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-le relazioni di idee: prodotti della geometria, della matematica e dell'algebra che sono frutto della
ragione e quindi conoscenze pure. Costituisce i propri oggetti a priori tramite pensieri basati su fatti
privi di realtà materiale (es per dimostrare la verità dei teoremi non c'è bisogno dell'esperienza).
-il materiale di fatto: prodotti delle scienze naturali che sono frutto dell'osservazione su fatti
indipendenti dalla realtà e quindi conoscenze empiriche. Costituisce i propri oggetti a posteriori
mettendo in relazione tra loro i dati rilevanti in quella realtà (es un fenomeno naturale viene
dimostrato vero tramite l'esperienza sensibile).
Si ritiene che nel mondo delle cose (per gli empiristi) il metodo corretto fosse la registrazione
analitica, letterale e diretta dei fatti (stare ai fatti e non alle idee) mentre nel mondo delle idee
fosse la concatenazione logica, rigorosa e necessaria dei concetti.
L’empirismo logico cercò di combinare l'empirismo inglese con l'opera razionalista di matematici e
logici tedeschi con lo scopo di salvare ragione ed esperienza, teoria e osservazione nella
costruzione della scienza. Esso affermava che una teoria empirica, cioè che intende spiegare un
fenomeno della vita reale, può dirsi scientifica se ragiona su dati osservativi e se li usa per
verificare le sue affermazioni. In questo caso la teoria deve essere verificata dall'osservazione e
quindi il suo linguaggio deve essere completamente traducibile nel linguaggio dell'osservazione.
sposta quindi sui criteri e sulle tecniche per una buona osservazione. Mentre osserviamo
teorizziamo sempre e quindi le osservazioni sono sempre secondarie alle idee che ci spingono a
osservare. L'osservazione ha il compito di descrivere la realtà in modo fedele e di produrre
asserzioni basate sull'evidenza dei fatti ma ciò non è semplice. Es di popper: quando diciamo che
questo cigno è bianco andiamo oltre il dato di realtà infatti chiamando cigno una certa cosa le
attribuiamo proprietà che vanno al di là della pura e semplice osservazione in base a cui potremmo
solo dire che la cosa vista è grande e bianca.
consapevolezza della complessità del bambino e di conseguenza, si parla ancora di due discipline
nella psicologia dello sviluppo, due metodi di fare ricerca contrapposti. Wright è un sostenitore
dell’osservazione come metodo di ricerca. Egli fa riferimento a due metodi:
• la descrizione diarisitca: presenta un quadro completo del comportamento, nella sua interezza e
nelle circostanze in cui avviene, lo svantaggio riguarda la soggettività della rivelazione e della
natura qualitativa delle analisi.
• la Registrazione di Specimen: consiste in descrizioni molto dettagliate di tutto ciò che accade in
un dato segmento di vita del soggetto, tale da rappresentare un “saggio” (specimen). I vantaggi del
metodo sono: 1) cogliere la ricchezza e la varietà del comportamento, attraverso l’uso di un
linguaggio quotidiano, adatto alla realtà osservata 2) guardare il contesto in cui il comportamento
avviene e includere i fattori situazionali che possono spiegarlo 3) descrivere il comportamento per
tutta la sua durata quindi si avrà una descrizione continua 4) assicurare dati neutrali e esaustivi.
Lo svantaggio di questo metodo è la soggettività. Wright propone l'addestramento degli
osservatori attraverso istruzioni precise nel redigere lo specimen: l'uso di note/commenti durante
o dopo l'osservazione per precisare ancora meglio ciò che viene scritto.
Il Campionamento temporale è un metodo che divide il tempo di osservazione in intervalli di
tempo uguali, dove vengono registrati i comportamenti senza descriverli ma riportandoli in base a
dei codici. Il comportamento viene spezzato in tanti segmenti temporali che permette di sommare
gli intervalli in cui cadono gli stessi codici e quindi arrivare a una quantificazione dell’osservazione
(per studiare la sua frequenza). Un altro vantaggio è di essere veloce, economico ed efficiente in
quanto non descrive ma applica codici. L’utilizzo di codici può essere anche uno svantaggio perché
impedisce di riportare la complessità del comportamento e il calcolo della frequenza può essere
inutile: mancando la descrizione del comportamento, sappiamo che si verifica ma non sappiamo
come, dove e perché. Quindi è importante la rilevanza di un comportamento, la sua processualità e
le circostanze in cui il comportamento si manifesta.
Il Campionamento per eventi è un metodo in cui viene rilevato l’evento comportamentale da
studiare selezionato prima dall’osservatore. L’osservatore sceglie il luogo dove sa che esso si
verifica e il tempo che in cui si verifica, descrivendolo in tutta la sua interezza (come si fa nello
specimen). La differenza con lo specimen è che l’evento da osservare è selezionato in partenza, il
che limite il focus dell’osservatore a ciò che si è deciso in anteprima di osservare: è un vantaggio
perché riduce il carico di info da rilevare.
Il contributo di Wrings sostiene l’unicità della ricerca osservativa, rispetto a quella sperimentale per
la sua capacità di rendere conto di ciò che accade nella vita reale e perché fornisce una base
descrittiva ampia e completa del comportamento.
Anche Sackett predilige una psicologia interessata a ciò che i bambini fanno nella vita reale
piuttosto a ciò che fanno in laboratorio, riconosce come McCall che l’osservazione è una tecnica
molto adatta a questo scopo. Thomas, Becker e Freese sottolineano come l’esperimento si possa
fare sia nell’ambito naturale che in laboratorio, per cui dopo la caduta della contrapposizione tra
ricerca sperimentale e ricerca osservativa, cada anche quella tra ricerca sperimentale e
naturalistica: LA DISTINZIONE è TRA GLI OBIETTIVI DI UNA RICERCA E LE SUE PROCEDURE. La
ricerca sperimentale intende spiegare un fenomeno, trovare le cause del suo verificarsi e per
questo sceglie di fare ipotesi, manipolare le variabili e creare l’esperimento. Tutto ciò favorisce la
pratica del laboratorio. Ma il contesto di uno studio può essere più naturale di quello di un
laboratorio, senza rinunciare al controllo dell’ambiente, la selezione del campo o la manipolazione
delle variabili. Non esistono due metodologie, ma un continuo di metodologie. La svolta nella
riflessione metodologica è che considera l’osservazione come una tecnica per rilevare i dati e non
una strategia di ricerca.
4. modo della scienza per cui i dubbi umani vengono soddisfatti da qualcosa che non è umano e su
cui il nostro pensiero non ha effetti (qualcosa che sta nella realtà esterna). A questo quarto modo
appartengono sia l'esperimento sia l'osservazione quando trattano la realtà come luogo del
controllo delle nostre idee.
conservare il materiale osservativo in modo da poterlo visionare e ricavarne una lettura più
corretta.
Nel caso C, Marcos ha osservato bambini di 18mesi in un asilo nido per rilevare la relazione tra
intento comunicativo e vocalizzazioni infantili. Ha messo a disposizione per i bambini solo 3 tipi di
oggetti che avrebbero favorito tre tipi di relazioni diverse: 1. Oggetti attraenti non direttamente
raggiungibili dai bambini che creavano quindi una situazione di richiesta 2. Oggetti da condividere
con l’adulto che creavano una situazione di scambio comunicativo 3. Oggetti di tipo genericamente
ludico che creano situazione di gioco. L'osservazione è stata effettuata nell'ambiente di vita
quotidiano dei bambini. Nel caso D si ha il massimo grado di controllo sul comportamento dei
soggetti in quanto si osserva una situazione strutturata in laboratorio. In questo caso il
comportamento del bambino viene osservato con la procedura ‘Strange Situation’ che valuta
l’equilibrio tra la ricerca di vicinanza del bambino alla
madre e la sua capacità di esplorare l’ambiente in modo
autonomo. La procedura prevede di inserire il bambino in
una stanza di laboratorio e coinvolgerlo in 8 episodi di 3
min. ciascuno che presenta una serie di separazioni e di
riunioni con la madre. Il comportamento viene osservato
dietro un vetro unidirezionale e videoregistrato per essere
analizzato successivamente. Si va a valutare nel bambino
l'ansia da separazione, la capacità di esplorazione, la paura
dell'estraneo, l'accettazione del ricongiungimento con la
madre e lo stile di attaccamento.
cosa dice il bambino) oppure chiuse, prestabilite (il bambino dice che va bene o si arrabbia?);
domande con stimoli poco strutturati (c’è un bambino che sta giocando e arriva sua mamma)
seguite da domande aperte (raccontami una storia su cosa dice la mamma e cosa risponde il
bambino) o chiuse (il bambino chiede alla mamma di giocare o gioca come se lei non ci fosse?)
• esplicitezza: domande dirette per avere info oggettive; indirette per gli aspetti più privati e
difficili; domande proiettive indirizzate ancora più in profondità attraverso per es un libro di figure.
• direttività: l’intervistatore può esercitare un diverso grado di controllo sui movimenti
dell'intervista, fissando una scaletta con domande o rendere la conversazione più fluida.
Come ogni strumento anche questo presenta distorsioni che riguardano l’attendibilità dei dati, che
dipendono dall’intervistatore (può assumere atteggiamenti di un adulto che valuta),
dall’intervistato (l’età dei soggetti può influenzare la risposta -> possono inventare cose) o dallo
strumento stesso (es quando le domande sono formulate in un linguaggio poco chiaro o con
termini adulto-centrici). Dunque bisogna stare attenti a queste distorsioni e infatti si dice che
l’intervista, più che una tecnica, sia “un’arte”.
