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Il mito delloggettivit
Raccolta di articoli sul problema della valutazione oggettiva Scelti e commentati da Marta Milvio
Edizione
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Sommario
Sommario Oggetto e oggettivit (Definizioni tratte da wikipedia) Valutazione degli apprendimenti (Luisa Benigni) Valutazione oggettiva (Salvatore Daniele) La valutazione delle competenze (Mario Castoldi) La valutazione educativa (Mariateresa Sarpi) Scrutini, vademecum del collegio docenti per valutare bene (Rosario Mazzeo) La valutazione dopo la legge 169 (Rodolfo Marchisio) Miti della valutazione (Mario Castoldi) Il mito della valutazione oggettiva (Giorgio Israel ) Il mito dell'oggettivit (Tiziano Trivella) Il Berchet di Milano punta sulla equit valutativa. Il risultato una scuola disastrosa, senzanima (Leone Grotti) Qualche considerazione personale (Marta Milvio) Brevi note biografiche sugli autori Link ai documenti originali
Etimologia
Letimologia rivela che il significato attuale di oggetto, come realt materiale distinta e diversa dal soggetto, entit razionale, il risultato di un capovolgimento rispetto al primitivo significato per cui loggetto era il contenuto di un atto razionale e il soggetto lessenza della realt. I latini infatti tradussero con ob-iectum, letteralmente gettato davanti, posto di fronte ci che Aristotele indicava come anti-kimenon, cio lopposto di upo-kimenon, termine questo che voleva indicare ci che posto sotto il sostrato, la sostanza, lessenza del reale. Questultimo termine, upokimenon, fu tradotto in latino con la parola sub-iectum, da cui litaliano soggetto .
Oggettivit
Loggettivit una concezione propria delle tendenze non idealistiche e specialmente realistiche: lidealismo, infatti, negando il mondo oggettivo, esistente al di fuori e indipendente dalla coscienza, conferisce alloggettivit un valore soggettivo e spesso arbitrario. Il concetto di oggettivit si contrappone ai concetti delle rappresentazioni del mondo esteriore, considerate come segni, simboli, allusioni, strumenti di qualche cosa daltro della realt stessa degli oggetti naturali. Al contrario, le tendenze non idealistiche affermano che gli oggetti della realt non rappresentano altro che se stessi od i loro componenti storici. Lestensione ed i significati del termine sono in stretta relazione ai significati del termine oggetto.
LE PROVE DI VERIFICA
tre requisiti: validit, attendibilit, funzionalit Le prove di verifica dovrebbero innanzitutto rispondere a tre requisiti. Validit. E riferita agli aspetti qualitativi delle prove. Le prove sono valide se spaziano su un campione sufficientemente rappresentativo delle conoscenze e/o abilit che si intendono indagare. Questo campione deve essere fortemente ancorato al curricolo effettivamente svolto e tenere conto: a) degli obiettivi che ci si dati, b) dei contenuti che si sono sviluppati, c) del tipo di scuola (la prova di italiano in un istituto professionale non pu essere uguale a quella in un liceo), d) della metodologia didattica usata. Attendibilit. E riferita alla fedelt delle misurazioni. Le prove sono attendibili se utilizzano sistemi di misura stabili ed omogenei e se hanno determinato preventivamente e senza ambiguit i criteri di interpretazione dei risultati. Funzionalit. E riferita agli aspetti pratici dello svolgimento e della valutazione delle prove. Una prova funzionale se ci che si chiede di fare enunciato in modo chiaro, se la valutazione espressa in modo altrettanto chiaro e ottenuta in modo pratico e riconoscibile. due tipologie o forse tre In relazione ai momenti della valutazione, le prove si distinguono in formative e sommative. Prove formative Le prove formative si svolgono in corso dopera. Devono fornire informazioni agli insegnanti, ma anche agli alunni, sulla rispondenza fra insegnamento e apprendimento. Sono una guida importante al miglioramento: aiutano a regolare i ritmi, a ricercare alternative, a predisporre attivit di rinforzo ecc Le prove formative verificano tutti gli obiettivi relativi alle singole parti del curricolo svolte. Prove sommative Le prove sommative, sono prove conclusive, e intendono verificare i risultati complessivi. Verificano un campionamento degli obiettivi pi rappresentativi del curricolo svolto (non consentono obiezioni del tipo Prof, non pu chiedercelo, labbiamo fatto nel primo quadrimestre!). A queste due tipologie classiche, di norma si aggiungono oggi le prove iniziali con valore diagnostico di partenza. Due definizioni preliminari: finalit e obiettivi specifici Quando predisponiamo prove di verifica dovremmo sempre preliminarmente definire le finalit e gli obiettivi specifici che ci proponiamo di indagare. Le finalit
esprimono le intenzioni dellazione formativa che si sottopongono a verifica. Esempio: con questa prova intendiamo verificare le conoscenze geografiche e storico culturali relative allarea in oggetto le competenze tecnico professionali e linguistiche necessarie alla soluzione del caso la capacit di operare scelte autonome e formulare ipotesi progettuali adeguate Gli obiettivi descrivono ci che nello specifico lo studente deve dimostrare di sapere e saper fare. Gli obiettivi devono essere enunciati con verbi che esprimono azioni il pi possibile osservabili e misurabili. Se diciamo: Vogliamo accertare se lallievo conosce i beni artistici e culturali offerti dal territorio, non abbiamo individuato correttamente lobiettivo, perch conoscere non n osservabile n misurabile. Se invece diciamo: Vogliamo accertare se lallievo in grado di elencare i beni artistici e culturali offerti dal territorio, lobiettivo stato correttamente indicato perch diventato osservabile e misurabile. Nel caso in cui vogliamo la descrizione e/o linquadramento storico-artistico dobbiamo formulare la richiesta in modo esplicito e quindi usare il verbo descrivere e/o inquadrare, indicando preferibilmente quantit e tipologia . I verbi da usare nellenunciazione degli obiettivi devono quindi essere di tipo operativo. Due vincoli: condizioni e criteri La prova dovrebbe contenere, secondo Mager[1], anche due vincoli che aiutano a predeterminare i criteri di valutazione. Sono: le condizioni: cio linsieme di circostanze nelle quali la prestazione deve essere eseguita: il tipo di materiali e strumenti che si possono utilizzare (es. vocabolario ecc..), il limite riferito al tempo (in quanto tempo la prova deve essere svolta), allestensione (es. numero massimo di parole utilizzabili), etc i criteri: indicano il grado accettabile di padronanza delle abilit sottoposte a verifiche. Ad esempio: Eseguire una traduzione dallinglese allitaliano di un brano di 20 righe di media difficolt (prestazione) tramite luso del vocabolario in non pi di 30 minuti (condizioni) senza commettere pi di 4 errori di ortografia, lessico o sintassi (criterio). Talvolta la specificazione di questi due vincoli (condizione e criterio), o di uno di essi, pu non essere necessaria se implicita nellindicazione della prestazione. Ad esempio lobiettivo inserire un filo da cucito nella cruna dellago, utilizzabile per verificare il grado di presbiopia di un soggetto, non ha bisogno del criterio, in quanto non esiste una graduazione di livelli di prestazione o si in grado di eseguirla o non si in grado, non vi sono valori intermedi. Tuttal pi si potrebbe stabilire una condizione (in non pi di 7 secondi/ a meno di 30 cm).
