Sei sulla pagina 1di 7

Libro X

Capitolo 6
Innanzi tutto Aristotele riassume la precedente indagine sulla felicit riassumendone i punti focali.
La felicit:
Non solo una disposizione: deve essere una disposizione che si estrinseca in unazione
Dipende da unattivit virtuosa
determinabile per s medesima e non in vista di altro: le azioni sono desiderabili in s, le
produzioni invece per loggetto, per un fine esterno quindi.
Dunque unazione conforme a virt.
Quali sono le attivit desiderabili per se stesse?
1. Le attivit virtuose; fin qui non sembra parlare di sophia, ma solo di virt etiche e di phronesis.
Ovviamente la risposta sar qui, ma per completezza Aristotele discute anche laltra tesi, ovvero
2. Le attivit giocose, che vengono discusse da Aristotele in quanto opinione comune
Nella felicit, per gli antichi una cosa importante la disponibilit di tempo: essi distinguono fra momenti
legati al lavoro, necessari ma brutti, e altri periodi nei quali io posso veramente realizzare la mia vita:
questo spiega limportanza del gioco (come stacco dal lavoro) nellopinione comune.
La parola che ritorna , da ci deriva lotium latino a cui si contrappone il negotium.
Conseguentemente a questa concezione chi lavora non pu essere felice, non avendo tempo per dedicarsi
alle attivit propriamente umane: visione negativa del lavoro.
Nella misura in cui la felicit ha a che fare con il tempo libero e la razionalit, formalmente nel modo di
Aristotele anche le donne possono essere felici. Di fatto per poi non potendo studiare ed essendo
analfabete ci rimane impossibile.
Alla fine del capitolo Aristotele precisa che la felicit non risiede nel gioco, che in vista di un riposo e il
riposo non un fine in quanto in vista di una futura attivit.
Inoltre ci che serio meglio di ci che scherzoso, e lattivit seria sempre lattivit della parte
migliore dellanima ed attivit delluomo oralmente migliore; ed in questa attivit consiste la felicit.

Capitolo 7
In precedenza Aristotele aveva affermato che:
la felicit consiste nellattivit della parte razionale dellanima secondo virt, e se le virt sono molteplici in
quella pi perfetta.
Dobbiamo prendere questa frase nel segno di una lettura inclusiva (linsieme delle attivit virtuose, dunque
virt etiche + virt dianoetiche, tanto phronesis quanto sophia) o dominante (selezionando unattivit
particolare che domini sulle altre; la parte migliore la sophia, lattivit contemplativa, questo lha detto
molte volte, e lha inteso come un fatto scontato)?
Possiamo trovare conferme di entrambe le letture:
1. INCLUSIVA: ha dedicato molto spazio alla trattazione delle virt etiche e della phronesis, e inoltre
ha detto che noi siamo praxis, mentre la contemplazione non ci caratterizza propriamente (in
quanto propria anche di Dio). Vi sono poi elementi di conferma nel libro I, nel quale ha nominato
limportanza (seppure relativa) degli amici, dei beni esterni, ecc. delineando luomo come un
animale politico e sociale.
2. DOMINANTE: la frase finale del capitolo 13 del libro VI nel quale ha definito la phronesis come
dipendente dalla sophia: la vera felicit allora quella della sapienza.
Pericle allora deve governare per permettere ad Anassagora di contemplare le stelle: questa una
posizione molto originale.
Aristotele ora deve prendere posizione fra queste due letture possibili.
La risposta, inequivocabilmente, in questo capitolo di carattere DOMINANTE: dunque secondo la virt che
pi alta, la virt di ci che vi di migliore, ovvero la : la parte dellintelletto.
se la felicit attivit secondo virt, logico che sia secondo virt pi alta. Perch dovrebbe essere
logico?? In greco c una parola pi debole nel testo, che pi che logico vuol dire ragionevole. Ma
comunque, perch?? Questo Aristotele non lo giustifica.
Allora, la felicit perfetta qualcosa che ha a che fare con lintelletto, o perch divino, o perch la cosa
pi divina che abbiamo. il , il principio che coglie i principi primi.
Aristotele dice che il fatto che lattivit della sapienza abbia a che fare con la vita contemplativa, gi stato
detto. Il problema dove!! Nel capitolo 3 del primo libro infatti, ha detto che della vita contemplativa ne
avrebbe parlato in seguito, cosa che non ha mai fatto. Questa risulta allora essere unaffermazione
problematica: ma in cosa consisteva contemplazione? Aristotele non lha mai detto.
Bisogner allora chiarire cosa vuol dire, perch pu significare pi cose.
In greco : quello che osserva. Ma cosa vuol dire concretamente? Cosa devo fare per
contemplare? Aristotele non lo dice.
Ora egli reintroduce i criteri che ha introdotto via via nel testo, e dimostra che la pi alta attivit.
Ci sono vari criteri. La contemplazione:
la pi alta essendo lintelletto ci che di pi alto abbiamo
la pi continua: non posso svolgere nessuna attivit in modo pi continuato del pensare
Il piacere un altro criterio: deve accompagnarsi alla felicit. Fra le attivit secondo virt, la pi
piacevole quella secondo la sophia. Il vero piacere quello della conoscenza, ovvero capire le
cose. Ma perch sono felice quando conosco? Questa la domanda. La felicit sta nella
conoscenza, non nella ricerca: questo restringe lambito, in quanto non qualsiasi atto
dellintelletto, bens la felicit la COMPRENSIONE che segue la ricerca
Autosufficienza: lattivit delluomo pi autosufficiente. Il sapiente bastevole a se stesso. Egli si
sta avvicinando a Dio
desiderabile in quanto tale