I TEST PSICOMETRICI
La fonte dei dati in questo caso è rappresentata da uno strumento: viene somministrato a individui
o gruppi in condizioni predefinite che consente di assegnare all’individuo un punteggio da cui
trarre inferenze di ciò che lo strumento è supposto a misurare. I test psicometrici offrono dati
obiettivi, guidati da uno strumento. Questi test sono nati per uno scopo diagnostico. Nel caso
dell’infanzia il primo test (scala Binet-Simon) misurava l’intelligenza attribuendo punteggi alle
risposte (giuste o sbagliate), e in questo modo forniva l’età mentale di ciascun bambino da
confrontare con l’età cronologica. Grazie a questi test, si pose l’accento sull’obiettività del dato
rilevato, bisognava fidarsi che il dato rilevato corrispondesse al livello di caratteristica psicologica
sottostante. Ciò è reso possibile perché il test è uno strumento affidabile e valido in quanto rileva
la quantità precisa della caratteristica prese in esame dal test. Una misura può essere ritenuta
esatta quando ripetendo più volte la misurazione di una data grandezza il valore numerico si
mantiene stabile. L’obiettivo è avere per ogni individuo una serie di punteggi che misurano la
stessa caratteristica in modo da confrontarli fra di loro. Un metodo per farlo è quello di ripetere lo
stesso test per due volte nelle medesime condizioni (test-reset) oppure somministrare test diversi
che misurino la stessa caratteristica (test paralleli). Maggiore è la correlazione delle misure fra loro
e più è grande è l’affidabilità della misurazione. Oltre all’indice di stabilità, il test può cercare altre
misure di affidabilità come l’indice di equivalenza esterna (basato sulla correlazione tra forme
alternate di test simili -> test paralleli) oppure confrontando l’indice di consistenza interna
(confrontando sub parti dello stesso test).
I dati che lo strumento fornisce non devono essere soltanto affidabili ma anche validi. La questione
della validità ha a che fare con il significato delle variabili misurate e non con la precisione della
loro misurazione. Il suo problema nasce dal fatto che le variabili misurate da un test mentale sono
concetti (intelligenza, abilità, attitudine) che non hanno un corrispettivo diretto nella realtà ma
vengono individuati sulla base di deduzioni del ricercatore.
Si dice che un test ha validità di contenuto se contiene item pertinenti, rilevanti e rappresentativi
di quell'universo. La validità predittiva è la capacità del test di predire un risultato successivo da
uno stato attuale (es si voi possono correlare i punteggi ottenuti a un test di soluzione di problemi
con quelli ottenuti a un test d'intelligenza se si crede che il primo test abbia una validità
concorrente con il secondo). Questi due tipi di validità insieme corrispondono alla validità di
criterio cioè consentono di utilizzare un test quando ci interessa conoscere un risultato futuro, non
misurabile al momento. Se si vuole essere sicuri che il test misuri proprio quelle componenti che si
ritiene costituiscono la capacità misurate occorre chiedere la validità di costrutto. In questo caso
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l'esaminatore cercherà un test basato su una teoria cioè costituito da item che riflettono i concetti
della teoria di riferimento.
L’OSSERVAZIONE
Il terzo modo di rilevare i dati è l’osservazione: rileva i dati basandosi sul giudizio di un osservatore
umano, la fonte è l’osservatore. Da questa fonte derivano i dati che il ricercatore andrà ad
analizzare, le inferenze che gli farà, le sue interpretazioni spiegazioni dipenderanno anche dalle
abilità umane di percepire, vedere, sentire e pensare, dunque dipenderanno dalla capacità
dell'osservatore di tradurre la realtà osservata in un dato.
LA POSIZIONE DELL’OSSERVATORE
L’osservatore è il filtro della rilevazione, rileva in modo visibile i dati per i soggetti osservati. La
presenza dell’osservatore viene vista come un difetto della tecnica osservativa al quale si può
rimediare con qualche accorgimento pratico. La relazione osservatore-osservato: riguarda la
posizione dell’osservatore, il ruolo nell’incontro con i soggetti, il suo modo di stare dentro la
relazione. L’osservazione può essere: partecipante, distaccata e critica.
3. Terza fase l’osservazione partecipante vera e propria: comincia dopo 2 mesi di ingresso nella
scuola, quando l’osservatore riesce a farsi accettare come se fosse un loro compagno di giochi,
viene inserito nel loro mondo e nelle loro attività. Corsaro riesce nella sua impresa adottando una
strategia denominata ‘REATTIVA’ (contrario di quella attiva) -> l’osservatore non inizia lui stesso i
contatti, ma aspetta che i bambini con i loro tempi e modi reagiscono alla sua presenza.
4. L’ultima fase videoregistrazione: serve per segnalare gli episodi più significativi all’interno
dell’unità osservata, che vengono videoregistrati e rivisti insieme alle educatrici.
Due aspetti importanti per comprendere la metodica in questione sono:
1. La stesura delle note dell’osservatore in diversi livelli di analisi (Corsaro): note di campo:
registrazione dettagliata, letterale e meno interpretativa possibile. Note personali:
registrano i sentimenti e le reazioni dell’osservatore alle caratteristiche specifiche degli
eventi osservati, incluse le sue riposte ai sentimenti e comportamenti dei bambini. Note
metodologiche: precisano gli aspetti dell’osservazione da modificare. Note teoretiche:
colgono i comportamenti dei bambini interessanti per l’interpretazione. L’articolazione
strutturata in questi livelli permette di mantenere i dati distinti dai commenti e di valutarli
nella correttezza metodologica più sincera.
2. L’utilizzo delle registrazioni quotidiane per la riflessione del progetto ricerca. Ogni
osservazione non è un elemento statico e definitivo, ma è un insieme di un processo di
costruzione, di confronto continuo dove l'osservatore può cambiare focus e il fenomeno
può rilevarsi diverso da come si supponeva all'inizio.
L’INFANT OBSERVATION è la tecnica di Esther Bick, che prevede l’osservazione diretta e partecipe
del bambino durante i primi due anni di vita nella sua relazione con la madre e con altri membri
della famiglia all’interno della propria casa. Bick iniziò a collaborare con Melanie Klein, i suoi studi
rivolsero particolare attenzione alla relazione madre-bambino, al funzionamento mentale del
neonato e alla comunicazione preverbale. Questa tecnica offre l’opportunità di osservare in modo
sistematico lo sviluppo del bambino nel suo ambiente naturale e nel rapporto coi membri della
famiglia (prime relazioni). L'osservazione aiuta l'analista a vedere il bambino piccolo che è in ogni
paziente, a interpretare i dati raccolti nell'analisi per sostenere il paziente nelle difficoltà. Secondo
la scuola di M.K il bambino piccolo sperimenta il proprio oggetto, la madre, come fisicamente
presente e assente quando si comporta in modo contrario ai suoi desideri. La madre sperimenta il
bambino come un oggetto che è una parte non differenziata di sé e una parte estranea (perché
prima era dentro di se e poi fuori). Tutte e tre le componenti dell’infant observation -> bambino,
madre, osservatore condividono la stessa vicenda, quella della vita psichica (nel caso della mamma
e del bambino è uguale, nel caso dell’osservatore è una replica). Da ciò la natura necessariamente
partecipativa dell'osservatore che rileva il vissuto emozionale della diade madre-bambino e rivive
contemporaneamente il proprio vissuto mobilitando processi di identificazione e proiezione.
Occorre equilibrare il coinvolgimento emotivo con la giusta distanza (ci deve essere il giusto
distacco), l’osservatore deve essere neutrale e partecipe al tempo stesso. La procedura dell’Infant
Observation è rigida: l’osservatore deve fissare incontri con la famiglia (anche prima della nascita),
dove spiegheranno il motivo della collaborazione richiesta, che è quello di acquisire esperienza
diretta con il bambino per la propria formazione professionale di terapeuta. Decide con i genitori
l’ora più adatta per l’osservazione, dopo la nascita si reca a casa del bambino per osservarlo ogni
settimana dai primi giorni di vita fino a 2 anni (sarà li solo per osservare e non per dare consigli).
Durante l’osservazione non prende appunti, perché ciò gli impedirebbe di essere recettivo nei
confronti delle richieste emotive della madre. La scrittura di ciò che ha percepito, visto, sentito e
pensato viene effettuata dopo aver concluso l’osservazione. Essenziale sono: sguardi, azioni,
linguaggio, espressioni mimiche vocali ed emotive; tutti comportamenti che formano la semiologia
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della relazione madre-bambino e vanno registrati anche per definire la relazione che si sta
sviluppando nella diade.
L’OSSERVAZIONE DISTACCATA
Se l’osservazione partecipante è tipica della ricerca etnografica quella distaccata è tipica della
ricerca etologica (branca della zoologia interessata al comportamento animale, nata dalla spinta
della teoria darwiniana). La ricerca etologica è interessata all’identificazione comportamentale
delle diverse specie, frutto della loro storia evoluzionistica, il cosiddetto etogramma, che
permetterà all’etologo di risponde alle domande: 1. cosa ha spinto l’animale a fare quella cosa
adesso, 2. che tipo di storia ha avuto quell’animale per fare quella certa cosa, 3. che beneficio ha
tratto e trae dal farla, 4. perché quell’animale risolve il problema della sopravvivenza in quel modo.
Le risposte definiranno la specificità comportamentale dell'animale e la sua differenza con animali
affini e aiuteranno il ricercatore a ricostruire le forme di parentela tra le specie. Per identificare
l’etogramma umano bisogna osservare il soggetto nelle sue condizioni naturali di vita nel modo più
completo e obiettivo possibile. L’osservazione inizia il suo lavoro guardando la situazione nel suo
insieme [percezione gestaltica], senza avere alcuna ipotesi su ciò che potrebbe trovare, poi
identificato il comportamento da osservare, l‘osservazione diventerà microspica: rintracciando tutti
i caratteri descrivendoli in modo letterale. In questo passaggio troviamo la ragione
dell’osservazione etologica: l’obiettivo è ricostruire la peculiarità comportamentale di ogni specie e
l’affinità con le altre(servono a trovare le relazioni di parentela tra le specie), occorre trovare le
minuzie (i particolari) di un comportamento che risultasse simile tra due specie (per identificare la
loro divaricazione). Seguendo questo obiettivo l’etologia ha permesso di cogliere comportamenti
infantili che hanno somiglianze o differenze con quelli dei cuccioli non umani (per es studi
sull’attaccamento hanno rilevato analoghi comportamenti osservati nella specie umana anche
nelle scimmie). L’esigenza di trovare l’inventario dei comportamenti della specie, anche di quella
umana, decide le caratteristiche dell’osservazione che deve essere:
• DISTACCATA: l’osservatore deve mettersi a distanza dei soggetti osservati, indifferente, silenzioso,
discreto, staccare il proprio pensiero dalle proprie emozioni.
• SPREGIUDICATA: libera da idee preconcette. Il compito dell’etologo è costruire la storia naturale
del comportamento e deve essere aperta a cogliere la variabilità comportamentale nell’infinità di
modi in cui si presenta. L’etologo sceglie le unità comportamentali da osservare, ma la selezione
non è fatta in base a ipotesi prefissate.
