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Cultura di destra

di Furio Jesi

Storia dItalia Einaudi

Edizione di riferimento: Cultura di destra, Aldo Garzanti Editore, Milano 1979

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Sommario
Introduzione Cultura di destra e religione della morte Il passato, lo spirito e lora del destino Linguaggio delle cose; simbologia funeraria Intermezzo, di triviale simbologia profetica Mitologia fascista in Spagna e in Romania Il messaggio segreto del professor Eliade Cultura di destra e paura dellebreo Il Reich senza centro Il linguaggio delle idee senza parole Neofascismo sacro e profano Prestigio culturale di saggi. Julius Evola Documenti di lusso spirituale e di lusso materiale. Due commemorazioni del Carducci. Liala e affini Eroismo e castit. Gotta, Brocchi Honnte homme, homme de bien, grand homme La brutalit del gesto inutile. DAnnunzio, Pirandello Appendice I. Commemorazione di Giosu Carducci tenuta nella sala della Societ Filodrammatica Sportiva il 3 marzo 1907 in Porto Maurizio 1 8 8 19 25 30 37 51 62 70 70 95 110 129 141 154 166 167

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II. Commemorazione di Giosu Carducci tenuta nella Loggia massonica di Porto Maurizio, marzo 1907

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INTRODUZIONE

Non si pu dedicare un certo numero di anni allo studio dei miti o dei materiali mitologici senza imbattersi pi volte nella cultura di destra e provare la necessit di fare i conti con essa. Qui tuttavia non ci proponiamo limpresa di amplissime dimensioni in cui dovrebbe consistere un incontro globale e approfondito con tutta la cultura di destra. Questo studio deve semplicemente chiarire alcuni aspetti di quella cultura e integrare quanto gi abbiamo scritto altrove1 intorno al concetto di mito e alle manipolazioni sia di tale concetto sia dei materiali mitologici nellambito della cosiddetta destra tradizionale. Qui non avremo spesso occasione di usare la parola mito, sebbene anche questo nostro discorso tratti sostanzialmente di manipolazioni di materiali mitologici. Quanto ci interessa ora soprattutto la qualit ideologica di queste manipolazioni, e del carattere tradizionale e in genere del rapporto con il passato che dominano nella cultura in cui esse si compiono. Evidentemente, poich si tratta di manipolazioni e tecnicizzazioni, dunque di operazioni con precisi fini (e con fini politici, nonostante tutte le dichiarazioni di apolita di alcuni dei loro esecutori), questo rapporto con il passato non solo ben fondato nel presente come ogni rapporto con il passato che non si voglia configurare in termini visionari o metafisici o in particolare religiosi , ma prevede un preciso assetto del presente e del futuro. Uno dei primi spunti delle considerazioni raccolte in questo libro stata una contraddizione che abbiamo notato sia nel comportamento dei seCfr. F. Jesi, Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del Novecento, Silva, Milano 1967; Mito e linguaggio della collettivit, in Letteratura e mito, Einaudi, Torino 1968, 19773 , pp. 33-44; Il mito, Isedi, Milano 1973.
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dicenti maestri della Tradizione (con la maiuscola: cio del presunto retaggio di verit esoteriche), sia in quello di alcuni teorici meno esoterici della filosofia della storia e dellantropologia che fiancheggiano i regimi di estrema destra. La maggior parte dei saggi dellesoterismo moderno (escludendo evidentemente gli eventuali Superiori sconosciuti di cui non vediamo n potremmo vedere le tracce!) hanno passato la vita a dichiarare che il loro sapere era inaccessibile e incomunicabile a parole, e nello stesso tempo sono stati fecondissimi poligrafi. A che scopo? E se leggiamo il non esoterico (almeno in senso stretto) Oswald Spengler impariamo che
La grande missione dello studioso di storia quella di comprendere i fatti del suo tempo e da essi presentire, additare, designare i futuri eventi che, vogliamo o no, stanno per giungere2 .

Ma anche che
Lunica cosa che promette la saldezza dellavvenire quel retaggio dei nostri padri che abbiamo nel sangue; idee senza parole3 .

Anche qui c da chiedersi a che scopo lo studioso di storia ritenga necessario, per adempiere la sua grande missione, scrivere opere di migliaia di pagine, quando convinto che lessenziale siano idee senza parole. A questo punto, una volta presentiti i futuri eventi, sembra che gli converrebbe additarli e designarli non con una pagina scritta, ma con un gesto, e possibilmente con un gesto rituale. Di fatto gesti del genere sono anche stati compiuti, e non si pu escludere che un certo ritualismo di gesti miranti ad additare, desi2 O. Spengler, Anni decisivi. La Germania e lo sviluppo storico mondiale, trad. it. di V. Beonio-Brocchieri, Bompiani, Milano 1934, p. 4 3 Ivi, p. 8.

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gnare il futuro (adeguarsi ai futuri eventi che, vogliamo o no, stanno per giungere) si ritrovi sia nel comportamento dei gruppi di sterminio nazisti, sia in quello non di soldati ma di professionisti della cultura: i roghi di uomini, ma anche quelli di libri che lodava Alfred Baeumler4 , liscrizione di Pirandello al partito fascista allindomani delluccisione di Matteotti, le ultime scelte (del resto gi precedute da altre meno drammatiche) di Giovanni Gentile, e cose del genere. Ci nonostante non si pu negare che, se magari gli ufficiali delle SS ricorrevano poco alle parole, gli uomini di cultura parlarono, eccome, oltre che compiere gesti. Essi disponevano di un vero e proprio linguaggio letterario adatto a idee senza parole, cio fatto di parole tanto spiritualizzate, tanto lontane dal materialismo, la loro bestia nera, che evidentemente potevano fungere da veicolo appropriato per le idee senza parole. Questo linguaggio non lavevano inventato loro. Era un linguaggio creatosi allinterno della cultura borghese, maturato durante la vicenda dei rapporti con il passato configurati da quella cultura, e pronto alluso. Si aggiunga che, se fino adesso abbiamo adoperato i verbi al passato, questo non significa affatto che tutto il fenomeno di cui parliamo sia storia passata. In questo libro ci preoccuperemo anzi in modo particolare delle sue fasi di oggi e delle radici di esse nelle fasi di ieri. Il linguaggio delle idee senza parole una dominante di quanto oggi si stampa e si dice, e le sue accezioni stampate e parlate, in cui ricorrono appunto parole spiritualizzate tanto da poter essere vei4 Un brano della prolusione di Baeumler quando assunse la cattedra di filosofia alluniversit di Berlino (10 maggio 1933): Ora Loro escono per andare a bruciare i libri in cui uno spirito a noi straniero si servito della parola tedesca, al fine di combatterci..., riprodotto in italiano in: P. Wapnewski, Luniversit tedesca: elegia della virt, Comunit, n.172, maggio-agosto 1974, p. 169.

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colo di idee che esigono non-parole, si ritrovano anche nella cultura di chi non vuol essere di destra, dunque di chi dovrebbe ricorrere a parole cos materiali da poter essere veicolo di idee che esigono parole. Questo deriva dal fatto che la maggior parte del patrimonio culturale, anche di chi oggi non vuole affatto essere di destra, residuo culturale di destra. Nei secoli scorsi la cultura custodita e insegnata stata soprattutto la cultura di chi era pi potente e pi ricco, o pi esattamente non stata, se non in minima parte, la cultura di chi era pi debole e pi povero. inutile e irragionevole scandalizzarsi della presenza di questi residui, ma anche necessario cercare di sapere da dove provengano. Una cultura non consiste certamente solo delle incrostazioni del linguaggio che in essa ricorre; ma la sopravvivenza indisturbata di queste incrostazioni per lo meno sospetta, dal momento che una cultura e un linguaggio significano anche unideologia e un assetto ben definito di rapporti sociali. Per cui vi sono buone ragioni di allarmarsi ed perfino ovvio dirlo quando in numerosi discorsi celebrativi proprio della Resistenza ricompare il linguaggio delle idee senza parole. Delle idee senza parole spesso anche il sinistrese, compreso quello pi dinamitardo affine in ci al parlare dei suoi avversari istituzionali. Qualcuno potrebbe avere limpressione che, per esempio, il linguaggio della Benemerita sia, in opposizione simmetrica, il linguaggio delle parole senza idee: In ottemperanza alla consegna ricevuta.... Errore: di l da queste parvenze morfologiche e sintattiche, non vi sono parole, ma idee. Si tratta di uno scheletro morfologico e sintattico di idee, che con le parole hanno relazioni precarie, temporanee e approssimative. Un linguaggio delle idee innanzitutto un linguaggio esoterico, ed esoterismo non significa solo misteri eleusini o allopposto riunioni della Societ Teosofica: Ognuno ha i propri misteri: i propri pensieri segreti diceva Hlderlin. I misteri del

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singolo individuo sono miti e riti esattamente come erano quelli dei popoli5 . Non solo del singolo individuo: anche del singolo gruppo. Musei dArma e Musei del Risorgimento abbondano di bandiere, stendardi, drappelle, possibilmente laceri e forati dalle palle nemiche; gagliardetti dogni specie furono raccolti nella Mostra della Rivoluzione fascista; nel covo milanese delle Brigate Rosse i carabinieri hanno ritrovato, nellottobre 1978, una bandiera di seta rossa che porta impresse in giallo la stella a cinque punte e le iniziali B. R. Questa continuit non di parole, ma di scelta di un linguaggio delle idee senza parole, che presume di poter dire veramente, dunque dire e al tempo stesso celare nella sfera segreta del simbolo, facendo a meno delle parole, o meglio trascurando di preoccuparsi troppo di simboli modesti come le parole che non siano parole dordine. Di qui la disinvoltura nelluso di stereotipi, frasi fatte, locuzioni ricorrenti; non si tratta soltanto di povert culturale, di vocabolario oggettivamente limitato per ragioni di ignoranza: il linguaggio usato , innanzitutto, di idee senza parole e pu accontentarsi di pochi vocaboli o sintagmi: ci che conta la circolazione chiusa del segreto miti e riti che il parlante ha in comune con gli ascoltatori, che tutti i partecipanti allassemblea o al collettivo hanno in comune: LItalia il nostro paese, tu lo sai. Un grande paese abitato da gente come noi, semplice, sobria, laboriosa. Sono milioni e milioni di persone che si capiscono fra loro, perch parlano la stessa lingua, e dai tempi antichissimi ad oggi hanno avuto tutto in comune, specialmente le sventure6 .
5 K. Kernyi, Prefazione alla 2 ed. it. di La religione antica nelle sue linee fondamentali, trad. it. di D. Cantimori e A. Brelich, Astrolabio, Roma 1951, p. 11. 6 E. Fabietti, I Fratelli Bandiera rievocati alla giovent, Mondadori, Roma 1921, p. 12.

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Ci proponiamo qui di studiare fino a qual punto, nelle trasformazioni della societ e della cultura, la parola ideologia coincida con il meccanismo linguistico delle idee senza parole, dunque si riferisca a meccanismi enigmatici ed elusivi come quelli della macchina mitologica7 . Lo faremo per in modo molto frammentario, eclettico ed empirico. Non vogliamo essere pan-linguisti o semiomani, e neppure adepti della dottrina di castit e profetismo, elaborata da Karl Kraus (o dal Kraus di Georg Trakl) intorno alla parola che arde, come il logos, e appicca fuoco al rogo delle parole rese impure per tecnicizzazione. Nella decima Elegia di Duino Rilke, rappresenta il giovane morto nel Paese del Dolore: una Lamentazione lo guida e infine gli addita le costellazioni di quelluniverso parallelo: il Cavaliere, il Bastone, la Corona di frutti, la Culla, la Via,...Il Libro Ardente. Dottissimi commentatori hanno tentato vanamente di spiegare il nome di questultima costellazione in base al meccanismo segreto o palese dellapparato simbolico rilkiano. Con un certo ragionevole empirismo, e molto banalmente, ci limitiamo a notare che Das Brennende Buch (II Libro Ardente) pu anche essere solo un calembour: il biblico roveto ardente si dice in tedesco das brennende Busch. Certo, il calembour se davvero tale ha un suo significato segreto: ma assolutamente segreto: ognuno ha i propri misteri, i propri pensieri segreti. Ci sia permesso di collocare tutto il nostro libro nello spazio che intercorre fra das brennende Busch e Das Brennende Buch: spazio di interazione, nella prospettiva del linguaggio delle idee senza parole, fra locuzioni oracolari e critiche da parte di chi, come noi, solo capace di percepire somiglianze banali: in tedesco die
7 Cfr. F. Jesi, La festa e la macchina mitologica, in: F. J., Materiali mitologici. Mito e antropologia nella cultura della Mitteleuropea, Einaudi, Torino 1979.

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brennende Liebe [lamore ardente] vuole dire soltanto geranio.


F. J. dicembre 1978

I testi di cui si compone questo volume sono unelaborazione di quelli gi pubblicati in Comunit, n. 175 (dicembre 1975) e n. 179 (aprile 1978).

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I. CULTURA DI DESTRA E RELIGIONE DELLA MORTE

Il passato, lo spirito e lora del destino Chi sfoglia le prime annate di una rivista come Deutsche Kunst und Dekoration (Arte e decorazione tedesca) che allinizio del secolo godette di grande prestigio, ed ebbe un certo numero di abbonati anche in Italia (per un artista italiano, forse soprattutto per un architetto, possederne la collezione era prova di invidiabile aggiornamento culturale e prestarne i fascicoli agli amici significava esporsi a furto sicuro), pu rimanere sorpreso dal carattere singolarmente ibrido della produzione che vi esposta. In fotografie in bianco e nero che portano ancora in un angolo la sigla in negativo del fotografo o dello zincografo, e in belle tavole fuori testo a colori, sono riprodotti quadri, pannelli decorativi, statue, targhe a rilievo, vetrate, progetti di edifici e di interni, per nulla omogenei con limpianto grafico Jugendstil della rivista; lo Jugendstil ben rappresentato, ma soprattutto nei fregi, nelle cornici, nei disegni degli architetti, mentre il campionario di pittura e di scultura mescola gli allievi di Lenbach e quelli di Bcklin, pi una lunga teoria di artisti che si volgono per cos dire al passato: soffitti affrescati con fauni, maschere seleniche, prosperose ragazze vestite da ninfe, ma anche arazzi e vetrate con una profusione di araldica, di cavalieri allantica e di austere fanciulle neogotiche8 . Lo Jugendstil determina, spesso alla
8 Deutsche Kunst und Dekoration. Illustrierte Monatshefte zur Frderung deutscher Kunst und Formensprache in neuzeitlich. Auffassung aus Deutschland,..., herausgegeben und redigirt von A. Koch, Darmstadt. Se, a titolo di campione, prendiamo

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lettera, le cornici di questi materiali, e la cosa pi sconcertante proprio la legittimazione di avanguardia che fornisce istituzionalmente, data la grafica della rivista, o per ammiccamenti (ci si chiede se non fossero involontari) di ornati e di caratteri tipografici, finalini e maiuscole iniziali, ad un precario rapporto di devozione verso lantico, che procede direttamente dalle vignette Biedermeier delle riviste per le famiglie9 al neogotico e al neorinascimento delle silhouettes ascetiche, degli stemmi, delle scene di genere e delle armature, dei tripudi dionisiaci per il soffitto della sala da ballo o magari della grande birreria. Materiali molto eterogenei, dunque, ma che si compongono in quadro compatto di uso legittimo e lussuoso dei prodotti culturali, la cui consumazione pu essere articolata come in un menu: a ciascuna portata corrisponde uno stile, una calata in una ben definita epoca del passato (tanto ben definita, da non essere probabilmente mai esistita), una profezia di futuro che risponder veritiero alle sue evocazioni perch i valori del passa-

in esame lannata ottobre 1899 ottobre 1900 (corrispondente ai voll. V sgg.), vi troviamo materiali della Secessione viennese K. Moser, G. Klimt, R. Jettmar, ecc. (p. 254 sgg.), dipinti di genere come il Lbecker Interieur di K. Moll (p. 293), progetti edilizi di J. M. Olbrich (p. 366 sgg.), il bozzetto di un gigantesco affresco storico-mitologico di H. Christiansen per la sala delle feste del Rathaus di Amburgo (p. 385), documenti di una plastica accademica come quella delle medaglie di R. Bosselt (pp.393-394) e gioielli egizi di P. Behrens (p. 406). Nelle tavole a colori fuori testo compaiono tappezzerie che sembrano anticipare Kupka, ma anche vetrate medievali di puro gusto guglielmino. 9 Celebre fra tutte Die Gartenlaube [Il pergolato del giardino], che inizi le pubblicazioni nel 1853 e dur fino alla seconda guerra mondiale.

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to su cui ci si basa per dar forza alla chiamata dei giorni a venire sono valori eterni, e metamorfici. Vi per chi si lagna: nelle scienze sta prevalendo da tempo una specializzazione che sterilit e morte perch significa progressiva incapacit di cogliere il senso della vita nella sua interezza, incapacit di percepire quella sorta di circolazione unitaria dellesistente che appare nelle illuminazioni, dichiarate squisitamente tedesche, di Leibniz e di Goethe, nel chiaroscuro basso-tedesco di Rembrandt10 , e che diviene invisibile quando sottoposta alle lenti concave del finalismo11 . La specializzazione razionalistica della conoscenza scientifica da un lato espone con troppo netta evidenza agli occhi dellosservatore immagini del passato che fondano la loro verit in un chiaroscuro atemporale, daltro lato crea barriere trasparenti ma insuperabili fra le forze vive del passato e gli uomini del presente. Il rischio , anzi, che queste barriere trasparenti e insuperabili si collochino anche fra il presente e le forze creative del futuro: che gli stessi uomini del presente si ritrovino per loro colpa, deformazione o debolezza entro nicchie ermeticamente chiuse o vetrine da museo, sottratti alla circolazione della vita universale, incapaci di coglierne i ritmi che la scandiscono, dunque anche incapaci di cogliere lora del loro destino. Questa espressione delletnologo Leo Frobenius, di cui abbiamo sintetizzato nelle righe precedenti il pensiero circa la crisi delle scienze europee (e in particolare delle scienze tedesche) per eccesso di specializzazione. lora del
10 Sul libro di J. Langbehn, Rembrandt als Erzieher, 1890, vedi oltre p. 51 e n. 3. Il chiaroscuro di Rembrandt (acquisito alla tradizione tedesca, o meglio basso-tedesca) vi viene contrapposto agli stili e ai linguaggi figurativi dellOvest e del Sud, poco tedescamente caratterizzati dalla ragione. 11 L. Frobenius, Storia della civilt africana. Prolegomeni di una morfologia della storia, [1933], trad. it. di C. Bovero, Einaudi, Torino 1950, p. 27.

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destino divenne locuzione corrente in Germania negli anni immediatamente precedenti la I guerra mondiale: il libro dellamericano Homer Lea The Day of the Saxon fu tradotto in tedesco nel 1913 dal conte E. Reventlow con il titolo Des Britischen Reiches Schicksalsstunde (Lora del destino dellimpero britannico); questo titolo fu subito ripreso dal colonnello H. Frobenius (da non confondere con letnologo) che scrisse Des Deutschen Reiches Schicksalsstunde (Lora del destino dellimpero tedesco), un celebre pamphlet del militarismo guglielmino:
Basta passeggiare nelle vie di Berlino per vedere esposto nelle vetrine di tutte le librerie lo scritto di Frobenius, Des Deutschen Reiches Schicksalsstunde, con il telegramma di raccomandazione del gran signore (il Kronprinz). Frobenius nutre gli stessi sentimenti di Bernhardi (lautore di Deutschland und der nchste Krieg): la sua opera dimostra che bisogna iniziare ad attaccare prima che sia troppo tardi; siccome gli altri vogliono attaccarci, dobbiamo precederli e attaccarli12

Leo Frobenius, letnologo, che gi nel 1903 aveva condiviso e avallato con la sua autorit il principio dellattacco preventivo13 , pubblic poi, nel 1932, Schicksalskunde in Sinne des Kulturwerdens (Teoria del destino nel senso del divenire culturale), che riecheggia il titolo del pamphlet di H. Frobenius. Sarebbe errato identificare senzaltro latteggiamento di Leo Frobenius nei confronti delle scienze tedesche con quello che avrebbero as12 Jaccuse! par un Allemand, Payot, Parigi 1915, p. 31 (di questo libro esiste unedizione italiana coeva che non abbiamo potuto consultare: Jaccuse! di un tedesco, trad. dalled. tedesca, con note e aggiunte a cura di R. Paresce, Treves, Milano).. 13 Nel libro Weltgeschichte des Krieges, von L. Frobenius, unter Mitwirkung von H. Frobenius und E. Kohlhauer, Thringer Verlagsanstalt, W. Jena 1903.

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sunto i nazisti. Il concetto di scienze tedesche divenne di uso corrente durante il III Reich, specialmente in contrapposizione a scienze giudaiche (le teorie di Einstein e di altri), e in questa direzione, estranea a Frobenius, mossero anche le accuse di uomini della destra italiana come Julius Evola:
Ma qui vale attirare lattenzione anche sullopera distruttrice che lEbraismo, cos come secondo le disposizioni dei Protocolli, ha effettuata nel campo propriamente culturale, protetto dai tab della Scienza, dellArte, del Pensiero. Ebreo Freud, la cui teoria sintende a ridurre la vita interiore ad istinti e forze inconscie, o a convenzioni e repressioni; lo Einstein, col quale venuto in moda il relativismo; lo Lombroso, che stabil aberranti equazioni fra genio, delinquenza e pazzia; lo Stirner, il padre dellanarchismo integrale e lo sono Debussy (come mezzo-Ebreo), Schnberg e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza. Ebreo Tzara, creatore del dadaismo, limite estremo della disgregazione della cosidetta arte davanguardia, e cos sono Ebrei Reinach e molti esponenti della cosiddetta scuola sociologica, cui propria una degradante interpretazione delle antiche religioni14

Un concetto di scienze tedesche era per gi ampiamente maturato in et guglielmina, nellambito delle riflessioni sullo stile tedesco di ogni forma di Kultur, e aveva assunto un primo, esplicito aspetto politico quando scienziati come Roentgen, Haeckel, Wundt (e altri uomini di cultura, scrittori, artisti), avevano rivolto, il 3 ottobre 1914, l Aufruf an die Kulturwelt (Appello al mondo della cultura) per buttare sulla bilancia il
14 J. Evola, Introduzione a I protocolli dei savi anziani di Sion, versione italiana con appendice e introduzione, Ed. La Vita Italiana, Roma 19383 , pp. XXV-XXVI. Pu essere interessante notare che proprio J. Evola (sul quale vedi oltre, pp. 78-102), il quale accusa qui fra laltro il dadaismo, era stato in giovent un pittore dadaista.

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peso dei loro nomi e difendere la causa della Germania aggredita. Alla fine della sua vita, nel 1933, un anno dopo Schicksalskunde, Leo Frobenius, volgendosi indietro, scrisse queste parole che dal suo punto di vista suonavano ottimistiche:
In questo periodo, fra milioni di nozioni singole, abbiamo appreso che la trasformazione della vita organica ininterrotta. Ora soltanto ci ridivenne chiaro che faune intere si avvicendarono [...], che la scomparsa sempre collegata con lo stesso fenomeno, cio con leccessiva specializzazione. [...] Troppo specializzata anche la visione degli Europei del nostro tempo. Si atrofizza, come una volta i trilobiti morenti. E in noi albeggia un nuovo orientamento. Limmagine della metropoli con migliaia di edifici impallidisce. Unaltra comincia a mostrare i suoi lineamenti. Il pensiero troppo specializzato del finalismo muore; e muove le giovani membra limpulso a comprendere il senso della vita.

Al disperdersi del molteplice sottentra il congiungersi nellunit15 Questo fu scritto, come s detto, nel 1933, per lesattezza nellagosto di quellanno; da sei mesi, quindi, Hitler era cancelliere del Reich. Tra Leo Frobenius (amico e devotissimo di Guglielmo II16 ) e i nazisti non corse mai
L. Frobenius, Storia della civilt africana, cit., p. 28. Guglielmo II finanzi le spedizioni di Frobenius in Africa, e lo studioso continu a frequentare il Kaiser anche nel suo esilio olandese di Doorn: cfr. A. Magris, Carlo Kernyi e la ricerca fenomenologica della religione, Mursia, Milano 1975, pp. 15-29. Sullopera di Frobenius (della quale ci siamo occupati in: F. Jesi, Letteratura e mito, Einaudi, Torino 1968, 19773 p. 138 sgg.; id. Influssi e sopravvivenze del pietismo tedesco, Quaderni di lingue e letterature straniere (Fac. di Magistero, Palermo), 1, 1976, pp. 87-96 sgg.) una bibliografia aggiornata fino al 1972 si trova in: Leo Frobenius 1873-1973. Une Antologie, avec une prface de L. S. Senghor, dite par E.
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buon sangue: questo va precisato, prima di aggiungere unulteriore citazione dallopera di Frobenius:
[... ] la Germania usci dalla grande guerra completamente sconfitta in quellorientamento occidentale, realistico, razionalistico e materialistico, a noi essenzialmente estraneo. La cultura tedesca rinunci quindi a sostenere questa parte e da allora conobbe una commozione che risponde alla sua pi intima essenza. Adesso nel tedesco il senso della vita genuino. Gli altri ci hanno strappato di dosso il costume straniero. Ma ora noi possiamo recitar la parte che fu scritta proprio per noi17 .

Frobenius non si riconobbe nel nazismo, ed probabile che siano da riferire tanto agli scritti dei nazisti quanto alla produzione delle avanguardie letterarie queste sue parole:
Emergendo dal nebuloso regno dei fatti nella sfera della realt, dapprima ci abbaglia la pienezza della luce. Quanto pi aspro il contrasto, tanto peggiori sono i primi effetti. Le cartiere tedesche possono a stento fornire il materiale sufficiente a riprodurre tutto questo gorgoglio, vaneggiamento e balbettio degli animi sconvolti. Riempie il mercato librario unorribile mistura dei sedimenti spirituali di unumanit che era schiava e si avventa avidamente a sfruttar la nuova libert, ma non sa come riuscirvi18

Qui, daltronde, nel rifiuto del nazismo da parte di esponenti della cultura tedesca del primo Novecento che furono poi indicati e messi alla gogna come i precursori del pensiero di Hitler e di Rosenberg, sta uno dei nodi pi difficili da sciogliere. Esaminata oggi, lopera di

Haberland, F. Steiner Verlag, Wiesbaden 1973 (edito anche in lingua inglese), p. 247. 17 L. Frobenius, Storia della civilt africana, cit., p. 62 18 Ivi, p. 57.

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un Frobenius presenta caratteri di non conformismo cos netti nei confronti di buona parte della cultura borghese del suo tempo (la valorizzazione dellautonomia di ogni cultura primitiva, e della sua dignit pari se non superiore a quella delle culture dei civilizzati) che difficile scorgervi il precedente del nazismo come ideologia squisitamente borghese. Ma vedremo che questa apertura ai primitivi, questa ammirazione delle loro forme di cultura, se da una parte si direbbe un ottimo antidoto contro il razzismo, dallaltra si accompagnata molto bene a ideologie esplicitamente fasciste e antisemite , per esempio, il caso di uno storico delle religioni come Mircea Eliade, sul quale torneremo pi oltre. Cos come lufficiale delle SS prediligeva i cani o i canarini, e per questo probabilmente vedeva qualcosa di scorretto nei cartelli che vietavano laccesso ai cani e agli ebrei, alcuni documenti testimoniano che non solo nel 1933 ma in pieno III Reich illustri etnologi e specialisti di storia o scienza delle religioni, legati a ideologie naziste o fasciste, conciliavano il razzismo antisemita con lapprezzamento e la ammirazione per popoli primitivi. Lapprezzamento dei primitivi palese in un Frobenius ha potuto portare a studi di indubbio pregio, profondit, efficacia innovatrice nellambito delle scienze umane: ma ha un fondo di razzismo pur esso, come razzismo ogni dottrina secondo la quale gli uomini di un gruppo nascono portatori di una data cultura e soggetti a un dato destino. Dai discorsi di Humboldt sul genio delle lingue, a quelli di Frobenius sulla parte che fu scritta proprio per noi, esiste una continuit di presupposti conciliabili con quelli del nazismo, anche se conciliabilit di presupposti non significa necessariamente complicit, o se, addirittura, dalla formulazione di quei presupposti si possono far proseguire linee che portano allopposto del nazismo. Le radici del nazismo stanno forse nelle contraddizioni esistenti allinterno della societ borghese, non solo in

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Germania, durante i primi decenni del Novecento. Ma qui noi ci occuperemo soltanto delle radici e delle vicende del linguaggio, delliconografia e della cultura mitologica della destra mitteleuropea, in rapporto con la sua resa dei conti nel dodicennio nero. Pu anche darsi che lapparato mitologico-religioso del nazismo sia da addebitare soprattutto, o addirittura esclusivamente, a unlite capace di determinare le sorti della popolazione tedesca in base a disegni dalla parvenza profana, di fatto congegnati fra loro in un preciso meccanismo rituale. molto probabile che questa visione corrisponda alle intenzioni di Hitler e di chi gli stava pi vicino, ma di l da tali intenzioni resta il fatto che il presunto esoterismo nazista si presenta storicamente come una radicalizzazione di alcuni filoni della cultura di destra, i cui esponenti furono magari anche ostili al nazismo o per lo meno freddi nei confronti di una creatura cos poco intellettuale come limbianchino divenuto cancelliere del Reich. Radicalizzazione in questo caso significa secondo una espressione ampiamente entrata nelluso un salto di qualit. Se gli intellettuali che continuarono a operare nel Reich durante il dodicennio nero possono essere considerati complici di quanto accadeva, pi difficile parlare di complicit o di responsabilit a proposito di chi andava in quella direzione, ma morto prima o si ritratto al momento giusto. Tanto pi che molto difficile dire andavano in quella direzione quando quella direzione era non soltanto la destra, il conservatorismo, la reazione, il rifiuto del socialismo, ecc., ma anche Buchenwald e Mauthausen e Auschwitz. O, nel nostro secolo, destra significa comunque i Lager, oltre tutto il resto? Si possono organizzare forme di eliminazione di massa, anche senza alimentarsi alle fonti di dottrine esoteriche e senza comporre rituali di consapevole religione della morte. Hitler e la sua corte potevano vaneggiare e proporsi paradigmi magici di accelerazione del nuo-

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vo Reich; ma quando la societ e la cultura della Germania e dellEuropa borghese hanno cominciato a sentirsi in pericolo, anni prima dellavvento del fascismo, del nazismo, dellinternazionale nera, le proliferazioni intellettuali della situazione di crisi hanno raggiunto una finezza e una qualit stilistica che oggi ci appaiono insuperabili: chi ha scritto una prosa tedesca moderna pi sopraffina se si pu dire cos di quella di Th. Mann? Sopraffina nellautoironia e nel ritmo persuasivo del narrare, nello sfruttamento enigmatico (di purezza per eccesso di scorie) di calcolate lungaggini, rarefazioni, iperdensit, bamboleggiamenti e profezie. E cosa pu avere in comune leloquio di Th. Mann con quello di Hitler, anche se si prescinde dal fatto che Th. Mann scelse al momento giusto di non seguire la strada della collaborazione fra conservatori e nazisti? Resta, in comune, larea di manipolazione di ci che in tedesco si chiamato der Geist, in italiano lo spirito. Manipolazione pu anche essere operazione in tutto e per tutto positiva, e non si pu dubitare che la manipolazione eseguita da Th. Mann sia stata spessissimo (anche prima della sua conversione alla democrazia di Weimar) immissione di acidi anticonformistici in strutture di granitica sudditanza, da destra e da sinistra, al questo vale. molto raro che Th. Mann sacrifichi ai buoni sentimenti, e quando lo fa agisce in modo da aprire deliberatamente una fossa di Limbo, o almeno di Purgatorio, sotto i piedi di chi gli dia retta. Le stesse Considerazioni di un impolitico (Betrachtungen eines Unpolitischen, 1918) sono un pamphlet del quale non si sottolineeranno mai abbastanza le qualit di spettacoloso romanzo, pari forse a quelle di Aut-Aut(Enten-Eller) di Kierkegaard, e non meno cariche di trabocchetti, di fosse mascherate da rami e predisposte sotto i passi del seguace reazionario. La denuncia della crisi per specializzazione della ricerca scientifica, e specialmente di quella relati-

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va allantropologia, raggiunge in questo libro (bersaglio: il letterato della Zivilisation) un livello e una incisivit che si cercherebbero invano in Langbehn ( La scienza muore un po alla volta stemperandosi in specialismo19 ) e poi in Frobenius. Il romanzo come forma di vita spirituale20 raggiunge in questo non romanzo21 un limite di avanguardia smarrito, sia pure per il conseguimento di altri valori, nella produzione successiva di Th. Mann: qui i personaggi, le grandi storie, il gusto del narrare, la frammentazione e la ripresa di temi, immagini, crisi di stile, in un quadro di far grande parodiato dalla misura stessa, dilatata, del saggio, conservano una durezza formale che cercheremmo invano nello stile del Mann successivo, in cui la parodia e il pathos convivono per impercettibili compromessi ironici. Questa la grande destra, e dopo: la grande siccit22 . Ci che segue la dichiarazione articolata in ritratti
19 J. Langbehn, Rembrandt als Erzieher, 1890: citiamo dalled. di Stoccarda, 1936, p. 45. 20 Parafrasando cos il titolo del saggio di Th. Mann, Lbeck als geistige Lebensform, in Die Forderung des Tages, Fischer, Berlino 1930, p. 26 sgg. 21 Le Considerazionisono il risultato di una deliberata interruzione dellattivit di romanziere durante gli anni della guerra: sulla genesi e sui caratteri ideologici dellopera, vedi la Presentazione di M. Marianelli alla sua traduzione delle Considerazioni, De Donato, Bari 1967; nelle note si trovano gli indispensabili riferimenti bibliografici. Marianelli per non sottolinea le qualit stilistiche delle Considerazioni, e anzi afferma che questa una prosa dove i problemi come quelli ora indicati, di rado affiorano puliti dalla cenere della guerra polemica; e certe pagine sono solo cenere (p. XXXVII); la prosa delle Considerazioni sarebbe prosa di servizio (servizio di guerra) rispetto alla prosa padronale di Th. Mann. 22 Lespressione, peculiare della tradizione mistica medievale tedesca, quella usata da R. M. Rilke dopo il compimento delle Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge

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esemplari della Nobilt dello spirito23 . Sar poi, per Th. Mann, emigrazione esterna, mentre altri si sceglieranno nellemigrazione interna, silenzio allinterno del nuovo Reich o delle procedure per accelerarne lavvento, il modello di comportamento adeguato alla constatazione del fatto che Non esistevano pi in nessun luogo mani di fanciulli...24 . Linguaggio delle cose; simbologia funeraria La cultura tedesca tra la fine dellOttocento e linizio del Novecento deve a Bachofen la nozione di simbolo riposante in se stesso, e non a caso il primo centro della BachofenRenaissance fu il cenacolo georghiano, dal quale sarebbe partita anche la rivalutazione di Jean Paul. Proprio Jean Paul aveva parlato di una mimica spirituale delluniverso25 quando, nellAvviamento allo studio dellestetica (Vorschule der Aesthetik), la sua teoria della metafora era passata dalla concezione di una natura animata (beseelt) perch antropomorfizzata dalluomo26 a quella di una vera e propria lingua della natura, in s e per s autonoma dallintervento umano. Per Bachofen,
23 La raccolta di saggi di Th. Mann ( Adel des Geistes) che contiene Sedici saggi sul problema dellumanit(Sechzehn Versuche zum Problem der Humanit), per la maggior parte dedicati a singoli autori: Lessing, Chamisso, Kleist, Goethe, Wagner, ecc. 24 E. Wiechert, Missa sine nomine (1950), trad. it. di E. Pocar, Mondadori, Milano 1954, p. 9. 25 Jean Paul, Smtliche Werke(Historisch-kritische Ausgabe, 1927 sgg.), sezione I, vol. xt, p. 86. 26 Cfr. B. A. Srensen, Symbol und Symbolismus in den stbetischen Theorien des 18. Jahrbunderts und der deutschen Romantik, Munksgaard, Copenaghen 1963, p. 155 sgg.

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in particolare nel Saggio sul simbolismo funerario degli antichi (Versuch ber die Grbersymbolik der Alten)27 , la lingua dei simboli riposanti in se stessi, simboli che non rinviano altro che a se stessi, sui sarcofagi ellenistici e romani, si colloca nel punto di coincidenza tra la mimica spirituale delluniverso e le facolt di eloquio degli uomini, essi pure elementi delluniverso ma tali da attribuirsi per autocoscienza o per destino: Bachofen resta generalmente elusivo una loro peculiare parte di quella mimica in corrispondenza con la loro capacit o sorte di metamorfosi storiche. La parte umana della mimica delluniverso del resto destinata a far coincidere le sue contingenze con la verit della vera lingua della natura, solo l dove luomo e la sua lingua si reintegrano nel tutto, nelluniverso, entro lesperienza della morte: quando subiscono, dunque, come tutta la realt fisica dellorganismo umano, la dissoluzione (Auflsung), concetto e parola peculiari di una tradizione culturale e anche tipicamente letteraria che, riferendo loperazione poetica allalchimia, va da Justinus Kerner a Rilke28 . Gli oggetti, le cose (Dinge), negli sviluppi della teoria della metafora di jean Paul passarono dalla condizione di entit inerti, in attesa di essere vivificate dalle energie antropomorfizzanti del linguaggio umano ( Agli alberi, ai campanili, ai bricchi del latte noi conferiamo una remota immagine umana, e con essa lo spirito29 ), alla condizione di entit che di per se stesse parlano, sono vive, hanno
27 Vol. IV dei Gesammelte Werke, in Verbindung mit H. Fuchs und K. Meuli herausgegeben von E. Howald, Benno Schwabe & Co., Basilea 1954. Per la bibliografia relativa vedi oltre, pp. 94-96, note. 28 Cfr. F. Jesi, Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su R. M. Rilke, DAnna, Messina-Firenze 1976, in particolare il cap. III. 29 Jean Paul, Smtliche Verke, sezione I, vol. v. p. 193.

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spirito (Geist), e anzi attendono pi o meno impassibili, spesso con fervore di convinti strumenti di rivelazione, altre volte con una certa malignit, che luomo acceda al loro linguaggio e si reintegri nel tutto di cui essi fanno parte senza rischi di separazione. Gi in Jean Paul, almeno nelle opere della maturit, la reintegrazione delluomo passa per la dissoluzione e la morte. Nel Titano (Titan) la Bildung di Albano ha a riscontro quella di Schoppe, che si compie nella morte30 . I simboli riposanti in se stessi di Bachofen sono simboli portati il pi vicino possibile ai miti, o almeno ai materiali mitologici, tanto da identificarsi con essi. Ma gi in Jean Paul la coincidenza fra simbolo e mito proposta anche nellambito della morte: la maturazione dellautocoscienza di Albano per essere interamente vivo accompagnata dalla maturazione dellautocoscienza di Schoppe che, ironicamente, orientata verso un essere interamente morto. Schoppe il pedagogo, mentre Albano il pupillo: la morte del pedagogo a riscontro simmetrico della pienezza di vita del pupillo (morte e pienezza di vita collocate al termine di due itinerari di Bildung, perch anche il pedagogo subisce uneducazione, sollecitata dalla sorte) fa pensare a una tragica maieutica kierkegaardiana, ma so30 Non esiste traduzione italiana del romanzo di Jean Paul. Accenniamo qui brevemente agli aspetti della trama che ora ci interessano. Albano un giovane principe di cui si compie, nel romanzo, una sorta dieducazione al termine della quale egli scoprir la sua vera identit. Schoppe lamico e in certa misura il pedagogo di Albano: sar lui a scoprire infine lidentit di Albano, ma proprio in quel punto morir (di terrore) vedendosi venire incontro una persona che gli parr il proprio sosia. Il complicatissimo meccanismo della scoperta dellidentit di Albano (nel 139 Ciclo del romanzo) prevede, fra laltro che Schoppe trovi in una nicchia un automa: lautoma gli consegna alcuni oggetti che porteranno alla rivelazione e poi si autodistrugge con una sorta di suicidio meccanico

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prattutto allanima divisa del mitologo moderno che non voglia assumere definitivamente la maschera, o meglio lo scafandro salvifico, del saggio. La posizione di un Kernyi, il quale dichiara che ancora molto [...]separa la bocca dallorlo del calice. Lautentica mitologia ci diventata talmente estranea che noi, prima di gustarla, vogliamo fermarci e riflettere31 , anche quella di chi apparentemente vela/disvela la distanza dei moderni dalla mitologia, identificandosi con un greco [...] che ci racconti la mitologia dei suoi antenati32 Qui Kernyi quasi si riconosce in E. Rohde, cio nel suo solo vero predecessore nellindagine del romanzo ellenistico, il quale scriveva: Mi tuffavo completamente nella profondit dello stupendo mare del romanzo e gioivo di quella folle esistenza laggi33 . Don Chisciotte divorava romanzi, e questi finirono col divorarlo34 : il mitologo novecentesco della tradizione tedesca che trova in Bachofen il suo punto di riferimento, e che nello stesso tempo non vuole rinunciare a collocarsi fra i discendenti degli umanisti tedeschi vissuti al tempo delle Lettere degli oscurantisti, di un Reuchlin, di un Crotus von Dornheim, di un Mutianus e di un Eoban Hesse35 , ha di fronte il destino di Schoppe. Umanista quale si dichiara, ha discepoli
31 K. Kernyi, Introduzione a C. G. Jung e K. Kernyi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, trad. it. di A. Brelich, Einaudi, Torino 1948 [Ediz. scientifiche Boringhieri, Torino 19723 ], pp. 13-14. 32 K. Kernyi, Prefazione a Gli dei e gli eroi della Grecia, I, Gli dei, trad. it. di V. Tedeschi, Garzanti, Milano 19782 , p. 13. 33 Cit. da K. Kernyi, Introduzione a P. Radin, C. G. Jung, K. Kernyi, Il briccone divino, trad. it. di N. Dalmasso e S. Daniele, Bompiani, Milano 1965, p. 13. 34 Ibidem. 35 Th. Mann, Doctor Faustus, trad. it. di E. Pocar, Mondadori, Milano 1956, pp. 9-10.

