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Il naturalismo di Principessa Mononoke

Daraio Federico, 4A l.

Il film ambientato nel Giappone dellepoca Muromachi (1336-1573). Nago, un gigantesco cinghiale
trasformato in demone per via di una maledizione, attacca un piccolo villaggio Emishi, il cui principe,
Ashitaka, si batte per difendere la sua gente: nello scontro il demone rimane ucciso, ma la maledizione che
porta si protrae al giovane combattente. Per cercare di liberarsi dalla maledizione, dovr recarsi ad Ovest
con il suo stambecco Yakkuru, per raggiungere la Foresta dove risiede il Dio Cervo, che potrebbe aiutarlo.
Durante il viaggio si imbatter per la prima volta in San, la principessa Mononoke (principessa spettro, o
principessa degli spiriti vendicativi), una ragazza cresciuta dai lupi sin dallinfanzia e che vive nella Foresta,
sotto la madre Moro, la dea Lupa. La Foresta stessa sotto la minaccia della Citt del Ferro e della sua
padrona, Eboshi, per il disboscamento che consente ai minatori della citt stessa di estrarre i minerali
necessari, e San si batte perch la pratica non continui.
Nella Citt del Ferro Ashitaka scopre che lodio instaurato nel demone Nago stato causato proprio da
Eboshi, rea di averlo colpito con un proiettile e capace di innescare nellanimale un odio troppo grande da
sopportare, fondendosi con il disprezzo gi presente nellistinto della sua specie. Successivamente il
principe si trova al cospetto del Dio Cervo, che tuttavia non rimuover la maledizione che lo ha colpito.
Nella Foresta arriva un gruppo di cinghiali guidati dal Dio e comandante Okkoto, mentre nella citt il
mercante, nonch comandante, Jigo, si allea con Eboshi per ottenere, per conto dellImperatore stesso, la
testa del Dio Cervo: secondo la tradizione, chi la possiede ottiene limmortalit.
Durante una battaglia per la Foresta tra i cinghiali e lesercito armato, il popolo dei cinghiali viene sterminato,
e Okkoto viene dominato dallodio che prova verso gli uomini, finendo per trasformarsi quasi del tutto in
demone. Il Dio Cervo porr fine alla trasformazione togliendo la vita alla divinit, ma dopo questo verr
derubato della sua testa da Eboshi e Jigo. In seguito a una trasformazione in un Dio della morte, la sola
restituzione del capo mozzato porr fine alle vicende, risanando le zone distrutte dalla ricrescita della flora e
togliendo la maledizione ad Ashitaka.

Miyazaki impunta la pellicola secondo i suoi ideali utopici, generatori di un mondo in cui
luomo e la natura possono coesistere. A tal proposito non si sprecano richiami al culto
shintoista, secondo il quale il sacro rapporto tra i due insiemi deve essere garantito dalla ricerca
delluomo del sacro allinterno della natura: allinterno di essa si nasconde lo spirito, il divino;
la natura divina, ogni sua parte pervasa da spiriti che la rendono espressiva, individuabili
nellopera nel demoni Nago, nel Dio Cervo, nella divinit poi mutata in demone Okkoto, nella
dea-madre Moro e anche nei piccoli Kodama.
I due cinghiali, Nago e Okkoto, raffigurano un popolo fomentato dallodio verso gli umani
che si inasprisce durante le battaglie che essi combattono, finendo per trasformare entrambi in
demoni: mossi da ideali di libert e rispetto verso lambiente, pur essendo due divinit non
possono nulla contro il male che li domina e che li guida nella loro battaglia, anche se essi stessi
emissari della presenza divina nel mondo, e quindi del bene.
La grande lupa Moro invece, madre adottiva di San, risiede nella Foresta e rappresenta la
saggezza della natura, volta a sacrificarsi di fronte al male e alla perfidia umana che si trova
dinanzi con Okkoto, nella scena in cui sia lei che il capo dei cinghiali vengono liberati dalle
sofferenze dal Dio Cervo.
I Kodama, degli esseri spiritici con una testa rotante e buffamente rumorosa, sono il simbolo
di una difficolt di linguaggio tra gli umani e gli alberi (una parte dellinsieme di cui fanno