• COMPLETA: il resoconto esaustivo è lo strumento essenziale per osservare, garantisce l’obiettività
dei dati perché consente a chiunque di verificare ciò che è stato registrato e ciò che è stato
omesso.
• LETTERALE E DETTAGLIATA: in modo da facilitare l’identificazione del comportamento. Evitare
termini generali e riassuntivi perché rischiano di avere un significato non univoco con il risultato
che ricercatori diversi attribuiscono differenti significati e inoltre impediscono di rilevare la
specificità del comportamento risultando inutili per consentire l’etogramma tipico della specie.
L’OSSERVAZIONE CRITICA
È la forma di osservazione che utilizza Piaget per lo studio dello sviluppo cognitivo dei primi 3 anni
di vita basato sull'osservazione dettagliata e quotidiana dei comportamenti dei suoi tre figli.
L’osservazione piagetiana ricorda le autobiografie e i diari redatti dai genitori ma ricorda anche
l'osservazione etologica per il grado di dettaglio con cui vengono osservate le differenze
comportamentali da un'occasione all'altra. Piaget non è interessato al comportamento, ma a ciò
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che sta dietro. La sua osservazione è guidata da ipotesi sullo sviluppo dell’intelligenza e della
cognizione dei bambini. La posizione di Piaget è come quella di uno sperimentatore: osserva e
interviene direttamente proponendo situazioni che servano a produrre un comportamento utile
per verificare l'esistenza di quella entità interna. L’osservazione piagetiana è effettuata in casa e da
un osservatore che manipola un aspetto della situazione per provocare un comportamento
criteriale nel soggetto osservato: osservazione in ambiente naturale in situazione controllata-
>definita quasi sperimentale. Piaget osserva il comportamento del bambino e ascoltava le sue
parole formulando l’ipotesi. Sulla base di essa costruiva prove da sottoporre al bambino. Il metodo
è chiamato critico perché Piaget non si limita solo ad osservare il comportamento, ma interpretava
in base a una ipotesi e interveniva successivamente nell’attività del bambino offrendogli una
situazione ad hoc per indurre il comportamento che sarebbe servito a testare l’ipotesi. L'approccio
metodologico è individuare un punto naturale, un comportamento spontaneo da cui partire e
forzarlo nella direzione attesa. La teoria svolge un ruolo prioritario nell'osservazione piagetiana
rispetto al dato osservato, infatti l’interesse di Piaget non è il comportamento in sé, ma la sua
capacità di riflettere la struttura mentale sottostante, così da utilizzare la propria teoria per
spiegarlo. Il metodo critico è utilizzato con bambini di età scolare nella somministrazione delle
“prove piagetiane”.
L'osservazione a scopo conoscitivo di ferisce dall'osservazione quotidiano perché non coincide con
guardare o vedere. Nell’osservare, infatti, ci si prefigge sempre uno scopo; si osserva per conoscere
un fenomeno attraverso una programmazione, una registrazione puntuale e una modalità di
verifica dei dati raccolti. Questa osservazione detta sistematica deve essere selettiva, pianificata,
documentabile, controllabile. Vengono chiamati in causa tre aspetti quali l'abilità di osservare, la
validità e l'affidabilità dell'osservatore.
L’ABILITA’ DI OSSERVARE
L’osservatore rappresenta la fonte dei dati e dispone di mezzi quali abilità percettive e cognitive
tipiche dell’essere umano. Tra tutte le fonti si dice che l’osservatore è quella più povera. Questa
povertà rende l'osservatore prezioso quando si tratta del comportamento umano. La realtà
psicosociale richiede di essere decifrata, interpretata più che essere semplicemente rilevata e per
questo serve uno strumento capace di vedere, sentire, riflettere e valutare in modo flessibile al
contrario di uno strumento asettico, preciso e rigoroso. La realtà non è ovvia; ciò che rileviamo non
è una fotografia di com’è il mondo esterno, bensì una mediazione tra la realtà stessa e chi la
osserva (possediamo molteplici filtri che entrano in gioco ogni qualvolta percepiamo). La capacità
interpretativa dell’osservazione è un’arma a doppio taglio: da un lato è utile quando si parla di
comportamento umano, ma dall’altro rende le fonti delicate per il fatto di essere soggetta alla
fallibilità umana. Secondo Yarrow e Waxler il buon osservatore è colui che ha il buonsenso o la
sensibilità per giudicare la bontà dell'adattamento tra i dati che deve rilevare agli scopi a cui questi
dati devono servire. Bisogna possedere buone capacità di discriminazione e un'altra soglia alla
stimolazione sensoriale, alla sfera comunicativa (capacità pragmatiche e semantiche), alla sfera
della personalità. L’abilità di osservare migliora con l’avanzare dell’età e con l’aumentare del livello
intellettuale, le donne risultano migliori osservatrici rispetto agli uomini soprattutto quando si
tratta di rilevare la comunicazione non verbale (ma non vale sempre).
[buoni osservatori non si nasce ma si diventa]
Fondamentale si rivela essere la fase di addestramento, ossia quel periodo che serve a prendere
confidenza con la forma di osservazione che dovrà essere applicata. Si predispongono sedute di
prova in cui si rilevano i seguenti indici:
-accuratezza: capacità di rilevare adeguatamente il fenomeno osservato
-stabilità: se chi osserva rileva i medesimi dati in medesime situazioni in tempi successivi. La fase di
addestramento può essere utile anche per correggere eventuali carenze dello strumento di
osservazione. Se esso consiste in una lista di categorie come nel caso dello schema di codifica
alcune potrebbero essere vaghe o ambigue oppure troppo ampie o troppo ristrette rispetto ai
comportamenti da osservare. In questo caso è possibile commettere due tipi di errori: Errore di
“commissione”= attribuire medesime categorie a comportamenti diversi o categorie diverse ad
uno stesso comportamento e Errore di “omissione”= un osservatore applica una determinata
categoria a certi comportamenti e l’altro osservatore no perché non la riconosce in alcun
comportamento.
particolare si parla di validità cioè la capacità di uno strumento di rilevare ciò che si propone di
rilevare e affidabilità che è la capacità di farlo in modo preciso. In psicometria l'obiettività viene
valutata in base a indici che corrispondono a valori numerici calcolati sulla base delle misure
ottenute dalla somministrazione di un test, mentre in ambito osservativo bisogna ricorrere a forme
di valutazione meno formalizzate.
VALIDITA’
-validità di superficie: tipica della ricerca qualitativa, scaturisce dalla verosimiglianza della
rilevazione. Fissa scaturisce dalla sua capacità di cogliere in modo vivido le caratteristiche di un
fenomeno in modo da conferire ai dati quel senso di “autenticità”. L’obbiettivo di Questo tipo di
validità è avere una rilevazione valutabile. (es Note di campo dell'osservazione entografica)
-validità di contenuto: valuta la capacità di rilevare tutti gli aspetti interessanti di un fenomeno In
modo da esaurire la variabilità con cui esso si presenta nelle diverse circostanze. (es scale di
valutazione, schema di codifica -> Contenenti categorie o item)
-validità di costrutto: agisce quando osserviamo qualcosa su cui si posseggono teorie ben definite,
un costrutto. Lo strumento viene messo a punto in modo da rilevare dati che possono essere
interpretati all'interno di quel costrutto. (es Le misure ottenute con l’Attachment Q-sort sono
confrontate con quelle della strange situation in quando misurano lo stesso costrutto).
voi
AFFIDABILITA’
Consiste nella precisione con cui è stata effettuata la rilevazione dei dati. In ambito psicometrico
viene misurata attraverso diversi indici matematici: es l’indice di stabilità viene misurato con il test
retest -> il punteggio della prima somministrazione deve rimanere pressoché simile alla successiva.
In ambito osservativo è possibile stabilire l’indice di stabilità (replicare le condizioni di
osservazione) solamente nei casi in cui essa si svolge in ambienti controllati e, nello specifico in
laboratorio. Standardizzare le condizioni spesso non è possibile in quando l’osservazione si
qualifica per la sua capacità di rilevare dati in contesti naturali (spontanei). Il criterio più
comunemente utilizzato per valutare l’affidabilità è quello di confrontare non tanto due repliche
della rilevazione ma due osservatori che effettuano la stessa rilevazione. Nel caso in cui si usa lo
schema di codifica il criterio dell’accordo fra due osservatori produce un indice percentuale
chiamato percentuale di accordo. La percentuale di accordo P(A) viene calcolata:
P(A) = N(A) [numero di accordi] : N(A)+N(D) [n. disaccordi] x 100
La percentuale di accordo non tiene conto però della parte dovuta al caso. Una statistica utilizzata
per correggere l'accordo rispetto al caso è il K di Cohen, utilizzato quando lo schema di codifica ha
poche categorie o frequenze differenti dato che in queste condizioni il peso della casualità è
maggiore. La sua formula è:
K = P(o) [percentuale di accordo osservata] - P(c) [percentuale di accordo dovuta al caso] : 1-
P(c)
Nonostante ciò è possibile che i due osservatori sbaglino quando rilevano lo stesso evento quindi
bisogna essere sicuri dell'affidabilità del singolo osservatore ma bisogna anche verificare se lo
strumento ha problemi (fase di addestramento). Il calcolo del K di Cohen si effettua a partire della
cosiddetta matrice di confusione, una tabella a doppia entrata dove vengono incrociate le
rilevazioni di entrambi gli osservatori relativamente al medesimo codice. Se dalla matrice risulta
che alcune caselle registrano il massimo di disaccordo tra i due osservatori, è possibile che siano le
categorie corrispondenti a quelle caselle a dover essere controllate e non l'osservatore.