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o aspira ad averne (e ne soffre la mancanza36 ); per compiere latto rituale che svela loro la loro identit di uomini interamente vivi in quanto in rapporto con la mitologia autentica, deve scegliere per se stesso la religio mortis37 . Alle parole del giovane Lukcs sul saggio come pretesto, conviene aggiungere qualche considerazione sul saggio come luogo deputato della moderna scienza del mito o della mitologia cui ci riferiamo: sui rischi di vacuit, e sullopportunit di affrontarli, che stettero di fronte ai mitologi protagonisti di quella saggistica. La lingua italiana permette il calembour: il saggio lautore di un saggio, maschere mitologiche che egli adotta e sorti cui esposto, materiali mitologici che egli maneggia e sorti che dichiara di presagire, divengono al tempo stesso miti e sorti che avvolgono la sua opera. Corre il rischio, a forza di assumere quella maschera e di maneggiare quei materiali, di identificarsi con il suo conoscere per composizione tanto da piombare, prima del suo personale 5 maggio, in un Comme quoi Napolon na jamais esist38 . Crede per anche che gli si offra lopportunit di logorare con un procedimento affine allironia romantica o al marranismo ebraico meccanismi e materiali da museo che egli si ripromette di ridur36 Cfr. la Nota introduttiva di V. Kernyi a: K. Kernyi, Th. Mann, Romanzo e mitologia. Un carteggio, trad. it. di E. Pocar, Il Saggiatore, Milano 1960, p. 15: Oggi gli allievi sono dispersi: in campi di prigionia e di lavoro, seppure sono ancora vivi. [...] Con la pubblicazione di questo carteggio il curatore cerca conforto nella sua solitudine. 37 Cfr. F. Jesy, K. Kernyi: i pensieri segreti del mitologo, Comunit, n. 172, maggio-agosto 1974, p. 271 sgg. (in particolare pp. 294-298). 38 il titolo del saggio di Baptiste Prs (1817), in cui si dimostra parodisticamente che Napoleone fu soltanto unimmagine mitologica. Cfr. A. France, Le livre de mon ami, Calmann-Lvy, Parigi 1934, p. 202 sgg.

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re per loro consunzione, sotto lo stimolo della propria Ergriffenheit39 , a una trasparenza tale da controbilanciare lo spessore opaco, conferito da lui al proprio volto con lassunzione delle sembianze del dotto. In Jean Paul, Albano e Schoppe; ma nel Titano la morte di Schoppe preceduta dal suicidio dellautoma che reca la rivelazione e, con essa, il compimento essenziale della Bildung del pedagogo e di quella del pupillo. Lautoma che nel Titano si autodistrugge dopo aver eseguito il suo compito uninquietante occasione di mimica spirituale delluniverso, per un oggetto condizionato dalla forza antropomorfizzante delluomo anche nel quadro generale di una natura che in s e per s dispone di automiuomini. Fabbricare gli automi acquistare coscienza di s? Lo , sempre che non ci si riconosca privilegiati al di sopra del volgare, anche soltanto caratterizzati da una disponibilit ad essere afferrati pi di altri da forze extra-umane che ci fanno essere noi, se noi siamo capaci di risvegliarci nellistante in cui qualcosa ci afferra: di cogliere la nostra ora del destino. La fabbricazione degli automi, dal tempo dei miraggi illuministici delluomo-macchina (ma anche dei miraggi anti-illuministici del saggio sulle marionette di H. von
39 la parola peculiare di L. Frobenius che significa lessere afferrati da una forza, da una commozione, ecc. Nel pensiero di Frobenius, ogni produzione culturale deriva da questo essere afferrati; per una nozione di Ergriffenheit che non coincide con quella di Frobenius, e tanto meno con le manipolazioni eseguite dai discepoli o fiancheggiatori di Frobenius legati al nazismo, vedi: K. Kernyi, Ergriffenheit und Wissenschaft, in Apollon. Studien ber antike Religion und Humanitt, Pantheon Akademische Verlagsanstalt, Amsterdam 19422 , p. 64 sgg. (cfr. F. Jesi, K. Kernyi: lesperienza dellisola, Nuova Corrente, n. 65, 1974, pp. 534-546).

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Kleist40 ), entrata a far parte di una tradizione culturale tedesca tuttaltro che morta: portano la data di ieri gli articoli di giornali italiani41 in cui si legge, per esempio, che i giudici del tribunale amministrativo di Ansbach hanno dato ragione al governo bavarese, il quale ha cacciato dal suo posto un insegnante, Hans Haberlein, presidente di unorganizzazione pacifista. Costui dichiara di ispirarsi soltanto a principii umanitari e di respingere qualsiasi differenza di razza, di religione e di opinione politica Il tribunale replica: manca una decisa posizione anticomunista dellinteressato, e ne conferma il licenziamento perch
venendo a trovarsi in contrasto con i comunisti, potrebbe non riconoscere i loro obiettivi e pertanto trovarsi impreparato di fronte ad essi, nella situazione di uno che assiste impotente.

Intermezzo, di triviale simbologia profetica I simboli riposanti in se stessi sono, come s detto, suscettibili di infinite letture esegetiche. Il fatto di possedere un senso conchiuso nella propria pura presenza sembra quasi conferire loro una amabile disponibilit a lasciarsi usare: tanto, nulla li tocca nel loro vero. Pochi simboli sono tanto esclusivamente riposanti in se stessi come licona di Jack lo Squartatore: icona non solo britannico-vittoriana, ma anche genuinamente tedesca da quando Franck Wedekind la evoc nel finale de
40 H. von Kleist, Il teatro delle marionette, [1811], trad. it. di E. Pocar, Il Saggiatore, Milano 1960. Cfr. M. Kommerell, Die Sprache und das Unaussprechliche, Eine Betrachtung ber H. von Kleist, in Geist und Buchstabe der Dichtung, Francoforte s. M. 1940. 41 Cfr. La Stampa, 9 febbraio 1978, p. 18 (articolo di T. Sansa).

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La scatola di Pandora (Die Bchse von Pandora), rispettando il cerimoniale appropriato a un simbolo a circolo chiuso e interpretando sulla scena egli stesso, lautore, il personaggio di Jack42 . Ma proprio il simbolo riposante in se stesso che licona di Jack, poich nulla lo tocca nel suo vero, disponibilissimo a lasciarsi usare e presumibilmente sorride con il sorriso degli dei43 quando sente un gran mago come Aleister Crowley che lo usa dicendo:
Nessuno riuscir mai a indovinare, neanche se ci pensasse per un anno, che quel degnissimo personaggio vittoriano chiamato Jack lo Squartatore fosse nientemeno che Helena Petrovna Blavatskij44

Con ambizioni esoteriche infinitamente pi piccole di quelle di Crowley, cercheremo in questo paragrafo di suscitare il sorriso di altre icone, presenti nella produzione di un collezionista di simboli riposanti in se stessi come E. Th. A. Hoffmann. La novella di Hoffmann intitolata Il vampiro (Der Vampir) racconta la storia del conte Ippolito che, stabilitosi nel suo feudo dopo un periodo giovanile di viaggi, intraprende con zelo illuministico la razionalizzazione di quelle terre e ne fa una sorta di tenuta modello (non troppo illuministicamente laica, dato che nel progetto rientrano una chiesa e un cimitero). Il conte assorbito a tal punto dalla sua appassionata attivit di agronomo, architetto e cos via, da trascurare quello che sembra essere un suo dovere fondamentale verso se stes42 A. Kutscher, F. Wedekind. Sein Leben und Seine Werke, vol. II, Monaco 1931. 43 K. Kernyi, La religione antica nelle sue linee fondamentali, trad. it. di D. Cantimori e A. Brelich, Astrolabio, Roma 19512, cap. V, in particolare pp. 149-156. 44 J. Symonds, La grande bestia. Vita e magia di A. Crowley, trad. it. di R. Rambelli, Edizioni Mediterranee, Roma 1972, p. 40, nota 2.

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so e verso la societ: non si preoccupa di cercarsi moglie. Ma un giorno arrivano nel castello due donne, una baronessa e sua figlia, che egli deve accogliere per dovere di ospitalit; mentre la madre, vecchia e brutta, gli ispira unistintiva ripugnanza, aggravata dal fatto che essa soggetta a periodiche crisi catalettiche e in quelle occasioni sembra un cadavere, la figlia giovane e bella provoca in lui un amore a prima vista, a quanto pare ricambiato. Si combinano le nozze, tutto pronto, ma nellimminenza del giorno stabilito per la cerimonia la vecchia baronessa viene ritrovata morta nel cimitero che frequentava con bizzarra assiduit. Ci nonostante, a breve scadenza il matrimonio celebrato. I due vivrebbero felici e contenti se la giovane moglie non fosse afflitta da una strana e apparentemente ingiustificata tristezza o angoscia. Probabilmente nasconde qualcosa; e di fatto qualcosa infine rivela al marito; assillata dallincubo dellinfanzia e delladolescenza vissute con la madre che ebbe forse unoscura parte nella morte del padre, e che, baronessa ma priva di danaro, si fece poi mantenere da un avventuriero, sedicente aristocratico, in realt figlio di un boia, e per di pi marchiato a fuoco come delinquente. La madre non solo accett questo rapporto degradante con linfimo dei paria (figlio di un boia), ma quando la figlia divenne unadolescente si adoper seppure invano per passarla allamante, in modo da fornirgli un ulteriore motivo di non essere avaro dei suoi quattrini. Questa rivelazione trova il conte Ippolito quanto mai comprensivo circa i patimenti subiti dalla moglie; nel comportamento della donna resta per qualcosa di inesplicato: a tavola essa mostra sempre vivissima ripugnanza per i cibi carnei e si rifiuta in modo assoluto di mangiarli. La sua tristezza assume a poco a poco i caratteri di una malattia grave; il medico non riesce a ottenere miglioramenti e infine se ne va con una scusa, quasi si trovasse di fronte una forza maligna contro la quale la sua

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scienza impotente; il conte comincia a nutrire un sospetto. Prima di addormentarsi solito bere una tisana che la moglie gli prepara con le sue mani; una sera, dubitando che la tisana contenga un sonnifero, fa solo finta di berla, simula il sonno, vede sua moglie che si alza dal letto, la segue, la vede avviarsi verso il cimitero. L, nel cimitero, assiste non veduto a una scena di orrore: sua moglie, insieme con un gruppo di orribili donne, partecipa allo smembramento e alla degustazione di un cadavere. Il mattino successivo il conte, che riuscito a ritornare a casa, a contenere il suo disgusto e a non rivelare subito alla moglie daverla vista nel cimitero, perde infine il controllo quando la donna per lennesima volta respinge un piatto di carne. Laccusa allora delle sue nefandezze; la donna gli si rivolta contro, cerca di morderlo al petto, svelando senza pi cautele la propria natura di stregavampiro-cannibale, e cade morta. Conclude Hoffmann senzaltro commento: Il conte impazz. Ora, il nostro gioco di societ, per trivializzazione di simbologia profetica. Cos come le misure della piramide di Cheope sono state interpretate da esoteristi e fanta-archeologi che ne hanno ricavato le date profetiche dei principali avvenimenti della storia umana, proviamo a scrivere la seguente INTERPRETAZIONE STORICO-SOCIOLOGICA DELLA NOVELLA Der Vampir DI E. TH. A. HOFFMANN COME TESTO ALLEGORICO-PROFETICO: Il conte Ippolito il capitalismo dellaristocrazia terriera e imprenditoriale della Germania guglielmina: vuole riappropriarsi del feudo razionalizzandone le modalit di usufrutto in base a moderni criteri ma restando almeno formalmente ligio a convenzioni religiose (la chiesa) e a un pio rapporto con la tradizione degli avi (il cimitero). Questo impegno lo disumanizza (egli trascura gli affari di cuore, non si cerca una moglie. La vecchia baronessa la maschera di decoroso rispetto verso quellaristocrazia terriera

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e imprenditoriale assunta da leaders avventurieri e criminali delle classi pi avvilite come la piccola borghesia impoverita, il proletariato e il sottoproletariato reazionari (il figlio del boia): se il conte Ippolito Hindenburg, von Papen o Krupp, la vecchia baronessa la giacca del tight e linchino di Hitler, che si piega in due dinanzi al Feldmaresciallo presidente della repubblica. La figlia della baronessa, giovane, bella, pura, seducente, lordine nuovo ma apparentemente garante dei valori tradizionali, partorito dagli infimi mascherati da persone dabbene e tale da suscitare un coup de foudre nelle classi sociali pi elevate. Sembra che il coup de foudre sia reciproco e che anche lordine nuovo ami con tutto il cuore laristocrazia (del sangue, della spada, dellindustria); ma qualcosa non va. Labito da cerimonia di Hitler viene un po impillaccherato e stropicciato da comportamenti disdicevoli dei suoi seguaci: la baronessa sembra ogni tanto un orripilante cadavere e frequenta un po troppo il cimitero. Anche questo ostacolo viene rimosso, la vecchia baronessa muore (gli aspetti pi urtanti dellordine nuovo sono apparentemente eliminati con il massacro di Roumlhm e delle sue SA), ma qualcosa ancora non va. Nel comportamento dei nazisti c una componente bizzarra e insidiosa che llite aristocratica e capitalistica non riesce bene a capire, e sottovaluta. Il matrimonio s fatto, il conte Ippolito convinto di aver fatto sua la giovane, von Papen dichiara agli intimi che Hitler, una volta sposato, non dar motivo di timori. Ma il disagio persiste e il medico, che Thomas Mann, preferisce andarsene perch si accorge che sono in gioco forze maligne; la repubblica di Weimar non pu essere salvata. Mangiare carne animale esercitare in modo tradizionale lo sfruttamento e il potere; lordine nuovo si rifiuta di farlo, vuole altro: non vuole mangiare carne animale (lo sfruttamento democratico), ma vuole dilaniare carne umana (gli orrori del nazismo). Tardi, a matri-

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monio avvenuto, viene scoperto e si stabilisce una situazione di conflitto (la seconda guerra mondiale); lordine nuovo non esita ad aggredire llite aristocratica e capitalistica, fuori dalla Germania e perfino in Germania. Non ci riesce bene, cade morto (fine della seconda guerra mondiale), ma il suo avversario (llite aristocratica e capitalistica) impazzisce Mitologia fascista in Spagna e in Romania Questi giochi di societ presentano un rischio. Purtroppo c sempre caso che qualcuno, rimasto fino alla fine zitto zitto in un angolo, poi si alzi e citi Joseph de Maistre: Bisogna tenerci pronti ad un avvenimento immenso nellordine divino, verso il quale marciamo con una velocit accelerata che deve colpire tutti gli osservatori. Paurosi oracoli annunciano gi che i tempi sono arrivati45 I rituali delle varie forme novecentesche di religione della morte cominciano generalmente con questo tipo di enunciazioni caute, ma solennemente profetiche. In Italia, per, cosa rara (o forse stata soprattutto cosa rara al tempo del fascismo del ventennio: quel che proliferato dopo, quanto a religione della morte, nellambito del neofascismo e della cultura di destra, suscita maggiori timori). Al tempo di Mussolini il fascismo si mostrato generalmente tiepido nei confronti della mistica della morte, che pure sembra sottesa alla sua simbologia o al suo Kitsch. Ha senso parlare di vera e propria mistica della morte o di religione della morte quando ci si trova di fronte a una mitologia funeraria egemo45 Con queste parole, tratte dall11 Entretien delle Soires de Saint-Petersbourg, R. Guenon chiudeva nel 1927 il suo libro Le Roi du Monde (trad. it. di A. Reghini, Il Re del Mondo, Atanr, Roma 19522 ).

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nica, totalizzante, posta come unico punto di riferimento vero delle norme che obbligano ad agire o a non agire, delle modalit di approccio a se stessi, agli altri uomini, al mondo, della visione della storia e della natura. Ma il teschio con il pugnale fra i denti che figurava sul petto della camicia nera degli Arditi divenuti squadristi non va dissociato dal motto Me ne frego, tuttaltro che nihilistico:
Lorgoglioso motto squadrista Me ne frego, scritto sulle bende di una ferita, un atto di filosofia non soltanto stoica, il sunto di una dottrina non soltanto politica, leducazione al combattimento, laccettazione dei rischi che esso comporta; un nuovo stile di vita italiano. Cos il fascista accetta, ama la vita...46

Qui non si tratta di religione della morte; piuttosto un armamentario simbolico tale da mettere in circolazione o da formalizzare valori che, per dimostrare di possedere il desiderato peso specifico, devono anche gettare ombre cimiteriali. Per la stessa ragione il cuore, il nucleo pesante, della Mostra della rivoluzione fascista (1932-1935) era il Sacrario dei Martiri che recuperava al regime laura sepolcrale della retorica del Milite ignoto, ma che nello stesso tempo per una carenza di stile e, se cos si pu dire, di temperatura mitologica risultava molto pi un baraccone allestito con destrezza di coreografi, che il santuario o la cripta di una religione della morte:
Era una grandissima sala, tutta nera come un catafalco con una nera volta stellata a regolari intervalli, e ogni stella era un
46 Rapsodia eroica. Dallintervento allimpero, ideatore ed editore dellopera G. Stefanelli, sintesi storica di Antonio Monti, commenti artistico-documentari di D. Cella, LItalia guerriera Editoriale patriottica, Milano 1937 [pp. non numerate], Gli arditi e la rivoluzione.

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martire, un martire fascista. Non avevano nome [...]. Ora incielati, divenuti sacra anonima legione, eran l in quella cupola di bitume, mentre al centro della sala un fonografo bardato di gramaglie, come i cavalli dei carri funebri nei trasporti di lusso, ripeteva allinfinito Giovinezza, giovinezza in sordina47

di una mistica o religione della morte che rimane sostanzialmente refrattaria alle semplificazioni da caserma e che semmai essa stessa a imporre il suo marchio sugli uomini in divisa, bisogna fare attenzione al piccolo gruppo di legionari romeni, mandati in Spagna da Codreanu a rappresentare la Guardia di Ferro. Anche costoro o pi esattamente: soprattutto costoro andavano a combattere con il preciso impegno di morire; del loro capo, Ion Mota, cognato e luogotenente di Codreanu, P. Guiraud ha scritto: in questa occasione che si manifesta in Mota lestrema grandezza alla quale pu arrivare il sacrificio legionario accettato volontariamente. Persuaso che la morte creatrice e feconda, Mota parte per la Spagna con lo scopo ben fermo di morirvi48 . Apparentemente i legionari romeni e quelli spagnoli dovevano incontrarsi molto bene, allinsegna della loro comune tanatofilia. Le canzoni degli uni e degli altri sembrano quasi intercambiabili. Il canto del Tercio, intitolato Il fidanzato della morte, diceva:
Sono un fidanzato della morte che va a unirsi con forte laccio
47 B. Allason, Memorie di una antifascista, 1919-1940, Edizioni Avanti!, Milano 1961, p. 148. 48 P. Guiraud, Codreanu e la Guardia di Ferro, in AA. VV., I fascismi sconosciuti, a cura di M. Bardche, Milano 1969, p. 48. Per la maggior parte dei nostri riferimenti alla Guardia di Ferro, vedi: R. Scagno, Religiosit cosmica e cultura tradizionale nel pensiero di Mircea Elide, tesi dattiloscritta, Universit di Torino, 1973.

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a questa leale compagna49 .

E una canzone della Guardia di Ferro:


La morte, soltanto la morte, legionari, un lieto sposalizio per noi. I legionari muoiono cantando i legionari cantano morendo50

Sia i legionari spagnoli sia quelli romeni sono uniti dalla frenesia canora:
[ SPAGNA ] Il legionario canta sempre, in caserma, in libera uscita, in trincea. Dovete cantar sempre forte, sinsegna loro, molto forte, vincendo linclemenza del tempo con lentusiasmo delle vostre canzoni. E se qualcuno che non vi conosce vi chiede che cosa stia succedendo, rispondetegli: non senti? la Legione che canta51 [ROMANIA] Attraverso il canto luomo prende parte al rito cosmico, condivide i segreti del mondo, partecipa dellignoto [...] Attraverso il canto luomo raggiunge il nucleo della verit, lessenza delle cose [...] Lo stile legionario direttamente legato al canto52 .

Mentre il canto del Tercio non sembra andare oltre le smanie degli ufficiali canterini che si trovano probabilmente in qualsiasi esercito e che esortano energicamente le reclute ad infiammarsi il cuore alle componenti esalR. Segla, La legge del Tercio, cit., p. 1091. Z. Barbu, Romania, in AA. VV., Il fascismo in Europa, a cura di S. J. Woolf, Bari 1968, pp. 182-183. 51 R. Segla, La legge del Tercio, cit., p. 1095. 52 Parole di un compagno di Codreanu, citate in: E. Weber, Romania, in AA. VV., The European Right. A Historical Profile, a cura di H. Rogger e E. Weber, Berkeley e Los Angeles 1965, p. 522.
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tanti della vita militare, il canto della Guardia di Ferro almeno nelle parole del molto intellettuale legionario che abbiamo citato, ma anche nelle direttive ufficiali del Movimento53 assume un accentuato carattere esoterico da confraternita iniziatica. Il canto della Guardia di Ferro si colloca difficilmente in una dimensione da caserma o da festa degli Alpini (per la quale raro sentir parlare di rito cosmico, segreti del mondo, nucleo della verit), e anche il motivo della morte-sposalizio acquista in esso aspetti diversi da quelli del Fidanzato della morte. Il Tercio apologia di lotta contro qualsiasi forma di cultura, comprese quelle pi conservatrici, che non si identifichi con il puro esercizio della violenza militare, integrato da un orgoglio di corpo (religin de hombres honorados) e dal rifiuto di alcune virt borghesi come il risparmio, la ponderatezza, la sobriet, ecc. Il 12 ottobre 1936 il generale Milln Astray grid il suo slogan Abajo la inteligencia! Viva la muerte! nellaula magna delluniversit di Salamanca, rivolgendolo in particolare contro un uomo di cultura certamente non di sinistra, come Miguel de Unamuno54 . Ma alle spalle della Guardia di Ferro e fra gli stessi legionari romeni si trovano gli intellettuali del tradizionalismo, i profeti e i martiri volontari del ritorno a una cultura e a una religione, in cui il cristianesimo greco-ortodosso si mescola con lesoterismo non cristiano del tardo 800, e lappello al presunto orfismo degli antichi Traci, il richiamo a rituali cosmici di approccio ai segreti del mondo, si congiungono con lapologia razzista del genuino uomo romeno,
53 I Quaderni del Veltro , Bologna, pubblicano I canti della Guardia di Ferro; le Edizioni di Ar, Padova, pubblicano Diario dal carcere (1970), Guardia di Ferro (1972) e Il capo di cuib (1974) di C. Z. Codreanu. 54 H. Thomas, Storia della guerra civile spagnola, trad. it. di P. Bernardini Marzolla, Einaudi, Torino 1963, p. 376 sgg.

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plasmato dal paesaggio della sua terra, e con loffensiva contro lusura, contro gli ebrei, contro gli Occidentali. Il legionario spagnolo ha come sola religione quella degli hombres honorados e della violenza, delleroismo e delle mutilazioni: religione della morte, che per manca di qualsiasi connotato cristiano e rifiuta ogni ascetismo diverso dalla volont di morire: nei battaglioni del Tercio non mancano gruppi di prostitute, tollerate per una tradizione che risale alle campagne del Marocco55 ; nel Tercio si mangia benissimo: minestra o antipasto, un piatto di pesce, uno di carne con contorno, formaggio, frutta e, due volte la settimana, anche dolce56 Il legionario romeno un asceta sia per necessit (mentre il Tercio fu un corpo militare dello stato, la Guardia di Ferro rimase sempre in difficili rapporti con il governo romeno, se non in condizioni di semi clandestinit), sia per deliberata scelta: lesponente di un movimento tradizionalista che si dichiara cristianissimo, tutelato da un arcangelo, e la sua religione della morte anche mistica della colpa necessaria: si deve uccidere lavversario politico e lebreo che fu deicida nonch assassino o succhiasangue del popolo romeno, ma si deve anche accogliere la punizione per queste uccisioni (quando si catturati) come unoccasione di giusta espiazione. Cos come non crediamo al carattere nibelungico di quanto accaduto nel 1977 nel carcere di Stammheim, non abbiamo alcuna fiducia in una ricerca che miri a risolvere con clichs mitologici o pseudomitologici di antica ispanit o di antica romenit i problemi posti dalle caratteristiche ideologiche e dal comportamento del Tercio e della Guardia di Ferro. Non possiamo trascurare, per, il lavoro di tecnicizzazione di elementi mitologici eseguito dagli ideologhi spagnoli o romeni. Se per il
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R. Segla, La legge del Tercio, cit., p. 1095. Ivi, p. 1093.

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Tercio lanalisi di questa tecnicizzazione relativamente semplice e poco rivelatrice (sono in gioco elementi poco elusivi: limmagine delleroe proposta da Milln Astray quella del soldato che pregia le mutilazioni, sfida i pericoli perch vuole la morte, vive nobilmente alla giornata perch il suo valore innanzitutto violenza qui e subito, immediato godimento del proprio potere di aggressione), per la Guardia di Ferro lanalisi della tecnicizzazione molto articolata del patrimonio mitologico ardua e apre prospettive interessanti: da queste periferie, permette di giungere, seguendo i fili, al centro della cultura mitteleuropea dei primi decenni del secolo. Il motivo della morte-sposalizio ricorre sia nel canto del Tercio sia in quello della Guardia di Ferro. Ma non solo luso del canto diverso nelle due legioni, bens, nellambito romeno, la tematica stessa della canzone si ricollega alla manipolazione di materiali mitologici locali (di tutta larea balcanico-danubiana) che non trovano riscontro nella tradizione iberica. La morte-sposalizio e le nozze con la morte sono lelemento centrale di una celebre ballata del folklore romeno, Mioritza, in cui il protagonista, un pastore, configura la propria morte imminente come ununione con la natura.57 Questo erotismo funebre raggiunge la massima intensit in unaltra ballata, la Leggenda di Mastro Manole, le cui componenti sono documentate in unampia area dellEuropa orientale. la storia del capomastro che, per riuscire a portare a termine un edificio, dovette murare viva in esso la propria moglie. Su questa leggenda, che E. Weber ha ricordato a proposito della mistica della morte, peculiare della Guardia di Ferro58 , e pi propriamente sulla sua manipolazione in tempi recenti, sono assai istruttivi alcuni documenti: lo studio, con evidenti preoccupazioni di scien57 58

Z. Barbu, Romania, cit., pp. 182-183. E. Weber, Romania, cit., pp. 522-523

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tificit, che le ha dedicato Mircea Eliade, e altri testi autobiografici o scientifici del medesimo autore. Il messaggio segreto del professor Eliade Il professor Mircea Eliade, nato a Bucarest nel 1907, successore di Joachim Wach alla cattedra di storia delle religioni nelluniversit di Chicago e giustamente annoverato oggi tra i maggiori specialisti mondiali di sciamanesimo e di yoga, pubblic il 17 dicembre 1937 sulla rivista Buna Vestire un articolo in cui si diceva tra laltro:
Pu la stirpe romena porre fine alla vita sfinita dalla miseria e dalla sifilide, invasa da ebrei e indebolita da stranieri? [...] La rivoluzione legionaria deve giungere alla meta suprema: la redenzione della stirpe...59

Con molta coerenza Eliade si consider in lutto quando Cornel Codreanu fu ucciso (30 ottobre 1938)60 , e con pari coerenza non vide nulla di obbrobrioso nel rappresentare allestero, come addetto culturale, il governo romeno che nellestate del 1942 firmava con il delegato di Eichmann, Gustav Richter, laccordo per la deportazione di tutti gli ebrei romeni nei campi di sterminio61 . Questi e altri dati sono stati resi pubblici nel 1972 dallIstituto Dr. J. Niemirower (Israele) per denunciare la gaffe di uno dei pi prestigiosi docenti delluniversit di Gerusalemme, Gershom Scholem, che ha ritenuto opportuno rendere omaggio a Eliade contribuendo a un
59 Cit. in Dosarul Mircea Elide, Toladot. Buletinul Istitutului Dr. J. Niemirower[Gerusalemme], n. 1, gennaio marzo 1972, p. 24. 60 Ibidem. 61 Ivi, p. 26.

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volume in suo onore62 . Gli stessi dati sono stati utilmente messi in circolazione in Italia nel 197763 , quando la pubblicazione del diario di Eliade in edizione italiana64 ha suscitato recensioni nelle quali non si fa il minimo cenno al fascismo e allantisemitismo dello studioso romeno e anzi si riportano con grandi elogi ( passione veramente nobile per la letteratura65 ) annotazioni di questo genere:
Come si salvarono gli scrittori tedeschi emigrati negli Stati Uniti: lavorarono e proseguirono la creazione iniziata in Germania. Il caso di Thomas Mann esemplare: anche prima di emigrare negli Stati Uniti, quando cambiava continuamente domicilio, in Svizzera, in Francia (poi a Princeton, a Los Angeles), poteva sopportare tutto perch scriveva la tetralogia di Giuseppe. Questo salv la continuit e lunit interiori minacciate in lui dallesilio66

Poich tutto il diario di Eliade percorso da un lamento circa la minaccia contro la [sua] continuit e [la sua] unit interiori rappresentata dallesilio, qui evidente lintenzione di prendere a specchio la condizione degli scrittori tedeschi emigrati, in particolare di Thomas Mann, e di esibirsi come lintellettuale che, cacciato dalla brutalit, si salva nella dimensione interiore del
62 AA. VV., Myths and Symbols. Studies in Honor of Mircea Eliade, a cura di J. M. Kitagawa e C. H. Long, The University of Chicago Press, 1969. 63 A. M. di Nola, Mircea Eliade e lantisemitismo, La rassegna mensile di Israel, vol. XLIII, n. 1-2, gennaio-febbraio 1977, pp. 12-15. 64 M. Eliade, Giornale, trad. it. di L. Aurigemma, Boringhieri, Torino 1976. 65 E. Croce, Sogni e amici di Eliade il profeta, La Stampa, 14 aprile 1977, p. 3. 66 M. Eliade, Giornale, cit., p. 426.

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proprio rapporto con il mito. Naturalmente Eliade trascura di citare le parole di Thomas Mann: nella tetralogia di Giuseppe il mito venne tolto dalle mani al fascismo e umanizzato perfin nel pi riposto cantuccio della lingua, e se i posteri troveranno qualcosa di notevole in questopera sar appunto questo.67 Non ha alcun rilievo il fatto che Thomas Mann avesse scelto lesilio contro il nazismo, mentre proprio lesplicita simpatia per il nazismo imped a Eliade il ritorno in patria alla fine della guerra. Il diario di Eliade, daltronde, contiene solo rarissimi accenni alle sue scelte ideologiche dellanteguerra (i ricordi di quel periodo non mancano, ma sono politicamente sterilizzati: il nome di Codreanu del tutto assente), sebbene qualcosa si possa leggere tra le righe, e magari anche abbastanza in chiaro:
Bisogna che dica da qualche parte che il fenomeno capitale del ventesimo secolo non stata, e soprattutto non sar, la rivoluzione proletaria, come predicevano i marxisti settanta od ottantanni fa, bens la scoperta delluomo non europeo e del suo universo spirituale. Dovrei sviluppare questa idea. in un articolo. Mostrare come la visione di Marx il messianesimo del proletariato, la lotta finale fra il bene e il male, ecc. affondi le sue radici e trovi la sua spiegazione nella teologia giudeo-cristiana; integrandosi pertanto nellorizzonte storico mediterraneo. Sarebbe interessante vedere che cosa significassero per Marx le civilt esotiche e tradizionali (primitive). Ora, noi cominciamo oggi a renderci conto della nobilt e dellautonomia spirituale di queste civilt, il dialogo con le quali mi sembra, per lavvenire della spiritualit europea, molto pi importante del rinnovamento spirituale che potrebbe essere apportato dallemancipazione radicale del proletariato. Si gi visto quali valori ci ha
67 Dal saggio di Th. Mann, Joseph und seine Brder [Giuseppe e i suoi fratelli], trad. it. di B. Arzeni in appendice alledizione italiana della tetralogia, Mondadori, Milano 1954, p. 2290.

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rivelato il proletariato: nulla che non fosse gi noto allo spirito europeo68

Abbiamo ricordato questi elementi della cultura di Eliade, perch senza di essi impossibile collocare nella giusta prospettiva la sua interpretazione della leggenda di Mastro Manole e collegarla sia con la mistica della morte, peculiare della Guardia di Ferro, sia con un pi ampio intreccio della cultura della destra europea. A proposito della leggenda che evoca il sacrificio della moglie del capomastro, Eliade ha scritto:
[...]per durare, una costruzione (casa, opera tecnica, ma anche opera spirituale) devessere animata, cio ricevere insieme una vita e unanima. Il transfert dellanima non possibile che attraverso un sacrificio; in altri termini, attraverso una morte violenta. Si pu anche dire che la vittima prosegue la sua esistenza dopo la morte, non nel suo corpo fisico, ma nel nuovo corpo la costruzione che essa ha animato con la sua immolazione; si pu parlare pure di corpo architettonico sostituito al corpo carnale. Il transfert rituale della vita per mezzo del sacrificio non si limita alle costruzioni (templi, citt, ponti, case) e agli oggetti utilitari: si sacrificano patimenti delle vittime umane per assicurare il successo di unoperazione, o anche la durata storica di unimpresa spirituale69

La tematica del sacrificio umano di fondazione (quali che siano le sue spiegazioni da parte di studiosi moderni, non sempre concordi con lipotesi di Elide70 )
M. Eliade, Giornale, cit., pp. 134-135. M. Eliade, Matre Manole et le monastre dArges, in De Zalmoxis Gengis-Khan. tudes comparatives sur les religions et le folklore de la Dacie et de LEurope Orientale, Payot, Parigi 1970, pp. 178-179. 70 Il testo pi recente che fa il punto sulla questione : A. Seppilli, Sacralit dellacqua e sacrilegio dei ponti. Persistenza di simboli e dinamica culturale, Sellerio, Palermo 1977, p. 265
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sembra collegarsi direttamente alla mistica o religione della morte della Guardia di Ferro: i legionari dovevano morire per fondare ritualmente la emancipazione della stirpe donde la loro prospettiva non di vincere o morire, ma di vincere morendo (fin qui, non diciamo nulla di nuovo; questa coincidenza gi stata pi volte notata e illustrata). Nel diario di Eliade vi per unannotazione che apre uno spiraglio su altri segreti (come vedremo, la parola di Eliade), facendo affiorare di l dalle parvenze esteriori della mistica della Guardia di Ferro una componente esoterica intorno alla quale si nutriva solo qualche generico sospetto, tanto vago da non sollecitare alcuna verifica che indicherebbe nella leggenda di Mastro Manole non solo un precedente tradizionale, ma un vero e proprio hiers lgos di quella religione della morte. Alla data dell8 novembre 1959 Eliade scrive nel diario:
Sfoglio oggi il mio Trattato di storia delle religioni71 soffermandomi soprattutto sul lungo capitolo sugli dei del cielo; mi chiedo se il messaggio segreto del libro sia stato capito, la teologia implicata nella storia delle religioni cos come viene da me

sgg. Pu essere anche interessante confrontare il breve scritto giovanile di G. Lukcs, in cui il motivo della leggenda compare in posizione centrale: Della povert in ispirito. Un dialogo e una lettera, 1 ed. ungherese 1911, 1 ed. tedesca 1912, trad. it. di J. Szauder, in De Homine, nn. 45-46, 1973, pp. 133-148; trad. it. di G. Sertoli e F. Jesi, in Nuova Corrente, n. 71, 1976, pp. 209-224. Vedi pure il saggio di A Heller su questo scritto (1 ed. ungherese 1972; trad. inglese, Von der Armut am Geist: A Dialogue by tbe Young Lukcs, , The Philosophical Forum, vol. III, nn. 3-4, 1972; trad. tedesca in Lebrstck Lukcs, Suhrkamp, Francoforte, s. M. 1974). 71 M. Eliade, Trattato di storia delle religioni trad. it. di V. Vacca, Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino 1954; Edizioni Scientifiche Boringhieri, 19702 .

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decifrata e interpretata. Nondimeno il senso ne risulta abbastanza chiaro: i miti e le religioni, in tutta la loro variet, sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato, trasformato in deus otiosus e scomparso dallattualit religiosa. Dio pi esattamente lEssere supremo non ha pi alcun ruolo nellesperienza religiosa dellumanit primitiva. stato soppiantato da altre forme divine: divinit attive, fecondatrici, drammatiche, ecc. Sono tornato su questo processo in altri studi. Ma si sar capito che la vera religione inizia solo dopo che Dio si ritirato dal mondo? Che la sua trascendenza si confonde e coincide col suo eclissarsi? Lo slancio delluomo religioso verso il trascendente mi fa, pensare a volte al gesto disperato dellorfano rimasto solo al mondo72

Un lettore attento del Trattato di storia delle religioni si accorge che (nonostante dichiarazioni come il senso ne risulta abbastanza chiaro) le domande poste da Eliade in questo brano del diario sono, di fatto, soprattutto interrogative retoriche. Cosi come si presenta, in s e per s, il Trattato rende quasi impossibile la comprensione del messaggio segreto. Partendo dalla constatazione che In realt gli Esseri celesti supremi non rappresentano mai una parte di primo piano nella religiosit primitiva73 , Eliade afferma che in tempi remotissimi, precedenti quelli documentati dalla etnografia, gli Esseri celesti supremi rappresentavano il centro stesso della vita religiosa74 : poi la loro presenza scomparve dallattualit religiosa, essi divennero appunto di otiosi, fainants diremmo noi come gli ultimi re merovingi, e sostituiti nellimmediato esercizio del potere da maires du palais (sempre secondo il nostro
M. Eliade, Giornale, cit., p. 230. M. Eliade, Trattato, cit., p. 56. 74 Ivi, p.61.
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esempio), forme religiose dinamiche, fattive, facilmente accessibili75


evidente [scrive Eliade nel Trattato] che ci non diminuisce per nulla lautonomia, la grandezza e il primato degli Esseri celesti supremi; piuttosto una prova che luomo primitivo, come quello civile, li dimentica facilmente appena non ha pi bisogno di loro; che le asprezze dellesistenza lo obbligano a guardare pi la terra che il cielo, e che limportanza del Cielo viene riscoperta soltanto quando una minaccia di morte incombe di lass76

Da questo, ad affermare esplicitamente che i miti e le religioni [...] sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato, il passo piuttosto lungo: non per nulla Eliade parla di messaggio segreto. Ammesso dunque che il messaggio del libro sia segreto, e che quindi il linguaggio e lapparato di costruzione scientifica del Trattato siano elementi funzionali di un monumentale crittogramma, viene a cadere lobiezione. di Kroly Kernyi che giudicava Eliade triviale77 per linadeguatezza delle sue analisi (cosi come vengono enunciate in chiaro) alla problematica affrontata, ma affiora un elemento a prima vista sconcertante. Lantisemita Eliade ha costruito tutto il suo Trattato come unarchitettura che cela ed esibisce al tempo stesso, al proprio centro, quale messaggio ma messaggio segreto, una dottrina peculiarmente ebraica. la dottrina con cui la Qabbal, a partire in special modo da Jizchq Luria (1534-1572), diede risposta al problema della creazione dal nulla. Dice Eliade: i miti e le religioni [...] soIvi, p. 58 Ivi, p. 56. 77 Vedi F. Jesi, K. Kernyi: i pensieri segreti del mitologo, cit., pp. 291-292.
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no il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato; la Qabbal luriana afferma che
Dio per garantire la possibilit del mondo dovette rendere vacante nel suo essere una zona, dalla quale Egli quindi si ritrasse...78

Dio, ritrattosi da s in se stesso, cre uno spazio primordiale nel quale per emanazione attu la creazione. Nel Trattato Eliade presenta il ritirarsi di Dio in termini di storia e psicologia delle religioni, ma nellannotazione del diario sottolinea che di l da questa formulazione va capito il messaggio segreto: non a caso parla di teologia risultante dal suo modo di decifrare e interpretare la storia delle religioni, e non a caso usa la parola Dio quando accenna al ritirarsi, salvo correggersi un istante dopo: Dio pi esattamente lEssere supremo.... Cosa vuol dire tutto questo? Eliade, e sia pure il triviale Eliade secondo la definizione di Kernyi, non pu essere considerato alloscuro, per ignoranza, di questa dottrina della mistica ebraica; neppure si pu dubitare che in un diario incentrato sulla nozione del proprio esilio egli abbia menzionato come messaggio segreto del suo Trattato il ritirarsi di Dio, senza sapere che, nellambito della cultura ebraica,
si tentati di interpretare questo ritirarsi di Dio nel suo proprio essere in termini di esilio, di bando dalla sua totale onnipotenza nella pi profonda solitudine. Considerata cos, li78 G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, trad. it. di G. Russo, Il Saggiatore, Milano 1965, p. 355.

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dea dello Zimzm79 sarebbe il pi profondo simbolo probabile dellesilio...80

Resta da vedere se il messaggio segreto del Trattato e la sua coincidenza con il messaggio segreto della Qabbal siano il risultato di una riflessione assolutamente nuova dellEliade esule dopo la guerra, o non piuttosto la prosecuzione di un impianto ideologico dellEliade fiancheggiatore della Guardia di Ferro, che prende il lutto per la morte di Codreanu. In questo secondo caso risulterebbe sconcertante come abbiamo detto la coincidenza fra lapparato mitologico e teologico di un gruppo antisemita e una dottrina peculiare della tradizione mistica ebraica, un pensiero che [...] ha dato prova di essere uno dei pi fruttuosi e profondi per la riflessione dei mistici ebrei posteriori [a Luria]81 La dottrina dellesilio di Dio in se stesso, del ritirarsi di Dio, non stata soltanto oggetto di discussione o di fede in ristretti circoli di mistici ebrei. Elaborata anche come risposta della cultura religiosa ebraica alla catastrofe dellespulsione dalla Spagna che si configurava come accentuazione o ripetizione dellesilio dalla Palestina, questa dottrina drammatizzava in termini cosmogonici la condizione degli ebrei esiliati e nello stesso tempo esprimeva il sentimento della tensione tra i due poli dellesilio e della redenzione tanto da preludere al passo decisivo verso il messianesimo.82 . Il passo fu compiuto nel XVII e nel XVIII secolo dai cosiddetti falsi mes79 Zimzmsignifica precisamente concentrazione: qui nel senso di concentrazione, contrazione, ritiro di Dio in se stesso. 80 G. Scholem, Le grandi correnti, cit., p. 355 (cfr. tutto il brano dedicato allo Zimzm: pp. 354-358). 81 Ibidem. 82 Ivi, p. 393.

