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DIDASCALICO, VIII 621

telletto in quanto tale. Se non affronteremo queste discipline nel


modo suddetto, la nostra indagine su di esse sarà incompleta,
inutile e degna solo di essere taciuta. Infatti, è necessario passa-
re rapidamente dalle cose che si vedono e che si sentono a [p.
162 H.] quelle che si possono vedere solo con il ragionamento
dell'anima. Lo studio delle scienze matematiche è come un pre-
ludio alla contemplazione dei veri enti. Nella loro aspirazione a
cogliere l'essere, la geometria, l'aritmetica e le scienze che afferi-
scono ad esse vedono l'essere come in sogno, ma non riescono a
vederlo in modo lucido, perché non conoscono né i principi, né
le realtà che dei principi sono costituite; nondimeno, esse sono
utilissimeper i motivicheabbiamodetto.: vuIo Ás i3
5. EccoperchếPlatonenon hachiamato"scienze"(epistêm-
ai) queste discipline. Ë solo il metodo dialettico che, per sua
natura, risale dalle ipotesi geometriche ai principi primi, origi-
nari e anipotetici. Ecco perché Platone ha chiamato "scienza"
la dialettica; le realtà matematiche, invece, non le ha de nite né
"opinione" (doxa), perché sono più nitide delle realtà sensibili,
né "scienza", perché sono più oscure degli intelligibili primi;
1“opinione" - dice - si riferisce ai corpi sensibili, la "scienza"
agli intelligibili primi, la “conoscenza dianoetica (dianoia) agli
enti matematici. Egli introduce anche una credenza (pistis) e
un'immaginazione (eikasia): la prima riguarda gli enti sensibili,
la seconda le copie e le immagini. Visto che la dialettica è più
solida delle scienze matematiche, poiché riguarda gli enti divini
e immutabili, per questa ragione essa è anche collocata su un
piano superiore rispetto alle matematiche, come una sorta di
coronamento o di baluardo di difesa per le altre discipline".

0 oO vn oro [Lamateria] io olo3viy taN


1. Dettoquesto,proseguiamoparlandodei principi e delle
dottrine teologiche: partendo dall'alto, dai principi primi, e da
essi discendendo, ricercheremo la genesi del cosmo e termine-
remo con la genesie la natura dell'uomo.
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2. Per prima cosa, parliamo della materiaś!, Platone la chia-


ma materiale da inmpronta, ricettacolo univetsale, nutrice, ma-
dre, spazialità e sostrato, non percepibile mediante la sensazio-
ne, ma afferrabile solo con un ragionamento ibrido. Essa ha la
proprietà di accogliere ogni processo di generazione, svolgendo
la funzione di nutrice nel ricevere i processi generativi e nell'o-
spitare tutte le forme, mentre di per sé non ha né gura, né qua-
lità, né forma. Plasmata e modellata da queste forme come una
matrice da impronta, e da esse con gurata, non possiede una
gura o qualità proprie. Infatti, non sarebbe qualcosa di adatto
a ricevere svariate impronte e gure, se non fosse di per sé senza
qualità e priva di quelle forme che essa stessa deve accogliere.
Vediamo che anche coloro che preparano unguenti profumati
a base di olio, [p. l63 H.] usano l'olio meno odoroso, e che co-
loro che vogliono plasmare le gure di cera o di argilla
questi materiali e li privano il più possibile di forma.
3. Conviene inoltre che lamateria,comericettacolo univer-
sale, se deve accogliere le forme in tutta la sua estensione, non
condivida in nulla la loro natura, ma sia senza qualità e senza
forma, per poter ricevere le forme; in tali condizioni, lanmateria
non è né corpo, né priva di corp0, ma è corpo in potenza, come
sentiamo dire che ilbronzo è in potenza una statua, perché sarà
unastatuauna volta cheavråricevuto la forma. i )91S

[Le ldee]
1. Accanto alla materia, che ha la funzione di principio,
Platone ammette anche altri principi: quello paradigmatico,
cioè le Idee, e dio, padre e causa di tutte le cose. Considerata
rispetto a dio, I'Idea è sua intellezione (noêsis); rispetto a noi,
è un intelligibile primo; rispetto alla materia, è misura; rispet-
to al mondo sensibile, è modello; rispetto a se stessa, è sostan-
za. In generale, infatti, tutto ciò che si genera nel pensiero
deve generarsi in rapporto a un qualcosa, di cui bisogna che
preesista il modello, come nel caso in cui una cosa si generi
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da un'altra (ad esempio, la mia immagine dalla mia persona).