DISTORSIONI E CORRETTIVI
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Ogni rilevazione contiene sempre una parte, talvolta minima, di errore. Nel caso dell’osservazione,
si possono verificare distorsioni a carico soggetti osservati , dell’osservatore e dello strumento
osservativo. Nel primo caso, è noto che le persone modificano il proprio comportamento se sanno
di essere osservate. Si chiama effetto di “reattività”. [i soggetti più piccoli non vengono influenzati
dall’osservatore e hanno un comportamento naturale] In mancanza di attrezzature che
mascherano la presenza dell’osservatore (es specchi unidirezionali), un correttivo è quello di
predisporre una fase di familiarizzazione precedente all’osservazione, in cui l’osservatore entra
nella situazione senza rilevare niente in modo da far abituare il soggetto all'osservatore e fargli
abbassare la reattività durante la rilevazione vera e propria. Nel secondo caso, invece, si parla di
effetto Rosenthal secondo cui l’osservatore si crea delle aspettative rispetto a ciò che andrà ad
osservare creando distorsioni nella capacità di giudizio che portano l’osservatore a individuare
comportamenti o atteggiamenti che in realtà non si verificano. Per proteggerci da questo rischio è
importante affrontare questo passaggio nella fase di addestramento. Per ridurre questa tendenza è
utile uno strumento di rivelazione rigoroso come lo schema di codifica che obbliga l'osservatore a
concentrarsi solo su comportamenti che sono definiti dalle categorie a disposizione limitando la
sua libertà interpretativa. L’osservatore può anche perdersi man mano che la rilevazione procede,
per stanchezza o per troppa fiducia nelle proprie abilità o per altre contingenze, può anche
applicare bene lo strumento nel primo periodo e in modo alterato successivamente. Un correttivo
utile è quello di effettuare controlli di affidabilità a mano a mano che l'osservazione procede
(possibilmente senza annunciarle). Nel terzo caso è importante stendere il resoconto di quanto
osservato il prima possibile, per evitare dimenticanze ed essere il più fedeli possibile al fenomeno
osservato. Nel caso dello schema di codifica la fonte di distorsione sta nelle categorie mal definite
che risultano di difficile applicazione o si sovrappongono ad altre. Questo rischio può essere
controllato in fase di costruzione dello schema operazionalizzando le categorie e adattando lo
schema alle caratteristiche della realtà da osservare. Se parliamo di scale di osservazione il rischio
più comune è l’effetto alone ovvero considerare il soggetto in base ad una nostra impressione
generale, o l’effetto tendenza centrale se riportiamo solo punteggi medi, o ancora l’effetto logico
se valuto in base a collegamenti concettuali. In tutti i casi i correttivi si applicano nella fase di
costruzione dello strumento osservativo.
IL RESOCONTO NARRATIVO
Il resoconto narrativo consiste nel registrare un comportamento per come si verifica. L’enfasi è
posta sulla chiarezza e sulla fedeltà della registrazione. Lo scopo è di riprodurre l’effettivo svolgersi
del fenomeno. I termini utilizzati possono descrivere aspetti fattuali del comportamento
registrando soltanto le sue manifestazioni evidenti o aspetti inferiti , stati d'animo e significati
culturali. Dato che lo scopo è quello di fornire una registrazione più possibile aderente al fenomeno
osservato il consiglio è di usare termini non troppo inferenziali e valutativi oppure di differenziare i
commenti della descrizione (Corsaro). La forma standard della registrazione narrativa è un
resoconto del comportamento e del contesto secondo un ordine temporale, in dettaglio e a basso
livello di inferenza e contestualizzazione.
L’origine storica di questa forma di registrazioni si rifà a diari e biografie infantili, risalenti sino a
Darwin che fece delle descrizioni diaristiche di tipo scientifico del comportamento del figlio (Doddy
->fino al 21esimo mese). Il suo diario registra comportamenti infantili in ambito motorio,
sensoriale, emozionale, cognitivo e morale allo scopo di tracciare una storia naturale del neonato
in chiave evoluzionistica. Successivamente questo strumento venne abbandonato perché le
descrizioni si trasformavano in osservazioni estemporanee e al contempo andarono affermandosi
metodi più rigorosi. Il diario ricomparve agli inizi degli anni ’60 e ci fu un maggior apprezzamento
del metodo osservativo; il resoconto non era più di tipo biografico come il diario ma consisteva in
uno “specimen” (prendere un segmento lungo e più completo possibile del continuo
comportamentale del bambino X nell’habitat Y), forma più strutturata che organizza il materiale
osservativo e può quantificarlo. Questo strumento ha soprattutto un valore qualitativo. Si ha una
migliore comprensione del fenomeno, accompagna le rilevazioni quantitative effettuate con lo
schema di codifica perché consente di dare senso ai numeri che si ottengono con quello strumento
(un conto è rilevare quante volte un bambino ha diretto lo sguardo verso la madre attraverso lo
schema di codifica e un conto è descrivere la qualità di quello sguardo, attraverso il resoconto).
I resoconti sono considerati indispensabili nella fase preliminare di studio (quando il fenomeno da
osservare è nuovo) e risulta essere insostituibile quando si cercano informazioni molto specifiche
in particolari circostanze. Esso infatti fornisce dati ad hoc su cui riflettere.
Gli svantaggi di questo strumento sono: l’impossibilità di replicare i dati a causa della loro
soggettività; la non economia dati che richiedono molto tempo e pazienza per cui è meglio
abbandonarli quando è possibile sostituirli con strumenti più mirati. Inoltre usando le parole
questo strumento sposta il fenomeno dal piano della realtà a quello della sua rappresentazione
linguistica con ovvie trasformazioni.
LO SCHEMA DI CODIFICA
Lo schermo di codifica a differenza del resoconto narrativo rileva solo ciò che l’osservatore decide
di rilevare. Questo strumento è costituito da una lista predeterminata di codici che corrispondono
alle unità comportamentali che si desidera rilevare e l’osservatore è tenuto a rilevare solamente
quelle unità a cui la lista si riferisce. Questa tecnica di registrazione dei dati è selettiva, economica,
pratica e maneggevole perché restringe il campo di osservazione a pochi aspetti, quelli ritenuti
importanti per lo scopo dell'osservazione e pertanto riduce i dati. Inoltre essa favorisce i controlli
di affidabilità (in quanto l'osservatore si attiene a una lista chiusa di codici e ciò limita la tendenza a
farsi guidare dal fluire degli eventi), consente di quantificare i risultati e di analizzarli attraverso
operazioni matematiche, è possibile calcolare la frequenza con cui una categoria si verifica e
confrontarla con altre categorie dello schema. Se poi il campione consente di fare inferenze
probabilistiche sulla popolazione possiamo testare la significatività dei dati attraverso tecniche
statistiche. Lo schema di codifica consente di misurare non solo la frequenza ma anche la durata di
un certo fenomeno/evento.
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Storicamente lo strumento deriva dall’etologia; gli etologi infatti utilizzano una scheda, detta
checklist che riporta un elenco di comportamenti da rilevare, descritti in modo preciso, ognuno dei
quali va segnato sulla scheda ogni volta che compare. La checklist rileva comportamenti piuttosto
facili da cogliere, viene utilizzata dal vivo ed è economica. Si può avere difficoltà a rilevare tutti i
comportamenti presenti in elenco mentre il fenomeno scorre sotto i nostri occhi, con il rischio di
perdere informazioni o rilevare in modo confuso. Per questo si consiglia di effettuare un
campionamento a intervalli temporali parziali, dividendo il tempo di osservazione in segmenti fissi.
La scelta dei limiti dell'intervallo è cruciale dato che permette al comportamento di verificarsi. Lo
schema di codifica è un’evoluzione della check-list essendo teoricamente più elaborato. Lo schema
di codifica contiene codici che rappresentano categorie piuttosto che comportamenti e quindi fa
riferimento a unità più ampie di rilevazione (es nello schema di codifica il codice sarà “gioco
costruttivo” mentre in una checklist il codice sarà “mettere un cubo dentro l'altro”). Lo schema di
codifica si costruisce partendo dal presupposto che sono due le possibili strade da percorrere:
- Quella induttiva-empirica: in cui ci si affida al metodo etologico, cioè l'esperienza di una
lunga, paziente e accurata osservazione preliminare. In questo case le categorie derivano
dalle osservazioni.
- quella deduttivo-razionale: l'osservatore ritiene di conoscere già abbastanza bene il
fenomeno che lo interessa quindi parte da una definizione teoria, specifica i componenti
della definizione, seleziona i comportamenti che li identificano e procede infine alla
rilevazione.
Le categorie si distinguono in base a due dimensioni:
- Ampiezza: che coglie il grado di astrazione delle categorie, cioè la loro distanza dalle
manifestazioni osservabili (dai comportamenti). Si distinguono in: livello molecolare ->
comportamenti elementari (es espressioni facciali, vocalizzazioni), livello molare ->
comportamenti globali (es istruzione, incoraggiamento, correzioni). L’ampiezza riguarda
anche l’aspetto temporale in quanto ci sono comportamenti brevi (eventi momentanei) e
che durano a lungo (eventi durevoli). A volte la durata è più rilevante della frequenza
perché ci sono eventi che si verificano raramente ma si estendono a lungo nel tempo.
- Organizzazione: si può segmentare il flusso comportamentale in unità diverse e successive,
oppure in unità che si verificano simultaneamente. Nel primo caso avremmo categorie
mutuamente esclusive (lo schema prevede una sola categoria da assegnare a una data
unità in un dato intervallo di tempo) o esaustive (lo schema fornisce tutte le possibili
categorie per rilevare il fenomeno). Nel secondo tipo di schema, che codifica
comportamenti simultanei, le categorie non si escludono fra loro ma sono categorie co-
concorrenti.
Nel primo caso l’osservatore prevede in anticipo tutti i modi con cui la variabilità
comportamentale può manifestarsi mentre nel secondo caso può accettare comportamenti
nuovi da aggiungere alla lista.
Alcune regole da rispettare che riguardano tutti gli schemi sono:
-omogeneità delle categorie: le categorie molari non possono stare nello stesso schema in cui si
trovano quelle molecolari. Per es la categoria “gioco di gruppo” non può stare nello stesso schema
in cui è presente la categoria “parla con il compagno” in quanto è compresa nella precedente e
l'osservatore non saprebbe a quale delle due assegnare il comportamento di “parlare con un altro
bambino mentre si gioca insieme”
-distinguibilità: devono potersi distinguere l’una dall’altre in modo da facilitare la decisione
l’osservatore su quale categoria applicare
-operazionalità: le categorie devono essere operazionali in modo da aiutare l'osservatore a rilevare
i comportamenti inclusi e quindi bisogna passare dal piano dell’astrazione a quello concreto, in
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gioco con oggetti, cambio del pannolino e al risveglio) attribuendo punteggi da 1 a 5 in base alla
frequenza di ogni comportamento. Le risposte delle madri hanno fornito criteri per scegliere gli
item migliori (da 160 item ne sono rimasti 126)]
Un'altra caratteristica è quella di verificare se la scala sia in grado di distinguere i bambini sugli
aspetti misurati ( validità discriminante)[a questo scopo è stato somministrato un questionario a
madre di bambini pretermine e di bambini a termine per rilevarne le differenze. Lo studio ha
confermato l’ipotesi che i bambini pretermine sono meno adeguati nell'interazione rispetto agli
altri.] Gli studi di validazione hanno lo scopo di migliorare la maneggevolezza e la rapidità dello
strumento, passando dalla forma originaria a una ridotta in modo da diffondere il suo utilizzo.