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sia, Shabbetj Zev e il suo successore Jakob Frank, protagonisti di un movimento mistico e millenaristico eterodosso (se di eterodossia si pu parlare nellambito dellebraismo) che interfer come componente spesso sotterranea nel gioco di rapporti fra illuminati e illuministi entro la cultura europea del Settecento.83 Quanto ora importa sottolineare latteggiamento degli eretici shabbatiani e frankisti nei confronti della legge: gli uni e gli altri, infatti, furono soprattutto assertori del valore rituale del comportamento antinomico, dunque della deliberata infrazione della legge.84 . Se lantica legge, la Tor, la legge sacra e totalizzante tanto da escludere come blasfema lesistenza di una legge profana, corrisponde a un mondo o a un regno prossimo alla sua fine, la missione del messia (e, sul suo esempio, dei seguaci) deve consistere nellinfrazione della legge che, come atto rituale, accelerer lavvento della legge e del regno nuovi. Si infrange la vecchia legge cos come Dio si ritrae in esilio da s in se stesso: ma Dio si ritira affinch possa avere luogo la creazione, il messia infrange la legge affinch possa avvenire lepifania della nuova legge. Lesecuzione della colpa (secondo la vecchia legge)
un rituale, una festa del singolo o di un intero gruppo, qualcosa di insolito che ha origine da uno stato di esaltazione e che ne , al tempo stesso, la testimonianza85

Tanto pi alta la dignit messianica, tanto pi grave devessere la colpa commessa: somma colpa, laposta83 Cfr. F. Jesi, Mitologie intorno allilluminismo, Edizioni di Comunit, Milano 1972, p. 17 sgg. 84 G. Scholem, Le grandi correnti, cit., pp. 398-399. Su Shabbetj Zev e i suoi seguaci lopera fondamentale G. Scholem, Sabbatai Sevi, Tbe Mystical Messiah. 1626-1676, Princeton University Press (Bolligen Series, XCIII), 1973. 85 G. Scholem, Le grandi correnti, cit., p. 399.

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sia; il messia Shabbetj Zevi si converti allislamismo, e il messia Jakob Frank al cristianesimo. La figura di Frank ancora molto oscura, sia per i problemi di documentazione che restano aperti, sia per laura di orrore che continua a circondarla e che ha in qualche misura trattenuto gli studi da parte di specialisti ebrei86 . Ma su Shabbetj Zev sono state compiute ricerche approfondite; ne risulta che questo santo peccatore, giunto a presentarsi come messia apostata, compiva azioni malvage ma quando lilluminazione cessava si comportava come un uomo affatto normale, e si rammaricava delle strane azioni che aveva compiute.87 In questo suo senso di colpa si manifestava la tragicit della sua condizione: la legge che egli infrangeva doveva essere infranta affinch si instaurasse la nuova legge del nuovo regno, ma era ancora la legge. Questi elementi, relativi a una delle espressioni della cultura ebraica che agirono pi incisivamente nellEuropa del Seicento e del Settecento, e che lasciarono maggior memoria di loro soprattutto nellEuropa orientale, possono servirci non tanto per analizzare la genesi dellideologia di gruppi della destra e dellantisemitismo novecenteschi, come la Guardia di Ferro, quanto per avvicinarci alle paradossali coincidenze fra gli autoritratti mistici dei persecutori e dei perseguitati. La Guardia di Ferro ebbe il suo primo istante di genesi rituale nella prigione di Vacaresti, quando vi si trovavano rinchiusi Codreanu e alcuni compagni, e assunse come patrono larcangelo Michele, la cui icona sovrastava la porta della chiesa della prigione. La celebrazione di quella nascita non ha nulla della tematica consueta allagiografia dei fa86 87

Cfr. F. Jesi, Mitologie, cit., p. 19. G. Scholem, Sabbatai S evi, cit., p. 136.

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scisti italiani, quando scrivevano del Covo88 ; la prima tonalit dominante quella della colpa:
Tra le mura della prigione di Vacaresti incominci il terribile dramma di vedere a nudo i propri peccati. Nel dolore di questo duro esame si concepiranno i pensieri di nuova vita e redenzione.89

I legionari sono lesercito dellarcangelo Michele, principio attivo del bene e della luce eterna in lotta con il male e le tenebre di fuori e dentro di noi;90 ; sono uomini che devono essere peccatori, dichiarano Prendiamo sopra di noi tutti i peccati di questa stirpe91 e intendono il martirio, la testimonianza a prezzo del sangue, come la scelta di chi infrange la legge, esegue prestabiliti omicidi, ma non si sottrae alla punizione:
In teoria, la violenza legionaria era giustificata solo quando era espiata, e molti legionari si consegnavano dopo un crimine, quando avrebbero potuto facilmente fuggire, alcuni perfino quando avevano cominciato a fuggire92

I miti e le religioni [...] sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato: la tradizione dellangelologia greco-ortodossa o in generale cristiano-orientale consente di supporre che la scelta del88 Cio la prima sede del Popolo dItalia in Via Paolo da Cannobio a Milano: Comera il Covo nellinterno? Una camera modesta e serena...: Rapsodia eroica, cit., La fucina della nuova storia. 89 C. Papanace, La genesi ed il martirio del movimento legionario romeno, Roma 1959, p. 21. 90 Ibidem (il corsivo nostro.) 91 Parole di Codreanu, citate in C. Papanace, La genesi, cit., p. 65. 92 E. Weber, Romania, cit., p. 21.

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larcangelo Michele come patrono della Guardia di Ferro sia precisamente da intendere come constatazione del ritirarsi di Dio da s in se stesso e come formalizzazione della necessit di un martirio-peccato, tutelata non dallicona divina, bens da quella di chi, come larcangelo, resta epifanicamente accessibile anche quando Dio si ritirato. L dove Dio presente, non si sguaina la spada: alla presenza di Ges, la spada sguainata di Pietro segno di colpa non necessaria.93 . L dove Dio in esilio entro se stesso, dove restano accessibili unicamente forme sub-divine larcangelo , i giusti devono essere colpevoli e devono uccidere: il miles Christi, lathleta Christi, il cavaliere crociato, il Templare, il legionario della Guardia di Ferro, devono scegliere dessere martiri in quanto colpevoli:
Forse, spinto da forze invisibili, il Capitano [Cornel Codreanu] riprendeva una vecchia tradizione cristiana, le cui vestigia si possono vedere ancora oggi nei monasteri della Bretagna, che portano sulla cima della torre il Santo Arcangelo [Michele] dove nei tempi passati i monaci erano nello stesso tempo anche cavalieri rivestiti di corazza94 .

Tutto questo quadro conferisce allantisemitismo della Guardia di Ferro e di Mircea Eliade tonalit inconsuete. Di l dallimmagine dellebreo usuraio, capitalista, ed estraneo alla stirpe romena, si intravede quella dellebreo come vittima rituale designata. Poich i martiri devono essere colpevoli, poich la colpa per eccellenza (dunque la testimonianza pi alta) devessere luccisione, e lomicidio un rituale di accelerazione del nuovo regno mediante la infrazione della legge, chi devessere ucciso innanzitutto lebreo perch gli ebrei furono il popolo eletto, il gruppo umano sacralmente legato a quel Dio che
93 94

Giovanni, 18: 10 sgg.; cfr. Matteo, 26: 52 sgg. C. Papanace, La genesi, cit., p. 21.

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il Dio, ma che ora si ritirato dentro di s: se il cristianesimo lavvento di un nuovo regno, dopo quello dellAntico Testamento, laccelerazione di questo avvento, il suo adempimento, consiste nel colpevole ma testimoniale uccidere come vittime sacrificali coloro che furono per eccellenza gli uomini dellantico regno. Per durare [dice Eliade], una costruzione [...] devessere animata, cio ricevere insieme una vita e unanima. Il transfert dellanima non possibile che attraverso un sacrificio; in altri termini, attraverso una morte violenta. [...] Si sacrificano parimenti delle vittime umane per assicurare il successo di unoperazione, o anche la durata storica di unimpresa spirituale. La rivoluzione legionaria la impresa spirituale. Gli ebrei devono esserne le vittime di fondazione, non vittime estranee ai sacrificatori, ma affini ai soldati dellarcangelo come, appunto, gli ebrei sono affini ai cristiani (in una prospettiva cristiana). I miti e le religioni [...] sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato: atto religioso, dalle fondamenta o articolazioni mitologiche, innanzitutto luccisione dellebreo. Ma luccisione un atto colpevole, come ogni possibile atto di vero martirio, e il legionario uccisore vuole anche essere ucciso; la figura della moglie del capomastro, murata viva perch ledificio sorga, quella dellebreo ucciso, ma anche quella del legionario che, dopo avere ucciso, si far uccidere:
Quanto pi alto e gravoso era il prezzo della loro violenza omicida, tanto pi essi [gli uomini della Guardia di Ferro]la esercitavano. Quelli fin qui riportati non sono che pochi aspetti esemplificativi di questa stretta concatenazione di azioni che pu essere formulata sia come uccidi e fatti uccidere, che uccidi per essere ucciso95 .
95

Z. Barbu, Romania, cit., p. 183.

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Cultura di destra e paura dellebreo Procedendo da queste periferie verso il centro della destra europea della prima met del Novecento da Bucarest verso Berlino si comincia a intravedere qualcosa circa le strutture di una religione della morte, fra le quali presumibilmente rientrer il ritualismo dello sterminio degli ebrei come sacrificio di fondazione del nuovo regno o del nuovo Reich. Certamente non si pu ridurre al solo antisemitismo, in forme pi o meno sanguinarie, la complessa articolazione della cultura di destra nella Germania dei primi decenni del Novecento; ma lantisemitismo tedesco presenta caratteri cos peculiari rispetto a quelli di altre forme di antisemitismo europee, da offrirsi come elemento privilegiato di indagine, punto dincontro di molti ed eterogenei filoni ideologici. Conviene prima di tutto notare che nella storia del razzismo in Germania i primi decenni del Novecento segnano un punto di svolta non solo politica e sociale, ma propriamente di apparato mitologico. Per i padri del razzismo tedesco ottocentesco, Ernst Moritz Arndt (1768-1860) e Friedrich Ludwig Jahn (1778-1852), la razza ebraica non sembra essere peggiore o migliore di altre: posto che la razza germanica la pi nobile di tutte, le altre presentano peculiarit di razze inferiori, ma anche eventuali pregi loro caratteristici; limportante garantire il primato della razza germanica custodendone la purezza da qualsiasi contaminazione (non in particolare dalla contaminazione ebraica, che non viene denunciata come il pi grave pericolo).96 . Oltre a que96 Su Arndt: H. Meisner-R. Geerds, E. M. Arndt, ein Lebensbild in Briefen, Berlino 1898; M. Polag, Arndts Weg zum Deutschen, Lipsia 1936; E. M. Arndts Anschauung vom Wesen des Volkes, Berlino 1948. Su Jahn: P. Piechowski F. L. Jahn. Vom Turnvater zum Volkserzieher, Gotha 1928; E. Neuendorff, F. L.

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ste posizioni di razzismo, per cos dire, obiettivo, senza specifici risvolti antisemiti, non sono mancate in quei decenni forme di antisemitismo selvaggio, hanno continuato a fiorire le accuse di omicidio rituale (dantica tradizione medievale)97 , o in termini pi banali lebreo ha continuato a essere presentato come sostenitore e diffusore di tutte le scostumatezze e sfrenatezze (cos si replic, per esempio, alla proposta di Paul Heyse di elevare un monumento a Heine)98 . Contemporaneamente, da parte degli stessi antisemiti, si continuato spesso a dire che possibile far amicizia con veri ebrei, esponenti di un astratto ebraismo coincidente con i presunti caratteri positivi della razza ebraica, assorti nella religiosit, cultori dei buoni sentimenti della famiglia, e cos via, mentre impossibile avere rapporti non ostili con i falsi ebrei, le incarnazioni di Shylock a Berlino. Cose del genere si leggono nel libro Rembrandt come educatore (Rembrandt als Erzieher), pubblicato anonimo da julius Langbehn (Un Tedesco) nel 1890: unopera ca-

Jabn und Seine Zeit, Dresda 1931; B. Theune, Volk und Nation bei Jahn, Rotteck, Welcher und Dahlmann, Berlino 1937. Cfr. il testo nazista di H. Blome, Der Rassengedanke in der deutschen Romantik und Seine Grundlagen im 18. Jahrhundert, Berlino 1943; vedi pure, per unanalisi dei precedenti dellantisemitismo nazista P. Viereck, Metapolitics. From the Romantics to Hitler, New York 1941; trad. it. di L. Astrologo e L. Pintor, Dai romantici a Hitler, Einaudi, Torino 1948; L. Poliakov, Histoire de lantismitisme. De Voltaire Wagner, Calmann-Lvy, Parigi 1968, p. 393 sgg. 97 F. Jesi, Laccusa del sangue, Comunit, n. 170, ottobre 1973, pp. 260-302. 98 Vedi a questo proposito le proteste antisemite di cui si fece portavoce la rivista Der Kunstwart (Dresda 1887 sgg.) diretta da F. Avenarius: cfr. F. Schonauer, Deutsche Literatur im Dritten Reich, Olten 1961; trad. it., La letteratura tedesca del Terzo Reich, Sugar, Milano 1962, p. 30 sgg.

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pitale nella teorizzazione del germanesimo come cultura della razza eletta, e dellinconciliabile conflitto fra Kultur e Zivilisation99 ; nel 1936 Rembrandt come educatore aveva raggiunto la 90 edizione. Tutto questo naturalmente non significa che la Germania del II Reich non conoscesse un energico antisemitismo. Ma la svolta di cui parlavamo, maturata negli anni 10 20 e divenuta assolutamente palese con laffermarsi del nazismo, porta ad altro: non solo ai campi di sterminio, ma allaffiorare o riaffiorare di unimmagine mitologica inconsueta allantisemitismo ottocentesco, quella dellebreo come potente pericoloso non esclusivamente, o addirittura non tanto sul piano economico e politico : limmagine dellebreo come, paradossalmente in una prospettiva antisemita, creatura privilegiata, dotata di intrinseche e misteriose qualit, dunque da uccidere. Lapparato propagandistico dellantisemitismo nazista, da Streicher a Goebbels, ha insistito clamorosamente su ben altri elementi, ormai noti a tutti: lebreo come creatura subumana, ma perfida, usuraio, ignobile, infido, mostruosamente licenzioso e corruttore, ecc. Di l da tutto questo, per, si avverte fra le righe dei documenti meno stereotipati della cultura nazista un timore nei confronti dellebreo che induce a sospettare, sullo sfondo, lesistenza di unimmagine mitologica del popolo eletto della Bibbia come depositario di qualit e di conoscenze che possono risultare micidiali. Detto in termini un po sbrigativi: si ha la netta impressione che laspetto meno pubblicizzabile dellantisemitismo nazista fosse quello di unostilit, dettata anche dalla paura, verso una razza di frequentatori di forze occulte, di maghi, di
99 F. Schonauer, La letteratura, cit., p. 22 sgg. (di Langbehn abbiamo riassunto il pensiero circa i veri e i falsi ebrei, dalle pp. 363 sgg. di Rembrandt als Erzieher, 90 ed., Stoccarda 1936).

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inquietanti personaggi-tramite fra limmediata, sensibile realt del mondo e le sue presunte radici segrete. In questa prospettiva acquisterebbe un significato imprevisto e particolare il testamento politico dettato da Hitler il 29 aprile 1945, specialmente nei paragrafi in cui con quella che altrimenti si direbbe estrema mistificazione o totale soggezione al delirio il Fhrer poco prima di morire presenta la propria immagine di uomo ostile alla guerra:
falso che io, o qualcun altro, in Germania abbia voluto la guerra nel 1939. La guerra stata voluta e provocata esclusivamente da uomini politici internazionali di origine ebraica o agenti al servizio degli interessi ebraici. [...] I secoli passeranno, ma dalle rovine delle nostre citt e dei nostri monumenti risorger sempre lodio verso i veri responsabili di questo conflitto. Sono essi coloro che dobbiamo ringraziare: gli esponenti del giudaismo internazionale e i loro sostenitori. [...] Soprattutto, ordino al governo e al popolo di mantenere in pieno vigore le leggi razziali e di combattere inesorabilmente lavvelenatore di tutte le nazioni, lebraismo internazionale.100

A questo punto, per, ci troviamo di fronte a uno dei peggiori terreni paludosi della storiografia contemporanea. Dopo un libro come Il mattino dei maghi (Le matin des magiciens) di L. Pauwels e J. Bergier,101 , qualun100 Il testamento politico di Hitler (di cui riproduciamo qui alcuni passi nella trad. it. pubblicata in W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, trad. it. di G. Glaesser, Einaudi Torino 1963, p. 1217) si trova in: Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal, Norimberga, s. d., Vol. XLI [carte Speer]. 101 L. Pauwels e J. Bergier, Il mattino dei maghi, trad. it. di P. Lazzaro, Mondadori, Milano 19713 . Questo libro non reca alcuna indicazione di fonti, d spesso per certe informazioni che sanno di fantastoria, e quindi (sebbene possa anche risul-

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que persona sensata esita a parlare di esoterismo nazista poich di questo appunto si tratta : nessuno gradisce finire nel calderone della fantastoria occultistica, che fra laltro mostra precisi connotati conservatori, a cominciare dalle ipotesi ottocentesche di chi, ipnotizzato dalle immagini delle societ segrete, vide in loro le forze che effettivamente avrebbero fatto la storia da alcuni secoli a questa parte, se non addirittura da sempre. Ci nonostante, e poste tutte le necessarie riserve collegate alla scarsit di documenti attendibili e alla difficolt di analizzare i pochi di cui disponiamo, non ci sentiamo di negare che un esoterismo nazista sia mai esistito, che esso abbia lasciato tracce decifrabili entro certi limiti, e che la cultura della destra europea (oltre che propriamente tedesca) del Novecento possa essere studiata seriamente solo se non si trascurano queste sue velleit di rapporti con determinati segreti. La Guardia di Ferro romena era un gruppo che si dichiarava cristianissimo, mentre noto che il nazismo in Germania ebbe connotati di deliberata ostilit contro il cristianesimo. Se per i legionari dellarcangelo Michele gli ebrei erano eletti (secondo la vecchia legge) da uccidere, fratelli da uccidere, per i teorici del cosiddetto paganesimo nazista gli ebrei potevano anche essere vittime sacrificali designate, ma non certo fraterne. Negli ultimi

tare per alcuni aspetti suggestivo e stimolante) devessere usato con molta cautela. Lorientamento stesso del libro, inoltre, piuttosto di destra: non che vi si lodi il nazismo, anzi; ma ogni pagina resta in unatmosfera tra lesoterismo e il puro effetto da feuilleton, vi si apprezzano valori come il granduomo (che diviene il mutante), si rifiuta a priori unanalisi storica, politica, economica, sociale, si resta ipnotizzati dalla tecnica (sia pure da una tecnica raffinatissima), si manipolano miti con una certa convinzione circa le forze oscure che interverrebbero nelle vicende degli uomini.

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decenni dellOttocento Paul de Lagarde (pseudonimo di Paul Boetticher, 1827-1891) scriveva:


Allo stato attuale delle cose, per grazia di Dio se la Germania come tale non ha nessuna religione, e se ha confini troppo ristretti: perch per tali tramiti le sono imposti i compiti, grazie ai quali pu divenire. La lotta per una forma di piet religiosa che le si convenga interiormente, in primo luogo, e in secondo luogo la conquista di colonie: ecco i mezzi destinati a far lievitare a essere tedesca lancor latente nazionalit dei tedeschi.102

La lotta per una forma di piet religiosa che le si convenga interiormente [alla Germania] cos significativamente associata allimperialismo divenne quasi subito tecnicizzazione di presunti miti dei Germani, talvolta con ambigue coloriture di cristianesimo esoterico (come nel Parsifal di Wagner)103 , pi spesso come diretto trapasso dalla protostoria degli avi (Gli avi [Die Ahnen, 1873 1881] il titolo di un ciclo di racconti storici di Gustav Freytag che partono dalle vicende di un vandalo del secolo IV e arrivano fino a quelle dei suoi discendenti nella Germania dellOttocento)104 , al presente, nel quale riaffiorano intatte la virt e la religiosit degli antichi. Ma il momento in cui lantisemitismo venne esplicitamente a congiungersi con laffermazione di una religione della morte quale forma di piet religiosa che convenisse interiormente al germanesimo moderno, corrisponde al prevalere di una speciale accezione di quello che Th. Mann defin il segreto orientali102 P. de Lagarde, Deutsche Schriften, Lipsia 1886, p. 197; cit. in F. Schonauer, La letteratura, cit., p. 29. 103 Cfr. F. Jesi, Laccusa del sangue, cit., pp. 299-301. 104 Cfr. P. Ulrich, Studien zum Roman G. Freytags, Berlino 1913; vedi anche, passim, E. Bramstedt, Aristocracy and Middleclasses in Germany, Chicago 1964.

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smo della Germania105 . La fuga verso Oriente o addirittura il mistico pellegrinaggio in Oriente che hanno suscitato pi o meno superficiali considerazioni di sociologia della cultura nei nostri anni 60 di fronte a un improvviso intensificarsi dei viaggi di giovani e meno giovani esuli dallOccidente verso lIndia o il Nepal, avrebbero riscaldato il cuore di numerosi tedeschi di ieri e dellaltroieri. Non solo di Hermann Hesse, che del resto tornato a essere proprio in questa occasione un autore attualissimo, ma di pi antichi, sette-ottocenteschi combattenti mistici, impegnati nella lotta per una forma di piet religiosa che convenisse interiormente al tedesco (e, spesso, al tedesco come prototipo delluomo europeo). Qui non ci riferiamo tanto allorientalismo di Schopenhauer, che nella cultura religioso filosofica indiana trov specchio alle proprie riflessioni e al quale, innanzitutto, pensava Th. Mann. Abbiamo in mente, piuttosto, lorientalismo cristiano che domin una parte consistente del pietismo tedesco settecentesco, ed entr nelleterogenea composizione dellapparato mistico della Santa Alleanza.106 . Orientalismo, in questi casi, significava riconoscimento della matrice orientale, asiatica, del cristianesimo, fascino dellOriente (Vicino Oriente) come luogo di rivelazioni mistiche e di saggezza nel quale occorreva ritornare per ritrovare le genuinit dei segreti cristiani, fascino infine esercitato sia dal cristianesimo orientale greco-ortodosso, sia dallo stesso ebraismo, come tradizioni spirituali rimaste pi vicine alla luce originaria. Si noti, tuttavia, che lo stesso Jung-Stilling forse il pi radicale apologeta della necessit di un ritorno pie105 Lettera del 2 febbraio 1922 a E. Bertram (trad. it. in Th. Mann, Epistolario 1889-1936, a cura di E. Mann, trad. it. di I. A. Chiusano, Mondadori, Milano 1963, n. 264) 106 Cfr. F. Jesi, La cerca dellOriente cristiano, in Mitologie intorno allilluminismo, cit., p. 46 sgg.

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tistico allOriente e di una rinnovata presenza degli ebrei nella Terra Promessa, di una ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, lo stesso Jung-Stilling giudicava gli ebrei completamente immorali e perversi107 . Come numerosi occultisti e teosofi del suo tempo (fine del Settecento, et napoleonica), anche Jung Stilling credeva di disporre di informazioni e insegnamenti provenienti da una fantomatica centrale ebraica segreta, che lesatta controparte, in positivo, della cosiddetta congiura ebraica svelata dai Protocolli dei Savi di Sion e che avrebbe inviato i suoi emissari in tutta lEuropa per illuminare i prescelti e, in generale, tirare i fili della storia. Lon Poliakov, nella sua Storia dellantisemitismo (Histoire de lantismitisme), cita una lettera di jung Stilling che specialmente significativa dal nostro punto di vista:
Egli [un misterioso personaggio, sedicente figlio di un emiro siriano] mi disse che suo padre apparteneva alla societ che teneva le sue riunioni a Gerusalemme, sulla montagna del Tempio. Questa societ non era che lantico Sanhedrin108 , mai estintosi del tutto; la compongono ebrei apparenti, che per sono dei cristiani segreti e attendono solo il segno del Maestro per racco107 Jung-Stilling, Szenen aus dem Geisterreiche, scena XI, in Smtliche Werke, Stoccarda 1841, vol. II, p. 169. Cfr. M. Geiger, Aufklrung und Erweckung. Beitrge zur Erforschung J. H. Jung-Stillings und des Erweckungstheologie, Zurigo 1963. 108 Questa parola ebraica (ma di origine greca, sinedrio) indicava durante il periodo del II Tempio varie forme di Consiglio documentate in grandi e piccole comunit ebraiche. Secondo il Talmud il Sanhedrin per eccellenza (grande Sanhedrin) era quello di Gerusalemme: un organo dai poteri legislativi e giudiziari, che aveva sede nel Tempio. La medesima denominazione (Grande Sanhedrin) fu ripresa nel 1807 per lassemblea dei rabbini convocata a Parigi da Napoleone in vista dellaccettazione da parte degli ebrei del Codice Napoleone.

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gliere Israele dai quattro punti cardinali e ricondurlo al Cristo e nella sua patria109

Si badi ad alcuni elementi: la societ segreta che custodisce le antiche conoscenze ebraiche ed in contatto con le forze extra-umane da cui dipende il corso della storia, si riunisce a Gerusalemme sulla montagna del Tempio: noto che i Templari, legati fin nelliconografia dei sigilli dei loro primi Gran Maestri allimmagine del Tempio di Gerusalemme, furono considerati prototipo degli ordini militari nazisti che, per il tramite dei Cavalieri Teutonici, si ritenevano loro eredi. E inoltre: i membri della societ segreta di Gerusalemme sono ebrei apparenti, ma cristiani segreti; un esatto capovolgimento del marranismo (cristiani apparenti, ma ebrei in segreto), e il marranismo che appunto implicava lapostasia fu collegato direttamente ai gruppi mistici ebraici eterodossi di Shabbety e di J. Frank, i sostenitori del messianismo antinomico, la cui memoria rimasta viva nella Germania del Settecento e dellOttocento: su J. Frank presumibilmente modellato il personaggio di Moritz Spiegelberg ne I masnadieri (Die Ruber) di Schiller110 . Insomma, nelle convinzioni di Jung-Stilling, che esprimevano un atteggiamento non solo suo personale, era in corso una benefica congiura cristiano-esoterica, mascherata di ebraismo, che avrebbe determinato lavvento di una nuova legge e di un nuovo regno. Gli ebrei veri erano, come s detto, completamente immorali e perversi, ma si poteva auspicare una loro prossima partecipa109 Lettera del 28 dicembre 1809 a Hess; cit. in L. Poliakov, Histoire, cit. 294. 110 Ph. F. Veit, The Strange of Moritz Spiegelberg, Germanic Review, maggio 1969; versione tedesca ampliata in Jahrbuch der deutschen Schillergesellschaft, Stoccarda 1973, pp. 273 sgg. Cfr. H. Mayer, I diversi, trad. it. di L. Bianchi, Garzanti, Milano 1977, pp. 326-330.

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zione a una redenzione millenaristica cristiano-ebraica, e soprattutto gli esoteristi cristiani dovevano mascherarsi da ebrei se volevano attingere a quelle conoscenze e a quelle forze dOriente; lunico opportuno galateo di approccio al segreto era ebraico. Mettiamo ora da parte la componente cristianopietistica predominante nel pensiero di Jung-Stilling e dei suoi affini: ci ritroviamo di fronte, dapprima, allantisemitismo esoterico di un Ludwig Derleth (1870-1948 ), il poeta parodiato da Th. Mann nella novella Dal profeta (Beim Propheten) e nel Doctor Faustus, che nella Germania del primo Novecento organizzava riti magici per far fronte alloffensiva, magica, dei Savi di Sion (considerati responsabili, fra laltro, delluccisione sacrificale dellimperatrice Elisabetta dAustria)111 ; e poi a unipotesi interpretativa della ferocia, ma anche della paura, di Hitler e di Himmler verso la congiura ebraica internazionale. Il nazismo ha mille volte celebrato la mitologia germanica come fondamento e lievito della coscienza nazionale del popolo eletto. Ma limpressione che, almeno ai vertici del potere e dellorganizzazione propagandistica, si prendesse pi seriamente in considerazione il negativo che il positivo: pi la necessaria ostilit (e la paura) verso la congiura ebraica, che lapologia di Sigfrido o dei teutoni. Himmler disse abbastanza chiaramente come stavano le cose quando prese posizione sulla dibattuta questione della Cronaca di Uralinda, un falso fabbricato dal prof. Wirth per illustrare le antichissime origini razziali e le virt dei teutoni:
111 Vedi, anche a proposito dei legami fra la cerchia di Derleth e, pi tardi, quella di C. G. Jung, la Introduzione di F. Jesi a O. Spengler, Il tramonto dellOccidente, trad. di J. Evola, nuova ed. it. a cura di R. Calabrese, M. Cottone, F. Jesi, Longanesi, Milano 1978.

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In tutta questa faccenda seccante cinteressa soltanto una cosa: proiettare nel passato il quadro della nostra nazione quale noi la concepiamo per il futuro112 .

Il recupero della mitologia razzista di stampo wagneriano era, insomma, pi unoperazione di progettazione (oltre che di propaganda), che un fare i conti con qualcosa di passato e di presente che si giudicava concretamente incombente nel bene o nel male. Concretamente incombente nel male poteva essere, invece, la segreta congiura ebraica: gli ebrei, pur completamente immorali e perversi, nonch sprovvisti di ogni positiva qualit umana subuomini sanguinari e corruttori , erano depositari di capacit e di forze occulte negative e micidiali. Se questo vero: e non osiamo andare oltre lipotesi, data lestrema difficolt di accedere oggi ai documenti dellesoterismo nazista, ammesso che, come qualcuno suppone, ancora esistano. Ipotesi in questo senso sono state formulate specialmente da chi si occupa di ricercare i nazisti che riuscirono a scomparire al momento della caduta del III Reich. Si sa che i documenti dellAhnenerbe, istituto per lo studio e la conservazione delleredit ancestrale113 , avrebbero dovuto essere distrutti, ma che la loro distruzione non pot essere integralmente compiuta; scomparso , daltronde, il prof. August Hirt, direttore dellistituto di anatomia delluniversit di Strasburgo e coordinatore degli esperimenti medici dellAhnenerbe sui prigionieri dei Lager. Altri elementi possono trovarsi nellarchivio (attualmente inaccessibile se non, forse, ai compagni di fede) di Fr. Hielscher, fondatore dellAhnenerbe, il quale comparve
112

H. Rauschning, Cos parl Hitler, trad. it., Roma 1944, p. Vedi oltre, pp. 71-72.

208.
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a Norimberga solo come testimone, non come imputato. Se questo vero, le parole che abbiamo citato dal testamento politico di Hitler, le accuse rivolte ancora in extremis contro gli ebrei di avere voluto paletto di frassino nel cuore, ecc.; perch chi frequenta le forze segrete pu essere sterminato soltanto con tecniche esoteriche). Questo sforzo di acquisire tecniche difensive andrebbe allora ricollegato alla specifica e documentata accezione del segreto orientalismo della Germania durante il III Reich: la ricerca di un Oriente ancora pi Oriente di quello ebraico, la frenesia nazista di stabilire rapporti di conoscenza e di alleanza con il presunto cuore segreto dellEstremo Oriente, il Tibet114 . forse quale contravveleno alla minaccia orientale dellesoterismo ebraico. Il Reich senza centro Se si esamina il monumentale apparato iconico e mitologico del nazismo, ora, a quarantanni di distanza, quando immagini e voci sono necessariamente percepibili solo per il tramite di una sorta di stilizzazione spettrale come quella della pagina scritta o della fotografia, della co114 Su questo particolare orientalismo della Germania nazista, la ricerca deve iniziare dalle opere dellesploratore e geografo svedese S. Hedin e (per il Giappone) di K. Haushofer, professore di geopolitica a Monaco (questultimo, del resto, fu collegato non solo a Hess e a Hitler [cfr. J. Fishman, The Seven Men of Spandau, New York 1954] ma anche a Sorge, che avrebbe poi svolto unimportante attivit spionistica in Giappone per conto dellUrss [cfr. Chalmers Johnson, An Instante of Treason. The Story of the Tokyo Spy Ring, New York 1961, p. 266 sgg.]). Inoltre, dai materiali relativi alle varie organizzazioni SS e dai verbali degli interrogatori di W. Sievers a Norimberga [vedi oltre, pp. 71-72] si ricavano elementi circa i piani di ricerca progettati e parzialmente attuati dal dott. Scheffer, dellAhnenerbe, nella zona himalayana

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lonna sonora di un film, si ha limpressione che di l dallesibizione di sicurezza e di forza (sicurezza e forza che spesso esistevano molto concretamente), sia avvertibile quella che un cultore di simboli definirebbe perdita del centro. I documenti delle parate di Norimberga, il film sulle Olimpiadi di Berlino, i progetti architettonici di A. Speer, le testimonianze di tutte le massicce e scenografiche esibizioni della compattezza, della violenza e della eternit del regime, presentano un carattere di rituali di fondazione difensivi. Dalle strutture architettoniche alluso dei lunghi labari con la svastica, dai moduli di disciplinatissima ripartizione coreografica delle masse al periodare di uno scrittore nazista colto come E. G. Kolbenheyer, si impongono formule bidimensionali, da fondali di teatro, che mirano a creare ex novo una terza dimensione, uno spessore di veridicit sacrale, anzich a esibire uno spessore preesistente. Se per il fascismo italiano abbiamo parlato di trovate, anche nellambito di una superficiale mistica della morte (smentita, del resto, da una sorta di interessato cinismo ottimistico e vitalistico), le trovate del nazismo si collocano in un quadro di paura da parte dei potenti del regime pi concreta, oltre che, naturalmente, di violenza non meno concreta di quella fascista. Difficilmente, daltronde, si troverebbero nellItalia fascista, nella retorica dei gerarchi e nelleloquio stesso del Duce, mimica e stilemi di angoscia pari a quelli consueti alloratoria di Hitler e dellultimo Goebbels, nonch, di fianco allapologia dei miti nazionali, ricerche sistematiche del diverso come quelle che, in Germania, fecero curiosamente da pendant alle persecuzioni del diverso-ebreo, del diverso-zingaro, ecc. Le indagini svolte subito dopo la guerra su un gruppo di alti ufficiali delle SS, 115 , il non molto che affiorato dai
115 F. Bayle, Psychologie et thique du nationalsocialisme. tude anthropologique des dirigeants SS, Parigi 1953.

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documenti superstiti delle organizzazioni collegate alle SS116 e dai verbali del processo di Norimberga, permettono di cogliere nella mitologia nazista una polarit Occidente Oriente entro la quale i responsabili carismatici del vero germanesimo sembrano ribaltare i temi della propaganda guglielmina nel 14 (la Germania aggredita innocente, la congiura dellIntesa contro una nazione, o meglio un popolo ancora allinizio della conquista di una sua solida fisionomia spirituale e di uno spazio a essa adeguato) e della Germania ulteriormente pugnalata a Versailles, nel quadro di un popolo che incarna lautenticit delluomo occidentale, indebolito tragicamente da una carenza spirituale di tutto lOccidente, e tuttavia depositario di quei germi o di quelle virt eroiche che lo inducono a lottare per la riconquista del centro metafisico e materiale della storia. I legami antichi che univano i tedeschi (e gli occidentali in genere) con le forze da cui dipende il possesso di quel centro sono stati interrotti o viziati profondamente, avvelenati, da diversi che vengono da Oriente, gli ebrei, e che risultano pi vicini allOriente mistico (centro o metafora del centro metafisico) perch i germani non sono pi consapevoli dessere indo germani,117 dunque di fatto gli eredi per sangue degli emissari protostorici che il centro mand da Oriente verso Occidente per affermare le sue leggi e per irradiare la sua forza dallHimalaya e dal Caucaso in direzione dellAtlantico. Ammesso che il messaggio segreto di Mircea Eliade sia in qualche modo cristiano (come era programmaticamente cristiana lideologia o la mitologia della Guardia
116 E. Kogon, Der SS Staat und das System der deutschen Konzentrationslager, Monaco 1946; G. Reitlinger, The SS Alibi of a Nation, New York 1957. 117 In Germania, non a caso, la forma indo-germani prevalsa su quella indo-europei.

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di Ferro), leggiamolo ora in chiave non cristiana: I miti e le religioni [...] sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato: lapparato mitologico e religioso del nazismo il risultato del vuoto determinato dalla perdita del centro, dallessersi ritirate in un Oriente geografico o metafisico? geografico e metafisico? le forze da cui dipende la storia. La religione e la mitologia della morte sono la reazione difensiva e tragica, ma non priva di speranza, di chi, come i protagonisti del potere e del ritualismo nazista, si sente abbandonato, insidiato, avvelenato da avversari che a loro volta si proclamano eletti, e si sforza di ristabilire rapporti con la fonte della vera sacralit ritiratasi da s in se stessa:
[...) si sar capito che la vera religione inizia solo dopo che Dio si ritirato dal mondo? Che la sua trascendenza si confonde e coincide col suo eclissarsi? Lo slancio delluomo religioso verso il trascendente mi fa pensare a volte al gesto disperato dellorfano rimasto solo al mondo118

Siamo rimasti fino a ora nellambito di una cultura di destra mitteleuropea che, nel nostro secolo, offre limmagine di una mescolanza triviale di esoterismo rimasticato e di razzismo, allinsegna di pratiche sacrificali e di altri elementi dun apparato di religione della morte. Non presumiamo, certo, di spiegare la genesi del nazismo con una pi o meno suggestiva dottrina esoterica, con laffiorare di una data costellazione mitologica manipolata ad hoc dagli interessati. Ci limitiamo soltanto a esaminare laspetto che la cultura della destra mitteleuropea offre ad alcuni sondaggi nellambito del suo linguaggio o, se vogliamo, delle formalizzazioni iconiche e rituali della sua paura e della sua violenza. Da questa analisi, la religione della morte elaborata e applicata durante il cosid118

M. Eliade, Giornale, cit., p. 230.

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detto dodicennio nero risulta sezionabile in riti, strutture organizzative, obiettivi ed escatologia, anche se i confini di ciascuna sezione si dimostrano fluttuanti rispetto ai territori del vivere comune, profano, che rispettivamente vi corrispondono. Un fondo rituale fu con ogni probabilit presente sia nella fondazione delle SS, sia nellimpianto dello sterminio di intere popolazioni: ma fino a che punto il carattere ascetico del codice di comportamento delle SS, in base al quale il sommo valore positivo consisteva nellessere cos estranei alla vita da infliggere o subire la morte con la stessa tranquilla partecipazione con cui gli uomini comuni mangiano o bevono, si identificava con un carattere religioso? o non, soltanto, con un ottundimento profano e disciplinato di impiegati postali che secondo le parole dellautodifesa di W. Sievers a Norimberga smistavano, anzich pacchi, uomini ai campi di sterminio? Fino a che punto si tratt di rituali in qualche modo iniziatici, e non, soltanto, di una cosiddetta religione del dovere militare e della subordinazione gerarchica? Fino a che punto i materiali mitologici del III Reich offrono le testimonianze di un deliberato e organico sforzo di sistematizzazione religiosa, e non, soltanto, di sedimentazioni culturali che erano lunico patrimonio ideologico di Hitler o di Rosenberg e che, mal digerite, venivano adoperate (tra buonafede e malafede) per abbellire come sovrastrutture elusive la progettazione e lattuazione di disegni politici molto meno esoterici? Alcuni di questi interrogativi sono mal posti. Non vi ragionevole dubbio circa il fatto che Hitler e la sua corte disponessero di una cultura raccogliticcia e mal digerita; ma, daltra parte, non vi sono ragionevoli elementi per asserire con certezza che la manipolazione propagandistica di queste sedimentazioni fosse compiuta a freddo, come calcolata tecnicizzazione di elementi mitologici che possono servire, ma nei quali non si crede o, comunque,

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nei quali non si crede tanto da subordinare a essi i propri interessi meno metafisici. Questo discorso della malafede dei Grandi del nazismo pu forse essere parzialmente vero a proposito della manipolazione della mitologia germanica o pseudo-germanica, mentre non sembra affatto vero a proposito delle immagini mitiche collegate alle paure di quei Grandi e alle loro ambizioni di entrare in contatto con forze diverse (diverse anche da loro). Qui non si tratta pi di propaganda: limmagine dellebreo pericoloso perch possessore pur indegno di forze e conoscenze efficienti, e limmagine dei veri Potenti della Terra ritiratisi in un enigmatico Oriente, non furono mai messe in circolazione, et pour cause, nellambito della pi esplicita propaganda nazista. Le attivit dellAhnenerbe e lapparato dottrinale peculiare delle alte gerarchie delle SS rimasero segreti o mascherati da coperture di banalit. Quando un generale dOltre-Atlantico fa sfilare la popolazione di Weimar davanti ai crematori di quel campo di concentramento, coloro che vengono costretti a visitare Buchenwald sono cittadini che hanno tenuto dietro apparentemente con onore ai loro affari e tentato di non saper nulla, bench il vento portasse alle loro nari il puzzo di carne umana bruciata119 ; hanno tentato di non saper nulla, dunque sapevano: ma con ogni probabilit non sapevano tutto, cio sapevano che nei forni si bruciavano uomini, non sapevano che non si trattava soltanto di uccisioni legittimate dal fatto dessere organizzate dal potere e dallo stato, bens anche di rituali sacrificali, difensivi e forse evocatori. Sul loro carattere difensivo crediamo che ci si possa esprimere con qualche certezza: sterminare in modo definitivo gli ebrei era unoperazione che portava a compimento i rituali notturni per nulla cruenti organizzati dallantisemitismo esoterico dei primi decenni del secolo: abbiamo gi citato il
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Th. Mann, Doctor Faustus, cit., p. 528.

