. Per scegliere in maniera fondata tecniche e strategie dazione, si rendono necessari confronti
e ponderazioni che lattore sulla base di osservazioni e prognosi intraprender nella prospettiva dellefficienza (o
di altre regole decisionali). La ponderazione dei fini orientata ai valori e la ponderazione dei mezzi rispetto-alloscopo conducono entrambe a raccomandazioni ipotetiche, le quali pongono tra loro in relazione cause ed effetti sulla
base di preferenze di valore e di obiettivi prefissati. Questa direttive hanno la forma semantica di imperativi sub
conditione. Essi traggono da ultimo la loro validit dal sapere empirico che assorbono e trovano fondamento in
discorsi pragmatici. Qui risultano decisivi gli agomenti che mettono tra loro in collegamento le circostanze
empiriche con preferenze date e obiettivi prefissati, e giudicano le conseguenze (solitamente incerte) delle decisioni
alternative a partire da massime prestabilite (ivi, p. 190).
Cfr. ivi, p. 185.
AA.VV., Storia delle dottrine politiche, a cura di Gianluca Bonaiuti e Vittore Collina, Firenze, Le Monnier
universit; Milano, Mondadori education, 2010, p. 362.

31

maggior misura possibile di pari libert individuali73;


2.

Diritti fondamentali derivanti dallo sviluppo politicamente autonomo dello status di

membro associato nellambito duna volontaria consociazione giuridica74; cio a quale titolo si
appartiene a una certa comunit giuridica;
3.

Diritti fondamentali derivanti dalla azionabilit dei diritti e dallo sviluppo

politicamente autonomo della tutela giurisdizionale individuale75; ossia diritti ad agire in giudizio
per la tutela dei propri diritti;
4.

Diritti fondamentali a pari opportunit di partecipazione ai processi formativi

dellopinione e della volont; processi in cui i cittadini esercitano la loro autonomia politica e
attraverso cui producono diritto legittimo76;
5.

Diritti fondamentali alla concessione di quelle condizioni di vita che devono essere

garantite sul piano sociale, tecnico ed ecologico nella misura necessaria a poter ogni volta
utilizzare con pari opportunit, sulla base dei rapporti esistenti, i diritti civili citati nei punti da (1) a
(4)77.
Queste categorie di diritti dovrebbero garantire istituzionalmente che la statuizione delle
norme giuridiche avvenga attraverso i due livelli del discorso (quello informale dellopinione
pubblica e quello formalizzato degli organi preposti). Tuttavia essi non sono in grado di impedire
che gli attori facciano un uso strategico del discorso e che quindi disattendano i principi da cui
dipende la riuscita del processo di intesa e la qualit dellagire discorsivo (universalizzazione,
discorso, democrazia)
La sovranit popolare interpretata come necessit che la legittimazione del potere (visto
come necessario a garantire la cogenza del diritto) si radichi nella libert dei cittadini di prendere
parte alle pratiche discorsive. Se le dimensioni dello stato richiedono che il potere propriamente
decisionale sia demandato a una rappresentanza, la partecipazione dei cittadini garantita dal
mantenimento di sfere pubbliche autonome in cui le decisioni possano essere dibattute in modo
informale. Questa organizzazione delle pratiche discorsive si esplica principalmente nella
legislazione.
Anche la giurisdizione ha un carattere discorsivo. La necessit di tenerla separata dalla
legislazione difesa da Habermas sulla base del fatto che le due funzioni obbediscono a logiche
discorsive diverse perch orientate a scopi diversi (stabilimento delle norme e sussunzione di una
fattispecie concreta in una giuridica).
73
74
75
76
77

Jrgen Habermas, Fatti e norme..., cit., p. 148.


Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 149.
Ibidem.

32

Si visto come, seguendo Weber, Habermas ritenga che il potere amministrativo obbedisca a
una razionalit di tipo strumentale e sistemico. Le decisioni che ne determinano i fini spettano alle
pratiche discorsive dei cittadini e dei loro rappresentanti, ed bene che lapparato burocratico
interferisca il meno possibile in questi processi. La situazione opposta alimenterebbe quel processo
di assimilazione dellagire comunicativo in quello strumentale, in cui Habermas vede la principale
deriva della modernit.
La visione habermasiana della democrazia stata spesso assunta come punto di riferimento
dal pensiero neorepubblicano, sebbene egli labbia sempre intesa come terza rispetto alle forme
pure del liberalismo e del repubblicanesimo. Dalle prime si distingue per il fatto di ritenere il
processo decisionale democratico qualcosa di irriducibile al compromesso tra interessi
reciprocamente esclusivi, mentre rispetto al repubblicanesimo Habermas tende a ridimensionare il
ruolo dellidentit collettiva rispetto alla ricerca di principi universali, come mostra del resto la sua
tendenza a ritenere la morale come sovraordinata rispetto alle considerazioni etico-politiche e
pragmatiche, ritenute tuttavia necessarie al processo decisionale pubblico.
Conformemente allattitudine di Habermas a non contrapporre nettamente fatti e norme, ma a
cercare forme di coesistenza ed equilibrio, anche il suo modello di democrazia, detta discorsiva o
deliberativa, non proposto n come meramente descrittivo, n come ideale da opporre alla realt
di fatto, ma come principio intrinseco al processo democratico, che lattiva volont dei soggetti in
esso coinvolti hanno il dovere di rivitalizzare continuamente arginando, da un lato, le spinte
tecnocratiche verso la completa assimilazione delle pratiche discorsive nei sottosistemi economico e
burocratico, dallaltro, la minaccia che il peso rivestito da alcuni interessi economici porti a
uninsostenibile distorsione di quelle condizioni di equit che sole possono avvicinare la realt
dellagire comunicativo a quella condizione ideale che ne rappresenta lidea regolativa.

33

Parte Seconda
La Logica delle scienze sociali (1967)
Uno snodo particolarmente importante della biografia intellettuale di Habermas la sua
riflessione sullo statuto epistemologico delle scienze sociali, dove la sua ricerca di un approccio alla
teoria della societ, che risponda contemporaneamente allesigenza emancipativa e a quella del
rigore scientifico, si intreccia a un complesso esame comparativo dei principali indirizzi
epistemologici operanti nelle scienze umane. I tre saggi che compongono lopera Zur Logik der
Sozialwissenschaften, sono stati pubblicati in un numero speciale di Philosophische Rundschau
del 1967, e hanno avuto due edizioni in Italia, una del 1970, Logica delle scienze sociali, e unaltra
del 1980, allinterno del volume Agire comunicativo e logica delle scienze sociali, che integra lo
scritto del 1967 con alcuni saggi successivi78.

Scienze della natura e scienze della cultura


Il libro inizia lamentando labbandono della problematica del rapporto tra scienze naturali e
culturali, che ha condotto a ritenere ovvio il punto di vista positivistico. Lestensione del modello
nomologico ad alcuni campi delle scienze sociali ha dato risultati interessanti (psicologia,
sociologia, economia, politica). Ma lestraneit di questo approccio verso le scienze storicoermeneutiche, che si occupano dei risultati tramandati, pone interrogativi su cui Habermas
riflette.
Il problema non pi indagato sul piano della metodologia della ricerca, che d per acquisito
un dualismo basato sul semplice accostamento dei due piani:
Sia lepistemologia analitica, sia lermeneutica filosofica si ignorano a vicenda; le loro
discussioni non oltrepassano che di rado i confini dei loro settori, terminologicamente e
regionalmente divisi. Gli epistemologi relegano le discipline ermeneutiche nellmbito del
prescientifico; gli ermeneutici, al contrario, annoverano in blocco le scienze nomologiche nel
campo di una limitata e gi acquisita comprensione.79
Il proposito positivista di fare tabula rasa di tutto quanto non sia riducibile a una scienza del

78

79

Jrgen Habermas, Zur Logik der Sozialwissenschaften, Tubingen: J. C. B. Mohr, 1967, in Philosophische
Rundschau, XIV, Beiheft 5, febbraio 1967, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1970; 4. Aufl: Frankfurt am Main,
Suhrkamp, 1977; Erweiterte Ausgabe: Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1985; trad. it.: Id., Logica delle scienze
sociali, Trad. di Gabriele Bonazzi, Introduzione di Antonio Santucci, Bologna, Il Mulino, 1970; poi in Id., Agire
comunicativo e logica delle scienze sociali, trad. di Gabriele Bonazzi, a cura di Enzo Melandri, introduzione di Gian
Enrico Rusconi, Bologna, il Mulino, 1980. Per lindicazione dei luoghi si far riferimento a questultima edizione.
Ivi, p. 32.

34

comportamento empirico-analitica, generale e fondamentalmente unitaria80 si scontra con le


differenze profonde constatabili nei risultati raggiunti da questo approccio nei diversi campi:
In verit si hanno al proposito degli inizi soltanto in psicologia e in psicologia sociale. Le
ricerche in economia, nella misura in cui non appartengono alleconometria, si orientano verso il
modello di una scienza analitico-normativa, la quale presuppone ipotetiche massime dazione. Le
ricerche sociologiche si mantengono per lo pi nel quadro struttural-funzionale di una teoria
dellagire che non si lascia n ridurre a un comportamento osservabile, n ricostruire secondo il
modello di un agire razionale rispetto allo scopo. Molte ricerche di sociologia e di scienza della
politica sono infine orientate storicamente, senza assolutamente instaurare un rapporto con teorie
generali81.

Proposte neokantiane: Rickert e Cassirer


Per rintracciare il filo di un dibattito che possa nuovamente considerare il rapporto tra le due
epistemologie, Habermas si rif ai neokantiani, che approfondiscono la questione aperta da Kant,
relativa alla differenza tra il piano fenomemenico e quello noumenico. In modi diversi, sia Rickert
che Cassirer finiscono con il porre le scienze dello spirito su un piano trascendentale che non
consente al loro approccio di confrontarsi con la concreta prassi della ricerca sociale.
Rickert muove dalla critica kantiana ma ne restringe la pertinenza alle scienze naturali,
integrandola con la metodologia delle scienze dello spirito proposta da Dilthey:
Mentre i fenomeni, sussunti a leggi generali secondo le categorie dellintelletto, si
costituiscono come natura, la cultura si forma attraverso il rapportarsi dei fatti a un sistema di
valori82, che determina lindividualit di ciascun fatto. Nellimpossibilit di una scienza sociale
puramente idiografica, i valori mediano la comprensione di fatti irripetibili entro espressioni
generali, cio orientate verso il ripetibile83.
Ma la posizione di Rickert appare ad Habermas

indebolita dal fatto di fondarsi sulla

presunzione che un sistema di valori possa essere dedotto dalla ragion pratica.
Cassirer abbandona il riferimento ai valori in favore di quello alle forme simboliche. In tal
modo, partecipa alla svolta positivistica nellanalisi del linguaggio, che conduce dalla logica dei
giudizi alla grammatica degli enunciati. Egli per non si limita allanalisi dei rapporti formali
interni ai sistemi di segni utilizzati nel linguaggio ordinario o scientifico; ma vede nel livello

80
81
82
83

Ivi, p. 33.
Ibidem.
Ivi, p. 34.
Ivi, p. 35.