Una tecnica utilizzata è confrontare i risultati ottenuti con le due forme per trovare quando
correlino fra loro (validità concorrente) [Capirci e Caselli hanno realizzato una forma breve del
questionario primo vocabolario del bambino PVB al fine di riconoscere ritardi/disturbi della
comunicazione del linguaggio nei primi 3 anni di vita e facilitarne l'utilizzo in asilo nido. il
questionario rileva la comprensione e la produzione linguistica di 670 parole, mentre nella forma
ridotta 100. Per validare lo strumento le autrici hanno confrontato i risultati ottenuti dalla forma
breve con quelli della forma originaria trovando un’alta correlazione]
Altra caratteristica di questi strumenti è che tendono a osservare l’evoluzione del fenomeno in
periodi successivi e non soltanto la situazione attuale (validità predittiva). [attraverso il
questionario sullo sviluppo comunicativo e linguistico del secondo anno di vita Camaioni ha
rilevato una correlazione positiva tra la produzione di gesti referenziali a 12 mesi e l'ampiezza del
vocabolario a 20 mesi]
Importante è anche la verifica dell’affidabilità, verificare se il giudizio di adulti non esperti
corrisponde a quello di adulti esperti, se sono attendibili per compilare il questionario. [in genere i
genitori si dimostrano valutatori affidabili del comportamento infantile: le misure che non
correlano tra genitore e osservatore si riferivano non ai comportamenti comunicativi/linguistici ma
alla qualità dell'interazione genitore-bambino, nel caso in cui non correlano i comportamenti
comunicativi è perché questi comportamenti vengono notati con maggiore frequenza dal genitore
rispetto all'osservatore (anche gli educatori sono osservatori attendibili]
CRITERI PER L’USO DEGLI STRUMENTI
La facilità d’uso di questi strumenti consente di rilevare dati che hanno un valore etologico alto. In
passato si riteneva che la mancanza di un addestramento professionale portasse i genitori a
sovrastimare certi comportamenti, vedendo il bambino più grande di quello che era o al contrario
sottostimarli, non riconoscendo un'abilità quando si presentava in forma immatura. Per cui è
importante che gli strumenti in questione vengano somministrati secondo una procedura che
favorisce la loro affidabilità. Uno dei criteri utilizzati è quello di interrogare i genitori/educatori sui
comportamenti attuali del bambino che vengono esibiti al momento della compilazione per non
cadere in distorsione di memoria. Un altro criterio è chiedere informazioni su comportamenti
emergenti del bambino che compaiono al momento di compilare lo strumento (non troppo rari né
troppo frequenti). L'affidabilità delle risposte può essere controllata adottando item a risposta
chiusa, per scegliere comportamenti presentati dallo strumento piuttosto che ricordarli. Prima di
utilizzare lo strumento, gli esperti devono spiegarlo ai genitori/educatori e consigliano di osservare
i comportamenti del bambino per qualche giorno prima di procedere alla compilazione.
FINALITA’ DEGLI STRUMENTI
I questionari e le scale hanno un ambito di applicazione privilegiato che è quello della prevenzione
e della diagnosi. In ambito preventivo lo strumento serve a vagliare (screening) la situazione
relativamente all'aspetto da tenere sotto controllo in modo da individuare le difficoltà in tempo e a
intervenire in modo mirato. Una volta che i casi a rischio sono stati identificati è indispensabile
disporre di strumenti che permettano di effettuare una diagnosi del tipo e della gravità del ritardo
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o disturbo. Mentre nello screening è utile disporre di strumenti a rapida somministrazione gli
strumenti diagnostici devono essere più raffinati e differenziati. Un'altra importante finalità di
questionari e scale quella educativa, nei confronti sia degli educatori che dei genitori. Nel primo
caso l'utilizzo di strumenti come questi migliora la sensibilità degli operatori riguardo le differenze
individuali che rischiano di essere trascurate nella pratica quotidiana dove l’educatrice è
responsabile di un gruppo di bambini solitamente ampio. Nel secondo caso migliora la sensibilità
dei genitori nei confronti di aree diverse da quelle più tradizionali di allevamento e cura (area
comunicativa, cognitiva) per cui rischia di essere sottovalutato e poco stimolato. [la scala di
Brazelton e Nugent nota come Neonatal Behavioral Assessment scale è stata modificata per essere
applicata a madre di bambini difficili, pretermine e sottopeso. Lo scopo era testare l'affidabilità
delle madri in quanto la precocità della valutazione e la collaborazione materna influenzano in
modo determinante il decorso dello sviluppo e vedere se l'utilizzo dello strumento sarebbe stato
efficace al fine di modificare il comportamento materno. Si è notato che le madri che avevano
avuto un periodo di addestramento avevano interazioni qualitativamente migliori rispetto alle
madri del gruppo di controllo.
modo da riconosce con facilità i comportamenti esibiti dal vivo, inoltre la fase di addestramento
servirà ad affinare le sue capacità osservative in base alle regole dello strumento. Nel caso
dell'osservazione a casa è consigliato fare prima 2/3 visite a casa del bambino di 2/3 ore e
possibilmente in orari diversi in modo da avere una panoramica sufficiente del suo
comportamento, e bisogna assicurarsi che durante l'osservazione siano presenti solo il bambino e
sua madre. In queste visite è opportuno mantenere un atteggiamento informale con la madre e
con il bambino in modo da non alterare la normalità della vita quotidiana. Un clima favorevole
consentirà all'osservatore di diventare in certi momenti più attivo per provocare alcuni
comportamenti specifici. Come ogni altro strumento anche il “Q-sort” deve soddisfare la validità e
l’affidabilità. La validità di contenuto è garantita dalla procedura di selezione degli item. Per quanto
riguarda la validità di costrutto, sia la validità concorrente (ottenuta tramite il confronto tra i
punteggi dell'attachment Q-sort e le classificazioni dalla strange situation) sia quella divergente sia
la validità predittiva sono risultate soddisfacenti. Anche l’affidabilità è alta.
L’Attachment Q-sort può essere utilizzato sia dalle madri che dalle educatrici ma l'affidabilità delle
rilevazioni materne non è soddisfacente se confrontata con quelle di osservatori esperti. Le
difficoltà delle madri sono dovute alla procedura di orientamento forzato ma anche alle
rappresentazioni che le madri hanno del proprio bambino, alla desiderabilità sociale di alcuni item
e infine alla sensibilità materna nei confronti dei segnali del bambino. Quindi si raccomanda di
addestrare le madri alla comprensione all'utilizzo dello strumento. Anche le educatrici sono ottime
candidate all'utilizzo dello strumento in quanto possono costituire figure di attaccamento
paragonabili alla madre e quindi risulta interessante valutare il legame di attaccamento con
l'educatrice.
[Il testo di Cassibba e D'odorico presenta lievi differente rispetto alla versione utilizzata per la
valutazione dell'attaccamento madre-bambino, ha chiesto la costruzione di un criterio di sicurezza
“al nido”, è stata sottoposta ad apposite verifiche di validità e affidabilità. ]
Recentemente la tecnica del “Q-sort”, in ambito educativo, è stata applicata per valutare lo
sviluppo sociale nella scuola dell’infanzia.
dipende dal fenomeno stesso e dal motivo per cui si osserva. I diversi strumenti hanno vantaggi e
svantaggi che li differenziano. Occorre calibrare le caratteristiche dello strumento rispetto a diversi
parametri quali: il grado di conoscenza del fenomeno, il livello di precisione a cui lo si vuole rilevare
e se si desiderano dati qualitativi o quantitativi. Inoltre è importante sapere se si è interessati a
osservare pochi bambini o a un campione ampio, se l'osservazione va fatta in situazioni specifiche
o in una varietà di situazioni, se serve per fare una valutazione o no, sei la valutazione deve essere
soltanto interna al gruppo osservato o in riferimento a dati normativi. Una volta Identificato il tipo
di tecnica di rilevazione, l’osservatore può utilizzare strumenti già esistenti o costruirne uno nuovo
per i propri scopi. Per costruire delle scale di valutazione ci vuole più tempo e competenze
psicometriche specifiche mentre risulta più semplice la costruzione di uno schema di codifica.
Quando lo strumento è disponibile l'osservatore deve verificare se esso è adeguato agli obiettivi
della propria osservazione e alle variabili che intendo osservare. Si può modificare lo strumento nel
caso di uno schema di codifica mentre è sconsigliato con una scala di valutazione.
SCEGLIERE CHI OSSERVARE
Scegliere chi osservare dovrebbe essere specificato nell’obbiettivo e rappresenta una scelta
necessaria. È Importante stabilire dove vengono reclutati i soggetti osservati. La scelta si basa su
ragioni di opportunità e comodità nel rispetto dell'obiettivo. Un altro aspetto da considerare
riguarda quelli che vengono chiamati i criteri di esclusione del campione (es escludere bambini con
patologie che sono già inseriti in programmi di intervento riabilitativo).
PROCEDURA E CONTESTO DI OSSERVAZIONE
Bisogna quindi stabilire come, dove e quando osservare. Questi aspetti dipendono dal tipo di
tecnica di rilevazione scelta. Nel caso dell’osservazione indiretta attraverso una scala di
valutazione si sceglierà di far somministrare lo strumento a chi conosce bene il o i soggetti presi in
considerazione (genitori, insegnanti) e inoltre bisogna decidere come contattare i soggetti, il
momento migliore per spiegare loro che cosa devono fare e le istruzioni per la compilazione.