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profeta Ludwig Derleth. Sul loro carattere evocatorio (sacrifici umani di massa, miranti a evocare forze e Potenti che amano il sangue e con i quali necessario ricollegarsi), si possono avanzare solo ipotesi abbastanza generiche. Qualcosa, tuttavia, esce dalla genericit, ed precisamente la mitologia delluccidere e dellessere uccisi come procedura di accelerazione dellavvento e della fondazione del nuovo regno, della nuova legge, del nuovo uomo. La guerra, voluta dagli ebrei che sono notoriamente assetati di sangue e che fin dai primordi praticarono ritualmente sacrifici umani e manipolazioni del sangue, viene sfruttata per un opposto disegno se i soldati e i civili tedeschi cominciano a morire a migliaia nel quadro di unoperazione sacrificale che li fa non vittime passive, ma almeno nelle intenzioni di Hitler vittime che non esitano a morire, che, nei casi estremi, vogliono morire: la resistenza fino alla morte, lassoluto rifiuto della resa anche quando qualsiasi considerazione di logica militare profana la renderebbe opportuna o inevitabile, latteggiamento che mira a salvaguardare questa connotazione rituale, lunica per cui il tedesco che muore in guerra favorisce il futuro della Germania anzich gli interessi dei suoi nemici. Ma, simmetricamente, lo sterminio degli ebrei da un lato la replica punitiva alla volont ebraica di conferire, con la guerra, dimensioni gigantesche ai loro sacrifici umani, daltro lato un rituale cruento che a parte la differenza qualitativa delle vittime accelera lavvento del nuovo regno. Cos, uccidendo gli ebrei, tutti gli ebrei (perch questo lobiettivo preciso della soluzione finale), si elimina daltronde un micidiale contingente di indegnamente privilegiati, che in massa o singolarmente sanno e possono pi degli stessi tedeschi. Da questo punto di vista, latteggiamento dei Grandi del nazismo sembra spesso quello di chi si muove quasi alla cieca, qualcosa sa, ma non sa ancora tutto perch sapere tutto significa essere in rap-

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porti armonici con forze che invece si sono ritirate dallOccidente e che, imperscrutabili, agiscono a loro assoluta discrezione, tanto da consentire che dei Robinson dOriente completamente immorali e perversi (come Jung-Stilling definiva gli ebrei) seducano e violentino gli ingenui Venerdi, eredi degli indo-germani.

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II. IL LINGUAGGIO DELLE IDEE SENZA PAROLE

Neofascismo sacro e profano Siamo abituati a parlare di neofascismo dalla faccia feneo ascismo in doppio petto, distinzione che, se la si riferisce a due stili di comportamento, risulta appropriata: lo stile di comportamento dei neofascisti di volta in volta essenzialmente da faccia feroce o da doppio petto, oppure mostra una calcolata mescolanza dei due ingredienti in varie proporzioni. La medesima distinzione meno appropriata quando si esamina la sfera ideologica piuttosto nebulosa che corrisponde a quel comportamento. In questo paragrafo cominceremo a vedere che, sebbene grossolanamente si possa anche parlare di ideologia neofascista da faccia feroce oppure da doppio petto, di fatto le due etichette non corrispondono bene agli ingredienti ideologici essenziali, si presentino essi allo stato puro o, come pi frequente, mescolati tra loro. Pi appropriata, se la si riferisce agli ingredienti e agli atteggiamenti ideologici, una distinzione tra neofascismo per cos dire sacro e profano, o anche esoterico ed essoterico. I due termini di questa seconda distinzione non sono lesatto corrispettivo (gli omologhi) di quelli della prima in un diverso ambito di riferimento: n il neofascismo sacro o esoterico n quello profano o essoterico sono lesatto corrispettivo, nellambito dello stile ideologico, del neofascismo dalla faccia feroce o di quello in doppio petto, nellambito dello stile di comportamento. Questa mancanza di omologia fra lalternativa di comportamento e lalternativa ideologica lascia sospettare nel neofascismo, e forse in tutto il fascismo, vecchio e nuovo, una frattura tra prassi politica e ideologia che noi esamineremo qui

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soprattutto dal punto di vista della storia della cultura, ed a cui altri studiosi hanno gi accennato, partendo da punti di vista diversi. Nel 1967 leditore Giovanni Volpe ha pubblicato un libretto di Saint Loup (pseudonimo di Mare Augier), I volontari europei delle Waffen SS: traduzione e prefazione di Adriano Romualdi120 Traducendo per la prima volta alcune sue pagine nella nostra lingua siamo lieti di segnalare in Italia uno scrittore cos significativo e di render giustizia alla memoria delle Waffen SS (p. 10). La cosa pi interessante di questa prefazione il suo tono. Lapologia delle Waffen SS accompagnata da espressioni quasi salottiere di editoria un po passata di moda: siamo lieti di segnalare in Italia uno scrittore cos significativo; da debolezze piccolo borghesi, nei confronti del prestigio dellaristocrazia: [la] presenza nelle file delle SS di una lite di persone capaci e intelligenti tra cui molto numerosi gli aristocratici (anche alcuni membri di case regnanti [sic] tedesche)(p. 6); dallattribuzione non altro che di borghesissime virt al capo delle SS: la metodica laboriosit di Himmler (ivi); e perfino dalla citazione, come testimone a favore, di un uomo di destra, s, ma di triviale e opportunistica destra borghese, quale Konrad Adenauer, di cui sono riportate con compiacimento le parole: le Waffen SS erano soldati come tutti gli altri(p. 9, nota). Viene da obiettare che Himmler sar stato certamente metodico e laborioso (lavorava a tavolino ogni giorno dalle 8 alle 20; contrassegnava metodicamente migliaia di pratiche con un gel [=gelesen, letto] seguito dalla
120 Giovanni Volpe (editore in Roma), figlio di uno dei principali storici ufficiali del fascismo, Gioacchino Volpe, ha pubblicato tra laltro: P. Drieu La Rochelle, Jos Antonio Primo de Rivera, M. Bardche, A. Bonnard, J. Evola. Sugli editori specializzati nella militanza di destra vedi oltre, pp. 98-99

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sua sigla, HH, sottolineata121 ), ma, a quanto risulta, si riteneva la reincarnazione dellimperatore romano e re di Germania Enrico 1 lUccellatore, e dunque si sar stimato degno di memoria per ben altre virt, ben pi singolari della metodica laboriosit. Del pari, tanto Himmler quanto in generale gli altri ufficiali superiori che portavano sulle mostrine le rune della vittoria (p. 6) presumibilmente avrebbero poco gradito essere definiti soldati come tutti gli altri. Himmler non solo riuniva intorno alla sua tavola, in privato, un numero fisso di dodici convitati nei quali si possono riconoscere a piacere i cavalieri della Tavola Rotonda, i dodici del Consiglio Circolare del Dalai Lama, i dodici membri del Circolo Interiore dellAgarttha o altre dozzine essoteriche122 , ma aveva parlato chiaramente non di soldati come tutti gli altri, bensi di un Ordine di sangue puro [...] per servire la Germania123 e a questo Ordine aveva conferito un abbondante apparato rituale e simbolico. Al processo di Norimberga le SS furono definite associazione criminale, e questa innanzitutto laccusa che A. Romualdi vuole smentire nella sua introduzione. Nella nota in cui cita fra laltro Adenauer, egli ritiene che sia sufficiente e credibile dichiarare: Nonostante le Waffen SS non avessero avuto nessuna parte nella persecuzione degli Ebrei, il tribunale di Norimberga le bol121 R. Manvell, H. Fraenkel, Heinrich Himmler, Longanesi, Milano 1966. 122 Cfr. R. Gunon, Il re del mondo, trad. it. di A. Reghini, Atanr, Roma 19522, pp. 35-36. 123 F. Bayle, Psychologie et thique du nationalsocialisme. tude anthropologique des dirigeants SS, Parigi 1953, p. 414; lautore di questo libro (che raccoglie una quantit di documenti e di dichiarazioni dei capi delle SS) uno psichiatra francese che immediatamente dopo la fine della guerra ebbe la possibilit di parlare a lungo con alti ufficiali delle SS in attesa dessere processati.

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l quale associazione criminale. interessante notare che Romualdi nello stesso libro accenna alla tragedia degli ebrei; in una nota (a p. 36) egli scrive: Le atrocit inimmaginabili commesse dallArmata Rossa costrinsero alla fuga ben 15 milioni di Tedeschi [...] 3 milioni perirono, o per i disagi e i maltrattamenti, o sistematicamente sterminati dai Sovietici, o scomparsi in Siberia. Migliaia di essi si uccisero con le loro famiglie per non dover subire le sevizie dei Russi. una tragedia che lOccidente ignora, ma che non per nulla inferiore a quella degli Ebrei [il corsivo nostro]. Dunque, perfino secondo Romualdi ci fu una tragedia degli ebrei, e perfino secondo lui fu tale da poter essere citata come termine di paragone a proposito di quella che egli dichiara unaltra enorme e per nulla inferiore tragedia. Ma allora, secondo lui, chi fu responsabile della tragedia degli ebrei? Non le SS, egli dice. Quindi altri soldati tedeschi? Ma in tal caso non converrebbe presentare come testimonianza a favore la dichiarazione che le SS erano soldati come tutti gli altri. Per quanto possa sembrare paradossale, limpressione proprio questa: che Romualdi ricorra solo per comodit di propaganda alla versione soldati come tutti gli altri, e di fatto sia convinto della differenza radicale tra le SS e gli altri soldati tedeschi. vero che a Norimberga gli ufficiali superiori delle SS che figuravano tra gli imputati si attennero generalmente alla linea di difesa soldati come tutti gli altri. Alcuni di loro, per, come per esempio il generale SS Otto Ohlendorf, insistettero sui valori puramente spirituali che la loro generazione aveva trovato nelle SS dopo il vuoto causato dallisterilirsi e dalla morte del cristianesimo. Ohlendorf era per cos dire un uomo di cultura, laureato in giurisprudenza e in economia. Fu capo della Sezione III dellUfficio centrale di sicurezza di Himmler ed esperto per il commercio estero al Ministero dellecono-

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mia del Reich; fra il giugno 1941 e il giugno 1942 comand lEinsatzgruppe De, per sua stessa ammissione a Norimberga, fece sterminare circa novantamila tra uomini, donne e bambini124 A Norimberga la linea di condotta degli imputati SS aveva anche una ragione concreta: tentare di sfuggire alla condanna grazie al principio per cui i soldati come tutti gli altri non sarebbero punibili dei reati commessi nelladempimento del dovere militare; ed logico, quindi, che in quelloccasione gli ufficiali delle SS scegliessero di rinunciare temporaneamente allorgoglio di dichiararsi soldati diversi da tutti gli altri, un Ordine. Sembra, del resto, che il colonnello SS Wolfram Sievers, segretario dellesecutivo dellAhnenerbe e responsabile della fornitura di materiale umano al professor August Hirt per i suoi studi anatomici125 , una volta condannato e sul punto dessere giustiziato, abbia rinunciato alla maschera di soldato come tutti gli altri chiedendo di poter celebrare per lultima volta il suo culto con inconsuete preghiere, insieme con il maestro spirituale suo e dellAhnenerbe, Friedrich Hielscher. Linterrogatorio di Sievers riportato nei verbali di Norimberga, ma, a quanto ci risulta, non esistono testimo124 F. Bayle, Psychologie et thique du nationalsocialisme, cit., p. 477. Una parte della deposizione di Ohlendorf (non per i riferimenti ai valori puramente spirituali, che si trovano nel libro di. Bayle) riprodotta in W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, trad. it. di G. Glaesser, Einaudi, Torino 1963, pp. 1035-1038. 125 Si tratta del prof. August Hirt, direttore dellistituto di anatomia delluniversit di Strasburgo: per un quadro delle sue attivit v. W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, cit., pp. 1056-1060. Hirt alla fine della guerra sfuggito allarresto ed scomparso, dopo aver adottato durante gli interrogatori la solita tattica Io non ho nulla a che fare con luccisione di quella gente. Ho semplicemente eseguito il compito di un impiegato della posta

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nianze che siano al tempo stesso minuziose e attendibili circa il suo comportamento nelle ultime ore126 , per cui bisogna prendere con molta cautela le ipotesi intorno a questo suo pur parziale disvelarsi in extremis. Qualche cosa di pi si sa intorno allAhnenerbe (la parola significa eredit ancestrale), che Romualdi menziona nella sua prefazione tra la quantit di competenze e di iniziative che le SS raccolsero nelle loro mani: ... centri di studi come lAhnenerbe che si occupava della religione e delle origini indoeuropee (p. 6). Cosa in realt facesse lAhnenerbe piuttosto chiaro. Fondato privatamente da Fr. Hielscher, apolitico saggio e maestro di esoterismo, amico di Sven Hedin e di Ernst Jnger, lAhnenerbe, poi assorbito dallorganizzazione delle SS, era un cospicuo apparato destinato a fornire i presupposti teorico-pratici per la formazione di una razza della Tradizione e per il recupero della cultura tradizionale. Vi si commettevano atrocit come gli esperimenti medici del prof. Hirt e di altri. Quanto al valore scientifico delle indagini, che pure vi si svolgevano, sulle mitologie e religioni indoeuropee, si pu semplicemente citare il giudizio del maggiore specialista moderno di studi indoeuropei: in Germania la nozione di ariano ha poi assunto gli sviluppi a volte ingenui, a volte feroci, che sono noti [...] N varr la pena di insistere qui sui dan126 La testimonianza in Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal, Norimberga s. a., vol. xx, pp. 521-525. (una parte riportata in W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, cit., pp. 1057-1059). Un resoconto delle ultime ore di Sievers si trova in L. Pauwels e J. Bergier, Il mattino dei maghi, trad. it. di P. Lazzaro, Mondadori, Milano 19713 , pp. 371-374: a proposito di questo libro veci in precedenza, p. 53, nota 2.

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ni provocati dal nazismo anche in questo ambito, danni che altrimenti sarebbe stato facile evitare127 Ora, correndo lanno 1967, per un apologeta delle SS come Adriano Romualdi la ragione di cautela che poteva valere per gli ufficiali processati a Norimberga non sussisteva pi. Evidentemente ci saranno stati altri motivi: o Adriano Romualdi era effettivamente convinto che le SS fossero soldati come tutti gli altri, sia pure un po pi leggendari e selezionati degli altri128 , e riconosceva nel loro aver a modello i grandi ordini monastico-guerrieri, in particolare lOrdine Teutonico(p. 5) solo una caratteristica culturale essoterica (di una cultura sui generis: come la vernice romana del fascismo italiano); oppure era convinto del carattere esoterico e delle prerogative occulte delle SS, ma per qualche ragione non giudicava opportuno parlarne ai destinatari del libro, presumibilmente fedeli camerati o prossimi adepti, ma estranei al novero ristretto dei veri cultori di quelle convinzioni i quali veri cultori, fra laltro, avrebbero dovuto poter leggere Saint Loup nelloriginale, ammesso che interessasse loro un libro in cui si narra, in maniera romanzata ma sulla scorta di documenti e testimonianze, la storia delle SS francesi (p. 9; il corsivo nostro). Un libro divulga127 G. Dumzil, Religion et mythologie prhistoriques des Indo-europens, in Histoire gnrale des religions, sous la direction de M. Gorce et R. Mortier, Quillet, vol. I, Parigi 1948, p. 444. 128 Dal 1933 esistevano anche alcuni reggimenti di SS, la SS Verfgungsgruppe, addestrata come truppa dlite dai generali Hausser e Steiner, intesi a creare un nuovo tipo di soldato-atleta e a rivoluzionare tutte le concezioni della strategia. Anche i conservatori della Wehrmacht rimasero di stucco quando videro formazioni delle Waffen SS percorrere tre kilometri in venti minuti a piccoli salti. [...] Il loro leggendario eroismo, i successi spettacolari di questi ultimi figli del dio della guerra...(A. Romualdi, prefazione a I volontari europei, ecc., cit., p. 6).

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tivo, dunque. E prima di cercare di capire se divulgazione in questo caso, nelle intenzioni di Adriano Romualdi, fosse introduzione semplice e avvincente alla storia di alcuni comportamenti che lautore della prefazione riteneva esemplari, ma pur sempre essoterici, oppure versione per i profani di avvenimenti e disegni essoterici, indispensabile esaminare il contenuto del libro vero e proprio, le pagine di Saint Loup. Sono pagine molto rozze anche dal punto di vista letterario, indubbiamente destinate a lettori di bocca buona, in cui vengono narrati alcuni episodi delladdestramento e dei combattimenti delle SS francesi. Il tono questo:
Un tenente dellarmata Rommel ha pregato Chabert, un giovane sottufficiale degli spahis sahariani, di spiegargli cosa cercasse nelle Waffen SS. Chabert gli ha risposto: La croce di ferro. Ho bisogno donore. [p. 12]

Di sacro, non nel senso del sacro onere militare che essoterico, e simili, ma nel senso di dottrine o esperienze occulte, non c nulla. Compaiono, certo, gli esemplari cavalieri dellOrdine Teutonico, modello dei neofiti nelle SS, ma in modo poco esoterico; anzi, alcune parole lasciano intendere che si tratta di un apparato didattico abbastanza profano o tuttal pi di miti efficaci. Gli Junkers delle WafFen SS francesi arrivano nella loro caserma a Tlz:
Posata su questo altopiano consunto da unerosione apocrifa, serrata tra linee architettoniche inscritte in un piano orizzontale, si stendeva la Marienburg dei nuovi cavalieri teutonici...

Oltrepassarono un barbacane di sogno, un semplice tetto in equilibrio su due muri di granito che era l solo per impressionare i nuovi venuti. Piegarono le spalle sotto una volta pregotica...[p. 19; il corsivo nostro].

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Lunico accenno a misteri si trova nellultimo capitolo. Due ufficiali delle SS francesi sono accompagnati a Hildesheim dal loro capo, Le Fauconnier, un intellettuale, compagno di scuola di Robert Brasillach (pag. 26), per formare una compagnia a destinazione speciale. Probabilmente si nel 1945 (Lagonia della Germania hitleriana incominciava, p. 36). Il mistero consiste nel compito della compagnia a destinazione speciale: Dove stiamo andando, Hauptsturmfhrer? chiese il tenente Malhart. Alla Haus Germania. l che dislocata la centrale per la propaganda delle Waffen SS straniere. Il nostro incarico ufficiale la redazione di Devenir, giornale della divisione Charlemagne. E quello ufficioso? Le Fauconnier rise, poi disse, con tono burlone: La compagnia a destinazione speciale incaricata di annunciare al mondo lEvangelo secondo Adolf Hitler! Malhart, cercate di non fare domande stupide. Presto saprete tutto quel che necessario sapere. Niente di pi, ma anche niente di meno! [p. 39]. Arrivano allo Haus Germania di Hildesheim, dopo aver percorso le strade antiche della cittadina ( non era facile risalire dallera teutonica allera hitleriana, ivi); trovano un insieme di edifici moderni costruiti su un antico monastero (ivi), naturalmente di notte. L, nella realt sfavillante di una galleria a volte romaniche, interamente modernizzata e oscillante nel chiarore di una luce indiretta (ivi), sentono un capo che di lontano suona Bach allorgano, poi vedono passeggiare nel chiostro due ufficiali della SS Nera, come monaci di Solesmes o duna Certosa (p. 42). E qui finisce il libro; il lettore non sa quale fosse il compito misterioso della compagnia a destinazione speciale; viene solo a sapere che, come dice lultima frase, il capo che di lonta-

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no suonava lorgano, anticipava lora della disfatta e gi prendeva possesso della notte (ivi). Se ci si chiede cosa possa gustare di questo libro il lettore non colto, e nemmeno adepto in senso esoterico, cui esso destinato da evidente materiale di propaganda grossolana qual , si pu solo rispondere che il camerata o futuro camerata apprezzer i discorsi sullonore militare e sulla casta militare internazionale:
Come soldato simpatizzo con tutti i soldati dEuropa. I volontari francesi [nelle Waffen SS] portano la croce di ferro accanto alla Legion dOnore, anche quando se la sono guadagnata contro i tedeschi. Due splendide decorazioni di due nazioni diverse sullo stesso petto: ecco la nuova Europa129

e le lodi dello sport che tempra lanimo virile. La guerra quasi quasi equiparata a una sportiva prova di valore dallufficiale delle SS che apprezza la presenza della Legion dOnore di fianco alla Croce di Ferro. Lo sport presentato come componente essenziale nella formazione delle SS, e nella prefazione si precisa che Saint Loup detentore del record di campeggio invernale sulla Jungfrau (p. 9). La smania del campeggio sportivo, di cui si sono avute ancora prove recenti in Italia da parte degli amici di Adriano Romualdi, cosa vecchia; nel presentare sulla rivista Antieuropa la tesi di laurea di un gio129 Queste parole sono riportate da Romualdi come dichiarazione dellObergruppenfhrer SS Gottlob Berger. H. R. TrevorRoper (in The Last Days of Hitler, New York 1947, pp. 124127) riferisce la testimonianza di Berger, il quale si rec a Berlino, nel Bunker della Cancelleria, durante gli ultimissimi giorni di Hitler: in base a questa testimonianza Shirer (Storia del Terzo Reich, cit., p. 1204) definisce Berger uno di quegli ingenui tedeschi che credevano realmente nel nazionalsocialismo. Si direbbe piuttosto che Berger fosse s un nazista convinto, ma soprattutto (e le due cose evidentemente non si escludono affatto) un militare convinto.

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vane fascista, Asvero Gravelli scriveva: Cabalzar era al campo, allorch dovette discutere la sua laurea in scienze politiche: venne da me recando nel cuore la poesia dei monti dAbruzzo. Scese a Genova, si merit lelogio e ritorn sui monti a comandare un campeggio di avanguardisti allestero. Cos i giovani fascisti: cosi quelli che si batterono e che operano. Sui monti: nella verit e nel perfetto spirito dellItalia madre130 . probabile che il camerata lettore apprezzi anche i riferimenti al medioevo, ai Cavalieri Teutonici, a quel tanto di mistero che circonda il compito della compagnia a destinazione speciale (per non parlare della musica che prendeva possesso della notte). per da escludere che egli afferri lunico riferimento preciso, in tutto il libro, alle effettive presunzioni esoteriche delle SS: la collocazione proprio a Hildesheim del misterioso compito di quella compagnia. Si pu essere certi che nessuno dei lettori cui destinato il libro ha mai saputo che Hildesheim fu realmente nel medioevo un centro di dottrine esoteriche; che nel Tesoro di Hildesheim sono conservati i due candelabri ritrovati nella tomba del vescovo Bernvardo, il quale avrebbe tradizionalmente racchiuso nelle figurazioni che li ornano la summa del suo sapere alchemico131 ; che a Hildesheim esiste ancora oggi la cosiddetta Casa dei Templari. Non solo nessun lettore grosso, cui destinato il libro, ha mai saputo queste cose, ma lautore stesso non ha fatto nulla per rivelargliele (pur scegliendo proprio Hildesheim come luogo di quel mistero, e quindi riferendosi celatamente alla tra130 A. Gravelli, nota introduttiva a: F. G. Cabalzar, Paneuropa ed Antieuropa, in Antieuropa, anno II, n. 8, 1 agosto 1930, p. 1297. Su A. Gravelli vedi pure p. 82. 131 Una riproduzione dei candelabri, con relativo commento, in T. Burckhardt, Lalchimia, trad. it. di A. Staude, Boringhieri, Torino 1961, p. 60 e tav. 3.

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dizione della cittadina sassone, pregiata dallAhnenerbe) e non ha neppure menzionato la Casa dei Templari fra gli edifici che i suoi personaggi vedono durante la loro passeggiata notturna:
Presto la forma delle case and modificandosi. Erano entrati armai nella Hildesheim medievale. I tetti, dagli alti frontoni gotici, divenivano sempre pi aguzzi, le strade sempre pi strette. Le facciate delle case sporgevano ed incombevano a limitare prospettive aperte sul cielo inazzurrato dalla luna. La notte si specchiava sui dorsi curvi e lastricati delle vie. Intorno, un tremolio di lumi mascherati. Il vento spirante sulla piana di Westfalia faceva oscillare le insegne di ferro battuto. Il Grasso Maiale si mise a grugnire mentre il Vecchio Tessitore gemeva in cima alla sua asta rugginosa. [...]Andavano dalla Scrofa tessitrice al Gatto pescatore, tra fontane asciutte e piazze deserte, sotto una danza di finestre a crociera chiuse su segrete felicit... In questa citt, in cui non esisteva la minima soluzione di continuit fra passato e presente, non era facile risalire dallera teutonica allera hitleriana. [pp. 38-39]

Fra tanto dispiego di colore medievale e tanto parlare, qui e altrove, di Cavalieri Teutonici, ci si aspetterebbe almeno un accenno alla vera tradizione di studi esoterici in Hildesheim durante lalto medioevo, e alla Casa dei Templari (gli esoteristi, compresi quelli nazisti, hanno sempre riconosciuto in questOrdine il depositario di compiti misteriosi, passati poi in eredit ai Cavalieri Teutonici dopo la distruzione del Tempio)132 . Invece, nulla. Ma in compenso la scelta di Hildesheim come luogo conclusivo del libro e sede dellunico mistero che vi compare.
132 Cfr. per esempio R. Gunon, Il re del mondo, cit., pp. 16, 67, e passim;I Custodi della Terra santa, in Simboli della scienza sacra, trad. it. di F. Zambon, Adelphi, Milano 1975, pp. 81-88.

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C da chiedersi se, a parte Saint Loup (il quale fece parte delle SS, e daltronde avrebbe difficilmente scelto Hildesheim se fosse stato ignaro di tutto ci), lo stesso Adriano Romualdi fosse davvero al corrente di queste implicazioni esoteriche, oppure le ignorasse cos come certamente le hanno ignorate ed erano destinati a ignorarle i lettori del libro. Nel curriculum di Adriano Romualdi figlio del vicesegretario del MSI, e legato a Ordine Nuovo, amico di Freda e di Giannettini133 , c un elemento in base al quale si pu sospettare che egli non fosse alloscuro dellesoterismo di Hildesheim. Romualdi era infatti, se non amico, laudatore di Julius Evola, di cui tra laltro scrisse una sorta di biografia culturale134 e non c dubbio che Evola, con tutto il suo gusto per lalchimia135 , fosse benissimo a conoscenza del vescovo Bevardo e del suo prestigio. Resta per da vedere se Evola stesso, certamente al corrente dllesoterismo medievale a Hildesheim e altrove, attribuisse qualche credito al suo tentato recupero da parte dei nazisti, e se in ci Romualdi lo seguisse. Evola si occup di esoterismo, di Tradizione con la maiuscola, fin dalla giovinezza, e non se ne occup solo da puro storico erudito, ma da persona che ci credeva. In generale, per, e in particolare da quan do in Italia si cominci a parlare di esoterismo na133 Cfr. lintervista di G. Giannettini con M. Scialoja, LEspresso, 24 marzo 1974: Freda lho conosciuto a Padova nel 67; deve avermelo presentato un amico comune, Adriano Romualdi...[...] Quanto ad Ordine Nuovo, sono amico di Romualdi e conosco Rauti, che stimo.... Adriano Romualdi mor in un incidente automobilistico nellagosto del 1973. 134 A. Romualdi, Julius Evola: luomo e lopera, Volpe, Roma 1968. 135 Una voluminosa opera di Evola dedicata allalchimia, cui si riferiscono anche vari passi di altri suoi scritti; la sua stessa autobiografia porta il titolo alchemico Il cammino del cinabro (Scheiwiller, Milano 1972).

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zista con pi insistenza, negli anni 60 (auspice anche Il mattino dei maghi di L. Pauwels e J. Bergier), Evola dichiar pi volte che erano tutte fandonie: che in linea di massima i gerarchi nazisti non avevano mai avuto preoccupazioni del genere, e che comunque, se mai qualcuno di loro si era davvero interessato di esoterismo, certo non era stato altro che un dilettante grossolano. In queste sue dichiarazioni si possono vedere due cose: o soltanto lostilit che Evola ebbe nei confronti del nazismo rozzo anche quando contrappose il suo razzismo spiritualistico al razzismo biologico nazista136 , e magari lorgoglio del cultore della Tradizione che non tollera concorrenti, com frequente; oppure una speciale cautela a non parlare oggi di queste cose, anzi a negarne le pi o meno fondate evidenze, per una qualche ragione che potrebbe essere la stessa per cui Adriano Romualdi maschera e per cos dire borghesizza i presunti aspetti occulti delle Waffen SS. Gli atteggiamenti rispettivamente di Evola e di Romualdi dinanzi alla prassi da seguire oggi nella vita quotidiana allo stile di com portamento, sono solo apparentemente contrastanti. Nel suo libro conclusivo e autobiografico Evola dichiara in sostanza che la Tradizione e la civilt altra si sono definitivamente ritratte da questa fase della storia del mondo, e che quindi non bisogna pi sperare in una salvezza proveniente dal rapporto individuale con quella Tradizione: non si pu pi far altro che difendere la propria interiorit in perfetta apolita,
bisogna applicarsi al problema puramente individuale consistente nel far s che ci su cui io non posso far nulla, nulla non possa fare su di me.[...]Nel dominio politico e sociale non esiste pi nulla che meriti veramente una piena dedizione e un profondo impegno.
136

Vedi oltre, pp. 83-84.

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Salvo, e cera da spettarselo, nei confronti della lotta contro il comunismo perch se vero che per luomo della Tradizione insignificante lantitesi tra Oriente e Occidente, pur vero che una presa di posizione pu essere suggerita da motivi crudamente pratici, in quanto lOriente comunista comporta 1a eliminazione perfino fisica di chiunque non si pieghi alla sua legge137 . Adriano Romualdi esorta invece allazione: bisogna che i veri rivoluzionari-conservatori, superando il nazionalismo delle singole patrie, creino il nazionalismo della Nazione Europa, sacro e severo, e cos operosamente difendano la civilt europea. Se il nazismo e il fascismo, pur preveggenti sotto molti aspetti, erano legati al loro tempo, le SS furono veramente le grandi anticipatrici di questo nazionalismo europeo e a esse bisogna attivamente ispirarsi:
Nel 1944, su 910.000 soldati delle Waffen SS, oltre la met erano stranieri. Fu cos che le Waffen SS divennero il punto dincontro della giovent guerriera dEuropa e un esperimento rivoluzionario che faceva saltare i quadri del vecchio nazionalismo. Con le Waffen SS il fascismo, che nei varii paesi era stato un movimento prevalentemente nazionalista, si fece europeo e lott per una unit imperiale europea contro lamericanismo e il bolscevismo. La stessa idea ariana serv ad allargare la visuale del fascismo tedesco, e cio del nazismo, prima su prospettive nordiche e pangermaniche, poi pi decisamente europee.138

Di Tradizione con la maiuscola, neanche una parola. Anzi, nella biografia di Evola, Romualdi scrisse:
Chi abbia vissuto a Roma negli ultimi quindici anni ha conosciuto ogni specie di evoliani: dai pi bizzarri tradizionaliJ. Evola, Il cammino del cinabro, cit., pp. 198-208. A. Romualdi, prefazione a I volontari europei, ecc., cit., pp. 7.
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sti a maniaci dellocculto fino ai buffoncelli alla moda che mescolano Evola al comunismo la page dei vari Che Guevara139

E nel dir questo era perfettamente ligio al maestro, preoccupato negli ultimi anni di vita di dichiarare chiusa la sua fase tradizionale, e di spingere varie persone che [lo] avevano seguito in quella fase verso un diverso orientamento, non senza qualche scontro polemico con ambienti che ancora nutrono delle illusioni sulle possibilit offerte dai residui tradizionali esistenti nel mondo doggi140 . La apolita predicata dallultimo Evola non cos contrastante come parrebbe con lattivismo europeistico di Romualdi. Vi innanzitutto il denominatore comune ovvio della lotta contro il comunismo: secondo Evola lantitesi fra Oriente e Occidente insignificante per luomo della Tradizione, ma solo contro lOriente prevista la legittimit di una presa di posizione (perch i comunisti, e solo i comunisti, ammazzano); secondo Romualdi i nazionalisti europei, sllesempio delle SS, devono lottare contro lamericanismo e il bolscevismo, ma resta evidente che il pi feroce nemico della civilt europea [] il comunismo russo141 . C per un altro punto di coincidenza preciso fra questi due atteggiamenti, uno di apolita, laltro di attivismo. Evola raccomanda, s, lapolita e la difesa nullaltro che dellinteriorit individuale, ma si preoccupa di precisare:
per non per ognuno, non pel primo venuto, bens per un tipo particolare, per luomo della Tradizione, per chi interiormente non appartiene al mondo moderno, che come patria e come A. Romualdi, Julius Evola, cit., p. 7. Vedi in precedenza p. 79, nota 1. 141 A. Romualdi, prefazione a I volontari europei, ecc., cit., p.
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luogo spirituale ha laltra civilt e che per tal via presenta anche una particolare struttura interiore142

Gli altri, chi non il puro uomo della Tradizione e forse non presenta una particolare struttura interiore, possono per anchessi finire inquadrati nellinsegnamento dellultimo Evola. Egli dice infatti che il suo libro conclusivo anche dedicato
a chi non pu o non vuole staccarsi dal mondo attuale ed pronto ad affrontarlo e a vivervi perfino nelle forme pi parossistiche senza per cedere interiormente, mantenendovi la propria indifferenziata personalit143

In altre parole: ci sono uomini differenziati e indifferenziati. I primi possono e vogliono staccarsi dal mondo attuale, e devono praticare lapolita. I secondi, che non possono o non vogliono staccarsi dal mondo attuale, hanno il permesso di vivervi perfino nelle forme pi parossistiche, purch non cedano interiormente. evidente che Evola collocava se stesso tra i primi; ma Romualdi poteva benissimo collocarsi fra i secondi, o almeno nel caso che egli stesso si collocasse tra i primi assumere la funzione di istruttore e animatore dei secondi (non per nulla, nel libretto delle SS europee, ha una parte di primissimo piano listruttore e animatore, dal rango e dalla personalit nettamente superiori a quelli dei discepoli). I saggi, i forti e puri uomini della Tradizione, praticano lapolita; quelli meno saggi, meno forti e puri, se sono capaci di non cedere interiormente allillusione di poter agire su processi che ormai, dopo gli ultimi crolli, hanno un irrefrenato corso144 , possono legittimaJ. Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 202. Ibidem 144 J. Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 198.
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mente dedicarsi allattivismo europeistico, che da parte di fascisti non cosa molto nuova. Fin dallinizio degli anni 30 unideologia abbastanza simile a quella di A. Romualdi era stata proclamata dal gruppo di Antieuropa intorno ad Asvero Gravelli e Gabriele Gabrielli. Nel fascicolo-supplemento al primo numero della rivista Antieuropa (1929) era comparso un saggio di Gravelli dal titolo significativo: Lidea storica fascista: Difesa dallEuropa e funzione antieuropa. Noi siamo leresia della moderna Europa. Il tono, da chiamata a raccolta di tutti i gruppi fascisti europei (non a caso un esponente di Antieuropa, F. G. Gabalzar, fu inviato in Romania dai Comitati di Azione per lUniversalit di Roma, per stabilire contatti fra il fascismo italiano e la Guardia di Ferro145 ), non molto diverso da quello del testo che compare nellultima pagina di copertina della Collezione Europa delleditore Volpe (in cui fu pubblicato il libro di Saint Loup, I volontari europei, ecc., cit.):
EUROPA la luce del mondo classico e il brivido delloscurit contemporanea, laurora boreale della preistoria e la luce del crepuscolo sospesa su Berlino in fiamme. EUROPA una parola dordine per quelli che credono nella rinascita del nostro continente quale alternativa aristocratica e qualitativa contro il mondo della quantit e delle masse, contro il materialismo democratico americano e il materialismo comunista russo.

Resta da chiedersi, per, in cosa possa consistere nel quadro tracciato da Romualdi la legittimit dellattivismo europeistico, se tanto non serve a niente (processi che ormai, dopo gli ultimi crolli, hanno un irrefrenato corso). Per rispondere a questo interrogativo bisogna considerare innanzitutto una cosa: lo schema antropologi145 Cfr. Th. I. Armon, Fascismo italiano e Guardia di Ferro, in Storia Contemporanea, III, 1972, 3, pp. 505-548.

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co proposto dallultimo Evola ricalcato esattamente su quello consueto a numerose dottrine iniziatiche. Vi sono due classi di persone: quella di coloro che giungono al secondo e pi alto grado delliniziazione, e quella di coloro che, non potendo o non volendo staccarsi dal mondo, restano a un primo grado. Il comportamento di questi ultimi non pu essere forte e puro e privo di illusioni quanto basta; occorre quindi che gli iniziati di grado superiore, i saggi, orientino gli iniziati di grado inferiore verso il raggiungimento di obiettivi mondani (in questo caso, lattivismo europeistico) che di per s sono vani, privi di qualsiasi utilit, ma che hanno una preziosa funzione didattica. A forza di perseguire per disciplina degli obiettivi vani, e di insistere al tempo stesso nella difesa della propria interiorit minacciata dal contatto col mondo, anche gli iniziati di grado inferiore, per ora troppo poco forti e puri, si faranno le ossa, diventeranno un giorno sufficientemente forti e puri da poter accedere al grado superiore. In questo caso, il processo di perfezionamento, promosso da unappropriata didattica del compito inutile, pu richiedere molto pi della vita di un individuo: ma qui si punta sulla razza, come fu sempre consuetudine di Evola e anche del suo discepolo Romualdi, e la razza si perfeziona, si migliora, diviene pi forte e pi pura nel tempo di molte generazioni; a poco a poco la razza, non il singolo individuo, acceder al grado pi elevato delliniziazione; i pochi uomini della Tradizione, se riusciranno nel loro compito, avranno fatto si che dalla loro didattica dei compiti inutili nasca una razza della Tradizione. Naturalmente si tratta di quella razza dellanima (e del corpo), razza nuova, derivata dalle vicende della razza dello spirito, di cui Evola parl specialmente nelle sue opere Il mito del sangue (Milano 1937) e Sintesi della dottrina della razza (ivi 1941). Al razzismo di Evola fu attribuita la qualifica di spiritualistico dai suoi op-

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positori, soprattutto dopo la pubblicazione del secondo libro146 . Parole come spirito, spiritualit, idea spiritualmente rivoluzionaria, si ritrovano del resto nellopera stessa di Evola. R. De Felice147 ha esaminato la copia della Sintesi della dottrina della razza che appartenne a Mussolini e reca le sue sottolineature; tra i brani sottolineati compaiono la spiritualit e lanima:
... occorre mantener viva la tensione spirituale, il superiore fuoco, linterna anima formatrice, che elev originariamente quella materia fino a quella determinata forma, traducendo una razza dello spirito in una corrispondente razza dellanima e del corpo. [p. 82] Una idea, dato che agisca con sufficiente intensit e continuit in un dato clima storico e in una data collettivit, finisce col dar luogo a una razza dellanima. e, col persistere dellazione, fa apparire nelle generazioni che immediatamente seguono un tipo fisico comune nuovo, da considerarsi, da un certo punto di vista, come razza nuova. [p. 125]

La differenza tra spirito e anima in Evola unevidente rimasticatura del conflitto tra spirito (Geist) e anima (Seele) in Klages. E si capisce che di fronte a queste finezze metafisiche potesse risultare grossolano il comportamento di un razzista triviale come Himmler: Ho visto io stesso tutte le fotografie dei candidati [alle SS], e mi sono sempre chiesto: si vedono in questuomo segni di sangue inferiore? ha egli gli zigomi troppo sviluppati, sintomo di origine mongola o slava?148 . Ma se poi si tiene conto del fatto che lo stesso Evola parla
146 G. Landra, Razzismo biologico e scientismo. Per la scienza e contro i melanconici assertori di un nebuloso spiritualismo, in La difesa della razza, 5 novembre 1942, pp. 9-11. 147 R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino 19723 , pp. 251-252. 148 F. Bayle, Psychologie et thique du nationalsocialisme, cit., p. 394 sgg.

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di razza dellanima e del corpo, e che non disponiamo di documenti precisi circa le farneticazioni metafisiche di Himmler (che pure vi furono), si propensi a supporre che lo Himmler triviale sia solo una faccia della reincarnazione di Enrico lUccellatore, e che lultimo Ghibellino (cos chiamavano Evola alcuni suoi discepoli, e cos fu definito nellintervista che rilasci alla rivista per soli uomini Io) non dovesse essere cos ostile a quel Richsfhrer SS. Luno agiva nel Reich, laltro in partibus Latinorum, ed cosa nota che la didattica esoterica sempre attenta ad adeguarsi alle circostanze, ai luoghi e ai tempi. Evola stesso, daltronde, pur con tutte le sue riserve verso i rozzi nazisti, si era espresso in modo molto lusinghiero nei confronti di Hitler:
Invero, assumere come base le idee-madri di questo scritto apocrifo [i Protocolli dei savi anziani di Sion] significa anche possedere un sicuro filo conduttore per scoprire il significato unitario pi profondo di ogni pi importante rivolgimento dei tempi ultimi. Ed per questo che Adolfo Hitler ha riconosciuto, senza esitare, ad un tale scritto, il valore del pi potente reattivo per il risveglio del popolo tedesco149 .

Farneticazioni, si dir. Certo. E farneticazioni cos poco esplicite da poter essere colte nella loro trama solo con gli strumenti dellantropologia culturale e della storia delle religioni. Ma la nostra impressione che queste farneticazioni abbiano una parte non trascurabile nelle attivit terroristiche degli ultimi anni. Evidentemente le bombe e le stragi hanno avuto ben altra funzione nella vita politica del paese. Ma tuttaltro che da escludere questo: che gente mirante a partecipare al mondo attuale perfino nelle forme pi parossistiche, avendo di149 J. Evola, Introduzione a I protocolli dei savi anziani di Sion, versione italiana con appendice e introduzione, Ed. La Vita Italiana, Roma 1938, III ed., p. XVIII.

