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L'etica - Spinoza 

Spinoza in vita pubbico' solo due opere: I principi della filosofia di Cartesio e Il trattato
teologico politico. Alla fine del '62 aveva terminato una prima stesura della prima parte
dell'Etica che all'epoca doveva essere divisa in 3 parti. In un altro scritto, il trattato
sull'emendazone dell'intelletto, Spinoza intraprende la via della riforma dell'intelletto per
individuare un bene che sia davvero tale e l'analisi della conoscenza che ne seguirá sará
perció uno strumento di un programma di rigenerazione morale dell'umanitá. Le linee
guida, quindi, della filosofia di Spinoza emergono giá dal trattato sull'emendazione
dell'intelletto e sono: una meditazione orientata ad un fine pratico, individuare un
sommo bene ed educare gli uomini affinché la maggior parte lo persegua. Questo
trattato venne lasciato incompiuto e ne seguí la scrittura di un ltro, intorno al 1660, breve
trattato, il breve trattato su Dio, l'uomo e il suo bene. La stesura dell'Etica sembra iniziare
subito dopo la redazione del breve trattato, in quanto ne riproduce tutte le tesi. Il fine
pratico rimane la ricerca del sommo bene. Nell'etica Spinoza immerge il lettore nelle
conoscenze che hanno per oggetto Dio e la natura, che costituiscono il tema del primo
libro dell'opera. Nel 1665 vi é una prima stesura di quella che poi sará l'etica. Nel
Trattato teologico-politico, scritto dal filosofo per difendere la ibertá di espressione e
pensiero e er confutare l'idea che sempre piú si diffondeva di un suo essere ateo, alla
ricerca e alla conoscenza del sommo bene erano stati individuati bell'intolleranza
religiosa e politica e nella convinzione che ció che é scritto nelle Sacre scritture sia vero
in goni caso.  Dopo il 1670 riprende la composizione dell'Etica con l'atuale struttura in
cinque parti e nel 1675 la terminó. Rinuncia a pubblicarla per evitare polemiche
teologiche e venne pubblicata postuma nell'anno della sua morte, 1677. 
Giá dal trattato sull'emendazione dell'intelletto er chiaroo che secondo Spinoza la teoria
della conoscenza e la metafisica erano le strade per condurre l'uomo al sommo bene e
dunque alla beatitudine. 

STRUTTURA DELL'OPERA
L'Etica comprende tutt la filosofia, dalla metafisica alla morale. Si compone di cinque
parti alle quali corrisponde un ambito della filosofia. Alla parte prima la metafisica. Gli
scopi a cui tende l'opera sono la fondazione della morale, la teoria dell'eternitá della
mente e della beatitudine. Questi scopi, queste finalitá vengno riordate da Spinoza in
tutta l'opera, in quanto non vanno mai perse di vista e non va perso di vista nemmeno il
rapporto di dipendenza tra tutte le parti. 
L'etica é espressa secondo metodo gemetrico, un genere di esposizione del sapere che
tiene come modello Euclide, che pocede pe definizioni, assiomi e teoremi, che nell'opera
spinoziana vengono chiamati proposizioni, alle quali talvolt vengono aggiunti dei
chiarimenti (scolii) nei quali viene momentaneamente abbandonato il modello
geometrico. 
Cartesio riteneva che il metodo geometrico non fosse adatto ad esporre discipline che
non possono far affidamento ad alcuna certezza sensibile (come la metafisica). Spinoza
invece dichiarava che il metodo dei matematici é la vi migliore per la ricerca e la
conoscenza della veritá. Vi é dunque un rapporto di tensione tra Cartesio e Spinoza. Il
primo era il filosofo della via soggettiva al vero, dell'accesso alla veritá ttramite il dubbio,
il secondo era il filosofo del metodo geometrico e quindi di una ricerca oggettiva. Non si
puó peró dire che Spinoza si mostri sempre convino del metodo utilizzato, il quale
spesso é prolisso e obbliga alla formulazione di dimostrazioni disordinate. Infatti nel
breve trattato, che anticipava tutte le tematiche presenti poi nell'etica, non vi era traccia
di metodo geometrico. 
Spinoza ritiene che anche ció che é estraneo alla ragione, l'irrazionale, abbia le proprie
leggi di cui la ragione puó produrre una scienza certa. L'opra spinoziana é dunque
emblematica in quanto esalta il potere della ragione umana estendendo gli ambiti ai
quali essa puó applicarsi, da dio alle passioni alla morale. 