Se parliamo invece di schema di codifica o della check-list dobbiamo tenere presente numerosi
aspetti come il contesto di osservazione, cioè la situazione in cui si svolgeranno le sedute di
osservazione che dovrebbe essere quello in cui è più probabile rilevare il fenomeno scelto (es i
conflitti tra bambini durante la ricreazione). Da ricordare che per alcuni fenomeni non è facile
trovare la situazione più adatta poiché si manifestano solo in particolari condizioni. In questo caso
è necessario creare le condizioni favorevoli imponendo un certo grado di controllo sul contesto.
Dunque l'osservatore potrà svolgere un'osservazione controllata strutturando la situazione in cui la
realizza, il luogo, il materiale, le attività, il numero dei bambini presenti, le caratteristiche dei
bambini che si osservano. Un aspetto importante nella definizione del contesto consiste nel
garantire omogeneità tra le diverse sedute di osservazione affinché i bambini siano osservati tutti
nelle stesse condizioni con le stesse opportunità di manifestare i propri comportamenti.
Si possono anche prevedere strategie per evitare la reattività dei soggetti, che è una delle fonti di
distorsione dell'osservatore (strategie come per es passare alcune ore con i soggetti prima
dell'osservazione in modo che essi possano familiarizzare).
REGISTRAZIONE DEI DATI OSSERVATIVI
Uno dei criteri dell'osservazione sistematica è che sia registrata e documentata, le informazioni
rilevate devono essere annotate puntualmente e meticolosamente. Il questionario e la check-list
prevedono uno spazio in corrispondenza di ciascun item per segnare la risposta mentre nel caso di
uno schema di codifica è necessario preparare una scheda o un protocollo di osservazione su cui
registrare i comportamenti osservati. Questo protocollo deve essere costruito in modo funzionale
sia se viene utilizzato durante il verificarsi dei comportamenti con carta e matita sia se viene fatto
durante la visione di una videoregistrazione. Nel protocollo sono riportati informazioni come: il
giorno, l'ora, il luogo, chi osserva e chi viene osservato con nome, età e genere. Esso sarà
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organizzato in modo diverso se la rilevazione avviene applicando una strategia per eventi (in una
colonna saranno inseriti le categorie comportamentali e in quella accanto la data e a che ora si
verificano. È possibile raccogliere anche informazioni sulla durata delle categorie comportamentali
e sulla loro frequenza nel tempo) o per intervalli temporali (in una colonna saranno inseriti gli
intervalli di tempo e nell'altra le categorie comportamentali sotto forma di sigla). Anche nel caso
delle descrizioni narrative è possibile preparare un protocollo di registrazione, qualora il progetto
prevede di rilevare comportamenti specifici.
In alternativa può essere utilizzato il classico quaderno o blocco degli appunti. La pianificazione,
come si è visto è una fase impegnativa perché richiede di immaginare come l’osservazione si
svolgerà, di prevedere cosa potrebbe accadere. Stendere il progetto serve ad aumentare il grado di
consapevolezza rispetto alle scelte che l’osservatore compie e che queste ultime hanno ricadute
importanti sulla qualità delle informazioni raccolte. Il progetto di osservazione, infine, permette al
gruppo di persone coinvolte nella sua realizzazione di discutere e condividere le scelte fatte circa la
sua pianificazione.
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• Materiale vario: tazza, contenitore alto instabile, campanellino, scacchiera, scatola piccola, foglio
di alluminio, ovatta, piano inclinato, cuscino, schermi di stoffa, sta di legno, corda.
Dalla ripetizione dell’item si ricavano informazioni sulla stabilità della capacità acquisita dal
bambino: quando il bambino produce lo stesso comportamento criteriale nelle diverse ripetizioni
si può ritenere che la corrispondente tappa sia stata acquisita in modo stabile ed egli la padroneggi
bene. Quando il bambino produce comportamenti come quello criteriale allora la corrispondente
tappa è in fase di acquisizione e non la padroneggia ancora bene.
La somministrazione delle scale richide un’ora. A volte si può dividere la seduta in 2 per non
stancare troppo il bambino e mantenere alta la sua collaborazione. Per registrare i comportamenti
si utilizza una scheda di registrazione dell’osservazione. Il valutatore predispone la scatola con il
materiale e la scheda di registrazione. La somministrazione scale avviene nell’ordine che preferisce
assecondando interessi e motivazione bambino. Si possono somministrare tutti gli item previsti
oppure per non stancare il bambino selezionare quegli item che permettono di valutare il livello di
sviluppo del bambino in funzione dell’età e/o del livello di sviluppo presunto.
Un determinato livello di sviluppo si individua attraverso l'osservazione del bambini in modo da
verificare l'acquisizione di una particolare tappa o la sua mancanza. Per i bambini senza ritardo di
sviluppo Vinter, Cipriani e Bruni consigliano di somministrare le scale a partire dall’item
corrispondente alla tappa che nel campione normativo è presente nel 100% dei bambini della
stessa età del bambino preso in esame. Con un bambino affetto da un ritardo di sviluppo o da una
patologia si consiglia di somministrazione il maggior numero di item senza sospendere la
somministrazione di una scala dopo il primo errore o la prima mancata risposta ma procedere con
item successivi. In quanto possono essere meno disponibili alla collaborazione o possono avere
difficoltà in alcune situazioni. In questo caso bisogna adeguare materiale o situazioni ad esempio
utilizzando caramelle o biscotti al posto degli oggetti previsti nelle scale. Le Scale sono uno
strumento duttile: gli item non devono essere considerati come le uniche situazioni che stimolano i
comportamenti criteriali di una data tappa. Per alcuni bambini gli item inclusi non sono efficaci a
evocare azioni criteriali. In questo caso si può utilizzare materiale diverso o realizzare situazioni-
stimolo alternative. Il compito del valutatore è presentare item delle scale e indicare sulla scheda
di registrazione quale item ha somministrato, quante volte, quali sono stati i comportamenti del
bambino. La registrazione implica un processo di osservazione e interpretazione del significato del
comportamento del bambino: in alcuni casi difficile soprattutto quando presenta azioni diverse da
quelle previste o è affetto da patologia che interferisce o limita i suoi comportamenti.
La somministrazione delle scale prevede un buon addestramento: avere presenti item e relative
istruzioni di somministrazione e conoscere la teoria di riferimento e significato delle tappe di
ciascuna scale.
CODIFICA E RIFERIMENTO AI VALORI NORMATIVI
Dopo la somministrazione delle scale e l’annotazione dei comportamenti bisogna attribuire le
tappe di sviluppo. È possibile confrontare il livello dello sviluppo del bambino esaminato, ovvero le
tappe delle scale, con i dati normativi disponibili per la popolazione italiana nel volume di Vinter,
Cipriani e Bruni. Per ciascuna scala viene fornita la distribuzione in centili delle tappe dello sviluppo
in funzione delle età. Si possono scegliere due metodi per fare questo confronto:
■ Verificare a che età compare nel 50° centile del campione normativo la tappa esibita dal
bambino osservato e confrontare tale età normativa con età cronologica. Questo metodo
individua l’età di sviluppo del bambino osservato rispetto ai dati normativi. In caso di bambini con
ritardo è possibile misurare con esso il grado del ritardo in termini di età di sviluppo
■ Prendere come riferimento l’età cronologica e identificare a quale centile corrisponde la tappa
da lui raggiunta. Questo metodo individua la collocazione del bambino nella distribuzione in centili
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del campione normativo. È utilizzato con bambini senza deviazioni o con deviazioni non troppo
rilevanti.
È a rischio sotto il 10° centile. A partire dalla valutazione effettuata con le scale e quindi dai
comportamenti riportati nella scheda di registrazione, è possibile individuare lo stadio di sviluppo
per ciascuna scala. Vinter, Cipriani e Bruni ritengono che sul piano clinico sia utile disporre di
indicatori che permettano di costruire, a partire da comportamenti specifici ed elementari,
un’immagine globale del bambino. Questo non è possibile utilizzando le tappe perché sono
punteggi che variano da scala a scala. Essi propongono 3 sistemi di codifica degli stadi che
differiscono in funzione della natura del principio di base che regola le relazioni tra tappa e stadio
ma non sono molto rilevanti. Si dispone di 3 tipi di informazioni utili nella valutazione del bambino:
1. Descrizione qualitativa del comportamento del b. in ciascuna dimensione dello sviluppo
sensomotorio indagata nelle scale. Fornisce una descrizione dettagliata dei comportamenti che il b.
mette in atto nelle diverse situazioni. Info utilizzata per conoscere il bambino rispetto alle sue
capacità attuali e alle probabili acquisizioni future per confrontare i comportamenti tipici del b. a
età diverse e per pianificare piano di intervento riabilitativo nei casi di ritardo dello sviluppo
2. Valutazione del livello di sviluppo del bambino in ciascuna scala espressa in tappe. Fornisce
punteggio del livello di sviluppo del b. nelle 6 scale che può essere confrontato con i dati normativi
3. Valutazione del livello di sviluppo del bambino in ciascuna scala espressa in stadi. Fornisce una
descrizione globale e sintetica del livello di sviluppo del b. facilmente inquadrabile facendo
riferimento alla teoria di Piaget.
quantitativa. Secondo Vinter, Cipriani e Bruni nei periodi in cui l’incremento e la variabilità
interindividuale sono maggiori si verifica il passaggio a un nuovo livello di organizzazione del
comportamento del bambino. Indicazioni su applicabilità scale: ♦ Nel loro insieme le scale
permettono la valutazione dello sviluppo del bambino tra 1 e 18 mesi di età; oltre questa età si
verifica “l’effetto tetto”: esse non riescono a misurare in modo adeguato le differenze tra gli
individui; ♦ la Valutazione del bambino nei primi 2 mesi di vita risulta povera perché si riferisce a
comportamenti evidenti e macroscopici. Per valutare capacità neonati sono necessarie tecniche di
osservazione sofisticate e adeguate al loro limitato repertorio comportamentale; ♦la Scala delle
relazioni spaziali fornisce la valutazione per un arco di tempo più limitato e risulta più sensibile nel
primo anno di vita; la Scala della permanenza dell’oggetto permette una valutazione per un arco di
età più ampio, la scala dell'imitazione gestuale non permette la valutazione del bambino prima di
dei 3-4 mesi;
UZIGIRS E HUNT per descrivere la natura e le caratteristiche dell'intelligenza senso motoria hanno
analizzato le correlazioni tra le diverse scale per verificare la concezione di Piaget secondo la quale
i diversi aspetti dello sviluppo cognitivo si evolvono in modo omogeneo in quanto determinati da
processi sottostanti generali e comuni. L’analisi di questi indici di correlazione evidenzia basse
correlazioni, non significative, tra le sei scale, escludendo l’effetto attribuibile all’età cronologica.