35

simbolico un medium per operazioni trascendentali84.


Linteresse di Cassirer si concentra perci sulla funzione del simbolo come mezzo in grado di
connettere lintuizione sensibile a tutto quanto ad essa inaccessibile: Lintelletto non pu
compiere da solo la sintesi dei fenomeni; ci vogliono i simboli per far s che, nel dato, traspaia la
traccia di un non-dato85.
Il costituirsi della realt fenomenica fatto coincidere con la rappresentazione simbolica, in
quanto funzione fondamentale della coscienza trascendentale86: Loggetto fenomenico non viene
pi immediatamente costituito con le categorie dellintuizione e dellintelletto, bens attraverso
unoperazione trascendentale riconoscibile nella sfera della sensibilit stessa: con la creazione di
simboli87.
Ciascuna delle quattro forme simboliche scienza, mito, religione, arte designa un
determinato modo di concepire spiritualmente, nel quale e mediante il quale costituisce ad un tempo
un aspetto specifico del reale88. In tal modo, Cassirer estende la critica della conoscenza
scientifica in senso stretto a una critica universale di tutti i fenomeni culturali89. Pur con diverse
configurazioni, ciascuna forma condivide con le altre ununica caratteristica di valore decisivo,
costituita dallavere in se stessa unattivit originaria formativa e non semplicemente
riproduttiva90, e perci unenergia autonoma dello spirito attraverso la quale la semplice esistenza
dei fenomeni acquista un significato determinato, un peculiare valore ideale91. Perci, tutte le
forme possono avanzare pretese di verit con egual diritto, e la scienza non pu rivendicare nessun
primato, in quanto la vera conoscenza si riscatta in riferimento alle condizioni trascendentali
della rappresentazione simbolica e non gi nel riscontro con il rappresentato 92. Daltra parte, sul
piano simbolico, gli enunciati sulla realt, prodotti dalle scienze nomologiche si pongono sullo
stesso piano del mito, dellarte e della religione che ugualmente, allinterno del proprio campo
specifico, rappresentano una realt compresa per selezione93: Il linguaggio delle forme simboliche
certamente pi ricco dei sistemi di segni costruiti per luso scientifico94.
Inoltre, le quattro forme simboliche non sono indagate su un piano storico evolutivo, ma sono
84
85
86
87
88

89
90
91
92
93
94

Ivi, p. 38.
Ivi, pp.38-39.
Ivi, p. 39.
Ivi, p. 38.
Ernst Cassirer, Philosophie der symbolischen Formen, vol. I: Die Sprache, Berlin, Bruno Cassirer 1923; Darmstadt,
Wissenschaftliche Buchgemeinschaft, 1954; Darmstadt, Primus Verlag 1997, Ripr. delled., Darmstadt 1954; ed. it.:
Filosofia delle forme simboliche, vol. I: Il linguaggio, trad. di Eraldo Arnaud, Firenze, La nuova Italia 1961, p. 10;
cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 39.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 38.
Ibidem.
Ivi, p. 39.

36

considerate co-originarie, per cui la scienza non pu rivendicare una maggiore maturit sulle altre
forme. Viceversa, la natura autoriflessiva delle scienze culturali le pone sul piano della filosofia.
Habermas osserva infatti che, se Rickert aveva cercato di mettere i due ambiti scientifici su
piani paralleli, Cassirer eleva le scienze dello spirito a metateoria, perch mentre Le scienze
nomologiche, allinterno di segni stabiliti in maniera formale, producono enunciazioni sulla realt,
le scienze della cultura si rifanno alle relazioni formali tra le forme simboliche95. Perci esse non
devono riferire un oggetto individuale a uno universale, come nella mediazione di Rickert con i
valori, ma solo analizzare le strutture simboliche dal punto di vista formale.
Ma se le scienze della cultura si risolvono nella filosofia delle forme simboliche, e le scienze
nomologiche esauriscono la propria validit entro una specifica forma simbolica equiparata a tutte
le altre, la disparit di piani non consente alle scienza delle formazioni culturali di avvalersi dei
metodi scientifici, di indagare cause e ricostruire leffettivo concatenamento degli eventi96. I
fenomeni culturali97 non sono equiparabili ai fenomeni empirici coi quali hanno a che fare le
scienze della natura98, ma sono piuttosto la condizione trascendentale affinch possa manifestarsi
a dei soggetti un mondo in generale99, e quindi quella stessa realt fenomenica su cui la scienza
nomologica costruisce i suoi enunciati.

Comprensione e spiegazione causale in Weber


A differenza di Rickert e Cassirer, Weber non interessato alla riflessione sulle scienze dello
spirito dal punto di vista della critica a della ragione, e quindi del passaggio da una ragion pura a
una storica, ma solo alla definizione di strumenti per spiegare la prassi della ricerca sociologica: Il
collegamento tra spiegare e intendere implica, tuttavia, regole completamente diverse, secondo che
si riferisca al complesso dei metodi, degli scopi o dei presupposti100. Come scrive lo stesso Weber:
La sociologia deve designare una scienza la quale si propone di intendere in virt di un
procedimento interpretativo lagire sociale, e quindi spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi
effetti101.
Dunque le azioni intese sul piano dei significati e delle motivazioni devono essere ricondotte
a ricostruzioni nomologiche della loro regolarit, la cui validit devessere per misurata anche sul
piano empirico.
95
96
97
98
99
100
101

Ivi, p. 40.
Ivi, p. 41.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 44.
Max Weber, Wirstschaft und Gesellschaft, Tbingen, 1922; trad. it.: Id., Economia e societ, Milano, 1961, vol. 1, p.
4; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 44.

37

Il primato che le azioni razionali rispetto allo scopo sembrano rivestire nelle analisi di Weber
si deve al fatto che la comprensione di uno scopo si presta meglio alla spiegazione dellagire come
scelta dei mezzi razionalmente pi idonei a realizzarlo. Le scienze sociali, come leconomia
politica, che si concentrano solo su azioni di questo genere, procedono in maniera analiticonormativa102.
Le azioni irrazionali rispetto allo scopo finivano per essere considerate da Weber come
deviazioni rispetto a quelle razionali. Ci ha indotto molti, e lo stesso Weber, a domandarsi se non
fosse possibile e utile fare a meno della comprensione del senso, come accadrebbe se le supposte
leggi, non importa se possano o no essere inoltre evidenziate motivazionalmente, venissero limitate
alle funzioni sussitenti fra le variabili descrittive del comportamento 103. Weber non ha escluso la
possibilit di una scienza simile, ma ha ritenuto che non si potrebbe includerla nelle scienze sociali.
Formulando spiegazioni causali e prognosi condizionate, la sociologia deve costruire un
sapere tecnicamente utilizzabile nella vita sociale. Da questo punto di vista, la comprensione del
senso sembra perci svolgervi un ruolo subalterno a quello della spiegazione.
Questa valutazione coesiste, nella produzione di Weber, con una di segno opposto per cui,
ogni processo conoscitivo, che muova dalla formulazione di ipotesi e passi attraverso la loro
verificazione, termina nella esplicazione di un senso, di un significato pratico per la vita 104.
Questa ambivalenza attribuita da Habermas al fatto che Weber non ha distinto con il dovuto
rigore la comprensione motivazionale, la quale ricostruisce il senso soggettivamente inteso di
unazione sociale, da una comprensione ermeneutica del senso, la quale si appropria di un
significato obiettivato in opere ed eventi105. Ci significa che, per un verso, la comprensione
motivazionale pu essere una semplice fase metodica di una scienza empirica che porta
allindividuazione di un sistema di leggi, non comprensibile dal punto di vista ermeneutico. Per
altro verso, nelle scienze sociali esiste una somiglianza di struttura tra il soggetto e loggetto del
conoscere, in quanto sia la conoscenza scientifica della realt106 che Il mondo sociale della
vita107 si presentano come strutture intenzionali. Perci la scienza nomologica dellagire sociale
pu servire sia allautocomprensione dei soggetti conoscenti e del gruppo sociale cui sono riferiti,
sia a formulare prognosi condizionate per il controllo di ambiti sociali amministrati108.
Questa ambivalenza si pu sciogliere con la dichiarazione degli interessi che guidano la
102
103
104
105
106
107
108

Ivi, p. 45.
Ibidem.
Ivi, p. 47.
Ivi, p. 48.
Ivi, p. 48.
Ibidem.
Ibidem.

38

ricerca. Ci reintroduce il tema, gi affrontato da Rickert, della relazione con i valori, che, si
estende innanzitutto non alla scelta di problemi scientifici, ma alla costituzione di possibili oggetti
dellesperienza che in generale rilevante per la ricerca delle scienze culturali 109. Ma, andando al
di l di Rickert, Weber rileva la necessit di mediare ermeneuticamente tra la relazione con i valori
propria del ricercatore e quella realizzata nelloggetto.
Weber esclude per che lindagine del valore che orienta la ricerca possa essere fatto oggetto
delle scienze sociali, limitandosi ad asserire il dovere delle scienze sociali di dichiarare questa loro
dipendenza.

