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De Sarlo

Francesco De Sarlo e lo psicologismo


Bisogna sottolineare che la filosofia italiana del primo 900 non è
caratterizzata solo dall’idealismo.
Croce e Gentile riproposero l’idealismo in una posizione che
potremmo definire minoritaria.
Infatti in quel periodo in Italia oltre alle correnti di pensiero, del
neo-criticismo e del positivismo, erano fortemente radicati lo
scientismo e lo psicologismo; per questo assistiamo alla fioritura
delle scienze della natura e della nuova psicologia.
De Sarlo va collocato tra il 1864 ed il 1937 ed è considerato il
promotore della nuova psicologia.
In particolare la nuova psicologia si afferma nel 1903 grazie
all’opera di Francesco De Sarlo, che in quell’anno nella sede
dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze, aprì il suo laboratorio di
psicologia sperimentale sulla scia degli altri laboratori aperti negli
ultimi anni dell’800 da Giuseppe Sergi a Roma e da Simone Corleo
a Palermo.
De Sarlo, pur essendo titolare della cattedra di filosofia, aveva
una formazione epistemologica e clinica.
Si era laureato in medicina (nell’Università di Napoli nel 1887) ed
aveva alle spalle esperienze cliniche presso il frenocomio di
Reggio Emilia.
Perciò non è strano che De Sarlo nel 1903, simultaneamente
all’avvio della rivista «La Critica», a Napoli ad opera di Croce e
Gentile, pubblichi una delle sue opere principali dal titolo I dati
della esperienza psichica. Pertanto, se all’Università di Napoli
Croce e Gentile promuovevano il ritorno all’idealismo, De Sarlo
all’Università di Firenze proponeva un modello di filosofia anti-
idealistica con una particolare attenzione alla psicologia
sperimentale.

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Secondo De Sarlo la psicologia sperimentale nello studio dei
fenomeni psichici deve avvalersi del metodo utilizzato dalle
scienze naturali basato sull’osservazione e sull’esperimento.
Il progetto della nuova psicologia da De Sarlo viene esposto nella
Prolusione al corso dell’anno accademico 1903-1904, denominato
“La psicologia come scienza empirica”, dove sostiene che:

«l’organo principale, anzi esclusivo dell’indagine strettamente


psicologica è l’introspezione, l’osservazione cioè di quei fatti che
non possono essere direttamente appresi che dalla coscienza
dell’individuo in cui hanno luogo».

L’obiettivo di De Sarlo consiste nel riconoscere alla psicologia uno


statuto autonomo ed epistemologico, che sarà discusso al V
congresso internazionale di psicologia organizzato a Roma nel
1905 sotto la presidenza di Giuseppe Sergi e con la
partecipazione non marginale di Francesco De Sarlo.
Proseguendo l’analisi della cultura italiana dei primi anni del
Novecento, è opportuno sottolineare, nel 1905, l’istituzione delle
prime cattedre di psicologia a Napoli (con Cesare Colucci), a Roma
(con Sante De Sanctis) e a Torino (Federico Kiesow).
Quindi i primi anni del 900 sono anni ricchi di fermenti culturali,
c’è una attenzione alla psicologia sperimentale che prima di quel
periodo non si aveva avuto. Nel prendere in esame il pensiero di
De Sarlo dobbiamo soffermarci sulla sua formazione che dal
conseguimento della laurea in medicina nel 1877 a napoli
conduce nel 1903 all’apertura del laboratorio nel 1903. La
produzione di De Sarlo è abbastanza vasta, ma su due opere ci si
deve soffermare: “I dati dell’esperienza psichica” (1903), “ l’omo
nella vita sociale” (1931). Bisogna ricordare accanto a queste due
opere importantissime il discorso tenuto da De Sarlo al VI
congresso della società filosofica italiana del 1926 che divenne la
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sua relazione presentata a quel congresso dal titolo “L’alta
cultura e la libertà”. De Sarlo proveniva da una famiglia di origine
borghese, ed era nato il 13 febbraio del 1864 in un piccolo
comune in provincia di Potenza. Subito dopo la laurea si
trasferisce a Bari per svolgere il servizio militare come medico e
già nel1888 si comincia a dedicare alla psicologia, alla fisiologia e
alla fisiatria. Di questo giovanile orientamento culturale sono
testimonianza altri due saggi che De Sarlo pubblica dopo la laurea
“Gli studi sul darwinismo” e “I sogni” confermando il suo
interesse verso la psicologia con sfumature che lasciano
intravedere un interesse verso la filosofia. Non è un caso che nel
