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Damasio: Alla ricerca di Spinoza.

Emozioni, sentimenti
e cervello
carmillaonline.com/2005/03/25/damasio-alla-ricerca-di-spinoza-emozioni-sentimenti-e-cervello/

March 25, 2005

di Massimo Piermarini
[da SWIF – Sito Web Italiano per la Filosofia]

Un neurobiologo scrive un libro non-filosofico sul filosofo Spinoza. È il


contesto di Alla ricerca di Spinoza di Antonio Damasio [ce ne siamo già
occupati su Carmilla: qui]. “Poiché non sono un filosofo e questo libro non
si occupa della filosofia spinoziana, è ragionevole chiedersi: perché
Spinoza?” (p. 19). Altrove l’autore dichiara a chiare lettere: “Non intendo
affrontare il suo pensiero al di fuori degli aspetti che ritengo pertinenti alla biologia” (p.
27). L’ipotesi teorica di partenza del saggio è che anche i sentimenti siano oggetto della
scienza e se ne possa spiegare il come, il meccanismo e il dove, la localizzazione.
Diventerebbe così possibile stendere la mappa della geografia cerebrale dei sentimenti e
indicare l’ordine sequenziale emozioni-sentimenti: “L’emozione e le reazioni affini sono
schierate sul versante del corpo, mentre i sentimenti si trovano su quello della mente” (p.
18). Il cervello produce una rappresentazione, attraverso le sue diverse configurazioni
neuronali, dei molteplici aspetti dell’attività dell’organismo.

L’autore rinvia a due precedenti lavori, l’Errore di Cartesio ed


Emozione e coscienza, nei quali ha indagato il ruolo dei sentimenti nel
processo decisionale e nella costruzione del sé e punta a studiarli per
quello che possono essere: rivelazioni dello stato in cui versa la vita
all’interno dell’organismo nella sua interezza, “espressioni del
benessere o della sofferenza umani, così come essi hanno luogo nella
mente e nel corpo” (p. 17). L’interesse della filosofia per questa
ricognizione, operata dalla neurobiologia, del problema mente-corpo – “un problema
essenziale per comprendere chi siamo” (p.18) – è evidente, al di là dei vantaggi
conseguibili nella cura delle patologie, soprattutto in sede antropologica, perché la
nozione di essere umano dovrà tener conto dei progressi compiuti nelle scienze sociali,
cognitive e biologiche.
La discussione delle tesi neurobiologiche rappresenta il livello di partenza del saggio di
Damasio, mentre un secondo livello è quello dell’appropriazione della sapienza filosofica
intorno all’uomo, coerente con le sue ricerche scientifiche cognitive e neurobiologiche. Un
terzo livello, di tipo narrativo e personale, riguarda l’incontro con Spinoza, che risale
all’adolescenza. Damasio descrive in pagine deliziose il suo impatto emotivo con i luoghi
della vita di Spinoza e l’impressione ricevuta dalla lettura dei suoi scritti, al fine di
avvicinarsi al carattere dell’uomo Spinoza, che “deve essere ricostruito da mille indizi
indiretti” (p. 29). La storia della ricerca e della vita di Spinoza costituisce un nucleo di
grande fascino letterario e psicologico del volume (cfr. soprattutto il cap. 6, Una visita a
Spinoza). Damasio spiega il fatto che Spinoza, pur celebre, non sia ben conosciuto, con il