PARTE PRIMA:DIO 
La prima parte dell'etica é dedicata alla metafisica. Si dimostra in questa parte l'esistenza
di un'unica sostanza--> DIO. Questa é infinita e tutto ció che esite é una sua
modificazione. Dio produce necessariamente tutto ció che é in suo potere e dunque la
realtá stessa é infinita. Poiché esiste una unica sola sostanza e niente si dá al di fuori di
essa questa si identifica con la natura. Dio si identtifica con la natura. 
Come tutte le laprti dell'etica anche la prima si apre con definizioni e assiomi che
saranno il fondamento di tutte le dimostrazioni successive. 
PRIMA DEFINIZIONE: definisce la causa sui, ció la cui essenza ne implice l'esistenza.
Come giá secondo Cartesio, anche per Spinoza la causa sui é ció la cui essenza imlica
l'esistenza ovvero ció che esiste necessariamente. 
Alla cultura cartesiana risale anche l'uso che Spinoza fa della nozione attributo, ció che ci
permette di conoscere la sostanza. Ció che l'intelletto, che per spinoza é facoltá della
onoscenza adeguata e quindi vera, percepisce della sostanza. Sena l'attributo la sostanza
sarebbe inconoscibile. Dio essendo infinito consta di infiniti attributi che ne sprimono
l'essenza. Non bisogna peró considerare la sostanza come una somma di tutti i suoi
attributi. 
LBERTÁ: libera é qualcosa che non é determinata da altro se non sé stessa nell'agire. Solo
Dio dunque, unico ente che esiste e opera solo in virtú della propria necessitá, puó dirsi
lbero. 
Con eternitá inoltre Spinoza non intende qualcosa che si estende in tutti i tempi ma
qualcosa che si oppone alla durata, qualcosa che c'é in asenza di ogni riferimeno al
tempo. 
Tra gli assiomi sono cruciali il terzo e il quarto. Il terzo formula il determinismo, se si dá
una causa l'effetto ne segue necessariamente. Non esistono eventi incausati. 
Il quarto specifica il legame causa-effetto: data una causa é necessario che segua quel
determinato effetto. Sarebbe contraddittorio se ad un caausa non seguisse un
deteminato effetto. 
Data la definizione di Dio sarebbe contraddittorio che non ne seguisse necessariamente
l'esistenza.(VEDI PRIMA DEF.)
QUINTO ASSIOMA:completa gli assiomi causali. Le cose che non hanno ulla in comune
tra loro non possono essere comprese una ediante l'altra. Non vi é un rapporto causale
tra enti di natura diversa. 
É chiaro che l'esistenza della sostanza potrebbe essere causata direttamente dalla sua
definizione, infatti non é possibile avere un'idea della sostanza senza che uesta esista. La
sostanza é per definizione intesa per sé, se non esistesse non potrebbe essere intesa
attraverso altro,quindi intesa affatto. Dato che noi intendiamo la definizione di sostanza
questa esiste necessariamente. 
Spinoza dimostra a priori l'esistenza di Dio attraverso la sua definizione.  Chi, inftti,
accetta la definizione di Dio come ente perfettissimo accetta che questo esista
necessariamente. 
Tre dimostrazioni secondo le quali esista necessariamente una sostanza infinita.
PRIMA A PRIORI: Dio é una sostnza, la sua essenza dunque ne implica l'esistenza, e
quindi dio esiste necessariamente. 
SECONDA A PRIORI: se dio non esistesse dovrebbe avere la prova della sua non
esistenza fuori di sé, il che é assurdo trattandosi di una sostanza infinita. 
TERZA A POTERIORI: se si dá almeno un ente esistente allora si deve dare anche un ente
la cui esistenza sia necessaria. Quest'ultimo non puó essere finito in quanto se cosí fosse
sarebbe piú potente di uno infinito, il che non é possibile. Io, ente finito, esisto --> deve
esistere un ente infinito necessariamente esistente --> DIO. 