Sociologia e storiografia
Oggi la sociologia orientata a unelaborazione dei propri dati che prescinde dalla specificit
di un contesto storico. Daltra parte, le scienze storiografiche liberano i soggetti illuminati dalla
forza spontanea delle tradizioni direttrici della condotta110, relativizzando ogni singolo fatto o
contesto.
Ritter ha collegato questa tendenza al sorgere della civilt industriale, in cui la societ
borghese, svincolandosi dalle tradizioni storiche, sembra fondarsi unicamente sulla volont
naturale dautoconservazione sul campo, per esso naturale, della soddisfazione del bisogno111. La
possibilit di trascendere una societ del genere e sottrarsi a una socializzazione integrale, lesiva
della soggettivit e libert dello spirito, offerta dal recupero del particolare con cui le scienze
storiche compensano allo svuotamento di significato delle tradizioni.
Per Shelsky, le scienze storiche non sono in grado di trascendere le coercizioni sociali
attraverso il recupero della tradizione, ma solo di ampliare per mezzo di esemplari il margine dei
possibili progetti dazione oltre lorizzonte dellimmediato presente 112, lasciando alle scienze
comportamentali il compito di guidare lagire in modo simile a come le scienze della natura
guidano nel dominio tecnico. Il confine dunque tra le scienze (storiche) dello spirito, da un lato, e
le scienze (nomologiche) sociali e naturali, dallaltro. La coscienza storica toglie ai contenuti
oggettivi della storia la loro portata coercitiva, mentre la societ moderna, divenuta post-istorica,
si lascia guidare dalle scienze nomologiche, eliminando ogni possibilit di influenza da parte di
personalit guidate da idee, cos come ogni necessit di doversi intendere storicamente nel fare e
nelloperare politico e sociale113.
109
110
111
112
113

Ivi, p. 49.
Ivi, p. 52.
Ivi, p. 53.
Ivi, p. 54.
Helmut Schelsky, Einsamkeit und Freiheit, Rowolst Deutsche Enkzyclopdie, Hamburg 1963, p. 280; cit. da
Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 55.

39

Per Habermas, le teorie di Ritter e Schelzky, esprimendo lautocomprensione positivistica


della nostra epoca114, senza poterla comprendere alla luce di una consapevolezza pi profonda,
finiscono per soggiacere esse stesse al corso storico in cui sono immerse, impedendo alle scienze
ermeneutiche lautocomprensione del nesso di tradizioni a cui appartengono. Questa rimozione
della storia pu indurre a uninterpretazione della vita sociale ridotta allambito funzionale
dellagire strumentale115, e guidata esclusivamente dalluso tecnico delle scienze nomologiche. Ma
le tecniche non sono in grado di orientare lagire, che richiede una cooperazione mediata da una
tradizione e un linguaggio comune116.
Lurto tra la razionalizzazione dispiegata nellagire tecnico e la decedente capacit prescrittiva
delle tradizioni pu indurre a ritenere che il progresso tecnico emancipi dalla storia. Ma questa
apparenza si deve alla rimozione degli interessi che orientano il progresso tecnico, rimozione di cui
Marcuse ha svelato il carattere ideologico. Il nesso tra uso della tecnica e prassi della vita richiede
di essere compreso e interpretato, e la razionalit di questo problema, riflette, per Habermas le
condizioni metodologiche per la possibilit di una scienza sociale capace di integrare tra loro il
procedimento analitico e quello ermeneutico117.
Anche i rivolgimenti, che nel XX secolo hanno mutato le coordinate del comprendere storico,
sono comprensibili, per Habermas, soltanto dal punto di vista storico. Ogni sistema di riferimento
pu essere veramente trasceso solo se fatto oggetto di conoscenza storica.
Schelsky cerca di svincolare il tema della libert delluomo dalla societ, dallautoriflessione
trascendentale, indicando nella scienza stessa lambito in cui possa formarsi oggi una cultura in
grado di assolvere al compito che un tempo fu della cultura umanistica, quello di sovranit
spirituale e morale di fronte alle coercizioni del mondo e della vita pratica118. Secondo Habermas,
per, in mancanza di una possibilit di autoriflessione delle scienze, la possibilit di superare la
nuova autoestraneazione119 delluomo pu nutrirsi soltanto dellindiscutibile speranza di una
nuova religiosit120.
Nel negare il dualismo delle scienze, il positivismo molto pi drastico di Schelsky, in quanto
nega validit scientifica allermeneutica e ascrive le scienze storicamente orientate alla logica della
scienza unitaria, la quale mette in relazione i sistemi enunciativi con i dati dellesperienza121. Il
114
115
116
117
118

119
120
121

Ivi, p. 56.
Ibidem.
Ivi, p. 57.
Ivi, p. 58.
Helmut Schelsky, Der Mensch in der wissenschaflinchen Zivilisation, Arbeitsgem. f. Forschung del Landes NRW,
96, Kkln, 1961, p. 37; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 59.
Ivi, p. 60.
Ibidem.
Ivi, p. 61.

40

dualismo ricondotto da Topitsch alla credenza estatico-catartica dellanima come separata dal
corpo. Dal mondo preistorico questa rappresentazione sarebbe passata alla filosofia grazie a
Platone, giungendo fino alla filosofia trascendentale di Kant, che distingue il mondo fenomenico,
governato dalla causalit, da quello noumenico della libert e delle leggi morali. Tuttavia, negare
validit al dualismo per questa via appare ad Habermas una petizione di principio, in quanto la
negazione di scientificit nei riguardi del sapere non fondato positivisticamente appare assunta gi
come presupposto. Inoltre, secondo Habermas, Topitsch non vede che i neokantiani propongono il
dualismo di scienze della natura e dello spirito, problematizzando la visione kantiana che al secondo
negava conoscibilit. Storia e natura possono essere perci ambedue oggetto di conoscenza,
distinguendosi per come metafatti e fatti: le teorie delle scienze naturali si presentano come un
sistema di enunciati su stati di cose, mentre gli stati di cose analizzati dalle scienze dello spirito
contengono gi la complessa relazione che sussiste fra enunciati e stati di cose122.
Perci La distinzione tra scienze nomologiche ed ermeneutiche non ha alcun rapporto
sistematico con il dissidio metafisico di natura e spirito123. Mead vede come la mediazione
trascendentale del linguaggio e del mondo della vita sociale conferisca ai fatti umani una posizione
particolare rispetto a quelli naturali.
Per Popper, spiegazione e prognosi sono processi simmetrici delle scienze nomologiche
(effetto-causa; causa-effetto). Perci tali scienze esaminano le leggi ipotizzate sulla base di prognosi
condizionate; Le scienze storiche, invece, si interessano della spiegazione di avvenimenti specifici:
esse presuppongono gi la validit di leggi pi o meno ovvie 124, che non sono vere e proprie
prognosi e quindi non approdano alla formulazione di leggi.
Nagel, approfondendo questa idea, chiarisce che nelle spiegazioni storiche il rapporto tra
determinate circostanze e azioni pu essere stabilito soltanto tra classi delimitate genericamente, per
cui la relazione tra eventi specifici pu essere oggetto solo di spiegazioni probabilistiche. La ricerca
delle condizioni determinanti di un evento, dovendo accontentarsi di condizioni necessarie, e mai
sufficienti, si arresta quando il giudizio personale dello storico, alla luce di assunzioni generali
(solitamente tacite) concernenti alcune delle condizioni sotto le quali quegli elementi
presumibilmente si presentano125, riesce a mostrare perch quegli elementi erano effettivamente
presenti126. Tali assunzioni, relative alle variabili fondamentali nei termini delle quali levento

122
123
124
125

126

Ivi, p. 63.
Ibidem.
Ivi, p. 64.
Ernest Nagel, The Structure of Science, New York, 1961; trad. it.: Id., La struttura della scienza, Milano 1968, p.
570; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 59.
Ibidem.

41

devessere compreso127, determinano la delimitazione dellevento stesso128 e la scelta degli


elementi in cui esso deve essere scomposto per essere spiegato. Le generalizzazioni dello storico
sono dunque gi presupposte. Andando al di l di quanto espressamente affermato da Nagel,
Habermas sottolinea come tanto le ipotesi probabilistiche su rapporti di variabili, quanto il giudizio
dello storico sulla delimitazione della ricerca si comprendono solo entro il quadro di una
ermeneutica filosofica.
William Dray nega che il Covering Law Model si possa applicare alla ricerca storica e illustra
la sua convinzione attraverso un dialogo immaginario tra uno storico e un logico, dove il primo
spiega un evento particolare come conseguenza di un altro evento e il secondo propone una serie di
spiegazioni generali accogliendo, nella forma logica della legge, le specificazioni che di volta in
volta lo storico suggerisce. Dray osserva che, sebbene laccettazione delle obiezioni dello storico
non inficino laspetto apparentemente nomologico della spiegazione generale, la serie delle
obiezioni dello storico estendibile allinfinito. Secondo Habermas, una spiegazione deduttiva
sarebbe possibile solo riferendo la spiegazione storica a una legge sociologica o di psicologia
generale. Ma ci potrebbe avvenire solo dopo che la ricostruzione storiografica fosse ultimata.
Popper esemplifica la spiegazione storica con la ricostruzione di un omicidio. Alcuni aspetti
della serie di eventi sono riconducibili a spiegazioni naturali. Ma per intendere il movente
dellomicida occorre dare spiegazioni che, a meno che non siano riconducibili a cause riferibili alla
patologia medica o a massime evidenti (come nei romanzi gialli), saranno uninfinita serie di ipotesi
in cui sono implicite proposizioni generali di validit provvisoria
Dray osserva che, se le spiegazioni fanno rifermento a un sistema di condizioni, necessarie e
non sufficienti, esse possono aver senso solo se quel sistema in qualche modo compreso. Lo
storico delimita il sistema di condizioni a cui fare riferimento e lavvenimento interpretato come
deviazione da una situazione generale (guerre, rivoluzioni). La relazione tra due eventi interpolata
dalla comprensione delle intenzioni:
Quindi la spiegazione non dice perch un avvenimento sia di fatto accaduto, ma dice come
sia stato possibile che un soggetto abbia agito cos e non altrimenti. In questo senso Dray fa una
distinzione tra how-questions e why-questions; la prima classe di questioni esige delle dispositional
explanations, laltra delle causal-explanations.129
Il tentativo che fa Popper di fondare le spiegazioni su ipotesi teoriche generali, sebbene
attento a distinguere tra ragioni per agire e condizioni per predire130, manca, secondo Dray, di
127
128
129
130

Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 73.
William Herbert Dray, Laws and Explanation in History, Oxford, 1964, p. 132; cit. da Habermas, Logica delle
scienze sociali, cit., p. 74.