Questi dati non confermano la concezione di Piaget e sembrano indicare che le correlazioni
riscontrabili tra le scale siano basate su ‘omologie localizzate’ cioè su processi sottostanti specifici
che riguardano una particolare dimensione piuttosto che su processi sottostanti generali che
determinano lo sviluppo sensomotorio nelle varie dimensioni. VINTER, CIPRIANI E BRUNI sul
campione italiano circa la relazione tra le scale evidenziano come i legami tra le diverse dimensioni
dell’intelligenza sensomotoria siano generalmente deboli. Tuttavia, in alcune fasce d’età e per
alcune scale sono state trovate correlazioni consistenti che appaiono coerenti con la concezione
piagetiana. In particolare: • Nel primo anno di vita la costruzione della permanenza dell’oggetto
risulta “trainante” cioè anticipa la costruzione del concetto di spazio e delle relazioni mezzi-fini. •
Nel secondo anno di vita l’imitazione svolge ruolo importante nella comparsa della capacità
simbolica. BATES E COLLEGHI hanno utilizzato le Scale Uzgiris e Hunt per una ricerca il cui scopo era
di indagare la relazione tra sviluppo comunicativo gestuale e verbale e lo sviluppo sensomotorio.
Tale studio ha coinvolto 25 bambini dall’età di 9 a quella di 12 mesi e mezzo sottoposti a 4 sedute a
un mese di intervallo l’una dall’altra. Nel corso delle sedute sono state somministrate le Scale e
rilevati i comportamenti comunicativi gestuali e verbali dei bambini. I risultati evidenziano che
alcune dimensioni dell’intelligenza sensomotoria correlano con lo sviluppo gestuale e verbale. Lo
sviluppo comunicativo-linguistico dei bambini è in stretta relazione con lo sviluppo dell’imitazione,
delle relazioni mezzi-fini e del gioco simbolico mentre è indipendente dallo sviluppo della
permanenza dell’oggetto e delle relazioni spaziali. Solo alcuni aspetti dello sviluppo sensomotorio
sono specificamente coinvolti nello sviluppo comunicativo-linguistico.
considerare il rapporto tra livello cognitivo e attività può focalizzarsi sui singoli bambini. È possibile
analizzare come i bambini utilizzano le proprie capacità in attività specifiche, ottenendo un indice
dello stile cognitivo di ogni bambino. Ci può essere un bambino che uso lo stesso livello cognitivo
in tutte le attività che svolge mentre un altro svolge attività a livello basso o a livello alto. Lo
schema di codifica permette di valutare l’evoluzione del livello cognitivo del bambino nel tempo.
Risulta chiaro come i dati raccolti attraverso l’osservazione nel contesto educativo di Camaioni,
Bascetta e Aureli possono essere utilizzati per analizzare sia un gruppo di bambini sia un singolo
bambino attraverso la creazione di un profilo individuale. È possibile, in entrambi i casi, effettuare
diversi confronti: Si può misurare il livello cognitivo raggiunto dai bambini in attività diverse, in
momenti temporali diversi e in progetti educativi diversi. Lo schema di codifica presentato può
risultare utile in tutti quei casi in cui si vuole disporre di informazioni obiettive sull’attività svolta dai
bambini nei contesti educativi e sul loro impegno intellettivo in tali attività. Può essere utilizzato in
ricerche sul campo per valutare gli effetti di differenti esperienze educative sullo sviluppo del
bambino.
consultazione clinica in età prescolare in quanto può essere una manifestazione di problemi di
diversa natura. Gli studiosi hanno evidenziato come la capacità linguistica sia inserita all’ interno
della capacità comunicativa che compare prima del linguaggio, e hanno individuato una serie di
fasi e tappe per descriverne lo sviluppo del bambino nei primi tre anni di vita:
1 FASE (0-9 mesi): fase della comunicazione preintenzionale: vocalizzazioni non di pianto,
lallazione canonica, attenzione condivisa o triadica. Il bambino si trova immerso in un ambiente
ricco e sperimenta le prime interazioni comunicative: egli produce vocalizzi e comportamenti che
sono interpretati dagli altri in modo comunicativo sebbene non sia ancora in grado di utilizzarli
intenzionalmente.
2 FASE (9-12 mesi): fase della comunicazione intenzionale: prima comprensione del linguaggio,
gesti comunicativi deittici, gesti comunicativi referenziali. Il bambino coglie il valore di segnale dei
proprio comportamenti e li utilizza per i propri obiettivi: egli comprende il linguaggio usato dagli
altri, produce i gesti deittici ( vengono utilizzati sia per chiedere l’intervento o l’aiuto dell’ adulto,
sia per chiedere attenzione e condividere con l’interlocutore l’interesse per un evento esterno, un
esempio è il gesto di indicare con il dito), i gesti referenziali (il loro significato non varia con il
variare del contesto, ad esempio il gesto di fare “ciao”, e infine le protoparole (ad esemipo il “bau
bau”).
3 FASE (12-20 mesi): fase del primo linguaggio: produzione delle prime parole, sviluppo lessicale
(prime 50 parole), esplosione del vocabolario. Il bambino produce parole riconosciute tali anche
dai suoi interlocutori e diviene consapevole che le cose si possono nominare e che tutte hanno un
nome, ciò permette un “esplosione del vocabolario”.
4 FASE (20-36 mesi): fase dello sviluppo morfologico- sintattico: prime combinazioni di parole,
prime frasi, prime capacità morfosintattiche. Il bambino inizia a combinare due o più parole
formando le prime frasi e gradualmente impara a usare correttamente la grammatica e la sintassi.
L’acquisizione del linguaggio si completa al quarto anno di vita, e successivamente il bambino
sviluppa la capacità di usare il linguaggio in modo adeguato alle situazioni e alle persone con cui
interagisce. Dal punto di vista comunicativo, il contesto scolastico è diverso da quello familiare, a
cui il bambino è abituato. Possiamo capire tali differenze considerando un aspetto di base della
competenza comunicativa: la presa di turno. Nelle conversazioni informali, come quelle che si
svolgono in famiglia, gli interlocutori hanno turni complementari che alternano in modo
spontaneo, senza il ricorso a regole esplicite che stabiliscono a chi tocca parlare e come si prende il
turno. Al contrario nel contesto scolastico, la selezione del parlante e l’alternanza di turni è
regolata e generalmente controllata dall’insegnante: bambini imparano che per poter parlare in
una discussione di gruppo devono alzare la mano. Generalmente i bambini imparano a parlare
rapidamente e senza uno specifico insegnamento da parte degli adulti. Tuttavia il 10% della
popolazione infantile tra i 3/5 anni di età, presenta una difficoltà nell’acquisizione del linguaggio,
che non è riconducibile ad alcuna patologia specifica (ad esempio ritardo mentale). Un intervento
riabilitativo precoce migliora la capacità dei bambini che presentano difficoltà nello sviluppo del
linguaggio e per questo è importante una precoce identificazione. In passato i ricercatori
utilizzavano come metodo d’indagine l’osservazione diretta e protratta nel tempo del
comportamento spontaneo del bambino in contesti naturali; spesso il bambino osservato era il
figlio del ricercatore. Tale metodo non può tuttavia essere applicato allo studio di ampi campioni di
bambini e quindi non consente di generalizzare i risultati e di analizzare le differenze individuali.
Recentemente, le tecniche di osservazione sono state perfezionate attraverso l’uso del
videoregistratore, la strutturazione del contesto di osservazione, la creazione di schemi di codifica
e la messa a punto di strumenti indiretti di osservazione, quali questionari e interviste da
somministrare a genitori ed educatori di bambini piccoli. Per i bambini più piccoli (primo e secondo
anno di vita) è possibile organizzare sedute di osservazione diretta del comportamento
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comunicativo del bambino insieme ai genitori in un contesto di giochi e routine; l’osservazione può
essere videoregistrata e poi analizzata per procedere a una valutazione qualitativa delle capacità
del bambino attraverso schemi di codifica o scale di valutazione. Un’ altra metodologia consiste
nell’intervistare i genitori o somministrare loro un questionario standardizzato, che permette una
valutazione sia quantitativa che qualitativa del livello di sviluppo del bambino. A partire dai 3 anni
possono essere usate prove standardizzate, in quanto in questa età è possibile ottenere la
collaborazione del bambino e sollecitare le sue risposte a richieste esplicite (queste prove non
richiedono un processo osservativo da parte del valutatore, ma una semplice registrazione delle
risposte del bambino).
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• l’ambito della ricerca, quando è necessario disporre di una misura dello sviluppo comunicativo-
linguistico dei soggetti, per metterla in relazione con gli altri aspetti dello sviluppo oppure per
controllare il livello di sviluppo del campione
non ha evidenziato nessun progresso nelle capacità comunicative e linguistiche risultando sempre
a un livello inferiore rispetto ai bambini di 12 mesi con sviluppo tipico. Soltanto il comportamento
di ricorso all'adulto e le capacità motorie hanno registrato un incremento. Il profilo di sviluppo di
questo caso presenta le caratteristiche tipiche dei bambini con sindrome dello spettro autistico
La raccolta dei dati può essere realizzata analizzando attività e conversazioni del gruppo-classe dal
vivo, con carta e matita o videoregistrata. L’osservatore che le esegue deve essere stato
precedentemente addestrato all’osservazione e al significato delle singole categorie di codifica
(l'osservatore deve essere messo in disparte ad essere presentato agli alunni come un'insegnante
per evitare distorsione legate alla reattività dei soggetti). Per la rilevazione dei dati; Selleri e
Santarcangelo propongono un protocollo che comprende due parti:
- Nella prima parte vengono riportate informazioni generali sull’osservazione (data, orario,
insegnante, alunni) e sull’attività osservata (ambito disciplinare, campo di esperienza, argomento).
Possono essere segnalate nelle Note informazioni ritenute importanti per la successiva analisi e
interpretazione dei dati.