e tre classificazioni: non strutturate, strutturate, semistrutturate Una volta definiti finalit e obiettivi specifici, dobbiamo scegliere le prove pi idonee ad accertarli . Uno dei criteri di classificazione delle prove il grado di strutturazione che presentano, in un continuum che va dal minimo di strutturazione, ad esempio del tema e delle interrogazioni tradizionali, al massimo di strutturazione delle cos dette prove oggettive di verifica. La strutturazione riguarda sia il modo in cui vengono presentati gli stimoli (lenunciazione di ci che si chiede) sia le risposte . Prove non strutturate (stimolo aperto, risposta aperta): le risposte non sono univoche e non sono predeterminabili. Sono le prove tradizionali quali linterrogazione, il riassunto, il tema, la relazione, larticolo etc. Prove strutturate (stimolo chiuso, risposta chiusa): le risposte sono univoche e predeterminabili. Le prestazioni possono essere misurate con precisione. Sono anche chiamate prove oggettive di verifica[2]. Sono i quesiti: vero/ falso, corrispondenze, scelta multipla, completamento. Prove semistrutturate (stimolo chiuso, risposta aperta): le risposte non sono univoche ma sono in grande misura predeterminabili grazie ai vincoli posti negli stimoli. Le tipologie, con alcune eccezioni, sono le stesse delle prove non strutturate. Esaminiamo ora le tre tipologie, con particolare riferimento a limiti e vantaggi Prove non strutturate Limiti Se ci riferiamo ad almeno due dei requisiti fondamentali delle prove di verifica, ossia la validit e lattendibilit, i limiti delle prove tradizionali o non strutturate sono evidenti. Sono limiti Didattici: gli stimoli sono generici e manca la definizione delle operazioni che lo studente deve svolgere. Alla genericit della traccia spesso non corrisponde la possibilit di rispondere in modo davvero aperto; Metrologici: l interpretazione delle risposte non omogenea e spesso arbitraria. La valutazione di tipo episodico, casuale, persino umorale (errori di ortografia giudicati imperdonabili, argomentazioni spesso respinte perch sgradite a chi corregge); Educativi: creano sfiducia negli studenti che percepiscono lalto livello di soggettivit della correzione. Sono inoltre noti gli effetti negativi che queste prove producono come ci spiega G. Domenici[3]: effetto alone (condizionamento a valutazioni negative o positive precedenti) effetto contrasto (condizionamento a standard ideali di prestazione) effetto stereotipia (condizionamento ad opinione generalizzata originaria)
effetto pigmalione (condizionamento a predizioni) Vantaggi Nonostante i limiti che noi tutti riconosciamo alle prove tradizionali, siamo anche consapevoli che sono uno strumento che permette di verificare obiettivi non sempre analizzabili con prove di tipo strutturato. Si pu sicuramente affermare che le prove tradizionali consentono di: verificare i livelli pi alti di competenze, quali analisi, sintesi, valutazione[4], attivare non soltanto la memoria riconoscitiva (o passiva) ma anche quella rievocativa (saper mettere in relazione anche critica i nodi concettuali appresi) verificare labilit di produrre testi di vario tipo verificare labilit di riformulare, riorganizzare, riutilizzare i materiali di studio in situazioni nuove, stabilendo le relazioni tra conoscenze in ambiti diversi, collegando le conoscenze accumulate nellenciclopedia dello studente. Prove semistrutturate Vantaggi Le prove tradizionali possono essere uno strumento insostituibile di valutazione ad alcune precise condizioni, se valutiamo ci che abbiamo insegnato, se aumentiamo il grado di strutturazione degli stimoli, se stabiliamo precisi criteri per la valutazione, se definiamo gli standard di misurazione ed i relativi punteggi. In breve se le trasformiamo in prove semistrutturate. Le prove semistrutturate uniscono i pregi delle prove oggettive e di quelle tradizionali e sono pertanto da preferire come strumento di valutazione. Qui di seguito dato un esempio di come un titolo generico di un tema pu essere strutturato come trattazione sintetica:[5] Tema: Lo sviluppo socio-economico del tuo paese . Trattazione semistrutturata: Descrivi in ordine di importanza le tre cause principali che hanno favorito lo sviluppo socio-economico del nostro paese a partire dal secondo dopoguerra. Confronta gli esiti dello sviluppo economico con i principi stabiliti al Titolo III della Carta Costituzionale riguardante i Rapporti Economici ed infine descrivi gli effetti pi immediati dello sviluppo economico sulla organizzazione sociale con particolare riferimento a: a) b) organizzazione dei ruoli allinterno della famiglia modificazione dei consumi familiari
La prima traccia non consente di predeterminare criteri di valutazione poich non descrive alcun tipo di prestazione. Nel secondo caso invece possibile creare una griglia di valutazione con parametri facilmente deducibili dal percorso obbligato dato.
Risposte criterio
Per garantire alla prova semistrutturata un buon livello di validit, attendibilit e funzionalit sarebbe opportuno compilare, contestualmente alla elaborazione della prova, le risposte-criterio. Si tratta di creare le risposte che un nostro studente in possesso di buona preparazione culturale e/o professionale dovrebbe essere in grado di produrre. In questo modo possibile da un lato eliminare difetti nella formulazione delle domande o sottodomande, che potrebbero risultare poco chiare o poco pertinenti, dallaltro tarare meglio la prova relativamente alla condizione (tempo concesso, n di parole, strumenti utilizzabili ecc..) ed al criterio (n di errori ammessi ecc). La creazione di possibili risposte pu permettere anche di ottenere un buon grado di obiettivit nella fase di correzione della prova e di assegnazione dei punteggi. E interessante ricordare a questo proposito che la formulazione delle prove per gli esami di maturit in Germania sempre accompagnata , ad uso dei docenti, dai risultai attesi. L esempio che segue mostra alcuni dei quesiti di una prova semistrutturata multidisciplinare preparata per un Istituto Professionale per Operatori Turistici, e le relative risposte criterio. DESTINAZIONE AUSTRALIA[6] CARTINA GEOGRAFICA AUSTRALIA Geografia turistica Quesito 1 (P.4) Individua tre localit corrispondenti a tre diverse tipologie turistiche in Australia e per ognuna di esse: a) b) c) fornisci indicazioni precise sulla localizzazione geografica (nome e posizione) (P.0,5) descrivi aspetti storici, culturali o naturali delle 3 localit prescelte (P.2) individua il target di riferimento e spiegane brevemente le ragioni. (P.1,5)
Puoi usare un massimo di 100 parole per ogni localit. Inglese Quesito 2 (P.1,5) Now refer to your personal knowledge of Australia and describe at least 3 of the main tourist attractions in no more than 60 words. Matematica Quesito 3 (p.4)
Il flusso turistico in Australia nel quinquennio 1987-1991 ha subito un incremento del 32,7% passando da 1.785 a 2.370 in migliaia di unit. La funzione matematica che rappresenta il flusso esponenziale del tipo y=1.785+cx con c= 3,57628. Ti viene richiesto: a) di tracciare a grandi linee il relativo grafico nel dominio 0 x 5 intendendo per 0 lanno iniziale 1987 e per 5 lanno 1991 b) di spiegare in non pi di 80 parole le caratteristiche della funzione con particolare riferimento a codominio, iniettivit, suriettivit, biettivit e crescenza c) di descrivere in non pi di 50 parole la funzione esponenziale y = ax , sia nel caso in cui a>1 sia nel caso in cui a sia compreso tra 0 e 1. La strutturazione dei quesiti permette di osservare le prestazioni in modo preciso e perci anche di predeterminare i criteri di misurazione. Essi contengono anche la condizione (i materiali, gli strumenti, il numero di parole etc) . Possibili risposte criterio Geografia turistica Quesito 1 Prima localit: Barriera Corallina a) La Barriera Corallina si estende per circa 2000 km lungo la costa orientale dellAustralia.