1890 si trovi al frenocomio di Reggio Emilia per svolgere il
tirocinio sotto la guida di Augusto Tamburini che era uno
psichiatra direttore del frenocomio. Qualche anno dopo troviamo
De Sarlo nell’Università di Bologna come assistente di medicina
legale. Comincia a pubblicare nella rivista di freniatria e di
medicina legale diretta da Augusto Tamburini e pubblica in una
rivista di psichiatria diretta da Cesare Lombroso un medico,
antropologo e filosofo. Pubblica anche nella rivista “Il pensiero
italiano” ma soprattutto nella rivista di Lombroso e Tamburini. Un
anno importante nella vita di de Sarlo è il 1892 che rappresenta la
svolta nei suoi studi. Passerà dagli studi di psicologia e psichiatria
a quelli di filosofia. La prova dell’interesse per la filosofia è data
dai saggi che De Sarlo pubblica nella rivista italiana di filosofia di
Luigi Ferri. Nel 1897 De Sarlo ottiene la libera docenza in filosofia
teoretica e poi vinse il concorso a cattedra di filosofia teoretica,
succedendo ad augusto conti presso l’Istituto di studi superiori di
Firenze. L’interesse di De Sarlo per la filosofia è costante ma non
sono da dimenticare le opere che pubblica nel 1903 che hanno un
orientamento incentrato sulla psicologia sperimentale. Non sono
da dimenticare anche le ricerche di psicologia che pubblica nel
1905 e nel 1907 in cui pubblica i risultati del laboratorio. Si tratta
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di una rivista di cui uscirono due solo annate. Francesco De Sarlo
va ricorda sia come promotore della nuova psicologia che come
filosofo anti-idealista e come tale sono da ricordare i saggi
pubblicati nella rivista “ la cultura filosofica” che è una rivista che
lui ha diretto per 10 anni dal 1907 al 1917. Si tratta di una rivista
dove lui espone il suo pensiero filosofico che contrappone
all’idealismo e alla metafisica. De Sarlo sostiene un tipo di
filosofia che predilige il rapporto con le scienze naturali e con la
nuova psicologia. Inizialmente la cultura filosofica per i primi due
anni ebbe una cadenza mensile e poi bimestrale. In ogni caso,
conferma l’esigenza di riconoscere i nuovi saperi che si erano
determinati tra la fine dell’800 e primi anni del 900 che erano
rappresentati dallo scentismo e dallo psicologismo contro i quali
l’idealismo di Croce e di gentile tenterà di porre un freno. Loro
pensavano di imporre la loro linea e di fare si che la loro cultura
idealista fosse la predominante; ciò non fu cosi perche accanto al
neoidealismo si sviluppo lo psicologismo e lo scientismo. La
cultura filosofica, la rivista avviata da De Sarlo, si contrappone al
neoidealismo. De Sarlo risulta molto presente in questa rivista e
si occupava personalmente dei problemi che riguardavano la
filosofia e la scienza. De Sarlo da titolare della cattedra di filosofia
teoretica presso l’istituto superiore di Firenze ebbe il merito di
promuove anche grazie al suo laboratorio di psicologia
sperimentale un itinerario culturale che trova un antecedente in
Corleo. Egli aveva aperto nel 1889 un laboratorio di psicologia
sperimentale a Palermo presso l’istituto di fisiologia. Quindi De
Sarlo sulle orme di Corleo è la conferma che in questa fase storica
che la psicologia non solo nasce da una costola della filosofia, ma
rimane ad essa legata secondo lo schema culturale di una
filosofia che per quanto aperta alle istanze delle scienze naturali
ritiene che la psicologia debba rimanere ad essa legata. Infatti, De
Sarlo pur riconoscendo uno statuto autonomo ed epistemologico
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ritiene che la psicologia sperimentale debba rimanere legata alla
filosofia. La prova di ciò è data dal primo numero della cultura
filosofica perchè De Sarlo dichiara che è una rivista di stampo
filosofico che vuole analizzare i rapporti che la filosofia ha con
tutte le altre scienze. In polemica con il neo idealismo De Sarlo
sottolinea che quanto sostenuto da croce rappresenta
un’astrazione che è fondata sulla teoria degli istinti e che non
consente di cogliere il nesso tra le cose e il divenire della realtà
perché la filosofia di Croce secondo De Sarlo è una filosofia
astratta. Certamente Croce non condivideva questa
interpretazione di De Sarlo e ancora una volta replicava a quanto
Croce aveva scritto nel 1906 sulle pagine della Critica riferendosi
al volume di De Sarlo I dati dell’esperienza psichica del 1903.