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nanzi agli occhi il modello delle SS e il miraggio di una razzadella Tradizione da ottenere mediante limposizione di compiti inutili, sia stata armata e adoperata da altri per fini molto meno metafisici (di fronte allespressione compiti inutili viene spontaneo pensare al gesto inutile di certi personaggi gidiani, al delitto gratuito di Lafcadio nelle Caves du Vatican che per non imposto da nessuno e proprio in questo ha il suo significato). Evidentemente non c da aspettarsi di trovare traccia di unespressione come compiti inutili nelle pagine dellultimo Evola, di Romualdi o di altri. Non bisogna dire al neofita che il compito che gli si impone di per s inutile e ha solo una funzione didattica, serve unicamente a migliorare lui stesso, ad addestrarlo a conservarsi interiormente forte e puro perfino nelle forme pi parossistiche della vita di questo periodo storico. Questo non si deve dire al neofita, perch altrimenti si correrebbe il rischio di vederlo non eseguire il suo compito. Anche perch ed una cosa che i maestri di didattica esoterica sanno da sempre il neofita, per quanto di buona volont e dotato (anzi: quanto pi dotato), continuamente esposto alla tentazione di credersi gi arrivato a un grado superiore, gi maturo, e quindi di rifiutare compiti inutili puramente propedeutici e di chiedere in cambio compiti gi di per s utili. continuamente esposto al rischio di venir meno alla disciplina, per sopravvalutazione di s, e di non percorrere fino in fondo litinerario formativo che gli indispensabile. I neofiti con cui avevano a che fare Evola e Romualdi erano indubbiamente imperfetti (come lo sono quelli con cui hanno a che fare i maestri sopravvissuti) e lontani dalla rigorosa autodisciplina dellufficiale SS che eseguiva il compito di un impiegato della posta inviando materiale umano agli esperimenti anatomici del professor Hirt. Non erano ancora sotto il silenzio cosmico [che] pesava sulle duemilasettecento stanze della Burg popo-

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lata da quasi diecimila uomini. Diecimila fantasmi!150 . Era quindi indispensabile far credere loro che quei compiti fossero gi di per s utili, per scuotere le coscienze del paese, per rompere la mollezza di una popolazione disavvezza al rigore e infrollita nel benessere. Per preparare, insomma, lavvento di quella Nazione Europa che nelle parole di Romualdi rivolte ai neofiti un preciso e relativamente vicino obiettivo politico anche profano, ma che presumibilmente nel pensiero di Evola e nel pensiero privato dello stesso Romualdi era una sacrale razza della Tradizione che non avrebbe mutato il corso degli avvenimenti profani in questa fase del mondo destinata alla fine, al Kali-Yuga151 , ma avrebbe compiuto il dovere metafisico delluomo affrontando la fine del ciclo cosmico come la sentinella di Pompei celebrata da Spengler: interiormente forte, pura, imperturbata, immobile sotto leruzione tanto da conservare nel calco latteggiamento di un cadavere allerta. Ripetiamo: tuttaltro che da escludere questo: che almeno una parte degli atti terroristici degli ultimi anni siano stati progettati come compiti inutili dagli istruttori, dai didatti della Tradizione, e
Saint Loup, I volontari europei, ecc., cit., p. 20. Questa espressione sanscrita (usata da Evola) designa nel Tantrismo lultimo dei cicli cosmici, la presente fase cosmico storica in cui lo Spirito si trova nascosto e decaduto in una condizione carnale, in cui la verit viene sepolta nelle tenebre dellignoranza. Per questo compaiono in continuazione nuovi Maestri e riadattano la dottrina atemporale alle fragili possibilit di una umanit decaduta. Citiamo da M. Eliade, Lo Yoga. Immortalit e libert, ed. italiana a cura di F. Jesi, trad. di G. Pagliaro, Rizzoli, Milano 1973, pp. 246-247, 277. Ricaviamo le definizioni del Kali-Yuga proprio da questo libro (che del resto unopera scientificamente rigorosa e seria), perch Evola ebbe rapporti diretti con Eliade e con la sua cerchia (o meglio con la cerchia del suo maestro Nae Ionescu e di Codreanu) di fascisti rumeni (vedi in precedenza p. 34 sgg.). Ne parla anche lo stesso Romualdi in Julius Evola, cit., p. 43.
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fatti credere compiti di per s utili ai neofiti. Il fatto che progettazione ed esecuzione siano state presumibilmente favorite e strumentalizzate da altri per altri fini (mentre i didatti della Tradizione saranno stati persuasi dessere loro a strumentalizzare quegli aiuti per i loro fini)avr contribuito a suscitare quegli atti terroristici al momento giusto. Ma se la nostra ipotesi ha una qualche veridicit, pu anche servire a spiegare alcuni atti terroristici nei confronti dei quali arduo applicare il cui prodest (a meno che non si presupponga lidiozia degli esecutori, che sempre possibile). Nella grande maggioranza dei casi bombe e stragi sono servite chiaramente a qualcuno; ma in qualche raro caso viene da chiedersi chi, se non un idiota (che naturalmente pu esserci), abbia ritenuto di ricavarne vantaggio. E non detto che casi del genere non possano ripetersi. Se davvero, alle spalle del terrorismo, vi sono dei progettatori di compiti inutili, non si pu escludere, tra laltro, che talvolta essi sfuggano al controllo di chi ha interesse di strumentalizzarli e di far scoppiare la bomba al momento giusto. Neofascismo sacro, esoterico, quello dei didatti della Tradizione. Neofascismo profano, essoterico, quello di chi strumentalizza costoro. Sono due stili ideologici diversi. I due stili di comportamento, da faccia feroce e da doppio petto, si ritrovano sia negli atteggiamenti degli uomini della Tradizione che non possono o non vogliono staccarsi dal mondo attuale, sia in quelli dei neofascisti profani. Il profano ed essoterico Almirante li alterna a suo piacimento; ma gi li alternava il sacro ed esoterico Adriano Romualdi (sacro ed esoterico con molte cautele e maschere, per ragione didattica), il quale era s dispostissimo a imborghesire le Waffen SS nella prefazione al libro che abbiamo esaminato, ma in una nota del medesimo libro, l dove listruttore intellettuale nonch snello e poderoso delle SS incaricato di tenere il corso di Weltanschauung dichia-

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ra: Da molto tempo ormai anchio, quando mi si parla di cultura, tiro fuori la pistola, commentava:
Quando sento parlare di cultura tolgo la sicura alla mia pistola. Questa celebre frase stata di volta in volta attribuita a Hans Johst e al maresciallo Goering. Oggi, 1967, coi tipi di intellettuali che girano a piede libero in Italia e in Europa, sarebbe il caso di rimetterla in onore152

Non vero, dunque, che lo stile di comportamento da faccia feroce sia solo prerogativa dei neofascisti sacri per orientamento ideologico, n che lo stile da doppio petto sia solo prerogativa dei neofascisti profani. Gli uni e gli altri usano sia luno sia laltro stile di comportamento. Per i neofascisti sacri ci dipende dal fatto che luso di entrambi gli stili di comportamento legato alla pratica del mondo ed essi ricorrono a entrambi gli stili solo quando non possono o non vogliono staccarsi dal mondo attuale (Evola, luomo della apolita, non us n lo stile da faccia feroce n quello da doppio petto, bens solo quello del saggio). Per i neofascisti profani e sempre immersi nel mondo, la cosa ovvia. Lalter152 Saint Loup, I volontari europei ecc., cit., p. 27 e nota (di A. Romualdi). Hanns [non Hans] Johst, dal 1935 al 1945 presidente della Camera degli scrittori del Reich e della Accademia tedesca della poesia, non era propriamente un commediografo fallito come dice Shirer (Storia del Terzo Reich, cit., p. 266) e come di fatto era Goebbels. Fu un autore di drammi espressionistici come Der Einsame. Ein Menschenuntergang (1917) che fecero la loro figura nel panorama dellepoca (Baal di Brecht una sorta di parodia di Der Einsame). Lopera esplicitamente nazista di Johst Schlageter (1933), in memoria di A. L. Schlageter, fucilato nel 1923 dai francesi come sabotatore e presentato da Johst come ultimo soldato della guerra mondiale, ma primo soldato del Terzo Reich (cfr. P. Chiarini, Bertolt Brecht, Laterza, Bari 1959, pp. 66, 68, 71; L. Mittner, Storia della letteratura tedesca. Dal realismo alla sperimentazione, vol. II, Einaudi, Torino 1971, p. 1274).

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nativa: stile di comportamento da faccia feroce oppure da doppio petto, brutalit squadristica o unzione dabbene, peculiare della profanit e della sua prassi, politica. Il neofascismo ideologicamente sacro la accetta nei limiti in cui accetta di interferire con la profanit. Si tratta ora di studiare la genesi storica dei due filoni ideologici e i loro rapporti reciproci, tenendo presente che nello stile di comportamento degli esponenti di ciascuno dei due possiamo ritrovare sia la grinta del teppista, sia la faccia duom giusto, e che per di pi dal comportamento dei neofascisti ideologicamente sacri possono anche affiorare le sembianze del saggio. Prestigio culturale di saggi. Julius Evola La borghesia italiana moderna, in particolare la piccola e la media borghesia, non ha mai avuto una spiccata propensione per lesoterismo e i Cavalieri del Graal. Un po di occultismo ma in dosi molto scarse e indubbiamente inferiori a quelle assorbite, per esempio, dalla borghesia tedesca o francese ; un po di massoneria (e non per la piccola borghesia), ma spesso anche questa laicizzata, molto pi anticlericale, liberale, risorgimentale, che rivolta ai centri segreti. Questo vale certamente per la maggioranza, non per i singoli adepti o per le singole, piccole confraternite, miranti innanzitutto alla metafisica e allocculto, che pure ci furono. Da un lato, deve essere probabilmente contato molto, quale freno nei confronti dellesoterismo cosmopolita del primo 900, il peso della tradizione cattolica con tutte le sue censure e, per converso, con tutto il suo apparato di miracoli ed esperienze sovrannaturali, capaci di soddisfare molti affamati di occulto, senza lasciarli cadere nelleterodossia. Si ricordi che specialmente in Italia (anche se non solo qui) la chiesa cattolica tra lultimo 800 e il primo 900 si sforzata di

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presentare la propria dottrina come una conciliazione serena di tesori soprannaturali e di tranquilla esistenza nel mondo. Daltro lato, la mancanza di un ampio retroterra culturale (ampio nel senso dellentit numerica di chi ne fosse partecipe) ha limitato la presa di organizzazioni come la Societ Teosofica; avevano pi,: seguaci Mantegazza e Lombroso. E, come s detto, la stessa massoneria appariva a molti dei suoi adepti pi come lassociazione di liberi spiriti destinata a svolgere la funzione di un partito per chi nutrisse diffidenza verso i politicanti, che come una vera e propria societ segreta dalle radici e dagli scopi occulti. Lideologia del neofascismo sacro non proviene direttamente dalla cultura della maggior parte della piccola e media borghesia dei primi decenni del secolo. E salvo rari casi non si ricollega direttamente neppure alla cultura della grande borghesia (che del resto non ebbe in Italia le radici e le occasioni di espansione culturale proprie alla grande borghesia daltre nazioni europee). In fondo, tra la fine dell800 e i primi del 900, la grande borghesia fu in Italia una classe numericamente limitatissima, per lo pi non cos forte e ricca, date le vicende economiche del paese, da riuscire a contrapporre il suo potere, solo recente, e una sua fisionomia culturale autonoma al prestigio dellultima aristocrazia. La quale del resto, se si eccettuano singole e rare personalit, aveva s ancora prestigio, ma non possedeva e in alcune regioni non aveva mai o quasi mai posseduto in tempi moderni una vera e propria fisionomia culturale che andasse molto al di l della buona educazione. Neppur essa, quindi, ha rappresentato, come classe dotata di una cultura sua, la vera matrice diretta dellideologia del neofascismo sacro. Il Duca dAosta poteva tuttal pi coltivare ambizioni di affermazione dinastica, un po verniciate di araldica e finto antico, entro un circolo riservato che aveva per emblema il giglio di Francia e che fu poi pieno di simpa-

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tia per il fascismo; ma la sua mistica guerresca non andava molto oltre il mito del comandante della gloriosa III armata, assai pi essoterico di quello di colui che dal guardo dei profani de fuggir. E la sua consorte, pur viaggiando Vers le soleil qui se leve153 , non parve andare incontro a un Oriente molto misterioso, n trovarlo anche solo per caso. Borghesia, aristocrazia, in Italia hanno trovato tranquille soddisfazioni nella cultura fascista che era essenzialmente essoterica e profana. Lideologia fascista e poi neofascista essoterica e sacra soprattutto arrivata dallestero, e nei casi in cui riuscita a conquistarsi una certa aureola culturale prestigiosa ha approfittato di una situazione estremamente provinciale. tipico lesempio di Evola, che continua a essere trattato con un certo rispetto, sia pure solo culturale, anche da studiosi non fascisti. Julius Evola un personaggio con cui ancora nessuno ha fatto bene i conti. Non basta, infatti, dichiararlo un razzista cos sporco che ripugna toccarlo con le dita (il che vero) e cos insulso che non vale la pena di dedicargli alcuna attenzione (il che non vero). Questa la posizione assunta nei suoi confronti da vari studiosi che in tal modo si sono privati delloccasione di esaminare un materiale significativo. Ma nello stesso tempo non si pu ammettere che abbiano fatto veramente i conti con Evola quegli altri studiosi che sono rimasti in qualche modo rispettosi della sua aureola culturale: esaminarlo co153 il titolo del volume che raccolse i suoi ricordi di viaggio in Oriente: S. A. R. la Princesse Hlne de France, Duchesse dAoste, Vers le soleil qui se lve, Viassone, Ivrea 1916. Lo stile questo: On se tait saisi par lharmonie et la douceur ambiante. On se tait en face du panorama qui se droule aux yeux merveills. On se tait et on se croirait transport dans un lieu enchant... (p. 5).

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me una personalit culturale significativa non deve affatto voler dire attribuirgli meriti e statura culturali rilevanti. Nella Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo R. De Felice riconosce in Evola un esponente di quello che egli definisce genericamente il razzismo italiano, spiritualistico, e da un certo punto di vista finisce per dichiararlo pi degno di rispetto, per attribuirgli una qualche dignit e seriet, ponendolo a confronto con gli esponenti del razzismo biologico:
E davanti ad un simile quadro, ci si vede costretti anche per gli uomini di cultura a constatare, cos come abbiamo dovuto fare per i politici, che, da un certo punto di vista, i pi degni di rispetto furono tra essi i razzisti convinti. Non gi, sia ben chiaro, i Landra e i Cogni, le pallide e pedisseque vestali del razzismo nazista, ma gli Evola e gli Acerbo, coloro che, imboccata ognuno una propria strada, la seppero percorrere, in confronto a tanti che scelsero quella della menzogna, dellinsulto, del completo obnubilamento di ogni valore culturale e morale, con dignit e persino con seriet. [...] LEvola [...] respinse anche pi recisamente ogni teorizzazione del razzismo in chiave esclusivamente biologica, tanto da tirarsi addosso gli attacchi e il sarcasmo dei vari Landra. Con ci non vogliamo dire che la teoria spiritualistica della razza fosse accettabile, essa aveva per almeno il pregio di non disconoscere del tutto certi valori, di respingere le aberrazioni tedesche e alla tedesca e di cercare di mantenere il razzismo (che, indubbiamente, da Boulainvilliers a De Gobineau e Renan, da Herder e Kant a Nietzsche, da Fichte a Vacher de Lapouge ha avuto un suo valore culturale ed etico, oltre che politico) sul terreno di una problematica culturale degna di questo nome154 .

Gi Delio Cantimori nella prefazione allopera di De Felice aveva accennato, sia pure con molta cortesia o con molta cautela, una critica di queste parole:
154

R. De Felice, Storia degli ebrei, ecc., cit., pp. 385-386.

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... non mi sento di condividere il giudizio che da Boulainvilliers [...] a Vacher de Lapouge [il razzismo] ha avuto un suo valore culturale ed etico... [il corsivo di Cantimori]. Peso e importanza, un fatto. Valore, se nel termine implicito un qualsiasi giudizio in senso positivo, proprio non mi pare. Pur se sono di grandi uomini, o di grandi popoli, le degenerazioni non hanno valore, anche se possono avere gran peso e gravi conseguenze, n culturale, n etico155

E poco prima aveva parlato del pericolo di incorrere nel tranello (inerente al carattere stesso del razzismo e dellantisemitismo) di accettare, sia pure per inciso, la sua pretesa di avere un valore culturale156 . A queste parole che mi sembrano sagge, vorrei aggiungere che la stessa espressione di De Felice una problematica culturale degna di questo nome apre uno spiraglio sul fatto che si tratti di un tranello non solo inerente al carattere stesso del razzismo e dellantisemitismo, ma inerente a una cultura (magari non intrinsecamente razzista) per la quale ogni atteggiamento caratterizzato da un sufficiente decoro intellettuale formale e quindi anche da una sufficiente coerenza con i suoi presupposti, possiede un qualche valore, quale che sia il giudizio in senso positivo implicito senza dubbio nel termine valore. Dal punto di vista di questa cultura, certo: Evola resta sul terreno di una problematica culturale degna di questo nome. Con la citazione di un altro autore facciamo ancora un passo indietro, cio vediamo attribuita a Evola una maggiore e pi specifica dignit culturale. Giorgio Galli, in La crisi italiana e la Destra internazionale, dopo aver definito Evola uno dei pi qualificati rappresentanti [della cultura di destra] in questo secolo e non solo in Italia, e dopo aver ricordato che Giorgio Almirante
155 156

Ivi, p. XVI. Ibidem

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ebbe a lodare Evola come il nostro Marcuse, ma pi bravo157 , scrive la seguente nota:
Le analogie tra Evola e la scuola di Francoforte (Marcusse, Horkheimer, Adorno) sono indubbie, specificamente per quanto riguarda la critica della societ di massa e della sua democrazia manipolata. Evola pu vantarne la priorit cronologica. Tali analogie possono essere fatte risalire allinfluenza di Bachofen e della sua teoria del matriarcato sia su Evola, sia sui sociologi di Francoforte158 .

E questo discorso ci sembra veramente sconcertante, tanto pi se andiamo a guardare da vicino la sua radice. Bachofen? Adottando lespressione cosi urbana usata da Cantimori ad altro proposito, diremo anche noi qui: proprio non mi pare. vero che Bachofen citato nella Dialettica dellilluminismo (M. Horkheimer, T.
W. Adorno, Dialettica dellilluminismo, trad. it. di L. Vinci, Einaudi, Torino 1966, p. 62, nota 2 (di p. 61). ) , anche

vero che qualche francofortese si occup di Bachofen, e che soprattutto se ne occup Walter Benjamin, vicino ai francofortesi, e parl della sua opera come di una profezia scientifica159 ; ma di qui a riconoscere nella presunta influenza di Bachofen la matrice di indubbie analogie tra Evola e la scuola di Francoforte il passo mol157 G. Galli, La crisi italiana e la Destra internazionale, Mondadori, Milano 1974, p. 20. 158 Ivi, p. 199, nota 9. 159 Cfr. E. Fromm, Die sozialpsychologische Bedeutung des Mutterrechts, Zeitschrift fr Sozialforschung, 1934, ristampato in Analytische Sozialpsychologie und Gesellschaftstheorie, Francoforte s. M. 1970, p. 91 sgg.; W. Benjamin, Johann Jakob Bachofen [1934-35], l ed. dalloriginale francese, in Les Lettres Nouvelles, n. 11, gennaio 1954, pp. 28-42; la l ed. in trad. tedesca, in Text + Kritik, Heft 31-32, ottobre 1971, pp. 28-40. Cfr. Materialien zu Bachofens Das Mutterrecht, hgb. von H. J. Heinrichs, Suhrkamp, Francoforte s. M. 1975.

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to lungo (per non parlare della priorit cronologica di Evola). E sia lopera di G. Galli che abbiamo citato, sia un suo libro precedente in cui egli gi accennava a simili temi160 , danno limpressione che questo passo cosi lungo sia stato reso da Galli assai pi corto in un modo semplice ma quanto meno azzardato: evitando, cio, di passare attraverso il punto centrale, rappresentato nella fattispecie dai dieci monumentali volumi delle opere di Bachofen, circa seimila fitte pagine in lingua tedesca, mai tradotti in alcuna altra lingua, se non per brevi frammenti. Non crediamo di assumere una posizione solo da eruditi pedanti, se diciamo che per affermare. lesistenza di quelle famose analogie bachofeniane tra Evola e i francofortesi bisognerebbe innanzitutto aver letto Bachofen. E aver letto Bachofen non pu significare aver letto soltanto, delle circa seimila pagine che egli scrisse, le 250 dellantologia bachofeniana in inglese161 o le 250 scelte e tradotte in italiano proprio da Evola162 , il quale fra laltro in questa occasione stato un pessimo traduttore163 .
160 G. Galli, La tigre di carta e il drago scarlatto il pensiero di Mao Tsetung e lOccidente, Il Mulino, Bologna 1970. 161 Myth, Religion and Mother Right, Selected Writings of J. J. Bachofen, trad. inglese di R. Manheim, Princeton Univ. Press, 1967. 162 J. J. Bachofen, Le madri e la virilit olimpica. Studi sulla storia segreta dellantico mondo mediterraneo, con una introduzione di J. Evola, Bocca, Milano 1949. Titolo e sottotitolo sono evidentemente di Evola. Esiste inoltre unantologia francese ancora pi esigua: J. J. Bachofen, Du rgne de la mre au patriarcat, pages choisies par A. Turel, Alcan, Parigi 1938, pp. 164. In italiano stato anche tradotto il breve saggio di Bachofen, Il popolo Licio, trad. it. di E. Giovannetti, La Meridiana (Sansoni), Firenze 1944, e di recente uscita unaltra raccolta antologica, J. J. Bachofen, Il potere femminile, a cura di E. Cantarella, Il Saggiatore, Milano 1977. 163 Inutile qui raccogliere un florilegio delle sviste, che sono numerosissime e vanno da vere e proprie deformazioni del

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Nelle opere di G. Galli non vi traccia del Bachofen non tradotto (cio quasi tutto),164 e non vi neppure traccia di uninformazione accurata circa la cultura tedesca dei primi decenni del 900: in particolare, circa la Bachofen-Renaissance che ebbe luogo entro circoli della destra165 . Questa informazione, unita alla vera lettura

senso del discorso, a equivoci buffi, ma in fondo secondari, come Clearco che diviene il Klearch (p. 60) o le navi di Taue anzich le gomene delle navi (p. 68). anche piuttosto grave il fatto che Evola tagli qua e l, ma non indichi mai i tagli (vi sono dei vuoti per es. a p. 38 riga 19; p. 43 riga 9; p. 44 riga 10; p. 64 riga penultima; ecc.). 164 Per chi volesse verificare i punti su cui divergiamo dalle interpretazioni di G. Galli, rimandiamo per ora a: F. Jesi, Il mito, cit., passim (e, in futuro, alla nostra edizione del Mutterrecht in preparazione presso Einaudi). In generale comunque, nelle pagine di Galli, Bachofen non molto pi che lautore di alcuni brani dellIntroduzione al Mutterrecht. 165 La bibliografia in proposito vastissima. In F. Jesi, Il mito, cit., un capitolo dedicato alla Bachofen-Renaissance e alla posizione di W. Benjamin in contrasto con la lettura di Bachofen consueta alla destra. Per Klages, Bachofen fu la pi grande esperienza letteraria della sua vita; v. in particolare di L. Klages, Von kosmogonischen Eros, Monaco 1922; lintroduzione alla Grbersymbolik, Basilea 1925; Bachofen als Erneuerer des symbolischen Denkens, in Corolla L. Curtius, Stoccarda 1937, p. 177 sgg. Cfr. AA. VV., Hestia. Beitrge zur Wrdigung und Weitergabe d. Werkes von L. Klages, Bouvier, Bonn 1960; H. Kasdorff, L. Klages. Werk und Wirkunk. Einfrung und kommentierte Bibliographie, Bouvier, Bonn 1969. Klages, insieme con A. Schuler e K. Wolfskehl fece parte del gruppo dei Mnchner Kosmiker che fiancheggiava St. George e che aveva riconosciuto in Bachofen il precursore e il profeta: F. Wolters, St. George und die Bltter fr die Kunst. Deutsche Geistesgeschichte seit 1890, Berlino 1930, p. 230 sgg.; L. Thormaehlen, Erinnerungen an St. George, aus dem Nachlass, hgb. von W. Greischel, Hauswedell, Amburgo 1962; G. P. Landmann, St. George und sein Kreis, Kiepenheuer & Witsch Colonia 1966

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di Bachofen, avrebbe reso abbastanza chiaro che i circoli della Bachofen-Renaissance furono, s, molto critici nei confronti della societ di massa e della sua democrazia manipolata e, anzi, di ogni democrazia (la priorit cronologica spetterebbe dunque, semmai, non a Evola ma a George o a Klages!); ma che quando i francofortesi si occuparono di Bachofen (e questo vale soprattutto per Benjamin, dal momento che n Adorno, n Horkheimer, n Marcuse se ne occuparono poi molto) lo fecero proprio per dimostrare il contrario di ci che sostenevano quei circoli di destra; che, infine, quella Bachof en Renaissance ebbe i suoi prosecutori e radicalizzatori (che accusavano di mollezze e di esitazioni i maestri) in alcuni teorici del nazismo come Alfred Baeumler, e che da tutto questo complesso di destra pi radicale, meno radicale, pi tradizionale e lontana dalla politica militante, o pi profana e impegnata nella lotta politica, Evola ricav lo spunto e spesso la materia delle sue elucubrazioni. Si capisce che queste elucubrazioni, portate in unItalia

(e se si vuole la testimonianza di un nazista: K. Hildebrandt, Erinnerungen an St. George, Bouvier, Bonn 1965). Vedi inoltre le pubblicazioni della St. George Stiftung (Edizioni Kpper, Dsseldorf) e della Castrum Peregrini Presse (Amsterdam): fra queste ultime, in particolare, il saggio di E. Gundolf, St. George und der Nationalsozialismus, pubblicato insieme con un altro scritto della stessa autrice, Meine Begegnungen mit R. M. Rilke und St. George, e con una prefazione di L. Helbing, 1965. Di A. Schuler vedi Fragmente und Vortr6aumlge aus dem Nachlass, hgb. von L. Klages, Monaco 1940 (Klages diresse poi con C. A. Bernoulli la BachofenGemeinde). Quanto al vero e proprio nazista A. Baeumler, i suoi scritti bachofeniani (1926 sgg.) sono stati recentemente ristampati in Das mythische Weltalter. Bachofens romantische Deutung des Altertums, Beck, Monaco 1965. Indicazioni generali sulla Bachofen-Renaissance si trovano anche in E. K. Winter, in Zeitschrift fr d. ges. Staatwissenschaft, 1928, p. 316 sgg.

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provinciale in cui gi il fatto stesso della scarsa conoscenza della lingua tedesca pone una barriera verso le fonti (e sovente, oltre agli equivoci, unaureola intorno a ci che la piatta ripetizione di quelle fonti), potessero e possano ancora trovare qualcuno disposto a considerarle originali o comunque collocate sul terreno di una problematica culturale degna di questo nome. Del resto Evola ha sempre avuto laccortezza di non alienarsi il rispetto (sia pure da un certo punto di vista) di studiosi che si professano antifascisti. Non diciamo che labbia fatto apposta, perch pu darsi benissimo che dallalto della sua saggezza tradizionale nutrisse un fiero disprezzo verso coloro; ma certo si verificata una coincidenza significativa. A differenza da Baeumler, egli non si mai dichiarato paladino dei roghi di libri, anche se bisogna precisare che implicitamente, da intellettuale, sintende, ha dato una mano ai forni crematori non per libri ma per uomini. E, come abbiamo detto, si generalmente mostrato abbastanza ostile al nazismo in senso stretto, che per lui era triviale. Proprio in questo si coglie il suo atteggiamento. Per i fascisti vecchi o nuovi che amano la metafisica, o meglio la Tradizione, Evola non era affatto il nostro Marcuse, ma pi bravo. Queste cose
quindi una lettura rivoluzionaria dellopera di Evola quella che il Baillet ci propone: una lettura radicalmente diversa da quella proposta da quanti, attribuendo un indebito risalto a orientamenti marginali di tipo ancien rgime marginali perch legati a propensioni soggettive , hanno utilizzato Evola (il nostro Marcuse, secondo la definizione che essi ne hanno dato) come un alibi per il loro mestiere di mercenari (mal pagati) al servizio deglinteressi imperialistici e mercantili.

Questa apologia di Evola, che per esprime lesigenza di andare al di l di Evola stesso, deducendo coerentemente, dalle indicazioni da lui fornite sul piano della dottrina metapolitica, una pratica radicale e spregiudica-

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ta, la quale soddisfi la necessit di innestare i valori della Tradizione sul veicolo della lotta di popolo166 , viene da un francese, Baillet, e suscita varie considerazioni, non ultima una domanda circa la consistenza e la natura della variegata destra francese, dallOrdre Nouveau di J. F. Galvaire, alla traduzione francese della Disintegrazione del sistema di G. Freda (ricambiata con la traduzione italiana de Laggressione sionista di Bardche, Duprat e Rassinier, pubblicata dalle edizioni di Ar), a forme di evolismo in doppio petto. Le Edizioni di Ar (e il Gruppo di Ar) si collegano allattivit di F. Freda e G. Ventura; hanno sede a Padova, e il loro nome deriva dalla radice indogermanica ar che, agli occhi dei promotori, si ritroverebbe non a caso nelle parole ariane esemplari: areth, Ares, aristokrata, vir, Herr. Pubblicano i Discorsi sullarte nazionalsocialista di Hitler, La conquista di Berlino di Goebbels, le opere di Codreanu e di I. Mota, ma anche vari saggi di Evola e testi nettamente essoterici come La faccia verde di G. Meyrink, La guerra occulta di E. Malynski, Sugli di e il mondo di Sallustio (Flavio?) o di Secondo Saturnino Sallustio. Oltre alle Edizioni di Ar opportuno citare qui le Edizioni allinsegna del Veltro (Parma) i loro libri sono presentati nel catalogo delle Edizioni di Ar , maggiormente specializzate in questioni di alchimia, e le Edizioni Arthos [Oggero Editore], con sede a Carmagnola (Torino), che pubblicano anchesse Evola e ristampano in vinilpelle con fregi in oro Il mondo magico de gli heroi di Cesare della Riviera. Problemi di residenza obbligata hanno probabilmente fatto s che, mentre qualche anno fa i libri delle Edizioni di Ar venivano stampati da tipografie della zona di Padova, i volumi pi recenti delle Edizioni di Ar e delle Edizioni allinsegna
166 Le citazioni relative al libro di Ph. Baillet sono tratte dal Catalogo aprile 1978 delle Edizioni di Ar, Padova, p. 6.

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del Veltro siano stati stampati a Catanzaro e a Vibo Valentia; a Manduria, invece, stato stampato nel febbraio 1977 per conto delle Edizioni allinsegna del cavallo alato (che dichiarano la loro sede a Bolzano), un libretto Magia della fiaba. Le radici metastoriche dei racconti magiari di fate di C. Mutti, attivissimo nelle parmigiane Edizioni allinsegna del Veltro e curatore, per le Edizioni di Ar, di Gheddafi, templare di Allah (1975). Per la destra esoterica italiana, che esiste e sembra dunque specializzata in neonazismo, Evola era tuttaltro che il profano Marcuse: era un man of knowledge (per usare lespressione di Carlos Castaneda)167 , uno stregone; non il nostro Marcuse, ma semmai il nostro Gunon col fatto che Marcuse pu rientrare oggi fra gli ingredienti di uno slogan pubblicitario (e a questo mirava Almirante), mentre un po difficile vendere un Gunon dalle nostre parti, se non a pochi raffinati. Ma la fragilit culturale dellestrema destra italiana, sia quella di Almirante, sia quella dei suoi apparenti censori, pu essere illustrata, fra laltro, dal fatto che Evola non era neppure un Ren Gunon. Non si prendano queste parole per unapologia di Gunon; ma anche chi sia consapevole degli arbitrii etimologici e in genere della afilologia (del resto dichiarata)di Gunon, non pu negargli una notevole priorit su Evola quanto alla conoscenza diretta delle fonti e alloriginalit, a volte stimolante, del pensiero. Con tutte le debite distinzioni, possibile riconoscere in Gunon un continuatore degli esoteristi del tardo 700 e dell800 francese, dunque un esponente di quel conoscere per composizione che non mette in crisi il razionalismo scientifico (perch, a differenza per esempio da O. Spengler, non si colloca in alcun modo allintemo del suo ambito, per scardinarlo: unicamen167 C. Castaneda, Lisola del Tonal, trad. it. e introduzione di F. Jesi, Rizzoli, Milano 1975, passim.

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te parla con voce di oracolo), ma d spesso il senso della fluidit, della trasparenza elusiva e dellinafferrabilit di meccanismi mitologico-esoterici. Insomma: qualche volta Gunon pu essere adoperato per finalit scientifiche (che egli avrebbe rifiutato), ma rarissimo il caso di poter adoperare per quelle finalit Evola (se non, forse,. la sua opera sullalchimia che presenta un apparato erudito abbondante, anche se a nostro parere non sempre di prima mano, e carente proprio l dove una documentazione storica e filologica sarebbe maggiormente possibile: per esempio, uno degli alchimisti sul quale esiste una delle pi ricche documentazioni John Dee, ma a lui Evola accenna appena). Qui daltronde non si tratta (n poi ci interessa molto), di tracciare una graduatoria fra stregoni pi o meno originali e sapienti. Si tratta soltanto di chiarire che, anche per gli estimatori della cultura purch sia cultura, Evola non dovrebbe possedere molta aureola. Ebbe, s, il gusto delle curiosit culturali estravaganti, frequent circoli culturali europei in cui gli oggetti di quelle curiosit erano pregiati e manipolati, ed ebbe anche una buona conoscenza del tedesco (la pessima traduzione della piccola antologia bachofeniana devessere considerata un incidente, forse dovuto alla necessit di lavorare troppo in fretta per guadagnare, perch la sua traduzione del Tramonto dellOccidente di Spengler decisamente ben fatta, anche se non priva qua e l di sviste abbastanza spiegabili in unopera cos voluminosa)168 Ma fu un rimasticatore, e un commesso viaggiatore che molto presto scelse, non stupido, di separarsi dalla casa madre e di mettersi in proprio in una provincia come lItalia, lontana dalle centrali soprattutto tedesche e anzi barricata contro quella direzione: si pensi soltanto al saggio
168 C. Cases, La croce di Hegel e le perle di Plebe, Belfagor, 30 novembre 1972, p. 724, nota 24 (di p. 723).

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spregiativo e superficiale di Croce su Bachofen e la storiografia afilologica169 . Anche qui va ricordato che fece tutto questo non per guadagnare denaro (ne ebbe sempre poco) e neppure per godere di largo prestigio o di comodit culturali, bensi per riuscire ad assumere una posizione di primissimo piano entro circoli abbastanza ristretti. E non c dubbio che fosse, per cos dire, in buona fede: cio che fosse convinto di essere un saggio della Tradizione, e che, separandosi dalla casa madre tedesca e impiantandosi in proprio in Italia, seguisse abbastanza involontariamente un impulso di autoaffermazione nel terreno pi appropriato. Ci siamo occupati della sua fortuna in Italia, daltronde, soprattutto per illustrare un episodio di reazione da un certo punto di vista favorevole e tardiva, da parte della cultura italiana sia provinciale, sia (che non necessariamente la stessa cosa) innamorata di s in quanto cultura, a un personaggio la cui ideologia non n stata negli scorsi decenni la pi gustata nel nostro paese. N lo stile ideologico e culturale di un Evola, n quello di altri che, sempre nellambito suo del fascismo, erano i suoi antagonisti, come per esempio Roberto Farinacei, sono stati molto gustati nellItalia del regime dalla media cultura borghese. Evola era troppo metafisico e inconsueto; la provincia poteva rimanerne impressionata, ma con lui e con le sue stranezze non poteva trovarsi a proprio agio. E Farinacei, a sua volta, metteva un poco a disagio perch era troppo scopertamente brutale, troppo teppista. Va sottolineato, per, che la brutalit anche ostentata era, in fondo, molto pi familiare dellesoterismo spiritualistico alla media cultura borghese dellItalia fascista. Il fascismo pi esplicitamente bru169 B. Croce, Il Bachofen e la storiografia afelologica, Atti della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli, 1928, I.

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tale e quello pi dabbene potevano entrambi incontrarsi nella cultura medio-borghese, che invece rimaneva abbastanza refrattaria al prestigio dei saggi tradizionalisti alla Evola. Sar poi invece il neofascismo, nel dopoguerra, a ricorrere a Evola come al nostro Marcuse, ma pi bravo. Il neofascismo ha bisogno di un Evola, e soprattutto per nutrire i pi giovani camerati, poco sensibili ormai allapparato mitologico nazionalista tradizionale, al Risorgimento, alle glorie patrie. Ma tutto quellapparato era ben efficiente nella cultura della destra e in generale nella cultura medio-borghese del primo 900 e degli anni del regime. Lasceremo quindi da parte per un momento i saggi e i didatti dellesoterismo, ed esamineremo alcuni documenti della genesi della ideologia del neofascismo profano. Da essi saranno illustrate alcune forme di rapporto culturale con il passato che a poco a poco si rivelarono insufficienti, fino a lasciare quello spazio vuoto che fu appunto colmato nel dopoguerra dallideologia del neofascismo sacro. Si assister, daltronde, anche a un passaggio da forme ideologiche di destra sacra ma non esoterica a quelle, gi accennate, di destra sacra ed esoterica. La stessa ideologia della destra profana nei primi decenni del 900 aveva, infatti, anche componenti sacre che per non erano affatto esoteriche: presentava un rapporto con il passato (nazionale) che era anche sacro, ma che implicava lattribuzione al passato di connotati troppo storici perch quel passato potesse confluire nel Grande Tempo dei tradizionalisti, nei cicli cosmici, nei destini occulti delluniverso. Senza questo Grande Tempo non si ha vero esoterismo: la storia la sua maggiore nemica; quando accetta una percezione del tempo come storia, sia pure sui generis, sia pure pericolosamente confinante con il tempo storico-oleografico delle rievocazioni risorgimentali, la destra sacra non riesce a diventare propriamente esoterica.

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Documenti di lusso spirituale e di lusso materiale. Due commemorazioni del Carducci. Liala e affini Abbiamo di fronte due documenti inediti: i testi manoscritti di due commemorazioni di Giosue Carducci in occasione della sua morte, tenute nel marzo del 1907 da una medesima persona. Con la differenza che la prima commemorazione fu pubblica, nella sede di un circolo culturale, mentre la seconda venne tenuta in una Loggia massonica. E gi questa rara occasione di poter confrontare ci che un massone diceva nella cerchia dei suoi Fratelli con le sue dichiarazioni pubbliche sul medesimo argomento, interessante poich permette di cogliere le due diverse tonalit, il diverso modo di affrontare temi ideologici e culturali, cos che dai due documenti posti a confronto risulta un quadro abbastanza completo di elementi profani e di elementi soggetti a due diverse connotazioni sacre (quella generale, di dominio pubblico, e quella riservata a una cerchia di adepti, per quanto laicizzati fossero la massoneria di quegli anni e soprattutto il gruppo massonico cui si rivolgeva e cui apparteneva il nostro oratore). Lautore di entrambe le commemorazioni (di cui riproduciamo i testi in Appendice: citeremo il primo come A I e il secondo come A II, facendo seguire alle sigle il numero di pagina del manoscritto, indicato fra parentesi nella nostra trascrizione) era un professore di lettere nella scuola secondaria, nato nel 1880, che non fu tra i primi fascisti ma che poi si comport da fedele funzionario del regime. Esaminiamo questi testi innanzitutto per cogliervi il tipo peculiare di rapporto con il passato che vi documentato. In A I il passato per prima cosa, alle spalle del Carducci, la tradizione culturale dei classici della letteratura italiana; non tutti, del resto: ma specialmente il Parini come poeta morale, lAlfieri, e con lui come grandi

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cantori della libert italiana (A I, 8) sia Pier della Caravana che circa alla met del tredicesimo secolo incoraggiava i Lombardi alla resistenza contro Federico II, sia i poeti del Risorgimento, Mameli, Berchet. abbastanza strano che non vi sia nominato Dante; ma lassenza del suo nome, e secondariamente di quelli di altri che pure furono tra i numi del Carducci, una spia di ci che quel passato rappresentava per loratore (non si dimentichi: un professore di lettere, dal quale ci sarebbe da aspettarsi grande abbondanza di Petrarca, e Machiavelli, e Ariosto, e Tasso). Quel passato era patrie glorie (A I, 8), roba di valore entro la quale, in fondo, non contava troppo distinguere nomi e figure storiche. Linsistenza foscoliana sui grandi sepolti di Santa Croce (A I, 8) vuol dire poi soprattutto questo: le tombe di Santa Croce raccolgono e uniformano nella dimensione delle patrie glorie quella roba di valore. Si avverte la necessit ideologica di appiattire le differenze che la storia pone nel passato, e di disporre di un valore compatto, uniforme, sostanzialmente indifferenziato. E si avverte la convinzione di entrare in rapporto con quel valore ricorrendo a locuzioni e stilemi che non a caso saranno poi quelli della retorica fascista: un maschio viso, viril fierezza, momenti storici fatidici... e quasi una decantazione delle forme carducciane, che spesso furono tuttaltro che banali, per ricavarne la quintessenza della banalit: lindomita energia del grande, lo spirito suo alato vola, la schiera dei grandi che alto han levato il nome dItalia, ardente fiamma nel giovine popolo italiano, mille e mille cozzanti spade... E questo viene dichiarato il vero e legittimo modo di collegarsi al passato, in contrasto con il poetico vaniloquio degli arcadi novelli (A I, 3), con la mitologia di arcadici fronzoli adornata (A I 4). Vi insomma la convinzione che parlare a questo modo sia tuttaltro che convenzionalmente retorico (cosa da Arcadi) o accademico (e mostriamo che gli

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italiani non sono poi tanto accademici, e che non sempre le commemorazioni nostre sono delle cianciate perpetrate oggi per esser poste nel dimenticatoio domani, A I, 1). Queste banalit sono credute un parlar giusto, grande e incisivo, proprio perch dietro di esse si colloca non la storia della lingua e della letteratura italiana, ma roba di valore, in mucchio, indifferenziata com essenzialmente prerogativa del sacro. Ma qui il sacro non affatto esoterico: tutto il pubblico del circolo di cultura in cui stata pronunciata la commemorazione conosce quel modo di parlare e lo apprezza come il quasi ovvio ed estremamente generalizzato parlar giusto, grande e incisivo. A parte i vari gradi di talento oratorio di ciascuno, ogni ascoltatore potrebbe alzarsi, prendere la parola e proseguire sullo stesso tono. Non vi esoterismo in questa sacralit, se non in un senso molto lato che per non va trascurato: partecipi del rapporto con la roba di valore che il passato delle patrie glorie sono gli italiani, non gli stranieri, i barbari (A I, 9); e di fatto, sebbene non in teoria, non tutti gli italiani, ma solo tutti quelli dalla cultura sufficiente per ritrovarsi a proprio agio nelle forme di eloquio convenzionale delloratore. Agli altri, agli ignoranti, bisogner appunto insegnare le locuzioni ricorrenti di quelleloquio: bisogner insegnare fin dalle elementari ai bambini che il parlar giusto quello. Cos si estender il pi possibile il numero degli italiani che avranno come cultura il rapporto con quel mucchio indifferenziato e sacrale di roba di valore, che il passato della patria. Essi stessi diverranno sempre pi culturalmente indifferenziati, massa, e un sacramento tipico di questa comunione con il valore indifferenziato sar poi tutto il rituale di culto del Milite Ignoto, significativo anche per il fatto preciso di porre implicitamente la coincidenza tra quellanonimato e la morte. Vale la pena di leggere, a tale proposito, testi ufficiali degli anni 20 e celebrazio-

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ni successive170 . Da tutte queste pagine risulta evidente il motivo del valore (non solo nel senso di valore militare, ma in quello di roba che vale) indifferenziato nella morte, cos come patrimonio di valore indifferenziato nella morte erano considerate le tombe di Santa Croce. Tutto lapparato per la designazione del cadavere che sarebbe stato tumulato nellAltare della Patria un esempio di ritualismo essoterico che spiega molto bene il passaggio senza troppi scrupoli dal lusso spirituale nazionalistico e militaristico a quello propriamente fascista. esemplare a questo proposito la sistematicit dei riferimenti simbolici e delle gerarchie, posta in atto con la minuzia di un vero e proprio ragioniere di fureria e di simboli. Fu costituita una commissione per la designazione, composta di due ufficiali superiori (un generale e un colonnello), di un ufficiale inferiore (un tenente) e di un sottufficiale (un sorgente), tutti decorati di medaglia doro, pi un caporal maggiore e un soldato semplice (costoro, data la loro appartenenza alla bassa forza, erano solo decorati di medaglia dargento). Questi signori scelsero un cadavere per ciascuna delle 11 zone di guerra; nelle scelte dei cadaveri si ricorse al metodo dei foglietti, mescolati in un bossolo di proiettile dartiglieria. Poi quattro ufficiali (decorati di medaglia doro) accompagnarono lungo la navata della basilica di Aquileia una madre di caduto che scelse fra le undici bare quella destinata allAltare della Patria. Al momento della tumulazione, una medaglia doro, baciata da Vittorio Emanuele III, fu inchiodata alla bara con un martello doro.
170 Vedi O. Cavara, Il Milite Ignoto, Alpes, Milano 1923; AA. VV., Il Milite Ignoto, Zucchi, Milano 1937; nonch, fra gli scritti posteriori alla caduta del regime, larticolo di G. Bedeschi, Mio figlio, il Milite Ignoto, Storia Illustrata, luglio 1969, pp. 32-41.

