LIBANO-EGITTO:
ISLAMISMO RAMPANTE
PER STATI IN CRISI?
mente il governo egiziano ha avuto la capacità e la forza per far fronte a questo
stratificato complotto. Oltre alla dimensione militare vi era quella politica, cioè la
strategia di puntare sull’ingenuità di alcuni gruppi di opposizione egiziani, tale da
farli cadere nella trappola di mettere a rischio la sicurezza dell’Egitto per l’amore
della causa palestinese, che Õizbullåh usa così abilmente per i propri fini. Allo
stesso tempo c’erano i media, che hanno approfittato di quella lunga schiera di
scontenti sempre pronti ad applaudire e marciare dietro chiunque prometta di li-
berare la Palestina, anche se il percorso della liberazione deve passare per il
Kuwait, Il Cairo o Beirut. Mi riferisco in particolare ad alcune tv satellitari arabe,
pronte a sacrificare i fatti pur di fare audience.
Nulla di ciò sarebbe accaduto se non ci fosse stato un vuoto strategico nella
regione. È ora di considerare con attenzione il caos «distruttivo» che l’Iran e i suoi
accoliti stanno cercando di diffondere, per le ripercussioni che può avere. L’Egitto
può aver avuto successo questa volta, ma non deve abbassare la guardia. Non ba-
stano lo scambio di informazioni e collaborazioni temporanee con altri paesi arabi:
è necessaria una strategia complessiva.
tivo e responsabile della vita politica egiziana, la posizione del secondo esprime la
continuazione della logica del confronto e del conflitto permanente tra i Fratelli
musulmani, come organizzazione ufficialmente illegale, e l’élite al potere.
In parlamento, a difesa della sovranità egiziana e della sicurezza nazionale, il
deputato della Fratellanza musulmana ‘Iâåm Muœtår ha dichiarato che «la sicurez-
za nazionale dell’Egitto è una linea rossa che a nessuno dovrebbe essere consen-
tito di superare». Anche con maggior fervore il deputato Õasanayn al-Šûrà ha sot-
tolineato che i parlamentari della Fratellanza musulmana «condannano qualsiasi
attacco contro la sicurezza nazionale egiziana. “Egypt first!”, L’Egitto prima di tut-
to!». Tali dichiarazioni riflettono un modo di pensare che abbraccia pienamente il
concetto di Stato-nazione e gli dà la precedenza sul concetto antitetico di un mo-
vimento di resistenza che trascende i confini, come giustificato dal punto di vista
teologico nei proclami e nelle pubblicazioni della Fratellanza musulmana. Que-
st’ultima è la logica che è stata utilizzata, in alcune occasioni, per giustificare la ri-
volta contro l’autorità e le manifestazioni a sostegno del jihåd, in Libano nel 2006
e in Palestina nel 2008.
La posizione dei parlamentari della Fratellanza musulmana rappresenta un
comportamento politico responsabile, di chi è consapevole di dove si ferma l’op-
posizione politica e inizia la necessità di stare uniti sulle grandi questioni nazionali.
Ma le dichiarazioni alla stampa della Guida suprema e di alcuni membri del suo
Ufficio di presidenza a difesa di Õizbullåh e del suo uso del territorio egiziano per
sostenere i palestinesi nella Striscia di Gaza riflettono la sopravvivenza di una peri-
colosa tendenza nella leadership dei Fratelli musulmani. In contrasto con la linea
dell’Egypt first del suo gruppo parlamentare, la leadership della Fratellanza ha agi-
to in conformità con quello che potremmo definire il principio della «resistenza
prima di tutto», nell’ambito del quale le preoccupazioni sulla sovranità nazionale e
la sicurezza sono a un lontano secondo posto.
Sono convinto che la divergenza di posizioni tra i deputati della Fratellanza
musulmana e l’Ufficio della Guida suprema non è parte di una cinica divisione dei
ruoli, con un gruppo che si affretta a placare l’opinione pubblica scioccata dalle ri-
velazioni sulle attività di Õizbullåh in Egitto, e l’altro che continua a mostrare la sua
antica solidarietà con il movimento di resistenza più influente del mondo arabo.
Piuttosto l’opinione dei parlamentari è collegata soprattutto alla consapevolezza
dei doveri e degli obblighi che derivano dal prendere parte alla vita politica ufficia-
le di una nazione. La Fratellanza ha intuito immediatamente che il suo futuro nel-
l’Assemblea del popolo era subordinato al fare propria una posizione inequivoca-
bilmente patriottica contro la violazione della sovranità egiziana da parte di Õiz-
bullåh. Sapevano che l’adozione della retorica militante islamica della resistenza li
avrebbe squalificati anche agli occhi del popolo. Inoltre, l’ammissione di responsa-
bilità di Õasan Naârallåh ha privato i parlamentari di qualsiasi possibilità di rifugiar-
si in una zona grigia. Essi non possono più, per esempio, mettere in dubbio la ve-
ridicità delle informazioni rivelate dalle agenzie per la sicurezza o l’effettivo coin-
4 volgimento di Õizbullåh.
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