Aveva sostenuto che la filosofia deve essere filosofia pura e
l’empiria un’empiria pura, un’empiria filosofica danneggia sia
l’empiria che la filosofia. Questo è ciò che Croce scrive contro De
Sarlo che non poteva tacere su questa affermazione di croce e
ribadisce la sua posizione filosofica proponendo il superamento
dell’idealismo. La polemica tra De Sarlo e Croce si è accentuata
nel tempo e ha coinvolto anche Gentile. De Sarlo sosteneva il
rapporto inevitabile tra filosofia e scienza. Secondo De Sarlo, uno
dei temi più discussi in ambito filosofico e scientifico è la nozione
di individuo. De Sarlo considera che tutte le volte che si è tentato
di definire l’individuo si sono incontrate enormi difficoltà perché
non è possibile secondo De Sarlo dare una definizione
universalmente valida. Questa varia a seconda del soggetto preso
in esame, perché secondo De Sarlo l’uomo è pur sempre un
individuo da considerare nel tempo nello spazio e nel modo delle
coscienze. Infatti l’individuo non è mai un soggetto astratto che
vive in una società astratta, ma è sempre un soggetto concreto
che vive in una società concreta in cui ogni individuo si trova
inserito in un sistema di relazioni sociali e morali. De Sarlo ritiene
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che il problema dell’individualità nel corso dei secoli ha
interessato studiosi di varia formazione culturale perché si è
trattato sia dal punto di vista scientifico che metafisico, ma
secondo lui va trattato maggiormente dal punto di vista
scientifico. Secondo De Sarlo si può affrontare la nozione di
individuo anche dal punto di vista sociale e morale. De Sarlo
ribadisce che la filosofia da sola non può comprendere la natura
dell’uomo e il divenire della storia e sottolinea il rapporto
inevitabile tra individuo e mondo esterno. La coscienza
dell’individuo è sempre coscienza di sé e del mondo nel quale
vive. Per cui nel corso della storia umana non si determina una
semplice crisi morale ma a essa segue sempre una crisi sociale.
L’annata 1909 della cultura filosofica si apre con un saggio di De
Sarlo dedicato al problema della conoscenza storica in relazione
alla posizione che l’individuo occupa nello spazio e nel tempo.
L’individuo è un soggetto che esiste in modo determinato e
concretamente per cui i singoli eventi della sua vita vanno
confrontati tra loro nel complesso sistema di relazioni che gli
individui tengono tra loro. Secondo De Sarlo, senza trascurare la
fase di partenza filosofica è necessario elaborare una psicologia
divisa in psicologia individuale e psicologia collettiva. Queste due
branche debbono essere fondate sul metodo della comparazione
per riscontrare la relazione tra stori a e psicologia. La psicologia è
psicologia individuale e psicologia sociale e deve essere utilizzata
come strumento di indagine storica perché bisogna tenere conto
della complessità del soggetto umano che va considerato nella
sua dualità di mente e corpo. Da ciò deriva la relazione di filosofia
e psicologia e di psicologia e sociologia. Per cui psicologia e
sociologia si trovano suò terreno della storia perché si
completano a vicenda. De Sarlo appartiene a quella serie di
uomini di culutra che pur provenendo dal versante della
psicologia l’esigenza di fare ricorso alla filosofia perché
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considerata utile a spiegare la complessa struttura della persona
ed è utile per spiegare la correlazione esistente tra realtà e verità
tenuto conto del fatto che ogni verità non può prescindere
dall’esame della realtà. De Sarlo pur contrapponendosi
all’idealismo riconosce il valore della metafisica però la
condizione è che questa non annulli il valore della scienza. La
metafisica secondo De Sarlo si può disporre come esigenza della
filosofia che ponendosi alcuni quesiti intende riflettere intende
riflettere su essi. Di certo De Sarlo era un avanguardista per i
tempi rispetto a queste tematiche che venivano trattate e lui
sosteneva che la psicologia a differenza di tutte le altre scienze
che studiano porzioni di realtà esterna, la psicologia studia la
