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CARTESIO

METODO è deduttivo E REGOLE:


L’obiettivo di Cartesio non è quello di insegnare, ma di descrivere sé stesso, ed è per questo che
parla in prima persona. Il suo metodo è quindi una guida per l’orientamento dell’uomo nel mondo
e perché questo abbia un’applicazione universale, si fonda sulle scienze matematiche. Il tutto si
concretizza nelle regole da lui esposte:
- EVIDENZA: ovvero accogliere come vero solo ciò che risulta evidente, chiaro e distinto
escludendo qualsiasi cosa che porti dei dubbi
- ANALISI: suddividere ogni problema complesso nei suoi elementi + semplici
- SINTESI: Risalire dal semplice al complesso
- ENUMERAZIONE E REVISIONE: enumerare tutti gli elementi individuati con l’analisi e
rivedere i passaggi della sintesi
Cartesio ora deve giustificare le regole metodiche che significava trovare qualcosa che fosse a
prova di dubbio. Bisognava quindi mettere in dubbio tutte le credenze, processo chiamato DUBBIO
METODICO e se un determinato principio resiste al dubbio allora dovrà essere ritenuto come base
per tutte le altre discipline. Le prime cose di cui dubitare erano le conoscenze sensibili (ovvero i
sensi), perché ci possono ingannare e non sono affidabili. Cartesio mise nel dubbio anche
conoscenze che venivano ritenute sempre vere come le conoscenze matematiche, perché visto
che sono state stabilite da Dio, che non avendo limiti poteva affermare che per esempio 2 + 2 non
fa 4. Cartesio introduce così il DUBBIO IPERBOLICO, che è l’apice di tutti i dubbi, che confutava le
credenze date più per scontato perché Cartesio diceva che poteva esistere un genio maligno che
ci inganna facendoci passare per vero qualcosa di falso. Da qui emerge la prima certezza ovvero io
posso farmi ingannare ma per farmi ingannare IO DEVO ESISTERE, che è sempre vero infatti può
dubitare solo chi esiste, da qui il termine COGITO ERGO SUM.
Con io esisto affermo che io esisto come materia pensante ma non è detto che ciò che io penso
esista davvero (dubbio). Il principio di Cartesio riprende quello di Agostino e Campanella, ma, non
si tratta di stabilire la presenza di Dio all’interno dell’uomo (cosa che pensava Agostino) e non si
tratta di stabilire che la materia pensante fosse autocosciente (cosa che pensava Campanella). In
realtà Cartesio non vuole stabilire che la materia pensante esiste (in quanto lo da già per assodato)
ma vuole stabilire come il pensiero possa essere valido e veritiero.

LE PRIME CRTICHE
- ARNAULD: vede il ragionamento Cartesiano come un circolo vizioso in quanto l’evidenza
immediata è un concetto anteriore al cogito quindi non da nessuna certezza; tuttavia
Cartesio risponde che l’evidenza è un criterio di verità che si fonda man mano sulla
certezza del cogito
- GASSENDI: il principio di Cartesio è una sorte di sillogismo abbreviato ovvero “tutto ciò
che pensa esiste, io penso quindi esisto”, cade quindi nel genio del dubbio maligno;
Cartesio risponde che il cogito non è un ragionamento ma un’intuizione immediata
- HOBBES: afferma che è giusto che l’io esista in quanto pensa, ma che è sbagliato definirlo
anima o spirito, Cartesio risponde che il pensiero indica l’atto del pensare, alcune volte
come facoltà del pensiero, altre come cosa o sostanza, quindi si può parlare di sostanza
pensante.
LE IDEE
Io sono un essere pensante che ha idee, ovvero un contenuto nel pensiero, e queste idee sono
presenti nel mio spirito in quanto fanno parte di me, ma non per forza a queste idee
corrispondono delle realtà che esistono fuori di me. Per superare questo ostacolo, Cartesio vuole
dimostrare l’esistenza di Dio in quanto buono, che non inganna l’uomo.

PROVE DELL’ ESISTENZA DI DIO


Le prove dell’esistenza di Dio vengono fatte con un ragionamento a PRIORI, ovvero partendo dal
cogito.
PRIMA PROVA: esamina le idee distinguendole in base alla loro origine, in 3 categorie:
- IDEE AVVENTIZIE: estranee a me, quindi derivano dall’esterno (es. idee delle cose naturali:
“albero”)
- IDEE FATTIZIE che sono create o trovate da me stesso (esempio le cose inventate)
- IDEE INNATE: presenti in me da sempre, quindi non derivano dall’esterno e non sono state
inventate da me
Per affermare che a queste idee corrisponde, una realtà esterna bisogna ragionare sulla loro
causa. Un’altra idea che non è interna a me è L’IDEA DI DIO  L’IDEA DI INFINITO. Un’idea che
proviene esclusivamente dall’esterno, perché non può essere prodotta da una realtà finita in
quanto non può riprodurre qualcosa di infinito. Quindi questa idea dovrà essere causata da una
realtà infinita ovvero da un soggetto infinito che esiste (questa è la prima prova dell’esistenza di
Dio)
SECONDA PROVA: Se sono in grado di riconoscermi come un essere finito e imperfetto è dovuto al
fatto che esiste un essere infinito e più perfetto del mio, dal quale io dipendo e ho acquisito le mie
imperfezioni. Quindi non sono io il creatore di me stesso ma è Dio.
TERZA PROVA: LA PROVA ONTOLOGICA (PRIORI)ovvero che non si può vedere Dio come essere
perfetto senza ammettere la sua esistenza che è una perfezione necessaria. (esempio la soma degli
angoli interni di un 𝜟)