42

distinguere tra spiegazioni fondate su leggi empiriche e spiegazioni relative a massime


dazione131. Nel secondo caso, infatti, questa universalit di ragione diversa dalla generalit di
una legge empiricamente convalidata132 perch il presentarsi di un controesempio non la falsifica.
Sviluppando la differenza tra logica del processo naturale e logica dellagire, Danto
contrappone spiegazione deduttiva e narrativa. In questultima la narrazione informa soltanto
sullinflusso modificante di avvenimenti che entrano in un mondo di vita sociale e assumono un
significato per dei soggetti agenti133.
Volendo tradurre le spiegazioni narrative in deduttive, Danto osserva come nella previsione di
eventi si introduca la variabilit dovuta alla creativit degli attori nello specificare, in base alla
complessa precomprensione134 data dal loro orizzonte di attesa, e cio entro il quadro
grammaticale della loro comunicazione linguistica135, una classe di comportamenti intesa in modo
pi generale. Habermas osserva che Danto non coglie come questa sua riserva infici il Covering
Law Model.
Daltra parte, per Habermas, la comprensione storica non riducibile alla comprensione dei
significati secondo una logica dellagire, ma questa devessere inserita nellanalisi del nesso
causale nel quale sono irretite le intenzioni136 che n i positivisti, n i loro critici hanno veramente
colto.
Esaminando il rapporto tra scienze nomologiche e scienze storiche nel dibattito
contemporaneo, Habermas osserva che la storia non pu accontentarsi di essere ridotta a un ambito
complementare alla sociologia e attuantesi mediante la mera sussunzione di casi particolari in leggi
generali elaborate dai sociologi. La storia infatti si trova sempre a esplicare nessi di significato.
Un esame dei vari tentativi di incrociare sociologia e storiografia, mostrerebbe secondo
Habermas come ciascun esperimento sia riconducibile di fatto soltanto a uno dei due ambiti. In
particolare, la sociologia si sarebbe mostrata inadatta a costruire teorie delle trasformazioni sociali e
a interpretare fatti lontani nel tempo, in quanto le sue categorie risultano modellate
sullautocomprensione della societ contemporanea.
Habermas indica tre posizioni sul rapporto tra sociologia e storiografia. Innanzi tutto vi
quella positivistica, secondo cui i due ambiti operano sussunzioni, ma con diverso grado di rigore: il
primo in forma di leggi, il secondo di generalizzazioni. Malewsky ritiene che le teorie sociologiche

131
132
133
134
135
136

Ivi, pp. 73-74.


Ibidem.
Ivi, p. 75.
Ivi, p. 76.
Ibidem.
Ivi, p. 77.

43

in senso stretto andrebbero ridotte alle scienze del comportamento 137, come la psicologia sociale.
Una seconda posizione afferma che il compito della sociologia consiste nella formazione di teorie
generali dellagire sociale e non del comportamento, sul piano quindi di quellastrazione che
consente di spiegare i fatti sociali nella dimensione dei processi storici 138. Per la terza posizione
La sociologia il tentativo sistematico di ricostruire il presente a partire dal passato 139, indagando
le tendenze di sviluppo in atto, per comprendere i conflitti e prepararne la soluzione pratica140.

Scienze normativo-analitiche e teorie della scelta


Habermas si volge quindi ad indagare le teorie dellagire sociale, cercando di capire se
possono essere avanzate indipendentemente da un sapere storico o includono sempre una
comprensione

del

significato

vincolata

una

situazione

ed

esplicitabile

soltanto

ermeneuticamente141. Tre sono le impostazioni rilevabili: esse appartengono o alle teorie della
scelta pura, o si mantengono nel quadro categoriale della teoria dellazione, oppure formano una
componente della scienza generale del comportamento142.
Lesame di queste tre impostazioni discute tre quesiti:
5)

se teorie, le cui ipotesi hanno il compito di spiegare lagire intenzionale, debbano

avere origine da massime dazione, o se invece possiamo rinunciare a questa impostazione


normativa a favore di unanalisi empirica dei contesti dazione143;
6)

se un procedimento empirico-analitico renda o no necessaria la riduzione dellagire

intenzionale a un comportamento stimolato144;


7)

rinunciando alla costruzione elementaristica di teorie scientifiche comportamentali a

favore del funzionalismo, a quali condizioni la ricerca sistemica, condotta con i mezzi delle
scienze sociali, possa contribuire, al di l di un sapere prescrittivo, allanalisi empirica delle
connessioni sociali145.
Lesplicitazione dei criteri metodologici, quandanche non riesca a orientare seriamente la
prassi della ricerca, ha unutilit intrinseca in quanto contribuisce allautocomprensione delle
scienze.
Lesame di Habermas prende le mosse dalla polemica metodologica sulleconomia che aveva
137
138
139
140
141
142
143
144
145

Ivi, p. 83.
Ivi, p. 84.
Ivi, p. 85.
Ibidem.
Ivi, p. 87.
Ivi, p. 88.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.

44

opposto Schmoller e Menger. Per i teorici, leconomia doveva essere una teoria matematica di
proposizioni assiomatico-deduttive, per gli storici, mirare alla comprensione concreta del
processo economico come un effettivo processo vitale della societ146. Gli storici evidenziano la
necessit di guardare allinterdipendenza delle azioni economiche e alla necessit di intenderle, cosa
non riducibile a un sapere matematico puro.
Per Jrgen v. Kempski Le espressioni matematiche, che si riferiscono direttamente alle
relazioni tra quantit dei beni e prezzi, rappresentano indirettamente le funzioni decisionali dei
soggetti agenti147. Si assume che lazione sia orientata da massime e si manifesti come agire
strategico, il solo descrivibile in termini normativo-analitici.
Kempski crede di poter estendere questo modello a tutte le teorie sociali, compresi il diritto e
letica. Il riferimento delle teorie sociali a massime si rif alla distinzione kantiana che vede nel
campo dellagire il regno della libert; infatti le massime sono norme a cui anche possibile non
conformarsi. Ci impedisce la formulazione di prognosi certe, ma consente solo lelaborazione di
modelli possibili148 e conferisce alle scienze sociali una problematicit diversa da quella delle
scienze della natura.
Lambiguit della proposta di Kempski individuata da Habermas nel fatto che in essa, da un
lato, le teorie sociali illustrano solo azioni possibili e non consentano la formulazione di prognosi,
dallaltro, esse vorrebbero dare informazioni descrittive, nella misura in cui il comportamento che
si sottrae allagire strategico interpretato come deviazione, in maniera analoga a come Weber
aveva interpretato il comportamento irrazionale rispetto allo scopo. Come ha osservato Hans Albert,
da questo tipo di ricostruzione si possono ricavare soltanto conseguenze formali, non proposizioni
di contenuto empirico passibili di controllo. Sulla scorta di questa critica al modello normativoanalitico, Emile Grunberg teorizza la necessit di passare a una sociologia economica fondata su
ipotesi empiricamente significative.
Ma, osserva Habermas, Linserimento delleconomia entro le scienze del comportamento di
stretta osservanza non coglie propriamente lintenzione della teoria economica149. La critica ai
modelli matematici delle teorie economiche ha senso solo in riferimento a unerrata
autocomprensione della prassi della ricerca economica, che pretende di dare informazioni su
uniformit empiriche150. La teoria di Kempski va intesa come il tentativo di interpretare la teoria
146
147
148

149
150

Ivi, p. 90.
Ibidem.
Jrgen v. Kempski, Zur Logik der Ordnungsbegriffe, besonders in den Sozialwissenscbaften, 1952, in Theorie und
Realitt, ausgewahlte Aufsatze zur Wissenschaftslehre der Sozialwissenschaften, Hrsg. von Hans Albert, Tubingen,
Mohr, 1964 ; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 92.
Ivi, p. 96.
Ibidem.

45

economica dal punto di vista della teoria della decisione151.


Habermas chiarisce perci il carattere scienze normativo-analitiche, la cui distinzione rispetto
alle scienze empirico-analitiche sembra sfuggire a Kempski: Procedono in maniera normativoanalitica quelle scienze le cui teorie includono ipotesi fondamentali di un agire idealizzato152, le
quali, diversamente dalle ipotesi condizionate, cio empiricamente controllabili153, non danno
informazioni su uniformit empiriche, ma solo un sapere tecnico di secondo grado relativo alla
scelta di strategie orientate a uno scopo, che presuppongono, alloccorrenza, luso di un sapere
tecnico di primo grado154.
Come hanno mostrato gli studi di Gerard Gfgen sulle teorie dei giochi, le teorie della
decisione non vanno confuse con le teorie delladattamento. Lagire strategico infatti mira alla
trasformazione della situazione in unaltra, la cui preferibilit dipende da un determinato sistema di
valori: La massima decisionale indica quale scelta si pu compiere tra strategie diverse in base alla
valutazione delle conseguenze155. La conclusione di Gfgen che linterpretazione logicodecisionale delleconomia non abbia contenuti empirici e quindi non offra un sapere tecnico di
primo grado. Tuttavia con i suoi imperativi condizionati, pu essere utilizzata a scopo prescrittivo e
collaborare come sapere di secondo grado allelaborazione di scelte.

Lapproccio comportamentista
Volgendosi a esaminare i modelli scientifici empirico-analitici, Habermas osserva che Oggi
esistono due approcci teoretici per unanalisi strettamente scientifica dei processi sociali: una
scienza generale del comportamento che prevale nelletologia e nella psicologia sociale, e una teoria
dellagire, che predomina nellantropologia culturale nella sociologia.156
Il primo approccio riuscito a stabilire, seppure in campi molto delimitati, teorie generali,
mentre il secondo solo generalizzazioni empiriche. Nella teoria dellazione, soltanto il significato
inteso dal soggetto agente apre adeguatamente laccesso a un comportamento che si orienti secondo
una situazione interpretata dallo stesso agente157
Laccesso ai fatti passa dunque non da unosservazione controllata ma dalla comprensione del
senso, con cui lazione intesa dal soggetto agente, e del sistema di scopi e valori che lo orienta.
Questo senso dato da connessioni di simboli, che possono essere intese solo attraverso la
151
152
153
154

155
156
157

Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 97.
Ibidem. Cfr. questa concezione dei gradi del sapere tecnico con i livelli di razionalit descritti da Habermas in
Theorie und Praxis: vedi supra, p. 6.
Jrgen Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 97.
Ivi, pp. 100-101.
Ivi, p. 101.

46

comunicazione, che pu anche essere unilaterale.