realtà interna del soggetto. Non è da dimenticare che nei primi
anni del ‘900 De Sarlo si inserisce in un contesto e in un dibattito
culturale che aveva diverse sfaccettature. Abbiamo visto che
mentre in Inghilterra si consolidava il neopositivismo a partire da
Moore, autore del saggio sulla confutazione dell’idealismo. e
Russell, autore dei principi della matematica, in Italia si
consolidava l’esperienza contraria quella con Croce e Gentile che
nel 1903 avviano la rivista La critica. Il 1903 è un anno
emblematico. Abbiamo visto l’evoluzione del pensiero di De
Sarlo, la produzione di De Sarlo, ancora ci sono altre opere come
“Psicologia” e “filosofie”. Sono due volumi del 1918 e in questi De
Sarlo riassume gli studi e le ricerche che ha svolto negli ultimi 30
sulla scienza dell’anima, come lui stesso la chiama. Questi sono la
conferma di una posizione filosofica che De Sarlo intende ribadire
contrapponendosi all’idealismo di Croce e Gentile. La filosofia
minoritaria nei primi anni del 900 in quegli anni tentava di
divenire filosofia egemone. L’anti idealismo di De Sarlo viene
confermato anche negli anni a venire e trova conferma nel 1925
con la pubblicazione delle lettere filosofiche contro Croce e
Gentile. Dall’indice del volume si può subito riscontrare la forma
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originale usata per scrivere questo trattato di filosofia anti-
idealistica. Si tratta di 25 lettere filosofiche inviate alla signora
M.M. tra il 10 agosto e il 24 ottobre del 1924 pubblicate il 7
maggio del 1925. Il 1925 è l’anno in cui Croce e Gentile dopo la
polemica del 1913 sul modo di intendere l’idealismo si
consumerà una seconda polemica di natura politica. In questo
caso ci riferiamo alla stesura per iniziativa di Gentile del
manifesto degli intellettuali fascisti e con il quale si intendeva
coniugare il nazionalismo al fascismo e il credo religioso alla
ragion di stato. Sempre nel 1925 ci fu una replica degli
intellettuali anti-fascisti e per iniziativa di Croce fu pubblicato il
manifesto degli intellettuali anti-fascisti. In questo clima politico il
1925 risulta un anno particolarmente rilevante durante il quale il
fascismo diventa regime totalitario e in questo clima che le
lettere filosofiche di De Sarlo acquistano un significato particolare
dal punto di vista filosofico e ideologico. Rimanendo fermi al
carattere filosofico di queste lettere dobbiamo sottolineare la
loro articolazione interna al volume. Le prime due costituiscono
l’introduzione e la prima lettera ha per tema la filosofia in Italia
verso l’età del secolo diciannovesimo. La seconda lettera ha come
tema idealismo e positivismo nella seconda metà del 19esimo
secolo. De Sarlo parte dal retroterra filosofico della cultura
italiana della seconda metà dell’800. Egli considera la
contrapposizione tra idealismo e positivismo e la connessione tra
politica e religione che avviene nel contesto della cultura italiana
del tempo.
Le lettere successive dalla terza alla sedicesima sono rivolte
all’esame della filosofia d in particolare a quella di Gentile mentre
le altre dalla 17esima alla 25esima sono rivolte all’esame della
filosofia di Croce. Rileggendo le lettere si evince la polemica che
De Sarlo avvia verso Croce e Gentile. De Sarlo polemizzando con
Gentile contesta il contenuto di due opere di Gentile della teoria
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generale dello spirito come atto pubblico e del sistema di logica
come teoria del conoscere. Queste due opere vengono
contestate da De Sarlo al punto che considera l’attualismo come
un’aberrazione del pensiero filosofico. L’anno successivo alla
pubblicazione delle lettere fillosofiche De Sarlo partecipa al sesto
congresso della società filosofica italiana organizzato a Milano in
università. Il congresso si doveva tenere nei giorni che vanno dal
28 marzo all’uno aprile. La presidenza dei lavori fu affidata a Piero
Martinetti che in quell’occasione lesse una relazione sui congressi
filosofici e la funzione sociale e religiosa della filosofia. Tra i vari
relatori erano stati invitati Benedetto Croce e Ernesto Bonaiuti.