Dato che esiste una sostanza infinita e che tutti sono d'accordo col dire che Dio é
infinito-->la sostanza é dio
Siccome la sostanza é infiniita nonn vi é spazio nell'universo per qualcosa ch non é
sostanza-->la sostanza é UNICA--> qualunque cosa infinita é una sua espressione e
qualunque cosa finita una sua modificazione
La sostanza é dotata di infiniti attributi in quanto gli attributi esprimono l'essenza della
sostanza, quindi la realtá, e questa essendo infinita ha bisogno della massima realtá. Piú
una cosa ha realtá piú ttributi ha. La sostanza é infinita, é dotata della massima realtá-->
ha infiniti attributi
Gli unici due attributi di Dio ch possiamo conoscere sono quelli dell'estensione e del
ppensiero, in quanto sono gli unici a cui partecipiamo 
Spinoza RIPRENDE da CARTESIO il fatto che: gli attributi costituiscono l'essenza di una
sostanza e inoltre riconosce come attributi solo quelli giá riconosciuti da Cartesio e non
ad esempio quelli della tradizione cristiana 
I due attributi pensiero ed estensione sono completamente indipendenti (Siccome la
sostanza é ció che é di per sé e ed é intesa di per sé--> ogni attributo é indipendente
dagli altri e inteso di per sé ) 
DIFFERENZA: IN CARTESIO pensiero ed estensione facevano parte di DUE SOSTANZA
DIVERSE
La sostanza non é un'aggregazione di attributi, questi non sono parti della sostanza
Ogni attributo esprime l'infinitá della sostanza in una determinazione particolare, non
solo una sua parte
Prop. 14: se oltre alla sostanza con infiniti attributi, tra i quali l'estensione, esistesse
un'altra sostanza con un solo attributo dell'estensione questo coinciderebbe con quello
della sostanza assolutamente infinita e quindi non sarebbero due sostanze distinte ma
quella con l'unico attributo dell'estensione sarebbe come un attributo, ossia
esprimerebbe l'essenza della sostanza nella sua infinitá.
DIVERSITÁ DEGLI ATTRIBUTI CONCEPITA GRAZIE AL FATTO CHE UNO NON É
CONCEPIBILE ATTRAVERSO UN ALTRO. 
La sostanza senza i suoi attributi non é pensabile. Gli attributi sono distinti ma dicono
tutti la stessa cosa (sostanza) nella sua interezza
Cosa rende gli attributi espressione di una stessa sostanza? L ordine che collega cause
ed effetti, l'identica sequenza con la quale causa ed effetto si concatenano in ogni
attributo

Nel BREVE TRATTATO Spinoza aveva spiegato per quale ragione nonostante gli attributi
siano distinti tra loro appartengano tutti ad una stessa sostanza: 
-esiste un ente infinito (la sostanza) oltre la quale non puó darsi alcun'altra sostanza
(unica ragione espressa nell'etica)
-pensiero ed etensione, mente e corpo, si presentano entrambi uniti nell'uomo. Questo
non sarebbe possibile se i due attributi esprimessero due sostanze diverse perchénon
potrebero avere un rapporto causale tra loro. 
Prop. 15: tutto ció che esiste é in Dio
SCOLIO della prop. 15:  all'essenza di Dio appartiene l'estensione, che é essenza della
materia. Spinoza dedica attenzione a coloro che negano che l'estensione possa
appartenere a Dio

La sostanza e l'estensione, l'attributo che la esprime, sono indivisibili é unica e indivisibile


Secondo Cartesio l'essenza della materia era l'estensione, Spinoza riprende questa
visione e per questo motivo il vuoto é impossibile. Perché sarebbe estensione in assenza
di materia, ma questoé impossibile in quanto le due coincidono
Sono i singoli corpi, quindi I MODI DELL'ESTENSIONE divisibili, ma non l'estensione 
É la prima volta che entrea in scena l'immaginazione: chi usa l'immaginazione invece
dell'intelletto é portato a considerare la materia divisibile. La vision che ha
l'immaginazione della materia é astratta e superficiale, in quanto con l'immmaginazione
consideriamo il modo in cui la materia appare ai sensi, ossia i suoi modi, i corpi. Solo
l'intelletto concepisce la materia aldilá delle sue modificazioni 
Chi usa l'immaginazione ignora che la materia non sia una somma di corpi. 
L'estensione appare all'intelletto come indivisibile mentre all'immagnazione come una
somma di corpi, divisibile. 

Secondo Spinoza pensiero ed estensione sono attributi di Dio che ne esprimono 


l'essenza e quindi c'é una perfetta corrispondenza tra contenuto del pensiero e quello
dell'estensione. Non é quindi pensabile che Dio ppossa pensare qualcosa che non esista.
Infatti, sfruttando gli assiomi 3 e 4, Spinoza dice che dato un evento da questo seguono
necessariamente quelle conseguenze che non potrebbero non seguire, cosí dalla
sostanza infinita (DIO) non é possibile che non conseguano infiniti effetti, ossia non é
possibile che da Dio non segua l'unico mondo possibile.
PROP. 16: data la natura divina da essa seguono tutte le cose
SCOLIO 17: niente di quel che segue da Dio potrebbe essere diverso perché egli é causa
libera che non dipende da altro se on da sé stessa 