Caso limite dellagire intenzionale lagire strategico che si pu definire univocamente
come regola per ottenere dei massimi o dei valori ottimali a partire da grandezze misurabili o per lo
meno definibili comparativamente158. Le categorie di ricchezza e potere, alla cui massimizzazione
lagire strategico orientato, pur presentando variazioni, sono nel loro significato essenziale
concetti universali, la cui comprensione non richiede lo sforzo ermeneutico di comprendere le
tradizioni in cui sono di volta in volta formulati. Ogni altro caso richiede invece che lagire
sociale sia compreso in rapporto al sistema di modelli culturali trasmessi in cui si articola
lautocomprensione dei gruppi sociali159. Questa problematica ermeneutica ha spinto i positivisti a
ricercare un approccio teoretico che renda superfluo il principio dellinterpretazione soggettiva dei
fatti sociali160.
Esaminando lintendere motivazionale, Theodor Abel osserva che latto dellintendere consta
di due aspetti: Uno linteriorizzazione dei fattori osservati in una data situazione; laltro
lapplicazione di una massima di comportamento che rende rilevante la connessione fra questi
fattori161.
Questa operazione appare ovvia quando la massima di comportamento che viene interpolata
autoevidente. Ma spesso il comportamento appare guidato da modelli culturali e norme sociali162
che rendono problematica lindividuazione di una massima, la quale non pu essere trovata con
lintrospezione ma con unassimilazione controllata dalla comprensione ermeneutica163.
Questa distinzione tra comprensione ermeneutica del significato e comprensione
motivazionale messa in discussione da Habermas che afferma che i contenuti di significato
tramandati dalla tradizione entra a far parte delle intenzioni dei soggetti agenti e che, daltra parte
Le massime di comportamento non sono affatto date da qualcosa come unintrospezione, ma sono
piuttosto, sul piano della comprensione del simbolo, oggetti dellesperienza allo stesso modo che gli
eventi fisici sul piano dellosservazione diretta164.
Abel rivolge perci la propria analisi a dei modi di comportamento che possono essere
interpretati come adattamento di un organismo indigente a una circostanza e possono quindi essere
inseriti in uno schema di stimolo e reazione165: le condizioni di partenza sono interpretate come
158
159
160
161

162
163
164
165

Ivi, p. 102.
Ivi, p. 104.
Ibidem.
Theodor Abel, The operation called Verstehen, in Theorie und Realitt, cit., p. 181; cit. da Habermas, Logica delle
scienze sociali, cit., p. 105.
Ivi, p. 106.
Ibidem.
Ivi, p. 107.
Ibidem.

47

uno stimolo, il comportamento manifesto come reazione di adattamento stimolato e lo stato finale
come risultato di un comportamento stimolato166. Per Abel spiegazioni di questo genere possono
anche essere illustrate attraverso linterpolazione di una massima, che per, facendo rifermento a
comportamenti adattivi, risulter sempre banale e non bisognosa di indagine ermeneutica. Egli
ritiene che il comportamento adattivo possa essere interpretato come agire strumentale. Ma
Habermas osserva che lagire razionale rispetto a un fine rappresenta un caso limite dellagire e le
sue massime un caso limite delle norme dazione, le quali non sono affatto evidenti ma necessitano
di essere chiarite nel loro senso.
Abel ritiene che lintendere non possa sostituire losservazione empirica. Ma questo, osserva
Habermas, non lo sostengono neppure le teorie dellazione sociale, per le quali la comprensione
motivazionale pu al massimo condurre alla formulazione di ipotesi non al loro controllo empirico.
Solo questultimo pu aiutare a decidere tra interpretazioni concorrenti. Gi Weber aveva osservato
questa necessit di verificazione empirica167. Per Abel linterpolazione di una massima al
comportamento adattivo osservato, non una condizione necessaria del metodo ma solo
unaggiunta. Per Habermas la comprensione serve a formulare ipotesi di leggi sulla covarianza di
grandezze la cui regolarit devessere verificata empiricamente.
Per Nagel, limpostazione comportamentista non esclude lesistenza di una coscienza168,
ma fonda le ipotesi relative allagire sociale sul comportamento manifesto, ricostruibile senza
ricorso ad alcuna introspezione. La ricostruzione di un sistema di valori possibile solo quando le
attitudini, di cui quel sistema consta, sono state osservate attraverso la raccolta di dati sulle risposte
a determinati stimoli, e poi misurate nelle loro regolarit.
Per Habermas per, le proposizioni intenzionali non sono traducibili in un linguaggio
empiristico, perch le proposizioni empiriche devono soddisfare le funzioni di verit, per cui le
proposizioni incluse devono essere condizioni di verit dellasserzione. Ma le asserzioni
intenzionali constano di una parte proposizionale che non condizione di verit per lasserzione
complessiva: proposizioni relative a fatti non possono essere equiparate, da un punto di vista
rigorosamente logico, a proposizioni relative a proposizioni169, e dal punto di vista metodologico
rappresentazioni simboliche di avvenimenti non possono essere trattate come avvenimenti. Perci
non sostenibile la correlazione biunivoca, presupposta dal comportamentismo, tra eventi psichici e
contenuti intenzionali. Ci ha indotto alcuni comportamentisti a trattare la comunicazione
linguistica come comportamento adattivo, empiricamente osservabile e connesso causalmente agli
166
167

168
169

Ibidem.
Max Weber, Gesammelte Aufstze zur Wissenschaftslehre, Tbingen, 1922; trad. it.: Id., Il metodo delle scienze
storico sociali, Torino, 1958, p. 100; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 109.
Ivi, p. 110.
Ivi, p. 112.

48

altri tipi di comportamento.


Muovendo dalletologia animale, Morris ha interpretato il segno come tale da avere una
funzione volta a dirigere il comportamento nel processo di adattamento di organismi al loro
ambiente170: Se in una situazione data un evento A provoca un comportamento adattivo allo stesso
modo di un evento B, noi diciamo che A un segno per B171. La reazione ai segni determinata
dalle disposizioni di bisogno172. Gli stimoli sono detti segnali, se naturali, gesti se prodotti
dallinterprete.
Linsieme delle condizioni empiriche che consentono la prognosi della reazione a un dato
segno ne costituiscono il significato; questo ha valore semantico se identico per chi lo crea e per
chi lo interpreta; una comunit linguistica usa segni aventi lo stesso significato per tutti gli
individui, che ne fanno un uso scambievole soggetto a regole, mantenendone costante il significato.
Secondo Habermas, in questa riduzione del comportamento verbale a funzione del
comportamento adattivo173, Morris non distingue adeguatamente tra eguali risposte monologiche
a un simbolo e interazione linguisticamente mediata174, mentre, secondo la teoria di Mead, che
sviluppa quella di Morris, Un simbolo ha lo stesso significato per due individui se colui che parla
pu prevedere la reazione dellaltro allo stesso modo come questultimo pu a sua volta prevedere
lanticipazione del primo175; Il significato dei simboli definito da attese di comportamento non
da modi di comportamento176.
Con ci il focus si sposta sullintesa intersoggettiva, di cui losservatore deve in qualche
modo essere partecipe. La volont di spostare il significato in un campo oggettivo, da parte dei
comportamentisti, li ha portati a riconoscerlo nellidentit dei modi di comportamento
osservati177. Ma perch losservatore possa identificare come simili o addirittura uguali due
comportamenti, occorre che egli stesso possa seguire una regola di validit intersoggettiva178, e
che sia perci in possesso di una precomprensione.
Lunico modo attraverso cui il comportamentismo pu uscire da questa difficolt quella di
includere nelloggetto dellosservazione empirica anche il comportamento verbale del ricercatore.
Questo tentativo portato avanti da Burrhus Frederic Skinner, che formula una teoria
dellapprendimento linguistico in cui la genesi del linguaggio ricostruita in termini analitico170
171
172
173
174
175
176
177
178

Ivi, p. 113.
Ibidem.
Ivi, p. 114.
Ibidem.
Ivi, p. 115.
Ibidem.
Ivi, p. 116.
Ivi, p. 117.
Ibidem.

49

causali.
Criticando Skinner, Chomsky evidenzia come i concetti fondamentali dello studio del
comportamento, come stimolo e reazione, ricompensa e punizione, rafforzamento de
estinzione179, perdono di chiarezza se applicati alla comunicazione. Egli sottolinea inoltre come
Skinner abbia trascurato il ruolo che nellapprendimento linguistico svolto dalle regole
grammaticali, le quali non sono riducibili e interpretabili come regolarit nellassociazione di
reazioni comportamentali a stimoli esterni e nelle corrispondenti combinazioni di segni180, ma
esprimono un potenziale creativo, che consente, non solo di distinguere proposizioni giustamente
costruite da proposizioni errate, ma anche di creare o di capire, in situazioni date, nuove
proposizioni; e di produrre e intendere le ambiguit di significato, p. es. nelluso riflessivo,
metaforico o ironico181.
La capacit generativa del linguaggio resa possibile da una grammatica che appresa
nellinfanzia e che, una volta interiorizzata, a sua volta fissa le condizioni dei possibili processi di
apprendimento; fornisce le possibili forme di interpretazione della realt 182, quelle di cui anche
il behaviourista si serve per fissare le identit di comportamento e rilevarne le regolarit:
Lapprendimento linguistico si compie a un livello trascendentale, diverso dal livello dei processi
di apprendimento (comportamenti, disposizioni) linguisticamente gi condizionati183.
Per Chomsky esisterebbe nelluomo una sorta di linguaggio in generale che si determina
nellacquisizione di un particolare linguaggio. Pur non seguendo Chomsky in questo sviluppo,
Habermas sottolinea come Chomsky, evidenziando limprevedibilit della risposta verbale di ogni
soggetto a determinati stimoli, neghi in modo deciso la riduzione del linguaggio a comportamento
stimolato.
Habermas si sofferma poi sulla critica che Alasdair MacIntyre rivolge a Marx, Pareto, Weber
e alla loro idea che tra convinzioni soggettive e comportamento manifesto esista una relazione
causale, non importa in quale senso. Questo procedimento presupporrebbe una distinzione analitica
tra gli uni e gli altri. Invece, se le intenzioni possono essere studiate indipendentemente dalle azioni
in quanto veicolate da nessi simbolici, le azioni non sono comprensibili senza lintendimento delle
intenzioni che le guidano:
Le azioni esprimono o, meglio, rappresentano intenzioni cos come i segni linguistici i loro
significati. E come i segni non possono essere interpretati senza il contenuto simbolizzato, cos le
azioni non possono essere comprese senza il loro contenuto intenzionale, a meno che non si rinunci
179
180
181
182
183

Ivi, p. 119.
Ivi, p. 120.
Ibidem.
Ivi, p. 121.
Ibidem.