Benedetto Croce che ha parlato della filosofia italiana nel secolo
del barocco ed Ernesto Bonaiuti che avrebbe dovuto parlare della
religione dello spiritualismo. Il congresso però fu sospeso al
termine del pomeriggio del 30 marzo prima che la mattina del
giorno seguente potesse parlare Bonaiuti. De Sarlo fece in tempo
a tenere la sua relazione al mattino del terzo giorno. Questa fu
sull’alta cultura e la società e De sarlo sottolinea l’importanza
della cultura nel modo civile e sottolinea anche il ruolo che
l’università deve svolgere e alla quale bisogna assicurare piena
autonomia da ogni forma di ingerenza da parte della politica
perché De Sarlo cominciava ad intravedere l’ingerenza della
politica nella cultura e questo comprometteva la libertà della
cultura. Il riferimento di De Sarlo è rivolto al regime politico che
Mussolini aveva instaurato in Italia 4 anni prima ma in generale è
rivolto a qualunque circostanza politica. De Sarlo sostiene che con
la costituzione dello stato unitario in Italia si era determinato un
sistema politico libero ed indipendente un sistema politico che
doveva garantire oltre che i diritti allo studio l’indipendenza ad
ogni ordine e grado dell’istruzione si quella della scuola che
quella dell’università. Non sembra che De Sarlo stia parlando
adesso e di un’attualità straordinaria. Gli esempi di intellettuali
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indipendenti non mancano e sono stati tanti alcuni hanno pagati
altri no. Ricordiamo Antonio Labriola, Carlo Cantoni, Ardigò che
dalle loro cattedre senza nessuna forma di condizionamento
politico perché l’università deve rimanere lontana dalla politica;
erano nobili pensatori purtroppo in molti casi oggi non è così e
questo non significa contaminare la cultura e la politica che deve
essere apolitica e apartitica. Cantoni e Labriola sono
espressamene citati da De Sarlo che di cantoni ricorda la
memoria sulla libertà ad un’istruzione superiore presentata
all’istituto lombardo in occasione dei regolamenti nel 1876
emanati da Bondi; di Labriola De Sarlo ricorda il discorso
pronunciato nel 1896 sull’università e la libertà della scienza.
Inoltre De Sarlo ricorda l’opera di John Stuart Mill sulla libertà del
1859 sostenendo che tanto assurda un’alta cultura asservita ad
un certo politico, religioso, sociale come lo sarebbe quella che
fosse asservita agli interessi di una casta o classe. Nel corso degli
anni ’30 De Sarlo continua a far sentire la sua voce anche sul
versante dell’impegno politico e ideologico proponendo un
modello di filosofia pratica in contrapposizione ad ogni forma di
totalitarismo. In questo caso il riferimento va al volume L’uomo
nella vita sociale apparso nel 1931 pubblicato dalla casa editrice
Laterza di Bari. Il volume “Vita e Psiche” è pubblicato da Le
Monieur 1935 e nel sottotitolo si presenta come saggio di
filosofia della biologia, ma anche in questo volume sono
racchiuse le considerazioni di De Sarlo su la visione generale della
vita e del mondo che confermano ancora una volta una posizione
decisamente contraria al dogmatismo filosofico. Occorre
sottolineare che De Sarlo in un verso sostiene l’opportunità di un
modello filosofico da coniugare con le scienze naturali ed in
particolare con la psicologia, ma per un altro verso sostiene un
modello filosofico che lui definisce non astratto ma concreto. De
Sarlo ritiene che non possiamo comprendere l’essenza dell’uomo
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se non poniamo in stretta relazione la condizione del singolo con
il contesto sociale e storico in cui vive. Quindi è importante il
contesto sociale e storico in cui si colloca l’individuo. De Sarlo
sostiene e ribadisce che oltre la valenza della filosofia teorica
anche quella della filosofia pratica che non possono essere
considerate disgiunte perché non si tratta di spiegare che cosa
l’uomo è ma si tratta di comprendere e spiegare come l’uomo
vive Quindi la filosofia teorica senza quella pratica risulta priva di
contenuti. Si tratta di una posizione molto polemica contro il
regime politico che nel 1922 si era instaurato in Italia. La
sospensione del sesto congresso della società filosofica italiana e
la sua trasformazione in istituto di studi filosofici sotto il controllo
governativo ne sono una prova inconfutabile così come sarà una
prova inconfutabile nel 1934 l’obbligo imposto ai docenti
universitari di prestare giuramento al regime fascista. De Sarlo si
troverà con pochi altri compreso Martinetti a non prestare
giuramento quindi fu costretto a lasciare l’insegnamento
universitario. Da parte di De Sarlo ci proviene una lezione di stile
che conferma la coerenza e la grandezza dell’intellettuale che