b) La Barriera Corallina ha unampiezza di circa 300 km e comprende un patrimonio ittico unico al mondo. Costituita da formazioni coralline che creano, durante la bassa marea, terre effimere ed ostacolano la navigazione sottocosta, il regno dei pesci tropicali. La Barriera Corallina oggi un parco naturale. c) Consigliato ad un turista giovane o di et media che preferisca la vacanza al mare a diretto contatto con la natura.(87 parole) Seconda localit: Ayers Rock a) Si trova nella parte centrale dellAustralia, in pieno territorio desertico.
b) Fa parte di un parco naturale ed unimportante testimonianza della cultura aborigena, dato che era considerato dagli aborigeni una montagna sacra. E una grossa formazione rocciosa che si eleva per circa 200 metri su un terreno completamente spianato e desertico. Al parco annesso un museo della cultura aborigena. c) E una visita consigliata a turisti giovani interessati alla cultura locale e in cerca di un tipo di vacanza alternativa (83 parole) Terza localit: Canberra a) E la capitale dellAustralia e si trova nel sud-est del paese, sulla costa dell Oceano Pacifico
b) Questa piccola citt, tranquilla e ricca di spazi verdi, fu scelta come capitale in alternativa alle due pi popolose citt, Sydney e Melbourne. E la sede degli uffici governativi, del parlamento e delle ambasciate. c) La visita alla citt consigliata a persone di tutte le et interessate alla conoscenza della realt australiana oppure a turisti di media et che soggiornino nella citt per motivi di affari.(85 parole) Inglese Quesito 2 Australia boasts a wide variety of tourist attractions. From a natural point of view visitors can admire the longest Coral Reef in the world or Ayers Rock, the largest monolith in the desert heart of Australia. Cities are also favourite destinations. Thousands of holiday makers go to Sydney every year to admire the famous Opera House and Harbour Bridge.(59 parole) Prove strutturate Limiti Non sono adatte a verificare livelli alti e complessi di apprendimento Le risposte giuste potrebbero essere dovute al fattore caso I tempi necessari per la costruzione sono lunghi rispetto alle prove tradizionali. Vantaggi La correzione semplice e veloce. La misurazione oggettiva. Lambiguit interpretativa risulta controllata. Non presentano il rischio delleffetto alone, contrasto e stereotipia ( ricordati al punto prove non strutturate) Lo studente facilitato nellautovalutazione. Non comportano situazioni di sfiducia da parte degli studenti. Loggettivit consiste nella possibilit di predeterminare lesattezza delle risposte e nell attribuzione del punteggio uguale da parte di tutti gli insegnanti. Rimane comunque un dato di soggettivit, che sta nelle decisioni relative alla scelta e alla costruzione della prova. Per diminuire tali rischi opportuno lavorare in gruppo. Maggiore il numero di docenti che converge nelle stesse decisioni minore sar il livello di soggettivit. In conclusione In conclusione possiamo dire che non ci sono prove di per s buone e cattive. Le prove sono buone se sono adatte a verificare con buona approssimazione le finalit e gli obiettivi posti. E in ogni caso bene che tutti noi prendiamo familiarit con i diversi strumenti di verifica e che ne usiamo una gamma abbastanza ampia, cos da aumentare il grado di attendibilit delle nostre valutazioni.
Infine, chi di noi continua ad usare le prove tradizionali non strutturate, dovrebbe sempre cercare di definire con precisione lenunciazione (stimolo), come abbiamo cercato di indicare.
MISURAZIONE E VALUTAZIONE
Misurare non valutare Una tappa determinante nel processo di valutazione costituita dalla misurazione dei risultati. Vi una distinzione fondamentale tra valutazione e misurazione. La misurazione si riferisce alla rilevazione dei vari livelli di apprendimento, mentre la valutazione esprime il giudizio qualitativo rispetto ad una determinata misurazione effettuata. Per poter valutare cio necessario raccogliere una serie dinformazioni, di effettuare una serie di misurazioni, attraverso le quali giungere alla formulazione del giudizio qualitativo. Misurazione nelle prove strutturate Nelle prove strutturate lattribuzione del punteggio sicuramente la pi oggettiva. Tuttavia un limite alloggettivit di queste misurazioni c, ed quello della casualit, cui gli studenti possono ricorrere se non conoscono la risposta. In altre parole il caso pu favorire chi non sa quali pesci pigliare. In effetti mentre chi non sa rispondere ad una domanda orale, manifesta subito i propri limiti rimanendo in silenzio, chi non sa rispondere ad un quesito strutturato ha sempre la possibilit di segnare una delle possibili risposte e quindi di avvalersi del caso. Una soluzione quella di ponderare il punteggio attribuito in relazione alla probabilit di azzeccare la risposta affidandosi al caso. Ancora possibile attribuire un punteggio negativo alle risposte sbagliate e non penalizzare le risposte non date, anche se secondo A. Quagliata e G. Moretti questa penalizzazione non produce gli effetti sperati. Infine la casualit delle risposte pu essere ridotta aumentando il numero degli items proposti. Misurazione nelle prove semistrutturate Lesperienza personale ci dimostra che possibile assegnare voti o giudizi differenti ad una medesima prova a seconda che si attribuisca maggiore o minore peso alluno o allaltro degli aspetti che si intendono verificare. La prova o parte di prova che intenda, ad esempio, verificare capacit di sintesi o di valutazione avr un peso sicuramente superiore a quella prova o parte di prova che abbia come scopo la verifica di conoscenze settoriali. Sappiamo anche che non abbiamo ancora standard di riferimento nazionali ma soltanto i nostri standard relativi, definiti in base alla media delle prestazioni ottenute in precedenza, e questo aumenta la soggettivit. Ora, pur entro i limiti della situazione data, per misurare in modo abbastanza attendibile le prove a risposta aperta dovremmo innanzitutto stabilire i parametri di riferimento, ossia gli obiettivi che ci
proponiamo di valutare, gli indicatori che intendiamo utilizzare per descrivere gli aspetti del parametro sottoposti a verifica, le prestazioni, o abilit attese, per ciascun livello della scala adottata (da 1a 5, da 1a 10, da 1a 100 ecc..), il tutto, ovviamente, rapportato al grado e ordine di scuola e alla classe. E necessario innanzitutto prendere dimestichezza con il linguaggio usato. Come possibile notare nei vari manuali sulla valutazione, la lingua utilizzata nelle cos dette griglie, molto varia oltre che spesso repellente (nel senso etimologico di re-spingere). Per evitare inutili confusioni e complicazioni opportuno che fra colleghi ci si metta daccordo sul linguaggio da usare, si decida di uniformarlo una volta per tutte, semplificandolo pi che si pu. Alcuni esempi PARAMETRI: detti anche standard di riferimento, criteri, macro-obiettivi. Esempio di parametro: padronanza linguistica INDICATORI: detti anche descrittori Esempi di indicatori relativi a padronanza linguistica: a) b) c) d) e) repertorio comunicativo-espressivo repertorio lessicale, appropriatezza lessicale , correttezza morfo-sintattica, ecc.