50

a identificarle come segni o come azioni. Ma se le intenzioni, indipendentemente dalle azioni,


appaiono soltanto in espressioni linguistiche, il rapporto tra idea e comportamento riproduce
anzitutto la relazione tra il senso simbolizzato e quel comportamento osservabile, che noi riteniamo
possa essere interpretato come agire. Questa relazione non empirica, bens logica184.
Perci il rapporto tra idee e comportamenti non si pu indagare sul piano empirico-analitico,
ma solo su quello ermeneutico, controllando se lintenzione assunta in via ipotetica, che consente
di costruire un comportamento osservato come agire, possa essere formulata in proposizioni che si
accordino con le idee espresse o riferite185.
In questa relazione tra agire intenzionale e proposizioni che esprimono le intenzioni, che fa
coincidere i confini dellagire con quelli del linguaggio, Habermas vede negata la riduzione
dellagire intenzionale a comportamento stimolato. Il successo dellapproccio comportamentista in
alcuni campi si spiega, secondo Habermas, separando la strategia delle scienze comportamentali
dalla loro dichiarata autocomprensione186.
Infatti, Il programma delle scienze comportamentali, secondo cui il comportamento
andrebbe studiato prescindendo dai significati accessibili attraverso una presunta introspezione
pura187, si scontra con il fatto che nellimpostazione teoretica si introdotto un pregiudizio a
favore delle connessioni intenzionali: il comportamento stesso vien definito come comportamento
comprensibile che solo in apparenza oggettivo. Il comportamento sempre interpretato nel
quadro di una situazione che noi interpoliamo in base a esperienze personali188.
Questo riferimento alla propria esperienza non una mera aggiunta ma fornisce in anticipo il
criterio per la delimitazione della classe di avvenimenti che si possono interpretare come
comportamento189 e consente la formazione di ipotesi: Le ipotesi delle scienze comportamentali
non possono riferirsi ad avvenimenti completamente privi di contenuti intenzionali190.
Linsufficienza dellapproccio comportamentista per Habermas la conseguenza del fatto che
Soltanto lautonomizzazione dei contenuti intenzionali nel linguaggio rende possibile lagire191:
Su questo stato di cose si basa la teoria dellazione, supponendo che il decorso di unazione debba
esser compreso a partire dallinterpretazione del soggetto agente: il motivo dellazione si sposta sul
piano del sistema di impulsi al piano della comunicazione linguistica.192
184
185
186
187
188
189
190
191
192

Ivi, p. 124.
Ibidem.
Ivi, p. 125.
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 126.
Ibidem.
Ivi, p. 127.
Ibidem.

51

A rendere possibili teorie scientifiche del comportamento umano proprio il legame che
lautocomprensione del comportamentismo non fa emergere, con una precomprensione, articolata
nel linguaggio ordinario, di esperienze comprese nel nostro mondo della vita sociale193.

Lapproccio funzionalista
In genere la sociologia comprendente non spinge lanalisi delle tradizioni e la connessa
ermeneutica linguistica oltre un certo limite, ma, presupponendo il lavoro delle scienze
ermeneutiche, si occupa delle tradizione culturale e dei sistemi di valore solo nella misura in cui
questi sono riusciti ad avere forza normativa per lorientamento dellagire194.
Teorie generali dellagire costruite sui valori istituzionalizzati si distinguono dalle scienze del
comportamento perch riconoscono le norme come nessi istituzionalizzati di significato che non
possono essere sufficientemente espressi in variabili di comportamento osservabile 195; ma non si
arrestano al solo nesso logico di significati simbolizzati196, in quanto avanzano ipotesi circa il
nesso empirico di norme vigenti197. Tale nesso oltrepassa il senso soggettivamente inteso dagli
attori sociali, ma ha tuttavia un carattere intenzionale latente che la ricerca deve rendere esplicito e
tale da spiegare covarianze di regole grammaticali, di ruoli sociali e di condizioni empiriche198:
Lipotesi funzionalistica proietta il nesso sistematico nella realt stessa e non lo pone solo a scopo
di analisi. Essa permette inoltre di interpretare come fornito di senso lusuale nesso funzionale tra le
singole variabili, formulato in enunciazioni di leggi, a partire da un pi ampio nesso funzionalistico
della conservazione del sistema199.
La filosofia della storia pretende di spiegare come azione intenzionale di un soggetto
collettivo, che oltrepassa gli individui agenti, sia lagire strumentale, con il modello dellartigiano,
sia lagire comunicativo, mediante il modello scenico. Il modello generalmente adottato dalle
scienze sociali orientate in senso funzionalistico invece quello biologico, secondo cui un
organismo agisce in conformit a uno scopo, ma inconsapevolmente. Diversamente dai modelli
adottati dalla filosofia della storia, quello biologico pu fare a meno dellipotesi di un soggetto
agente. Il contributo che ciascuna componente della societ d al mantenimento della struttura
detto funzione.
Per Parsons interpretare le norme sociali che istituzionalizzano i modelli o i valori
193
194
195
196
197
198
199

Ivi, p. 128.
Ivi, p. 129.
Ivi, p. 130.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 131.

52

culturali200 come strutture in sistemi autoregolati

201

il solo modo per fare ipotesi sul nesso

empirico e comprensibile di attese di comportamento organizzate202. Le istituzioni, stabilendo


ruoli e norme203 per gli individui, mediano i valori orientanti lazione con le posizioni
interpretate del bisogno204, assicurando lintegrazione tra le norme e i ruoli definiti dalla tradizione
culturale, da un lato, e le energie istintuali, dallaltro.
Adottando un linguaggio cibernetico, Parsons ritiene che lo stato del sistema possa essere
descritto sulla base di variabili che misurano il livello di soddisfazione di quattro esigenze:
2.

raggiungimento di una meta,

3.

adattamento,

4.

integrazione,

5.

mantenimento del modello205

Il meccanismo di conservazione dellequilibrio del sistema si serve di queste dimensioni come


valori di controllo. Secondo il suo modello cibernetico, lequilibrio mantenuto grazie a mezzi
come il denaro, il potere e la pubblica opinione, che guidano le istituzioni affinch siano rispettati i
quattro valori di controllo.
La critica di Hempel e Nagel allapproccio funzionalista evidenzia come la sua riuscita debba
sempre soddisfare due condizioni: la delimitazione empiricamente sicura di un sistema e
lidentificazione di un determinato stato del sistema, e in pi lipotesi che il sistema tenda a
mantenersi in questo stato di equilibrio206.
La spiegazione funzionalistica, che consente di identificare le conseguenze di un evento sul
mantenimento del sistema, esprime, in termini teleologici, un nesso causale, empiricamente
controllabile, tra grandezze identificabili207, che pu essere espresso anche in termini non
teleologici, come indicazione delle condizione sufficienti per lequilibrio del sistema. Ma lo stesso
Nagel osserva che le due spiegazioni differiscono perch quella teleologica evidenzia il contributo
che processi specifici danno al sistema globale, mentre quella non teleologica si concentra sulle
condizioni di avvio o persistenza di processi specifici e considera i tratti distintivi di totalit
complesse come dipendenti da quelle che vengono assunte come caratteristiche dei fattori
elementari 208.
200
201
202
203
204
205

206
207
208

Ivi, p. 133.
Ivi, p. 134.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Talcott Parsons, An Approach to Psycological Theory in Terms of the Theory of Action, in Psychology, a cura di
Sigmund Koch, New York, 1959 p. 631; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 135.
Ivi, p. 136.
Ivi, p. 137.
Ernest Nagel, The Structure of Science, cit., p. 432; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 137.

53

Svuotando di significato il fine a cui la spiegazione funzionalistica indirizza lautoregolazione


del sistema, i positivisti considerano quellapproccio niente pi che una strategia di ricerca utile alla
formulazione di ipotesi. Ma in tal modo non si valorizza il contributo che, grazie alla pretesa di
rendere manifesta lintenzionalit del sistema, il funzionalismo pu avere nella spiegazione
empirica del nesso tra fatti sociali.
Tuttavia, la critica dei positivisti mette in luce problemi fondamentali:
Un essere organico per natura un sistema delimitato; e lo stato in cui un organismo
riproduce la propria vita facilmente identificabile attraverso una serie di processi importanti dal
punto di vista vitale (metabolismo)209; nelle scienze sociali invece ci si potrebbe ottenere soltanto
mediante unabile definizione210. Inoltre non semplice identificare cosa sia uno stato di
equilibrio in ambito sociale, perch non pu essere la mera sopravvivenza, insufficiente alla
conservazione dei sistemi sociali. Quali funzioni mantengono lequilibrio al pari del metabolismo in
biologia?
Il problema, secondo Habermas, che Parsons considera i valori di controllo dello stato del
sistema come dati insieme ai valori culturali. I parametri per determinare i valori ottimali e
controllare cos lo stato del sistema, mentre nellorganismo naturale sono osservabili, nelle
organizzazioni potrebbero solo essere stabilite attraverso una discussione pubblica.
Sulla base di queste considerazioni, Habermas conclude che ci che Parsons propone con
intendimento empirico-analitico, si trasforma in una ricerca sistemica che studia il funzionamento di
apparati sociali con uno scopo sistemico pragmaticamente presupposto211, come accade nella
ricerca economica, dove i valori di controllo sono fissati dal punto di vista pragmatico 212, e senza
che si possa perci individuare descrittivamente uno stato di equilibrio213.
Confrontando lapproccio funzionalistico al paradigma delle scienze normativo-analitiche,
Habermas osserva che nel primo Gli imperativi tecnici assumono il ruolo logico che nelle teorie
dellagire strategico hanno le massime ipotetiche214, e che perci anche la ricerca di sistema
produce, al pari della teoria della decisione, delle informazioni applicabili in maniera prescrittiva,
cosa che abbiamo chiamato sapere tecnico di secondo grado215.

209
210
211
212
213
214
215

Ivi, p. 139.
Ibidem.
Ivi, p. 142.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.

