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n questa prospettiva il sogno - e con esso la follia e l immaginario - vengono FOU

CAULT
misconosciuti, guardati solo attraverso il linguaggio monovalente dell istanza raz
iocinante, resi oggetti inequivocabilmente interpretabili secondo le leggi della
causalit. Il sogno per inaccessibile alle regole ermeneutiche normalmente impiega
te per interpretare i segni; la sua dimensione quella del simbolico e non quella
del segnico; i simboli non sono affatto "immagini" che "stanno per" qualcos altro
, sono al contrario densit incontrollate di senso, polivalenza ed eccesso di sign
ificati. Il termine "simbolo" deriva dal greco smbolon, composto da sm e bllo che s
ignifica io getto, metto insieme. Originariamente designava le due met di un ogge
tto spezzato, che fungeva da segno di riconoscimento attraverso la ricomposizion
e delle due met. Successivamente esso ha assunto sempre pi una funzione rappresent
ativa ("stare in luogo di") simile al segno. In realt esiste una differenza costi
tutiva tra simbolo e segno: il segno rappresenta un contenuto del tutto diverso
da quello che ha in s, cio tra il segno e ci che esso rappresenta vi un rapporto co
nvenzionale, formale e astratto; il simbolo invece pi o meno il contenuto che ess
o esprime come simbolo. Nel simbolo quindi il significato vi gi contenuto nella s
ua immediatezza, non qualcosa di separato dal primo, ma di contemporaneo e costi
tutivamente affine
Ci che la follia dice di se stessa , per il pensiero e la poesia dell inizio dell Otto
cento, ci che dice ugualmente il sogno nel disordine delle proprie immagini: una
verit dell uomo (...). Cos, nel discorso comune al delirio e al sogno, si trovano co
ngiunte la possibilit di un lirismo del desiderio e quella di una poesia del mond
o. Rintracciamo qui una concezione esistenziale in qualche modo parallela a quel
la merleau-pontiana dell espressione e della percezione, dove, nella dimensione de
l vissuto, l individuo un tutto incarnato e dove quindi l universo che solitamente v
iene designato come psichico - tra cui anche il sogno e l immaginario - non il pro
dotto di una psiche separata dal resto dell individuo, e dove questo individuo non
un elemento a se stante, separato dal mondo, dalle cose e dagli altri. In quest
a unit sintetica - ma non per questo indifferenziata - la corporeit riveste un ruo
lo di prim ordine: per Merleau-Ponty - che per molti aspetti influenza Foucault, a
lmeno in questi primi anni della sua ricerca -, il corpo l apertura originaria del
l uomo al mondo, un campo primordiale in cui viene a situarsi ogni esperienza. Il
corpo come "presenza", come apertura originaria sul mondo, dunque anteriore ad o
gni distinzione tra soggetto e oggetto, tra conscio ed inconscio, interiorit ed e
steriorit, ecc., e mostra al contrario la sua coincidenza tra ci che e ci che si ma
nifesta, tra l esistenza e il fenomeno - non in quanto mero fatto, ma in quanto ev
ento significativo -, tra l essere e l apparire. la psicanalisi freudiana riduce in
maniera drastica la soggettivit onirica, attribuendole un identit limitata il pi del
le volte al personaggio protagonista del sogno, al personaggio che dice "io"; in
questo modo si ricrea quella astratta separazione tra uno spazio interiore ed u
no esteriore. Il soggetto del sogno - scrive Foucault - non affatto uno dei suoi
possibili significati o dei suoi personaggi, ma al contrario il fondamento di t
utti i significati, la totalit del sogno:Nel sogno, tutto dice "io", anche gli og
getti e le bestie, anche lo spazio vuoto, anche le cose lontane e strane, che ne
popolano la fantasmagoria. Foucault sostiene invece che sognare non un altra mani
era di fare l esperienza di un altro mondo, per il soggetto che sogna la maniera r
adicale di fare l esperienza del proprio mondo (19). Si tratta inoltre di un esperie
nza speciale, che mette in luce i significati fondamentali dell esistenza in manie
ra ancora pi autentica e piena delle altre forme di esperienza. E infatti un acces
so privilegiato alla verit, all unit del mondo; una forma particolare - forse addiri
ttura la pi elevata - di conoscenza.
Secondo questa prospettiva, che Binswanger definisce "antropoanalitica", possibi
le considerare l individuo nella sua globale presenza al mondo ed individuare la m
alattia come una sorta di "fallimento" dell esistenza nella sua autenticit pi piena,
come un arrestarsi, un incagliarsi delle molteplici possibilit che l esistenza auten
tica dispiega. E qui Binswanger cita esplicitamente Heidegger:
l esaltazione fissata, la stramberia, il manierismo, non vengono giudicati in sens