FASCE DI VALUTAZIONE Esempio (su scala 1-5) 5-ottimo; 4-discreto/buono; 3-sufficiente; 2-insufficiente; 1-del tutto insufficiente PRESTAZIONI: dette anche abilit-obiettivo Esempio di prestazione riferita al parametro padronanza linguistica, al livello 5 (valutazione ottimo), descritta sulla base degli indicatori sopra definiti e riferita ad una classe finale di liceo: a) padroneggia un ampio repertorio linguistico che gli consente di formulare i pensieri in modo preciso ed efficace, di enfatizzare, differenziare e eliminare ambiguit
b) c) d)
possiede un ricco repertorio lessicale, usa un lessico appropriato allargomento trattato dimostra controllo morfo-sintattico di una lingua complessa.
Alcune considerazioni finali La scelta di parametri allinterno di una disciplina o area disciplinare pu essere soggettiva e variare secondo limportanza che assegniamo alle prestazioni attese. La variabilit dipende inoltre da molti altri fattori fra cui lanno di frequenza, gli obiettivi prioritari del profilo professionale, il monte ore assegnato alla disciplina e cos via. Senza volere demonizzare la soggettivit, comunque auspicabile, in una fase di assenza di standards nazionali di contenuto e di prestazione, che nello stesso tipo di scuola, nelle stesse classi (le prime, le seconde ecc) e nelle stesse discipline ci si orienti verso parametri e indicatori unifo rmi e verso ununiforme corrispondenza fra prestazioni attese e livelli. *1+ R. Mager, Lanalisi degli obiettivi, Giunti & Lisciani, Teramo, 1976. [2] G. Moretti, A. Quagliata, Le prove oggettive di verifica degli apprendimenti,III Univers. Studi, MPI, Roma,1994 [3] G. Domenici, Manuale della valutazione scolastica, Laterza, Bari 1993 [4] G. Domenici, Manuale della valutazione scolastica, Laterza, Bari 1993. Secondo Domenici le abilit del pensiero divergente che presuppone la capacit di effettuare trasformazioni ed adattamenti in contesti diversi. [5] G. Domenici, G. Moretti,A. Quagliata, Le prove semistrutturate,Universit degli studi, Roma,1995 *6+ Il modello di prova stato elaborato, nel mesi di ottobre 1998 da docenti dellIstruzione Profession ale durante il corso di aggiornamento indetto dalla Direzione dell Istruzione professionale di Grosseto con il coordinamento dellIspettrice M. Mencuccini, sul tema la terza prova nel nuovo esame di stato.
R5:Socrate ritiene che nessuno compie il male volontariamente: lazione ingiusta, infatti, causata dallignoranza del vero bene. Questa dottrina nota come intellettualismo etico. D6:Cosa intende Spinoza con il termine sostanza? R6:Per sostanza Spinoza intende ci che in s e per se stesso si concepisce, ossia ci il cui concetto non ha bisogno di nessun altro concetto per essere formato. Facciamo qualche osservazione. R1non pone problemi, esatta sic et simpliciter. Lo stesso vale per R2,con la precisazione forse che la sua esattezza tout court avrebbe come prerequisito la conoscenza che per Epicuro la filosofia ha una finalit terapeutica, medicina animi. R3ae R3bsono entrambe esatte, ma ovviamente R3b molto pi completa e le si dovrebbe attribuire quindi un peso maggiore nella valutazione. R4 una delle possibili risposte esatte, la pi probabile, ma non si potrebbero rifiutare: il realismo conoscitivo, laccrescersi e il progredire della conoscenza scientifica o la difesa della democrazia contro i totalitarismi del secolo scorso. Queste potrebbero addirittura attestare una conoscenza pi approfondita del pensiero dellautore. Qui si coglie un problema per quanto riguarda i quesiti a risposta multipla: non potendo sempre dare come alternativa, per salvaguardare la validit della prova, risposte false in maniera troppo palese, il rischio che si corre di considerare corretta non tanto la risposta esatta, ma la pi accreditata di una gamma di risposte possibili. Una soluzione potrebbe essere quella di dare lopportunit di fornire pi di una risposta. D5 una richiesta di integrazione: si potrebbe anche qui presentarne pi di una e chiedere di indicare quella giusta. Questo tipo di quesito mi sembra costituisca uno strumento apprezzabile, perch richiedendo una riflessione pi ampia avrebbe, a mio avviso, un maggiore valore probatorio. Naturalmente si deve trovare un giusto equilibrio nel rapporto fra elementi dati e quelli da integrare. Non si dovrebbe trascurare il problema dellordine delle richieste di integrazione: una data sequenza, fungendo pi o meno da guida, potrebbe facilitare o rendere pi difficile lesecuzione della consegna. Riguardo ad R6,infine,mi sembra che sia davvero difficile discriminare quanto sarebbe dovuto ad una conoscenza reale e quanto ad una buona capacit di memoria. Una risposta effettiva a D6richiede la conoscenza del problema affrontato dallautore, del suo rapporto con i predecessori, dei presupposti da cui parte e dei fini che vuole conseguire: tutto questo va accertato. In realt D6 un compendio di domande, un esempio di domanda chiave della disciplina, la cui risposta pu stare alla fine di un itinerario concettuale. Una risposta errata o incompleta, una mancata risposta, non dovrebbe essere troppo penalizzante, soprattutto in una valutazione comparativa, perch la probabilit di ottenere una risposta esatta non molto alta. Concludendo si pu osservare in generale che i requisiti per una valutazione oggettiva, la certezza e la precisione, mostrano la tendenza a variare in ragione inversa, per dirla con il citato Popper, al contenuto informativo richiesto dal quesito. In altre parole, le domande pi affidabili per loggettivit valutativa sono quelle che richiedono la conoscenza di nozioni e concetti puntuali, pi circoscritti, lincertezza cresce gradualmente quando i quesiti posti richiedono conoscenze pi ampie e articolate. Quando ci accade, la valutazione oggettiva delle risposte, in un certo senso contro le intenzioni, richiederebbe ulteriori accertamenti mediante un colloquio orale, ossia una tradizionale interrogazione, proprio quella su cui, da pi parti, pende la scure dellaccusa di essere troppo soggettiva. Si correrebbe il rischio, altrimenti, di conseguire loggettivit della valutazione quasi dovendo restringere il campo delle conoscenze da valutare. I questionari sono strumenti senzaltro utili per certi scopi: servono per un approccio preliminare, sono funzionali come sondaggio ed esplorazione per acquisire informazioni importanti, sollecitano lattenzione verso specifici obiettivi conoscitivi; ma dubbio che essi, da soli, possano garantire, come alcuni
