[Le ldee]
1. Accanto alla materia, che ha la funzione di principio,
Platone ammette anche altri principi: quello paradigmatico,
cioè le Idee, e dio, padre e causa di tutte le cose. Considerata
rispetto a dio, I'Idea è sua intellezione (noêsis); rispetto a noi,
è un intelligibile primo; rispetto alla materia, è misura; rispet-
to al mondo sensibile, è modello; rispetto a se stessa, è sostan-
za. In generale, infatti, tutto ciò che si genera nel pensiero
deve generarsi in rapporto a un qualcosa, di cui bisogna che
preesista il modello, come nel caso in cui una cosa si generi
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DIDASCALICO, IX 625
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[IPrimodio]
1. Bisogna ora procedere parlando del terzo principio, che
Platone considera quasi ineffabile. Potremmo pervenirvi per
induzione nel modo seguente: se esistono gli intelligibili, e
se essi non sono né sensibili, né partecipi dei sensibili, bensì
degli intelligibili primi, esistono intelligibili primi in senso as-
soluto, cosi come esistono anche sensibili primi. Ora, l'ante-
cedente è vera, dunque è vera anche la conseguente. Tuttavia,
gli uomini, poiché sono così ricolmi di impressioni sensibili
che, anche quando vogliono pensare l'intelligibile, si rappre-
sentano un'apparenza sensibile, così che spesso vi pensano
associate la grandezza, la gura e il colore, non pensano gli
intelligibili in modo puro; gli dèi, invece, separati come sono
dai sensibili, pensano gli intelligibili in modo ben distinto e
senza commistioni.
2. Poiché l'intelletto è migliore dell'anima, e dell'intelletto
in potenza è migliore quello in atto che pensa al contempo ed
eternamente tutte le cose66, e più bella di questo è la sua causa
e ciò che può esserci ancora al di sopra di queste realtà, questo
sarà il Primo dio, che è causa dell'eterna attività dell'intelletto
di tutto il cielo. Pur essendo immobile, il Primo dio agisce sul
cosmo come il Sole agisce sulla vista, quando essa si rivolge a
lui, e come l'oggetto desiderato muove il desiderio, pur restan-
do immobile; cosi appunto questo intelletto muoverà l'intellet-
to di tutto il cielo67,Ở s 310TVOq0 07 V 36 VOy q07
3. Siccome il primo intelletto èsommamentebello, anche
l'oggetto intelligibile del suo pensiero deve essere per forza
sommamente bello; ma nulla è più bello di lui. Pertanto, egli
penserà eternamente se stesso e i suoi pensieri, e questa sua
stessa attività è l'Idea% Inoltre, il Primo dio è eterno, ineffabile,
in sé perfetto, cioè privo di bisogni, eternamente compiuto, cioè
sempre perfetto, interamente compiuto, cioè perfetto in tutti i
sensi: divinità, sostanzialità, verità, proporzione, bene. Elenco
questi attributi non per tenerli separati, ma per considerare un
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DIDASCALICO, X 629
unico oggetto del pensiero sotto tutti i suoi aspetti. Dio è Bene,
perché rende buone tutte le cose, secondo la loro possibilità®,
essendo egli causa di ogni bene; è Bellezza, perché, per sua stes-
tura, egliè una realtà perfetta e proporzionata; è Verità,
perché è principio di ogni verità, come il Sole è principio di
ogni luce; è Padre, perché è causa di tutte le cose, e perché or-
dina l'intelletto celeste e l'anima del cosmo in relazione a sé e ai
propri pensieri. Infatti, [p. l65 H.] ha riempito di sé ogni cosa
secondo la propria volontà, ha risvegliato l'anima del cosmo e
Tha rivolta a sé, essendo causa dell'intelletto di questa. Questo
intelletto, reso ordinato dal Padre, conferisce a sua volta ordine
all'intera natura, in questo cosmo.o
ioi 4. Dio è ineffabile e si puồ cogliere solo con l'intelletto -
come si è detto- perché non è né genere, né specie, né dit-
ferenza, ma, anzi, non gli compete alcuna determinazione, né
cattiva, perché dirlo sarebbe un'empietà, né buona, perché
egli sarebbe tale per partecipazione a qualcosa, soprattutto alla
bontà, dio non è una realtà indifferente, perché ciò non corri-
sponde alla nozione che abbiamo di lui; non è dotato di qualità,
perché è estraneo ad ogni determinazione qualitativa e perché
la sua perfezione non dipende da una qualità, non è nemmeno
privo di qualità, perché non è sprovvisto di qualcosa che gli per-
tenga qualitativamente; non è parte di qualcosa e non è come
un tutto dotato di parti, né è tale da essere identico o diverso
da qualcosa: infatti, non gli compete alcuna determinazione se-
condo la quale può essere separato dalle altre cose; non muove
e none mossO.o
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en5. Ebbene, una prima forma di conoscenza intelligible
(noêis) di dio si avrà astraendo (apbairesis) da queste deter-
minazioni, proprio come arriviamo a conoscere il punto per
astrazione dal sensibile: prima pensiamo il piano, poi la linea,
in ne il punto. Una seconda forma di conoscenzaè quella per
analogia (analogia), pressappoco cosi: il rapporto che il Sole ha
con la vista e con gli oggetti visti – il Sole non è esso stesso
vista, ma fa sì che la vista veda e che le cose siano viste -, lo ha
il primo intelletto con l'intellezione (noêsis) nell'anima e con
le realtà intelligibili: infatti, pur senza identi carsi con questa
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XI
20 [L'incorporeità delle qualità]
U1. Inoltre, che anche le qualità sono incorporee si può dimo-
are nel modo seguente?. Ogni corpo è sostrato; ma la qualità
non è sostrato, bensi è un accidente; dunque la qualità non è
Corpo. Ogni qualıtà sı trova in un sostrato; ma nessun corpo
si trova in un sostrato; dunque la qualità non è corpo. Ancora:
una qualità è contraria a un'altra qualità, mentre un corpo non
è certo contrario a un altro corpo; un corpo, in quanto corpo,
non differisce in nulla da un altro corpo, bensì differisce per
qualità, e non, per Zeus, per il fatto di essere un corpo, pertan-
to, le qualità non sono corpi. E del tutto ragionevole che, come
la materia è priva di qualità, cosi la qualità sia priva di materia;
ma, se la qualità è priva di materia, la qualità sarà incorporea.
Del resto, se sono corpi anche le qualità, due o tre corpi si tro-
veranno nel medesimo luogo, e questo è del tutto assurdo. Se
le qualità sono incorporee, poi, anche ciò che le produce deve
essere incorporeo.
2. Inoltre, le cause ef cienti non possono essere altro che
quelle incorporee, visto chei corpi sono passivi e mutevoli, e
non sono sempre identici a se stessi e nelle medesime condizio-
ni, né sono stabili e immutabili; persino quelli in cui inizialmen-
te ci sembra ci sia una qualche attività, poi si scopre che la su-
biscono. Pertanto, come esiste qualcosa di puramente passivo,
cosi deve esistere per forza qualcosa che sia prettamente attivo;
ora, questo non può essere nient'altro se non l'incorporeo.
3. Il discorso che ha per oggetto i principi e che si può chia-
mare "teologico" ha dunque questa natura. Proseguendo, bi-
sogna ora passare al discorso cosiddetto " sico", cominciando
con quanto segue.
Da liUoco eatcrra tionavr
be po Dpe uste ragionech
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