o medico-psichiatrico, come "minorazioni" patologiche, "deviazioni" morbose o "s


intomi". Vengono bens considerate come forme di fallimento, di mancata riuscita d
ell esistenza umana. (...) L esistenza, l Esserci infatti per Heidegger "la possibilit
di essere liberi per il pi autentico potere-essere". Invece di parlare di fallime
nto, di mancata riuscita, Heidegger parla delle "possibilit dell esistenza di darsi
alle sue possibilit", di "afferrarle" ma, anche di "mancarle", di deragliare e d
i misconoscersi. La regressione fa parte dei tanti meccanismi di difesa - tra cu
i la rimozione, l isolamento, la proiezione e l introiezione, ecc. - che l individuo m
ette in atto per proteggersi, per reagire alle difficolt. Il patologico ha dunque
un significato attuale e difensivo, che riguarda tutto l individuo, nel suo sforz
o di adattamento ad una situazione problematica di angoscia. Non affatto un feno
meno puramente negativo di semplice sottrazione e perdita, ma, al contrario, un az
ione di difesa, di reazione, di protezione - anche se fallimentare -, e quindi u
na forma necessariamente positiva. il patologico assume invece in Canguilhem l as
petto di una struttura del tutto originale ed irriducibile alla prima: cio una mo
dificazione complessiva dell individuo - organico e psicologico -, l istituzione di
un ordine nuovo, che risponde a esigenze ambientali ed esistenziali nuove. E prec
isamente entro questa prospettiva che si situa Foucault quando critica, per esem
pio, la tesi psicanalitica secondo cui la malattia mentale non sarebbe altro che
il processo evolutivo seguito dall individuo sano, ma invertito, cio in direzione
regressiva (32). Il parallelo con la concezione del patologico di Canguilhem vie
ne ancora di pi in luce quando si confrontano direttamente i loro testi. Foucault
scrive infatti:
bisogna ammettere la specificit della personalit morbosa; la struttura patologica
dello psichismo non originaria; rigorosamente originale - la malattia non una v
ariazione sulla dimensione della salute, essa una nuova dimensione della vita (3
4).
l essenziale della sua concezione del patologico risiede nel concetto di normativo
, che egli spiega come la capacit di istituire delle norme di vita nuove, in rela
zione con l ambiente - sia fisico che sociale. La vita - scrive Canguilhem - non s
olo sottomissione ad un ambiente, ma anche istituzione del suo proprio ambiente,
al fine di favorire il suo sviluppo e il suo benessere presi come norme, e di l
ottare contro ci che ne ostacola la prosecuzione. La vita pone quindi essa stessa
dei valori, delle preferenze, dei comportamenti o funzionamenti da evitare o da
correggere; la norma l attivit dell organismo stesso (35), che deve rendersi malleab
ile, e la vita lo sforzo spontaneo di difesa e di lotta contro tutto ci che di va
lore negativo (36). In questa prospettiva il normale e il patologico si configur
ano come norme di vita diverse: la sanit la capacit di passare facilmente a nuove
norme, relativamente alle fluttuazioni dell ambiente; la malattia invece sarebbe,
non mancanza di norme biologiche, ma una norma inferiore e ridotta, insufficient
e rispetto all ambiente.
Esser sano significa non soltanto esser normale in una situazione data, ma esser
anche normativo in questa ed in altre eventuali situazioni. Quello che caratter
izza la sanit la possibilit di superare la norma che definisce il normale momentan
eo, la possibilit di tollerare delle infrazioni alla norma abituale e di istituir
e delle norme nuove in nuove situazioni. (...) La sanit un margine di tolleranza
delle infedelt dell ambiente. (...) Al contrario, la peculiarit della malattia di es
sere una riduzione del margine di tolleranza delle infedelt dell ambiente - Canguil
hem - l normale non un concetto statico o pacifico, ma un concetto dinamico e p
olemico. Gaston Bachelard (...) ha ben capito che ogni valore deve essere guadag
nato contro un antivalore. (...) Cos ogni preferenza di un ordine possibile si ac
compagna, il pi delle volte implicitamente, all avversione dell ordine inverso possib
ile. Il diverso dal preferibile, in un campo di valutazione dato, non l indifferen
te, ma ci che respinge, o pi esattamente il respinto, il detestabile. (...) In bre
ve, sotto qualunque forma implicita o esplicita che sia, le norme riferiscono il
reale a dei valori, esprimono delle discriminazioni di qualit in conformit alla o
pposizione polare di un positivo e di un negativo - La ragione fonda se stessa a
ttraverso un atto che trasforma una differenza (l esperienza della sragione) in un o

pposizione senza rimedio e senza alcuna possibilit di dialogo, e di conseguenza s


