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materia vivono nascoste e operano, senza che altri se ne rendano conto, l'onniscienza
dell'eterno e l'onnipotenza dell'infinito. (Teilhard de Chardin).
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Inoltre, l'apparente molteplicit non nata nel tempo sotto l'impulso di una progettazione,
programmazione o deliberazione dell'Essere-Uno,
come fa l'ente umano che, per eseguire un'opera, deve prima volere, poi ideare, infine
materializzare. Nell'essere atemporale non v' un prima e un poi, n un pensare
discriminante per esprimere la molteplicit degli enti, ne quindi uno scopo prefissato.
Quando si dice (come si legge in alcuni testi): L'Essere pens e i molti emersero, quel pens
pu essere fonte di equivoci poich viene rapportato alla dimensione umana; gi nel sogno
noi abbiamo l'immediatezza dell'ente e dell'esistere dei dati proiettati, ovvero del soggetto e
dell'oggetto; possiamo sostenere semplicemente che l'Essere Uno atto puro nell'eterno
presente.
Proponiamo la questione da un'altra angolazione: i vasi-corpi sono dei composti (secondo
l'Upanisad citata), per il composto, qualunque esso sia, presuppone il semplice, o dal vaso
all'etere, si scopre l'unit dell'essere. E poich le anime particolari (jiva-psiche) sono della
stessa natura dell'Essere Universale, in quanto suo irraggiamento, compito di tutti gli
insegnamenti tradizionali quello di risvegliare la consapevolezza animica all'identit con
quello, o di riportare il riflesso coscenziale alla sua Fonte.
Ecco il riassunto della tesi: le anime derivano da una sola e queste molte anime, derivate da
una sola, come l'intelligenza, sono divise e indivisi;l'Anima che sussiste l'unica parola
dell'intelligenza e da essa derivano parole particolari e immateriali, come lass (mondo
intelligibile). (Plotino, Enneadi).
Dunque, non si pu parlare di dualit assoluta, come non si pu dire che il soggetto e
l'oggetto di sogno sono dualit, nascendo essi dalla
medesima matrice che la mente, come la molteplicit universale nasce dalla stessa e unica
matrice divina. Comunque, una dualit apparente potrebbe anche sussistere qualora, per
esempio, nel sogno la mente dimenticasse che il soggetto e l'oggetto sono suoi prodotti,
oppure, il che lo stesso, si identificasse con il sogno duale fino al punto da oscurare se
stessa. L'etere entro il vaso, per il suo libero arbitrio, pu concepirsi totalmente vaso tanto
da dimenticare d'essere etere e, nello stesso tempo, creatore del vaso.
Per, pur sempre una dualit apparente; diremo che una dualit prodotta dall'ignoranza
(avidya). Si ripropone, come si pu notare, il mito di Narciso o l'oblio di s della dottrina
platonica. Notiamo che cos non c' pi un giusto rapporto tra causa ed effetto, tra etere e
vaso; i valori vengono successivamente alterati e capovolti: un corretto rapporto tra
sognatore e sogno avviene quando il sognatore riconosce prima di tutto la sua natura, poi la
natura del sogno e quella del sognato (e la vidya, conoscenza tradizionale, cerca proprio di
scoprire la natura profonda dell'essere pi che quella del fenomeno); solo allora pu rendersi
conto della sua totale possibilit creativa di poter manifestare sogni notturni o diurni
confacenti alla sua volont o, addirittura di non sognare, essendo il sogno dipendente da lui,
non lui dal sogno: l'effetto dipende dalla causa e non viceversa, abbiamo visto. Quindi, egli
pu risolvere qualunque sogno che ha potuto proiettare perch suo e di nessun altro. Da
quanto abbiamo esposto, possiamo concludere che esiste un solo etere onnipervadente (...)
e molteplici vasi, di fogge, qualit e grandezze diverse; cos, se guardiamo con l'occhio del
vaso, perch identificarsi con esso, vediamo molteplicit, con tutte le conseguenze che ne
derivano; se guardiamo con l'occhio dell'etere osserviamo l'unit, e solo l'unit, sia con gli
eteri entro i vasi, sia con l'etere trascendente o fuori dei vasi.