Se anche non esistesse il modello all'esterno, ogni artigiano,
possedendo pienamente in sé il modello, ne applicherebbe co-
munque la forma alla materia.
2. LIdea si de nisce come il modello eterno delle cosese-
condo natura. Infatti, secondo la gran parte dei Platonici non
esistono Idee degli oggetti prodotti dalle artió, come lo scudo o
la lira, né delle cose contro natura, come la febbre eil colera, né
degli individui, come Socrate e Platone, ma neppure dellecose
volgari, come la sporcizia e la stoppia, né di ciò che è relativo,
come il maggiore eil superiore. In effetti, essi affermanoche le
Idee sono intellezioni di dio, eterne e in sé perfette.qLAia
in 3. L'esistenza delle Idee viene giusti cata anche in questo
modo: che dio sia un intelletto o un'entità pensante", egliè
dotato di pensieri, e questi sono eterni ed immutabili; se è
cosi, le Idee esistono. Infatti, se la materia, per sua stessa de -
nizione, è senza misura, bisogna che riceva le misure da qual-
cos'altro, superiore e immateriale; ora, l'antecedente è vera,
dunque è vera anche la conseguente. Se è cosi, le Idee esistono
e sono una sorta di misure immateriali. Inoltre, se il cosmo
non è così com'è per caso, è stato generato non solo a partire
da qualcosa (ek tinos), ma anche ad opera di qualcosa (bypo
tinos); non solo, ma è stato generato anche in relazione a qual-
cosa (pros ti). E che altro può essere ciò in relazione a cui esso
è stato generato, se non l'Idea? lp. 164 H.] Di conseguenza,
le Ldee esistono.a0 37
4. D'altra parte, se l'intellezione (nous) differisce dall'opinio-
(doxa alêthê), anche l'oggetto dell'intellezione (noêton)
differisce da quello dell'opinione (doxastikon). Se è cosi, gli in-
telligibili sono diversi dagli opinabili; di conseguenza, esistono
anche gli intelligibili primi, proprio come esistono i sensibili
primi. Se è cosi, le Idee esistono. Ma l'intellezione differisce
dall'opinione vera; di conseguenza le Idee esistono.
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onyo00v 130 X

