LE PRIME CRTICHE
- ARNAULD: vede il ragionamento Cartesiano come un circolo vizioso in quanto l’evidenza
immediata è un concetto anteriore al cogito quindi non da nessuna certezza; tuttavia
Cartesio risponde che l’evidenza è un criterio di verità che si fonda man mano sulla
certezza del cogito
- GASSENDI: il principio di Cartesio è una sorte di sillogismo abbreviato ovvero “tutto ciò
che pensa esiste, io penso quindi esisto”, cade quindi nel genio del dubbio maligno;
Cartesio risponde che il cogito non è un ragionamento ma un’intuizione immediata
- HOBBES: afferma che è giusto che l’io esista in quanto pensa, ma che è sbagliato definirlo
anima o spirito, Cartesio risponde che il pensiero indica l’atto del pensare, alcune volte
come facoltà del pensiero, altre come cosa o sostanza, quindi si può parlare di sostanza
pensante.
LE IDEE
Io sono un essere pensante che ha idee, ovvero un contenuto nel pensiero, e queste idee sono
presenti nel mio spirito in quanto fanno parte di me, ma non per forza a queste idee
corrispondono delle realtà che esistono fuori di me. Per superare questo ostacolo, Cartesio vuole
dimostrare l’esistenza di Dio in quanto buono, che non inganna l’uomo.
ALTRE CRITICHE
- ARNAULD: Vede le argomentazioni di Dio come un circolo vizioso dimostra Dio per mezzo
dell’evidenza e l’evidenza per mezzo di Dio e affermando che, dire che Dio non inganna
non deve essere scontato
- GASSENDI: Contraddice la prova ontologica perché non è possibile dare la definizione di
esistenza in quanto Dio come realtà infinita non può essere spiegato con questo concetto
che deriva da un’educazione culturale, inoltre contraddice anche la prima prova dicendo
che Dio è una realtà innata ovvero da sempre presente nella mente umana.
È POSSIBILE L’ERRORE?
Cartesio chiarì che una cosa perfetta non inganna e quindi Dio ci ha creati efficienti e dotati di
sensi che funzionano bene, quindi tutto ciò che appare chiaro ed evidente è vero, perché Dio lo
definisce come vero. L’errore dipende da 2 cose:
- L’INTELLETTO in quanto è limitato e non può essere tanto esteso come quello di Dio
- LA VOLONTà UMANA che essendo libera si estende molto più dell’intelletto. Essa consiste
nel fare o. non fare, nell’affermare o non affermare e possono essere fatte queste scelte sia
su cose chiarite dall’intelletto sia da cose non chiare.
E l’errore si commette quando cerco di affermare o negare cose che l’intelletto non è in grado di
chiarire, quindi l’errore dipende dal libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo e si può evitare solo
se si seguono le regole del metodo, in particolar modo quella dell’evidenza.
DUALISMO CARTESIANO
L’evidenza consente a Cartesio di eliminare il dubbio sull’esistenza delle cose corporee, dunque
devono esistere delle cose corporee in base alle idee che noi abbiamo. La sostanza corporea
possiede:
- proprietà oggettive (tutte le determinazioni quantitative) come la grandezza, il movimento
- proprietà soggettive (determinazioni qualitative) come il colore, il sapore, l’odore
Dicendo che i corpi esistono Cartesio affianca alla sostanza pensante (l’IO) anche la sostanza
corporea. Avremo cosi:
- SOSTANZA PENSANTE o RES COGITAS che è incorporea, inestesa, libera e consapevole
- SOSTANZA ESTESA o RES EXTENSA che è corporea, determinata e inconsapevole
Per unire queste due sostanze in modo che l’intelletto possa comprende il rapporto tra anima e
corpo utilizza la TEORIA DELLA GHIANDOLA PINEALE, l’unica parte del cervello che non essendo
doppia può unificare le sensazioni.
LA GEOMETRIA ANALITICA
La Geometria è la parte più importante del Discorso sul Metodo ed è l’atto di nascita della
geometria analitica. Cartesio è consapevole dell’unità delle diverse scienze matematiche, e ritiene
quindi possibile unificare la geometria degli antichi con l’algebra dei moderni. Ma per far ciò crede
che sia necessaria una revisione di entrambe le scienze.
LA GEOMETRIA ANTICA ha il difetto del procedere per episodi, ed essere legata a delle
dimostrazioni necessarie, non riesce ad elevarsi ad un livello di generalità necessario per dare
un’impostazione alla scienza.
