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LA METAFISICA
Abbiamo già detto che questo termine non lo usa Aristotele ma
Andronico di Rodi, che fa un ordine tassonomico delle opere
aristoteliche. Come la chiama Aristotele? Lo abbiamo visto con
il primo passo del primo testo: lo chiama filosofia prima, o
teològia.
Che cos’è per Aristotele la filosofia prima? È sempre una
scienza teoretica, viene prima di tutte le altre perchè studia le
sostanze immobili, cioè studia L’ESSERE IN QUANTO ESSERE,
non l’essere e basta.
Tra le scienze teoretiche, anche la matematica studia l’essere,
in quanto numero, la fisica in quanto movimento, la metafisica
studia l’essere in quando essere, non studia cose nei loro
particolari, ma le cose che sono in quanto sono, per il
semplice fatto di essere.
L’essere si dice in tanti modi, quant e sono le categorie. La
metafisica studia i tratti generalissimi di tutto ciò che è. Studia
il fatto che ogni cosa che è al contempo unica, e diversa dalle
altre. Riprende il problema del Sofista, che si interroga sui
generi sommi. In quanto studio dell’essere, la metafisica sarà
chiamata in seguito (ma non da Aristotele) ontologia. Dice
Aristotele che alcuni termini sono plurivoci, nel senso che
hanno più voci, sono ambigui, l’essere si dice in tanti modi
quanti sono le categorie.
Nella metafisica non compare la divisione tra sostanze prime e
seconde, compare cosa?
Il significato primario di essere, a cui tutti gli altri significati si
riconducono. Questo continua ad essere ravvisato della
sostanza, della quale si dice che tutto è, e poi si dice che tutto è
dato dalla sostanza. Si può dire che è la sostanza, e che poi
tutto il resto esiste perché proprietà della sostanza. La sostanza
è ciò che è propriamente. Il movimento è in quanto c’è una
sostanza che si muove, altrimenti non ci sarebbe quello che
noi chiamiamo movimento.
“Todetin” dice Aristotele.
L’esempio è che Socrate è magro ed è brutto, ma tutto ciò si
riferisce sempre ad una sostanza.
Nelle categorie chiaramente diventa sostanza prima.
sostanza che si muove, altrimenti non ci sarebbe quello che
noi chiamiamo movimento.
“Todetin” dice Aristotele.
L’esempio è che Socrate è magro ed è brutto, ma tutto ciò si
riferisce sempre ad una sostanza.
Nelle categorie chiaramente diventa sostanza prima.
L’obbiettivo della metafisica dunque è indagare la sostanza, e
rientra la domanda “ti estì”, che cos’è.
Ad Heiddeger non interessa, perché taglia i pezzi degli scritti di
Aristotele.
Qual è la causa per cui una sostanza è quella che è, ossia
qualcosa di determinato che sussiste di per se? Introduce una
nuova nozione: le sostanze sia naturali che artificiali sono
composte da un sinolo, cioè un insieme di materia e forma,
che organizza e determina una materia. Se non ci fosse la
materia però non ci sarebbe neanche la forma. La forma è ciò
che garantisce l’identità di ciascun individuo.
Ora, alla filosofia prima compete lo studio degli assiomi, cioè i
principi primi, poiché essi riguardano l’essere, e sono implicati
in qualunque forma di sapere.
Il più saldo di tutti i principi è il principio di non contraddizione,
i principi non sono dimostrabili, ma sono alla base di ogni
costruzione, e non si possono contraddire, sennò si dice il
falso.
IL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE
T6: qui INTRODUCE il principio, lo enuncia nella penultima
frase. Si sta parlando delle attribuzioni di una proprietà ad una
determinata sostanza. Esempio, Francesco è bianco e nero. Ma
francesco può essere sia bianco che nero, riguarda il soggetto,
non gli attributi.
- qualità
- relazione
- tempo
Sono fondamentali : la neve è bianca, ORA È BIANCA.
Il principio di non contraddizione contiene sia il principio di
identità che il principio del terzo ?
La verità non è eterna.
Posso dire che Francesco è bianco e nero, ma se già metto
relazione e tempo devo stare attenta. Cioè se dico che
Francesco ha la pelle bianca e nera adesso, è un errore, sto
violando il principio di non contraddizione. Ma se invece dico
francesco è bianco e nero adesso, senza la pelle, posso dirlo.
IL MOTORE IMMOBILE
relazione e tempo devo stare attenta. Cioè se dico che
Francesco ha la pelle bianca e nera adesso, è un errore, sto
violando il principio di non contraddizione. Ma se invece dico
francesco è bianco e nero adesso, senza la pelle, posso dirlo.
IL MOTORE IMMOBILE
Se ne parla anche nella Fisica e nel De Cielo, ma il 12 libro della
metafisica lo esplica. I medievali lo intesero come Dio, ma
Aristotele non lo dice mai.
Per Aristotele esistono gli dei, non un solo dio, e questi dei
sono astri, necessari a muovere i corpi, perché abbiamo il
mondo lunare e mondo sublunare. Il cielo è caratterizzato da
questi astri, che vengono chiamati dei, e che servono al
movimento. Questi astri hanno una forma di movimento, ma
non è quello classico della fisica, ma girano sempre, girano
eternamente e da sempre intorno alla terra.
Ma se il loro girare è eterno richiede una causa che agisca
continuamente, che è nuova e che sia sempre in atto. Questo
atto è puro, è superiore agli altri atti, quindi non abbiamo un
solo motore immobile ma diversi motori. Questi dei significa
attribuire delle credenze agli astri ma per motivi politici, ma
scientificamente i motori immobili nei cieli sono gli astri.