parte le piante, da cui nascono appunto i Kodama): alla loro prima apparizione sono delle guide
mute nella Foresta di Ashitaka, e sono a migliaia, incuriositi dalluomo ma incapaci di
comunicargli. Successivamente compaiono per riunirsi nellalbero madre e invocare il grande
spirito del Dio Cervo, affinch il luogo dove risiedono rimanga preservato.

Nella pellicola si individuano i temi fondamentali espressi dalla concezione rinascimentale del
Naturalismo: la natura vista come razionale e comprensibile alla mente umana, tuttavia
misteriosa e intrinseca, tanto quanto difficile da raggiungere e sopraffare e dunque vittima della
contrapposizione con il progresso. Ad esempio nel Rinascimento si delinea la possibilit di
controllarla e modificarne il corso, cooperando con lazione divina e trasformandola
dallinterno. Ma la natura di tutte le cose, e dunque il divino in tutte le cose: tutto ha
unanima ed capace di sensazioni, dagli animali ai Kodama, anche in una scala gerarchica.
Il principio unico della realt che ci circonda, secondo quanto esplicato dal naturalismo, il
creato stesso: superficialmente la pellicola usa la Foresta come esempio di natura letterale, ma
dalla quale possibile ricavare le informazioni riguardo il resto del concepito divinamente.
La divinit con la quale viene identificata la natura concepita come un principio razionale e
non personale, risultando regolare e prevedibile, avendo leggi proprie incontrovertibili.
Luniverso manifestazione divina e attraverso tale conosciamo Dio, che dentro di noi e
dentro tutto le cose: il Dio Cervo, comandante della Foresta e animante la stessa, tanto che in
sua mancanza o con la sua trasformazione la Foresta decade e muore. Come concepito da
Giordano Bruno, luniverso panteisticamente un Uno-Tutto, un unico organismo vivente che
racchiude in s ogni divenire. Deus sive natura, diceva Spinoza, il Dio Cervo in ogni creatura
e in ogni pianta interne alla Foresta. Unentit sfuggente e criptica, di cui ogni specie che
popola e arriva nella foresta, compresi gli uomini, d uninterpretazione propria, vedendola o
come figura benevola o come giudice imparziale, o ancora successivamente alla trasformazione
come cieco vendicatore del suo regno.
Le stesse sembianze antropomorfe, almeno nel volto, del Dio Cervo, celano lo stretto quanto
devastato legame tra luomo e la Foresta, in cui il primo prosegue la sua evoluzione sociale a
scapito del secondo. C ancora speranza per luomo e per la sua convivenza libera con il resto
delluniverso, purch esso non sia stravolto da dei dettami che luomo non pu imporre.
Riprendendo Spinoza, si pu dire che il bene vero a cui le creature della Foreste aspirano,
capace di nutrirgli lanimo di sola gioia, il diretto rivale dellattaccamento e delle passioni,
verso quei beni effimeri quali sono le ricchezze, i piaceri e gli onori oggetto dei pi. Lordine
eterno concatena il Dio-Natura con la diretta sua esigenza di perseguire il bene congiuntamente,
distinguendone due realt: ci che dipende da noi di cui possiamo prenderci cura e ci che
dipende dalla natura stessa. Alluomo non viene concesso scavalcare le leggi universali,
alluomo non permesso comandare Dio. Laspirazione umana di divenire Creatore, concepita
da Bruno, risulta fondamentale nelle azioni che animano loperato artificiale, ma supera il limite
imposto dal Dio che vivifica la natura e che per primo le d forma e sostanza. Luomo pu
operare con lintelletto e manualmente per formare altri corsi del mondo, divenendo un
creatore, ma non allo stesso livello di Dio: incapace di sottomettere la natura non pu elevarsi al
livello di Dio in quanto avente oltrepassato un limite che lo avrebbe avvicinato quanto pi