sostengono, diminuendo in modo significativo il peso dei fattori soggettivi, quelloggettivit che il risultato del concorso di diversi elementi. La valutazione non dovrebbe cadere nelleccesso di configurarsi come una sorta di saldo fra il dare, linsegnamento, e lavere, lapprendimento. Restando salva lesigenza di richiedere una buona conoscenza disciplinare e senza perorare la causa di unindulgenza generalizzata, si deve osservare tuttavia che una valutazione oggettiva non pu non tener conto della persona da giudicare. La valutazione non dovrebbe essere un momento disgiunto dal procedere dellinsegnamento, ma una parte integrante. E opportuno programmare, con correzioni in itinere, quello che pu essere trasmesso e deve essere assimilato, discriminando ci che pu essere recepito solo con buona approssimazione. Una parte non trascurabile dellinsegnamento consiste di ci che non ha un effetto immediato, ma vale la pena di comunicare perch contribuisce alla maturazione: quella conoscenza tacita che a tempo debito emerge alla coscienza. Del resto, scriveva un professore universitario tedesco: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo. [1]La filosofia, si dice, una disciplina sui generis. Ci che vale per essa pu essere applicato ad altri ambiti disciplinari? In altri termini, ho costruito ed esposto solo un exemplum ad hoc? A mio parere le scienze letterarie ed umane ricadono nelle stesse condizioni conoscitive della filosofia ed ho il sospetto, anche se non le competenze, che anche per le scienze naturali la valutazione oggettiva non possa essere affidata solo ai test.
particolarmente complesso e articolato da definire e da mettere in relazione agli altri concetti con cui denotare i risultati di un processo di apprendimento: conoscenze, abilit, capacit eccetera. Tale problematicit si riflette inevitabilmente sulla sua valutazione, in quanto evidenzia la difficolt di mettere a fuoco loggetto di un accertamento delle competenze e, di riflesso, di precisare le prospettive e le modalit attraverso cui verificarle. Essa consente di evidenziare alcuni degli attributi che tendono a qualificare tale concetto in rapporto ad altri termini affini o similari: il riferimento a un compito come ambito di manifestazione del comportamento competente, il quale presuppone lutilizzazione del proprio sapere per fronteggiare situazioni problematiche. Come afferma Wiggins in riferimento allambito scolastico non si tratta di accertare ci che lo studente sa, bens ci che sa fare con ci che sa, a richiamare la dimensione operativa sottesa al concetto di competenza, il suo indissolubile legame con lazione; la mobilitazione dellinsieme delle proprie risorse personali, che segnala la natura olistica della competenza, non riducibile alla sola dimensione cognitiva, ma estesa anche alle componenti motivazionali, attribuzionali, socio-emotive, metacognitive. Mason parla, a tale riguardo, di triplice alleanza tra cognizione, motivazione e metacognizione a proposito del processo di apprendimento, in una prospettiva sociocostruttivistica che rappresenta la cornice pi adatta allaccezione di competenza che stiamo discutendo; limpiego delle risorse disponibili nel contesto dazione e la loro integrazione con le risorse interne, intendendo per risorse esterne sia gli altri soggetti implicati, sia gli strumenti e i mezzi a disposizione, sia le potenzialit presenti nellambiente fisico e culturale in cui si svolge lazione. Ci sottolinea il valore situato della competenza e la prospettiva ecologica attraverso cui richiede di essere analizzata e indagata. La competenza riconducibile a un impiego del proprio sapere in situazioni concrete e in rapporto a scopi definiti La stessa definizione di competenza richiamata nella C.M. 84/2005 riprende e rinforza gli attributi richiamati e la compresenza delle diverse dimensioni indicate: la competenza lagire personale di ciascuno, basato sulle conoscenze e abilit acquisite, adeguato, in un determinato contesto, in modo soddisfacente e socialmente riconosciuto, a rispondere ad un bisogno, a risolvere un problema, a eseguire un compito, a realizzare un progetto. Non mai un agire semplice, atomizzato, astratto, ma sempre un agire complesso che coinvolge tutta la persona e che connette in maniera unitaria e inseparabile i saperi (conoscenze) e i saper fare (abilit), i comportamenti individuali e relazionali, gli atteggiamenti emotivi, le scelte valoriali, le motivazioni e i fini. Per questo nasce da una continua interazione tra persona, ambiente e societ, e tra significati personali e sociali, impliciti ed espliciti. Riprendendo una suggestione psicanalitica, alcuni autori hanno proposto di rappresentare la competenza come un iceberg, in modo da evidenziare la duplicit delle componenti presenti nella sua rilevazione: una componente visibile, esplicita, espressa attraverso prestazioni osservabili che rinviano essenzialmente al patrimonio di conoscenze e abilit possedute dal soggetto; una componente latente, implicita, che richiede unesplorazione di dimensioni interiori connesse ai processi motivazionali, volitivi, socio-emotivi dellindividuo. Tale immagine, anche nella sua rappresentazione visiva, segnala con evidenza le difficolt su cui si misura una valutazione delle competenze, inevitabilmente costretta a dotarsi di modalit e strumentazioni attraverso cui andare sotto la superficie dellacqua e sondare le componenti soggettive e interne del processo di apprendimento dellindividuo. Da qui i limiti che la tradizionale strumentazione docimologica incontra nel misurarsi con le sfide connesse a una valutazione delle competenze: le prove di verifica degli apprendimenti, pi o meno strutturate, forniscono dispositivi utili ad accertare le conoscenze e le abilit
possedute dallindividuo, ma rischiano di risultare parziali e inadeguate per esplorare le diverse dimensioni connesse allidea di competenza, in particolare quelle pi profonde e interne al soggetto.