ALTRE CRITICHE
- ARNAULD: Vede le argomentazioni di Dio come un circolo vizioso dimostra Dio per mezzo
dell’evidenza e l’evidenza per mezzo di Dio e affermando che, dire che Dio non inganna
non deve essere scontato
- GASSENDI: Contraddice la prova ontologica perché non è possibile dare la definizione di
esistenza in quanto Dio come realtà infinita non può essere spiegato con questo concetto
che deriva da un’educazione culturale, inoltre contraddice anche la prima prova dicendo
che Dio è una realtà innata ovvero da sempre presente nella mente umana.

È POSSIBILE L’ERRORE?
Cartesio chiarì che una cosa perfetta non inganna e quindi Dio ci ha creati efficienti e dotati di
sensi che funzionano bene, quindi tutto ciò che appare chiaro ed evidente è vero, perché Dio lo
definisce come vero. L’errore dipende da 2 cose:
- L’INTELLETTO in quanto è limitato e non può essere tanto esteso come quello di Dio
- LA VOLONTà UMANA che essendo libera si estende molto più dell’intelletto. Essa consiste
nel fare o. non fare, nell’affermare o non affermare e possono essere fatte queste scelte sia
su cose chiarite dall’intelletto sia da cose non chiare.
E l’errore si commette quando cerco di affermare o negare cose che l’intelletto non è in grado di
chiarire, quindi l’errore dipende dal libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo e si può evitare solo
se si seguono le regole del metodo, in particolar modo quella dell’evidenza.
DUALISMO CARTESIANO
L’evidenza consente a Cartesio di eliminare il dubbio sull’esistenza delle cose corporee, dunque
devono esistere delle cose corporee in base alle idee che noi abbiamo. La sostanza corporea
possiede:
- proprietà oggettive (tutte le determinazioni quantitative) come la grandezza, il movimento
- proprietà soggettive (determinazioni qualitative) come il colore, il sapore, l’odore
Dicendo che i corpi esistono Cartesio affianca alla sostanza pensante (l’IO) anche la sostanza
corporea. Avremo cosi:
- SOSTANZA PENSANTE o RES COGITAS che è incorporea, inestesa, libera e consapevole
- SOSTANZA ESTESA o RES EXTENSA che è corporea, determinata e inconsapevole
Per unire queste due sostanze in modo che l’intelletto possa comprende il rapporto tra anima e
corpo utilizza la TEORIA DELLA GHIANDOLA PINEALE, l’unica parte del cervello che non essendo
doppia può unificare le sensazioni.

IL MONDO FISICO E LA GEOMETRIA


La fisica Cartesiana si fonda sulla separazione tra sostanza pensante e sostanza estesa. Il
meccanicismo cartesiano condizionò molto la mentalità scientifica del tempo in l’interesse verso il
problema ontologico spinse Cartesio a limitare lo studio dei fenomeni che lo portò a fare
generalizzazioni che lo portarono ad avere una visione limitata dei fenomeni naturali. Il suo
metodo deduttivo però, creava l’illusione che l’evidenza soggettiva delle argomentazioni fosse
garanzia della loro corrispondenza con la realtà, ed è per questo che egli spesso attua un salto dall’
ordine logico a quello ontologico, senza conferma sperimentale, quindi la pecca di Cartesio, che
era comune a tutto il razionalismo, era quella di pretendere di dimostrare tutto deduttivamente
attraverso un metodo che trascurava l’aspetto sperimentale.

LA GEOMETRIA ANALITICA
La Geometria è la parte più importante del Discorso sul Metodo ed è l’atto di nascita della
geometria analitica. Cartesio è consapevole dell’unità delle diverse scienze matematiche, e ritiene
quindi possibile unificare la geometria degli antichi con l’algebra dei moderni. Ma per far ciò crede
che sia necessaria una revisione di entrambe le scienze.
LA GEOMETRIA ANTICA ha il difetto del procedere per episodi, ed essere legata a delle
dimostrazioni necessarie, non riesce ad elevarsi ad un livello di generalità necessario per dare
un’impostazione alla scienza.
L’ALGEBRA MODERNA è un’arte confusa e oscura, usa simboli inadeguati ed è suddita della
geometria.
Cartesio riordina la simbologia algebrica, rendendo questa scienza idonea a riprodurre la
geometria, che a sua volta si offre come strumento di chiarificazione dell’algebra. L’operazione per
Cartesio richiede l’assunzione di un’unità di misura, che traduca il numero in distanza, e di una
coppia di linee fondamentali, gli assi cartesiani, presi come riferimento. Gli elementi geometrici
(linee, punti, curve) si possono cosi identificare sugli assi tramite procedimenti algebrici.