ull esclusione di quella parte di negativo che essa rigetta, che costituisce come
alterit metafisicamente negativa, come limite:
La follia il diverso della ragione, il suo limite, ci che si trova dove la ragion
e cessa, ci che la ragione non ; accoglierla dentro la ragione vuol dire distrugge
re la struttura stessa della razionalit - Comincia ad affacciarsi l idea secondo cu
i la verit - in questo caso quella delle scienze esatte - non altro che una certa
distribuzione del vero e del falso, il prodotto di una serie di scarti e di sel
ezioni di proposizioni che, di volta in volta, assumono lo statuto di verit o di
falsit, di certezza o di errore, sulla base di determinate norme prestabilite da
una certa situazione storico-culturale - I concetti non sono entit gi formulate un
a volta per tutte e disponibili alla conoscenza; essi acquistano un esistenza quan
do un certo fenomeno diventa problematico, diventa oggetto di un certo interesse
, di un certo sapere e di certe pratiche. Il concetto di malattia mentale per es
empio, associato al fenomeno della follia - o meglio ad una certa percezione e c
oncettualizzazione della follia -, prende forma solo a partire dal momento in cu
i la malattia e la salute diventano un problema di gestione della popolazione, d
al punto di vista sociale e politico
-Nei confronti dello sguardo dello spettatore la cornice svolge dunque una funzi
one analoga a quella di un deittico, ossia di un segno la cui funzione quella di
mostrare, esibire, indicare. Queste funzioni deittiche e ostensive della cornic
e ci rinviano quindi a tutta la semantica dell'invito e dell'appello, dell'ingiu
nzione e dell'ammonimento:
la cornice ha qualcosa della finestra, cos come la finestra ha molto della cornic
e. Le tele dipinte sono buchi di idealit praticati nella muta realt delle pareti :
brecce di inverosimiglianza a cui ci affacciamo attraverso la finestra benefica
della cornice [...] il quadro un'apertura di irrealt che avviene magicamente nel
nostro ambito reale. Quando guardo questa grigia parete domestica, la mia attit
udine , per forza, di un utilitarismo vitale. Quando guardo il quadro, entro in u
n recinto immaginario e adotto un'attitudine di pura contemplazione. Sono, dunqu
e, parete e quadro, due mondi antagonistici e senza comunicazione. Dal reale all
'irreale, lo spirito fa un salto, come dalla veglia al sonno. L'opera d'arte un'
isola immaginaria che fluttua, circondata dalla realt da ogni parte. [Ortega y Ga
sset 1997, p.225 sott. mia].
La natura problematicamente interna ed esterna, accessoria e necessaria dell'or
namento-parergon, , secondo Derrida, quella di qualcosa che "dmonte les opposition
s conceptuelles les plus rassurantes" in quanto non n interno all'opera (ergon) n
completamente esterno ad essa: " ni oeuvre (ergon), ni hors d'oeuvre, ni dedans
ni dehors, ni dessus ni dessous, il dconcerte toute opposition mais ne reste pas
indtermin et donne lieu l'oeuvre." [Derrida 1978, p.14]. Lo statuto parergonale, s
econdo Derrida, non riguarderebbe soltanto la cornice - secondo Kant sono parerg
a "le cornici dei dipinti, i panneggiamenti delle statue e i colonnati intorno a
gli edifici magnifici" [CG 14, p.209] - bens tutto un insieme di parerga comprende
nte il titolo, la firma, lo spazio museale che circonda e ricontestualizza le op
ere, l'archivio che le documenta e ne determina la collocazione storica, il disc
orso teorico-critico che ne definisce la lettura: "bref, partout o on lgifre en mar
quant la limite, d'un trait d'opposition qu'on veut indivisible" [p.15]. Il pare
rgon, figura che sembra riassumere emblematicamente lo statuto della decostruzio
ne, sarebbe dunque un " hors-d'oeuvre qui ne se tient pourtant pas simplement ho
rs d'ouvre, agissant aussi ct, tout contre l'oeuvre (ergon). [...] Un parergon vie
nt contre, ct et en plus de l'ergon, du travail fait, du fait, de l'oeuvre mais il
ne tombe pas ct, il touche et coopre, depuis un certain dehors, au-dedans de l'opra
tion. Ni simplement dehors ni simplement dedans. Comme un accessoire qu'on est o
blig d'accueillir au bord, bord. Il est d'abord l'-bord."[p.63]
Essa al tempo stesso gesto di chiusura e condizione dell'aprirsi della manifesta
zione, confine protettivo e luogo di accesso allo spazio della finzione: a secon
da della sua forma materiale, essa sottolinea o occulta la cesura che separa l'i
mmagine dallo spazio circostante, accentra o disperde lo sguardo che la contempl

a, rafforza o pregiudica il meccanismo di finzione e di mimesis messo in atto da


ll'eventuale costruzione prospettica dell'immagine.

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