intende salvaguardare la sua autonomia da ogni forma di
ingerenza politica e religiosa estranea alla cultura e alla ricerca
perché secondo De Sarlo la ricerca in quanto tale qualunque
direzione possa prendere sia in ambito umanistico che scientifica
si deve svolgere in un contesto di libertà piena e di autonomia
assoluta. L’alta cultura è tale secondo De Sarlo non perché svolta
in ambito universitario ma soprattutto se può essere svolta
nell’ambito dell’autonomia della cultura che coincide con la
libertà della ricerca non assoggettata a nessun regime politico e a
nessun partito. Per questo motivo De Sarlo si sofferma sulla
distinzione tra mondo naturale ed umano. Il primo è trovato
dall’uomo, mentre il secondo che è realizzato dall’uomo. Il primo
può essere solo studiato dall’uomo, il secondo oltre che ad essere
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realizzato dall’uomo può anche essere cambiato e migliorato. Il
mondo naturale è trovato così com’è dall’uomo il mondo umano
invece è realizzato dall’uomo. Allora il mondo naturale può
essere solo studiato dall’uomo quello umano può essere solo
realizzato. Visto che l’uomo ha la facoltà di realizzare il mondo
umano dovrebbe avere la facoltà per migliorarlo. Secondo De
Sarlo, la verità deve essere il frutto di una ricerca teorica e
concreta che deve tenere conto delle dinamiche della storia
umana secondo le categorie della morale. De Sarlo continua a
sostenere che non ci può essere una vera cultura una vera
filosofia se non vi è un contesto di libertà. Quindi la cultura e la
filosofia esistono solo in un contesto di libertà la quale è
espressione della libertà che l’uomo ha in sé stesso. La libertà in
Da Sarlo non costituisce una facoltà della persona; essa coincide
con la natura della persona che spesso è mortificata dalle
condizioni esterne. La mortificazione della libertà è quindi la
mortificazione della natura umana ed determinata dal volere
degli uomini che entrando in contrasto tra di loro impongono
regole contrarie ai principi della libertà. De Sarlo fa ricorso a
Machiavelli che con la sua scienza politica giustificherebbe la
costituzione dello stato che intende mortificare sul piano teorico
e pratico la libertà degli uomini con una organizzazione
improntata sui principi dell’autorità e della forza. Da qui il
coinvolgimento di De Sarlo di una stretta relazione tra la filosofia
teorica e pratica che in De Sarlo diviene relazione tra politica e
morale laddove la politica dovrebbe assumere e rispettare le
categorie morali della libertà che è considerata fondamento della
natura umana e della vita degli uomini. De Sarlo quando conclude
il suo volume sull’uomo nella vita sociale ricorda Kant e lo ricorda
perché nel saggio “Per la pace perpetua” sancisce la sacralità
delle leggi che secondo Kant devono essere rispettate e
finalizzate al mantenimento della pace e della libertà. Essere
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usciti da una condizione di minorità di vivere cioè in comunità con
i propri simili non può giustificare il fatto che i pochi mortifichino
la libertà degli altri. La vita in comune deve esaltare il principio
della libertà che sul piano teorico e pratico si deve tradurre nel
rispetto dei singoli individui e dei pochi. In questa parte finale
dell’opera di De Sarlo si vedono delle sfumature che richiamano
alla critica della ragion pratica di Kant. La vita in comune
presuppone il riconoscimento della dignità del singolo per cui
l’uomo non deve essere solo sapiente cioè filosofo ma deve
essere anche virtuoso e rispettoso dei canoni della morale e della
politica quando è strettamente legata alla morale. Il continuo
interesse da parte di De Sarlo per la struttura psichica del
soggetto rappresenta il desiderio del filosofo che desidera
comprendere non solo le condizioni esterne nelle quali l’uomo si
trova a vivere, ma anche le condizioni interne dell’uomo perché
solo comprendendo l’esterno e l’interno dell’uomo si può
comprendere l’intima struttura del singolo. Per questo si ha
bisogno non solo della psicologia individuale ma si ha bisogno
anche della psicologia sociale. In conclusione, possiamo dire che
l’attenzione di De Sarlo da filosofo ha prestato alla psicologia
empirica è costante e significativa; è un’attenzione verso quella
psicologia che tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 non intendeva
contrapporsi alla filosofia, ma voleva elaborare e sviluppare un
supporto alla filosofia che era rivolta alla comprensione del
mondo in cui viviamo che non è solo quello della natura ma è
anche il mondo della società e della politica che spesso risulta
condizionato da varie forme di irrazionalismo.

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