FISICA CARTESIANA
Nelle opere di fisica di Cartesio stupisce la quasi assenza della matematica, ma ciò non è una
contraddizione perché a lui non interessa svolgere la matematica. La fisica di Cartesio vuole
ricondurre tutti i fenomeni del mondo ALL’ESTENSIONE e al MOTO, entrambi originati da Dio, che
gli ha poi forniti alla res extensa: si hanno così due principi di conservazione del moto e della
materia deducibili dall’immutabilità di Dio (se Dio è immutabile lo è anche ciò che Egli crea).
Altri interventi di Dio nel mondo non sono necessari, al Dio Cartesiano basta dare il primo calcio al
mondo, che poi andrà avanti da solo.
Se la materia si identifica con lo spazio allora:
1) così come è infinito lo spazio euclideo lo è anche la res extensa;
2) Dato che lo spazio euclideo è infinitamente divisibile la materia non può essere formata di
atomi;
3) Lo spazio è continuo, quindi non può esistere il vuoto, l’estensione non può esistere senza
qualcosa cui inerire;
4) Le qualità che noi diamo alla materia oltre l’estensione sono soggettive perché lo spazio è
qualitativamente indifferenziato (= senza classificazioni)

Il motore del mondo è l’iniziale quantità di moto, che si distribuisce fra i corpi tramite gli urti.
Per Cartesio viene quindi bandita ogni forza attrattiva, repulsiva, gravitazionale ecc., perché Egli
non crede che un corpo possa esercitare un’azione dove non è.
Solo due leggi dominano l’universo per Cartesio: il principio di inerzia e il principio della
conservazione della quantità di moto.
Ci sono delle difficoltà però che derivano dalla riduzione della fisica a geometria. Non è facile
vedere il movimento in uno spazio perfettamente omogeneo, quindi Cartesio conclude che
esistano frammenti di spazio che si muovono rispetto ad altri, ma non si capisce come si possa
notare il moto se lo spazio è uniforme. Inoltre questo moto avrebbe origine della disomogeneità
della res extensa che a noi si manifesta sotto forma liquida, solida, aeriforme. I diversi aspetti
che assume per noi la res extensa dipendono dalla condizione inerziale dei frammenti di spazio:
coerenza e durezza sono effetto della condizione inerziale del corpo (non vi sono moti all’interno
del corpo).

I CORPUSCOLI
Cartesio non può appellarsi ad una forza per spiegare la coesione di questi frammenti. Secondo lui
il vuoto è in realtà formato da corpuscoli, frammenti minuscoli di estensione, privi di connessione
perché soggetti ognuno a differenti condizioni inerziali.

TEORIA DEI VORTICI


Ma se il vuoto non esiste allora il moto deve avvenire in circolo: quando un corpo si muove nella
materia sottile (vuoto), essa si dovrà richiudere su sé stessa. Ciò produce dei vortici, vortici che
avvolgono la terra, i pianeti e il sole. È attraverso questo sistema meccanico che Cartesio spiega la
gravità e il moto di rivoluzione dei pianeti. Il vuoto in moto vorticoso spingerebbe i gravi sulla terra
e manterrebbe i pianeti intorno al sole.

IL MECCANICISMO E LA VITA
Cartesio aveva una visione meccanicistica persino della vita: un essere vivente è una macchina
che funziona in virtù dell’inerzia e del moto, e a ciò trovava conferma dalla scoperta della
circolazione sanguigna di Harvey. La res cogitans si serve del corpo umano come macchina, con la
morte l’anima deve abbandonare lo strumento non più funzionante.
LA MORALE “PROVVISORIA”
Cartesio sognava di poter trovare un modo per applicare il suo metodo allo studio dei
comportamenti umani. Elaborò inizialmente delle regole di morale provvisoria nella speranza di
scoprire successivamente delle regole un po’ più fondate.
Esse erano tre:
- La prima norma afferma che è opportuno obbedire alle leggi e al costume del paese in cui
si vive.
- La seconda afferma l’importanza di perseverare nelle decisioni assunte.
- La terza riguarda la necessità di dominare i propri desideri, le proprie passioni, provando a
cambiare sé stessi, prima che il mondo esterno.
La terza regola rimase il caposaldo fondamentale della morale di Cartesio. Tutto questo delinea
l’ideale della morale cartesiana ovvero la SAGGEZZA

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