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contenuto eretico di molte sue idee e soprattutto con la difficoltà del suo pensiero.
Esistono a suo avviso almeno quattro Spinoza: l’erudito che presenta una nuova
concezione di Dio e della salvezza umana; l’architetto politico; il filosofo che si serve dei
fatti scientifici e della dimostrazione geometrica e dell’intuizione per formulare la sua
concezione dell’universo e dell’uomo; il “protobiologo”, che riflette sui temi della biologia
della mente, il quale è ricollegabile a una parte dell’odierna neurobiologia.
Damasio analizza dunque il processo dell’affetto. La distinzione tra emozioni (azioni o
movimenti in larga misura pubblici) e sentimenti (immagini mentali interne, private) viene
ribadita, in contrasto con la comune opinione che li assume come sinonimi, in nome della
neuroscienza cognitiva e le forme dell’affetto inquadrate rispettivamente come
manifestazione esterna, pubblica e interna, privata dell’affetto. Le due sequenze di eventi
che configurano l’emozione e il sentimento si esibiscono rispettivamente nel teatro del
corpo e in quello della mente e fungono da regolazioni dei processi vitali, ma in due gradi
o livelli distinti. I sentimenti regolano i processi vitali ad un livello superiore. Tale
distinzione nasce da esigenze didascaliche ma, in realtà, emozione e sentimento
appartengono a un unico processo, così come mente e corpo appartengono alla stessa
sostanza. L’Autore illustra i meccanismi responsabili dell’induzione e dell’esecuzione
delle emozioni che costituiscono il preambolo per la spiegazione dell’emersione dei
sentimenti. La precedenza delle emozioni sui sentimenti corrisponde all’evoluzione e alla
necessità dell’omeostasi di ogni organismo vivente, “un grande ramificatissimo albero di
fenomeni deputati alla regolazione automatica della vita” (p. 44). Sulla base
dell’emozione si produce una mappa cerebrale e poi un’idea o rappresentazione mentale
dello stato interno dell’organismo. I sentimenti traducono nel linguaggio mentale lo stato
vitale in cui versa il corpo, soggetto a molteplici processi omeostatici di regolazione.
I due “testi”, del corpo e della mente, in cui si manifestano rispettivamente emozioni e
sentimenti, rappresentano dunque un processo unitario, proprio come Spinoza aveva
sostenuto: la mente o idea pensa il corpo. I costituenti del sentimento, al di là dell’oggetto
che ha causato il sentimento, consistono nella rappresentazione di un particolare stato
del corpo. Si percepisce mentalmente che il corpo è in un certo modo e ci si rappresenta
questo modo. A questa idea dello stato del corpo si associano idee in armonia con il
genere di emozione percepita. Questa definizione è applicabile “ai sentimenti di tristezza
e di qualsiasi altra emozione, come pure ai sentimenti degli appetiti e di qualunque
sequenza di reazioni regolatrici abbia luogo nell’organismo” (p. 107). La conclusione è
inequivocabile: nel sentimento, le entità della mente e del corpo sono intimamente fuse.
All’origine del sentimento è il corpo, le cui diverse parti sono continuamente registrate in
strutture cerebrali. La distinzione fra i sentimenti non può essere giustificata da una
collezione di idee, bensì è funzionale “perché la loro essenza consiste nei pensieri che
rappresentano il corpo nel suo coinvolgimento in un processo reattivo” (p. 109).
Ma perché Spinoza? Il suo pensiero è utile per una descrizione delle emozioni e dei
sentimenti umani. Spinoza precorre alcune idee odierne: la separazione del processo del
sentimento da quello dell’idea sull’oggetto che può aver causato l’emozione; la credenza
nella possibilità di combattere un emozione negativa con una più forte ma positiva,
indotta dalla ragione; la convinzione dell’unione di mente e corpo; il concetto di conatus,
sforzo naturale di conservazione da parte degli organismi; l’affermazione che “l’oggetto
dell’idea costituente la mente umana è il corpo” (Etica, II, pr. XIII). In particolare, l’idea

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spinoziana di conatus consente una definizione più raffinata dell’origine dei sentimenti,
che si situa non soltanto nel corpo, ma nelle cellule del corpo. Esse “esistono sia come
singoli organismo con un proprio conatus, sia come membri cooperativi di quella società
irreggimentata che chiamiamo corpo umano e che sono tenuti insieme dal conatus
dell’organismo nella sua globalità” (pp. 163-164). I contenuti dei sentimenti sono dunque
configurazioni dello stato corporeo, rappresentato nelle mappe somato-sensitive del
cervello. Gli stati corporei possono anche essere simulati, ma i sentimenti non cessano
mai di essere percezioni interattive, in cui il cervello interpreta l’oggetto che è all’origine
del sentimento, che resta comunque interno al corpo. Gli oggetti o eventi all’origine del
processo sono “parti e stati del corpo in cui essi insorgono” (p. 113).
Il cervello e le sue vie di comunicazione non sono però neutrali. Cambiamenti dello stato
corporeo danno luogo rapidamente a configurazioni diverse, “sotto le influenze decisive e
riverberanti del cervello e del corpo” (p. 164). Ciò conferma l’affermazione di Spinoza, per
il quale corpo e mente costituiscono attributi paralleli della medesima sostanza, circa la
possibilità di modificare o cambiare completamente un sentimento sulla base di un’idea
indotta dalla ragione. D’altra parte, i sentimenti svolgono una funzione molto importante
non soltanto come “sensori mentali per monitorare l’interno dell’organismo, testimoni dei
processi vitali colti nel loro svolgimento” (p. 170), ma nel comportamento sociale. L’autore
rileva come persone attive e di successo siano, dopo l’insorgenza di un danno cerebrale
prefrontale, inaffidabili, senza capacità di pianificazione e indipendenza, con problemi
relativi al processo decisionale, per l’impedimento di un segnale legato alle emozioni e
alla propria esperienza emozionale, che non riguarda per nulla la sfera cognitiva.
L’esperienza emozionale passata e i segnali emozionali prodotti dal nostro corpo ci
consentono infatti di classificare le situazioni sperimentate e di attivare in una situazione
specifica le emozioni appropriate. Svolgono un ruolo fondamentale nell’attivare un
repertorio di emozioni e sentimenti sociali, di classificazione e collegamento delle
situazioni precedenti e di appropriazione nel comportamento di convenzioni e regole.
L’integrità dei meccanismi dell’emozione e del sentimento è necessaria per un
comportamento sociale normale, conforme alle norme dell’etica e alle leggi” . Il
comportamento etico risulta impossibile laddove è compromesso il sistema dell’emozione
e del sentimento. “Se i sentimenti indicano lo stato vitale in ciascun essere umano,
possono farlo anche in qualsiasi gruppo umano, grande o piccolo che sia” (p. 201) e
offrono un contributo importante per il potenziamento del benessere a livello sociale.
Attraverso la nozione di omeostasi, Damasio esamina la possibilità di una regolazione
della vita che vada oltre le soluzioni automatiche e realizzi l’omeostasi sociale, che
presenta una notevole complessità di spazio sociale e culturale, i cui agiscono processi
non automatici. I sentimenti sono fondamentali per mantenere gli obiettivi primari e
meritevoli di perfezionamento del gruppo culturale. Damasio ritrova nella concezione
della virtù come sforzo di autoconservazione non soltanto il fondamento neurobiologico
del comportamento umano, ma l’istanza della capacità di conoscere e ragionare come
dispositivo che apre la strada al riconoscimento degli elementi sociali e culturali. “Al di là
della biologia di base vi è una decisione umana: anch’essa ha radici biologiche, ma
nasce solo nell’ambiente sociale e culturale, prodotto intellettuale della conoscenza e
della ragione” (p. 210). L’idea che l’etica, la legge e l’organizzazione politica siano
dispositivi omeostatici è “compatibile col suo [di Spinoza] sistema” (p. 212). I sentimenti