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Nella seconda commemorazione, entro la Loggia massonica, il tono immediatamente cambia. Anche qui c un valore di base indifferenziato, che per non patrie glorie ma libert dello spirito (A II, 3), ragione, libero pensiero (A II, 8). un valore egualmente rigido, uniforme, sacrale, e la parola libert che ricorre continuamente in A II non ha significato pi concreto di libert in A I [a proposito dellAlfieri: A I, 5]. Anche qui la libert roba di valore, patrimonio sacrale da difendere alla luce di un rapporto con il passato: i tiranni, il servaggio. In apparenza, tuttavia, e nel tono dellorazione, la cosa diversa. Le masse (compreso il pubblico profano della prima commemorazione) possono attenersi al patrimonio stabile delle patrie glorie, e importa soltanto che quelle masse divengano sempre pi grandi: che tutti imparino fin da bambini a scrivere lo spirito suo alato vola, lindomita energia di quel grande, con la convinzione che il parlar giusto sia questo. Ma qui nel seno della famiglia che suona ad onor nostro laver avuto comune con lui [Carducci] (A II, 1), non si tratta solo di fermarsi a possedere tale patrimonio e a subirne la forza di appiattimento. Qui importa agire, o almeno proporre come azione la condotta propria e dei Fratelli massoni. Il linguaggio anticlericale, di notevole violenza, corrisponde a questo aspetto dinamico del rapporto con la roba di valore. Evocando lombra del Carducci in battaglie contro i preti, loratore dice a tutte lettere: noi perpetueremo la tua guerra, noi... li annienteremo (A II, 9). Se anticlericalismo volesse dire automaticamente sinistra, dovremmo attribuire posizioni di una sinistra molto radicale al nostro oratore che parla del papa come della nera cornacchia che da Roma gracidava, della chiesa come di questo tempio dignavia, questo covo di frodi, questo nido dinfamie (A II, 2), Cattolica Apostolica Romana bottega (A II, 4), dei preti come della sozza genia (A II, 5), funesta genia,

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mala erba (A II, 8). E confermerebbe questo suo presunto atteggiamento di sinistra il fatto che egli, non nella Loggia massonica ma pubblicamente, nella commemorazione per tutti, celebri i germi di civile progresso che la rivoluzione francese aveva recati(A I, 6). La commemorazione riservata ai Fratelli presenta come unica tonalit politica esplicita un anticlericalismo moderatamente risorgimental-patriottico. Vi si dice, vero, che i voti dogni italiano sono volti al Campidoglio (A II, 2) e cose del genere; ma laccento pare soprattutto sul Carducci poeta di tutta lumanit, la cui meta fu la luce, la cui nemica loscurit (A II, 1), e sulla chiesa come nemica dellumanit in generale. I casi italiani commuovono, s, loratore, ma vengono presentati come esempi di una vicenda che coinvolge tutta lumanit: quasi egli fosse animato da una sorta di illuminismo internazionalistico, adeguato del resto allideologia massonica. Ed egli spiega da principio ai Fratelli che nella precedente commemorazione, quella pubblica (a cui, fra laltro, avr anche gi assistito qualche Fratello: la citt piccola), si era ritenuto in dovere di presentare le cose diversamente, di porre laccento su altri aspetti del Carducci, come opportunit voleva (A II, 1). L, in pubblico, il poeta dellItalia sorgente e risorta, qui, in ristretta cerchia, il poeta di tutta lumanit. Si deve dedurre che quel come opportunit voleva copra davvero una finzione? Che il nostro oratore creda soprattutto ai valori per cos dire internazionalistici, e solo per convenienza, per non svelarsi troppo, abbia tanto alzato la voce in pubblico sulla tematica patriottica? Con ogni probabilit, no. Gi nelle prime fasi della commemorazione massonica, l dove accenna alla precedente commemorazione pubblica, egli lascia capire daver affrontato il discorso per tutti come unesposizione di cose in cui crede: ho cercato allora, non so se le mie forze mi sian convenute, ho cercato dico, di presentare il poeta battagliero, il poeta dellItalia

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sorgente e risorta(A II, 1). La protesta della debolezza delle proprie forze una formula di modestia quasi obbligatoria per galateo, ma nella Loggia massonica loratore non lavrebbe certo usata a proposito della sua precedente commemorazione, se quella non fosse stata considerata un discorso serio e sincero sia da lui, sia dai suoi Fratelli. Come opportunit voleva va dunque inteso alla lettera, non come la copertura di una riserva profonda. Tanto loratore quanto presumibile i Fratelli che lascoltavano, dovevano credere nei valori celebrati sia nella commemorazione pubblica, sia in quella privata. Entrambe le commemorazioni erano a loro parere serie, sincere, diverse solo perch il pubblico e le circostanze erano diversi, ma tali, insomma, da integrarsi a vicenda anzich da contraddirsi. La possibilit di conciliare due ideologie apparentemente contrastanti come quelle che informano le due commemorazioni, e di conciliare anche due linguaggi diversi (perch alla prima lettura risulta chiaro che nella commemorazione massonica loratore ha lasciato da parte la maggioranza delle sue banalit per ricorrere a uno stile che sar pur esso retorico, ma che risulta pi incisivo, se non altro per la violenza anticlericale che lo rende cattivo), questa possibilit risiede probabilmente nel fatto che i presunti valori e le formule appropriate per celebrarli sono, nelluno e nellaltro caso, apparato culturale tecnicizzato pi o meno deliberatamente in vista di uno stesso scopo. Sotto un primo aspetto, il pi superficiale, lo scopo di comportarsi bene, di rispettare le regole di galateo di quella convivenza tra persone dabbene che prescrivono innanzitutto di dire al prossimo solo ci che vuole sentirsi dire171 . Il pubblico di un circolo
171 T. Mann, I Buddenbrook, parte III, cap. 2: Tony Buddenbrook accusa il suo futuro marito (e imbroglione) Grnlich: A te, mamma, e a te, pap, ha detto soltanto quel che vi

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culturale gradisce sentirsi dire certe cose, altre sono gradite in una Loggia massonica. E loratore che parla in entrambi i luoghi, se fino in fondo una persona dabbene, non solo finge di credere di volta in volta in ci che dice, ma ci crede davvero, partecipa veramente di volta in volta con tutto se stesso ai gusti e agli umori del gruppo che lo ascolta, e cos ottiene in entrambi i luoghi applausi e prestigio, fa bella figura (linteresse di far bella figura e il desiderio di inserirsi senza contrasti nel gruppo sono perfettamente intrecciati). Vi per anche un altro aspetto, che in certa misura condiziona il primo. Tutto lapparato culturale posto in atto (indipendentemente dalle sue contraddizioni interne o quanto meno dai suoi stili diversi) tecnicizzato affinch si possa dire di avere una cultura cio trasformato in un feticcio cultura, sacrale ed essoterico. Gli elementi culturali sono per cos dire omogeneizzati: in questa pappa, dichiarata preziosa, ma anche ben digeribile da tutta la classe mediamente istruita, non ci sono pi veri contrasti, vere punte, spigoli e durezze. Il suo veicolo linguistico composto di luoghi comuni, ma non di luoghi comuni del parlare profano quotidiano, bens di luoghi comuni decantati dal parlare letterario. Questo linguaggio per luoghi comuni di provenienza aulica dichiarato modello di chiarezza, si dice che tutti lo capiscono, e di fatto (sebbene si debba molto esitare qui sulluso della parola capire) non provoca sconcerto, tutti vi sono abituati. Non ha rapporto con la ragione, n con la storia: nasce da roba di valore che viene chiamata il passato, ma che cos storicamente indifferenziata da poter circolare nel presente. sfruttabi-

fa piacere sentire, per entrare nelle vostre simpatie!. Questo non un rimprovero, Tony!, disse secco il console. Uno si trova in societ, fra gente che non conosce, si mostra dal suo lato migliore, sceglie le parole, e cerca dessere gradito si capisce....

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le, ed generalmente sfruttato, come veicolo dellideologia della classe dominante; ma serve a difendere quellideologia anche quando non mostra apparenti contenuti ideologici. gi di per s, per quanto vuoti restino in certi casi i suoi topoi ricorrenti, strumento efficiente di quellideologia. lelemento pi caratteristico e dfFuso della cultura di destra: possiede tutta la sua oscurit che dichiarata chiarezza, tutta la sua ripugnanza per la storia che camuffata da venerazione del passato glorioso, tutto il suo immobilismo veramente cadaverico che si finge forza viva perenne. In unintervista del 1974 con Liala il giornalista osserva, forse di suo, forse parafrasando parole della scrittrice, che ella usa un linguaggio che capiscono tutti172 . C da chiedersi fino a che punto sia vero. Una considerazione successiva del medesimo giornalista, che dovrebbe servire di conferma, mette invece in sospetto: quel linguaggio che capiscono tutti, tutti lo assimilano al punto che quando scrivono a Liala usano il medesimo vocabolario imparato cos pagina dopo pagina, magari compitata o seguita col dito. Questo sar certamente vero, e non difficile immaginare il tenore di quelle lettere: Sono parole come acqua sorgiva che lava tutto...173 . Ma limitazione del linguaggio dello scrittore da parte dei lettori in generale la prova dellesatto contrario di quanto
172 M. Mascardi, Il ritorno di Liala, Grazia, 27 ottobre 1974, pp. 42-47. Loccasione dellarticolo il rilancio della scrittrice, che stava per pubblicare un ennesimo romanzo e con un mutamento profondo rispetto ai precedenti: Fino a ieri Liala poteva impiegare sei pagine per descrivere la camera da letto e tutte le civetterie e la biancheria e i cento colori dai quali una dama era circondata in attesa del signore di tutti i suoi pensieri. Poi questo signore arrivava e, a questo punto, Liala discreta si ritirava. Ecco, il mutamento qui: arriva il signore, e Liala resta. A prendere appunti (p. 42). 173 Ivi, p. 45. Cos una lettrice scrisse a Liala.

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si vuol dimostrare per Liala. Il lettore adotta vocabolario e stile dello scrittore prediletto poich vi trova qualcosa che non possedeva ancora, che in fondo non capisce e che crede di capire proprio perch quel qualcosa di non comprensibile , in quanto tale, efficace: agisce, serve, suscita infallibilmente stimoli sentimentali, crea unatmosfera, soddisfa, cio elimina difficolt che vanno dalle conseguenze del cattivo umore o della frustrazione a quelle della fatica di pensare. Capire un linguaggio diviene cos apprezzare (fino ad adottarlo) un linguaggio che si dimostra efficace in quanto non oggetto di comprensione. Se davvero fosse comprensibile, non avrebbe efficacia magica, farebbe pensare, dunque faticare, e costringerebbe ad allenarsi a conoscere ci che accade. Il linguaggio di Liala non capito da tutti i suoi lettori; invece per tutti i suoi lettori un feticcio che serve a dare piacere, e specialmente il piacere che deriva dalla riduzione della fatica di pensare, godendo di esso come di una liberazione da ci che si costretti a capire dalle situazioni della vita quotidiana. Per i compratori dei romanzi di Liala, o almeno per la maggior parte di essi che certamente hanno poca o nulla dimestichezza con altra letteratura, lalternativa non si pone fra il linguaggio di Liala e quello, per esempio, di Giovanni Verga, ma fra il linguaggio di Liala e quello che si parla intorno a loro, e quello, inoltre, della burocrazia che li circonda di parole da ascoltare per forza, siano esse pronunciate dagli impiegati o stampate sui documenti. Poich la grande maggioranza dei lettori di Liala appartengono al proletariato o alla piccola borghesia, vivono male, sono continuamente esposti a urtare contro il prossimo e contro le cose e a esserne urtati, per loro lo stesso linguaggio quotidiano delle persone cui sono pi vicini qualcosa che pu trasformarsi ogni momento (come di fatto accade) in aggressione e coercizione, spine, ostacoli e pesi. un linguaggio che magari non esige sempre dessere capi-

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to (nel modo pi razionale), ma che costringe sempre ad ascoltarlo; e sono piuttosto rare le circostanze in cui questa coercizione risulta piacevole o comunque d palesemente qualcosa di prezioso: le scarse occasioni in cui diviene lobbligo di ascoltare il linguaggio degli affetti, e in cui questo linguaggio, per reciproca disponibilit degli interlocutori, lava tutto. Il linguaggio burocratico per lo meno altrettanto aggressivo e faticoso: non solo esige dessere ascoltato, ma esige dessere capito (non importa qui sviscerare fino a qual punto la sua presunta razionalit sia, come non pare essere, autentica). Bisogna quindi rettificare le parole del giornalista. Il pregio del linguaggio di Liala per i suoi lettori consiste non nel fatto che lo capiscono tutti, ma nel fatto che lo si pu non ascoltare e che soprattutto non si costretti a capirlo. Non si possono far ammutolire di colpo le persone che ci circondano, non le si possono far parlare a comando per nostra libera scelta: ma con un libro questo sempre possibile; basta avere i soldi per comperarlo: poi lo si pu aprire e chiudere a piacimento. Non si possono, senza gravi danni, non capire i linguaggi che esigono dessere capiti: ma il linguaggio di Liala non vuole essere capito, per goderlo basta rimanere nel meno faticoso degli stati di torpore della ragione. Qui del resto abbiamo forse insistito un po troppo sulla faticosa qualit razionale del capire. Ma il capire pu essere faticoso e tormentoso non solo come attivit razionale. Nel capire pensiamo che vi sia anche uno sforzo di simpatia, di partecipazione affettiva che pu non essere soltanto razionale e che costa, fino a divenire angoscioso. Anche questo sforzo non richiesto a chi voglia godere del linguaggio di Liala. un linguaggio che non chiede dessere capito in alcun modo, se capire significa un qualunque sforzo della ragione o della partecipazione affettiva irrazionale. il linguaggio della vacanza organizzata, da chi ha il potere per

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chi non lo ha, in modo che quella vacanza sia cessazione di ogni sforzo ma anche povert di piaceri tali da contribuire a rendere luomo uomo. Questultima espressione sembrer retorica e forse lo davvero, tanto il linguaggio che abbiamo a disposizione tende a trasformare in occasioni di quella vacanza, dunque in formule che non c bisogno di capire, le parole pi importanti. Sono parole come acqua sorgiva che lava tutto... Chi si spande come una sorgente conosciuto dalla conoscenza. La prima frase una citazione da una lettera indirizzata a Liala, la seconda la traduzione di un verso dei Sonetti ad Orfeo di Rilke174 La lettrice che persuasa di capire il linguaggio di Liala (e che lo adotta) subisce lazione di quel feticcio: per lei conoscere essere conosciuti dalla conoscenza, subire lazione di un feticcio che si presenta come conoscenza della vita e che, per essere efficace, esige nel devoto la passivit e labbandono delle difese razionali. Solo cos, cio solo se la lettrice si lascia conoscere da quelle parole, se le accetta senza capirle, esse possono, per lei, lavare tutto. La conoscenza non in lei, ma altrove, in quel linguaggio; e se lei si spande come una sorgente, dunque fa tacere la propria capacit e necessit di capire, la conoscenza finalmente la raggiunge, come la Grazia. Abbiamo citato un verso di Rilke non solo perch, separato dal suo contesto, pu servire a descrivere questa situazione, ma anche perch proprio Rilke stato uno degli scrittori cui pi spesso i lettori e i devoti si sono rivolti, scrivendogli, con il suo medesimo linguaggio imparato cos pagina dopo pagina (sebbene certamente quelle pagine non saranno state compitate o seguite col dito). Questo non significa che ci venga in mente di collocare la produzione di Rilke, in s e per s, di fian174 R. M. Rilke, Sonette an Orpheus [1922], II, 12, v. 9: Wer sich als Quelle ergiesst, den erkennt die Erkennung.

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co a quella di Liala. Significa per che Rilke svolse in molti casi per un pubblico di condizione sociale e di formazione culturale medio-alte la stessa funzione di Liala per il suo pubblico di condizione sociale e di formazione culturale medio-basse. E significa anche che lo schema ideologico ricavabile dal verso citato dei Sonetti ad Orfeo corrisponde a quello del linguaggio di Liala che capiscono tutti, con la differenza che Rilke solo fingeva (e non sempre) di credere dessere capito, mentre Liala ne sempre certa. Questo indica sia una differenza di levatura intellettuale, sia anche una differenza di simpatia e di scrupoli nei confronti della societ che produce i feticci linguaggio di Rilke e linguaggio di Liala. Nel caso di Liala quella conoscenza da cui i suoi lettori sono conosciuti quando si spandono cio il suo linguaggio che come acqua sorgiva... lava tutto il prodotto, accettato dalla scrittrice con grande simpatia e senza il minimo scrupolo, della societ industriale che ha fabbriche di carta stampata oltre che fabbriche di automobili, e che inoltre essa stessa o almeno cerca con risultati concreti di essere una fabbrica di devoti a feticci. Quella conoscenza, linguaggio che tutti capiscono tanto da esserne conosciuti, ha alimentato le fabbriche di carta stampata con 70 romanzi dal 1931 a oggi e ha fatto si che ci fosse in Italia uno scrittore [Liala] cosi letto da consigliare a un avveduto editore addirittura il lancio di un giornale, soltanto per consentirgli di avere un colloquio, raccogliere le confidenze (e di qui il titolo Confidenze) delle migliaia di lettori175 Nello stesso tempo quella conoscenza stata preziosa per la fabbrica di devoti a feticci: Per una vita dice Liala ho fatto vedere alla gente quello che di solito riesce a sbirciare soltanto dietro i cancelli. Aggiunge lintervistatore: Perch la grande trovata di questa scrittrice questa: tran175

M. Mascardi, Il ritorno di Liala, cit., p. 42.

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ne che in pochi casi, ha sempre descritto ambienti, persone, situazioni, delicatezze della sua vita di tutti i giorni. Nata ricca e nobile, sposata a un ricco e nobile signore, amica di ricchi e nobili o nel pi disperato dei casi di benestanti, si limitata a trasferire nelle sue storie (ma senza compiacimento, e questa era la trappola che ha saputo evitare) il proprio mondo. Aggiungendo, al fasto, lamore.176 Il vero feticcio, quello che ha contribuito maggiormente a creare con la sua efficienza i devoti, non e pero il bric--brac degli arredi e delle situazioni, ma il linguaggio che ne scaturisce, la maschera veramente orribile oltre che ipnotizzante, grazie alla quale chi compita o segue col dito le parole della pagina di Liala persuaso di capire tutto. persuaso, cio, che essere conosciuto da quella conoscenza significhi capire una pagina scritta o un discorso, e che subire passivamente quellipnosi piacevole sia quanto deve fare il cervello di una persona sensibile e onesta ( Qui dice Liala c una lettera di pochi giorni fa, una ragazza mi ringrazia in pieno 1974 perch le ho dato la forza di resistere fino al matrimonio...177 ). Dinanzi a questo tipo di fabbricazione industriale di un linguaggio feticcio e ai suoi vantaggi per la societ che la promuove, Rilke figura come un povero untorello, spesso, per di pi, tormentato o addirittura involontario. Anche il linguaggio di Rilke stato un feticcio, ed stato prodotto da quella stessa societ industriale; ma sovente la resa degli investimenti di quella societ inversamente proporzionale alla levatura intellettuale dei suoi uomini di fiducia. vero che numerosi giovani ufficiali durante la prima guerra mondiale andarono al fronte con lAlfiere nello zaino (e non appartenevano soltanto agli eserciti di lingua tedesca: si veda il motto di Le scarpe al sole di P. Monelli). Ma Rilke
176 177

Ivi, pp. 42, 47. Ivi, p.45.

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era troppo poco fiducioso nella possibilit dessere capito, e credeva troppo poco nelle virt della societ che gli metteva in bocca il suo linguaggio, perch quel linguaggio riuscisse anche indipendentemente dalla volont di lui a svolgere una funzione amplissima di feticcio efficiente. Era un linguaggio tarato fin da principio, troppo difficile e quando si fosse riusciti a scendere oltre la sua superficie troppo inquietante e spiacevole, perch servisse a fabbricare in numero adeguato dei devoti del tipo desiderato: dei devoti al non capire che soddisfatto credere di capire, come quello dei fans di Liala. Il linguaggio di Rilke tendeva piuttosto a fabbricare dei devoti al non capire tout court; dei devoti compiaciuti dellincomprensibilit e dellineffabilit del feticcio; ma di devoti del genere non potevano essercene molti: solo un gruppo aristocratico, ristretto. Indubbiamente la cultura di destra ha posseduto e possiede anche un settore dellineffabile, che per resta il meno frequentato, soprattutto in Italia, cosi come, e gi lo dicevamo, le febbri occultistiche hanno sempre contagiato scarsamente la borghesia italiana (e tra ineffabile e occulto vi sono stretti rapporti di parentela). Il linguaggio di Liala invece il corrispettivo diretto di quello della prima commemorazione del Carducci che abbiamo esaminato: in entrambi il valore dominante, che consacra i feticci, il lusso, ma nel linguaggio della commemorazione si tratta di un lusso dapparato eroico, patriottico, artistico e virtuoso, mentre nel linguaggio di Liala si tratta di un lusso di vestaglie, coperte di pelliccia, automobili, aviatori, ville di un lusso che vuol dire propriamente denaro e stile da ricchi. Lusso spirituale e lusso materiale. E finch si resta nellambito della destra profana, essoterica, senza compiti inutili ma con moltissimi compiti utili, socialmente, economicamente, politicamente efficienti, ogni apparente vaniloquio ha una prevista funzione concreta non fosse altro che far vendere carta (e del resto non cosa

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da poco) , che per continuamente superata da una funzione concreta meno prevista dai vaniloquenti: conservare valore al lusso spirituale, dunque a un efficiente apparato ideologico. Il quale ha i suoi momenti di crisi, rischia dessere troppo scipito per nuovi tempi e nuove generazioni, ma anche cos svolge la sua funzione: richiama, nel suo vuoto che improvvisamente si fa, la brutalit che gi era in esso e che divenuta passe. Pu essere il vuoto puro, quello che offre posto soltanto a congiunzioni tra cultura e consumo, forme sterilizzate di lusso spirituale e materiale. Il linguaggio della pubblicit ne fornisce innumerevoli esempi. Qui citeremo soltanto un lungo articolo pubblicitario, preparato da una ditta di Londra, produttrice di vino di Porto, e pubblicato su varie riviste italiane nel 1974. Il testo italiano sicuramente una traduzione dallinglese (il filologo lo scopre subito) e proprio per questo doppiamente interessante. Rivela molte cose che riguardano sia chi lha scritto, sia chi lha tradotto (qualcuno che lavora per la pubblicit, che non un ottimo traduttore, ma che, proprio per aver dovuto adattare con qualche fatica al testo inglese il linguaggio pubblicitario italiano, ha reso questultimo quasi trasparente). Larticolo si intitola: Parla uno dei maggiori esperti di Porto: un vino leggendario178 . Sembra di essere al cinema, dinanzi a un documentario. Le parole in corsivo (nel testo) sono il vero titolo del documentario, e, appena si comincia a leggere, lo stile dellautore evoca irresistibilmente il suono della voce baritonale che commenta le immagini di paesaggi sullo schermo:
... qui, dunque, nella incredibile, cangiante e tormentata vicenda della valle del Douro, che attecchiscono e maturano i vitigni del famoso e ricercatissimo Porto; qui, in condizioni
178

Citiamo da Grazia, 22 dicembre 1974, pp. 108-110.

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ambientali estremamente singolari, che prende il suo certificato anagrafico il Porto, autentica gloria portoghese...

Se discutiamo lo stile al modo usato nella scuola del marchese Puoti, procedendo dalle forme pi riprovate ai peccati veniali, dobbiamo osservare innanzitutto che quellincredibile davvero troppo forzato. Perch incredibile? La spiegazione apparente questa: la valle del Douro gelida dinverno e caldissima destate cosa tuttaltro che incredibile. La spiegazione vera unaltra: per dire che dinverno fa molto freddo, lautore parla del gelo agghiacciante (autore o traduttore non ebbero la fantasia necessaria per glacialit raggelante), e per precisare ci che fa il sole ardente dellestate egli avverte che infuoca la roccia e rinsecchisce la terra. Gelo e sole non potrebbero essere evocati altrimenti, dal momento che
non sempre la fantasia andata oltre la realt. Questo perch, per molti aspetti, il fenomeno Porto resta ancora uno di quei misteri inviolabili di cui unica depositaria la natura.

Il fenomeno Porto e i misteri inviolabili sono le componenti di uno stile ibrido, del quale ricorrono innumerevoli esempi nel nostro testo: il Porto ha carattere intimo, confidenziale, ma anche un favoloso, mitico vino nato sulle impervie gole; vi sono brani da bozzetto agreste:
In un settembre caldo e assolato, dunque, la valle del Douro si scuote. [...] In un clima di sana e fresca allegria, i portatori, le spalle curve sotto il peso delle gerle stracolme, trattenute da una speciale correggia che fascia la fronte, procedono in fila indiana sui sentieri che portano alle cantine. La fila ingrossata da donne, vecchi e bambini che alimentano il clima festoso della vendemmia.

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Ma vi anche il personaggio R. [presidente della ditta], che dichiara: Fedeli a questa filosofia aziendale, il nostro messaggio ovunque stato e continua a essere fondato sui vini di classe elevata; e vi il ritratto di quel personaggio adesso che al vertice della piramide, ritratto in cui si fondono lantico e il nuovo, cos come il bozzetto agreste e la filosofia aziendale, il messaggio della ditta: il modo aperto e affabile, il tratto signorile e la duttilit e la forza dialettica del manager moderno che non ha rinunciato a credere nella bellezza delle cose semplici e genuine. Questi si fa ritrarre, infatti, sia al tavolo di lavoro, sia ritto in piedi sulla riproduzione di unantica imbarcazione che serv in passato a trasportare le botti, di fianco a un vecchio vestito da visigoto: sulla vela della barca sta scritto il nome della ditta, Est. 1678. Con il personaggio R. ci si avvia, del resto, a riempire un vuoto di ormai poco credibile e passlusso spirituale con adeguate figure di granduomini (nella cui adeguatezza interviene, non a caso, il lusso materiale: ricchezza, carriera, aristocrazia di nascita). esemplare Luca, marchesino dei bolidi, di cui un articolo del 1975 dipinge la vicenda179 Il personaggio in questione direttore sportivo della fabbrica di automobili X. Ma non lui che ci interessa. Si badi piuttosto allo stile del giornalista, perch lincontro redentore fra lusso spirituale pass e lusso materiale attualissimo implica ammiccamenti stilistici e semantici, se si pu dir cosi, che devono spiegare al lettore come leloquio delle commemorazioni del Carducci passi e sappia di muffa, mentre lessenza del lusso spirituale si conserva intatta ed sempre suscettibile di ipostasi concrete grazie al lusso materiale che circonda il granduomo profano ed essoterico. una bella storia
179 M. Mascardi, Luca, marchesino dei bolidi, Grazia, 28 settembre 1975, pp. 4-5.

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da raccontare dal principio, dice il giornalista. Infanzia: il futuro marchesino dei bolidi educato si potrebbe dire, allantica: in famiglia la media dellotto considerata normale e non procura motociclette o spassi dispendiosi. Ma il Nostro si compera di nascosto una 500 da competizione, arriva quarto in una certa gara, e, dice il giornalista (si badi allo stile), In una gara come quella l, o si molto bravi o non si arriva quarti. Poi il campione studia, si laurea in legge, si prepara anche allesame di procuratore legale, ma si annoia. Perch? Ecco:
Le sue evasioni sportive sono da spettatore, ma lo interessa tutto: calcio, atletica, basket, e naturalmente lautomobilismo. Non lo interessa lippica. In realt saccorge che la pratica legale non lo soddisfa.

Ma, aggiunge il giornalista (e di nuovo si badi allo stile), nel 1969, quando il Nostro era arrivato quarto nella gara, era successa una cosina: lo avevano invitato al 3131 per spiegare come si diventa piloti da rally. Il proprietario della fabbrica X. aveva udito. E questo signore, che convoca il Nostro per un colloquio, un personaggio ecccezionale:
Un colloquio con X. imprevedibile: lingegnere sa parlare per ore delle cose pi diverse con una competenza e una sicurezza che gli consentono, persino, di non essere talvolta modesto. Affascinante.

Ma non meno affascinante il Nostro: ha laria cos seria, composta, un tatto naturale, la sicurezza del gentiluomo di razza. Nel discorso, che il volo dun falco, la cultura e la virt eroica hanno il debito posto:
X. ricorda che fu un Y. [il cognome del Nostro] a portare per primo luso della stampa a Mondov, ventanni prima che

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Colombo scoprisse lAmerica. Poi aggiunge, fra s: C un Y. anche alle Fosse Ardeatine.

E cos il Nostro, giovane com, diviene direttore sportivo della ditta:


Y. dice a X.: Sento e le riferisco; poi lei decider e io dir quello che lei vorr. X. sorride: Lei non telefona a nessuno: lei sente, lei decide. Quello che fa, fatto bene. la grande investitura. A suo tempo, cos che si diventava Cavalieri del Re.

Eroismo e castit. Gotta, Brocchi Lusso spirituale di apparato eroico e virtuoso, diremmo quasi lusso di grandezza nella povert, e lusso di ricchezza materiale, sono congiunti in modo esemplare in una delle pagine pi pregnanti della letteratura ispirata dal fascismo, un brano per cui verrebbe naturale parlare di Kitsch se il concetto di Kitsch, per quanto impreciso, non implicasse pur sempre un qualche sospetto di valori recuperabili che qui proprio non ci sono. un brano finale del romanzo Ombra la moglie bella (1926) di Salvator Gotta. La trama, per ci che ci interessa, presto riassunta. Un grande industriale afflitto da gelosia morbosissima e sostanzialmente ingiustificata nei confronti della moglie, e tanto la tormenta che questa finisce per spararsi pi o meno volontariamente un colpo di pistola. La donna non muore, per; e mentre lei sta fra la vita e la morte, il marito, pur esulcerato, ritiene di non potersi sottrarre a unudienza che Mussolini gli ha fissato per quella stessa notte a palazzo Venezia. Parler al duce dei suoi progetti industriali. La pagina su cui vogliamo soffermarci appunto quella delludienza; e va detto subito che con ogni evidenza Gotta lha scritta prenden-

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do a modello il brano de Il santo in cui Fogazzaro narra il colloquio notturno fra il santo e il papa in Vaticano. Il lusso di grandezza nella povert, quello che dominava la commemorazione del Carducci non perch in essa si parlasse delle magre finanze del poeta, ma perch loratore concedeva a s e al pubblico una scorribanda fra lussi spirituali di grandezza, eroismo, poesia e virt del tutto estranei a ogni dimensione concreta della storia, e attingeva per questo alla cultura omogeneizzata, ai topoi del passato reso inesistente, senza alcun riferimento a lussi materiali, il lusso di grandezza nella povert, il lusso spirituale, compare nelle prime righe di Gotta materializzato in immagini di povert concreta, cui conferisce grandezza lo spirito del grande che vi aleggia su, e anche la notte che funge da elemento straniante: di giorno tutto sarebbe diverso. Poich ludienza particolare e, come s detto, notturna, il nostro industriale non entra a palazzo Venezia dal portone, ma da una delle porticine, e subito non incontra alcun fasto, anzi: una scala stretta e scarsamente illuminata... una piccola sala disadorna dove non che una modesta scrivania ed uno scafale polveroso180 . Poi la notte compie la sutura fra il lusso spirituale e quello materiale; egli attende su una loggia nel buio: la notte mite e serena, il silenzio, tra le ombre delle arcate e la tenebra delle palme gi in basso, solenne. Il, mio cuore sosta in una calma di purit. In questa notte sapre a un tratto una porta che conduce al lusso ben concreto, come quello di Liala:
nel rettangolo di luce appare un giovane che mi si inchina, pronunzia sottovoce il mio nome e quindi minvita a seguirlo attraverso alcuni saloni sontuosissimi, dai soffitti a travature dipinte, dalle pareti adorne di antichi arazzi immensi.
180 S. Gotta, Ombra la moglie bella, Baldini & Castoldi, Milano 1926. Questa citazione e quelle che seguono senzaltra indicazione sono tratte dalle pp. 327-337.

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Presso una porta dorata mi fa cenno dattendere mentregli socchiude quella, porta e scompare col suo passo lieve ammorbidito dai tappeti.

E da qui, dallistante in cui i due lussi spirituale e materiale si sono congiunti, il nostro industriale d prova di un autentico raptus erotico nei confronti di Mussolini:
Ora io non posso pi pensare ad altro che allincontro imminente: lemozione mi d unimpazienza che vede le mie dita mobilissime, quasi folli nellannaspare sulla spalliera di un divano l curvata, in penombra. [...] Egli mi scruta coi suoi grandi occhi neri nel volto pallido. [...] Siede posando le sue belle mani fini e bianche sulla tavola. [...] Lampia fronte marmorea, gli occhi grandi, neri e come accesi duna fiamma interiore, le tumide labbra, le forti mandibole beethoveniane eccitano in me una specie di panico amoroso, un fermento dentusiasmo fattivo, un bisogno prepotente di sembrargli degno, di essergli utile, un senso di devozione che potrebbe portarmi fino al sacrificio della vita: per Lui, per la sua persona mortale. Eccellenza: dico subito preso nel vortice della passione...

Pagine del genere avranno certo suscitato tutto il rabbioso godimento del Gadda di Eros e Priapo; per non dire delle soddisfazioni che si offrirebbero a una lettura psicoanalitica della simbologia fallica del finale:
La sua mano [di Mussolini] si posa lieve sopra un tagliacarte aguzzo e schietto come un pugnale. [...] Le sue frasi sono schiette e acute come la lama dacciaio: sincidono nel mio cuore ad una ad una [...] Lattimo del congedo ridesta dimprovviso il mio orgasmo.

Sembra di sentir parlare Lady Chatterley. Anche in Liala, del resto, il lusso quasi ovvio complice di erotismo. Ma qui, in Salvator Gotta, il raptus erotico provocato non solo dal lusso materiale, bens dalla sua congiunzione con il lusso spirituale, e anzi si ha limpressio-

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ne che il secondo prevalga sul primo. O meglio: in Liala il lusso generalmente il complice del maschio che irretisce la fanciulla, mentre qui il lusso materiale virile delluomo che deve sedurre gli uomini si accompagna al suo lusso spirituale e a una condanna delle immoralit eterosessuali. Basti pensare che il nostro industriale scriveva alla moglie una lettera, patetica, che finiva cos:
Lo spettacolo dellumanit peccaminosa, mi angoscia. Creature intelligenti, colte, educate, sorrette da princip sani, pubblicamente oneste e virtuose, cedono in segreto, giorno per giorno, allallettamento dei sensi, sciupano la loro volont in vane torture dalcova, si degradano moralmente di fronte a s stessi, fiaccandosi fra le braccia di donne impure. Non saremo un popolo di vincitori se non quando avremo affrontato e risolto il nostro problema morale. E bisogna che lepurazione cominci fra le classi colte, le maggiormente responsabili. Ti bacio con tutta lanima Tuo Dario.181

quasi inutile sottolineare che il problema morale esclusivamente il problema sessuale, e pi semplicemente i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Lo per Liala che ricorda appunto la lettera scrittale in pieno 1974 dalla ragazza cui i suoi romanzi diedero la forza di resistere fino al matrimonio. Lo , come abbiamo visto, per Gotta. Ma lo anche per un romanziere che, se si guardano le sue prese di posizione politiche, non si pu definire fascista: Virgilio Brocchi. Di Brocchi ricorderemo soltanto un romanzo, Secondo il cuor mio (1917-1918182 ): proprio questo romanzo, perch dovrebbe essere documento di cultura non di destra, avendo
Ivi, p. 64. Pubblicato dapprima con il titolo Casa di pazzi casa di santi, dal settembre 1917 al febbraio 1918, nelle appendici del Mondo, e poi raccolto in volume con il titolo che riprende la citazione in epigrafe dagli Atti degli Apostoli, Secondo il cuor
181 182

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provocato allautore, allora assessore per listruzione superiore nella giunta Caldara (socialista) di Milano, addirittura una citazione del giudice istruttore con limputazione di disfattismo ed eccitamento esplicito dei soldati italiani allintesa col nemico183 . In realt il romanzo abbastanza antimilitarista, seppure pieno di buoni sentimenti patriottici: il personaggio principale, una sorta di santo o magari di idiota dostoevskiano, rifiuta di usare le armi e partecipa alla guerra unicamente come portaferiti. Anche per questo personaggio, tuttavia, il problema morale dominante poi il fatto di avere per amante una donna sposata. Lacme di questo problema si raggiunge in un salotto con pelle dorso stesa a terra:
Gigi rabbrivid, mormor: Mi sentivo inghiottire dalla vertigine: avevo paura del male che ti facevo, paura della luce... [...] Egli abbandon la mano languida, e la sent affondare tra il pelo dellorso steso sul pavimento; una fitta gli attravers il cuore: ecco, ecco, la passione dei sensi li immedesimava insieme con la belva, e li inchiodava bruti al terreno...184

Si noti che nel romanzo di Brocchi il lusso materiale generalmente abbastanza peccaminoso, mentre il lusso spirituale imperversa trionfante dalla prima allultima pagina. Questa dominante di nesso spirituale, contrapposta qui alla passione dei sensi che inchioda bruti al terreno, l, in Gotta, allallettamento dei sensi e alle vane torture dalcova, si compone nelluno e nellaltro romanzo in visioni sociali tuttaltro che contrastanmio, presso le edizioni Mondadori, Milano. Le nostre citazioni sono tratte dalledizione del 1930. 183 Vedi V. Brocchi, La storia del mio processo, pubblicata in appendice a Secondo il cuor mio, cit., pp. I XL. 184 V. Brocchi, Secondo il cuor mio, cit., pp. 129-130.

