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Wilhelm Friedrich Hegel

La risoluzione del finito nell’infinito


Per Hegel l’infinito è chiamato organismo unitario è tutto ciò che è deve necessariamente fare parte di
questo organismo unitario. La totalità è infatti organismo.
Come è possibile riconoscere le parti di questo organismo? Le manifestazioni finite sono la totalità
vista a partire dalle parti che la compongono e sono manifestazioni finite della totalità stessa. Esse
hanno significato solo se comprese all’interno della totalità (organismo unitario), cioè riconoscendosi
come reali (concrete) in funzione della totalità (si dice che è il finito risolto nell’infinito). Invece una
manifestazione è ideale se è astratta, cioè separata dal tutto (si dice che è il finito preso per finito).
L’infinito non è da percepire come statico (Spinoza), ma come un soggetto agente in quanto è
processo di autoproduzione soggetto al divenire.
La legge che muove l’infinito è interna all’organismo stesso e si parla di monismo panteistico in quanto il
principio che lo muove è unico.

Identità tra ragione e realtà


“ ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”

Ciò che è razionale, cioè pensabile, non può essere ideale (separata dall’organismo unitario) poiché
pensare che lo sia è come pensare la ragione come qualcosa di distinto dalla realtà. La forma non può
essere astratta dalla materia ma la forma (la ragione) produce la materia e la forma stessa. (Es;
progettando qualcosa, il progetto è già all’interno della realtà)
Allo stesso modo la seconda parte della frase dice che la realtà è ordinata secondo una regola che è
data dalla ragione e la realtà ha senso ed è coglibile dall’uomo poiché esso è dotato di ragione ed
essendo parte del tutto la sua ragione è la stessa legge. La ragione in Hegel è chiamata dialettica.

La dottrina hegeliana è panlogista, tutto ciò che accade accade per necessità in quanto parte del
tutto, per legge razionale. Dunque nulla è per caso, contingente, nulla sfugge alla legge razionale,
necessaria.
Dunque, secondo ciò non c’è alcuna differenza tra essere e dover essere.

La funzione della filosofia


Il compito della filosofia è mantenersi in pace con la realtà, deve essere esclusivamente osservare la
realtà in quanto espressione della razionalità (t. Nottola di minerva). L’unica cosa da capire è come la
razionalità, la legge che governa la realtà, è espressa.
TESTO 6: HEGEL, NOTTOLA DI MINERVA
Del resto, a dire anche una parola sulla dottrina di come dev'essere il mondo, la filosofia
arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo
dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell'e fatta. Questo, che il
concetto insegna, la storia mostra, appunto, necessario: che, cioè, prima l'ideale appare di
contro al reale, nella maturità della realtà, e poi esso costruisce questo mondo medesimo,
colto nella sostanza di esso, in forma di regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge a
chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e dal chiaroscuro, esso non si lascia
ringiovanire, ma soltanto riconoscere: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del
crepuscolo.

Concetto di superamento
Aufhebung: superamento. Togliere per conservare per poi migliorare. Esso parte da un’idea di negazione
come mantenimento. Negando qualcosa la si mantiene al proprio interno (non può esserci frutto se non
c’è fiore ma il frutto all’interno ha qualcosa del fiore)

Ideale:reale= astratto: concreto= intelletto (che separa, divide, astrae): ragione (sguardo completo
della realtà)
TESTO 6: SUPERAMENTO
Un esempio della dialettica II boccio dispare nella fioritura, e si potrebbe dire che quello vien confutato da
questa; similmente, all'apparire del frutto, il fiore vien dichiarato una falsa esistenza della pianta, e il
frutto subentra al posto del fiore come sua verità. Tali forme non solo si distinguono, ma ciascuna di esse
dilegua anche sotto la spinta dell'altra, perché esse sono reciprocamente incompatibili. Ma in pari tempo la
loro fluida natura ne fa momenti dell'unità organica, nella quale esse non solo non si respingono, ma sono
anzi necessarie l'una non meno dell'altra; e questa eguale necessità costituisce ora la vita dell'intiero.
Dialettica in Hegel
La dialettica è la legge che regola lo sviluppo delle tappe della totalità intesa come soggetto. Essa si
divide in legge logica ( la legge formale, il modello alla quale la realtà si ispira per divenire) e legge
ontologica (la legge su come diviene la realtà). La ragione regola lo sviluppo della realtà ma le due
coincidono, dunque la realtà è il pensiero sono la stessa cosa.

Il pensiero ha tre momenti:


1- momento astratto o intellettuale —> determina l’esistente sotto forma di molteplicità statiche e
separate (astrazione), come parti indipendenti dal tutto.
2- momento dialettico o negativo razionale —> mette in rapporto le determinazioni con le
determinazioni opposte, guardando con la ragione, negando individualità delle parti dal tutto.
3- momento speculativo o positivo-razionale —> cogliete l’unita e l’indivisibilità del tutto nelle
determinazioni opposte. È una negazione di una negazione. In essa ha il processo di superamento, poiché
negando i due momenti precedenti li mantiene dentro di se migliorandoli.

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