I PROBLEMI VALUTATIVI
Pi analiticamente possiamo tentare di riconoscere i principali problemi che la valutazione delle competenze pone, in riferimento ai tre momenti che caratterizzano il processo autovalutativo: la determinazione delloggetto, la raccolta dei dati e delle informazioni, lespressione del giudizio. La descrizione delle competenze Riguardo al primo momento si tratta di descrivere le competenze che costituiscono oggetto della valutazione, attraverso una formulazione che riesca a cogliere la specificit sottesa al concetto di competenza e il suo valore aggiunto in rapporto alle nozioni di conoscenze o abilit. Se si registra un certo consenso nel riconoscere le caratteristiche distintive del concetto di competenza, infatti, possiamo osservare una maggiore incertezza e confusione quando tentiamo di formulare gli obiettivi progettuali in termini di competenza; in quale modo possiamo tener conto di queste caratteristiche distintive? Come possiamo differenziarle dagli obiettivi concernenti conoscenze e abilit, di cui abbiamo un esempio nelle attuali Indicazioni nazionali? Parafrasando Wiggins possiamo dire che la sfida sottesa alla definizione delle competenze oggetto di valutazione consiste nel passare da ci che lo studente sa a ci che sa fare con ci che sa. In termini pi specifici si tratta di individuare una modalit che riesca a dar conto della globalit delle risorse richieste al soggetto, del riferimento a una situazione problematica, delle variabili contestuali entro cui si esprime il raggiungimento di una competenza. Un buon suggerimento, ripreso dal gruppo di collaboratori di Umberto Margiotta, quello di descrivere la competenza evidenziando le condizioni duso del sapere: ci attraverso un richiamo ai principali saperi richiesti (dichiarativi, procedurali, condizionali), alle modalit di impiego di tali saperi e alla connessione delle due componenti tramite la preposizione per. Sa/sa fare le seguenti prestazioni per soddisfare un determinato bisogno/ svolgere un dato compito/affrontare una situazione problematica: si tratta di un formato linguistico che consente di esprimere efficacemente il passaggio dal sapere al saper agire sotteso alla nozione di competenza. La rilevazione delle competenze Riguardo al momento rilevativo della valutazione utile richiamare alcune prerogative che rendono particolarmente problematica losservazione della competenza. Innanzitutto la sua natura processuale, per la quale la competenza non pu essere fissata in una prestazione, bens richiede di essere assunta nella sua valenza dinamica; ci richiede di considerare i fattori motivazionali, metacognitivi, attribuzionali che condizionano la manifestazione di un comportamento competente. In altre parole si tratta di registrare i diversi aspetti che compongono liceberg, attraverso uno sguardo strabico, capace di osservare contemporaneamente i caratteri visibili e quelli latenti; tale strabismo complica sensibilmente il compito osservativo, il quale deve fare i conti anche con le modalit del processo apprenditivo, oltre che con i suoi risultati. Rimanendo su un registro analogico potremmo associare la competenza a un prisma, a rappresentare le diverse facce che compongono il costrutto e le loro reciproche relazioni. In secondo luogo la sua natura situata, che richiede di connettere la manifestazione di una competenza allo svolgimento di un compito operativo o alla risoluzione di una situazione problematica. Come afferma Pellerey, la competenza sempre riferita a un contesto desercizio, richiede di contestualizzarsi per potersi manifestare. Daltro canto la rilevazione di un comportamento competente ambisce ad avere una valenza pi estesa rispetto alla situazione contingente, a essere assunta come paradigmatica di una padronanza trasferibile ad altre situazioni. In terzo luogo la sua natura plurale, a richiamare la complessit del concetto e linsieme delle componenti che contribuiscono a precisarlo. Da qui lesigenza di una molteplicit di punti di vista da cui osservare lespressione della competenza, in modo che
ciascuno contribuisca a far luce su alcuni aspetti e a restituire una visione dinsieme il pi possibile olistica e integrata. Rimanendo su un registro analogico potremmo associare la competenza, oltre che a un iceberg, a un prisma, a rappresentare le diverse facce che compongono il costrutto e le loro reciproche relazioni. La valutazione delle competenze Riguardo al momento di espressione del giudizio, o valutativo in senso stretto, il problema chiave consiste nella definizione di parametri e standard di riferimento su cui giudicare il livello di raggiungimento di una competenza. Ancora una volta il nodo da sciogliere quello tra la natura singolare dellespressione della competenza, riferita a uno specifico contesto desercizio, e il valore universale dei parametri con cui apprezzarla e confrontare le diverse prestazioni. A fronte del carattere locale della competenza possibile stabilire delle soglie di raggiungimento valide nei diversi contesti? In che misura lespressione di un comportamento competente risulta trasferibile ad altre situazioni duso? Si tratta di questioni di fondo da affrontare e risolvere per rendere valutabile la competenza, ancora pi insidiose in una prospettiva di certificazione sociale del possesso di determinate competenze. Occorre riconoscere un punto di equilibrio tra le due istanze indicate, locale e universale, ed escogitare i dispositivi pi efficaci per declinarlo sul piano operativo. Determinazione delloggetto, rilevazione dei dati, espressione del giudizio: sono molte le criticit sottese alla valutazione delle competenze, che concorrono a renderla una sfida suggestiva, oltre che difficile.
Le attivit valutative
a) La valutazione come sistema di attivit, tecniche e strategie che accompagnano tutto il percorso formativo La valutazione non si fa solo alla fine, ma comincia con lanalisi dei bisogni, del contesto, della situazione iniziale. Le tecniche valutative comprendono: losservazione sistematica (per riscontrare lo stato delle conoscenze, capacit, abilit, competenze, procedure, ) losservazione esperienziale (per lanalisi dei comportamenti, atteggiamenti, stili cognitivi, climi, processi) la rilevazione dei dati (per misurare risposte, risultati, prodotti, ) la verifica delle ipotesi e del raggiungimento degli obiettivi Ma la valutazione non si identifica e non si esaurisce con lapplicazione di alcune tecniche. b) rapporto tra la valutazione e il suo oggetto La valutazione pu proporsi diverse intenzioni nei confronti del suo oggetto misurarlo apprezzarlo/compararlo interpretarlo. La misura, in cui prevale ovviamente una dimensione squisitamente quantitativa, e lapprezzamento, il cui lapproccio fondamentalmente qualitativo, sono accomunati dalla predeterminazione dei criteri. Linterpretazione, invece, porta alla luce, attraverso la comprensione personale del valutatore, i significati da lui sperimentati in relazione a ci che sta valutando. Es.: Gli allievi hanno svolto una prova di verifica. Le attivit valutative dellinsegnante rispetto la prova sono: Misura: sommatoria delle risposte positive e/o errate. Apprezzamento: comparazione tra i risultati ottenuti dallo studente rispetto a quelli (suoi) precedenti o a quelli della classe o agli obiettivi (criteri) prefissati. Interpretazione: il docente si rende consapevole delle aspettative e delle reazioni sue e di quelle personali e collettive degli studenti circa le prove di verifica
Tutti valutiamo tutto. La valutazione, infatti, unattivit del pensiero, attraverso cui ogni persona, grande o piccola, assegna propri significati a ci con cui si relaziona o con cui viene in contatto; e, sulla base del senso attribuito, agisce, si comporta, sceglie e prende decisioni. Tuttavia occorre distinguere tra una attivit di pensiero valutativo inconsapevole, istintiva e ineliminabile, quasi come un meccanismo retroattivo tra percezione e reazione e un processo di pensiero riflettente, che alla base della valutazione scolastica ed educativa
dallaltra, riconosce le esigenze individuali di ciascuno, rispettandone i tempi ed i ritmi di apprendimento e di maturazione.