54

La problematica del comprendere


Constate le insufficienze dei vari indirizzi esaminati fin qui normativo-analitico,
comportamentista, funzionalista e come ciascuno di essi risulti in definitiva bisognoso di essere
integrato da un approccio rivolto alla comprensione del senso, Habermas osserva come linteresse
per questo problema appaia circoscritto al campo dinteresse della filosofia tradizionale, per lo pi
di derivazione idealistica o ermeneutica, e non sia stato perci adeguatamente tematizzato
allinterno di una riflessione metodologica sulle scienze sociali. Volendo superare questo limite, in
direzione di una sociologia comprendente che possa integrarsi con una ricostruzione dei nessi
causali tra fatti sociali linguisticamente compresi, Habermas esamina tre approcci in cui lindagine
sul mondo sociale della vita si apre allautoriflessione sulle strutture intersoggettive della
conoscenza216:
Lapproccio fenomenologico conduce verso unindagine della costituzione della prassi
quotidiana di vita. Lapproccio linguistico si accentra sui giochi linguistici, che a loro volta
determinano in maniera trascendentale anche le forme di vita, Lapproccio ermeneutico, infine,
permette di comprendere le regole linguistico-trascendentali dellagire comunicativo a partire da un
nesso obiettivo di tradizioni operanti: e con ci si oltrepassa il quadro logico-trascendentale.217
Lapproccio fenomenologico parte dallesame delle interazioni quotidiane in cui gli uomini si
rapportano con altri uomini, in una maniera che completamente diversa da quella che si ha nel
rapporto con le cose poich si instaurano ruoli e aspettative218.
Nellapproccio linguistico, Il concatenamento delle intenzioni spiegato attraverso una
analisi logica dei significati linguistici219: lintersoggettivit non si produce pi in base alle
prospettive reciprocamente delimitate di un mondo della vita, ma data insieme alle regole
grammaticali delle interazioni guidate da simboli220.
Lapplicabilit dellapproccio linguistico

alle scienze sociali appare per ostacolato

dallirriducibile pluralit e diversit dei giochi linguistici. Un tentativo di superare questa difficolt
216

217
218
219
220

Gian Enrico Rusconi, Introduzione a Jrgen Habermas, Agire comunicativo e logica delle scienze sociali, cit., p. 14.
La base di esperienza caratteristica delle teorie dellazione potrebbe piuttosto esser dapprima studiata sotto il punto
di vista trascendentale: a quali condizioni si costituiscono in generale le esperienze comunicative. Il punto di
partenza di tali analisi non tanto la situazione della ricerca, quanto piuttosto la rete di interazioni in cui
impegnata anche la prassi di ricerca. Si tratta qui delle condizioni trascendentali dellintersoggettivit in generale di
sistemi dazione mediati linguisticamente, cio della struttura logica del mondo della vita sociale, che, per la ricerca,
presenta un duplice valore posizionale. Da un lato, esso lambito oggettuale della ricerca; a questo riguardo una
indagine trascendentale fornisce informazioni sulle strutture della realt prima di qualsiasi analisi empirica.
Dallaltro lato, per, il mondo della vita sociale anche base dellindagine stessa; a questo riguardo unindagine
trascendentale consente lautoriflessione dei metodi impiegati (Jrgen Habermas, Logica delle scienze sociali, cit.,
p. 157).
Ibidem.
Cfr. ivi, p. 172.
Ivi, p. 186.
Ivi, p. 187.

55

data dalla linguistica generale, cio dal tentativo di costruire una metateoria dei giochi linguistici.
Una soluzione alternativa per riaffermare lunit dellesperienza linguistica e la traducibilit
dei contenuti dalluna allaltra data dallermeneutica. Come scrive Gadamer, Lesperienza
ermeneutica il mezzo attraverso cui la ragione si sottrae alla prigionia del linguaggio, e tale
esperienza si costituisce a sua volta come linguaggio221.
Ciascuna lingua, sebbene in un modo che le peculiare, in grado di esprimere ogni
contenuto possibile. Questa unit sottostante alla molteplicit dei linguaggi specifici rende
comprensibile e quindi traducibile ogni espressione linguistica. Perci lermeneutica non si
sofferma nella descrizione puntuale delle varie grammatiche ma riflette sulla tendenza
allautotrascendimento che in ognuna di esse e che si manifesta nella traducibilit.
Infatti la traduzione non per Gadamer una trasformazione secondo regole generali, bens un
opera di elisione delle particolarit delle singole lingue in cui si attinge luniversale unicit del
linguaggio. La traduzione possibile quando si padroneggia bene la propria lingua e interviene
quando nella comunicazione tra lingue differenti si evidenzia un disturbo, in maniera non troppo
dissimile da quanto accade a volte nel medesimo contesto linguistico. un processo che ha come
obiettivo lintesa: le regole che rendono possibile il consenso rendono anche possibile affrontare e
superare situazioni di intesa disturbata.
Wittgenstein, che aveva compreso la funzione della lingua di socializzare gli individui, non
aveva compreso che le regole della comunicazione linguistica contenessero anche la possibilit
della loro autointerpretazione. Per Gadamer invece lapplicazione delle regole consente anche la
loro modifica.

La sociologia come teoria del presente


Lattivit attraverso cui lermeneutica riannoda i frammenti in cui la comunicazione
linguistica continuamente si interrompe, in continuit con quanto fa la stessa trasmissione storica
della cultura e della lingua, che un processo di socializzazione continua, che non si possiede mai
una volta per tutte. Tuttavia, secondo Habermas lautocomprensione dellermeneutica non arriva a
chiarire del tutto la forza trascendente della riflessione che anche in essa lavora222.
Il continuo trascendimento della tradizione che lermeneutica fa ricondotto da Gadamer alla
tradizione stessa, continuazione della tradizione. Habermas concorda nel ritenere il linguaggio
221

222

Hans-Georg Gadamer, Wahrheit und Methode. Grundzuge einer philosophischen Hermeneutik, Tubingen, J. C. B.
Mohr (Paul Siebeck), 1960; 2. aufl: Tubingen, Mohr, 1965; Id., Verita e metodo, a cura di Gianni Vattimo,
traduzione dal tedesco di Gianni Vattimo, Milano, F.lli Fabbri, 1972, p. 462; cit. da Habermas, Logica delle scienze
sociali, cit., p. 221.
Ivi, p. 256.

56

una specie di meta-istituzione, da cui dipendono le istituzioni sociali223 e in cui prendono forma le
interazioni di cui consta lagire sociale. Ma Il linguaggio anche un mezzo di dominio e di potere
sociale224, un potere cio, che va al di l del sistema di regole interpretabile mediante la
comprensione delle tradizioni. Sviluppando lermeneutica in direzione della critica dellideologia,
Habermas ritiene che il perpetuarsi della tradizione e limpossibilit di guadagnare un punto di vista
riflessivo rispetto al linguaggio impedisce allermeneutica di vedere i rapporti di dominio che il
linguaggio implicitamente legittima.
Ad esempio, il linguaggio della scienza interpreta la realt dal punto di vista della sua
disponibilit tecnica. Per quanto il linguaggio tecnico scientifico sia un sottosistema del linguaggio
ordinario, esso retroagisce modificando anche qual metalinguaggio ultimo. Per questa via, il
linguaggio si rende veicolo ideologico dei rapporti di potere che governano il lavoro sociale, ossia
lambito dellagire strumentale in cui luomo dispone della realt.
La sociologia non pu limitare il suo lavoro alla comprensione ermeneutica dei significati, n
ridurre lagire sociale a comportamento stimolato, senza comprendere le mediazioni linguistiche.
Avvicinando i due approcci, essa deve attingere un livello in cui la tradizione non sia lambito
invalicabile in cui il linguaggio si modifica, ma sia possibile osservare empiricamente come i tre
elementi del nesso sociale tradizione, lavoro e dominio concorrano a modificare la concezione
del mondo, veicolata dal linguaggio, e lagire: Linfrastruttura linguistica della societ il
momento di un nesso, il quale, quantunque simbolicamente mediato, si costituisce mediante
costrizioni reali225, sulla natura esterna e sulla natura interna.
La sociologia non pu essere solo comprendente e non pu deformare lagire sociale e la sua
mediazione linguistica, riducendolo a comportamento stimolato. Malgrado i limiti riconosciuti a
una sociologia esclusivamente comprendente, Habermas apprezza alcune espressioni maturate nella
scuola dellinterazionismo simbolico, come quella di Anselm Strauss, il quale concepisce lagire
sociale a partire da una successione di interpretazioni226. La vita del singolo, come quella delle
societ, concepita come un continuo sforzo ermeneutico, con cui essi modificano e ampliano
continuamente il linguaggio che ricevono dalla tradizione per adattarlo alle situazioni nuove e
affrontare le difficolt che ne conseguono. Questo sforzo di dar vita a nuove interpretazioni con
terminologie che sostituiscano quelle ormai inadeguate, presentato da Strauss come un ciclo di
estraneazione e riconquista di identit.
Lo svolgersi di questo processo nella vita dellindividuo descritto da Strauss in termini
223
224
225
226

Ibidem.
Ivi, p. 256.
Ivi, p. 258.
Ivi, p. 260.