possibile alla divinit. Luomo non pi homo faber dal momento in cui tenta di superare Dio,
senza usare la sua razionalit per rendersi conto del proprio comportamento egocentrico e
sopravvalutato. Da Spinoza, successivamente, viene smascherata la semplice presunzione
delluomo di sentirsi al centro del cosmo, quando invece deve ritenersi solo ricercatore della
libert, una genuina e moralmente elevatrice libert che si ottiene solo elevandosi al punto di
vista di Dio. La liberazione dallignoranza un obiettivo raggiungibile con un percorso che
parte da Dio e arriva a Dio, nel cui intermezzo vi lessere umano e il mondo che lo circonda.
Spinoza sviluppa infine la natura stessa intesa come concetto di Dio, i cui attributi sono
limmortalit, linfinitezza, leternit e la singolarit: la natura causa sui, ci la cui natura
non pu che essere pensata che come esistente e manifestazione di Dio, ritrovandone in ultima
analisi una concezione panteistica. La natura governata dallordine geometrico discusso
nellEtica, per cui tutto necessario e tutto regolato, nella quale i rapporti causali tra natura
naturans (modi) e natura naturata (effetto) sono spiegabili sono in relazione luna con laltra.

Ashitaka un giovane speranzoso, capo di un villaggio e caricato di responsabilit dal


destino, guidato indi da un forte senso di rispetto e purezza che gli impongono di fermare il
conflitto tra Eboshi e la Foresta, ponendosi da intermediario che non vuole fermare lo scempio
a cui vanno incontro gli umani quanto renderli consapevoli dellimportanza della Foresta stessa.
Yakkuru, compagno fidato di Ashitaka, vive insieme al padrone in un rapporto quasi simbiotico
e al momento del bisogno, entrambi dimostrano il loro reciproco legame. Legame che denota un
rapporto possibile tra luomo e gli animali, rafforzato da un comune senso di fiducia e
solidariet in quanto entrambi degni di essere aiutati luno dallaltro.
San la Principessa Mononoke, la Principessa degli spiriti vendicativi: ci definisce come
sia la natura stessa a voler impedire lavanzata delluomo sterminandolo, e non luomo che
tenta vanamente di sottometterla. Anche definibile letteralmente Principessa Spettro, San
raffigura una semplice unit della Foresta, forse anche una delle pi deboli, ma come le altre
animata da un forte senso di coesione con le altre creature e pertanto forte insieme ai suoi fedeli
compagni, i lupi principalmente.
Eboshi invece lantagonista di San e della Foresta: personaggio elegante e complesso,
raffigura il progresso e le ambizioni delluomo, esasperate e senza freni: la volont di uccidere
un dio mascherata dal necessario volere dellImperatore, ma finch la natura non inverte i suoi
stessi ordinamenti non possibile fermare lavanzata tecnologica. Alla fine, pagato fisicamente
il prezzo della sua scelleratezza, ci sar spazio per il suo pentimento.

Dai forti richiami ecologisti, in parte ripresi dal precedente Pom Poko (1994) del maestro
Takahata, Principessa Mononoke non rinuncia a proporre un immaginario idillio tra il progresso
e il mondo naturale, coadiuvandolo per da un sentito conflitto interiore che non pu estinguersi
se non con il reciproco rispetto. I temi trattati richiamano fortemente alle idee dei pensatori del
panteismo naturalista, quali principalmente Bruno e Spinoza, e ne traggono spunto per
esprimere dei concetti che ben si sposano con la narrazione e i suoi messaggi. Miyazaki
colpisce dunque il pensiero collettivo sul rapporto tra le due diverse realt, evolvendo le

formulazioni filosofiche del passato e gestendole con sagace maestria per discutere un
complicato e antico conflitto.

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