[IPrimodio]
1. Bisogna ora procedere parlando del terzo principio, che
Platone considera quasi ineffabile. Potremmo pervenirvi per
induzione nel modo seguente: se esistono gli intelligibili, e
se essi non sono né sensibili, né partecipi dei sensibili, bensì
degli intelligibili primi, esistono intelligibili primi in senso as-
soluto, cosi come esistono anche sensibili primi. Ora, l'ante-
cedente è vera, dunque è vera anche la conseguente. Tuttavia,
gli uomini, poiché sono così ricolmi di impressioni sensibili
che, anche quando vogliono pensare l'intelligibile, si rappre-
sentano un'apparenza sensibile, così che spesso vi pensano
associate la grandezza, la gura e il colore, non pensano gli
intelligibili in modo puro; gli dèi, invece, separati come sono
dai sensibili, pensano gli intelligibili in modo ben distinto e
senza commistioni.
2. Poiché l'intelletto è migliore dell'anima, e dell'intelletto
in potenza è migliore quello in atto che pensa al contempo ed
eternamente tutte le cose66, e più bella di questo è la sua causa
e ciò che può esserci ancora al di sopra di queste realtà, questo
sarà il Primo dio, che è causa dell'eterna attività dell'intelletto
di tutto il cielo. Pur essendo immobile, il Primo dio agisce sul
cosmo come il Sole agisce sulla vista, quando essa si rivolge a
lui, e come l'oggetto desiderato muove il desiderio, pur restan-
do immobile; cosi appunto questo intelletto muoverà l'intellet-
to di tutto il cielo67,Ở s 310TVOq0 07 V 36 VOy q07
3. Siccome il primo intelletto èsommamentebello, anche
l'oggetto intelligibile del suo pensiero deve essere per forza
sommamente bello; ma nulla è più bello di lui. Pertanto, egli
penserà eternamente se stesso e i suoi pensieri, e questa sua
stessa attività è l'Idea% Inoltre, il Primo dio è eterno, ineffabile,
in sé perfetto, cioè privo di bisogni, eternamente compiuto, cioè
sempre perfetto, interamente compiuto, cioè perfetto in tutti i
sensi: divinità, sostanzialità, verità, proporzione, bene. Elenco
questi attributi non per tenerli separati, ma per considerare un
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unico oggetto del pensiero sotto tutti i suoi aspetti. Dio è Bene,
perché rende buone tutte le cose, secondo la loro possibilità®,
essendo egli causa di ogni bene; è Bellezza, perché, per sua stes-
tura, egliè una realtà perfetta e proporzionata; è Verità,
perché è principio di ogni verità, come il Sole è principio di
ogni luce; è Padre, perché è causa di tutte le cose, e perché or-
dina l'intelletto celeste e l'anima del cosmo in relazione a sé e ai
propri pensieri. Infatti, [p. l65 H.] ha riempito di sé ogni cosa
secondo la propria volontà, ha risvegliato l'anima del cosmo e
Tha rivolta a sé, essendo causa dell'intelletto di questa. Questo
intelletto, reso ordinato dal Padre, conferisce a sua volta ordine
all'intera natura, in questo cosmo.o
ioi 4. Dio è ineffabile e si puồ cogliere solo con l'intelletto -
come si è detto- perché non è né genere, né specie, né dit-
ferenza, ma, anzi, non gli compete alcuna determinazione, né
cattiva, perché dirlo sarebbe un'empietà, né buona, perché
egli sarebbe tale per partecipazione a qualcosa, soprattutto alla
bontà, dio non è una realtà indifferente, perché ciò non corri-
sponde alla nozione che abbiamo di lui; non è dotato di qualità,
perché è estraneo ad ogni determinazione qualitativa e perché
la sua perfezione non dipende da una qualità, non è nemmeno
privo di qualità, perché non è sprovvisto di qualcosa che gli per-
tenga qualitativamente; non è parte di qualcosa e non è come
un tutto dotato di parti, né è tale da essere identico o diverso
da qualcosa: infatti, non gli compete alcuna determinazione se-
condo la quale può essere separato dalle altre cose; non muove
e none mossO.o
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en5. Ebbene, una prima forma di conoscenza intelligible
(noêis) di dio si avrà astraendo (apbairesis) da queste deter-
minazioni, proprio come arriviamo a conoscere il punto per
astrazione dal sensibile: prima pensiamo il piano, poi la linea,
in ne il punto. Una seconda forma di conoscenzaè quella per
analogia (analogia), pressappoco cosi: il rapporto che il Sole ha
con la vista e con gli oggetti visti – il Sole non è esso stesso
vista, ma fa sì che la vista veda e che le cose siano viste -, lo ha
il primo intelletto con l'intellezione (noêsis) nell'anima e con
le realtà intelligibili: infatti, pur senza identi carsi con questa
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intellezione, egli fa sì che essa pensi e che le cose pen:


pensate, facendo risplendere la verità intorno a loro.
Tv6. Una terza forma di conoscenza di dio potrebbe essere
la seguente: si contempla la bellezza esteriore dei corpi, poi si
passa alla bellezza dell'anima, quindi a quella che si trova nelle
attività umane e nelle leggi, per giungere poi al vasto mare del
bello; dopodiché si concepisce il Bene in sé, il primo amabile
e desiderabile, come luce luminosa e, per cosi dire, sfavillan-
te sull'anima che si innalza a questo livello. Insieme al Bene si
coglie anche dio, per via della sua eccellenza nell'ambito di ciò
chehavalore"". otoo
oi7. Dio non ha parti, perchế nonesistenulla prima di lui; del
resto, la parte e l'elemento costitutivo esistono prima di ciò di
cui sono parte: infatti, la superfhcie esiste prima del corpo soli-
do, e la linea prima della super cie. Ora, dato che non ha parti,
egli dovrà essere immobile sia dal punto di vista del luogo, sia
in termini di alterazione qualitativa. Infatti, se si alterasse quali-
tativamente, ciò dipenderebbe da un intervento o proprio o di
qualcos' altro. Sesubisse alterazione per opera di qualcos' altro
questo sarebbe più forte di lui; se invece si alterasse per inter-
vento proprio, muterebbe o in peggio, o in meglio, ma entrambi
icasisonoassurdi.Da tuttequesteconsiderazioni[p. 166 H.]
appare altresi chiaro che dio è incorporeo, come dimostreranno
anche le seguenti argomentazioni: infatti, se dio fosse corpo,
sarebbe costituito di materiae di forma, perché ogni corpo è
un abbinamento (syndyasma)7" di materia e della forma che vi
è associata; questo abbinamento riproduce fedelmente le Idee
e ne partecipa, anche se in un modo dif cile da esprimere. Ma
è assurdo che dio sia composto di materia e di forma, perché
non sarebbe semplice e non avrebbe la funzione di principio.
Di conseguenza, dio deve essere incorporeo. oreo
8. Ciò risulta anche da questo: se dio fosse corpo, sarebbe
costituito di materia, e, allora, sarebbe o fuoco, o acqua, o terra,
o aria, o un loro derivato. Ma nessuno di questi elementi ha
funzione di principio. In ne, se fosse costituito di materia, dio
sarebbe posteriore alla materia. Ma, siccome tutto questo è as-
surdo, bisogna considerarlo incorporeo. Infatti, se è corpo, sarà
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anche corruttibile, generato e mutevole; ma, nel caso di dio,


ciascunodiquestiattributiè assurdo.o 16 ovIT Wun 0

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20 [L'incorporeità delle qualità]
U1. Inoltre, che anche le qualità sono incorporee si può dimo-
are nel modo seguente?. Ogni corpo è sostrato; ma la qualità
non è sostrato, bensi è un accidente; dunque la qualità non è
Corpo. Ogni qualıtà sı trova in un sostrato; ma nessun corpo
si trova in un sostrato; dunque la qualità non è corpo. Ancora:
una qualità è contraria a un'altra qualità, mentre un corpo non
è certo contrario a un altro corpo; un corpo, in quanto corpo,
non differisce in nulla da un altro corpo, bensì differisce per
qualità, e non, per Zeus, per il fatto di essere un corpo, pertan-
to, le qualità non sono corpi. E del tutto ragionevole che, come
la materia è priva di qualità, cosi la qualità sia priva di materia;
ma, se la qualità è priva di materia, la qualità sarà incorporea.
Del resto, se sono corpi anche le qualità, due o tre corpi si tro-
veranno nel medesimo luogo, e questo è del tutto assurdo. Se
le qualità sono incorporee, poi, anche ciò che le produce deve
essere incorporeo.
2. Inoltre, le cause ef cienti non possono essere altro che
quelle incorporee, visto chei corpi sono passivi e mutevoli, e
non sono sempre identici a se stessi e nelle medesime condizio-
ni, né sono stabili e immutabili; persino quelli in cui inizialmen-
te ci sembra ci sia una qualche attività, poi si scopre che la su-
biscono. Pertanto, come esiste qualcosa di puramente passivo,
cosi deve esistere per forza qualcosa che sia prettamente attivo;
ora, questo non può essere nient'altro se non l'incorporeo.
3. Il discorso che ha per oggetto i principi e che si può chia-
mare "teologico" ha dunque questa natura. Proseguendo, bi-
sogna ora passare al discorso cosiddetto " sico", cominciando
con quanto segue.
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