Tra tutti gli astri, tra tutti i motori immobili c’è ne uno, che
muove il cielo delle stelle fisse, ce n'è uno che anticipa gli
altri. Come nella mitologia esiodea e omerica. Questo sarebbe
Zeus rispetto agli altri dei. Aristotele scrive i trattati, Platone i
dialoghi.
Testo T1: dobbiamo capire la causa del movimento, che
“muove come in vista di qualcosa” (che ricorda l’ultima delle
quattro cause) e “oggetto di eros”.
Il cielo per amore muove, e qui viene ripreso da Dante. Ma il
movimento circolare lo porta a muoversi con se stesso, e
quindi quale causalità eserciterebbe? Perché il paragone con
eros?
L’amante vuole raggiungere l’amato, perché vuole raggiungere,
ma se si muove in maniera circolare, non lo raggiunge mai.
Quindi perché si muove? Non per raggiungimento di
qualcosa, solo per generare movimento. Diventa così una
causa efficiente, la causa motrice di questo pensiero.
L’ETICA
Che cos’è ? una scienza. Un tipo di scienza pratica, osserviamo
l’azione, non siamo più nella teoretica. Aristotele scrive tre
causa efficiente, la causa motrice di questo pensiero.
L’ETICA
Che cos’è ? una scienza. Un tipo di scienza pratica, osserviamo
l’azione, non siamo più nella teoretica. Aristotele scrive tre
opere di etica:
-nicomachea (più imp)
-eudemia
-magna moralia (non si è sicuri che sia sua)
La prima è l’etica a Nicomaco, figlio di aristotele, e troviamo i
consigli di un padre verso il figlio, chiaramente in maniera
scientifica. In Grecia chiaramente ci sono dei canoni
comportamentali, che sono quelli degli eroi di cui si narrano le
vicende. Ci si lega a quello che viene detto in questo scritti, che
riguardano anche questioni religiose. Per i greci è importante
comportarsi in maniera gradita per gli dei. L’etica di Aristotele
però, rispetto all’etica platonica, è molto più concreta, è un
etica umana in cui si possono riconoscere tutti. Lui dice che
tutte le azioni umane sono rivolte ad un fine, tutte le azioni
sono determinate da ragionamenti razionali. Questi fini sono
diversi chiaramente, ma diventano anche dei mezzi: c’è però
sempre un fine ultimo, che è per Aristotele il bene supremo ,
che lui chiama Aristòn. Il comparativo è Agatòs, aretè vuol dire
virtù. La virtù ha la stessa radice di bene, quindi vi è
connessa.
Ma che cos’è il bene supremo? è l’ottimo, la felicità, e come si
fa ad essere felici?
La felicità, dice Aristotele, non è fare ciò che si vuole, ma è una
questione connessa all’etica.
L’etica nicomachea vuole spiegare cos’è la felicità: prende in
considerazione le opinioni più diffuse sulla felicità dicendo che
poi nessuna è convincente. Il primo libro riguarda l’ergon, cioè
la funzione propria di un opera dell’uomo. Cioè: l’ergon dello
scultore che cos’è? Fare la statua.
Ma l’uomo in quanto specie, ha un suo compito?
Si, ma sempre determinata dal logos. Moralità e logos sono
fortemente connessi. L’uomo è l’unico animale politico e
dotato di parola, può discutere di ciò che è giusto e ciò che
non è giusto. Quando dice questo introduce il concetto di
virtù, e guarda l’individuo singolo. Noi diciamo genericamente
che l’uomo è virtuoso quando si comporta bene, ma in
Aristotele è comunque una qualunque forma di eccellenza,
quindi l’essere virtuoso non è solo esercitare le proprie
non è giusto. Quando dice questo introduce il concetto di
virtù, e guarda l’individuo singolo. Noi diciamo genericamente
che l’uomo è virtuoso quando si comporta bene, ma in
Aristotele è comunque una qualunque forma di eccellenza,
quindi l’essere virtuoso non è solo esercitare le proprie
funzioni, ma farlo nel miglior modo possibile.
immagini:
da un lato ecomostro, dall’altro la fermata di Toledo.
L’architetto dell’eco mostro non ha realizzato nel modo
migliore, l’architetto di via toledo ha realizzato il proprio ergòn.
E dunque la felicità che cos è ? la realizzazione delle capacità
umane nella maniera eccellente. Felice significa fatto bene,
realizzato il proprio ergon, meglio di così non poteva fare,
quindi è stato virtuoso.
Se lo realizzo male e in maniera non virtuosa realizzo un vizio,
esercitare una propria funzione ma non avendo come fine
l’eccellenza vuol dire cadere nel vizio.
Esistono le virtù etiche e le virtù dianoetiche
Le prime riguardano il carattere dell’uomo e che si
acquisiscono con la pratica, le seconde riguardano la ragione,
per lo sviluppo del comportamento virtuoso.
Le virtù etiche non sono esercizio della ragione, ma devono
essere compiute in conformità di una scelta razionale.
L’esercizio della ragione sono le virtù dianoetiche.
Qui entra in gioco la teoria del giusto mezzo, la “regola
dell’etica”.
Abbiamo tre immagini:
-la temerarietà (che è eccesso di coraggio)
-coraggio
-codardia
Tra gli estremi scelgo il giusto mezzo, ma non è sempre lo
stesso per tutti, dipende da ognuno di noi. Atleti e bambini non
hanno lo stessa alimentazione, perché non hanno gli stessi
obbiettivi: l'atleta deve seguire una corretta dieta per
realizzare il suo ergòn. Questo dimostra che le etiche in
generale non sono come le scienze certe, teoretiche, non sono
esatte, cambiano. Non è la matematica. L’etica deve essere
flessibile, deve avere regole ma anche delle eccezioni.