La novit di questo capitolo sta nel fatto che Aristotele ci dice che ragionevole che dire perfetto dire
supremo (dando quindi ragione alla lettura dominante). Una volta detto ci, chiaro che suprema la
sophia, che quindi si colloca come posizione contro intuitiva.
In pi, Aristotele non dice solo che questa la sua opinione, ma dice anche che questa al verit e che su
questo sono daccordo tutti: sono tutti daccordo non sulla scelta di vita, ma nel riconoscere che la vita che
ha a che fare con ci che c di pi eccellente quella guidata dalla sophia.
Non discute su dominante o inclusivo: dice qui che sicuramente dominante. Questo non prevedibile,
stando al resto dellopera che invece dava ragioni per credere in una lettura inclusiva, ma le conseguenze di
questa ammissione lo sono.
Nel capitolo 5 del primo libro aveva detto che i criteri pi importanti sono:
Lautosufficienza
Ci che desiderabile in s
Tra la phronesis e la sophia quella che meglio risponde a ci ovviamente la seconda, in quanto la
contemplazione non ha finalit esterna, ma ha il fine in se stessa. Lattivit politica invece in vista di
qualcosaltro: produce effetti. il fatto che la phronesis abbia fini esterni, e quindi effetti esterni, anche se
positivi, la subordina alla sophia: la rende non desiderabile di per s, bens per i suoi effetti. La sophia
invece desiderabile per s. Questa una conclusione sorprendente se si guarda il resto dellopera (ecco
da dove deriva il dubbio di alcuni studiosi che questi capitoli siano in realt un corpo estraneo). La
contemplazione la sia fa di per s e non in vista di altro: ci appare strano rispetto al fatto che nel libro II
dice che le azioni pratiche hanno il fine in se stesse.
A 1177b, riga 27, si conclude la prima parte del capitolo, che nonostante tutto rimane la meno
sorprendente. Quello che sorprendente la tesi dominante ammessa esplicitamente, e le conseguenti
implicazioni teoriche. Le indagini di Aristotele sembravano mostrare che luomo molto complesso ed ha
una molteplicit di attivit razionali. Ora sembra che tutto questo cada: importante solo lintelletto, tutto
il resto solo in funzione di esso, della contemplazione.
Aristotele introduce ora unobiezione potenziale, rispetto alla quale prender posizioni eccezionali e
sorprendenti.
Lobiezione questa: stiamo cercando il bene pratico delluomo. Ma il modello di felicit perfetta che ora
emerso pi divino che umano.
Per rispondere a ci Aristotele introdurr novit sostanziali. Lobiezione dice: ciascuna concezione di felicit
presuppone un modello antropologico, e quello che emerge ora non propriamente umano, pi divino.
Aristotele risponde: questobiezione completamente sbagliata. Noi siamo lintelletto e non il composto.
Dobbiamo vivere nel modo migliore dellintelletto non del composto. Questaffermazione contrasta con ci
che ha detto fino ad ora.
Egli cita una massima famosa: sei uomo, pensa dunque da uomo: non andare oltre
quello che il destino ti ha dato. Per ora Aristotele si sempre riferito allopinione comune per dimostrare di
esserne visino, ora invece cita la massima pi famosa su cui si fonda tutta la morale tradizionale per dire
che assolutamente sbagliata. Non bisogna ascoltare chi dice che essendo uomo devi vivere da uomo. Dice
invece Aristotele: sei mortale, ma devi vivere con pensieri da immortale; devi vivere come un dio, pensare
da dio: per quanto possibile, : comprendere che sei gi immortale, non diventare immortale.
Lintelletto qualcosa di divino, e noi siamo intelletto: siamo allora qualcosa si divino. Ciascuno di noi lo .
Siamo una molteplicit di cose, ma cosa siamo veramente? Lintelletto in quanto cosa pi divina fra quelle
che abbiamo.
sarebbe dunque assurdo se luomo non si scegliesse la vita che ci propria, ma quella di un altro essere.
La seconda conclusione questa: dove si d la molteplicit, la cosa pi autentica la cosa pi alta, e la cosa
pi alta lintelletto, allora lintelletto la cosa pi propria.
La vita che realizza veramente e propriamente luomo la vita dellintelletto che ti fa capire che sei
immortale.
Ci sono alcune domande a cui ora si deve rispondere:
- Cosa vuol dire ?
- E perch ci legato alla felicit?
- Perch la conoscenza dovrebbe darmi la felicit?