CONTRO IL LIBERO ARBITRIO DIVINO 


-Dio, secondo Spinoza non é dotato di libero arbitrio, non decide cosa produrre e cosa
no, perché questo non consentirebbe di esaurire la sua infinita potenza. Non sacrifica la
sua potenza in nome del libero arbitrio. Non é ppossibile che Dio non possa creare tutto
il creabile in quanto la sua potenza é infinita. 
-intelletto, volontá e ppotenza sono un stessa cosa in Dio
Intelletto e volontá umana sono completamente diversi, equivoci da quelli divini. 

Questo perche il causato (quelli umani) differisce dal causante (divini). Hanno qualcosa in
comune ma sono diversi
RIFIUTO ANTROPOMORFISMO: Dio non é a misura umana. Spinoza condivide la tesi di
Cartesio, secondo la quale vi é una radicale equivocitá tra caratteristtiche umane e
divine. 
TEORIA CARTESIANA DELLA LIBERTÁ DI DIO (SCOLIO 33): dio decide cosa creare ma
anche quale natura abbiano le cose crreate. Se peró dio avesse deciso la natura delle
cose ppotrebbe anche cambiarla e niente sarebbe conoscibile in maniera affidabile.
Inoltre la scelta divina avviene nell'eternitá che non ha un prima e un dopo, non
rendendo possibile un cambiamento. 

Secondo spinoza le essenze delle cose e le esistenze dipendono da Dio e seguono


necessariamente da egli. E al contrario di cartesio crede che ne le ssenze ne le esiatenze
potrebbero essere diverse da come sono. 

Dio é sostanza infinitaa dotata di infiniti attributi, di questi noi possiamo conoscere solo
pensiero ed estensione in quanto sono gli unici a cui la nostra natura partecipa. La
ragione ci dice che esiste questa sostanza dotata di questi attributi e l'esperienza ci
attesta cee noi percepiamo solo il pensiero e l'estensione. Per la teoria della causalitá
sappiamo che dall'essenza di una sostanza derivano infinite cose in infniti modi. Da un
ente eterno seguono quindi cose finiti e limitate nel tempo. 

UN MODO é tutto ció che segue dalla natura di dio e che non si identifica con lla sua
natura, ossia con i suoi attributi. 
Dall'infinito puó derivare solol'infinito--> la prima cosa che deriva dagli atributi infiniti
dell ssostanza sono I MODI IMMEDIATI INFINITI (ed eterni) (come l'idea di Dio, intelletto
e volontá: modo infinito immediato dell'attributo del pensiero
Moto e queite:dell'estensione)
Questi modi NON si identificano con l'essenza divina ma ne conseguono
NATURA NATURATA: CIÓ CHE CONSEGUE DA DIO (MODI)
NATURA NATURANTE: CIÓ CHE COTITUISCE L'ESSENZA DI DIO (ATTRIBUTI)
La facies totius universi (aspetto intero) é la conseguenza dell'applicazione delle leggi del
movimento (modi immediati infiniti) applicate all'estensione--> l'intero universo é un
MODO INFINITO ma MEDIATO 
Il movimento e la queite (dall interno dell'estensione) suddividono la materia in corpi. Il
PSSAGGIO DA INFINITO A FINITO avviene dalla NATURA NATURANTE passando alla
NATURATA. Se peró i singoli corpi che costituiscono l'universo sono finiti, il loro insieme
é infinito 
L'insieme di tutto l'universo é una coseguenza eterna ed infinita dell'estensione
modificata dalle leggi del ovimento 
L'essenza  dei singoli modi finiti non ne implica l'esistenza, questa deve essere causata
da altro, indirettamente da Dio (attraveso altri enti finiti) --> si crea una catena causale 
DUPLICE ASPETTO DELL'ESISTENZAA DEI MODI FINITI: 
- le cose finite si svolgono secondo una succssione misurabile temporalmente
- L'oordine eternoo della loro cncatenazine é stabilito al di fuori dal tempo nell'intelletto
di Dio 
Causa = implicazione logica 
SPINOZA RIFIUTA IL FINALISMO 
Il finalista pensa che la natura sia fatta per l'uomo, ma allora ció che uoce all'uomo e
inspiegabile 
Infatti non vi é alcun finalismo secondo Spinoza, dio non é né buono né cattivo, tutto
segue semplicemente necessariamente da quuest'ultimo 

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