L’ALGEBRA MODERNA è un’arte confusa e oscura, usa simboli inadeguati ed è suddita della
geometria.
Cartesio riordina la simbologia algebrica, rendendo questa scienza idonea a riprodurre la
geometria, che a sua volta si offre come strumento di chiarificazione dell’algebra. L’operazione per
Cartesio richiede l’assunzione di un’unità di misura, che traduca il numero in distanza, e di una
coppia di linee fondamentali, gli assi cartesiani, presi come riferimento. Gli elementi geometrici
(linee, punti, curve) si possono cosi identificare sugli assi tramite procedimenti algebrici.
FISICA CARTESIANA
Nelle opere di fisica di Cartesio stupisce la quasi assenza della matematica, ma ciò non è una
contraddizione perché a lui non interessa svolgere la matematica. La fisica di Cartesio vuole
ricondurre tutti i fenomeni del mondo ALL’ESTENSIONE e al MOTO, entrambi originati da Dio, che
gli ha poi forniti alla res extensa: si hanno così due principi di conservazione del moto e della
materia deducibili dall’immutabilità di Dio (se Dio è immutabile lo è anche ciò che Egli crea).
Altri interventi di Dio nel mondo non sono necessari, al Dio Cartesiano basta dare il primo calcio al
mondo, che poi andrà avanti da solo.
Se la materia si identifica con lo spazio allora:
1) così come è infinito lo spazio euclideo lo è anche la res extensa;
2) Dato che lo spazio euclideo è infinitamente divisibile la materia non può essere formata di
atomi;
3) Lo spazio è continuo, quindi non può esistere il vuoto, l’estensione non può esistere senza
qualcosa cui inerire;
4) Le qualità che noi diamo alla materia oltre l’estensione sono soggettive perché lo spazio è
qualitativamente indifferenziato (= senza classificazioni)
Il motore del mondo è l’iniziale quantità di moto, che si distribuisce fra i corpi tramite gli urti.
Per Cartesio viene quindi bandita ogni forza attrattiva, repulsiva, gravitazionale ecc., perché Egli
non crede che un corpo possa esercitare un’azione dove non è.
Solo due leggi dominano l’universo per Cartesio: il principio di inerzia e il principio della
conservazione della quantità di moto.
Ci sono delle difficoltà però che derivano dalla riduzione della fisica a geometria. Non è facile
vedere il movimento in uno spazio perfettamente omogeneo, quindi Cartesio conclude che
esistano frammenti di spazio che si muovono rispetto ad altri, ma non si capisce come si possa
notare il moto se lo spazio è uniforme. Inoltre questo moto avrebbe origine della disomogeneità
della res extensa che a noi si manifesta sotto forma liquida, solida, aeriforme. I diversi aspetti
che assume per noi la res extensa dipendono dalla condizione inerziale dei frammenti di spazio:
coerenza e durezza sono effetto della condizione inerziale del corpo (non vi sono moti all’interno
del corpo).
I CORPUSCOLI
Cartesio non può appellarsi ad una forza per spiegare la coesione di questi frammenti. Secondo lui
il vuoto è in realtà formato da corpuscoli, frammenti minuscoli di estensione, privi di connessione
perché soggetti ognuno a differenti condizioni inerziali.
IL MECCANICISMO E LA VITA
Cartesio aveva una visione meccanicistica persino della vita: un essere vivente è una macchina
che funziona in virtù dell’inerzia e del moto, e a ciò trovava conferma dalla scoperta della
circolazione sanguigna di Harvey. La res cogitans si serve del corpo umano come macchina, con la
morte l’anima deve abbandonare lo strumento non più funzionante.
LA MORALE “PROVVISORIA”
Cartesio sognava di poter trovare un modo per applicare il suo metodo allo studio dei
comportamenti umani. Elaborò inizialmente delle regole di morale provvisoria nella speranza di
scoprire successivamente delle regole un po’ più fondate.
Esse erano tre:
- La prima norma afferma che è opportuno obbedire alle leggi e al costume del paese in cui
si vive.
- La seconda afferma l’importanza di perseverare nelle decisioni assunte.
- La terza riguarda la necessità di dominare i propri desideri, le proprie passioni, provando a
cambiare sé stessi, prima che il mondo esterno.
La terza regola rimase il caposaldo fondamentale della morale di Cartesio. Tutto questo delinea
l’ideale della morale cartesiana ovvero la SAGGEZZA