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- Nella seconda parte viene suggerito di disegnare una piantina della classe, riportando la
posizione dell’insegnante e degli alunni con il loro nome per facilitare la loro identificazione
durante l’osservazione. Durante l’attività, l’osservatore codifica ogni turno in successione segnando
sulla piantina il codice corrispondente vicino all’interlocutore che lo produce e un numero
progressivo per indicare la sequenza dei turni.
UN ESEMPIO APPLICATIVO
Il caso riguarda una bambina primogenita, Laura. I ricercatori hanno somministrato il QSCL-Forma I
ai genitori quando la bambina aveva 15 mesi di vita. Come previsto dallo strumento è stato
richiesto ai genitori di compilare il questionario dopo avere osservato la figlia nelle diverse
situazioni previste. Per quanto riguarda la lista dei gesti comunicativi, i genitori hanno indicato un
numero abbastanza ampio di gesti comunicativi (10 gesti diversi). Per tre gesti indicati dai genitori
non sono riportate le situazioni in cui vengono usati, e pertanto, come specificato nel manuale del
QSCL, non sono stati codificati. In conclusione, dalla codifica dei gesti risulta che Laura ne produce
sei. Della lista delle parole sappiamo che Laura produce cinque parole usate tutte a scopo
comunicativo. Pe quanto riguarda le capacità motorie, dal questionario risulta che Laura produce
spesso quattro degli otto comportamenti previsti. Se si vuole valutare il livello di sviluppo di Laura
rispetto a quello normalmente raggiunto alla stessa età dalla maggior parte dei bambini, è
necessario confrontare i punteggi ottenuti da Laura con i valori normativi. Si è notato che quattro
misure criteriali per lo sviluppo comunicativo si collocano al di sotto della norma. Laura però è
stata confrontata con il livello di sviluppo normalmente raggiunto dai bambini di un mese più
grande di lei. Si è ritenuto di conseguenza monitorare lo sviluppo di Laura e si è chiesto ai genitori
di compilare il QSCL Forma II al compimento dei 20 mesi di età. A 20 mesi Laura ha presentato
ancora un profilo di sviluppo a rischio, caratterizzato da un ritardo nell’acquisizione del linguaggio.
Per verificare ulteriormente il livello di sviluppo comunicativo-linguistico, il QSCL Forma II è stato
somministrato ai genitori quando Laura aveva 24 mesi. Nel complesso possiamo concludere che
Laura a 24 mesi presenta un livello di sviluppo comunicativo e linguistico paragonabile a quello di
un bambino di 20 mesi. Laura presenta un lieve ritardo di circa quattro mesi nel suo sviluppo
comunicativo-linguistico. Laura potrebbe essere uno di quei bambini definiti “lenti nel parlare” che
in molti casi recuperano spontaneamente le difficoltà entro il terzo anno di vita.
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disfunzionali dello sviluppo sociale. Quando si vuole rivelare e valutare un fenomeno è necessario
fornire una definizione operativa del costrutto di riferimento; mandata la mancanza di una
definizione univoca di competenza sociale chi costruisce lo strumento deve esplicitare chiaramente
gli aspetti considerati e chi lo sceglie deve conoscere e condividere la definizione di costrutto
sottostante ad esso. L’SCBE parte dall’idea che nell’età prescolare l’espressione degli affetti e la
regolazione delle emozioni svolgano un ruolo importante nelle relazioni sociali del bambino e che
influenzino il suo adattamento sociale. La scala da 30 item (SCBE-30) risulta più maneggevole
rispetto alla versione a 80 item. Nel costruire tale scala, gli autori si sono posti l’obiettivo di
ottenere: • Una descrizione standardizzata dei comportamenti affettivi e sociali di bambini
prescolari che risulti valida, affidabile e utile.
• Uno strumento di screening che discrimini specifici problemi emotivo-comportamentali.
• Una valutazione della competenza e dell’adattamento sociale del bambino.
• Misure caratterizzate da validità, stabilità e affidabilità.
• Misure sensibili al cambiamento nel tempo per valutare gli effetti dell’andamento evolutivo.
La scala è stata costruita per uno scopo educativo, per orientare gli interventi degli insegnanti e
degli educatori.
AMBITI DI UTILIZZO: educativo (per analizzare in modo oggettivo l'adattamento sociale dei
bambini e l’eventuale presenza di problemi comportamentali e di conseguenza programmare
interventi educativi mirati e verificare gli effetti degli interventi educativi); clinico (per lo screening
di bambini a rischio di adattamento e si sconsiglia l'uso a fini diagnostici) e di ricerca (per indagare
lo sviluppo delle competenze sociali o lo sviluppo socio emotivo).
Al fine di determinare la validazione dell’SCBE-30 è stato effettuato uno studio su 2.646 bambini
tra i 3 e i 6 anni provenienti da tre diversi stati degli Stati Uniti e dal Canada. Le analisi hanno
dimostrato: • Validità di costrutto, confermando la struttura fattoriale della scala; • Alta
consistenza interna delle tre scale con valori per le tre scale tra 0,80 e 0,92; • Indipendenza tra le
scale Rabbia e Aggressività e Ansia e Isolamento; • Buona validità di costrutto tra SCBE-30 e SCBE-
80; • Buon accordo tra osservatori; • Stabilità nel tempo tra le valutazioni effettuate dagli
insegnanti a distanza di sei mesi. È stato condotto anche uno studio di confronto internazionale su
un campione complessivo di 4.633 bambini che ha coinvolto otto gruppi nazionali diversi.
L’ampiezza e la diversità del campione permettono di trarre importanti informazioni sullo sviluppo
sociale ed emotivo in età prescolare e sul ruolo giocato da fattori universali e culturali. In
particolare sono state rilevate differenze legate al genere e all’età. Se per la competenza sociale si
evidenza una tendenza universale nello sviluppo (aumenta con l’aumentare dell’età), per le
difficoltà comportamentali al contrario, sono state dimostrate specificità culturali. Questo può
essere spiegato considerando che, sebbene i comportamenti conflittuali e di ritiro sociale siano
particolarmente salienti per le insegnanti in tutte le culture, il valore adattivo di tali comportamenti
accettato dalle diverse culture è diverso. In tutte le nazioni sono stati verificati effetti del genere
sulla competenza sociale e sui comportamenti conflittuali e aggressivi: le bambine sono
universalmente più competenti e meno aggressive dei bambini. Al contrario, sono state riscontrate
differenze tra maschi e femmine per la scala ansia e isolamento. Questo risultato può essere visto
come evidenza di una predisposizione genetica dei bambini di genere maschile a mettere in atto
più comportamenti aggressivi; oppure come evidenza dell’influenza sociale. Gli autori privilegiano
l’interpretazione che considera la presenza di un’interazione tra fattori biologici e ambientali. I
maschi posti in ambienti progettati da insegnanti donne (che sono più attente alle esigenze delle
bambine rispetto ai bambini) aumenta la probabilità di manifestare comportamenti problematici.
La costruzione di uno strumento standardizzato è un processo lungo che richiede molti studi di
validazione, e che permette di raggiungere importanti risultati nell’avanzamento delle conoscenze
su un fenomeno.
UN ESEMPIO DI RICERCA
Il sistema di codifica relazionale di Fogel è stato utilizzato per indagare l’attività condivisa tra madre
e bambino nel secondo anno di vita. Per attività condivisa si intende l’interazione che procede
tramite il comune riferimento di madre e bambino a un oggetto della realtà esterna. Seguendo la
proposta di Fogel di vedere l’interazione come evento dinamico, l’analisi ha riguardato il modo in
cui l’attività condivisa funziona. Sono state osservate 10 diadi madre-bambino mentre interagivano
per 5 minuti, avendo a disposizione un set di giocattoli (tazzine, piattini e altri oggetti da cucina). Le
sessioni osservative si sono svolte nell’abitazione dei bambini, una volta a settimana, iniziando
quando il bambino aveva circa un anno di età e terminando al compimento del secondo anno.
Tutte le sessioni sono state videoregistrate e codificate mediante lo schema di Fogel. Lo schema è
stato ampliato rispetto alla versione originale. La categoria generale della coregolazione
simmestrica è stata suddivisa nelle seguenti sottounità: • Simmetrica-affetto (madre bambino sono
coinvolti nello scambio di espressioni a contenuto emotivo che servono a comunicare il piacere di
stare insieme e di condividere l'esperienza) • Simmetrica-azione (la madre manipola gli oggetti in
accordo con l'attività di manipolazione del bambino) • Simmetrica-linguaggio (madre bambino
commentano mentre manipolano insieme agli oggetti). Le osservazioni sono state codificate
tramite registrazione continua per eventi. Ogni evento della durata di almeno 2 secondi è stato
assegnato alla categoria corrispondente allo stato di coregolazione osservato. Nella prima diade,
quando il bambino era molto piccolo, prevalgono gli episodi di coregolazione unilaterale. Nella
seconda diade, in cui il bambino ha un’età più avanzata del primo, gli episodi unilaterali continuano
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a essere presenti ma aumentano quelli simmetrici rispetto all’azione e rispetto all’affetto. Nella
terza diade la coregolazione unilaterale è limitata a un solo episodio mentre prevalgono gli episodi
simmetrici non solo delle azioni ma anche del linguaggio. Le osservazioni riportano le traiettorie
evolutive della coregolazione del gruppo delle 10 diadi. Si può quindi concludere che la capacità
della madre e bambino di coregolarsi nel secondo anno di vita attraversa tre fasi: • Prima fase:
caratterizzata da interazioni unilaterali in cui è soltanto la madre che tiene conto dell’attività del
bambino. La coregolazione unilaterale decresce mentre aumenta gradualmente quella simmetrica.
• Seconda fase caratterizzata dalla compresenza paritaria dei due tipi di coregolazione. • Terza fase
prevale la coregolazione simmetrica in cui anche il bambino è in grado di tenere conto del
comportamento comunicativo della madre. La capacità di mutuo adattamento che caratterizza la
coregolazione simmetrica attraversa anch’essa alcuni passaggi evolutivi: All’inizio si realizzano due
modalità comunicative: • La prima costituita da espressioni di contenuto emotivo (sorriso,
vocalizzi, risate) che servono a condividere il piacere di stare insieme. • La seconda costituita da
azioni comuni sugli oggetti, promuovere la capacità di condividere aspetti della realtà esterna. •
Successivamente, con i progressi linguistici, la coregolazione si realizza con conversazioni facendo
condividere non solo l’attività ma anche i significati.
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