(Allo stesso modo, sul versante opposto, la stigmatizzazione o il rifiuto delle prove oggettive, o delle prove strutturate, privano linsegnante di utili strumenti di comparazione delle osservazioni e di approfondimento delle analisi). Perci la valutazione come pratica educativa non sistemica, sistematica, comunque dinamica.
Un consiglio di classe, (o di interclasse), dovrebbe essere una rete di punti di vista, purch loggetto processo osservato sia comune e condiviso. Se si promuovono negli allievi competenze trasversali, comuni a pi discipline, necessario che quelle competenze trovino un momento valutativo collettivo. In consiglio di classe, nelle riunioni per gli scrutini, non si dovrebbero semplicemente accostare i voti che ciascun insegnante attribuisce; tanto varrebbe consegnare gli elenchi in segreteria. Se ha un senso la valutazione nel consiglio di classe, quel senso si ritrova nella condivisione di un obiettivo che tutti concorrono a raggiungere, nei percorsi che linsegnante attiva, da solo e/o con altri, e nell analisi collettiva (confronto) del risultato raggiunto. Cos in un consiglio di classe si parla di qualcosa che professionalmente interessa tutti: la competenza che lallievo deve raggiungere insieme era stata progettata e insieme sar valutata. Naturalmente nelle molteplici situazioni scolastiche non sempre possibile valutare insieme; nel percorso didattico durante lanno , quando lavora da solo nella sua classe, linsegnante agisce nella massima discrezionalit valutativa, ma limita i rischi del soggettivismo nella misura in cui ha consapevolezza di essi e si confronta prima, durante e alla conclusione dellattivit didattica con gli altri colleghi. Tra i molteplici approcci e modelli valutativi, i pi recenti , tendenti alla valorizzazione della dimensione educativa, costruttiva e autentica della valutazione, valorizzano il rapporto tra lo scopo regolativo e migliorativo della valutazione: si valuta per regolare i percorsi, i curricoli, gli apprendimenti, le azioni e le decisioni didattiche; si valuta per migliorare continuamente lofferta formativa della scuola e non semplicemente per controllare il suo funzionamento
il solo controllo esterno esercizio di potere che crea dipendenza (non autonomia ma sudditanza); la sola valutazione interna rischia di ridursi a sterile circolo autoreferenziale,(non autonomia ma autarchia).
Scrutini, vademecum del collegio docenti per valutare bene (Rosario Mazzeo)
Nella scuola dellautonomia, dei curricoli e delle competenze la valutazione non pu che essere plurale e condivisa. Essa matura in un lavoro di quipe, avviene continuamente fino a comprendere lo stesso scrutinio come oggetto da valutare. Di un simile lavoro imprescindibile promotore il dirigente. Non che egli sia il padreterno della scuola. semplicemente il leader educativo della comunit educante senza cui la scuola difficilmente viene pervasa da clima di lavoro comune, da uno stile argomentativo ottimale per una comunit di apprendimento, di quello stile caratterizzato dalla ricerca del senso, dalle condivisioni delle ragioni, dalla ragionevolezza delle azioni, dalla consapevolezza dello scopo e dalluso di un linguaggio comune. Il dirigente, che si muove per una pratica di valutazione collegiale e trasparente, lavora innanzitutto per un linguaggio comune senza cui, per esempio, difficile formulare i criteri di valutazione da inserire nel POF e fare adottare a tutti i docenti. Egli smaschera i formalismi e il mito della valutazione oggettiva maturato in un clima di esasperato positivismo in simbiosi con lo scientismo. Denuncia la reattivit soggettivistica e capricciosa che emerge in certe sedute di scrutinio, favorisce lemergere della dinamica comunitaria della valutazione contro cui nei consigli di classe si attuano, a volte, inconsapevolmente strategie di evitamento e di fuga. Una di suddette strategie la presunta oggettivit della valutazione. Occorre sfatarla. In verit nellespressione di un voto non c nulla di incontrovertibile e di assoluto, soprattutto in un contesto scolastico. Il processo della valutazione infatti con le sue fasi ben distinte (raccolta informazioni, interpretazione dei dati, giudizio e decisione) non ingegnerizzabile: non pu essere delegato alle macchine, neppure ai pi sofisticati sistemi informatizzati, e tantomeno a prove striminzite. Loggettivit nel giudizio valutativo al massimo un mix di condivisione dei parametri, di trasparenza della loro applicazione, di unefficace argomentazione. In quanto tale sempre in relazione ad un rischio personale responsabilmente assunto, nella consapevolezza che la valutazione scolastica rapporto, comunicazione amorevole, impegno ad accompagnare nella crescita. Lo scrutinio non il gioco della tombola e tantomeno della schedina del totocalcio. Quei numeri sui registri comunicati ed argomentati dai singoli docenti sono occasione, in un clima argomentativo del lavoro, di fare il punto sui singoli alunni. Per fare questo un dirigente deve saper raccogliere le informazioni giuste, saperle analizzare, avere la capacit di lasciar crescere davanti a tutti i presenti la fisionomia dello studente, ascoltando tutti ed invitando ciascuno a riformulare il giudizio. Chiede a ciascuno di porsi non come non giudice ed arbitro, ma testimone di quanto accaduto ed allenatore di una squadra che gioca le partite in funzione di una meta precisa e condivisa, che comprende gli apprendimenti, ma riguarda in prospettiva le competenze.
dicevo anni fa la valutazione non pu ridursi alla misurazione oggettiva, sia perch deve essere sempre inevitabilmente formativa, sia perch in ogni professione, specie in quelle che hanno a che fare con persone si mescolano elementi di misura ed elementi di stima. E stimare significa assumere un rischio e una responsabilit, dare un giudizio. Come sanno anche i geometri e gli ingegneri. Possono esserci solo momenti di valutazione oggettiva in un contesto di valutazione formativa e contestualizzata. Non una misurazione oggettiva di processi complessi che coinvolgono persone in fase dinamica. Inoltre questa riforma, per fortuna, impone la valutazione numerica solo per gli scrutini lasciando aperto il problema della valutazione durante il lavoro (cfr anche il parere del CNPI) e creando confusione. Ci sono poi le motivazioni di sempre. Non scrivere pi i giudizi: si lavora meno, ci crediamo poco e pongono dubbi. Meglio la certezza di un bel numero che un ambiguo aggettivo e tante chiacchiere. Se poi si lavora meno.. .La paura di non rispettare una norma, magari senza averla letta bene, la confusione che, credo, il chiarimento in arrivo non risolver. Lessere ancora una volta ed in modo poco informato, pi realisti del re, facendo, come ai tempi della Moratti, quello che la legge neppure ci chiede. In sintesi: le cose semplici e facili danno certezza e pongono meno problemi. La complessit, la ricerca non solo stancano, ma spaventano anche. La situazione politica e culturale del nostro paese lo dimostrano. Il dibattito in atto nella nostra scuola anche.