57

sociopsicologici. La messa in discussione dei termini inadeguati si compie come battaglia


retorica227 contro gli oppositori del cambiamento, sentiti come bugiardi o manipolatori228 e vede
lindividuo mettere in discussione i suoi stessi scopi. Non potendo pi credere a spiegazioni un
tempo credute, egli ha perduto un mondo229, spiritualmente spodestato230. Ma riguadagna un
nuovo mondo e una nuova identit accogliendo le contro-spiegazioni, o inventandone di nuove lui
stesso. Nella ricerca di una via di uscita alla propria alienazione, lindividuo scopre che altri
affrontano problemi analoghi, e con essi costituisce nuove identit collettive, nuovi linguaggi e
filosofie in grado di elaborare un nuovo modo di cogliere i significati e i fini della vita umana231
Tuttavia, anche una teoria come questa, che mette in evidenza la complessit dellintreccio tra
trasformazioni linguistiche e mutamento sociale, appare ad Habermas chiusa nellassolutizzazione
del linguaggio e incapace di trascendere lorizzonte filosofico per cui il mutamento si produce come
continuo processo ermeneutico. I limiti di una sociologia linguistico-comprendente sono indicati da
Habermas nel fatto di far coincidere lagire sociale con linterpretazione e lorientamento dello
stesso soggetto agente. Infatti Strauss ammette esplicitamente che Lasserzione verbale (detta a se
stesso, o pi usualmente, semplicemente pensata) parte integrale dellintera attivit232. Una
sociologia

comprendente come questa, le cui spiegazioni coincidono con una descrizione

linguistica e uninterpretazione ermeneutica233, non pu dare spiegazioni causali e fondare una


scienza nomologica.
Ponendosi su un piano molto vicino a quello di Strauss, Ayer ha criticato la separazione di
motivi e cause, formulata dapprima da Wittgenstein e poi sviluppata da altri, secondo cui, mentre
causa ed effetto sono reciprocamente distinguibili, la motivazione non estranea allazione. A
questa tesi Ayer oppone una riproposizione dellidea fisicalistica che riduce lintenzionalit a
disposizioni, bisogni radicati negli organi e manifestati dal comportamento osservato, identificabili
perci con la causa del comportamento motivato234. Per Habermas lidentificazione di stati
organici con motivi dellagire sociale impossibile senza riferirsi a un qualche ordine di senso
interpretabile linguisticamente.
Lapproccio di Ayer si deve al fatto che egli non considera in tutta la sua portata la differenza
tra unazione sociale e un qualsiasi evento osservato, riducendo tutto a movimenti di corpi. Se un
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228
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234

Anselm L. Strauss, Mirrors and masks. The search for identity, Glencoe, Free Press, 1959, p. 38; cit. da Habermas,
Logica delle scienze sociali, cit., p. 261.
Anselm L. Strauss, Mirrors and masks..., cit., p. 38; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 261.
Anselm L. Strauss, Mirrors and masks..., cit., p. 38; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 261.
Anselm L. Strauss, Mirrors and masks..., cit., p. 38; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 261.
Anselm L. Strauss, Mirrors and masks..., cit., p. 39; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 261.
Anselm L. Strauss, Mirrors and masks..., cit., p. 51; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 263.
Ivi, p. 263.
Ivi, p. 264.

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determinato movimento, ad esempio un gesto, assume diversi significati a seconda dei sistemi
normativi in cui sottoposto, e pu essere descritto con rifermento a quelle norme, in maniera non
soddisfacente per la scienza, esso, secondo Ayer, non cessa per questo di essere quel dato
movimento osservabile, la cui spiegazione causale non pu e non deve far riferimento alle norme
sociali. Con questa riduzione il problema non si risolve ma semplicemente cessa di investire il
rapporto tra stati organici e motivi dellagire, e diventa quello di decifrare come azione sociale la
successione dei movimenti fisici235.
Una diversa alternativa alla sociologia linguistico-comprendente Il concetto freudiano di
motivo inconscio236, che, in quanto bisogno linguisticamente mediato, si presta a una comprensione
ermeneutica, e tuttavia non coincide con la motivazione dichiarata dal soggetto: Essi sono
disposizioni acquisite in situazioni acquisite di rifiuto e di conflitto237, che, agendo su un piano
diverso dallautoconsapevolezza del soggetto, sono identificabili come cause. Il lavoro ermeneutico
che lanalista rivolge ai sogni e agli atti mancati, ristabilisce la relazione causale che il motivo
inconscio ha con il comportamento e che non potrebbe emergere con la sola osservazione empirica.
MacIntyre problematizza lutilizzo del motivo inconscio nella spiegazione causale, in quanto
esso un motivo interpretabile linguisticamente come ogni altro e non il solo tipo di motivo di cui
il soggetto possa rifiutare inizialmente laddebito. Anche la psicoanalisi deve condurre il paziente a
riconoscere lintenzione interpretata dallanalista, ma la correttezza dellinterpretazione non data
dalla mera confessione del paziente. corretta linterpretazione che il paziente confesserebbe se
determinate condizioni non glielo impedissero, e ci rimanda a un nesso causale di tipo differente.
Ci che lanalista fa non far emergere una causa, ma fornire una terminologia con cui il paziente
interpreta la propria vita. Entrato in possesso di nuovi codici, il paziente pu perci formulare
nuove motivazioni.
In maniera assai prossima allimpostazione fisicalista di Ayer, MacIntyre riporta la
spiegazione causale a una serie di spiegazioni chimiche e finalmente fisiche238, che
verosimilmente la neurofisiologia del futuro sar in grado di descrivere in modo esaustivo. Ma una
tale conoscenza, per quanto disponibile per un uso tecnico nei processi naturali, non avrebbe alcuna
utilit nella prassi della vita, dove invece lindagine ermeneutica della psicoanalisi interviene con
una spiegazione simile a quella che ci d il romanziere piuttosto che lo scienziato239.
Tale lettura per piuttosto contrastante con la cornice concettuale data da Freud alla
235
236
237
238

239

Ivi, p. 266.
Ibidem.
Ivi, p. 267.
Alasdair C. MacIntyre, The unconscious. A conceptual analysis, London, Routledge & Kegan Paul; New York,
Humanities press, 1958, p. 97; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 269.
Alasdair C. MacIntyre, The unconscious..., cit., p. 98; cit. da Habermas, Logica delle scienze sociali, cit., p. 269.

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psicoanalisi e con la sua pretesa di aver costruito con essa una teoria generale. Da questo punto di
vista, mentre linterprete tende a far coincidere il testo con la sua precomprensione ermeneutica,
diversamente, il lavoro dellanalista riporta il suo oggetto, cio la biografia del paziente, a un
quadro interpretativo fissato, in quanto risultante dallaccumulo di esperienze cliniche. Questa
rigidit del quadro interpretativo offre i vantaggi del nesso esplicativo funzionalistico, in quanto le
differenti variabili possono essere analizzate nel complesso in dipendenza dal sistema240. Ma, nel
quadro psicoanalitico, lorganizzazione degli eventi elementari non rivolta alla razionalit rispetto
a uno scopo o al comportamento adattivo, come nel funzionalismo classico, bens alla realizzazione
di un senso.
Tale senso non dunque n un mero scopo, n il semplice mantenimento di stato del sistema,
bens il racconto integrale della propria vita, a cui il paziente perviene dopo che la riflessione,
aiutata dal dialogo con lanalista e dal suo lavoro di ricomposizione di un quadro frammentario, si
rende consapevole di tutte le identificazioni ed estraneazioni attraverso cui passato il suo percorso
di formazione. Le interpretazioni suggerite dallanalista, miranti a consentire il racconto di una
storia che il paziente non ancora in grado di raccontare, trovano conferma nella riuscita
continuazione di un interrotto processo formativo241. Linsuccesso della terapia non pu per
fungere da criterio di falsificazione delle ipotesi psicoanalitiche nello stesso modo in cui
linsuccesso di applicazioni tecniche della scienza naturale falsifica le teorie di questultima.
Lesperienza riflessiva di cui il processo analitico consta peculiare sia rispetto allosservazione
controllata, sia rispetto allesperienza comunicativa: Le condizioni di insuccesso terapeutico
devono potere esser chiarite teoreticamente242; ma questo possibile solo in una situazione di
riuscita, in quanto la situazione patologica si esprime proprio nella resistenza al compimento di
quella riflessione.
invece possibile verificare separatamente la validit di singole ipotesi della cornice
metapsicologica dellinterpretazione analitica. Poich si presentano come ipotesi di leggi in senso
stretto, esplicanti relazioni causali243, esse non sono sottoposte alla verifica riflessiva ma alla
falsificazione empirica. Infatti, la motivazione inconscia produce correlazioni tra avvenimenti e
modi di comportamento che possono essere spontaneamente concepite come causali244. Da questo
punto di vista linconscio non soltanto, come suggeriva MacIntyre, linsieme delle motivazioni a
cui lanalisi fornisce una nuova terminologia per interpretarle, ma la classe di tutte le costrizioni
motivanti che nascono dalle interpretazioni socialmente non consentite del bisogno e sono reperibili
240
241
242
243
244

Ivi, p. 270.
Ivi, p. 271.
Ivi, p. 272.
Ibidem.
Ibidem.

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nel rapporto causale esistente tra situazioni di rifiuto e modi abnormi di comportamento245.
Lapproccio linguistico-comprendente non pu dunque esaustivamente illustrare il processo
analitico, perch esso si rivolge al senso su cui si orienta lagire, il quale in accordo con le norme
intersoggettivamente condivise. Ma queste consentono di interpretare solo alcuni bisogni, mentre
altri, che non perdono la loro forza motivante 246, continuano ad agire, sebbene in una posizione di
censura o, per usare il termine freudiano, di rimozione. Esclusi dalle tradizioni culturali
riconosciute, essi operano nella costruzione psicologica delle azioni inconsciamente motivate247.
Oltrepassando la dimensione del senso soggettivamente inteso e della tradizione culturale,
lanalisi rivela i rapporti causali sussistenti tra le esperienze traumatiche e i modi di
comportamento abnormi248. In tal modo, lanalisi si addentra in quel linguaggio interiore che,
sottratto dalla repressione alla comunicazione pubblica249, veicola la costrizione che il bisogno
represso esercita sullagire intenzionale. Tali rapporti di causalit, nella misura in cui si esercitano
attraverso mezzi simbolici, possono essere dominati dalla riflessione. Il potere che porta alla
rimozione patologica dei bisogni dunque quello che, condizionando il linguaggio, impedisce la
libera comunicazione, e la possibilit che questa esamini liberamente il senso tramandato.
Nel carattere emancipativo della psicoanalisi, Habermas vede esemplificata la possibilit che
approccio interpretativo e approccio sistemico nelle scienze sociali si incontrino senza pretendere di
costituire una scienza sperimentale come quelle che Popper ha ritenuto di vedere nellinsieme di
teorie che lui accomuna nella categoria di storicismo. Per Habermas le teorie di Marx, Comte,
Oppenheimer e Weber non hanno come obiettivo la formazione di un sapere tecnico di primo grado,
ma piuttosto sono guidate da un interesse gnoseologico di emancipazione, che si rivolge
unicamente alla riflessione e non esige che il chiarimento del proprio processo di formazione250.
Questo proposito, in cui Habermas riconosce il rapporto di teoria e prassi, formulato dalla cultura
dellilluminismo, linteresse portato avanti dalle scienze sociali, che non si risolvono in scienza
del comportamento psicologico-sociale, in ricerca sistemica o in ermeneutica da storia dello
spirito251, e di cui sono testimonianze i lavori di Riesman, Mills, Lipset, Perroux, Friedmanm,
Dahrendorf.

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246
247
248
249
250
251

Ivi, p. 273.
Ibidem.
Ibidem.
Ivi, p. 274.
Ibidem.
Ivi, p. 276.
Ivi, pp. 276-277.

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