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Antinea Farina - IV A
L’ordine contingente del mondo
Leibniz nel “Discorso di Metafisica” analizza l’oggetto
generale della sua indagine filosofica:
l’Ordine del mondo
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Egli lo intende come un ordine libero e
spontaneamente organizzato;
non come quello necessario e geometricamente
organizzato che Spinoza attribuisce a Dio.
Tali verità ammettono il proprio contrario tant’è vero che non si basano sui principi di
identità e di non contraddizione.
Il loro principio è quello di ragion sufficiente: “nessun fatto può essere vero senza
che vi sia una ragione sufficiente che dimostri che sia così e non il contrario”.
La risposta viene individuata in Dio, poiché data la sua perfezione, Egli doveva sceglierlo
(il “doveva” sottolinea la scelta morale fatta da Dio).
Dio ha agito in vista di un fine che allo stesso tempo è anche la causa della sua scelta.
Rifacendo alla metafisica scolastica e allontanandosi da Cartesio e Spinoza, Leibniz
ritiene che al principio di ragion sufficiente sia strettamente legata la causa finale.
La sostanza individuale
Nelle verità di ragione soggetto e predicato coincidono, nelle verità di fatto essi sono
distinti infatti il soggetto, contenente la ragion sufficiente del suo predicato, può
essere negato dal predicato stesso. Questa tipologia di soggetto viene definito da
Leibniz come sostanza individuale.
La conoscenza:UOMO vs DIO
All’uomo non è possibile conoscere tutti gli attributi di una sostanza individuale,
deve ottenerli con l’esperienza o analizzando la storia.
Nel caso di Dio non vi è questa mancanza poiché la sua conoscenza è perfetta quindi
dalla semplice nozione di una sostanza comprende tutti i suoi predicati.
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Ciò non vuol dire che l’agire di una sostanza individuale sia costretto ma è
semplicemente indirizzato verso la sua natura.
Dunque, possiamo dire che Leibniz modella le verità di ragione sulle realtà di fatto
infatti alla nozione di una sostanza individuale associa i suoi prevedibili attributi.
Fisica e metafisica: la forza
Anche la natura rispetta l’ordina contingente dell’universo e per
sostenere questa visione Leibniz è stato costretto a rivedere le dottrine
sostenute in gioventù: la differenza tra estensione e movimento di
Cartesio e la costituzione atomica della materia di Democrito.
Leibniz si allontana dal pensiero cartesiano che vede estensione e movimento alla base del
mondo fisico e sostiene che l’unico elemento che può dare origine sia la forza.
Il filosofo sostituisce il principio della conservazione della quantità di moto con
il principio di conservazione della forza (energia cinetica).
Le caratteristiche:
Dal punto di vista metafisico, ogni sostanza non fare altro che agire poiché è nella sua
indole farlo; allo stesso tempo considerando l’azione come passione possiamo dire che
non c’è azione nelle sostanze finché non si sviluppa la loro percezione.
Anche il corpo degli uomini e degli animali è un insieme di monadi, a sua volta dominato
dalla monade superiore dell’anima. Nonostante ciò l’anima e il corpo non seguono le
stesse leggi: la prima si rifà alle leggi della finalità mentre l’altro a quelle meccaniche.
L’accordo reciproco tra le monadi
Ogni monade è autosufficiente ma allo stesso tempo è legata alle altre come
rappresentazione più o meno chiara di esse poiché insieme ad esse
costituisce l’intero universo
A questo proposito, Leibniz si trova ad affrontare il problema di
interazione tra corpo e anima già affrontato da Cartesio.
l’armonia prestabilita: i due orologi sono stati costruiti talmente in modo perfetto
da essere sempre d’accordo. È stato Dio nell’atto della creazione a concedere questa
armonia prestabilita.
Le prove dell’esistenza di Dio
Dio, monade superiore a tutte le altre che ha la perfetta e totale conoscenza
dell’universo, viene studiato da Leibniz anche dal punto di vista teologico.
La prova a posteriori: si rifà alla terza prova di Tommaso d’Aquino e quindi alla
contrapposizione tra necessario e contingente.
Leibniz seguendo il principio di ragion sufficiente afferma che Dio è la prima ragione di
tutte le cose, che essendo limitate e contingenti, non hanno in sé alcun principio per
esistere. Bisogna attribuire a Dio, al suo intelletto e alla sua volontà, la ragione
dell’esistenza del mondo e di tutti gli altri possibili mondi.
In Dio possibilità e realtà coincidono poiché la sua natura non presenta contraddizioni
interne, dunque è possibile, e in quanto possibile deve essere riconosciuto esistente.