LINTELLETTO
Come conosce lintelletto? Come applicare ci allimmortalizzazione?
Nel libro VI, dice che la sophia consiste della scienza che coglie la causalit e dellintelletto, ovvero
la capacit di cogliere i principi primi. Dunque:
1. La scienza indaga e coglie le cause
2. Lintelletto serve a capire intuitivamente senza bisogno di mediazione, dunque una
conoscenza immediata (in parallelo con la sensazione che coglie immediatamente caldo,
freddo, ecc).
Nel capitolo 8 dir che lintelletto separato dal composto. Questo dunque un modello
antropologico difficilmente compatibile con quello che ha detto prima. ci che di divino c in noi,
la cosa pi alta che abbiamo. Rimanda per un approfondimento al De anima e agli Analitici.
Detto ci, in cosa consiste lattivit dellintelletto?
Lo spiega nel De Anima: ricorre di nuovo al parallelo della sensazione, conoscenza anchessa
immediata. La percezione lassunzione della forma sensibile da parte degli organi di senso. Questi
sono potenzialmente in grado di percepire suoni, colori, ecc. Nella sensazione c la realizzazione di
questa potenzialit: gli organi si identificano con la forma sensibile percepita, acquisendo la sua
forma.
Questo stesso modello si ripete con lintelletto, solo che esso ha a che fare con le cose immateriali e
intelligibili. La conoscenza c quando concentrandomi su una cosa mi identifico con essa: si ha
allora lidentificazione di soggetto e oggetto. Lintelletto una facolt immateriale, dove ci sono i
nostri pensieri. La sua potenzialit quella di capire ogni cosa. Se capisco una cosa, mi identifico
con quella precisa cosa. Si attiva questa capacit e in noi si attiva quel determinato concetto: vedo
3, penso 3, mi identifico con 3, capisco 3.
Se capisco uomo, si creato in me questo pensiero che rappresenta la realt esterna: c allora
lidentificazione di soggetto e oggetto. Si crea in me un pensiero che coincide essenzialmente con la
realt: c allora lidentificazione con lessenza della cosa, con la forma intelligibile (mentre la
sensazione lidentificazione con la forma sensibile).
LA CONTEMPLAZIONE
Tornando al passo delletica nicomachea, bisogna chiarire cosa sia la contemplazione in relazione
allintelletto. Gli oggetti di questa contemplazione sono i principi primi (pianeti) e le cause prime
(dio).
Diventano importanti in questottica tutti i riferimenti al divino che si ritrovano nella trattazione.
Cosa vuol dire che luomo contempla dio? Che lo coglie, lo comprende, e quindi diventa dio.
Cos dio per Aristotele? Libro XII della Metafisica: il principio primo che spiega il movimento di
tutte le cose, oggetto di desiderio. Dio pensiero di pensiero.
Qual la felicit dellintelletto? Lidentificazione con dio, cio lidentificazione con il pensiero che
d senso a tutte le cose, e quindi capire il senso di tutte le cose, nella loro necessit. Questo
, e questa la felicit: comprendere la nostra immortalit in quanto riusciamo a
collegare il nostro pensiero a quello di dio, e in questo modo sconfiggiamo la morte.
Si desidera conoscere per dare un senso alle cose, alla realt, che non pi una realt contingente
senza senso, ma ha un senso necessario.