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coscienti, poiché sono eventi mentali, ci consentono di integrare le grandi quantità di
informazioni necessarie per i processi decisionali.
Damasio svolge una critica serrata all’insufficienza del dualismo cartesiano per spiegare
la vita umana. Il problema del rapporto mente-corpo si presenta come quello tra mente e
cervello in chiave neurobiologica e cognitiva. La moderna associazione fra mente e
cervello non ha eliminato la scissione dualistica fra mente e corpo, ma l’ha soltanto
spostata. In diverse teorie ritroviamo infatti mente e cervello da un lato e corpo (cioè
l’intero organismo, a esclusione del cervello) dall’altro. La parte-cervello del corpo viene
isolata dal resto e la spiegazione dei suoi rapporti con la mente diventa di conseguenza
più difficile. La soluzione possibile sta nel mutare prospettiva: “La mente emerge da (o
all’interno di) un cervello situato in un corpo, con il quale interagisce” (p. 228). Grazie alla
mediazione del cervello la mente “è radicata nel corpo vero e proprio” (p. 229). La
rappresentazione del corpo è indisgiungibile dalla mente, che trova nel corpo un appiglio
indispensabile. In altre parole, cervello e mente sono manifestazioni di un singolo
organismo: “Sebbene sia possibile sezionarle al microscopio, per fini scientifici, esse
sono inseparabili” (p. 233). La stessa evoluzione della mente non si può spiegare senza
l’influenza del corpo nell’organizzazione della mente: “La mente nel cervello – alimentata
dal corpo e al corpo attenta – è utile al corpo nel suo complesso” (pp. 247-248). Tale
impostazione, che colloca nel corpo l’origine della mente e della conservazione-
regolazione dell’organismo corporeo, trova riscontro in Spinoza, soprattutto nelle
proposizioni della seconda parte dell’Etica, che definiscono la mente come idea del corpo
umano, che è il suo oggetto, e vedono mente e cervello strettamente associati e connessi
al corpo. Per l’autore, una notevole percentuale delle immagini che emergono nel cervello
si formano grazie a segnali afferenti dal corpo, che trovano poi una più complessa
sistemazione nelle immagini mentali.
Damasio ritorna sul tema della ricerca della felicità, connessa al desiderio e
all’orientamento circa il significato della vita. Il concetto di conatus di Spinoza può essere
usato per affrontare il problema della sofferenza e della morte, nostra o delle persone che
amiamo. I sentimenti, la coscienza e la memoria, che appartengono al bagaglio culturale
della specie, ci consentono di ricercare una vita appagata, resistere all’angoscia della
sofferenza e della morte e cancellarla con la gioia. In tal senso, Spinoza è stato per
Damasio un immunologo della mente che sviluppa un vaccino contro le passioni, onde
comprendere le emozioni negative e generare quelle positive, attraverso il potere della
mente sugli stati emozionali, che può giungere alla letizia e alla beatitudine. Damasio
propone di combinare alcuni aspetti della filosofia spinoziana con un atteggiamento più
attivo nei confronti dell’ambiente che ci circonda: “Un atteggiamento combattivo […]
sembra prometterci che non ci sentiremo mai soli finché il nostro interesse sarà
concentrato sul benessere altrui” (p. 339). Questa “via”, che si discosta dall’impostazione
deterministica di Spinoza, comprende una vita dello spirito, cioè un’intensa esperienza di
armonia, dominata da una variante della gioia che ci renda “comunque sereni” e un
atteggiamento combattivo che contrasti quella che apparentemente è la crudeltà o
l’indifferenza della natura, puntando sulla speranza nel cambiamento positivo, che sia
efficace a livello personale e sociale per migliorare in senso armonico la nostra
condizione.

4/5
Antonio Damasio – Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello – Adelphi
– € 30

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