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ti, nonostante il diverso orientamento politico pubblico dei due autori, tanto da far sospettare che vi sia un preciso rapporto fra la tendenza a considerare unico o sommo problema morale ladulterio o affini, e le lussureggianti fantasie spirituali intorno a forme di vita ostili alla societ industriale. Nel romanzo di Brocchi, che comincia con quadri cupissimi delle lotte operaie nel primo decennio del 900 (c perfino un prete, cattivo, che viene bruciato dal sindacalista dentro un forno per il vetro), limmagine di redenzione della societ la seguente: la sorella del santo, Letizia, una famosa cantante, ma anche pacifista, femminista e anarchica, compera vaste terre in Australia e vi trasferisce la famiglia:
... hanno fatto di l dellOceano una colonia meravigliosa di agricoltori, dallevatori, in mezzo a pianure ondulate di frumento ampie come laghi, tra mari di foraggio che scendendo dalle foreste degli eucaliptus, sotto il ciglio delle Alpi azzurre, declinano ai laghi, popolati di armenti, in gran silenzio. [...] la grande famiglia dei Leoni aveva fondato la Colonia Letizia, con un reggimento quasi comunistico. Laveva ispirata lardente utopia di Letizia; cento volte laveva tratta in pericolo la confusa aspirazione sindacalista di Mauro [quello che in Italia aveva bruciato il prete] e di Polimando; ma aveva finito di salvarla e di governarla la calma saggezza di Melch e dei suoi figli [il vecchio zio e la sua famiglia contadina dantico stampo]185

Questo abbandono della societ industriale, con il ritorno a forme di vita agricola e pastorale e, nonostante il reggimento quasi comunistico, levidente recupero della vecchia calma saggezza contadina, che difficilmente sar stata comunistica, non contrastano affatto con il nucleo ideologico dei progetti dellindustriale di Gotta. Il quale, nella fatidica notte, tiene a Mussolini un discorso cos:
185

Ivi, pp. 87, 156

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Ho costruito la mia pi bella impresa industriale senza credere pi nella utilit sociale del capitalismo. Sono un eretico della mia fede di ieri. Credo che il regime capitalistico, storicamente giustificabile in una societ dominata da principi materialistici, abbia cominciato ad abdicare il giorno in cui Voi avete attuato in Italia le Corporazioni Sindacali; gli darete il colpo di grazia il giorno in cui avrete valorizzato le Corporazioni dArti e Mestieri. [...] Dobbiamo ridonare allItalia le falangi dei lavoratori a mano: delloro del ferro, del legno, del cuoio, della creta186

E gi aveva detto, durante un colloquio con un amico:


Tutte le macchine sono, per gli operai italiani, strumenti di tortura. [...] il secolo scorso ha provveduto a tutte le utilit del corpo, noi ritorniamo alla gioia dello spirito187

Aggiungiamo che in entrambi i casi, per Brocchi e per Gotta, la fuga dalla societ industriale o i, progetti di superamento di essa (in direzione di forme di vita rurale o artigianale, incontaminata dalla macchina) rappresentano esplicitamente non solo una redenzione della vita sociale, ma, per i protagonisti dei due romanzi, lunica possibile soluzione del problema morale, cio dei loro guai amorosi. Rifugiandosi in Australia nella colonia agricola il santo di Brocchi sfugge allamore adultero; esponendo a Mussolini il suo progetto di gioia dello spirito per gli operai italiani trasformati in lavoratori a mano, lindustriale di Gotta si redime dalla materialit dei doveri e dei piaceri normali188 , e proprio al termine del colloquio con il duce recupera la moglie, sia perch apprende che salva dopo il tentato suicidio, sia perch si ritrova lanima liberata dalla gelosia (e ritrova
S. Gotta, Ombra la moglie bella, cit., pp. 331-332. Ivi, pp. 48-49. 188 Ivi, p. 328
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la moglie stessa libera dai suoi flirts pi o meno casuali). La vittoria del lusso spirituale al tempo stesso rinuncia alla macchina e liberazione dalla responsabilit, o comunque dalla partecipazione gelosa, nelle vane torture dalcova. E qui abbiamo limpressione che si possa cogliere in atto quel procedimento della cultura di destra di cui dicevamo: la genesi e fuso del lusso spirituale e del linguaggio che vi corrisponde. Lusso spirituale precisamente, in questi casi, e gi nella commemorazione del Carducci che abbiamo citato, rifiuto del materialismo, omogeneizzazione della tradizione culturale e delle caratteristiche storiche e contraddizioni del passato, e poi composizione, con quella pappa, di feticci positivi e negativi. Il materiale con cui i feticci sono modellati talmente indifferenziato da permettere le conciliazioni ideologiche apparentemente pi contrastanti: loratore che commemor il Carducci poteva tranquillamente conciliare repubblica e monarchia, patriottismo, nazionalismo e internazionalismo massonico, e in seguito non avrebbe incontrato grandi difficolt per conciliare i germi di civile progressoche la rivoluzione francese aveva recati e il fascismo189 Il fascista Gotta e il so189 Cos come avrebbe poi in qualche modo conciliato il suo anticlericalismo massonico con il Concordato. Cfr. G. A. Fanelli, Mussolini di fronte al Cattolicesimo, Antieuropa, 1 agosto 1930, pp. 1274-1279. Nel medesimo fascicolo di Antieuropa si trova (pp. 1329-1334) un articolo di G. Lo Duca, Una sintesi spirituale americana, che termina cos: Non inutile chiudere questa mia prima indagine spirituale, facendo rilevare un effetto della civilt senza ordine morale: oltre la grande cifra degli atei, lAmerica alberga circa un milione di delinquenti in grande stile. Non sar inutile ricordare che le dispense di M. Marconi, Guida alla storia delle religioni, Opera universitaria dellUniv. degli Studi di Milano, 1975, iniziano con queste parole (p. 3): Premetto che lateismo esperienza individuale, non del gruppo, cio della societ, piccola o grande che sia. (Se mai una imposizione di ateismo pu venire da

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cialista Brocchi finivano per ritrovarsi su posizioni non troppo diverse quando affrontavano i problemi essenziali. Le fisionomie dei singoli feticci erano indubbiamente determinate da situazioni contingenti in cui si trovavano i loro diversi modellatori; ma tutti quei feticci hanno una certa aria di famiglia, come se ci trovassimo dinanzi a una di quelle mostre del pane in cui compaiono bambole, trecce, galletti e rose che sono poi tutti pane. La materia su cui opera il lusso spirituale sempre la stessa: un passato che non c. Tutto quello che il passato stato, divenuto una pasta che si pu modellare e cuocere come si vuole: la materia per eccellenza dei miti tecnicizzati, lautentico eterno presente di cui Mircea Elude ha scritto lapologia, dichiarandolo ci che ha salvato gli uomini dal suicidio o dalla sterilit spirituale per troppo soffrire190 . E indubbiamente, come in ogni manipolazione di materiali mitologici, ha avuto un notevole peso la componente religiosa: innanzitutto la rivalsa del cattolicesimo, che ha riaffermato quasi trionfalmente il suo vincolo con la societ borghese da cui escono un Gotta o un Brocchi, proponendo come problema morale per eccellenza il peccato della carne, le vane torture dalcova. Il feticcio negativo delladulterio o comunque di quel qualcosa cui Liala ha insegnato alla sua lettrice a resistere, fatto della medesima pasta del feticcio societ industriale: nelluno e nellaltro caso si tratta di feticci efficienti, di miti tecnicizzati che servono a distogliere dalle vere responsabilit, luno nellambito sociale, pubblico, laltro nellambito privato, famiparte di singoli.) Nel medesimo testo si legge, daltronde, a proposito della religione romana definita da alcuni ritualistica e povera di miti, Resta qui il problema aperto: se ci sia dovuto alla razza cio alla stoffa-uomo, se ci sia dovuto allapporto greco, ecc. (ivi) [il corsivo nostro]. 190 Vedi in precedenza, p. 38 e sgg.

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liare. La gelosia morbosa del protagonista del romanzo di Gotta, riconducendo esplicitamente i due feticci al tema unico della propriet, gi di per s rivelatrice. Ladulterio il problema morale perch nellambito della vita privata un emblematico problema di propriet lesa. Ma anche le fughe o i propositi di rinnovamento della societ industriale, la stessa dichiarazione molto fascista dellindustriale di Gotta, Ho costruito la mia pi bella impresa industriale senza credere pi nellutilit sociale del capitalismo, sono un atto di devozione al feticcio (e qui anche alla realt concreta) della propriet, che risulta tanto venerabile da poter essere solo spiritualizzata, senza venire affatto intaccata. Spiritualizzata vuol dire soltanto: trasfigurata in feticcio modellato con la pappa del passato, e quindi resa conciliabile con altri feticci come la colonia a reggimento quasi comunistico che vive grazie alla vecchia calma saggezza contadina, o come la societ di artigiani senza macchine. Le vite dei protagonisti dei romanzi di Gotta e di Brocchi sono vite di santi, tentati come tutti i santi, e giunti nel porto del lusso spirituale, per il quale il passato un presente eterno e sacro, ma certamente essoterico. Per Gotta lessoterismo di questo passato diviene privilegio razziale:
Ed allora, Claudio, se cos pensi anche tu, se anche tu credi nella immutabilit di certe leggi eterne allanima umana, se credi nel mistero che ha favorito la nostra terra di sole e di bellezza, la nostra razza di genialit e di poesia, perch non rievochi il tempo che ha trovato le istituzioni pi consone allanima della nostra razza?191
191

S. Gotta, Ombra la moglie bella, cit., pp. 46-47.

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Gotta un cattolico non solo epigono di Fogazzaro192 , ma fascista cattolico:


Noi ci ricolleghiamo alla concezione cattolica, che conferisce alle societ, come frazioni della specie, scopi e vita oltrepassanti gli scopi e la vita degli individui e comprendenti invece quelli della serie indefinita delle generazioni proiettate nel tempo193

Razza, specie: dichiarer poi Farinacci: Noi cattolici fascisti [...]diciamo a conforto dellanima nostra che se, come cattolici siamo diventati antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti che ci furono dati dalla Chiesa durante venti secoli194 . Quanto a pappa di passato e a lusso spirituale, non saranno da meno gli ebrei fascisti cui si aprirono gli occhi solo allultimissimo giorno, come Ettore Ovazza nel Diario per mio figlio (1928):
Ogni tanto, nel volgere turbinoso dei secoli, nasce un uomo che pu proclamarsi pastore di popoli, e questuomo viene adorato e divinizzato. Cos nasce Mos, che dona al mondo in concet192 Oltre allimitazione de Il santo, in Ombra la moglie bella (il colloquio notturno che abbiamo citato, e in cui la notte ha, non a caso, la funzione wagneriana, tristanica, della notte nel libro di Saint Loup, I volontari europei, ecc. [v. in precedenza p. 76]), si vedano le dichiarazioni di S. Gotta circa il suo debito verso Fogazzaro in Tre maestri (Fogazzaro, Giacosa, Gozzano), Mondadori, Milano 1975. In questo libro della vecchiaia, S. Gotta dice con involontaria franchezza daver studiato le pagine di Fogazzaro come avrei scrutato, se mi fosse stato possibile, il grembo di mia madre, per scoprire come si facesse a fabbricare gli effetti pi personali e pi efficaci a vincere lincostanza dei lettori, e precisa che per lui trovare il modo di vincere lincostanza dei lettori, cio di vendere migliaia di copie dei suoi romanzi, significava sprofonda[rsi] nella misteriosa coscienza dellarte. 193 S. Gotta, Ombra la moglie bella, cit., p. 49. 194 R. Farinacci, La chiesa e gli ebrei, Editrice Cremona Nuova, Cremona 1938, p. 7.

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to del Dio unico e le tavole fondamentali della vita civile, cos nasce Ges di Nazareth, che di fronte alle interessate deviazioni della dottrina, e alle iniquit dei tempi lancia il grido di liberazione e di riscossa per tutti i perseguitati e inizia la pi grande Rivoluzione della storia. Cos nascono Maometto e Gothamo Budda. [...] Oltre a queste grandi figure che appartengono a tutti i popoli e alla storia del genere umano vi sono grandi figure nella storia delle varie nazioni. [...] Ai profeti e agli autori del nostro Risorgimento la guerra mondiale ha aggiunto una schiera di fingenti eroi, ed ha soprattutto esaltato due grandi spiriti: Gabriele DAnnunzio e Benito Mussolini195 .

E con Ovazza torniamo sia alloratore che commemorava il Carducci196 : levocazione di Ges di Nazareth come portatore di valori non dissimili da quelli dei grandi spiriti del Risorgimento (molto probabilmente anche Ovazza era massone, almeno da principio), sia a Liala: il lusso spirituale, nelle sue pagine, non esclude il lusso materiale. Sono pagine di diario di un banchiere, e quindi quasi ovvio trovarvi lieti ricordi di salotti e ville; ma la coincidenza con Liala precisa (escluse, sintende, in un diario per il figlio le allusioni a seduzioni) nelle lodi dello stile di vita dei ricchi e dei nobili. Qui c un lusso spirituale opportunamente moderato dal lusso materiale, che del resto nobilitato dallaura della storia, cio dal passato divenuto pappa. La visita dellindustriale di Gotta a Mussolini creazione di fantasia, ed immaginazione di un piccolo borghese che traduce le sue ambizioni nellincontro del lusso spirituale con il lusso materiale. Qui, in Ovazza, c lalta borghesia, e piemontese, che per conciliare il lusso materiale con quello spiri195 E. Ovazza, Diario per mio foglio, STEN, Torino 1928, pp. 105-106. Ovazza, uno dei principali promotori della corrente ebraica fascista e del gruppo intorno alla rivista La nostra bandiera, mori ucciso con la famiglia dai tedeschi. 196 La cui famiglia fu, di fatto, amica della famiglia Ovazza.

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tuale deve, almeno, come noblesse oblige, farne un lusso materiale storico-dinastico. Il 23 marzo 1926 il principe ereditario riceve Ovazza in udienza privata:
Il Comandante Sestini e il capitano di Santarosa della Casa Militare di S. A. R. mi ricevono in una meravigliosa sala dingresso che precede quella dove il Principe riceve. Il fine gusto artistico di S. A. si nota nella disposizione dei vari preziosi mobili dorati e intarsiati e nei grandi arazzi che ornano la vasta sala. [...] Ecco la sala delle udienze. Il Re Galantuomo riceveva i visitatori in piedi accanto alla prima finestra. Si pu dire che le vetuste mura di questo palazzo fremono di storia. [...] I valletti di Casa Savoia in livrea rossa sembrano riunire idealmente il passato coi nostri tempi portando insieme ai loro ricordi una vivace nota di colore197 .

Honnte homme, homme de bien, grand homme La omogeneizzazione del passato da cui muove il lusso spirituale che abbiamo visto allopera e sul quale ritorneremo va seguita, se non dalle sue origini, per lo meno dal suo punto di partenza pi prossimo a noi, cio dallistante in cui la cultura borghese del secondo 700 si avviata sulla strada di un rapporto con lantico che qui esamineremo riferendoci soprattutto ai non specialisti dello studio dellantichit: le personnes de qualit che pregiavano i classici nella cerchia della Pompadour, gli amatori della sobriet greco-romana delle consoles alla corte di Luigi XVI, gli honntes hommesborghesi che leggevano Orazio in latino al tempo della rivoluzione di luglio. E infine i grands patrons dei nostri giorni: uninchiesta della rivista Connaissance des arts (n. 180) sullarredamento degli uffici privati dei presidenti-direttori generali del197

E. Ovazza, Diario per mio figlio, cit., pp. 157-158.

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le grandi aziende francesi, anno 1967, ci rivela che Alla Socit Gnrale gli uffici dei tre grandi sono stati or ora rinnovati: uno Luigi XVI con boiseries depoca, il secondo Luigi XV, il terzo in stile ottocentesco notaio di provincia. Come Margherita, lo studioso pu accorgersi anche solo al fiuto ( Che afa qui dentro, che tanfo!198 ) che Faust ha messo piede a sera nella linda cameretta, e che Mefistofele vi ha deposto i gioielli. Baster visitare con attenzione di archeologi ed epigrafisti i quartieri antichi dei cimiteri e le chiese che conservano lapidi funerarie del secolo scorso, e si scoprir dove si rifugiava, sotto le sembianze di un notevole lusso spirituale, quella lindura perduta. Nella linda cameretta dellinterno borghese le cose cambiavano. La seggiola impagliata stata sostituita con la poltrona di marocchino, la tavola con la scrivania preziosa, lasse per i libri con larmadio intarsiato, due gessi moderni con una Venere: largilla moderna, spezzata dallantico bronzo199 . Per ricambiare un favore, Mme Geoffrin ha rinnovato larredamento dello studio di Diderot. Lui se ne lagna: la cameretta edificante del filosofo si trasformata nel gabinetto scandaloso del pubblicano. Cos io insulto la miseria nazionale. Per evocare limmagine dellhonnte homme basta comporre leffigie del suo dio: il suo intrieur, la sua stanza, il cuore della sua casa. Chi lhonnte homme? Non lonestuomo, come verrebbe facile tradurre, e neppure luomo donore n luomo dabbene, se ci si attiene alle definizioni del Tommaseo per questa triade. Lhonnte homme non nemmeno sinonimo di personne de qualit, che vuol dire propriamente nobile, gentilhomme. I vecchi viaggi in Grecia e in Oriente, i loro preliminari, i loro resoconti,
Goethe, Faust, I, v. 2753. Questa citazione e quelle che seguono sono tratte dai Regrets sur ma vieille robe de chambre di Diderot [1772].
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sono da questo punto di vista preziosi, perch lhonnte homme , piuttosto, il tipo duomo menzionato da Chateaubriand nella lettera del 1803 a Guneau de Mussy: quando avesse visitato Atene, il Monte Athos, Costantinopoli, scriveva Chateaubriand, tre anni prima di partire per lOriente , egli avrebbe potuto dire daver visto pressappoco tutto ci che un honnte homme pu desiderare di vedere200 difficile dire fino a qual punto questa espressione, honnte homme, suoni ironicamente autoriduttiva in bocca a chi era convinto dessere assai pi grand homme che honnte homme. Ma le due qualifiche non si escludono del tutto: hanno un luogo dincontro, pur precario, che la cultura. Riconoscendosi nellhonnte homme il borghese saliva di un gradino, senza giungere a fastigi principeschi, e laristocratico trs grand seigneur discendeva di uno, senza che il proprio prestigio ne fosse troppo turbato. Lhonnte homme era un convitato senza problemi alla tavola apparecchiata della cultura. C la tavola di aristocratici alla quale Rousseau, seduto in fondo in fondo, acquista dimprovviso prestigio perch lunico che riesca filologicamente a spiegare il motto dello stemma del padrone di casa. C la tavola dellarricchito honnte homme che invita i parenti di provincia, e quelli hanno tutti le gambette corte e fanno cadere in continuazione il tovagliolo. Al tempo di Chamfort, honnte homme era qualit che accomunava il borghese o il militare pieni di virt e laristocratico; era qualit in cui si congiungevano le virt morali e il savoir-vivre; ma non bastava, da sola, per con200 Cit. in M. Descotes, Litinraire grec de Chateaubriand, Epistimoniki Epetiris tis philosophikis scholis tu Panepistimiu Athinon [Annuario scientifico della Facolt di filosofia dellUniversit di Atene], serie II, vol. VII, 1957-1958, p. 279; tutto larticolo (pp. 289-306) interessante per il nostro argomento.

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sentire di avere un posto di ospite in una carrozza stemmata, e non aveva a che fare con la cultura201 . Lavanzata della borghesia modific il significato di quellespressione. Honnte hommedivenne innanzitutto una fisionomia culturale: il borghese, laristocratico, che la sceglievano per s, si conferivano virt che erano giudicate provenire da una sfera alta, diversa, tra 1e sfere alte, da quella del puro potere consacrato di chi non aveva fatto altro che la fatica di nascere, e anche da quella della pura e religiosa onest negli affari. Lhonnte homme, di estrazione borghese oppure aristocratica, era un dilettante della cultura: era il borghese che vi dedicava le ore libere dal lavoro e gli spazi vuoti della sua mente, ma che non avrebbe ritenuto n saggio n virtuoso dedicarvi ogni ora, ogni sospiro, ogni spazio; o era laristocratico che, con tutto il suo gusto per la cultura, avrebbe ritenuto pur sempre degradante divenirne un professionista. E lhonnte homme, fosse di estrazione borghese o aristocratica, pur compiacendosi di una cultura che voleva dire soprattutto classicismo, Grecia, Roma, Grecia travestita da Roma, non era certo disposto a rendere il suo apprezzamento della classicit cos radicale e cos strumentale ai fini della modifica del presente, come fu quello di Rousseau e poi di Robespierre, luno professionista della cultura, laltro professionista di quel rinnovamento pratico della societ in cui, con la Rivoluzione, si traduceva lesercizio professionale della cultura. Lhonnte homme
201 Vedi in Caractres et Anecdotes di Chamfort la storia del duca di A. che, senza farsi riconoscere, chiede un passaggio sulla carrozza dellarcivescovo di Reims e infine rivela la sua vera identit; al che larcivescovo si scusa: Ce maraud de laquais qui ne me dit pas... Je suis bien heureux encore davoir cru, sur votre parole, que vous tiez gentilhomme...; il duca risponde: Remettez-vous, monseigneur. Pardonnez votre laquais, qui sest content de vous dire que jtais un honnte homme...

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era lieto che largilla moderna fosse spezzata dallantico bronzo, come si lagn Diderot; ma lantico bronzo non rappresentava per lui, che era honnte, n lerudizione troppo impegnativa, n limitazione essa pure troppo impegnativa degli stoici o delle antiche repubbliche, sostituita allImitazione di Cristo. Nella biblioteca dellhonnte homme cera forse meno polvere su Fnelon che su Montesquieu, nessuna polvere sul Voyage de Polyclte del barone di This, il quale tornava a Fontenelle ( Secondo me non ci sono verit che non debbano essere rese piacevoli)202 quando dichiarava nella Prefazione i principi della sua volgarizzazione del mondo classico, con ambizioni o scrupoli per cos dire fenomenologici:
La conoscenza delle istituzioni, de costumi, ed anche degli usi dun popolo, indispensabilmente necessaria a chiunque voglia seguirlo nel vario corso della sua fortuna, e giudicarlo con equit. Ma le memorie, che vi si riferiscono, e di cui il lettore sempre avidissimo, sono sparse nellopere degli storici, ove tengono dordinario un luogo assai picciolo. [...] Per alcuni pazienti eruditi si sono studiati di supplire al difetto degli storici. [...] Ma non si pu negare per altro che tante dissertazioni isolate e spesso aridissime, che tanti articoli indipendenti gli uni dagli altri, non formino piuttosto una specie darchivio da consultarsi al bisogno, che opere interessanti, le quali si possano leggere seguitamente. Per dare unidea giusta di una macchina vasta e complicata, non credo che basti spiegarne, pezzo a pezzo, tutte le parti; ma penso che sia pur uopo metterla in movimento, il che appunto io ho tentato di fare. Quindi mi sono finto una scena, semplice in s medesima, ma tale nondimeno da cattivarsi qualche attenzione.203
202 Nellesordio del premier soir de La pluralit des mondes [1686]. 203 Viaggio di Policleto o Lettere romane del Barone di This, trad. it. anonima, P. E. Giusti Fonditore Tipografo, Milano 1824, vol. I, p. 7.

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Lhonnte homme non era, dunque, lhomme universel di La Bruyre o il dcisionnaire di Montesquieu, quello che ha letto tutto, ha visto tutto [...], preferisce mentire piuttosto che tacere o far la figura di ignorare qualcosa204 ; si metteva veramente sotto i denti una certa quantit di pane della cultura classica (anche se condito di un qualche agrment), e non si dichiarava erudito onnisciente, anche perch quellonniscienza avrebbe puzzato troppo di professione erudita; tuttal pi, nei momenti propizi, sulla poltrona di marocchino, dinanzi alla bella scrivania, alla libreria intarsiata, alla Venere bronzea, faceva come il celebre pappagallo Vert-Vert che
parlait comme un livre toujours dun ton confit en savoir-vivre205 .

Le virt dellhonnte homme erano quelle di chi cercava nella cultura una legittimazione per la propria autorit, ricchezza, potere, sicurezza sociale, che, se borghese, vedeva salire ma bisognose di nobilitazione ideologica, e, se aristocratico, prevedeva o vedeva minacciate come di fatto erano, quindi non meno bisognose di una rinobilitazione ideologica allinsegna della cultura. E si capisce, daltronde, che potessero essere anche le virt di chi, nelluna e nellaltra classe, cercava compensazione non triviale per i peggiori scacchi subiti nella vita dogni giorno. La cultura classica dellhonnte homme offriva nobilt, legittimazione, compensazione, proprio perch non era il repertorio di dure virt che Rousseau vedeva nelle repubbliche antiche, ma una collezione di prospettive esclusivamente rivolte verso honnte hom204 Lettres persanes, 72 (con evidente riferimento allArrias di La Bruyre, nel cap. v, De la Socit et de la Conversation, dei Caractres). 205 J. B. L. Gresset, Vert Vert[1734], I, 2, vv. 44-45.

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meil passato come presupposto delle virt conservatrici del presente: una finestra non solo nel gabinetto scandaloso di un ricchissimo fermier gnral, ma anche nello studio del facoltoso borghese, dellaristocratico preoccupato sia della propria coscienza sia del proprio patrimonio, magari in declino, e anche del borghese in difficolt, del nobile spiantato: finestra, per tutti coloro, sulloro gi alchemico, adesso storico-antico, di quei marmi e di quei gesti esemplari. Lespressione francese, ma certo gli honntes hommes di questo tipo non si trovavano solo in Francia tra la fine del 700 e i primi decenni dell800. Lhonntes hommeshonnte homme , entro certi limiti, europeo. Alla Francia del 700 debitore della lingua (latino e francese, deve conoscerli; non, di solito, il greco)206 ; e la societ e la cultura francese dallilluminismo alla Rivoluzione sono, se non la sua culla, per lo meno le sembianze pi vistose delle fate che si chinarono sulla sua culla. Dellilluminismo lhonnte homme partecipe nella misura in cui vive nel riflesso del privilegio dellintellettuale. La volont di crescita sociale degli intellettuali illuministi non ebbe, anche nel caso del trovatello DAlembert o di Diderot figlio del coltellinaio, lobiettivo di un rango elevato
206 M. Descotes (in Litinraire grec de Chateaubriand, cit., p. 301) ricorda che in Francia, ancora verso il 1820, vi era labitudine di tradurre i testi greci in latino per avvicinarli al pubblico. Il padre di Sainte-Beuve, che postillava Omero sul testo originale, faceva evidentemente eccezione; Sainte-Beuve stesso studi con specialissima passione il greco antico e quello moderno ma Lamartine, per esempio, ignorava il greco; e gli autori greci che lesse sul serio, in traduzione, si possono contare sulle dita di una mano (M: F. Guyard, Le rve grec de Lamartine, Epistimoniki Epetiris tis philosophikis scholis tu Panepistimiu Athinon, serie II, vol. VII, 1956-57, p. 309; nel medesimo volume dellEpetiris, pp. 323-340, vedi il saggio di F. Pruner, Le philhellnisme de Sainte-Beuve: in particolare sullo studio della lingua greca v. pp. 327-328, 336).

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entro la societ presente. Miravano piuttosto a ottenere un rango elevato al di fuori della societ, dal quale potessero non soltanto mantenere le distanza verso lo scandaloso gabinetto del fermier gnral, ma anche intervenire con le armi intellettuali di cui erano i professionisti, come da un pianeta estraneo e vicino, sulle vicende dei potenti e dei popoli del pianeta terra. La stessa Encyclopdie si pu definire un lavoro di furto e di proiezione delle attivit umane dalla terra al pianeta degli intellettuali, dal quale le norme di tutto ci sarebbero state scagliate come armi contro il pianeta terra, e le nozioni di tutto ci, purficate nellaria rarefatta di lass, sarebbero poi scese di nuovo sulla terra quando quelle armi lavessero finalmente conquistata. La letteratura del secondo 700 ricca di falsi viaggi presso inesistenti selvaggi. Di fatto lEncyclopdie sottraeva ai selvaggi civili dEuropa (tutti gli abitanti dEuropa che non fossero intellettuali e propriamente filosofi) le loro buone, e mal usate, nozioni, affinch fossero decantate sul pianeta degli intellettuali, fornissero leggi e modi di pensiero capaci di civilizzare quei selvaggi, e poi venissero restituite loro, una volta civilizzati. Laccett di tutto questo laspetto che, isolato dal suo contesto e scelto da mani honntes, si rivel pi conservatore e reazionario, divenendo spesso caricaturale: la separazione fra la terra e il pianeta degli intellettuali, sul quale egli am ritirarsi nelle ore in cui saliva o discendeva di un gradino (a seconda che fosse borghese o aristocratico) rispetto alla sua condizione sulla terra. Della Rivoluzione, lhonnte homme accett, da questo punto di vista, ben poco: insieme con i vantaggi concreti che gli venivano dalla rottura della societ feudale, lhonnte homme di estrazione borghese accett della cultura maturata al tempo della Rivoluzione la possibilit di conservare i suoi Greci e i suoi Romani, che la Rivoluzione aveva recuperato come modelli morali altrimen-

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ti sarebbero morti estenuati nel classicismo Louis Seize, la Chnier207 Basta leggere il ritratto di Robespierre che Thiers disegna nella Storia della rivoluzione francese208 , per cogliere il passaggio dallhonnte homme allhomme de bien che corrisponde alla sopravvivenza abile e adeguata ai tempi dellhonnte homme settecentesco borghese, camuffato, nel XIX secolo. Un honnte homme se mai ce ne furono, come Thiers, accusa Robespierre dei vizi peculiari dellhonnte homme settecentesco. Prima di tutto lo colpisce nella sua condizione borghese professionale, extraculturale in senso stretto: mediocre avvocato di Arras; poi sattacca a un difetto che professionale (per un avvocato), ma che gi legato direttamente alle ambizioni culturali: la povert della sua eloquenza; infine denuncia la pedanteria, lampollosit di Robespierre, mediocre e zelante nel chiamare in causa la sua erudizione da honnte homme homme amante dei Greci e dei Romani virtuosi, per inchiodare gli avversari. Dalle pagine di Thiers, Robespierre appare non con la maschera del mostro puro e semplice che gli attribuiva la restaurazione borbonica negli anni stessi in cui fu pubblicata la Storia della rivoluzione (un libro apparso allora per cos dire di sinistra), ma con la maschera dellhonnte homme, dalla ragione stretta e comune, pieno di riserbo e di cure per se stesso, ritirato in un gabinetto elegante, [...] in cui si dedicava a un lavoro ostinato, amante della sua pedantesca cultura classica, petit homme abbagliato dagli eroi in toga. Tut207 noto che un luogo comune della storia della letteratura francese, di cui responsabile per primo Sainte-Beuve, sottolinea invece lautenticit e la vitalit dellellenismo di Andr Chnier che torna [agli antichi] come un getto dacqua alla sua fonte. 208 A. Thiers, Histoire de la Rvolution franaise, Furne et Cie., Parigi 184713, Vol. II, pp. 194-96.

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te le caratteristiche dellhonnte homme, certo, a parte il fatto che, qui, un honnte homme, Thiers, a rinfacciarle ad un Robespierre per il quale la cultura doveva essere azione di metamorfosi della societ, senza residuo, dunque lesatto opposto del tesoro culturale privato dellhonnte homme. Lhonnte homme, nella persona di Thiers, rifiuta dopo la Rivoluzione la propria fisionomia e si sceglie quella dellhomme de bien: unespressione che, questa volta, si pu tradurre abbastanza correttamente con il suo corrispettivo italiano pi immediato, uomo dabbene. Anche in questo caso, tuttavia, non ci servono le definizioni per cosi dire ottimali, e moralistiche, del Tommaseo: Uomo dabbene, colui che adempie tutti i proprii doveri. [...] Luomo dabbene fa del bene a tutti, vuole il bene di tutti [...] Luomo dabbene opera anche sopra il dovere209 . Luomo dabbene che corrisponde allhomme de bien , come dice il Petrocchi, un uomo onesto, cio un uomo che mantiene i suoi impegni e non manca alla parola210 , ma anche qualcosa di pi: lhomme de bien lesatto equivalente borghese dellhomme de qualit (aristocratico), dunque luomo dabbene il borghese possibilmente colto e comunque non rozzo, benestante, dai titoli di merito economico, intellettuale e morale ben riconosciuti dalla societ. Lespressione homme de bien ricorre pi volte nel Discorso dingresso dello stesso Thiers allAcadmie Franlaise,211 , riferita naturalmente dalloratore non a se stesso, ma allaccademico defunto di cui, secondo la re209 N. Tommaseo, Nuovo dizionario dei sinonimi della lingua italiana, Rejna, Milano 18543, p. 614 ( 2915). 210 P. Petrocchi, Nvo dizinario universale della lingua italiana, Treves, Milano 1909, s. v. Dabbne e Galantmo (vol. I, pp. 671, 1005). 211 Discours prononc lAcadmie Franlaise par M. Thiers le jour de sa rception, 13 Dcembre 1834, riprodotto al principio

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gola, Thiers pronunci lelogio. Si trattava, nella fattispecie, di Franlois-Guillaume Andrieux, un commediografo ormai dimenticato, che ebbe anche una certa notoriet come uomo politico. Disse Thiers nel suo discorso che non solo Andrieux era stato un homme de bien, ma era morto contento di lasciare le sue due figlie a due hommes de bien. Nelluno e nellaltro caso, a proposito sia di Andrieux sia dei suoi generi, Thiers non disse soltanto homme de bien, ma homme desprit et de bien: evidentemente homme de bien non era qualifica tale da implicare, da sola, anche lesprit. Il risultato della metamorfosi dellhonnte homme in homme de bien aveva bisogno di puntelli (la menzione esplicita dellesprit) per godere appieno di prestigio intellettuale. Tutto il discorso di Thiers mostra, del resto, che intorno al 1834 lhonnte homme settecentesco di cui parlavamo era stato sepolto dagli ultimi esponenti borghesi di quella stessa specie: lavanzata della borghesia le aveva reso meno necessarie quelle nobilitazioni culturali private, e nello stesso tempo il rischio di radicalizzazioni sovversive della cultura classica era divenuto, con la Rivoluzione, cos concreto da richiedere unaltra forma di impegno culturale. Lhomme de bien poteva benissimo coltivare, come lhonnte homme, il suo latino, ma era opportuno che il margine di libert fantastica implicito nella separazione fra il pianeta degli intellettuali e la terra (nel senso degli honnte homme per cos dire illuministi) fosse corretto da una pi diretta partecipazione della cultura degli honnte homme alle convenzioni e alle domesticazioni dellideologia politica corrente (Thiers pronunci il suo discorso dopo la rivoluzione di luglio). Se lhonnte homme borghese settecentesco era stato conservatore, lhomme de bien del

della Histoire de la Rvolution franlaise, cit., vol. I; le nostre citazioni provengono dalle pp. IV e XVI.

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1834 doveva essere (o essere stato, poich, da parte di Thiers, lapplicazione della qualifica retroattiva!) conservatore cieco, cio assolutamente ignaro delle libert di pensiero da coltivare in privato, in un gabinetto elegante. Doveva, insomma, essere un virtuoso consapevole e partecipe anche nella sua cultura di una politica conservatrice, anzich suscettibile di avventure di libert apolitica, di evasioni fantastiche, nelle pause della sua attivit quotidiana. Queste avventure di libert sui generis sono esclusivamente riservate da Thiers nel suo discorso ai Quaranta dellAcadmie Franclaise, rare e preziose e ammissibili accezioni umane di esercizio professionale della cultura, che ormai esercizio professionale e aristocratico, estraneo allambiente degli honnte homme, tuttal pi loro faro. Vi cos un recupero diretto del grand homme, che pu permettersi dessere anche un intellettuale; e la catena dei grandi uomini che si sono succeduti attraverso i secoli diviene la garanzia per eccellenza del rapporto con il passato. Lomogeneizzazione del passato raggiunge la fase pi caratteristica, quella appunto della moderna cultura di destra, del fascismo e del neofascismo. Le fisionomie dei grandi uomini si raggruppano in categorie che divengono i vari volti del passato, ma di un passato atemporale, di un eterno presente. E per conoscere quelle categorie non c bisogno di ricorrere a Nietzsche, anzi inopportuno dar troppo retta a Nietzsche, perch in Nietzsche si tratta di volti nettamente diversi luno dallaltro e capaci di esercitare una critica violenta nei confronti del presente. Meglio ricorrere al brano che abbiamo gi citato, del banchiere scrittore dilettante, il quale li elenca tutti e li raccoglie come protettori del presente nel suo carosello storico, volti tutti somiglianti, figure caratterizzate soltanto dal costume che indossano: i santi, gli eroi, i poeti. Le prerogative, del resto, sono scambievoli: il santo del romanzo di Brocchi anche un artista e un

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eroe; eroe, poeta, e perfin quasi santo (in nome del Cristo tradito dalla Chiesa) il Carducci nelle commemorazioni che citavamo; per non parlare dei due grandi spiriti che la guerra mondiale ha esaltato: il conquistatore di Fiume e il fondatore del Fascismo212 . Questi due ultimi furono evidentemente persone reali oltre che feticci, e interessano il nostro studio non solo per limmagine che di essi ebbero gli altri, bens anche per il loro diretto contributo alla cultura di destra. Quanto a Mussolini, per, non c molto da dire. A parte un certo cinismo di fondo e una tendenza al disprezzo di chi gli si stendeva davanti (cui corrispondeva lodio per chi non lo faceva), non sembra che Mussolini nutrisse sostanziali riserve nei confronti del feticcio che lo raffigurava. Vi si riconosceva benissimo. La sua cultura era precisamente quella di cui abbiamo parlato finora, senza che lui personalmente vi mostrasse qualche speciale originalit. Il lusso spirituale era la sua atmosfera naturale, e la sua mitologia romano-imperiale era fatta dello stesso passato omogeneizzato con cui altri avevano modellato i feticci delle commemorazioni del Risorgimento. Il discorso invece cambia notevolmente per DAnnunzio: se evidente che i mussoliniani furono per lo pi interpreti e apologeti ortodossi di ci che passava per la testa al loro grande uomo, si resta molto esitanti a parlar di altrettanta ortodossia per i dannunziani nei confronti del poeta, il quale fra gli innumeri talenti che si attribu e che gli furono attribuiti possedeva senza dubbio in modo brillantissimo quella della mistificazione.
212

E. Ovazza, Diario per mio figlio, cit., p. 106.

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La brutalit del gesto inutile. DAnnunzio, Pirandello Dopo tutto il nostro discorso sui rapporti tra rifiuto della macchina e della societ industriale, ed elezione dei rapporti sessuali extra-matrimoniali a problema morale per eccellenza, nel lusso spirituale della cultura rappresentata da un Brocchi o da un Gotta, ora che abbiamo nominato DAnnunzio potremmo chiederci se un fenomeno dellampiezza del dannunzianesimo non rappresenti un versante completamente diverso della cultura di destra. In questo presumibilmente concordi, sia DAnnunzio sia i dannunziani mostrarono di provare tuttaltro che ripugnanza e senso di peccato verso la macchina213 e DAnnunzio stesso (qui dubitiamo di poter aggiungere i dannunziani) abbastanza improbabile che giudicasse problema morale per eccellenza i rapporti sessuali extra-matrimoniali. Non che vogliamo accettare senza discussioni leffigie del poeta amorale, diffusa fra i suoi seguaci e fra i suoi detrattori, con levidente sua personale complicit. Abbiamo limpressione, anzi, che DAnnunzio si ponesse una quantit di problemi morali: ma non intorno alle vicende amorose sue o altrui, bens intorno a domande sulla funzione, la natura, diremmo quasi il valore ontologico dellarte e dellartista domande cui, in fondo, non riusc mai a rispondere, adottando proprio per questo una tecnica di costante mistificazione verso di s e verso gli altri, e nutrendo continuamen213 Cfr. R. Tessari, Il mito della macchina. Letteratura e industria nel primo Novecento italiano, Mursia, Milano 1973, in particolare il cap. III. Nel medesimo libro (cap. IV) vedi inoltre le considerazioni sullapologia della macchina e sul rifiuto delle vane torture dalcova nei Futuristi. Cfr. a questo proposito anche R. Tessari, Le futurisme et la machine: un mythe damour tristanique, Europe, n. 551 (Les futurismes), 1975, pp. 48-53.