Qui Aristotele in modo sorprendente rispetto al resto delletica si inserisce in un altro filone: non quello che
riconduce tutto alluomo, bens quello che si rif a Platone e prima a Parmenide, che cerca di salvare
luomo con la conoscenza: si tratta di capire che le cose sono andate cos perch non potevano andare
diversamente( riprender ci Spinoza nella sua etica).
Gli averroisti dicono che si pu conoscere dio ed essere felici con le facolt umane in questo mondo, come
ha detto Aristotele. Tommaso dAquino invece si oppone a ci: la salvezza in ultimo raggiungibile solo con
la grazia.
Quello di Aristotele un tentativo di spiegare le cose dando senso alla morte che altrimenti rimane
incomprensibile. C una vicinanza con il cristianesimo, ma anche una differenza sostanziale:per Aristotele
luomo con la sua razionalit umana pu dare senso a ci che siamo e pu comprendere la razionalit,
mentre ci impossibile per i cristiani: per Dante la filosofia rimane in ultimo un desiderio. Inoltre la
cristianit introduce un concetto nuovo rispetto ad Aristotele: la salvezza dellanima individuale. Per
questultimo invece limmortalit dellintelletto c, ma non individuale: il pensiero comune: sono
immortale perch parte di un tutto, non in quanto individuo singolo.


UNALTRA LETTURA PiU GENERALE:
Si potrebbero dare anche altre interpretazioni: per esempio intendere lintelletto in modo in generale, e la
contemplazione come semplice utilizzo della razionalit: di delinea una sorta di vita accademica,
universitaria. Questa unaltra lettura possibile, ma ci sono alcune cose da sottolineare:
- Aristotele dice esplicitamente che il piacere ha a che fare con la conoscenza, non la ricerca
- Questa seconda lettura non spiega le cose importanti: perch conoscere dovrebbe darci la felicit?
Con la lettura pi coerente (non questa, ma quella detta prima) invece si spiega limmortalizzazione e
inoltre questa idea della filosofia, come tentativo di dare senso alla realt, inserisce Aristotele in una grande
parte della filosofia.

Capitolo 8
Aristotele compie tre ragionamenti per dimostrare la superiorit della vita contemplativa, confrontandola
con (1) luomo politico, (2) gli dei e (3) gli animali.
1. Confronta la vita contemplativa con la vita del politico per dimostrare che la contemplazione la
felicit prima. Vi comunque una felicit seconda, ovvero la vita vissuta secondo virt etica e
phronesis. Queste virt secondo il composto sono rettamente mane, ed umana la vita che le
segue e la relativa felicit: la felicit seconda ( svalutazione).
Non si capisce come ci possa essere una felicit seconda e quindi minore, l dove raggiunta la
felicit ci si dovrebbe trovare in una situazione in cui non di desidera altro.
Ma la virt dellintelletto la pi autosufficiente (non comunque completamente autosufficiente:
non siamo dio; ma fra i due tipi di vita,pratica e contemplativa, la contemplativa rimane la pi
autosufficiente). Entrambe hanno bisogno delle cose necessarie per vivere, ma la differenza sta
nelle attivit: nelle azioni concrete c bisogno dei mezzi per poter agire (per fare politica c
bisogno di soldi, non invece per contemplare): la virt della sapienza non essendo relazionale non
ha bisogno di queste cose. La virt pratica ha bisogno di pi cose, e quindi meno autosufficiente.
Dunque la virt contemplativa la migliore: richiede poche cose, e addirittura per lei, le cose di cui
la phronesis necessita, questi beni e queste attivit che dovrebbe compiere secondo la virt etica,
le sono di impedimento. Nonostante ci le compie lo stesso.
Inoltre la phronesis umana, e la sophia divina: allora essendo divino pi alto che umano, la
sophia sar la pi alta.
2. Quali azioni bisogna attribuire agli dei, che di solito riteniamo essere i pi felici?
Apparir che le azioni delle virt etiche sono di poca importanza per loro, ma tutti ammettono che
vivono e agiscono.
gli dei sono felici
non agiscono secondo le azioni delle virt etiche
ma agiscono. Allora cosa fanno?
resta la CONTEMPLAZIONE: lattivit di dio, che eccelle per beatitudine.
Le premesse del ragionamento sono (1) gli dei sono felici e (2) sarebbe indegno attribuire agli dei
attivit pratiche etiche. Il problema che il primo punto comunemente accettato, il secondo
invece unidea del solo Aristotele; per la comunit invece sarebbe vero il contrario. il dio dei
filosofi contro il dio dei poeti- il dio del mito. Aristotele fa passare il suo ragionamento come se
fosse accettato comunemente da tutti.
Qui emerge la tensione con il pensiero cristiano: esso far propria lidea di avvicinarsi a dio e
ricongiungersi ad esso, ma c il problema che il dio dei cristiani completamente diverso dal dio
dei filosofi. Il dio di Aristotele pensiero, non ha nessun interesse ad intervenire nel mondo,
mentre quello cristiano caratterizzato dalla Provvidenza.
3. Gli animali non sono felici perch la felicit ha a che fare con la conoscenza contemplativa.
gli animali non sono felici: opinione comune
gli dei sono sempre felici
la felicit consiste nella contemplazione. Luomo in mezzo fra animali e dei: lui che decide
dove andare. Tanto pi si avvicina agli dei, tanto pi sar felice. E come si avvicina a dio? Con la
contemplazione.
CRITICA DI PLOTINO:
Plotino vede qui un punto importantissimo di tensione nelletica: Aristotele ha detto nel libro I,6
che ciascuna cosa ha una funzione propria che se realizzata rende la cosa felice; qualsiasi cosa, a
rigor di logica anche un coltello, pu allora realizzare la sua felicit. Ma allora perch gli animali non
possono essere felici??
Aristotele pu dire che perch non hanno conoscenza. Ma Plotino dice: ma allora la felicit non
consiste nella funzione propria, bens nella sola contemplazione Plotino per primo fa esplodere il
problema di unintellettuazione sempre pi marcata della felicit *Plotino, trattato I,4+.
Aristotele ha anche detto di sfuggita che in teoria le virt pratiche sono un ostacolo per il sapiente, ma che
alla fine egli le realizza lo stesso. Vi ritorna nel capitolo 9:

Capitolo 9
Qui Aristotele sfuma parzialmente la contrapposizione che aveva posto allinizio del capitolo 8 fra politico e
contemplativo. Anche il sapiente infatti, pur essendo il pi autosufficiente, non comunque totalmente
autosufficiente: anche lui ha bisogno dei beni necessari, ma non ne avr bisogno di numerosi e di grandi; gli
basteranno mezzi modesti. A conferma di ci porta i pareri autorevoli di Anassagora e Solone. Citando
Solone, Aristotele cita il testo del dibattito fra Creso e Solone su chi fosse il pi felice. Perch alcuni uomini
sono detti felici e altri no? Perch si sono comportati bene e virtuosamente. Mentre nel libro I, citando
questo testo, Aristotele vuole sottolineare la fragilit della condizione umana, dice ora qui che essi sono
felici perch dio li ha premiati per il loro essersi comportati bene: un ulteriore richiamo alla morale
tradizionale.
Il sapiente pu anche essere virtuoso (oltre che contemplativo):lo dice Solone, e anche Anassagora, colui
che avevamo trovato in opposizione a Pericle.
Il problema dei capitolo 7-8-9 questo: c la consapevolezza di star esponendo una tesi radicale, e il
tentativo di sfumarne la radicalit, per cu si riinvia continuamente allopinione comune.
Anassagora in realt non ha mai detto questo: non ha sostenuto le virt etiche. Luomo comune pu essere
daccordo sul fatto che i beni non sono necessari, ma poi le convergenze Pericle Solone Anassagora
uomo comune finiscono qui.
C poi un breve intermezzo metodologico, in cui Aristotele spiega che sar poi lesperienza a dimostrare in
ultimo cosa davvero vero e cosa non funziona.
Lultimo ragionamento del capitolo (di carattere contraddittorio) il seguente:
(1) Gli dei si occupano degli uomini
(2) Gli de si occupano dellattivit contemplativa
Dunque gli dei premiano gli uomini che sono contemplativi: coloro che pi si avvicinano a loro.
Il problema che le due premesse non stanno insieme:la prima unopinione comune, la seconda del
solo Aristotele. Inoltre gli dei se davvero sono contemplativi non si dovrebbero occupare degli uomini, lha
dimostrato nel capitolo precedente. La contemplazione diventa quasi un servizio divino: quello che
possiamo fare a gloria di dio.
Il motivo di questo passo si spiega con lesigenza di inserire il contemplativo, il filosofo, nellambiente, di
mostrare alluomo comune che colui che si avvicina maggiormente agli dei.
La conclusione questa:
Che il sapiente sia quello che pi ha queste caratteristiche evidente: il pi gradito agli dei (gli dei
sono importantissimi nella polis: coloro che sono favoriti agli dei sono figure importantissime) e
dunque anche il pi felice.