Ribaltiamo, quindi, il titolo: la valutazione non pu che essere soggettiva, ma va esercitata entro un sistema di regole comuni.
Ora si annuncia che il prossimo concorso per lassunzione di nuovi insegnanti preveder un test preliminare di scrematura, addirittura uguale per tutte le classi di concorso. Come escogitare domande buone per tutti? Saranno del tipo chi era il presidente della repubblica nel 1985 o chi ha vinto la medaglia doro di nuoto alle Olimpiadi del 1960? E chi, e come, gestir questa operazione gigantesca? Come se i tanti disastri dei tecnici non bastassero, si parla di porre tutta la scuola sotto il controllo dellInvalsi e dellIndire (lIstituto di documentazione e ricerca innovativa). In definitiva, i soggetti del sistema gli insegnanti sono ridotti, a tutti i livelli, a semplici pedine sotto il controllo di enti di natura burocratica, nominati per via politica o per via di amicizie dirigenziali. Il sistema dellistruzione italiano appare in preda a un dirigismo statalista ipertrofico che, in nome del mito della valutazione oggettiva e del merito, sta ponendo le premesse del suo contrario: distruggere il merito e trasformare il sistema in unimmensa e inefficiente baracca burocratica, com tipico di ogni sistema illiberale.
Se, poi, lutilizzo e il confronto sulle stesse modalit di verifica viene esteso ad unintera scuola o ad un intero circolo, il dibattito sullapprendimento si estende e la qualit della didattica non pu far altro che migliorare. Come, evidentemente, migliorer anche la qualit delle prove stesse (verranno sicuramente modificate e meglio tarate quelle poco efficaci, o quelle troppo facili o troppo difficili).
Il Berchet di Milano punta sulla equit valutativa. Il risultato una scuola disastrosa, senzanima (Leone Grotti)
Il liceo classico Berchet di Milano decide di far correggere i compiti di una classe ai professori di unaltra per garantire equit. Intervista alla scrittrice e insegnante Paola Mastrocola: Questa scuola mi fa paura. Al famoso liceo classico Berchet di Milano, la correzione dei compiti in classe sar trasversale. Gli insegnanti della classe A, cio, correggeranno i compiti della classe B. La novit sar introdotta per volere del preside Innocente Pessina e servir a garantire pi equilibrio nelle valutazioni e pi equit agli studenti, rivela il Corriere della Sera. Se quello che vogliamo una scuola senzanima, condita da prove asettiche, il preside ha fatto unottima scelta commenta a tempi.it Paola Mastrocola, scrittrice e insegnante di lettere al liceo Augusto Monti di Chieri. Il liceo Berchet vuole cos garantire equit valutativa e fermare certi insegnanti sadici che usano il voto come manganello. Che ne pensa? Non sono per niente stupita, un intervento in linea con la direzione che abbiamo preso da qualche anno, una direzione disastrosa. Perch disastrosa? Rincorriamo il mito delloggettivit, della misurazione scientifica. Per ci sono cose non misurabili nella vita, anche in quella scolastica. Il problema che noi vogliamo una scuola che misuri oggettivamente, per questo da un po di anni che si diffusa come prova il test. In questo modo si pu cambiare il docente che corregge, basta che il test sia il pi possibile oggettivo e tecnico. A me una scuola che va in questa direzione non piace. Stiamo abolendo non solo il rapporto personale tra studenti e insegnanti ma anche la soggettivit sia dellinsegnamento che dellapprendimento. Tutto deve essere appiattito perch sia misurabile con criteri standard nazionali, europei, mondiali. Loggettivit a tutti costi che cosa toglie allinsegnamento? Io penso alla mia materia, insegno italiano in un liceo: da dieci anni tutti i ministri hanno abolito il cosiddetto tema, che era la prova pi creativa, libera e bella. Al suo posto abbiamo le verifiche oggettive, i test a domanda multipla, delle prove asettiche insomma. In questo modo magari guadagniamo loggettivit, ma il ragazzo non pi messo nella condizione di esprimere ci che lui, singolarmente, la sua ricchezza. Ecco, si perde il valore delloriginalit individuale. Equit: questo lo scopo della scuola? Ormai queste parole vanno di moda, ma non so bene che cosa vogliano dire. Il problema della diversit degli insegnanti c da sempre: come si diceva una volta, sei finito in quella sezione e con quellinsegnante avrai voti pi bassi o pi alti. vero, si rischia di avere sette o otto, a seconda del professore, il vantaggio per era avere delle persone diverse. La diversit degli insegnanti sempre stato il nostro bello, Che italiano fosse insegnato in 10 mila modi diversi era un grande valore. Il fatto di correggere i compiti dei propri allievi magari non equo ma fa parte di un lavoro che dura tre anni, dove entra in gioco la
conoscenza reciproca. Quando prendo una classe inizio a lavorare con 30 ragazzi impostando una mia idea della materia e di quello che vorrei passare loro. Io li spingo a leggere dei libri, degli autori che a me piacciono e che penso possano arricchirli, poi do un tema su quello ed chiaro che i temi devo correggerli io, perch sono io a mandare il messaggio e io lo devo ricevere. Se invece vogliamo abolire il messaggio, allora va bene che le prove siano tutte uguali, comuni, oggettive. Per manca lanima e a me fa molta paura una scuola senzanima. La correzione trasversale dei compiti rischia di sminuire il rapporto tra insegnante e alunno. Per lei questo rapporto un fattore importante dellinsegnamento? Non importante, fondamentale, nel bene e nel male il rapporto personale tutto. Per anche questo destinato a sparire, forse avremo insegnanti online, forse vogliamo insegnanti che inviino la prova agli studenti davanti ai loro computer e poi si aggirino tra i banchi per vedere che tutto funzioni. Cos non c pi un rapporto culturale e affettivo, per. Non a caso, mi sembra che vogliano sostituire la parola insegnanti con facilitatori.
Lapprodo alla realizzazione di un vero portale dedicato al mondo dei bambini, della scuola e delluso consapevole di Internet arriva con La Girandola (www.lagirandola.it). Il sito, realizzato insieme a Nicola Rainone, da molti anni uno dei principali punti di riferimento in rete per bambini e adulti. Leone Grotti lavora come giornalista per il settimanale Tempi e collabora con Aspenia. Marta Milvio, laureata in Scienze dellinformazione, dal 1992 docente di informatica presso lITC Gino Zappa di Saronno. Da sempre interessata allutilizzo delle nuove tecnologie nella didattica, anche al di fuori del proprio specifico ambito disciplinare, attualmente sta frequentando il Master DOL Docente esperto in tecnologie per la didattica presso il Politecnico di Milano.