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te di lusso materiale un lusso spirituale che non riusciva a fondare. Limpressione , insomma, che DAnnunzio fosse molto meno disposto dei suoi seguaci (e degli altri partecipi della cultura di destra che non erano suoi seguaci) a nutrirsi fiduciosamente e con viva soddisfazione di quel passato indifferenziato, omogeneizzato, con cui gli altri si fabbricavano i loro feticci di eterno presente. presumibile che non provasse molto maggior rispetto di loro verso la concretezza della storia, ma era molto pi sensibile di loro alle differenze stilistiche nelle culture del passato e, pur senza storicizzarle, attribuiva a esse un valore ontologico con cui non poteva rinunciare a fare i conti. Con la sua tendenza costante a ipostatizzare, era uno che probabilmente credeva nei miti, e per quanto passasse lesistenza a tecnicizzare materiali mitologici, si ha limpressione che fosse convinto di una permanenza autonoma dei nuclei mitici di quei materiali: nuclei che gli parevano sfuggire alle sue manipolazioni. O forse non era troppo certo che quei nuclei mitici fossero ancora vivi, dubitava che fossero qualcosa di simile a stelle morte di cui egli continuava a catturare la luce senza potersi di fatto impadronire della fonte di quella luce, inciampo sulla sua strada perch sottrattasi con la morte al possesso. Di l dal passato indifferenziato che manipolava continuamente, incontrava un passato composto di ipostasi nettamente differenziate, e perduto. Il suo lusso spirituale era sempre minacciato dalla nozione della perdita irrecuperabile di un passato certo mitico, non storico, da cui provenivano culture e stilemi che sentiva non omogeneizzabil fino in fondo. Laria funeraria del Vittoriale deriva forse anche dal sospetto, nel visitatore, che tutto il mostruoso bric brac sia stato messo insieme senza molta convinzione in quella casa cos come sulla pagina scritta: una montagna di roba che sarebbe dovuta servire, ma che alla prova s rivelata inutilizzabile: inservibili gli oggetti e le immagini, effetti e stilemi e les-

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sico prezioso, tutto il lusso materiale, per nutrire il lusso spirituale. Il quale lusso spirituale si nutre solo di pappa, mentre qui tutti gli oggetti del lusso materiale, e tutto il passato che si presenta in essi, conservano fisionomia e durezza, non si lasciano omogeneizzare e manipolare fino in fondo. La prima a essere colpita da questa resistenza del passato a lasciarsi integralmente manipolare la fisionomia stessa del granduomo, la quale corre il rischio di assumere implicitamente una funzione critica nei confronti della societ che la coltiva, dunque proprio la funzione che a priori le negata. DAnnunzio ha messo in atto una macchinosissima mistificazione, si pu dire per tutta la sua vita, in modo da rimanere ben al riparo da quel rischio. Da qui possiamo partire per verificare se il suo atteggiamento pubblico di protagonista e produttore di cultura, e quello dei suoi seguaci, siano sostanzialmente diversi dallideologia e dalle prove di lusso spirituale di un Brocchi o di un Gotta. Abbiamo detto che DAnnunzio e i dannunziani non provarono affatto ripugnanza verso la macchina: dalle opere del poeta non difficile ricavare un florilegio di mitologizzazioni della macchina, elogiative, ammiranti. Ma a ben guardare non ci sono in DAnnunzio sostanziosi elogi della societ industriale, e c invece, notorio, lelogio delle attivit artigianali che abbiamo trovato in Gotta; e c pure, anche nelle prese di posizione pi propriamente politiche di DAnnunzio, nella Costituzione della Reggenza Italiana del Carnaro, lipotesi di un reggimento quasi comunistico sul genere di quello della Colonia Letizia nel romanzo di Brocchi. Quanto, poi, al problema morale, se vero che lautentico problema morale per DAnnunzio non fu quello delle vane torture dalcova, e che anche semplicemente nelle trame dei romanzi e delle opere teatrali le questioni damore illecito pi vistose per esempio ne La Gioconda non sono il punto centrale in cui si fa mag-

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giore la tensione drammatica, bisogna ricordare per che i motivi ideologici da noi riconosciuti nel lusso spirituale Gotta-Brocchi alle spalle dei due temi salienti, fuga dalla societ industriale, redenzione dagli amori adulterini, compaiono in tutta lopera dannunziana, ma raccolti in ununica tonalit, generatori di un gruppo omogeneo di immagini e di un omogeneo uso della parola, che nelle vane torture dalcova hanno solo una delle tante loro accezioni. Per questa tonalit, che ci sembra la vera dominante della mistificazione dannunziana, non abbiamo definizione migliore che: brutalit gratuita. Con questo ci avviciniamo molto a ci che nel primo paragrafo abbiamo definito compiti inutili (imposti dai didatti dellesoterismo neofascista ai loro seguaci). Di fatto, tutto il lusso spirituale della cultura di destra corrisponde a una brutalit di comportamento pubblico e privato, sociale e familiare, che non appare affatto ideologicamente gratuita ai suoi apologeti finch questi si accontentano del passato indifferenziato con cui fabbricano feticci di virilit, forza eroica, sacrificio fino alla morte, disciplina, gerarchia, patria e famiglia da difendere come granitico possesso, e finch questi credono che la pappa da loro manipolata sia veramente leterno presente di vita (il vero passato atemporale, dunque il vero presente). La brutalit che a livello di cultura si presenta come lusso spirituale, in questi casi non appare gratuita ai suoi apologeti e non appare gratuita ai seguaci del neofascismo profano perch lo stile di comportamento garantito dal passato, indispensabile per adeguarsi al presente; alla vita, e utile per fabbricare il futuro. La maggior parte dei dannunziani pu essere certamente compresa nella schiera di questi convinti della brutalit utile. Ma DAnnunzio tende a rimanerne al di fuori, data la sua incertezza circa la possibilit di manipolare fino in fondo i nuclei del passato, di recuperare il passato perduto, e dato il quadro funereo che in realt egli traccia del futuro: un fu-

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turo di morte (di cui la decrepitezza personale solo un riflesso), che non possibile mutare, cui possibile solo adeguarsi con atti di religione della morte: Cos lAntico minsegn la commemorazione della morte...214 . Ora, noto che, sebbene la morte sia quasi una costante negli incitamenti eroici di DAnnunzio (... e la morte a paro a paro), il senso apparente di quegli incitamenti la guerra vittoriosa, la conquista, limperialismo. Ma se confrontiamo la posizione di DAnnunzio verso il passato con quella degli ideologi pi sacri dellesoterismo neofascista verso la Tradizione, ci accorgiamo che nelluno e nellaltro caso il vate o il saggio sono convinti di avere alle spalle un patrimonio perduto e dinanzi a s un futuro di decadenza e di morte che non pi arrestabile, qualsiasi cosa si faccia. Ne La citt morta vi una singolare proiezione del futuro nel passato, e una coincidenza fra la perdita del passato svanito nel silenzio e la morte in cui svanir il futuro. la pagina in cui Alessandro rievoca lapertura delle Tombe degli Atridi a Micene, e lo svanire dei cadaveri a contatto con laria:
Loro, loro... i cadaveri... Una immensit di oro... I cadaveri tutti coperti doro... [...] Per un attimo lanima ha varcato i secoli e i millenni, ha respirato nella leggenda spaventosa, ha palpitato nellorrore dellantica strage. [...] Per un attimo lanima ha vissuto duna vita antichissima e violenta. Essi erano l, gli uccisi. [...] Come un vapore che si esala, come una schiuma che si strugge, come una polvere che si disperde, come non so che indicibilmente labile e fugace, tutti si sono dileguati nel loro silenzio. M parso che sieno stati inghiottiti dallo stesso silenzio fatale chera intorno alla loro immobilit raggiante. Non so dire quel che
214 G. DAnnunzio, Le vergini delle rocce, in Prose di romanzi, Mondadori, Milano 1964, vol. II, p. 409.

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avvenuto. rimasto l un ammasso di cose preziose, un tesoro senza pari...215

Questo ammasso di cose preziose puntualmente descritto poco dopo con lesibizionismo erudito del dilettante di archeologia ( Vasi meravigliosi, a quattro anse, ornate di piccole colombe, simili alla coppa di Nestore in Omero; grandi teste di bue, tutte dargento massiccio, con le corna tutte doro... e cos via per venti righe filate), fa pensare non solo al bric brac del Vittoriale, ma alla sostanza degli innumerevoli scritti di un Gunon o di un Evola sui simboli della Tradizione: Graal, fiori simbolici, zodiaco, svastica, caverna, labirinto, arcobaleno, ecc. Tutti materiali di una Tradizione che Evola, verso la fine della sua vita, dichiarer perduta per questa fase del mondo, qualunque sforzo si faccia per tornare ad accedervi. Ma tanto il vate che i saggi incitano i discepoli ad agire, in vista di risultati pi che futuri, cio da raggiungersi in unepoca di nuovo ciclo cosmico. Confrontiamo con le esortazioni di Evola agli uomini della Tradizione certe parole di DAnnunzio:
[LAntico]... minsegn a riconoscere con sicuro intuito quelle anime su cui esercitare il beneficio e il predominio e da cui ottenere una qualche straordinaria rivelazione216

E ci accorgiamo che non del tutto azzardato supporre questo: come il neofascismo sacro ed esoterico sembra proporre ai suoi neofiti una via di perfezionamento segnata da compiti inutili e brutali, cos leroismo e le imprese imperialistiche che DAnnunzio proponeva alle anime dei suoi seguaci erano probabilmente compi215 G. DAnnunzio, La citt morta, Treves, Milano 1919, pp. 64-69 (atto prima, scena quinta). 216 G. DAnnunzio, Le vergini delle rocce, cit., p. 410.

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ti inutili nella mente del vate. Inutili in s e per s, utili come strumenti didattici per la fabbricazione l di una razza della Tradizione, qui di una razza sovrumana. quasi ovvio aggiungere che, cos come i compiti inutili ideati dai saggi del neofascismo esoterico vengono di fatto utilizzati da altri per ragioni molto meno metafisiche, e diventano autentico terrorismo per obiettivi molto concreti allo stesso modo DAnnunzio e il dannunzianesimo sono stati concretamente adoperati, nei limiti del possibile, dal fascismo profano (e non da escludere che, tra le molte ragioni di freddezza tra DAnnunzio e Mussolini, vi sia anche stato il disprezzo del vate per chi era cos triviale da non comprendere, e anzi da contaminare, il ritualismo oggi di per s inutile, domani promotore di qualche straordinaria rivelazione). Se questo vero, si pu comprendere facilmente che DAnnunzio non privilegiasse in particolare nessun aspetto del programma inutilmente eroico, e quindi non ponesse in primo piano neppure la tematica dei rapporti sessuali, che era un suo topos ricorrente. Se un Gotta imponeva castit e censura per risolvere il problema morale, DAnnunzio non aveva bisogno daltro che di purificare i rapporti sessuali facendone unoccasione, ma non la sola ( Ogni cartuccia italiana valga oggi un uomo ucciso)217 , di brutalit inutile ed eroica:
Sent il noto sapore dolciastro nella sua bocca, e non duna sola stilla; e poi sent laltra bocca schiacciarla, pi pesante del pugno, e i colpi cessare, e le mani passare a unaltra violenza, e la carne penetrare la carne come il ferro che sventra. E nella lividezza del crepuscolo, in fondo a quella stanza damore, tra le quattro pareti cherano quattro testimonii di silenzio e dombra, fu la mischia feroce di due nemici legati per il mezzo del corpo, fu lnsito crescente nel collo gonfio di arterie da recidere, fu
217 G. DAnnunzio, Adua. A Benito Mussolini, in Teneo te Africa, Il Vittoriale degli italiani 1939, p. 173.

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lo squasso rabbioso di chi si sforza strappare dallinfimo le pi rosse radici della vita e scagliarle di l dal limite imposto allo spasimo degli uomini218 .

E nel DAnnunzio senile il semi-vaneggiamento degli ultimi messaggi risolve luniforme tematica eroica in una faticosa allucinazione, in vaghe associazioni di immagini, colori, numeri, che si professano abissalmente profonde e fatidiche e che ricordano da vicino il pensiero analogico e le etimologie sacre di Gunon o di Evola. Cose di questo genere:
Sono quarantacinque i bresciani caduti fra i combattenti dOltremare. E subitamente mi rimemoro come Dante, nel Convivio. affermi che la giovent si compie nel quarantacinquesimo anno! [...] Sono anche essi alati. Per essi le colonne di Brescia sono ali avviluppate che siano per aprirsi. Ai latini lala aria come la colonna, elata luna come laltra219

La scarsissima simpatia reciproca fra DAnnunzio e Pirandello (il Pirandello che allindomani delluccisione di Matteotti chiedeva la tessera del partito fascista a Mussolini con la celebre lettera: Eccellenza, sento che per me questo il momento pi propizio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se lE. V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregier come massimo onore tenervi il posto del pi umile e obbediente gregario. Con devozione intera)220 proba218 G. DAnnunzio, Forse che s forse che no, Treves, Milano 1910, pp. 438-439. 219 G. DAnnunzio, Alla podest di Fausto Lechi in Brescia per i bresciani morti nella conquista dAfrica e per i legionari della seconda divisione 28 ottobre reduci, in Teneo te Africa, cit., p. 199. 220 Fu pubblicata su LImpero, 19 settembre 1924. riprodotta in G. Giudice, Luigi Pirandello, Utet, Torino 1963, p. 425.

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bilmente derivava anche dal fatto che luno e laltro coltivavano lideologia del compito inutile al centro del loro pensiero, ma ciascuno in modo diverso e concorrenziale. Non che a Pirandello mancasse il gusto della brutalit; basterebbe citare la sua lettera a Telesio Interlandi dopo lintervista che costui aveva pubblicato su LImpero il 23 settembre 1924:
Caro Interlandi, a chiarimento del mio pensiero, mi permetto di farle osservare che io non dissi cos recisamente e crudamente come appare dalla sua intervista, che avrei voluto la soppressione della stampa avversaria. Dissi che, applicato il decreto sulla stampa, come misura eccezionale per impedire una macabra e oscena propaganda dodio partigiano, sera represso ben poco [...] s visto sempre che un po di bene s avuto sol quando, senza gridare e senza neppure alzar le mani, semplicemente ma risolutamente, s andato incontro a queste parole, che subito allora sono scappate via, sperdendosi di qua e di l, con la coda bassa e illividita dalla paura221 .

E neppure gli manc, allo scoppio della I guerra mondiale, il gusto della morte inutile e bella, tanto da celebrare e quasi posti a modello la morte del vecchio garibaldino Lavezzari, volontario nonostante let222 : il personaggio di cui Giulio Barni avrebbe scritto la Canzone, il portabandiera di Garibaldi a Bezzecca, che va allassalto del Monte Sabotino togliendosi la giubba grigioverde e mostrando la camicia rossa che portava sotto:
E il 19 luglio arriv sulla trincera, Cit. da G. Giudice, Luigi Pirandello, cit., p. 430. In Frammento di cronaca di Marco Leccio e della sua guerra sulla carta (cui sarebbe da confrontare, del resto, il suicidio inutile in un senso ben diverso, che chiama in causa linutilit della vita, nella novella Mentre il cuore soffriva, in Novelle per un anno, vol. XIII, novella 13)
221 222

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si lev la giubba verde, mostr la sua bandiera. E disse ai volontari romagnoli e triestini: Avanti alla baionetta, e fate i garibaldini!223

(Canzone che Umberto Saba dichiar una delle meraviglie dellopera di Barni: Dovrebbe essere citata, come esempio di quella che si chiama [propriamente o no] poesia popolare, nei libri di scuola. [Ai ragazzi piacerebbe moltissimo])224 . Ma il compito inutile di Pirandello lontanissimo dal ritualismo esoterico del compito inutile di DAnnunzio: mentre il compito inutile di DAnnunzio mistificazione didattica, e sia pure di una didattica tragica, ma giocata sulla speranza di una pi che futura (daltro ciclo cosmico) straordinaria rivelazione, quella di Pirandello brutalit inutile senza mistificazione, poich resa inutile, nihilistica ed essoterica fino in fondo dalla perdita di ogni passato collettivo, e perci anche di ogni futuro e pi che futuro. Sintenda: la speranza di DAnnunzio in una pi che futura straordinaria rivelazione si proiettava unicamente su destini che a occhi profani sarebbero apparsi (se il vate li avesse manifestati chiaramente, come qualche volta fece) destini di morte, Evola avrebbe detto di Kali Yuga; e quella speranza era fondata unicamente come quella dei neofascisti sacri sullefficienza di atti rituali di religione della morte. Qui, appunto, il fascismo di Pirandello protestava: il passato, certo, era morte; la morte avrebbe chiuso il futuro; ma la morte era vera morte:Bruciatemi. E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere; perch niente, neppure la
223 G. Barni (pseudonimo di G. Camber), La canzone di Lavezzari, ne La Buffa, Mondadori, Milano 1950, p. 171. 224 U. Saba, Di questo libro e di un altro mondo, stampato al principio di G. Barni, La Buffa, cit., p. 51.

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cenere vorrei avanzasse di me225 . E in questo il fascismo di Pirandello non poteva conciliarsi con il compito inutile ed esoterico di DAnnunzio, ma neppure con il compito utile del fascismo profano di Mussolini (un uomo volgare egli dir di Mussolini, e forse almeno in ci sar stato daccordo con DAnnunzio, sia pure per diverse ragioni). Il lusso spirituale di Mussolini e di tutto il fascismo profano era, oltre che mosso da concrete intenzioni politiche, nutrito della pappa del passato indifferenziato e sempre disponibile come il lusso spirituale del neofascismo profano : viveva del cibo dellhomme de bien. Il lusso spirituale di Pirandello era scarso, brutalit ed eroismo non avevano in lui di che nutrirsi (sebbene continuassero a vivere, affamati). Il passato era interamente perduto, lAntico era inaccessibile; tuttal pi, per disperazione, ci si poteva lasciare avvolgere, da morti, dal suo guscio vuoto:
... niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si pu fare sia lurna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui226 .

Non questo avrebbe desiderato lhomme de bien che ornava di colonne doriche e di frontoni neoclassici la propria tomba. Il quadro preciso, del resto, di ci che era accaduto al passato, allAntico, Pirandello laveva gi tracciato in una novella giovanile, Il turno. La scena a Girgenti, alla fine del secolo scorso: c un vecchio ricco, che ha sposato una giovanissima e che si circonda di giovani amici; vecchio, nobile, ai suoi tempi cavaliere compitissimo, spadaccino, ballerino. N i suoi meriti
225 Dal IV del testamento di Pirandello ( Mie ultime volont da rispettare), riprodotto da G. Giudice, Luigi Pirandello, cit., p. 546. 226 Ibidem.

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si restringevano solo qui, nel campo, comegli diceva, di Venere e Marte: don Diego parlava il latino speditamente, sapeva a memoria Catullo e la maggior parte delle odi di Orazio...227 . Il vecchio homme de bien e la compagnia di giovani che lo circondano decidono un giorno di fare una gita ai templi agrigentini (il tempo si metter al brutto, e lhomme de bien, vittima dellacquazzone, si trover poi in punto di morte). Arrivano dinanzi al tempio della Concordia:
Fifo Garofalo, intinto darcheologia, con la tovaglia da tavola su le spalle e un cappello a cencio assettato sossopra sul capo: Venite, o profani! tuon, saltando su un pietrone nel mezzo del tempio. Turba irriverente, vieni! No, aspettate... (scese dal pietrone). La signora Stellina faccia da nume; alzi le braccia... cos. Adorate, o profani, la Dea Concordia! Io, sacerdote celebrante, dico ad alta voce: Facciamo libazioni e preghiamo... Ma no, aspettate! aspettate! Tutti, tranne Stellina, atteggiata da nume, seran precipitati su la cesta delle vivande portata dalla serva. Tu, Pep, ag giunse Fifo, gridando. Tu, mastro subalterno, chiedi prima a gli astanti: Chi son coloro che compongono questa assemblea? Affamati! risposero tutti a coro, compreso il nume, Stellina. No, no! Bisogna rispondere ad altissima voce: Uomini dabbene!228

227 L. Pirandello Il turno, in Il turno. Lontano, Novelle, Treves, Milano 1915, p. 10. 228 Ivi, pp. 85-86. Il corsivo nelloriginale.

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APPENDICE

Riproduciamo qui i testi inediti di due commemorazioni di Giosu Carducci, il cui autore fu un allievo di A. Graf e di R. Renier, Percy Chirone (1880-1953). Linteresse di questi documenti non risiede evidentemente nella loro qualit letteraria, ma nel fatto che essi offrono una delle rare occasioni di confrontare due discorsi di un medesimo autore e su un medesimo argomento, ma luno in pubblico, laltro in una Loggia massonica. Le due commemorazioni sono, inoltre, testi esemplari per il nostro studio, proprio perch documentano una situazione generale, anzich le prese di posizione di una personalit particolarmente originale. I manoscritti originali autografi delle due commemorazioni si trovano presso lautore del presente studio; constano il primo di 14 foglietti numerati, scritti solo al recto; il secondo di 10 foglietti (numerati solo i primi 8), scritti solo al recto. Tra parentesi quadre indichiamo nella trascrizione la paginazione dellautografo. Nella trascrizione abbiamo citato solo il primo verso di ciascuno dei numerosi brani di poesie del Carducci menzionati dalloratore; talvolta sul manoscritto questi brani sono unicamente indicati dal riferimento al numero di pagina di una raccolta delle opere carducciane, che si rivelata essere: Poesie di G. Carducci (MDCCCL-MCM), Zanichelli, Bologna 19022. A proposito dellautore delle commemorazioni ricorderemo, in relazione con il violento anticlericalismo del suo discorso nella Loggia, che egli scrisse anche un Saggio di ricerche sulla satira contro il clero nei Fableaux, Presso lautore, Porto Maurizio 1906, e una monografia. La letteratura goliardica. Studio di letteratura latina medievale rimasta in manoscritto.

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I. Commemorazione di Giosu Carducci tenuta nella sala della Societ Filodrammatica Sportiva il 3 marzo 1907 in Porto Maurizio Fu con vera gioia chio, non appena mi fu proposto, accettai lincarico di commemorare il nostro grande morto; ma quando mi trovai dinanzi al bianco foglio su cui volevo raccogliere i miei pensieri, allora sentii lo sgomento di chi saccinge ad unopera senzaver misurato il peso alle proprie forze. E solo confidando che, la benevolenza degli ascoltatori e lindulgenza loro e le parole del nostro poeta cui dovr spesso ricorrere, mi avrebbero sostenuto, mi trassi qui. E non solo per dire poche parole sullopera sua, ma pi per proporre loro e mi sia lecito, non di commemorarlo oggi solamente, ma di rievocarne spesso la memoria con la lettura. delle sue odi che pi opportunamente si possono chiosare. Ricorriamo perci a chi meglio di me potr illustrare i versi del maestro e mostriamo che gli italiani non sono poi tanto accademici, e che non sempre le commemorazioni nostre sono delle cianciate perpetrate oggi per esser poste nel dimenticatoio domani. Un maschio viso, unalta fronte ed aperta, [2] coronata di folti capelli, occhi arditi ed acuti, e nellinsieme una testa ergentesi con viril fierezza: ecco il poeta repubblicano del 57. Allo stesso viso unispida cornice di pel brizzolato, men fiero sguardo, ma pi penetrante e dallinsieme un che di pungente disdegno, una testa men sciolta insomma, ma pur sempre libera e fiera: ecco il poeta che le rudi battaglie han reso pi mansueto, ma non spossato. Cinquantanni di vita e qual vita di lavoro, non han fiaccata lindomita energia del grande che non come bimbi piangiamo, ma la cui dipartita ci ha percossi.

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Rapido corse lannunzio della morte e dallaule ove si reggono i destini dItalia allumile stanza dellartigiano, dalla chiesa alla taverna, risuon il rimpianto. E Santa Croce per un meschino voler di concittadini non aggiunge alle sue una nuova gloria., ma che importa: lo spirito suo alato vola sopra tutta Ita[3]lia. A quanti furono chiamati a dir di lui certo corso per le mani il mirabil volume in cui raccolto il frutto di cinquantanni della sua poetica attivit. Ed ivi racchiusa tutta una fioritura di perfetti movimenti lirici, unaccolta di versi sdegnosi e sferzanti, di nitide visioni del presente e del passato. Anchegli tocco dallamore, piena la mente ed il cuore dei padri delle nostre lettere, n poeta, e con quella polita forma che sa il suo sonetto, ci apre lanimo suo e ci dice le speranze e gli sconforti, le gioie ed i dolori suoi. E rivive per le sue rime in tutta la purezza, della lingua, in tutta lingenuit e castigatezza dei concetti il nostro aureo trecento. Troppo poco noti questi sonetti che, oh come!, fra il dilagar del poetico vaniloquio degli arcadi novelli dovettero ristorare lanimo ed accarezzar lorecchio di quelli che primi udirono ed apprezzarono questi bocci della poesia carducciana:
Ecco risorta la donna gentile...

[4] Ma il Carducci per poco e raramente poeta di s. Poche volte solamente la sua personalit fatta oggetto di poesia; e con che scherno lancia i suoi versi contro i poeti:
... gente finita Dal pathosideale...

Udite, aleggia intorno la musa del Parini:

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Salza il poeta a mezzod, sbadiglia...

Stretto ai classici latini e greci, occupata la mente della loro civilt e coltura, canta egli pure i loro iddii e a quella mitologia che a molti dei suoi contemporanei, di arcadici fronzoli adornata, era oggetto per se stessa, ricorre a trar nuove immagini e pi efficaci per i suoi versi. Ed ecco il canto a Febo Apolline ed ecco quello a Diana Trivia. Ma senza abbandonarla totalmente [5] egli lascia in disparte la mitologia e ad altri ideali, a patrii dei torna vate moderno:
Lunge canti damore: altro richiede...

E rileggendo le opere dellAlfieri ecco i suoi pensieri volti a quella che ne fu in cima: alla libert: e
Te giova il grido che le turbe assorda...

E ancora:
Torna e ti splenda in man lacciar tremendo...

Poi con rapida evocazione ecco sfilare innanzi agli occhi nostri le figure del Parini, dellAlfieri, del Metastasio, del Monti. E ritorneranno e aumenter la schiera dei grandi che alto han levato il nome dItalia. Breve ora, ho detto, il Carducci poeta damore: troppo grande la missione [6] che alla poesia compete in certi momenti storici. Al suo orecchio suonavano i canti patriottici che pullulavano sul fertile di poesia suolo italiano. Egli nacque quando, dopo glinfelici tentativi del 1820-21 e le feroci repressioni che seguirono, gli italiani si erano in parte rassegnati alla servit, e solo pochi generosi con forte e costante animo si preparavano a nuo-

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ve sollevazioni affinch i germi di civile progresso che la rivoluzione francese aveva recati non andassero interamente perduti. Ma il 26 maggio 1831, il corpo di Ciro Menotti pendeva dalla forca e gli animi sbigottiti si ritrassero paurosi. Il 1 febbraio 1834 Giuseppe Mazzini tentava un colpo di mano sulla Savoia piangendo in cuor suo il Tamburelli ed Efisio Tola ed il Vochieri e Jacopo Ruffini che avean pagato colla vita il delitto di aver cercata la libert. Fall il tentativo, come fall la congiura genovese per cui Giuseppe Garibaldi era costretto a riparare a Marsiglia. E il popolo italiano reso dubbioso per gli insuccessi, atterrito dalle condanne, fren in cuore i nobili impulsi. Ma la giovine Italia non simpauriva e maturava nuove eroiche vittime alla tedesca rabbia e il nome dei Bandiera [7] risuon dolorosamente per lItalia. Il Carducci nasceva appunto nel cuore di questi avvenimenti e quando la poesia italiana accanto al vuoto arcadismo librava a volo il noto inno di guerra del Berchet:
Su fratelli dItalia, su in armi, coraggio...

e linno glorioso di Goffredo Mameli. Nasceva allora da padre ascritto alla Carboneria ed alla Giovine Italia. Tutto attorno a lui, nella casa e nella vita gli parlava di libert e dindipendenza. Ed il suo cuore non fu restio. Ma quando ancor giovinetto ei non sognava che repubbliche, quando pareva che il sole della libert dItalia giungesse al suo meriggio, quando dopo le 5 eroiche giornate di Milano, Carlo Alberto, che aspettava il suo astro, la ruppe collAustria, dopo che il primo suon de lItalica vittoria lo percosse e sui nomi gloriosi di Pastrengo e di Peschiera la brumal Novara stese la sua nera ombra, sullItalia, e Venezia che, scosso

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il giogo austriaco, aveva restaurata allombra del leone la repubblica dovette capitolare, e limpresa di Garibaldi in difesa della repubblica romana che aveva cacciato Pio IX e si trovava alle prese con lOudinot fall malgrado [8] il successo di Velletri contro Ferdinando II ed i sacrifizi di Luciano Manara e di Goffredo Mameli, il poeta che aveva suscitati tanti entusiasmi popolari, tutta Italia piegava nuovamente sotto il dominio degli antichi tiranni; allora, in faccia allignavia italiana, scaglia il suo verso e grida da Santa Croce donde i grandi sepolti gli parlavano ispirando la sua musa a versi eroici:
In questi avelli or vive...

Ma ben altro pot che disprezzare! Evocatore delle patrie glorie, incitatore dei pi nobili ardimenti, impaziente ne desideri come nella parola, seppe gridando alto il nome dItalia ed i dolori e le speranze suscitare, Tirteo novello, ardente fiamma nel giovine popolo italiano che non si spense se non quando lideale s lungamente accarezzato fu realt. Ultimo nella schiera dei grandi cantori della libert italiana che sinizia con Pier della Caravana che circa alla met del tredicesimo secolo incoraggiava i Lombardi alla resistenza contro Federico II, egli sorge quando deve sorgere il poeta. Disse:
[9] Itala gente da le molte vite...

ed egli sorge proprio quando e dove albeggia dopo la notte per lItala gente.
Piet de la gran donna o cavaliere O rege, o figlio!

grida a Vittorio Emanuele, e gli richiama alla mente il vecchio leon di S. Marco che freme cruccioso ancora

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sotto la signoria straniera e lo incita a sciorre laugusto voto sul busto di Giulio e di Traiano, a dar allItalia la sua natural capitale. Oh! Non dispregiavi pi allora e non imprecavi a le mal vive genti. Sulle piaghe italiche stendevasi il balsamo delle nuove vittorie. Ma la sua ardente parola non concede tregua al dolore, anzi lo inacerba affinch col cessare del duolo non cessi il desiderio del compimento dellopera. E come nei sonetti ai grandi nostri poeti e uomini darme abbiamo degli eloquenti ritratti cui non manca che la forma cos come ai grandi ritratti dei nostri illustri pittori non manca che la parola, cosi in altri sonetti rivivono i momenti storici fatidici del risorgimento italiano. Ed ecco ai barbari la parola irata e schernitrice in Montebello, ed ecco il canto [10] incoratore e suasivo in Palestro ed il grido di vittoria in Magenta e la disfida allo straniero, la parola di fede e sicurezza ai nidi famosi di martiri e di eroi Modena e Bologna. E come alto poggia la vittoria del latin sangue gentile quando S. Martino lo sente clamare:
... o chi mi noma...

E lo spirito suo volando sullinsanguinata Perugia scaglia lanatema:


Fulmina Dio la micidial masnada...

O uomini piccini che ad un s grande fate accusa di ateismo, intendete a qual Dio egli crede? Pei credenti in un Dio dei malvagi, sitibondo di sangue, protettore di stragi, fischia la sua sferza; non per chi crede e sparge il sangue avendo in cuore e sulle labbra il Dio dItalia, il Dio del buon diritto, il protettor degli oppressi, quello che dice agli uomini: unitevi ed amatevi!

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Alla Croce di Savoia, testimone e aiutatrice dei prodigi di un popolo, salza il verso [11] alato:
Ma la luce che a te intorno...

O uomini piccini che gli rimproverate un rivolgersi a nuovi ideali politici, eccolo il poeta monarchico! E che importa se lItalia sar retta a repubblica da un re? In cima ai suoi pensieri sono i destini dItalia e prima e sopra tutto la libert dItalia!
Questi i canti che di poveri fior ghirlanda sono E Enotrio a le dee appese in dono.

questo il decennio vittorioso che sollev il popolo italiano dal letargico sonno da cui la voce di alcuni poeti e di mille e mille cozzanti spade lavean destato. Quando lItalia quasi redenta par che posi la foga del giovanil verso e che disdegni ornai anche il suo canto. [12] La spedizione di Garibaldi aveva sortito esito felice e la rivoluzione siciliana aveva abbattuta la dinastia borbonica; Vittorio Emanuele era stato salutato re dItalia, ma Venezia era ancor dolente n Roma raccoglieva ancora lo scettro dellItala gente. E perch quindi a tanto si cessa? Perdesi linno mio nel vuoto quale... Canta accorato il nostro poeta. Ma no!
Ma no: dovunque suona...

E allora, poich chi ha versato il suo sangue per la patria castigato; in ceppi Garibaldi; poich
Sempre schiavi gemere...

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il suo canto sarma dodio e prepara la ribellione. Quella ribellione che scoppi, folgore umana, nellinno a Satana. Ed eccone la lenta preparazione. Il poeta forte che mai pieg lanimo n abbass locchio sdegnoso, mira le miserie umane. Quali strane parole in bocca al poeta delle audacie e delle ire:
Deh quanta piet! E pure...

Mai prima dora il poeta aveva narrata miseria umana con tali accenti. E [13] donde li trae? Al disopra della piet umana sta per lui la piet nazionale, la carit di cittadino. la condizione dItalia misera e negletta che piange in questi versi. E nei figli affamati e invan cercanti su lesausta poppa di che saziarsi vede glitaliani esuli dalla gran madre morente. Solo per poco lo sdegno attenuato nel canto per la proclamazione del regno dItalia. Ma anche qui il verso informatore quello che incita al coronamento dellopera:
Italia ascendi il Campidoglio.

E poich il moto tardo allentusiasmo succede la ribellione contro quei sensi che non concedono che a Roma si giunga; la ribellione assurge dal movente politico al movente universale e il verso sibila contro il sentimento chiesastico che si oppone al completamento dei desideri italici. Ed ecco Satana:
Un bello ed orribile mostro ... La forza vindice della ragione.

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Il pensiero alato sogna la caduta degli altari e delle bende sacerdotali. Come il poeta ribelle dovette crollar la chioma leonina, egli che sapeva linfuriar della tempesta e come gioire al notar la guerra che le audaci parole suscitarono. [14] Ora giace; ma non senza conforto, ch alla sua potenza tutti sinchinarono. E poich dice egli stesso nelle note ai Giambi ed Epodi; su un giornaletto clericale di quelli che ragionevolmente e canonicamente mi facevano e fanno bu bu dietro per amore dellinno a Satana, lessi la novella chio era morto, ecco il prologo allopera del suo meriggio:
No, non son morto. Dietro me cadavere...

N fu secondo alla sua promessa e la poesia che aveva narrato le epiche gesta degli eroi italici prender la sferza con cui frustar gli italiani indegni dellopera compiuta. Poi poser la sua foga; col crescer degli anni, luomo canuto assurger ai problemi filosofici della storia e stringer nei suoi versi meravigliose sintesi dei maggiori avvenimenti. In attesa che alcuno vi dica di questi e meglio chio non abbia saputo porre innanzi ai vostri occhi il poeta battagliero, il poeta dellItalia sorgente e risorta, permettetemi che io vi dica quel mirabile canto dellamore fino alla potente esclamazione che il coronamento filosofico di tutta lopera sua229 .
229 A questo punto, evidentemente, loratore avr recitato Il canto dellamore; ma non tutto, bens fino alla potente esclamazione che il coronamento filosofico di tutta lopera sua, che sar stata probabilmente: Ell unaltra madonna, ell unidea / fulgente di giustizia e di piet: / io benedico chi per lei cadea, / io benedico chi per lei vivr. Certo, tutto lascia sospettare che in questa commemorazione egli non abbia recitato le ultime tre strofe e il celebre Cittadino Mastai, bevi

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II. Commemorazione di Giosu Carducci tenuta nella Loggia massonica di Porto Maurizio, marzo 1907 Fratelli, maddolora che la breve ora concessami non mabbia consentito di preparare pel nostro grande fratello una memorazione quale gli si conveniva. Valgami questo di scusa se le mie parole saranno impari alle intenzioni. Lamore del resto che lega gli animi nostri alla sua memoria sar la migliore commemorazione e quella certa che gli sarebbe pi gradita. In altro luogo e con altri intenti230 ho discorso del nostro fratello che pur senza la benedizion del prete avr limmortalit. Ma come opportunit voleva, ho cercato allora, non so se le mie forze mi sian convenute, ho cercato, dico, di presentare il poeta battagliero, il poeta dellItalia sorgente e risorta. Qui nel seno della famiglia che suona ad onor nostro laver avuto comune con lui vi dir ancora del poeta pugnace, ma non pi di quello che mirava alla libert, alla indipendenza dItalia, del poeta italiano insomma; vi dir del poeta civile, del poeta di tutta lumanit, la cui meta fu la luce, la cui nemica loscurit. una terribile arma fra le mani del poeta, la parola; sopra tutto quando questa parola sinforma allo scherno; ma pi [2]che terribile quando veste il vituperio. Il nostro fratello ebbe lo scherno ed il vituperio fra i suoi mezzi e questi adoper in. parte a sferzare lignavia degli uomini timidi ed impauriti, in parte a marchiare dignominia la nera corbacchia che da Roma gracidava e

un bicchier!, su cui invece si sofferm nella commemorazione successiva. 230 Cio nella commemorazione I, che abbiamo riprodotto nelle pagine precedenti.

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tanto sangue italiano fece spargere prima. che gli Italiani potessero giungere a Roma. Come italiano specialmente contro la Roma temporale egli si scaglia, perch i voti dogni italiano sono volti al Campidoglio e perch di l un sacerdote, il maggiore dei sacerdoti, lo spiritual signore del mondo, ansa e saffanna a proteggere lultimo lembo di terra che gli permetta desser non solo papa ma anche re. Come uomo si scaglia contro Roma perch nutre nel suo seno la Chiesa, questo tempio dignavia, questo covo di frodi, questo rido dinfamie. Oh come lungi per il nostro poeta e come svanisce la visione della Roma repubblicana madre di leggi e di libert! Ora da Roma mille e mille sgherri partono e continuano a porre il bavaglio alle boc[3]che, a tarpar le ali allumano pensiero. Contro la prima si volge specialmente nel momento fatidico del Risorgimento italiano; contro la seconda si scaglia per tutta la sua vita: egli, lultimo vindice della libert umana; egli, il maggior cantore della libert dello spirito. Un giorno trovossi a sentir recitare in unaccademia una diceria non si potrebbe dir quanto dotta ed assennata e cristiana sopra leducazione dei figliuoli. E come a lui piacque sempre la costumanza di quei sapientissimi Greci, che i comandamenti della religione e le leggi civili ed i precetti della moral filosofia mettevano in versi, e gli cantavano per le cene o gli scolpivano in capo alle vie affinch per tal maniera restassero meglio impressi nelle menti dei lor paesani, cos volle far egli per quanto poteva di quella diceria, chei tiene per santissima cosa riboccante tutta da capo a fondo di religione e di civilt e di morale. E recolla in versi:
Udite, udite il molto reverendo...

Il buon Parini tanto acuto e fine nella sua satira nulla troverebbe a ridire a questa. Del resto il grande amore che

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il nostro fratello gli portava non dovette influire per poco nella sua ispirazione. [4] Ma questo non che leggero scherno contro i meravigliosi metodi preteschi di educazione e contro i sani principii e liberi di ragionevolezza che con questi metodi sinfondono ai discenti. Ci interesser se mai gli insegnanti che ne sapran far tesoro e seguire gli utili ammaestramenti. Ad una satira pi pungente, pi acre, pi generale, si volge quando inneggia al Beato Giovanni della Pace, che la Cattolica Apostolica Romana bottega aveva messo in circolazione. Anche un certo altro scrittoruccio italiano, certo Ser Giovanni Boccaccio, aveva gi scherzato sui santi e relative reliquie. Ma madre chiesa condann il libraccio orrendo allindice. vero che gli abatini e le pinzocchere lo divorarono e lo divorano in segreto; ma che volete? Bisogna pur conoscere il peccato per schivarlo, e poi un s indiavolato narratore, quel ser Giovanni, e tratta dargomenti cos piccanti! questo il primo che senza intenzion di riforme satireggi il clero, che lo schernisca nei suoi [5] vizi, che ne metta a nudo le piaghe. Il fratel nostro chiude per ora la schiera, e perpetu la nobile missione affidata alla penna e raccolse leredit di quel critico spirito latino che si diceva padrone della satira. Ma sono scherzi questi ed i tempi del nostro fratello non consentono il riso. Sono tempi di lacrime e di lacrime di sangue. La sozza genia non saccontenta dimpinguar s e la propria borsa col denaro carpito ai ladri ed agli assassini in cerca di un pubblico perdono, oh profondo mister della confessione! alle penitenti in cerca di un benigno portier delle porte del paradiso, ai poveri di spirito in cerca di pace, di quiete per le turbate anime dei loro morti che sognano in preda alle pene del purgatorio. Non saccontenta. E neppure la spiritual signora, ladultera Roma e il suo peccatore non pasce pi solamente di frodi la codar-

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da rabbia, ma sfrena i cattolici lupi sui popoli e intinge la sabbia di lascivia e di macello.
O Perugia, disgraziata Perugia!

E allora per quel Cristo che fece riporre la [6] spada a Pietro, per quel Cristo che non uccide, ma perdona, pel Cristo insegnator di libert, ecco lanatema in viso alla nefanda:
Fulmina Dio la micidial masnada...

Giovenale, un poeta cui i versi servivan di staffile, diceva: Facit indignatio versus, e par che lo dica pel nostro poeta. E questo lo sdegno amaro delluomo impotente dinanzi alle mostruose doppiezze e ferocie di una chiesa e dei suoi gregari. Ma a che servon le parole? Roma fa nemici i fratelli ai fratelli e i padri ai figli e chiede guerra e sente fra le dormite orgie crepitar le tede fra vive membra e gi vede spade rosseggianti di sangue e Cristo rapito da rabbiosi artigli consacrar delitti fra stupri e oltraggi e sangue e prede, e gi il maggior prete in bianche stole alza la mano e la parola benedicente fra la sua turba imbestiata e scempia.
[7] Nefandi! oh! venga d che sangue vempia...

Non pi scherno questo; lanima angosciata del poeta che traspira in questi versi e lira in tutta la foga umana, il grido di quanto di pi vivo, di pi tenace alla natura delluomo viene in lui ferito. il suo cuore straziato che in parole roventi gli viene alle labbra. N luomo solo ferito. Prima luomo, poi litaliano, perch linterprete di Dio stette nel tempio, scuola di vilt e di inganni, negando Dio stesso e la patria ed i fratelli, stette coi tiranni e

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si lod esempio dei dolori italici al cielo, e bened la spada degli oppressori e consacr alla morte quelli che levandosi scuotevano dal capo i danni del servaggio.
Ahi! giorno sovra gli altri infame e tristo...

Papa Mastai, un amaro calice quello che al tuo labbro spergiuro apprest il fra [8] tel nostro. Magnanimamente poi toffrir il braccio, o prigionier di te stesso, ripensando a te e vedendoti schiavo di una s vil ciurmaglia, ma ora come intesse le tue lodi!
A terra linfule Via laspersorio, prete, e il tuo metro.

Son queste le grida che osannano per tutta lopera sua poetica, di lui che combatte sempre assorto nella mirabil visione e speranza di veder un giorno sul mondo libero volar sola e padrona la ragione, il libero pensiero. Povero morto! Ancor oggi un pio desiderio questo; il grido che tante volte hai lanciato, la distruzione che tante volte hai sognato non si compir tanto presto. Ma il seme di libert che tu hai gettato fiorir e dar frutti. La sorella latina ha gi cacciato omai dal suo suolo la funesta genia ed il cuor tuo deve aver gioito; ma accanto alla gioia per questa prima grande vittoria, qual dolore avr assillato il tuo cuore vedendo la mala erba ripiantar [9] si proprio sul nostro suolo italico, in questa antica patria di libert. Ma confortati: sabbarbicano in un ben arido suolo; e ai dissueti orecchi ed ai cor cessanti canteremo noi le tue parole; noi perpetueremo la tua guerra. Oh! come il cuore di ognuno dei tuoi fratelli ti segue quando indchi la via e ne dici:
Ma io per man trrommi questa madre...

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Tu li scomunichi, tu sacerdote de laugusto vero, vate de lavvenire; noi tuoi discepoli, tuoi figli pi che fratelli se non orgoglio il nostro, li annienteremo. Scorato tu gridi:
Non pi perfusi del tuo fiume sacro...

E noi faremo rifiorire il libero spirito latino, toglieremo le bende alla ragione, squarceremo il velame, e fra poco le tue parole di scoramento suoneranno strane e si rifugeranno fra i ricordi storici, e solo il tuo saluto allanima umana ed alla nostra Italia salzer dal cuor delluomo circonfuso della luce [10] dellOriente, o troppo presto morto! il canto della vittoria ti verr a svegliar dal sonno eterno.

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