Capitolo 10
Si divide in tre parti:
o PRIMA PARTE: si chiude il discorso etico dicendo che la scienza pratica quella che produce effetti
pratici, per cui non bastano i scorsi, ma ci vuole necessariamente labitudine.

o SECONDA PARTE: ma come si fa a produrre un comportamento virtuoso e labitudine?
Sappiamo che le virt etiche sono legate alle passioni, soprattutto nei giovani. come si fa ad
educarli, a fargli capire cosa veramente giusto? Labitudine viene dopo, i discorsi non vanno bene,
allora prima ci vuole la LEGGE, che impedisce la degradazione indirizzando al giusto. la massa infatti
non portata ad ubbidire al pudore, ma se mai alla paura e alle punizioni. Una societ che funzione
bene una societ che possiede valori comunemente accettati che funzionano bene. Ci vuole il
potere, che permette il buon funzionamento della societ. La legge pu tanto contro la passione.
Aristotele da un lato sottolinea limportanza della legge, dallaltro per nota che la legge non mai
virtuosa: non rende mai consapevoli veramente dei valori della societ.
Allora, in assenza dello stato, chi che ha il compito di educare? I buoni cittadini padri di famiglia.
C questa tensione di Aristotele che da un lato cerca di giustificare la realt, ma dallaltro si scontra
con levidenza della realt dei fatti.

o Comunque importante che questi educatori abbiano una visione dinsieme: bisogna costruire un
sapere comune,che il compito della filosofia pratica.

Dunque:
lo stato ha un compito che non ottempra;
il singolo caricato di u compito difficile;
la filosofia pratica guida il singolo ad avere la giusta visione dinsieme. Cos Aristotele torna dove ha
iniziato, cio sottolineando limportanza del sapere pratico.



Problemi da chiarire
Difficolt di tenere insieme i capitoli 7-8-9 del libro X con il resto della
trattazione:
Il libro X chiaramente dominante. Aristotele d una risposta esplicita che fino a quel momento non aveva
dato: non sembra lasciare dubbi in proposito. ma cos non si spiega limportanza dellanalisi di virt etiche e
phronesis, e inoltre il fatto che questanalisi parte da una certa concezione antropologica: emerge nel libro
X unaltra idea di uomo, che non tiene pi conto dellanima tripartita.
molto strana la tesi che dice che la felicit consiste nella sola vita contemplativa. Sembra che si parli di
felciit come di ascesi monastica. E questo sarebbe luomo politico? La tesi motlo forte e sorprendente. La
lettura dominante fa problema sia dal punto di vista filosofico sia esegetico. Secondo questa lettura tutto
un mezzo in vista della contemplazione: tutto in funzione di questa.
La posizione inclusiva sarebbe meno problematica: non ci sono cose che sono mezzi di un fine, ma sono
tutte parti di ununica felicit che include virt etiche phronesis e sophia. Ma il problema di questa lettura
rimane il libro X, in cui Aristotele dice esplicitamente che lunica cosa che conta veramente la sophia.
Alcuni pretendono allora di togliere questi capitoli considerandoli un corpo estraneo.

Si pu introdurre una terza lettura:
la COMPATIBILISTA:
il contemplativo sceglier di esercitare anche le virt pratiche (X,8): non c tensione dal punto di vista
testuale. Aristotele dice: tutte e due. Lo dice anche alla fine di X,9: contemplano ma agiscono anche i modo
virtuoso. Dal punto di vista esegetico Aristotele dice come risolvere questa tensione. La phronesis in vista
della sophia ma non viene da essa esclusa. dominante, ma le virt pratiche rimangono importanti. La
felicit culmina nella contemplazione ma non esclude le altre cose.
[ci sono tre forme di governo e tre rispettive degenerazioni: spiega ci nella Politica:
- monarchia tirannide
- aristocrazia oligarchia
- politeia democrazia


chi governa ha chi governa ha
in mente il bene di mira interessi
della comunit individuali

La POLITEIA il governo per eccellenza perch essendo il modello della rotazione del potere quando uno
governato e non al governo (essendo girato il potere) pu contemplare: modello della vita mista: il
governo un peso che accettiamo, ma limportante rimane contemplare+
Il problema di questa lettura compatibilista che si perde limmortalizzazione, e tutta la sua radicalit.

Potrebbero piacerti anche